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Vini al supermercato

Il vino di Aldi: doppietta Italian Wine Brands – Luca Maroni. La degustazione

Un grande imbottigliatore di vino, Provinco. E un analista sensoriale, Luca Maroni. Questo il binomio con cui Aldi mira a sfondare sul mercato italiano del vino al supermercato.

La multinazionale tedesca ALbrecht DIscount (abbreviato Aldi) ha costruito la propria “cantina” attorno al catalogo di quello che è uno dei maggiori player della Gdo internazionale.

Provinco Italia Spa, ex agglomerato di Cooperative sociali, oggi azienda privata con sede a Rovereto (TN). Un colosso in grado di mettere in bottiglia tutto il Made in Italy vinicolo italiano. Dal Trento Doc al Grillo di Sicilia.

Dal 2015 parte della prima società del Bel Paese quotata in borsa: Iwb (Italian Wine Brands), nata dalla business combination tra Provinco Italia Spa e Giordano Vini, mediante la Spac (Special Purpose Acquisition Company) Ipo Challenger.

“Si tratta di una selezione accurata di prodotti – assicura Aldi – e, proprio per dimostrare la particolare attenzione che riserviamo al vino, collaboriamo con l’analista sensoriale Luca Maroni per la degustazione dei nostri vini, l’assegnazione di un punteggio e la realizzazione della nostra brochure”.

Italian Wine Brands, da sola, vende oltre 48 milioni di bottiglie l’anno, con una quota di export che si assesta sul 75%. Numeri che ne fanno la terza pedina in Italia, escludendo le Cooperative (settimo con le coop).

Impianti di vinificazione, affinamento e imbottigliamento di Iwb si trovano nelle Langhe, in Piemonte. Una seconda cantina è “strategicamente localizzata in Puglia”, a Torricella, in provincia di Taranto.

Ulteriore particolarità: Iwb non possiede vigneti, ma solo le strutture e i macchinari utili per la vinificazione (nella vicina isola di Malta opera così Delicata Winery).

Un “pacchetto” pressoché completo quello che Iwb ha offerto ad Aldi per lo sbarco in Italia, che suona piuttosto rétro in un periodo in cui la Grande distribuzione sta investendo in private label, valorizzando piccoli e medi produttori e cantine sociali, al posto degli imbottigliatori (vedi Iper, la Grande i con “Grandi Vigne” o Coop con “Fior Fiore”).

Va tuttavia considerato che Aldi è un Discount. E quel che emerge dalla nostra degustazione di 20 vini prelevati dal nuovissimo punto vendita di Castellanza, in provincia di Varese, è la sostanziale ricerca di un “every day low price” ulteriormente stressato dal cluster di riferimento.

Curiosa anche la posizione di Luca Maroni nello sbarco di Aldi in Italia. Provinco Italia Spa, di fatto, risulta “secondo miglior produttore italiano” nella Guida 2013 dell’analista sensoriale. Quasi scontato il suggerimento ai tedeschi, forti anche della fama di Provinco sul suo primo mercato di riferimento: la Germania.

LA DEGUSTAZIONE
Tutta un’altra storia quella scritta dalla nostra degustazione. La media dei punteggi da noi assegnati ai vini di Aldi si aggira attorno ai 3/5. Tradotto: sufficienza risicatissima.

Solo tre i vini a cui assegniamo 4 “cestelli” su 5. Si tratta di due etichette della linea “Casteltorre” (proprietà di Schenk Italian Wineries, altra vecchia conoscenza di Maroni che la recensisce a pieni voti nell’assortimento Md Discount): il Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico 2017 (in etichetta Schenk appare come “Cantina del Bacco”) e il Chianti Classico Docg 2016.

Convince anche il Maremma Rosso Toscana Doc “Poggio al Sale”, imbottigliato a Castellina in Chianti da Tenute Piccini Spa: altri 4 “cestelli” della spesa su 5, nella nostra speciale scala di valutazione.

Per il resto è un valzer di 3 e 3,5: vini che, da Nord a Sud Italia, raggiungono una sufficienza supportata soprattutto da un prezzo pieno all’osso, alla portata di tutti i portafogli.

Tra i peggiori assaggi il Metodo Classico Trento Doc (1/5) e il Bonarda dell’Oltrepò pavese (1,5/5).

Deludenti – soprattutto in termini di tipicità – due dei vini più costosi dell’assortimento Aldi Italia: il Barolo Docg 2013 “Giacondi” e, ancor più, l’Amarone della Valpolicella Docg 2015 “San Zenone” (voto 3/5).

Per i più curiosi, ecco l’elenco completo e le valutazioni dei vini di Aldi

1) Prosecco Doc Extra Dry Millesimato 2017, Villa degli Olmi spa: 3,99 euro (2 / 5)

2) Prosecco Superiore Valdobbiadene Docg “Giotti”, Casa Vinicola Bosco Malera srl (C.V.B.M. Salgareda): 4,49 euro (3 / 5)

3) Franciacorta Brut Docg “Duca Diseo”, Cantina Chiara Ziliani: 7,99 euro (3 / 5)

4) Metodo Classico Trento Doc Brut “Pentagono”, Provinco Italia: 6,99 euro (1 / 5)

5) Grillo Doc Sicilia 2017 “Terre di Lava”, Provinco: 1,89 euro (3,5 / 5)

6) Soave Doc Classico 2017 “Villa Alberti”, Cantina Sociale Cooperativa di Soave (Ci.Esse): 1,89 euro (3,5 / 5)

7) Lugana Doc 2017, Cantina Delibori Walter (CDW Bardolino): 5,99 euro (3,5 / 5)

8) Gavi Docg 2017 “Franco Serra”, Tenute Neirano Spa (Te.Ne Cusano Milanino – Giacomo Sperone): 4,49 euro (3,5 / 5)

9) Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico 2017, Cantina del Bacco (Schenk): 1,99 euro (4 / 5)

10) Trevenezie Igt Traminer Aromatico 2017, Provinco: 4,99 euro (3 / 5)

11) Cerasuolo d’Abruzzo Dop 2017, Cantina di Ortona (Ci.Vi.): 1,99 euro (3 / 5)

12) Lambrusco di Modena Doc Secco “Terra Grande”, Provinco: 1,69 euro (2,5 / 5)

13) Bonarda dell’Oltrepò pavese Doc 2017, Provinco: 2,19 euro (1,5 / 5)

14) Nero d’Avola Doc Sicilia 2017 “Terre di Lava”, Provinco: 1,89 euro (3 / 5)

15) Primitivo di Manduria Doc 2016 “Sasso al Vento”, Provinco: 3,99 euro (2,5 / 5)

16) Puglia Igt Aglianico  2016, “Sasso al Vento”, Provinco: 3,49 euro (3 / 5)

17) Maremma Toscana Doc Rosso 2014 “Poggio al Sale”, Tenute Piccini: 4,99 euro (4 / 5)

18) Chianti Classico Docg “Il Castellare”, Schenk Italian Wineries: 3,99 euro (4 / 5)

19) Barolo Docg 2013 “Giacondi Autentico Italiano”, Mgm Mondo del Vino Forlì (MCQ Srl): 9,99 euro (3 / 5)

20) Amarone della Valpolicella Docg 2015 “San Zenone”, Provinco: 13,99 euro (3 / 5)

degustazione effettuata da Davide Bortone, Viviana Borriello, Giacomo Merlotti

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Tempranillo Bio Vegan Igp Vino de la Tierra de Castilla 2016

(4 / 5) Uno di quegli assaggi a cui ti accosti con sospetto, per poi ricrederti. Il Tempranillo Bio Vegan Vino de la Tierra de Castilla, in vendita nei supermercati Penny Market, in fin dei conti convince.

E lo fa nonostante il prezzo irrisorio e quei marchi (“Bio” e “Vegan”) che sembrano messi lì un po’ così: giusto come specchietti per le allodole. Scopriamo cosa racconta il calice di questo vino spagnolo distribuito da Quality Wine Select GmbH.

LA DEGUSTAZIONE
Prima avvertenza: si tratta di un vino con tappo a vite, segno del mercato internazionale di cui gode questa referenza nella galassia di punti vendita Penny Market. Un aspetto, questo, che non inficia assolutamente sulla qualità del vino. Anzi.

Nel calice, questo Tempranillo Bio Vegan si presenta di un rosso rubino luminoso e allettante, poco trasparente. Al naso sentori puliti di piccoli frutti a bacca rossa: fragolina di bosco, lampone, ribes.

Il nettare si rivela nella sua completezza dopo qualche minuto, sfoderando anche altri nuovi sentori che rimandano alla macchia mediterranea. Superati con abbondante sufficienza i primi due esami, ecco la prova del palato.

Il Tempranillo Igp Castilla di Penny Market regala un ingresso morbido, tutto giocato sulla fluidità di un frutto che si conferma più che pulito. C’è corrispondenza assoluta tra naso e bocca.

La nota dominante è quella di fragolina, prima di una chiusura leggermente astringente, non tanto per il tannino, quanto per l’acidità. Un vino più che mai equilibrato quello selezionato da Penny Market per un mercato italiano che, a questi prezzi, in molti casi regala referenze peggiori.

Il Tempranillo Bio Vegan Igp Vino de la Tierra de Castilla 2016 è adatto ad accompagnare la tavola a tutto pasto. Offre il meglio di sé con piatti non troppo elaborati a base di carne, dal ragù dei primi alle bistecche di manzo o bovino.

Prezzo: 1,99 euro
Acquistato presso: Penny Market

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vini#1

Alto Adige Riesling Doc 2015, Laimburg

L’Alto Adige Riesling DOC 2015 è un elegante vino nato da una preziosa ricerca sul vitigno iniziata oltre trent’anni fa nei vigneti di Montefranco, piccola località di Merano.

LA DEGUSTAZIONE
Giallo paglierino con ricordi di oro bianco brillante, dalla consistenza importante complice i 13,5°. Al naso delicato bouquet fruttato, con aromi di pesca, mandarino, kiwi  e note minerali di gesso.

Vino di carattere, un perfetto equilibrio tra la morbidezza e la tipica acidità del Riesling, che regala una beva intensa e persistente.

Abbinamento ideale a piatti tipici della cucina mediterranea, come un cous cous di verdure, oppure per un aperitivo importante e piacevole.

LA VINIFICAZIONE
L’Alto Adige Riesling Doc 2015 nasce su un suolo porfirico e sabbioso nel pendio sud occidentale di Montefranco, a 500 metri sopra il livello del mare.

Se ben conservato, il 2015 può attendere qualche anno in bottiglia per essere poi degustato maturo.

Nata nel 1975 come costola del Centro per la Sperimentazione Agraria e Forestale di Laimburg, la cantina di proprietà della Provincia Autonoma di Bolzano rappresenta un fiore all’occhiello del panorama Nazionale.

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I migliori assaggi a Vinitaly 2018

VERONA – Vinitaly in versione “Fast and Furious” quest’anno per la nostra redazione, al termine di una settimana di degustazioni in giro per mezza Italia (visita alle tre Tenute Lunelli, poi ViniVeri e VinNatur, prima della domenica d’apertura della Fiera veronese).

Tutti momenti che vi racconteremo quanto prima. Oggi è il turno dei migliori vini scovati a Vinitaly 2018. Eccoli di seguito, nel consueto ordine: dalle “bollicine” ai rossi.

SPUMANTI
Spumante Millesimato Pas Dosè 2016, Tenuta Sarno 1860. Sua maestà il Fiano di Avellino, in una versione spumantizzata degna delle geometrie di Kandinsky. Punto, linea e superficie, tutte in un sorso.

Si parte di fatto da un’ottima base. Quella del vigneto “Giardino”, a Candida (AV), il più alto in Irpinia destinato a varietà a bacca bianca (650 metri sul livello del mare). Per la produzione dello spumante, Maura Sarno e il suo entourage scelgono il versante nord ovest, meno esposto al sole rispetto a quello destinato al Fiano fermo.

Punto, linea e superficie si incontrano così in un calice che si veste d’un giallo luminoso, rinvigorito da un perlage fine e vivace, glitterato. Il naso cattura con i suoi richiami agrumati e taglienti di lime e bergamotto.

La balsamicità espressa dalle note di salvia dà un tono ancora più fine, assieme a misurate tinte di miele d’acacia. In bocca la corrispondenza è pressoché totale, con una nota di pesca a iniziare un valzer di sensazioni verticali, con nota minerale salina netta.

Un Pas Dosè godurioso, gastronomico (nel senso nobile del termine), ben fatto. Settemila bottiglie prodotte per l’annata 2016 (12 mesi sui lieviti), non prodotto lo scorso anno per via del caldo eccessivo.

 

Metodo Classico Brut “N1”, Azienda Agraria Moretti Omero. Trenta mesi sui lieviti (vendemmia 2015) per uno spumante insolito, prodotto con uve Trebbiano Spoletino biologiche allevate a 400 metri sul livello del mare, a Giano dell’Umbria, in provincia di Perugia.

Giallo paglierino, perlage fine e persistente. Naso a metà tra il fruttato e il floreale, con pregevole risvolto sulle erbe di campo e un tocco (che non guasta, in questo caso) di crosta di pane. Liqueur ben dosata, non snaturante, e pregevole sbuffo leggero di pepe bianco.

Bello il gioco, in bocca, tra le fresche note agrumate (lime), quelle più morbide di pesca e la chiusura sulla nocciola. Il tutto avvolto da una “bollicina” cremosa. Ottimo compromesso per chi cerca l’equilibrio tra croccantezza, rotondità e freschezza nello stesso calice di spumante. Prezzaccio (in cantina): solo 14 euro!

VINI BIANCHI
Colline Laziali Igt Bianco 2017, L’Avventura Società Agricola. In attesa della versione “non filtrata”, che si preannuncia ancora più interessante, ecco un bianco da uve Frascati dall’eccezionale rapporto qualità prezzo (4,50 euro agli operatori).

Si tratta infatti del vino “d’ingresso” de L’Avventura, la recente scommessa di Stefano Matturro e consorte a Paliano, in provincia di Frosinone. Un prodotto senza solfiti aggiunti. A colpire è un naso giocato a metà tra le noti verdi, erbacee, e la frutta esotica. Bella beva, di semplicità solo apparente.

Umbria Igt Grechetto 2017 senza solfiti aggiunti, Vini Di Filippo. Protocollo biodinamico per il Grechetto senza solfiti aggiunti della cantina Di Filippo. Siamo a Cannara, in provincia di Perugia.

Qui i vigneti sono lavorati da Roberto Di Filippo con l’ausilio di cavalli, oche e mezzi artigianali di legno e ferro prodotti dallo stesso viticoltore, in pieno stile Agro forestry.

Ecco dunque l’Amish dei Grechetto. Un vino che si stacca nettamente dalla media di tanti altri bianchi del Centro Italia. Giallo dorato nel calice, dove il nettare presenta leggere velature naturali.

Naso bellissimo, ed è già un successo: fiori secchi, frutta a polpa bianca e gialla matura, un tocco minerale e un rintocco speziato. Un vino da aspettare e riannusare per apprezzarne tutti i profumi.

Come quello di radice di liquirizia, dapprima timido, poi quasi impetuoso. Al palato un filo di tannino rende il quadro ancora più interessante, su note corrispondenti all’olfatto. Davvero un bell’unicum.

Alto Adige Gewürztraminer Doc 2016 “Nussbaumer”, Cantina Tramin. Tra tutti i prodotti di cantina di Cantina Tramin, segnaliamo questo: un “must” per chi non l’avesse ancora testato.

Un Gewürztraminer capace di incollare letteralmente naso e bocca al calice, un passo sopra il (seppur ottimo) Gewürz “base” 2017 di Tramin, “Selida” (sempre se di “base”, con Tramin di mezzo, si possa parlare).

Straordinaria, a Vinitaly, la prova della longevità di questo vitigno con l’assaggio della vendemmia 2011 di Nussbaumer, concessa a vinialsuper dal direttore tecnico Willi Stürz e da Günther Facchinelli, Pr & Communication di quello scrigno altoatesino chiamato Cantina Tramin.

Un aspetto, questo, che approfondiremo presto attraverso un altro articolo, con l’intervista esclusiva ai due rappresentanti della cooperativa di Termeno.

Friulano (Jakot) 2016 “t.f.”, Valter Sirk. In Vino Valter. Potrebbe suonare così la sintesi dei nostri assaggi di tutta la linea di Valter Sirk a Vinitaly 2018. Siamo tra Dobrovo (italianizzato “Castel Dobro”) e il piccolo villaggio di Višnjevik, nel cuore pulsante del Collio Sloveno. Dieci minuti dal confine italiano.

Valter Sirk e il suo socio Giuseppe Aldé paiono Stanlio e (C)Ollio. Vinitaly, in fondo, può essere una festa se le cose ti girano bene. E allora tutti invitati. Tanto il vino lo portano loro. E che vino. Non ce n’è uno che delude in tutta la linea. Ma a noi tocca scegliere.

Potremmo parlarvi del superlativo Pinot Bianco 2011 della linea “Contea”. Invece vi suggeriamo la tipicità di Jakot, corrispettivo sloveno di “Friulano” (“t.f.” sta proprio per “Tocai Friulano”: provate a leggere “Jakot” al contrario). Un nettare che matura per l’80% in acciaio e, per la restante parte, in acacia.

Il naso è di un’ampiezza rara: si incontrano una buona vena minerale, profumi di erbe, frutta a polpa bianca e fiori. In bocca la sapidità è evidente, ma è solo una dei convitati.

La vinificazione in acciaio valorizza i primari dell’uva e l’acacia non li snatura. E dunque ecco una bella vena fresca, rinvigorita da sbuffi di pepe bianco. La chiusura è più che mai tipica, sulla mandorla amara. Ottimo vino, oggi. Domani ancor di più, per chi ha il coraggio di aspettarlo.

VINI ROSSI
Oseleta 2016, Corte Archi. A nostro avviso uno dei vitigni a bacca rossa meno noti, eppure più interessanti, dell’intero panorama del Veneto. Non a caso, da sempre, è tra le varietà che compongono (seppur in percentuali minime) l’Amarone della Valpolicella.

Proprio in Valpolicella opera Corte Archi, per mano di Fernando Campagnola e consorte. In questa Oseleta si trovano splendidamente mixati tutti i tratti tipici del vitigno: la vena animale, grezza, quella vegetale speziata, oltre a pennellate di frutto raffinato che conferiscono eleganza al quadro.

Un vino capace di coniugare potenza, persistenza, complessità e lunghezza. Tra l’altro, con evidenti potenzialità d’invecchiamento.

Cannonau di Sardegna Doc 2016, Antonella Corda. Fate largo in cantina per un Cannonau sui generis, che ci piace definire con un neologismo: Pinotnau.

Se avete in mente la potenza imperscrutabile e l’alcolicità spinta di tanti (troppi) Cannonau, ecco un’interpretazione elegantissima del re dei vitigni a bacca rossa Made in Sardegna.

Un vino che assomiglia tanto ad Antonella Corda, donna dai modi eleganti che nel 2010 ha preso in mano l’azienda di famiglia a Serdiana, poco lontano da Dolianova (CA), assieme al compagno Christian Puecher, venuto dal lontano Trentino.

Un Cannonau che, nel calice, pare un Pinot Nero. Sin dal colore. Un luminoso rosso rubino, dal quale si spigionano note raffinate di piccoli frutti a bacca rossa che ritroveremo anche al palato, assieme a tannini di velluto e un tocco speziato che non guasta.

Ad accompagnare verso un finale lungo sono le note minerali, che ben si coniugano con quelle fruttate. Un vino dall’alcolicità sostenuta (14%) ma tutt’altro che percettibile. Tanto da far pensare a un perfetto consumo anche d’estate, leggermente raffreddato.

Il segreto del Cannoau “Pinotnau” di Antonella Corda consiste nel mix tra una macerazione delicatissima delle uve, in grado di non snaturare il varietale, e l’utilizzo sapiente di botti di non tostate di rovere francese. Chapeau.

Trentino Marzemino Superiore d’Isera Doc 2015, De Tarczal. “Mr Marzemino” sta a Isera e di nome fa Ruggero dell’Adami De Tarczal. Il piccolo borgo alle porte di Trento, a un passo dalla cittadina di Rovereto, custodisce cantine ancora tutte da scoprire, come De Tarczal.

Una storia antica quella della famiglia di Ruggero, che oggi può contare sull’apporto delle due figlie (una in cantina, l’altra impiegata nell’annesso ristorante-vineria) e sulla mano di giovane ed ottimo enologo, Matteo Marzari, che dal 2003 sta valorizzando in maniera esemplare il patrimonio viticolo dei De Tarczal.

Tra i rossi preferiamo il Marzemino Superiore 2015 (vino, tra l’altro, dall’ottimo rapporto qualità prezzo). Naso elegante, tutto giocato sulle note tipiche di un vitigno da altri (troppi) bistrattato e scialacquato.

E dunque ribes, lamponi, marasca, un tocco di mora e viola mammola. Con l’inconfondibile risvolto speziato. Un nettare che evidenzia la giusta corrispondenza al palato, con l’apporto di pregevoli venature minerali.

E in effetti è la mineralità il fil rouge che lega i vini di De Tarzal (provare per credere anche il blend Manzoni Bianco-Pinot Bianco “Belvedere” 2013 e lo Chardonnay in purezza “Felix” 2016). Chiusura altrettanto raffinata, con rintocchi di liquirizia dolce. Il Marzemino in cravatta.

Chianti Classico Docg 2015 Borgo Scopeto. E’ il Chianti Classico che ha ottenuto il punteggio maggiore (94 punti) in occasione della degustazione alla cieca effettuata a Vinitaly 2018 in collaborazione con il Consorzio Chianti Classico (qui tutti i punteggi). Un vino prodotto dall’omonima azienda agricola di Castelnuovo Berardenga, in provincia di Siena.

Una cantina che collabora con la catena di supermercati a insegna “Iper La Grande i” per il progetto di private label “Grandi Vigne” e che, per questo, è stata inserita nella blind tasting.

Un risultato – il primo posto assoluto – che dimostra il grande lavoro fatto in Italia dall’agenzia Think Quality di Cuneo, assieme al buyer di segmento di Iper (ve ne abbiamo già parlato qui) per la selezione di incredibili referenze “qualità prezzo” da proporre a scaffale.

I vigneti da cui si ottiene l’omonimo Chianti Classico si trovano a un’altezza compresa tra i 350 e i 420 metri (70 ettari complessivi).

Si tratta del prodotto d’entrata della cantina toscana, che produce anche una Riserva (“Vigna Misciano”), un Supertuscan (“Borgonero”) e lo storico “Vin Santo”, oltre a grappa ed olio (non presenti in Gdo).

Il Chianti Classico Docg 2015 “Borgo Scoperto” (campione cieco numero 10), colpisce sin da subito per il suo colore luminoso, limpidissimo. Al naso la gran finezza espressa dalle note di piccoli frutti di bosco, degne di un grande Pinot Noir.

Un’eleganza che si ripropone con prorompente determinazione anche al palato, lunghissimo. Il frutto è di pulizia cristallina e il tannino è molto ben integrato. Un vino pronto, dall’equilibrio straordinario. Ma anche di chiara prospettiva.

VINI DA DESSERT
Alto Adige Gewürztraminer Doc 2009 “Epokale”, Cantina Tramin. Torniamo a Termeno per raccontare quell’angolo di paradiso in terra che Cantina Tramin ha deciso di racchiudere in bottiglia, chiamandolo non a caso “Epokale”.

In realtà il nome è dovuto all’annata straordinaria in Alto Adige, la 2009 appunto, che ha consentito la produzione di questa vendemmia tardiva di Gewürztraminer. Nel calice il colore giallo oro è di per sé invitante.

La sorpresa (una conferma assoluta per chi conosce il modus operandi di Tramin) è il perfetto, divino, equilibrio tra note dolci, acidità e mineralità.

Frutto non solo di un’annata da ricordare, ma anche del coraggio di aspettare il momento giusto per l’immissione in commercio di questo raro Gewürz.

Si comincia della cernita dei migliori acini di due vigneti, vicino a Maso Nussbaumer, tra i 420 e i 440 metri sul livello del mare. Dopo un’attenta vinificazione, la fase delicata di affinamento in piccoli contenitori d’acciaio, a contatto continuo con i lieviti per otto mesi.

Dopo l’imbottigliamento, avvenuto nell’agosto del 2010, “Epokale” è stato portato nella miniera di Monteneve, in Val Ridanna (2 mila metri di quota).

Qui è stato stoccato per quasi sette anni al buio, a 4 chilometri dall’imbocco della galleria, a una profondità di 450 metri sotto la montagna. Temperatura e umidità costanti hanno consentito al nettare di trasformarsi, oggi, in pura poesia nel calice.

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I migliori Chianti Classico in vendita al supermercato: Borgo Scopeto, Ricasoli e Antinori

E’ Borgo Scopeto 2015 il miglior Chianti Classico Docg acquistabile al supermercato. Medaglia d’argento per “Brolio Bettino” 2015 di Barone Ricasoli. Bronzo per “Peppoli” 2016 di Antinori.

Questo l’esito della degustazione alla cieca condotta da vinialsuper lunedì, a Vinitaly. Una bling tasting che premia altre quattro etichette, sopra i 90 punti.

Diciannove, in totale, i campioni di “Gallo Nero” rigorosamente stagnolati dal Consorzio di Tutela del Chianti Classico e serviti nel nuovo, pregevole calice firmato da RCR Cristalleria Italiana, che alla kermesse di Verona 2018 ha fatto così il suo esordio.

1° CLASSIFICATO
Chianti Classico Docg 2015 Borgo Scopeto (96 punti vinialsuper) (5 / 5)

Un Chianti Classico prodotto dall’omonima azienda agricola di Castelnuovo Berardenga, in provincia di Siena.

Una cantina che collabora con la catena di supermercati a insegna “Iper La Grande i” per il progetto di private label “Grandi Vigne” e che, per questo, è stata inserita nella blind tasting.

Un risultato – il primo posto assoluto – che dimostra il grande lavoro fatto in Italia dall’agenzia Think Quality di Cuneo, assieme al buyer di segmento di Iper (ve ne abbiamo già parlato qui) per la selezione di incredibili referenze “qualità prezzo” da proporre a scaffale.

I vigneti da cui si ottiene l’omonimo Chianti Classico si trovano a un’altezza compresa tra i 350 e i 420 metri (70 ettari complessivi).

Si tratta del prodotto d’entrata della cantina toscana, che produce anche una Riserva (“Vigna Misciano”), un Supertuscan (“Borgonero”) e lo storico “Vin Santo”, oltre a grappa ed olio (non presenti in Gdo).

Il Chianti Classico Docg 2015 “Borgo Scoperto” (campione cieco numero 10), colpisce sin da subito per il suo colore luminoso, limpidissimo. Al naso la gran finezza espressa dalle note di piccoli frutti di bosco, degne di un grande Pinot Noir.

Un’eleganza che si ripropone con prorompente determinazione anche al palato, lunghissimo. Il frutto è di pulizia cristallina e il tannino è molto ben integrato. Un vino pronto, dall’equilibrio straordinario. Ma anche di chiara prospettiva.

2° CLASSIFICATO
Chianti Classico Docg 2015 “Brolio Bettino”, Barone Ricasoli (94 punti vinialsuper) (5 / 5)
Uno dei Chianti Classico meno confondibili sullo scaffale del supermercato, per l’elegante etichetta di colore blu, con scritta dorata e stemma.

Tra gli altri, potrete trovarlo certamente negli store Esselunga dotati di enoteca a gondola. Un solo punto stacca “Brolio Bettino” (campione cieco numero 13) dal Chianti Classico classificatosi terzo.

A convincere, in questo caso, è dapprima l’ampiezza fine del naso, che spazia dalla confettura di ciliegia alla macchia mediterranea, passando per una speziatura che pare dosata da uno chef. Il tutto su sottofondo minerale.

Al palato si apre come d’improvviso, esprimendo tutta la sua potente eleganza dopo un ingresso garbato. Lungo e balsamico, conferma anche in bocca un’ampiezza da primato. Bellissimo il gioco tra acidità, sapidità e note fruttate che domina anche il retro olfattivo.

Ricasoli 1141 si conferma così tra le aziende maggiormente capaci di rappresentare la grandezza del Chianti Classico, anche in Gdo.

Duecentotrentacinque ettari di vigneto che abbracciano il Castello di Brolio, nel Comune di Gaiole in Chianti, oggi di proprietà del Barone Francesco Ricasoli.

3° CLASSIFICATO
Chianti Classico Docg 2016 “Peppoli”, Antinori
Presentazione forse inutile per uno dei prodotti più noti, se non il simbolo, della qualità del Chianti Classico nella grande distribuzione. “Peppoli” 2016 è il campione cieco numero 7 della degustazione alla cieca condotta da vinialsuper a Vinitaly.

Quello che spariglia le carte: i 6 campioni precedenti, di fatto si fermano a una media di 85 punti. Tra veri alti e bassi (oscillazione tra gli 81 e un meritatissimo 90).

Per il suo rapporto qualità-prezzo, certamente l’etichetta più alla portata di tutti: il costo, al supermercato (per esempio in Esselunga), oscilla dai 9 ai 12 euro.

Sin dal colore e dal naso è chiaro che si tratti di un Chianti Classico in stile moderno. La parte olfattiva è dominata dal frutto, ma accompagnata da altri sentori che la completano e rendono – proprio per questo – pregevole.

C’è il vegetale (macchia mediterranea), c’è il fiore di viola. Non manca un risolto minerale, sapido. Avesse avuto un po’ più di struttura al palato, si sarebbe rivelato ancora più apprezzabile.

Ma la ricerca della Famiglia Antinori, qui, è tutta incentrata sulla prontezza della beva. Obiettivo centrato in pieno, pensando soprattutto ai Millennials.

GLI ALTRI VOTI SOPRA A 90
Sono quattro, come anticipato, gli altri Chianti Classico che hanno ottenuto un punteggio superiore a 90. Partendo proprio da qui, ecco Volpaia 2016 di Castello di Volpaia.

Stesso punteggio per il Chianti Classico Docg 2015 di “Casa Sola“. Ma sono Banfi e Cecchi (92 punti per uno) a insidiare il terzo posto di Antinori.

La prima con “Fonte alla Selva” 2015: vino di grandissima prospettiva futura, oggi forse ancora un po’ troppo difficile per il cliente Gdo. La seconda con il Chianti Classico Docg “Riserva di Famiglia” 2014.

IL COMMENTO DEL CONSORZIO
“La nostra denominazione – ha spiegato Carlotta Gori, direttrice del Consorzio del vino Chianti Classico – si comporta tutto sommato bene in Grande distribuzione. La vera sfida è continuare a dialogare con le insegne rispetto alla spinta promozionale. E far loro comprendere che bisogna tutelare territorio, produttori e denominazione”.

TUTTI I VOTI

2016
1) Castellare di Castellina (85 punti)
2) Badia a Coltibuono – vino biologico (81 punti)
3) Fonterutoli Mazzei (78 punti)
4) Castello di Volpaia (90 punti)
5) Coli (88 punti)
6) Dievole (88 punti)
7) Peppoli Antinori (93 punti)
8) San Felice (80 punti)

2015
9) Aiola 2015 (79 punti)
10) Borgo Scopeto (96 punti)
11) Clemente VII, Castelli del Gravepesa (89 punti)
12) Lamole di Lamole, Frescobaldi (87 punti)
13) Brolio Bettino, Barone Ricasoli (94 punti)
14) Fonte alla Selva, Banfi (92 punti)
15) Casa Sola (90 punti)
16) Granaio, Melini (87 punti)

2014
17) Contessa di Radda, Produttori del Chianti geografico (87 punti)
18) Cecchi, Riserva di Famiglia (92 punti)

2011 Gran Selezione
19) Valiano (89 punti)

Degustazione effettuata da: Davide Bortone, Viviana Borriello, Giacomo Merlotti – #vinialsuper

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Vini al supermercato

Colli Bolognesi Docg Pignoletto Frizzante Tenuta Monteveglio, Cleto Chiarli

(3,5 / 5) In vendita in diversi supermercati da Nord a Sud Italia, il Colli Bolognesi Pignoletto Docg Frizzante “Tenuta Monteveglio” di Chiarli è un prodotto leggero ed esuberante, dalla carbonica vivace e ben integrata, ideale come aperitivo.

Vino bolognese per eccellenza, viene prodotto da uve a bacca bianca della varietà Grechetto gentile e vinificato in differenti tipologie grazie alla sua innata versatilità, nel territorio dei Colli Bolognesi.

Dalla vendemmia 2010 il Pignoletto può fregiarsi della Denominazione di Origine Controllata e Garantita.

LA DEGUSTAZIONE
All’analisi sensoriale il Colli Bolognesi Pignoletto Docg Frizzante Tenuta Monteveglio di Cleto Chiarli mostra un cromatismo giallo paglierino tenue con bollicine abbastanza fini e persistenti.

Naso di media intensità che si apre su note floreali e cenni di banana, ananas e spuma di  limone. Sorso croccante e fresco, abbastanza intenso, con gradevoli ritorni aromatici di banana e agrumi.

Senza picchi ma certamente apprezzabile per franchezza e rapporto qualità/prezzo. In abbinamento, il “Tenuta Monteveglio” Frizzante risulta ideale come vino da aperitivo e da antipasto, ma si sposa egregiamente anche con le classiche crescentine (o tigelle) ed i saporiti salumi emiliani.

LA VINIFICAZIONE
Il Colli Bolognesi Pignoletto Docg frizzante Tenuta Monteveglio di Cleto Chiarli nasce da uve grechetto gentile 100% allevate sui Colli Bolognesi. Dopo la raccolta, il 20% delle uve macera a contatto con le bucce per 12 ore, mentre il restante 80% subisce una pressatura soffice con uva integra o diraspata a temperatura controllata di 16° e addizione di lieviti selezionati. Presa di spuma in autoclave.

Il marchio Chiarli identifica il più antico produttore di vini tipici dell’Emilia Romagna fondato nel 1860. L’azienda “Cleto Chiarli Tenute Agricole” vanta un patrimonio vitato di oltre cento ettari di vigneto nelle zone più vocate dei vini DOC dell’Emilia-Romagna. Dal 2003 ha sede a Castelvetro in provincia di Modena.

Prezzo: 5 euro
Acquistato presso: Pam/Panorama

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Vini al supermercato

Alto Adige Doc Gewurztraminer 2016, Elena Walch

(4,5 / 5) Il Gewurztraminer è uno dei vini più amati, per la sua aromaticità, dalle donne. Uno dei più richiesti al ristorante. Sotto la lente di vinialsuper finisce oggi l’Alto Adige Doc Gewurztraminer 2016 di Elena Walch.

Un’etichetta che si discosta (in positivo) dalla media dei Gewurz presenti al supermercato. Giustificando così il prezzo superiore e consacrando la cantina tra i riferimenti assoluti dell’Alto Adige del vino al supermercato.

LA DEGUSTAZIONE
Giallo dorato luminoso, limpido. La vista invitante precede un “naso” che costituisce la componente migliore del Gewurztraminer di Elena Walch: esotico intenso di papaya, ananas, litchi, pesca gialla matura, marzapane.

Sentori erbacei che sfiorano il balsamico e floreali di rosa rendono complesso l’olfatto, assieme a chiari richiami minerali iodici che ricordano la salsedine. Non manca una spolverata di pepe bianco, piacevolissima.

In bocca il vino entra quasi in punta di piedi, sul filo della glicerina (14%). Poi si accende di un’acidità appagante, che attenua le note dolci della frutta già avvertita al naso.

Il gioco è fatto: un Gewurztraminer che seduce e avvolge inizialmente, per poi farsi più serio e potente, chiudendo sui tasti neri di un immaginario pianoforte, con un’improvvisa svolta amaricante.

Un vino completo, anche nell’abbinamento: perfetto come aperitivo, si presta ad accompagnare alla perfezione piatti della cucina asiatica e indiana, speziati e saporiti. Ottimo con i crostacei, ma anche con portate di terra come foie gras e patè.

LA VINIFICAZIONE
Prima della fermentazione, il Gewuztraminer di Elena Walch macera 6 ore sulle bucce. Le uve vengono poi pressate in maniera soffice. Il mosto subisce poi una chiarifica statica, utile a illimpidire il nettare.

Successivamente viene fermentato in serbatoi d’acciaio a una temperatura controllata di 18 gradi, per preservarne li aromi. Il vino successivamente affina per alcuni mesi sui propri lieviti, in contenitori inox.

La storia della cantina Elena Walch inizia 150 anni fa a Tramin (Termeno), in provincia di Bolzano. Una struttura storica che è stata ampliata nel 2015, nel segno dell’avanguardia tecnologica e ambientale.

Prezzo: 13,90 euro
Acquistato presso: Iper, La grande i

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La Versa, tre Charmat per il rilancio in Gdo: Riesling in promo all’Esselunga

E’ un ritorno in pompa magna quello di La Versa nella Grande distribuzione. La cantina pavese, fallita e poi risorta grazie alla cordata lombardo-trentina guidata da Terre d’Oltrepò e Cavit, è a volantino questa settimana in Esselunga, con lo spumante base Riesling Doc Oltrepò Pavese.

La nuova etichetta sarà in promozione fino al 18 aprile a 2,94 euro. Un ribasso del 40% rispetto al “prezzo pieno”, che si assesta su 4,90 euro.

Lo spumante di Riesling è uno dei tre Charmat (Metodo Martinotti) pensati dalla nuova La Versa per i clienti dei supermercati, assieme a un Pinot Nero vinificato in bianco e a un Moscato.

I tre spumanti sono già disponibili negli store Esselunga e Bennet. “Ma entro fine anno – anticipa in esclusiva a vinialsuper Marco Stenico, direttore commerciale di La Versa – andremo a completare l’inserimento in tutti i principali player della Gdo”.

Tre Charmat lunghi, con un periodo di autoclave che varia dagli 8 ai 9 mesi. Per quanto riguarda i volumi, si tratterà a pieno regime (ovvero nell’arco dei prossimi due, tre anni) di un milione e mezzo di bottiglie di Charmat a marchio La Versa immesse nel canale moderno. L’obiettivo per il Metodo Classico è invece quello di raggiungere quota 750 mila bottiglie.

Di fatto, la nuova dirigenza lavora anche al riposizionamento del prestigioso marchio nel canale tradizionale. All’Horeca saranno riservate le etichette di Metodo Classico Docg base Pinot Nero, vero simbolo dell’Oltrepò pavese di qualità.

“Inizieremo con l’etichetta ‘Collezione‘ 2007 – spiega Stenico – una cuvée delle basi spumante selezionate tra le migliori reperite a La Versa al nostro ingresso in azienda. Il prezzo sarà attorno ai 16 euro più Iva, all’ingrosso. Toccherà poi a ‘Testarossa‘, il vero portabandiera di La Versa, con le basi spumante tirate da noi. In questo caso, il prezzo supererà i 20 euro più Iva”.

Per degustare il “nuovo” Testarossa si dovrà tuttavia attendere la metà del 2019. “Un prodotto – commenta Stenico – che intende rappresentare l’intero Oltrepò d’eccellenza, con il suo vitigno più rappresentativo, il Pinot Nero”.

LA DEGUSTAZIONE
(4 / 5) Una tipicità salvaguardata anche attraverso i tre Charmat. Il Riesling da oggi in promo in Esselunga è il vero “anti Prosecco”. Giallo paglierino nel calice, naso intenso, fruttato, aromatico. Bollicina mediamente fine e persistente.

In bocca entra pulito, grazie a un “dosaggio” (Brut) capace di valorizzare al contempo aromaticità e corpo del vino. Uno spumante che riempie bene il palato anche una volta deglutito, con ritorni di frutta e richiami vagamente salini piacevoli, che invitano il sorso successivo.

Uno sparkling dall’ottimo rapporto qualità prezzo, capace di accompagnare alla perfezione un aperitivo, gli antipasti, ma anche l’intero pranzo o una cena non impegnativa.

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Colli di Luni Doc Vermentino 2016 Etichetta verde, La Colombiera

(4 / 5) E’ “l’etichetta verde”, quella destinata alla Gdo, ovvero ai supermercati. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsuper finisce oggi il Colli di Luni Doc Vermentino 2016 de La Colombiera di Castelnuovo Magra. Un Vermentino ligure, dunque.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il vino si presenta di un giallo paglierino acceso, luminoso. Al naso fiori freschi e frutta a polpa gialla, con richiami esotici che ricordano l’ananas. Un quadro in cui non mancano gli agrumi.

Al palato, il Vermentino de La Colombera si mostra più morbido di quanto possa far presagire il naso. L’ingresso in bocca, di fatto, è caratterizzato da sentori di frutta piuttosto matura. Percezione alcolica e acidità si fanno largo all’assaggio e lo dominano nel retro olfattivo.

Una beva facile per questo Vermentino ligure, ma tutt’altro che banale. Tutte le componenti risultano in perfetto equilibrio e armonia. Un vino fresco, che fa pensare al mare e all’estate.

Il Vermentino “etichetta verde” de La Colombera si abbina a tutto pasto ed è particolarmente indicato con piatti a base di pesce o carni bianche. Ottimo con il sushi, specie con le portate di crudo di salmone, tonno e tartàre in generale.

LA VINIFICAZIONE
Il Vermentino Doc Colli di Luni La Colombera viene prodotto con uve provenienti principalmente dai vigneti situati nel Comune di Sarzana, secondo Comune per abitanti della provincia di La Spezia.

Le vigne sono allevate a Guyot con una densità di 5 mila ceppi per ettaro, su terreni argillosi dotati di buona esposizione. La vendemmia viene effettuata “rigorosamente a mano e le uve immediatamente lavorate nell’arco della giornata”. La vinificazione della uve Vermentino in purezza avviene unicamente in serbatoi di acciaio inox, a temperatura controllata.

Una storia che affonda le radici negli anni Settanta quella dell’Azienda Agricola La Colombiera. Sul finire del decennio, Francesco Ferro, padre dell’attuale titolare Pieralberto Ferro, acquista una vigna nell’antico territorio di Luni, in Castelnuovo Magra.

Oggi La Colombiera può invece contare su oltre dieci ettari di vigna. L’obiettivo è quello di “rispettare la materia prima, tendendo all’eliminazione di manipolazioni chimiche, sia dei mosti che dei vini ottenuti”.

Prezzo: 7,90 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Vini al supermercato

Terre Siciliane Igp Perricone 2015 Agricane, Cantine Europa

(4 / 5) Penny Market si conferma tra i supermercati che meglio esprimono il concetto di vino “qualità prezzo” al supermercato, in Italia.

Ottimo, in quest’ottica, il Perricone Agricane 2015, uno dei vini Igp Terre Siciliane del Gruppo Cantine Europa di Petrosino, in provincia di Trapani.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il Perricone Agricane mostra il suo tipico rosso rubino intenso, con unghia tendente al porpora.

Al naso, altrettanta tipicità: quella delle spezie che contraddistinguono questo vitigno autoctono siciliano. Vale a dire il ginepro e il pepe nero, ben amalgamati con richiami di frutti a bacca rossa e nera, come la prugna.

Al palato, il Perricone di Cantine Europa conferma le note avvertite al naso. La beva è facile, per nulla appesantita dai 13 gradi di percentuale d’alcol in volume. Anzi: la gradazione contribuisce a rendere morbido l’ingresso, prima che si accendano nuovamente le spezie, in un finale sufficientemente persistente.

Cosa chiedere di più a un vino da meno di 4 euro? Ottima anche la versalità del Perricone Agricane negli abbinamenti. Perfetto a tutto pasto, trova nei ragù e nella carne il suo perfetto habitat. Un rosso da provare anche con portate di pesce come tonno o pesce spada.

LA VINIFICAZIONE
Le uve Perricone vengono raccolte a mano nelle prime ore del mattino e in tarda serata, al picco della sua maturazione. Dopo la raccolta, vengono portate velocemente in cantina.

La combinazione fra il succo e le bucce viene refrigerato a 26,5 gradi e trasferito nelle vasche per la macerazione, della durata complessiva compresa tra i 12 ai 15 giorni. Il Perricone Agricane viene quindi affinato in acciaio inox, alla temperatura controllata di 18-20 gradi.

Cantine Europa è una società cooperativa agricola con base a Petrosino in provincia di Trapani. Controlla, tra le altre, Sibiliana Vini, progetto pensato per la valorizzazione e la commercializzazione dei prodotti in bottiglia del Gruppo, al di fuori del canale Gdo.

Prezzo: 3,29 euro
Acquistato presso: Penny Market

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Prosecco Doc Millesimato Extra Dry “Luxury”, Casa Sant’Orsola

(3 / 5) Che ci sia “Prosecco” e “Prosecco” è ormai chiaro a tutti gli attenti “bevitori”. Una regola che vale soprattutto al supermercato, dove peschiamo uno dei più commerciali e pubblicizzati: il Prosecco Doc Extra Dry millesimato 2017 Casa Sant’Orsola.

Un’etichetta che non faceva parte della nostra degustazione alla cieca di settembre 2017, in cui abbiamo stabilito i migliori e i peggiorisparkling da Glera” al supermercato. Ma difficilmente – ve lo anticipiamo subito – sarebbe riuscita ad aggiudicarsi un posto tra i top.

LA DEGUSTAZIONE
Di certo, il Prosecco Sant’Orsola è uno di quei vini che, prima del calice, provano a raccontarsi visivamente sullo scaffale del supermercato (e ancora prima in tv, grazie a numerosi spot pubblicitari).

La bottiglia è avvolta in un sacchetto di colore arancione trasparente, che cattura l’attenzione del cliente. Un velo d’eleganza forse necessario per stordire, con il marketing, il palato di chi si accinge alla degustazione. Noi conosciamo Ulisse. E soprattutto le sirene.

Creature mitologiche a parte, il Prosecco Sant’Orsola si presenta del classico giallo paglierino nel calice. La “bollicina” è mediamente fine e persistente. Al naso la tipicità della Glera, che si esprime principalmente col sentore di pera.

Al palato, ennesima conferma dell’assoluta semplicità di questo Prosecco. L’ingresso è morbido, ma il nettare si sbilancia poi sui sentori zuccherini (pera matura). Finale sufficientemente persistente e lineare rispetto al sorso.

Un Prosecco destinato a un pubblico poco esigente, anche se il prezzo (se non soggetto a tagli prezzo e promozioni) non è tra i più invitanti per il portafogli, pur avvicinandosi al reale valore dell’etichetta. L’abbinamento? A tutto pasto, per chi gradisce, o come aperitivo.

LA VINIFICAZIONE
Il Prosecco Casa Sant’Orsola è prodotto con il Metodo Charmat, che prevede la rifermentazione della Glera in ampie vasche chiamate autoclavi. Casa Sant’Orsola è un marchio di Fratelli Martini Secondo Luigi Spa, che a sede in località San Bovo a Cossano Belbo, in provincia di Cuneo.

Prezzo: 7,56 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Vini al supermercato

Vermentino di Gallura Docg 2016, Campos Valzos

(4,5 / 5) Il Vermentino di Gallura è un vino bianco a Denominazione di Origine Controllata e Garantita la cui produzione è consentita nella provincia di Sassari da uve Vermentino per almeno il 95%, con facoltà di aggiungere un 5% da uve bianche non aromatiche tradizionalmente coltivate in  Sardegna.

In vendita nei supermercati del circuito Pam, il Vermentino di Gallura Docg Campos Valzos si rivela un bianco leggero e pregevole per la spiccata vena sapida e marina, il sorso asciutto e caratteristico del varietale, e l’ottima beva.

LA DEGUSTAZIONE
All’analisi sensoriale il Vermentino di Gallura 2016 Docg Campos Valzos evidenzia un paglierino tenue e delicato, cristallino. Al naso affiorano note di pesca bianca e mela, fiori d’arancio e mandarini, erbe aromatiche e pietra bagnata.

Esuberanza giovanile. In bocca è secco, asciutto, di medio corpo, spiccatamente sapido con un finale intessuto di suggestioni minerali e iodate che si mescolano a sbuffi agrumati. Vino di buona qualità e franchezza.

All’assaggio si ha la sensazione netta che sia il vino stesso a chiedere un abbinamento marinaro. Vino da pesce, pesce di mare, per esaltare la marcata salinità che costituisce il tratto emblematico di questo Vermentino.

LA VINIFICAZIONE
Il Vermentino di Gallura Campos Valzos nasce su terreni granitici fra i 300 e i 450 m d’altitudine. Fermenta a temperatura controllata in vasche di acciaio, quindi si stabilizza brevemente prima dell’imbottigliamento in recipienti inerti al fine di preservare tutta la freschezza e la fragranza delle note aromatiche primarie.

Campos Valzos è una linea della Cottini Vini Spa, azienda veneta con base a San Pietro in Cariano, in provincia di Verona. Un investimento a Santa Teresa Gallura, nell’estremo nord della Sardegna: da decenni la “seconda casa” dei Cottini.

Prezzo: 6,50 euro
Acquistato presso: Pam/Panorama

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Quando il prezzo conta più del territorio: la storia del Gewurztraminer ungherese di Md

BOLZANO – Logiche che solo all’apparenza possono sembrare “illogiche”, quelle di (una certa) Grande distribuzione organizzata.

Fatto sta che un gruppo storico della provincia di Bolzano come Schenk Italian Wineries (lì, a Bolzano, dal 1960) si presenta sugli scaffali dell’hard discount Md con un Gewurztraminer ungherese. Mica altoatesino o trentino.

Parliamo del Gewurztraminer Oem Matrai della linea Cantina Clairevue, private label con cui Schenk opera all’interno dei discount Md, già Lillo Group S.p.A. (linea che Luca Maroni premia con alte valutazioni, che non riguardano tuttavia questa etichetta).

Scappa più di un sorriso a pensare che il sito web di Md tenga a sottolineare che “la storia della Società s’identifica con quella del suo fondatore, Patrizio Pondini, nato a Bolzano, attivo nel mercato della Gdo fin dagli anni ’60”.

E’ la stessa Schenk, pungolata da vinialsupermercato.it, a chiarire i contorni di una vicenda che ha del paradossale. Almeno quanto risulta paradossale, per un imprenditore italiano, la convenienza di investire all’estero.

“UNGHERESE MA DI QUALITA'”
“Si tratta di una linea ‘private label’ realizzata per Md Italia, secondo le esigenze espresse dal cliente – evidenzia il gruppo bolzanino – che chiedeva un vino con un ottimo rapporto qualità-prezzo. Vista l’annata difficile del 2017, soprattutto per gli aromatici, risultava arduo mantenere tale rapporto sotto una certa soglia, utilizzando un vino Alto Adige”.

“Il prodotto in questione – continua Schenk Italian Wineries – è un Gewurztraminer Ungherese di ottima qualità, ma non è una Doc Alto Adige come invece è ‘Kellerei Auer’, nostra linea di punta. Auspicando, nei prossimi due anni, vendemmie quantitativamente e qualitativamente corrette, Schenk Italian Wineries sarà in grado di proporre vini italiani per la soddisfazione di Md”.

Piutost che nient l’è mei piutost, sintetizzerebbero a Milano. Il vino in questione, tuttavia, si lascia tutto sommato apprezzare. Soprattutto nell’ottica qualità prezzo. “Oem” sta per “Oltalom alatt álló eredetmegjelölés”, l’equivalente, in Ungheria, delle nostre Dop. “Mátrai” identifica “Mátra”, zona collinare dell’Ungheria settentrionale, dove si produce vino.

(4 / 5) Giallo paglierino scarico e velato per il Gewurztraminer Oem Mátrai 2016 Cantina Clairevue. Naso di litchi, pesca, esotico maturo (ananas), una punta minerale. Bocca corrispondente, non elegantissima, con chiusura su note posate di miele d’acacia.

Beva facile, zucchero non stucchevole. Dopo l’ingresso morbido, questo Gewurz ungherese svela un bel risvolto acido, che accompagna fino a un finale speziato, di pepe bianco. Un vino che fa della facilità di beva (e del prezzo: 2,99 euro) la sua arma vincente.

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Vini in promozione al supermercato fino a fine febbraio: i voti

Nuova puntata della nostra rubrica sui vini in promozione al supermercato. Dopo una scorpacciata di sconti (validi ancora per pochi giorni) negli store Esselunga, è Bennet, assieme a IperCoop, a salire sui gradini più alti del podio.

Il volantino valido fino al 28 febbraio merita di essere spulciato da chi è a caccia di vini dal buon rapporto qualità prezzo, tra le corsie della Grande distribuzione organizzata. Ma ecco come si presentano le insegne: da Auchan a Carrefour, passando per Coop, Iper la grande I e Tigros.

 Fino al 21 febbraio

Sangiovese Romagna Doc, Galassi: 1,99 euro  (4 / 5)
Rosso / Bianco Toscana Igt Remole, Frescobaldi: 3,49 euro  (4 / 5)
Negroamaro / Primitivo Manduria / Salice Salentino, Marcianti Vini: 3,49 euro  (3,5 / 5)


Fino al 28 febbraio

Valpolicella Ripasso Le Roselle, Cantina Negrar: 4,90 euro  (4 / 5)
Damarino Bianco Sicilia Doc, Donnafugata: 6,50 euro (4 / 5)
Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc, Fazi Battaglia: 3,80 euro  (5 / 5)
Passerina Igt Terre di Chieti Ca’ de Giusti: 2,98 euro (3,5 / 5)
Est! Est!! Est!!!, Antica Cantina Leonardi: 2,90 euro  (3 / 5)
Pignoletto Doc Frizzante Rose dei Bacco, Chiarli: 2,90 euro  (3 / 5)
Lugana Docg Villa Borghetti, Pasqua: 4,90 euro (4,5 / 5)
Roero Arneis Docg Cresia, Terre da Vino: 3,90 euro  (3,5 / 5)
Chardonnay Doc Lison Pramaggiore, Tenuta Sant’Anna: 4,70 euro  (4 / 5)
Cuvée Extra Dry, Rocca del Doge: 2,60 euro  (2,5 / 5)
Soave Doc, Bolla: 2,90 euro  (3 / 5)
Muller Thurgau Alto Adige Doc, Cantina di Cortaccia: 5,90 euro (4 / 5)
Pinot Bianco Alto Adige Doc, Cantina di Cortaccia: 5,90 euro  (4 / 5)
Barbera d’Alba Doc, Terre del Barolo: 3,20 euro  (3,5 / 5)
Bonarda Oltrepò pavese Doc, Cantina storica Il Montù: 2,90 euro  (3,5 / 5)
Passimento, Cantine Pasqua: 4,80 euro  (4 / 5)
Valpolicella Classico Doc, Bolla: 3,98 euro  (3,5 / 5)
Sangiovese di Romagna Superiore, Cevico: 2,80 euro (3,5 / 5)
Morellino di Scansano Docg, Poggio ai Massi: 3,50 euro  (3,5 / 5)
Aglianico del Vulture Baliaggio, Cantina di Venosa: 3,40 euro (4 / 5)
Negroamaro Salento Igp Notte Rossa, San Marzano: 3,90 euro  (4 / 5)
Primitivo Rosato, Consorzio Produttori di Manduria: 3,80 euro  (4 / 5)
Nero d’Avola Sicilia Doc, Settesoli: 2,99 euro  (3,5 / 5)
Syrah Igt, Conte di Matarocco: 2,20 euro  (3,5 / 5)
Cannonau di Sardegna Doc Le Bombarde: 3,79 euro  (3,5 / 5)


Fino al 27 febbraio

Chianti Docg / Vernaccia Docg / Governo all’Uso Toscano Igt, Piccini: 2,99 euro  (3,5 / 5)
Est! Est!! Est!!! Doc, Bigi: 2,99 euro  (3,5 / 5)
Gewurztraminer Doc, Nals: 6,90 euro  (3,5 / 5)
Vermentino di Sardegna Doc Aragosta, Santa Maria della Palma: 3,29 euro  (3,5 / 5)
Sangiovese / Trebbiano Rubicone Igt, La Cacciatora: 1,29 euro  (2 / 5)
Spumante Brut Muller Thurgau Maximilian I, Cantina di Soave: 3,15 euro (2,5 / 5)
Verdicchio dei Castelli di Jesi, Le Muse: 3,99 euro  (4 / 5)
Bonarda Oltrepò Pavese Doc, Giorgi: 4,59 euro  (4,5 / 5)
Barbera / Bonarda / Riesling / Pinot Nero OP Doc, Cantina di Canneto: 1,99 euro  (3,5 / 5)
Vipra Rossa Umbria Igt, Bigi: 3,49 euro  (4 / 5)


Fino al 21 febbraio

Dolcetto d’Acqui / Barbera Monferrato Doc, Capetta: 3,45 euro  (3,5 / 5)
Muller Thurgau Trentino Doc, Mezzacorona: 4,59 euro  (3,5 / 5)
Chianti Docg Natio Bio, Cecchi: 4,75 euro  (4 / 5)
Bonarda Oltrepò pavese Doc frizzante Bio, Guarini: 3,29 euro  (3,5 / 5)
Terre Siciliane Igt Bio Placido Rizzotto, Centopassi: 4,79 euro  (3,5 / 5)


 

Fino al 4 marzo

Sangiovese / Cabernet, Santa Cristina: 4,89 euro  (3,5 / 5)
Prosecco, Martini: 4,29 euro  (5 / 5)


Fino al 28 febbraio

Pinot Grigio / Marzemino Mastri Vernacoli, Cavit: 3,85 euro  (3,5 / 5)
Barolo Docg Le Terre, Terre del Barolo: 12,29 euro  (3,5 / 5)
Barbera d’Alba Doc, Terre da Vino: 3,89 euro  (3,5 / 5)
Dolcetto d’Ovada Doc, Terre da Vino: 3,69 euro  (3,5 / 5)
Barbaresco Docg Basarin, Giacosa Leone: 10,99 euro  (4 / 5)
Freisa d’Asti Doc frizzante secco, Terre da Vino: 3,39  (3,5 / 5)
Gavi Docg, Duchessa Lia: 4,99 euro  (3,5 / 5)
Langhe Doc Divinum Naturalis, Teo Costa: 7,19 euro  (5 / 5)
Erbaluce di Caluso Docg, Terre da Vino: 4,29 euro  (3,5 / 5)
Roero Arneis Docg, Terre da Vino: 4,75 euro  (3,5 / 5)
Chiaretto / Cortese Doc, Capetta: 3,19 euro  (3 / 5)
Dolcetto Diano d’Alba Doc Le Terre: 3,99 euro  (3,5 / 5)
Gattinara Docg, Nervi: 14,90 euro  (4 / 5)
Piemonte rosato, Clavesana: 3,59 euro  (3 / 5)
Dogliani Docg, Clavesana: 3,75 euro  (3,5 / 5)
Grignolino d’Asti Doc, Duchessa Lia: 4,99 euro  (3 / 5)
Moscato d’Asti Docg, Barbanera: 4,69 euro  (3,5 / 5)
Barbera d’Asti Superiore / Dolcetto d’Alba, Sant’Orsola: 4,69 euro  (3,5 / 5)
Ruchè di Castagnole Monferrato, Enrico Morando: 5,59 euro (5 / 5)
Barolo Chinato, Terre da Vino: 11,89 euro  (3,5 / 5)
Spumante Asti Secco Docg, Duchessa Lia: 5,49 euro  (3,5 / 5)



Fino al 1 marzo

Prosecco frizzante / Extra Dry, Pisani: 3,85 euro  (3,5 / 5)
Vini Doc, Chiarli: 2,49 euro  (3 / 5)
Bonarda / Cabernet / Pinot Nero Rosé, Le Cascine: 2,99 euro  (1 / 5)
Vini Doc, Cantine Volpi: 2,99 euro  (2,5 / 5)
Valpolicella Ripasso Doc, Salvaterra: 5,49  (4 / 5)


Fino al 20 febbraio

Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg, Mionetto: 6,90 euro  (3,5 / 5)
Vini Doc Piemonte Barbera / Bonarda Oltrepò pavese, Toso: 2 pezzi 4,99 euro  (2,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc, La Cacciatora: 2 pezzi 3,30 euro  (1,5 / 5)
Bianco Colli Albani Doc, Fontana di Papa: 1,59 euro  (3,5 / 5)
Vini Igt frizzante, Maschio: 2,29 euro  (3 / 5)
Vini Doc, Settesoli: 2,99 euro  (3,5 / 5)
Pinot Nero / PN vinificato in bianco, Cantina Storica Il Montù: 3,19 euro  (3,5 / 5)
Morellino di Scansano Docg, La Mora: 3,99 euro  (3,5 / 5)
Verdicchio Jesi Doc Il Picchio: 3,99 euro  (3,5 / 5)
Chianti Classico Docg, Cecchi: 4,99 euro (4 / 5)
Barbaresco Docg, Cantina del Parroco: 13,90  (4 / 5)
Vini Doc Mastri Vernacoli, Cavit: 25%  (3,5 / 5)

Fino al 6 marzo

Vini Il Feudo Bonarda Oltrepò Doc / Pavia Igt Barbera: 1,49 euro  (2 / 5)
Vini di Puglia Igt I Rustici Trebbiano / Sangiovese: 1,30 euro  (2,5 / 5)
Vini Il Gaggio: 1,79 euro (2 / 5)
Lambrusco Emilia, Cavicchioli: 1,99 euro  (3 / 5)
Vini frizzanti Doc Ortrugo / Gutturnio, Castelli del Duca: 2,49 euro  (3 / 5)
Barbera d’Asti Docg, Francesco Capetta: 2,79 euro  (3 / 5)
Rosso Basilicata Igt Baliaggio, Cantine di Venosa: 2,79 euro  (4 / 5)
Nero d’Avola Igt, Baroni Trinacria: 2,79 euro  (3 / 5)
Buon Governo all’Uso Toscano, Piccini: 2,90  (4 / 5)
Vini Salento Igt Falanghina / Neogroamaro / Primitivo, Settearchi: 3,19 euro  (3,5 / 5)
Chianti Docg, Melini: 3,37 euro  (3,5 / 5)
Vini Doc Traminer / Reforsco Ca’ Vescovo, Zonin: 3,99 euro  (3,5 / 5)

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Vini al supermercato

Colli Berici Doc Tai Rosso 2016 Il Monastero, Pegoraro

(4,5 / 5) Alzi la mano chi ha mai sentito parlare di Tai Rosso. E se lo chiamassimo Cannonau, o Grenache? Si tratta dello stesso vitigno. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsuper, il Tai Rosso Colli Berici Doc “Il Monastero” 2016 della Società agricola semplice Pegoraro di Mossano (Vicenza).

Un’azienda a conduzione famigliare, che aderisce alla Federazione italiana vignaioli indipendenti (Fivi). Per intenderci, gli artefici di quello straordinario Mercato dei Vini che, ogni anno, va in scena a Piacenza.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il Tai Rosso 2016 di Pegoraro si presenta di un rosso rubino brillante, limpido, mediamente trasparente. Al naso i frutti rossi tipici del vitigno: marasca, una punta di mirtillo e mora, ma soprattutto lampone, fragolina di bosco e richiami floreali di rosa canina.

Sentori puliti, candidi, che sembrano riprendere la franchezza invitante del colore di cui tinge il calice. Genuino è anche il palato del Tai Rosso della cantina Pegoraro. Corrispondente al naso, riempie la bocca di lampone e fragola, impreziosite da una sapidità che accompagna il sorso fino al retro olfattivo. Levigato il tannino. Setoso.

In cucina, l’abbinamento più scontato è quello con la gastronomia di questa fetta di Veneto tutta da scoprire. E dunque la Soprèssa Vicentina Dop e il baccalà alla vicentina. In realtà di Tai Rosso è uno di quei vitigni che la Grande distribuzione potrebbe valorizzare come “vino quotidiano” ma non banale, sponsorizzandolo anche fuori dai confini regionali (ad oggi è poco rappresentato sugli scaffali delle maggiori insegne).

LA VINIFICAZIONE
Tai Rosso “Il Monastero” è l’etichetta che la cantina Pegoraro destina ai supermercati. I vigneti si trovano a Mossano. Le uve vengono raccolte e selezionate tra la fine del mese di settembre e i primi giorni di ottobre.

La fermentazione avviene a una temperatura controllata che va dai 23 ai 27 gradi, con macerazione
di pochi giorni. Terminata la fermentazione il vino riposa in botti di acciaio per almeno sei mesi.

Il Tai Rosso (chiamato “Tocai Rosso” fino al 2007,) è il vitigno principe dei Colli Berici. La Cantina Pegoraro ne ha fatto una religione. Tanto è vero che sono quattro, oltre a “Il Monastero”, le etichette prodotte a partire da questo vitigno, non presenti sugli scaffali dei supermercati (destinati, dunque, all’Horeca). Ci incuriosisce il Metodo Classico Dosaggio Zero, che non mancheremo d’assaggiare e raccontarvi.

Prezzo: 4,69 euro
Acquistato presso: Alìper – Alì Supermercati

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Vini al supermercato

Luca Maroni, punteggi astrali ai vini Schenk di Md Discount: meritati?

Fiano del Salento Igt passito 2016 Galadino. E Croatina Provincia di Pavia Igt 2016 Cantina Clairevue. Cos’hanno in comune questi due vini in vendita negli Md discount? Entrambi si sono aggiudicati 96 dei 99 punti sulla scala di valutazione del noto critico Luca Maroni, autore dell’Annuario dei Migliori Vini Italiani.

“Galadino” e “Cantina Clairevue”, inoltre, sono due linee del colosso Schenk Italian Wineries di Ora (Bolzano), che figura sulle retro etichette come Casavin. Schenk imbottiglia sia il Fiano sia la Croatina pavese, prodotta tuttavia dal Consorzio Vitivinicolo Piemontese-Lombardo-Veneto, con sede a Pavia.

Come accade sempre più spesso, è su richiesta degli attenti lettori di viniasuper che ci siamo spinti nella degustazione di questi due vini. “Sono stati recensiti bene da Luca Maroni, voi cosa ne pensate?”, ci scriveva Giacomo, il 24 gennaio scorso.

Una domanda che ci inorgoglisce. Consci che, nella giungla del web, sia passato il concetto che i degustatori di vinialsuper non abbiano padroni. Lungi da noi, al contempo, giudicare il giudice.

Ma questo è quello che pensiamo di due etichette, il Fiano e la Croatina, in vendita da Md discount rispettivamente a 4,99 euro e 2,99 euro. Punteggi meritati quelli assegnati da Luca Maroni?

FIANO DEL SALENTO IGT PASSITO 2016, GALADINO
(5 / 5) Giallo dorato limpidissimo, nel calice, questo Fiano del Salento Igt ottenuto da uve leggermente appassite. Al naso l’impronta netta di questa tecnica, che consiste nel raccogliere le uve leggermente in ritardo rispetto alla completa maturazione. Con la conseguente presenza di una maggiore concentrazione zuccherina negli acini.

Dunque frutta esotica (melone giallo e ananas su tutti), ma anche pesca a polpa gialla matura, papaya e banana, uniti a richiami salini e vegetali importanti. Passiamo all’assaggio, insomma, dopo un’analisi olfattiva davvero suadente.

L’ingresso in bocca rispetta le attese: morbido, sulla scia dei sentori di frutta matura avvertiti all’olfatto. Poi, questo Fiano sembra vivere un moto d’orgoglio. Accendendosi di un’acidità calda e regalando, infine, una chiusura dominata da piacevolissime note a metà tra il salmastro e il fruttato maturo di banana.

Bel vino, insomma. Soprattutto nel rapporto qualità prezzo. Se “la qualità del vino è la piacevolezza del suo sapore, ovvero la sua fruttosità”, assunto da cui prende il via il metodo di valutazione dei vini di Luca Maroni, anche noi di vinialsuper ci troviamo perfettamente in linea con la valutazione di 96/99.

CROATINA PROVINCIA DI PAVIA IGT 2016, CANTINA CLAIREVUE
(2,5 / 5) Rosso carico con riflessi violacei impenetrabili per questa Croatina che, all’esame visivo, mostra una certa consistenza. Al naso, il piatto forte non è certo l’eleganza. Ma da un vitigno ruvido come questo, e per 2,99 euro, si può anche non aspettarsela.

Il punto è che naso e bocca paiono piuttosto corrispondenti. Frutti rossi come amarena e mora vengono sotterrati da richiami di cuoio, tabacco e incenso, pesanti come macigni. L’ossigenazione fa guadagnare qualcosa a questa Croatina, che pare davvero molto chiusa in se stessa.

Interessante, forse, riassaggiarla tra qualche anno. Ma senza troppe velleità, al cospetto di un vino che lascia a desiderare in quanto a “consistenza” del sorso. Ingresso e beva esile, su cui si innesta – peraltro – una vena vagamente zuccherina, pensata forse per alleggerire la beva.

Una vena “bonardizzante”, per usare un neologismo, che certamente apprezza il consumatore medio. Il retro olfattivo è fruttato e presenta una chiusura leggermente speziata, con gli sbuffi di pepe nero tipici del vitigno.

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Vini al supermercato

Colli Orientali del Friuli Doc Merlot 2015, Conte d’Attimis Maniago

(4 / 5) Originario della sud ovest della Francia, il Merlot è un vitigno “internazionale”. E’ in Friuli che ha debuttato intorno al 1800 per poi diffondersi soprattutto  nel Nord Est.

E dalla Doc Colli Orientali del Friuli arriva il Merlot sotto la nostra lente di ingrandimento, prodotto della linea classica distribuito in Panorama, Carrefour e altre catene minori del nord Italia.

LA DEGUSTAZIONE
Tipicamente rosso rubino intenso con riflessi violacei il Colli Orientali del Friuli Doc Merlot Conte d’Attimis Maniago profuma di mora e piccoli frutti rossi ai quali si aggiungono suadenti note di liquirizia e vaniglia non eccessiva: una buona integrazione del passaggio in legno. Ma non mancano anche note vegetali varietali.

Caldo al palato, con un tannino pulito è un assaggio che resta in memoria per il suo equilibrio tra freschezza e morbidezza e per il suo gusto “succosamente” fruttato e vellutato di buona persistenza. Un sorso appagante. In tavola trova il suo abbinamento con carni bollite o in umido, ma si fa apprezzare anche con arrosti, carni grigliate e formaggi a pasta dura.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto con uve Merlot in purezza unicamente di produzione aziendale raccolte nella seconda quindicina di Settembre. La vendemmia avviene manualmente nei vigneti di collina, e con l’ausilio di una vendemmiatrice negli appezzamenti di pedecollina e nei vigneti che consentono un’adeguata accessibilità al macchinario.

Le uve, rapidamente portate in cantina passano dalla diraspapigiatrice che, nel caso di uva raccolta manualmente provvede ad allontanare il raspo mentre nel caso di uva raccolta meccanicamente è utile ad allontanare porzioni di raspo, parti di lembo fogliare ed altri possibili elementi vegetali indesiderati.

L’uva pigiata viene vinificata in acciaio e sottoposta a delicate movimentazioni giornaliere (rimontaggi, follature) per favorire l’estrazione nel mosto delle preziose componenti di buccia (antociani, tannini ed aromi). Per l’annata 2015 il periodo di macerazione del Merlot è durato undici giorni passati i quali si è operata la svinatura e la pressatura.

Successivamente il vino viene lasciato riposare e decantare per circa due mesi in vasche di cemento e quindi inviato a contenitori in legno di rovere di circa 50 ettolitri dove affina per circa 12-14 mesi svolgendo spontaneamente la fermentazione malolattica. Segue l’unica filtrazione prima di essere posto in bottiglie che riposano ancora sei mesi prima della commercializzazione.

LA CANTINA
Conte d’Attimis Maniago si trova a Buttrio in provincia di Udine,  nel comprensorio della Doc Friuli Colli Orientali. La proprietà si estende su 110 ettari quasi interamente a vigneto in un unico corpo aziendale.

Le origini della tenuta risalgono al febbraio del 1585 quando, a seguito di un matrimonio, l’azienda giunse in dote alla famiglia dei conti d’Attimis-Maniago. “Antesignana” dell’imbottigliamento in Friuli (correva il 1930) coltiva da sempre i vitigni della tradizione locale.

Prezzo: 7,25 euro
Acquistato presso: Pam/Panorama

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birra

Arcener Dubbel, Hertog Jan

Olandese quanto i tulipani, Hertog Jan è una birra che negli ultimi anni è reperibile anche in Italia, anche se in modo timido ed altalenante. Abbiamo avuto la fortuna di degustare per voi la versione Dubbel.

LA DEGUSTAZIONE
Hertog Jan Dubbel è una birra che si inserisce nella grande tradizione delle “dubble” belghe brassate anche in territorio olandese.

Colore bruno dai bei riflessi rosso-ramati e sormontata da una schiuma bianca soffice e mediamente persistente. Al naso giunge subito una piacevole nota maltata che si completa su sentori di frutta secca e spezie dolci.

In bocca la luppolatura è delicata e non eccessiva, e così la leggera nota amara lascia spazio alla morbidezza del malto caramello. Ritorno delle spezie, delicate, nel finale ad accompagnare la persistenza, lunga a sufficienza per assaporare le sfumature della birra.

Da servire in calici aperti tipo trappista, può accompagnare piatti di carne rossa non eccessivamente saporiti o diventare compagna di meditazione.

IL BIRRIFICIO
Hertog Jan Brouwerij è un birrificio olandese di lunga tradizione, che avuto vicende alterne che lo hanno portato finanche a cambiare sede, da Deest (dove fu fondato) alla cittadina di Arcen en Velden.

Ma fu negli anni ottanta che ebbe la sua riscossa divenendo uno degli attori più importanti nella rinascita della cultura della birra in Olanda. Acquisito nel 1995 dalla multinazionale AB InBev è ulteriormente cresciuto divenendo uno dei marchi più noti nel Nord Europa.

Una curiostà: il nome Hertog Jan, ovvero “Duca Giovanni”, è dedicato alla figura storica del Duca Giovanni I di Lorena e Brabante detto Il Vittorioso.

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Prosecco Bio Doc Treviso Extra Dry Tenuta Brian, Cantina Corvezzo

(4 / 5) Poco meno di 4 euro per portarsi a casa da Lidl il Prosecco Bio Doc Treviso Extra Dry “Tenuta Brian”.

Lo spumante biologico prodotto dalla Società Agricola Fratelli Corvezzo presenta una bella etichetta, moderna e accattivante. Con le iniziali di Tenuta Brian (“TB”) che paiono tratteggiate con le matite colorate, impugnate tutte assieme da un bambino.

Tutto bello per il consumatore: il prezzo, l’etichetta, la bottiglia. Sarà anche buono questo Prosecco? La risposta, dopo il tasting di vinialsuper, è più che affermativa. Tanto da spingerci ad annoverare questo sparkling organic wine veneto tra i migliori assaggi assoluti della fascia prezzo inferiore ai 4 euro.

LA DEGUSTAZIONE
Chiariamoci: non stiamo certo parlando di un assaggio memorabile, in termini generali. Il Prosecco Doc Treviso Extra Dry “Tenuta Brian” rappresenta tuttavia, nel calice, il meglio della tipicità della Glera spumantizzata.

Pur trattandosi di un Extra Dry, questo charmat non risulta stucchevole come tanti altri presenti in Gdo, con la parte zuccherina a farla da padrona addirittura sui sentori primari. Al naso, di fatto, il Prosecco di Corvezzo Winery manifesta profumi che ricordano la pera Williams e la mela verde Granny Smith.

Un quadro completato da eleganti sentori di miele d’acacia. Il sorso è corrispondente: pera, mela e il fresco retrogusto fresco del miele, perfettamente amalgamanti. In bocca, il Prosecco Doc Treviso Tenuta Brian si fa apprezzare anche per un’acidità spiccata che, unita a una bollicina cremosa, chiama il sorso successivo.

Gli abbinamenti sono quelli classici per il re degli spumanti Metodo Martinotti italiani. Perfetta a tutto pasto, questa “bollicina” veneta è ottima come aperitivo, in accompagnamento ad antipasti e piatti a base di pesce.

LA VINIFICAZIONE
Il Prosecco Bio Doc Treviso Extra Dry di Cantina Corvezzo è ottenuto dai vigneti di Glera situati nel Comune di Cessalto (TV). La vinificazione prevede pigiatura e pressatura soffice a freddo e presa di spuma in autoclave.

La Società Agricola Fratelli Corvezzo affonda le radici all’inizio del Novecento. Oggi, i fratelli Giovanni e Katia conducono una cantina moderna, realizzata con materiali ecocompatibili e impianto fotovoltaico. Sono circa 160, nel complesso, gli ettari vitati a disposizione.

Prezzo: 3,99 euro
Acquistato presso: Lidl


*aggiornamento: la cantina Corvezzo, attraverso il proprio ufficio Marketing e Comunicazione, ci informa che 3,99 euro è “il prezzo di lancio” del Prosecco Bio “Tenuta Brian” nei supermercati Lidl. Il prezzo di vendita, dopo la fase di “lancio”, sarà di 4,99 euro.

Abbiamo dunque rivisto la nostra valutazione, assegnando mezzo punto in meno allo spumante in questione: punteggio che passa dunque da 4,5 a 4 “cestelli della spesa“.

La valutazione della degustazione – e, di conseguenza, l’assegnazione del voto in “cestelli” – era infatti strettamente legata al prezzo iniziale del prodotto, che non potevamo sapere essere “temporaneo”.

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Vini al supermercato

Colli Euganei Pinot Bianco Doc 2015, Conte Emo Capodilista

(4 / 5) Il Pinot Bianco è uno di quei vitigni internazionali che fa discutere gli ampelografi sulla sua origine e che ha trovato dimora in svariati terroir.

Uno di questi luoghi è il Veneto. Assaggiamo oggi il Colli Euganei Pinot Bianco Doc della cantina Conte Emo Capodilista – Azienda Agricola La Montecchia, annata 2015.

LA DEGUSTAZIONE
Colere giallo paglierino con riflessi verdastri, trasparente, scorrevole nel bicchiere. Al naso sembra poco intenso ma è solo timidezza. Dopo un attimo ecco arrivare piacevoli note di fiori bianchi, un leggero sentore erbaceo e note di frutta a polpa chiara.

Frutta molto matura che, via via che il calice si scalda, tende a prendere il sopravvento. In bocca si esalta subito la sapidità di questo Pinot Bianco, seguita dalla fresca acidità che lo rende veramente facile ed agile in bocca. “Beverino”, come si suol dire.

Delicato nel retro olfattivo, dominato dai ritorni floreali già percepiti al naso. Non particolarmente persistente, si sposa bene con preparazioni di pesce o carni bianche delicate.

In definitiva, un vino giustamente collocato in una fascia prezzo medio-alta, per quello che riesce a esprimere nel calice rispetto ad altre referenze prodotte con lo stesso vitigno.

LA VINIFICAZIONE
Vinificazioni in bianco, in acciaio, a temperatura controllata per le uve di solo Pinot Bianco coltivate su terreno di medio impasto con esposizione sud nel comprensorio della Doc.

Cantina di lunga tradizione, come testimonia la villa cinquecentesca che sovrasta le vigne a Selvazzano Dentro (PD), Conte Emo Capodilista – Azienda Agricola La Montecchia vanta tracce storiche fin dalla Serenissima Repubblica di Venezia. Ma è recentemente che l’azienda si è distinta per i tanti progetti di eco sostenibilità, anche in collaborazione con le scuole delle province di Padova.

Prezzo: 9,50 euro
Acquistato presso: Alìper – Alì Supermercati

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vini#1

Trento Doc Brut Nature Cuvée Perlé Zero 10, Ferrari

Perlé Zero è l’ultimo spumante Metodo Classico partorito da Ferrari Trento. Una Cuvée di tre vendemmie di solo Chardonnay, messa in bottiglia nel 2010.

Un mosaico costruito con grande gusto ed eleganza dalla casa spumantistica trentina, che arricchisce il proprio curriculum dell’ennesimo capolavoro.

LA DEGUSTAZIONE
Il calice del Ferrari Perlé Zero Cuvée Zero (sboccatura 2017) si colora di un giallo dorato luminosissimo, spezzato da un perlage finissimo e di rara persistenza. Un vulcano in eruzione nel vetro.

Ma siamo in montagna. E il naso del Perlé Zero stabilisce coordinate geografiche (e ampelografiche) indiscutibilmente riconoscibili. Nette. Quelle del grande Chardonnay del Trentino.

A flebili richiami di crosta di pane e lieviti, tipici del Metodo Classico, rispondono con fierezza sentori morbidi di pasticceria. Un prato su cui spuntano fiori di camomilla, arnica, verbena, radice di liquirizia. Erba appena sfalciata. Quando la temperatura si alza un poco nel calice, ecco i caldi risvolti meno attesi: le zaffate del cumino e dello zenzero.

In bocca, il Trento Doc Ferrari Perlé Zero entra dritto, sul filo di un rasoio. Poi si allarga. Il filo conduttore resta comunque la sapidità, unita a un’acidità invidiabile. Tutt’attorno rimbalzano sentori fruttati esotici (ananas maturo) che giocano a smussare durezze e dosaggio (zero, appunto), assieme alla tipica avvolgenza ammandorlata dello Chardonnay. Sembra il lavoro del mare, attorno agli scogli.

Rendono ancora più complesso il quadro gustativo i richiami balsamici di mentuccia e macchia mediterranea. Il tutto prima di una chiusura lunga e persistente, connotata da una vena amara di pompelmo, capace di stuzzicare il sorso successivo.

Un grande spumante, complesso ed elegante, questo Perlé Zero di Ferrari. Perfetto in abbinamento a portate di pesce e crostacei, anche se – per struttura – non disdegna affatto le carni bianche. Da provare con un piatto esotico come l’anatra alla pechinese, tutt’altro che scontato.

LA VINIFICAZIONE
Tre vendemmie, messe in bottiglia nel 2010, compongono la Cuvée Zero 10 di Ferrari. In particolare, si tratta dell’assemblaggio del miglior Chardonnay 2006, 2008 e 2009. Uve provenienti dai vigneti di montagna di proprietà della famiglia Lunelli, alle pendici dei monti, in Trentino.

Come spiega la stessa Ferrari, la Cuvée di Perlé Zero prende il nome dall’anno della messa in bottiglia, in questo caso 10 (2010). Il mosaico di millesimi viene precedentemente affinato in acciaio e in legno, poi in vetro. Una volta imbottigliata, la cuvée matura per un minimo 6 anni su lieviti selezionati in proprie colture.

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Torcolato di Breganze: alla scoperta del passito dolce non dolce

BREGANZE – Undici produttori, un solo obiettivo: la promozione di un’eccellenza veneta e italiana, il vino passito Torcolato. Denominazione di origine controllata dal 1996. E’ un quadro di grande unità quello che emerge dalla giornata di degustazione organizzata ieri alla cantina Maculan di Breganze.

Un tasting organizzato nell’ambito della “Prima del Torcolato 2018“, kermesse che oggi animerà il centro storico del paese della provincia di Vicenza, con la cerimonia della spremitura delle uve Vespaiola.

Tante le sfumature negli undici calici in degustazione. Tutte interpretazioni del terroir vicentino. Una fotografia delle zone più vocate e di quelle meno storiche per la produzione del Torcolato, come le colline di Bassano del Grappa.

“Ma non siamo qui per decidere qual è il buono – ha ricordato il padrone di casa, Fausto Maculan – bensì per mostrare la straordinarietà del passito di Breganze. Un vino di cui si trovano le prime tracce ufficiali nel 1870, che da allora è cambiato molto”.

“I produttori – ha evidenziato Maculan – hanno investito negli anni in tecniche che hanno permesso di trasformare il Torcolato in un’eccellenza, risolvendo per esempio i problemi di ossidazione. Basti pensare che negli anni Cinquanta questo passito era marrone, oggi invece è contraddistinto da un bel giallo dorato. In passato, i breganzesi regalavano questo vino agli amici o agli ospiti: oggi lo bevono anche loro”.

LA TECNICA DI PRODUZIONE
Fondamentale, per la produzione del Torcolato, è l’appassimento delle uve. Un processo che avviene ancora come un tempo, all’interno di “fruttai” ricavati in vecchi granai dotati di abbaino e finestra per il ricircolo dell’aria.

I grappoli spargoli di Vespaiola vengono legati tra loro con lo spago: in una parola “torcolati”. Formano così vere e proprie trecce d’uva, legate alle travi di legno delle soffitte. Un’altra tecnica prevede la messa a riposo delle bacche di Vespaiola su graticci e cassette, simili a quelle utilizzate per la produzione del Recioto.

Dopo circa quattro mesi, il risultato sono acini pressoché disidratati, in cui la concentrazione degli zuccheri è molto elevata. E’ gennaio quando vengono “torchiati”, ovvero “pigiati”, “strizzati”. Terminata la fermentazione, il vino matura in piccole botti anche per più di due anni, prima di essere imbottigliato. Il Torcolato, infatti, non può essere venduto prima del 31 dicembre dell’anno successivo alla vendemmia.

La produzione si assesta attorno alle 50 mila bottiglie annue. Nella pedemontana vicentina, su un totale di 600 ettari vitati, circa 60 sono destinati alla Vespaiola. Solo i migliori terreni concorrono alla produzione del Torcolato.

Un passito affascinante come la striscia collinare che si estende per una ventina di chilometri, tra i fiumi Astico e Brenta. Al centro, Breganze. A Ovest l’area è delimitata da Thiene e a Est da Bassano del Grappa. Una zona che dà vita a gemme della gastronomia italiana.

Basti pensare al formaggio Asiago Dop, alla Sopressa Vicentina Dop, all’asparago bianco di Bassano Dop e alla ciliegia di Marostica Igp. Ma anche al mais Marano e a piatti della tradizione come il Bacalà alla Vicentina, il Toresan allo spiedo e i Bigoi co’ l’arna (i Bigoli con l’anatra).

I NOSTRI MIGLIORI ASSAGGI
Tutti buoni, i Torcolati di Breganze. Ma non possiamo non segnalare i nostri tre migliori assaggi in occasione dell'(Ante)Prima di ieri mattina:

1) Torcolato Breganze Doc 2015, Cantina Col Dovigo. Giallo dorato, naso pulitissimo e intenso: miele, albicocca, fichi e una leggera vena balsamica ad elegantire le prime “snasate”. Con una prolungata ossigenazione nel calice, questo Torcolato arriva ad accarezzare delicate distese di lavanda e a richiamare la liquirizia dolce.

In bocca tiene alla grande e non subisce grandi variazioni tra l’inizio e il termine della degustazione. Palato agile ma struttura consistente, tutta giocata su note corrispondenti all’olfatto e su una chiusura tra il sapido e il fresco balsamico. Tremila bottiglie totali. Una chicca, prodotta con passione da Stefano Bonollo.

2) Tocolato Breganze Doc 2014, IoMazzucato. Colore oro con riflessi ambrati. Colpisce al naso per una nota speciale, che richiama la nafta (idrocarburo). Un sentore che impreziosire il corredo olfattivo tipico della Denominazione.

Un Torcolato, quello di IoMazzucato, sugli scudi anche per un palato di grande limpidezza, giocato più sul sapido e sull’acido che sul dolce. Buona anche la persistenza, da giudicare in virtù della prevalenza delle durezze sulle morbidezze zuccherine. Un’etichetta, osiamo dire noi oggi, che rende onore a chi definì il Torcolato “dolce non dolce”.

3) Torcolato di Breganze Doc 2012, Maculan. Uno dei simboli della Doc Breganze, la cantina Maculan. Il genio di Fausto, vero e proprio “guru” dell’enologia italiana moderna – oggi affiancato dalle preparatissime figlie Angela e Maria Vittoria – brilla nel Torcolato 2012.

Ottenuto dalle colline vulcaniche e tufacee del paese, matura un anno in barrique di rovere francese per 1/3 nuove e per 2/3 di secondo passaggio. Nel calice si presenta di un giallo dorato luminoso. Come solo altri due campioni in degustazione, oltre ai tipici profumi, sfodera una leggera nota di idrocarburo.

Altro perfetto esempio della definizione “dolce non dolce”, non stanca mai. Tiene incollato il naso al vetro. E quando finalmente riesci a staccarti, la stessa (buona) sorte tocca alle labbra. I sorsi si rincorrono, fino all’ultima goccia. Lungo anche il retro olfattivo.

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Vini al supermercato

Provincia di Pavia Igt Croatina Myrtò, Perego & Perego

(4,5 / 5) “Qualità vegetariana”. Il “bollino” presente sulla retro etichetta della Croatina “Myrtò” di Perego & Perego attira l’attenzione di molti.

A noi che di slogan, certificazioni e medaglie interessa ben poco, sorge spontanea una domanda: cosa racconterà il calice di questo vino prodotto in provincia di Pavia?

LA DEGUSTAZIONE
Iniziamo col precisare che la Croatina Myrtò di Perego & Perego ha parecchio in comune col più noto “Bonarda” dell’Oltrepò Pavese, prodotto (appunto) per un minimo dell’85% con uve Croatina. Aspetto e profumi sono quelli attesi. Porpora impenetrabile. Naso di frutta rossa (amarena) e fiori di viola.

Una Croatina, Myrtò di Perego & Perego, che rivela all’olfatto una parte “verde”, vicina alle foglie del geranio. Al palato, un rosso che si scopre leggermente mosso. Un brio subito placato dal tipico tannino ruggente della Croatina. Per il resto, un concerto di frutta rossa abbastanza fine, nel quale si distinguono gli acuti dell’amarena e della mora. La chiusura di bocca tende invece a un piacevole amarognolo.

La Croatina Myrtò di Perego & Perego trova sulla tavola molti alleati. Perfetta a tutto pasto, accompagna bene salumi, affettati e preparazioni di carne non troppo elaborate. Nella speciale scala di valutazione di vinialsuper, sfiora la vetta con un punteggio di 4,5 su 5. Prezzo eccezionale per un vino così “pulito” e capace di non stancare mai.

LA VINIFICAZIONE
Vinificazione molto semplice per ottenere Myrtò. Le uve di Croatina vengono raccolte e pigiate. Il mosto viene quindi messo in botti d’acciaio a temperatura controllata, per un tempo che varia (a seconda dell’annata) dai 7 ai 10 giorni.

In questo periodo vengono eseguiti continui rimontaggi, in modo da tenere sempre bucce (cappello) bagnate e per “caricare” il vino di colore e profumi. Finita questa fase, il mosto viene svinato e le bucce pressate in maniera soffice.

La fermentazione alcolica e malolattica prosegue in botti di acciaio, a temperatura controllata. Una volta terminata si procede al travaso, per separare il vino dalla feccia (residuo di fermentazione). L’affinamento prosegue in acciaio per circa 6-8 mesi, prima di essere pronto per la bottiglia.

“Tengo a precisare che viene aggiunta solforosa durante la vinificazione – commenta Giorgio Perego – ma non lieviti selezionati, né altri tipi di sostanze chimiche. Le chiarifiche vengono fatte solo con bentonite”.

“Per quanto riguarda la dicitura ‘qualità vegetariana’ – aggiunge il titolare della cantina pavese – si tratta di un marchio che certifica il non utilizzo di generi derivati da animali (albumine, caseine o gelatine che generalmente vengono utilizzate per le chiarifiche)”.

“Oltre a questo – continua Giorgio Perego – vengono certificati anche gli imballaggi (colle delle etichette e colle dei tappi, qualora venissero utilizzati gli agglomerati). Siccome pensiamo che il vino nasca ‘vegano’, facciamo il possibile per mantenerlo tale e ci teniamo che il consumatore lo sappia”.

“Per questo motivo – aggiunge il titolare della cantina dell’Oltrepò pavese – abbiamo pensato di appendere al collo della bottiglia e di far stampare sulla retro etichetta un qr code, grazie al quale l’acquirente può trovare tutte le informazioni utili. Siamo arrivati al punto di pubblicare la tracciabilità del prodotto, partendo dalle vigne alla bottiglia finita, in modo che il consumatore abbia un’idea precisa di come venga prodotto il nostro vino.

LA CANTINA
“Tradizione” e “innovazione” sono le parole d’ordine della Perego & Perego. A dirigere la cantina sono i due fratelli Marco e Giorgio Perego, che hanno deciso di rifondare l’azienda agricola del bisnonno Ernesto. Siamo a Rovescala, sulle colline dell’Oltrepo Pavese.

Un territorio tutto da scoprire per gli enoappassionati lombardi e italiani. E anche per la Gdo, raramente impegnata a scovare “chicche” nella nuvola di fumo creata dai grandi gruppi e dagli imbottigliatori. Polvere nella quale si distingue, certamente, questa ottima Croatina.

Trentamila le bottiglie di Myrtò che finiscono sugli scaffali del colosso milanese della grande distribuzione, su una produzione complessiva di 70 mila bottiglie per la la cantina Perego & Perego. Un rapporto, quello con la Gdo, avviato nel 2004.

Prezzo: 3,99 euro
Acquistato presso: Esselunga

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degustati da noi vini#02

Valle Isarco Doc Grüner Veltliner 2015 Praepositus, Abbazia di Novacella

Il Grüner Veltliner è la varietà di vitigno più coltivato in Austria, ma al di fuori del territorio austriaco è poco noto e diffuso.

In Italia è allevato soprattutto in Valle Isarco (BZ). All’interno dell’omonima Doc si è guadagnato la menzione di vitigno in etichetta. Assaggiamo oggi proprio il Grüner Veltliner prodotto dall’Abbazia di Novacella, linea “Praepositus”, annata 2015.

LA DEGUSTAZIONE
Colore paglierino carico, riflessi dorati. Fresco ed al contempo complesso al naso. Da subito si sente una piacevole nota agrumata di pomplemo che invoglia ad una beva immediata e spensierata.

Ma prontamente ecco arrivare bei sentori di frutta matura, come mela golden e melone che arricchiscono lo spettro olfattivo.

Seguono sentori erbaceo-floreali, di erbe aromatiche o “di campo”, ed una speziatura di pepe bianco. Sul finale avvertiamo una leggera nota fumè che completa un quadro intrigante e ci fa sospettare una piacevole longevità di questo vino.

In bocca è caldo, forte dei suoi 14 gradi dichiarati in etichetta, ma anche ben scorrevole grazie alla fresca acidità. La sapidità non manca in un sorso di grande mineralità. Un vino ricco, pulito e dalla buona persistenza.

Ottimo bevuto oggi, a tre anni dalla vendemmia, siamo curiosi di riassaggiarlo fra qualche tempo, sicuri che il tempo gli donerà ulteriore profondità.

L’ABBAZIA DI NOVACELLA
Fondata nel 1140 dal Beato Hartmann, monaco Agostiniano eletto Vescovo di Bressanone, a pochi chilometri dalla cittadina, l’Abbazia Agostiniana di Novacella (Augustiner Chorherrenstift Neustift) produce vini sin dal 1142.

I possedimenti introno all’abbazia, con la loro altitudine compresa fra i 600 ed i 900 metri, il clima fresco ed i terreni ricchi di minerali, costituiscono un ottimo territorio per le varietà a bacca bianca (Sylvaner, Müller Thurgau, Kerner, Gewürztraminer, Veltliner), mentre le varietà a bacca rossa (Lagrain, Schiava, Pinot Nero, Moscato Rosa) vengono coltivate più a sud, nell’area fra Bolzano ed Appiano.

Passata attraverso vicissitudini alterne, dal periodo di massimo splendore nel XVI secolo fino ai saccheggi durante le rivolte Alto Atesine, alla devastazione delle tre guerre di coalizzazione contro la Francia  (1792-1805), finanche alla secolarizzazione nel 1807, l’Abbazia di Novacella fu rifondata nel 1812.

Tornata ai sui antichi splendori è oggi non solo un punto di riferimento nell’enologia Atesina, ma col suo complesso badiale anche uno dei più bei monumenti della regione.

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Vini al supermercato

Chianti Docg 2016, Conti Serristori

(3,5 / 5) Esse(l’)allunga. Anzi, lo gonfia. Non tutti gli sconti sono veri e propri “affari”. E’ bene tenerlo a mente nelle corsie del vino al supermercato.

Esempio lampante quello del Chianti Docg Conti Serristori 2016. In questi giorni al 50% sugli scaffali di Esselunga (2,99 euro al posto di 6 euro).

Un prezzo che pare di per sé “gonfiato” ad hoc. Online, la stessa bottiglia è in vendita a meno di 5 euro (prezzo pieno).

Centesimo più, centesimo meno, sono diversi i siti web che confermato la poco elegante operazione del colosso milanese della Grande distribuzione. Tant’è.

LA DEGUSTAZIONE
Il calice di questo Chianti Docg, che in etichetta riporta il simbolo del casato dei Conti Serristori, si tinge di un rosso rubino piuttosto trasparente. Il naso è quello dei Chianti “duri” e poco aggraziati.

Se da un lato risultano tipiche le note di frutti a bacca rossa e di fiori di viola, dall’altro il legno dell’affinamento risulta davvero troppo invadente. Non stiamo parlando della classica vena “vanigliata”. Piuttosto di una sensazione “verde”, scomposta.

Una caratteristica riscontrabile anche al palato, dove i tannini, pur mascherati da una vena sapida nel finale, contribuiscono a sgraziare le note fruttate incontrate al naso, già di per sé poco fini.

Insomma, un Chianti da abbinare a piatti decisi, a base di carne rossa. Oppure, ad oggi, da dimenticare in cantina. Sperando che il quadro gusto-olfattivo ne guadagni, riequilibrandosi nel tempo.

LA VINIFICAZIONE
Il Chianti Docg Conti Serristori è ottenuto all’85% da uve Sangiovese grosso. Completa il “blend” un 15% di vitigni complementari. Le vigne vengono selezionate nella parte senese della zona classica del Chianti, sul territorio dei comuni di Castellina e Radda.

I vigneti sono allevati a Guyot e cordone speronato, su colline di 300-350 metri di altitudine bene esposte e di
composizione diversa, con microclimi differenti. La produzione di uva per ettaro è di 75 quintali, con una resa in vino del 70%.

Le uve mature, raccolte durante la prima decade di ottobre, sono vinificate tradizionalmente “in rosso”, con un paio di settimane di macerazione e con frequenti rimontaggi. La fermentazione, previa l’aggiunta di lieviti selezionati, si svolge alla temperatura controllata di 25 gradi.

La maturazione avviene in fusti di rovere del Limousin: una scelta che potrebbe motivare l’eccessiva “durezza” del vino, percepita durante la degustazione. Prima dell’immissione in commercio, questo Chianti affina ulteriormente in bottiglia per diversi mesi.

La cantina Conti Serristori, operante in località Gaggiano a Poggibonsi, in provincia di Siena, è un’azienda storica della Toscana del vino. Oggi fa parte di Giv, Gruppo italiano vini, uno dei maggiori player del settore in Italia, con importanti partecipazioni in società estere.

Centoquarantacinque gli ettari di vigneti di Serristori, che si estendono tra il cuore del Chianti Classico e la città di San Gimignano. Alla cantina principale si affianca quella destinata alla vinificazione e all’affinamento della Vernaccia.

Prezzo: 6 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Sudtirol Alto Adige Doc St. Magdalener 2015, Wilhelm Walch

(4 / 5) Il St. Magdalener costituisce uno dei vini bandiera della tradizione enologica altoatesina. In vendita nei supermercati Despar, il Sudtirol Alto Adige Doc St. Magdalener della tenuta Wilhelm Walch risulta opzione validissima per chi cerca un rosso leggero e fruttato, immediato e di pronta beva, con un buon rapporto qualità/prezzo. Un vino scevro di spigoli e ruvidezze, in grado di reggere a tutto pasto.

LA DEGUSTAZIONE
All’analisi sensoriale, il St. Magdalener sfoggia un colore rubino intenso di franca trasparenza. Al naso si apprezzano note abbastanza nitide di ciliegia e fragole, susina rossa e violette. Cenni di pepe nero e humus. Leggero e agile al palato, tenue negli aromi, beverino e dotato di discreta persistenza.

Vino celebrato nel Tirolo meridionale fin dal Medioevo per l’innata fragranza, il St. Magdalener è ideale come aperitivo o in abbinamento a formaggi dolci, speck, arrosti di vitello e grigliate di carne bianca.

LA VINIFICAZIONE
I vigneti della tenuta Wilhelm Walch sorgono nel cuore della zona vinicola fra Tramin e Caldaro, in giacitura collinare fra i 250 e i 750 metri di altezza. Le viti poggiano su terreni calcarei misti a sabbia e argille, ai piedi delle Dolomiti, abbondantemente irradiate dal sole.

Il St. Magdalener prevede un uvaggio dominato almeno per il 90% da Schiava con aggiunta di Lagrein e Pinot noir. Fermenta a temperatura controllata in serbatoi di acciaio inox, svolge quindi la malolattica e affina brevemente in grandi botti di rovere di Slavonia prima dell’imbottigliamento.

L’azienda fondata nel 1869 nel borgo storico di Tramin in Alto Adige-Sudtirol appartiene da cento e cinquant’anni alla famiglia Walch. L’impostazione agronomica privilegia l’ecosostenibilità e la valorizzazione delle uve storiche. I vini tradizionali vengono interpretati in chiave moderna con l’integrazione di varietà internazionali.

Prezzo: 6,90 euro
Acquistato presso: Despar

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Vini al supermercato

Marche Igt Passerina 2013 “D’Orobianco”, Fulvia Tombolini

(5 / 5) Quattro anni sulle spalle, per un vino bianco come la Passerina, rischiano di essere davvero tanti. Ma non per la Passerina 2013 “D’Orobianco” di Fulvia Tombolini.

Una che, del resto, mastica Verdicchio (uno dei vini bianchi italiani più longevi) al posto del pane. Troviamo questo Marche Igt in offerta, al 50%, in un negozio Auchan della provincia di Milano. Prendere o lasciare. Preso. Per cinque “euri”, vale la pena rischiare.

LA DEGUSTAZIONE
Primo colpo a vuoto, in questa roulette russa con il tempo. Il calice, di fatto, si veste di un giallo paglierino con riflessi dorati. Il nettare ha tenuto bene la prova degli scaffali del supermercato (vallo a spiegare ai detrattori della Gdo e a chi crede che i vini, proprio tutti, vadano conservati “esclusivamente in cantine climatizzate e al buio”: cazzata).

Premiamo il grilletto per la seconda volta: mettiamo la Passerina 2013 “D’Orobianco” sotto al naso. Sopravvissuti. Fortunati? No. Questo è un gran vino. Punto. La freschezza fruttata tipica del vitigno vira su quella delle erbe aromatiche. Alloro e rosmarino, dunque, in primo piano. Non mancano i fiori come il gelsomino, che si fanno largo in un sottofondo di muschio.

Terzo clic: l’assaggio. Un altro colpo a vuoto in questo apparente gioco al massacro con le lancette. Siamo ancora vivi. Come l’acidità di questo vino bianco, dal sorso ancora pieno e di croccante sapidità. Capace di tingersi ancora d’esotico. E non è saudade.

La Passerina “Orobianco” di Fulvia Tombolini ha retto quattro anni il confronto con quel “mostro” della Gdo. Le diamo un premio? I nostri cinque “cestelli della spesa”. E la promessa di altri assaggi della stessa cantina, da raccontare ai nostri più affezionati lettori.

Non dimentichiamo l’abbinamento. Le nuove annate di “D’Orobianco” accompagnano alla perfezione le portate leggere di un aperitivo. Questa 2013 fa il paio – alla grande – con un’orata al sale, cotta al forno in maniera del tutto nature, senza aggiunta di erbe aromatiche. Solo pesce e sale. Il resto ce lo mette il vino.

LA VINIFICAZIONE
Salta all’occhio l’etichetta di “Vino Libero”, a mo’ di bandiera, sul collo della bottiglia. Un vero e proprio biglietto da visita. L’Associazione Vino Libero raggruppa 12 produttori vinicoli e una distilleria di otto diverse regioni italiane, “impegnati ad applicare un modello di agricoltura che sia allo stesso tempo economicamente vantaggioso e rispettoso dell’ambiente”.

Tradotto: in vigna si utilizzano solo concimi organici. Banditi i diserbanti. 
E in cantina “si adottano tecniche evolute per abbattere l’uso dei solfiti, pur mantenendo la perfetta conservazione. La dose massima di solfiti è inferiore almeno del 40% rispetto al limite previsto per legge”.

Sulla “conservabilità” del “Vino libero” di Fulvia Tombolini, non abbiamo più dubbi, dopo l’assaggio. Passerina in purezza, allevata sulle colline di Campofilone, nelle Marche. Le viti affondano le radici in terreni di tipo argilloso, con un densità d’impianto di 3.300 ceppi per ettaro.

La vendemmia avviene nella terza decade del mese di settembre. Le uve vengono vinificate esclusivamente in acciaio. Fulvia Tombolini porta avanti nelle Marche una tradizione vitivinicola di famiglia, avviata nel 1921. La scelta odierna è quella di coniugare la dimensione contadina con la necessità di rimanere al passo coi tempi e col mercato.

Prezzo: 9,99 euro
Acquistato presso: Auchan / Eataly

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Vini al supermercato

Iper, la grande i: 6 vini “Grandi Vigne” per Capodanno

Indecisi sul vino per Capodanno? Abbiamo chiesto a “Iper, la grande i” 6 i vini della linea “Grandi Vigne” per il cenone dell’ultimo dell’anno. Ne è risultata una degustazione più che soddisfacente. Ennesima riprova del valore assoluto, soprattutto in termini qualità prezzo, di questo progetto di Finiper. Unico in Italia.

Una “private label” sui generis, capace di valorizzare le migliori Doc e Docg italiane grazie al contributo di cantine di prim’ordine, in grado di garantire standard qualitativi altissimi, a un prezzo più che mai onesto e alla portata della maggioranza degli italiani abituati ad acquistare vini al supermercato.

Sotto la lente di ingrandimento di vinialsuper un Metodo Classico (Trento Doc), due vini bianchi (Müller Thurgau e Vermentino), due vini rossi (Etna Rosso e Brunello di Montalcino) e un vino dolce (Moscato). Quasi tutti vini in promozione fino al 31 dicembre 2017 negli store a insegna “Iper, la grande i”.

Volete sapere chi la spunta? Ecco la nostra speciale classifica, con il suggerimento di fare la scorta, proprio in virtù del 20% di sconto valido sino a fine anno.

(5 / 5) Etna rosso Doc 2013 Sciara Scura, Cantine Nicosia Spa – Grandi Vigne. Blend di uve Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, di colore rosso granato. Naso complesso: viola e sottobosco fine (mirtillo, fragolina), confettura di more sottile. L’ossigenazione nel calice esalta componenti vegetali che richiamano la macchia mediterranea: evidentissimo il rosmarino e l’alloro.

Ingresso di bocca caldo, su sentori corrispondenti al naso. Tannini delicati, che uniti a una mineralità salina e a un’acidità ben bilanciata regalano un quadro di gran finezza. Chiusura di fatto fresca, tra il mentolato e l’amarognolo: un retro olfattivo nel quale i tannini sfoderano maggiore prepotenza, ma senza infastidire.

Un vino decisamente “gastronomico”, capace di esaltarsi ulteriormente se accompagnato dal giusto abbinamento con la cucina. Tradotto: primi piatti conditi da sughi saporiti, carni arrosto e alla griglia, selvaggina e formaggi stagionati.

Un gran bel vino, ottimo per la tipicità che è capace di esprimere e per l’impareggiabile rapporto qualità prezzo, specie se in promozione. A produrlo è Nicosia Spa, cantina di Trecastagni (Catania), fondata nel 1898 da Francesco Nicosia e oggi condotta da Carmelo Nicosia. Prezzo: 9,60 euro; sconto 20%: 7,65 euro.


(5 / 5) Brunello di Montalcino Docg 2012 Il Cassero, Caparzo – Grandi Vigne. Colore rosso rubino. Naso che fatica a concedersi, sotto la coltre del legno. Un vino che va aspettato. Oppure, per chi ha fretta di apprezzarne subito l’evoluzione nel calice, decantato almeno cinque o sei ore prima dell’apertura.

Ebbene sì, anche se si tratta “solamente” di una vendemmia 2012: ve lo consigliamo noi, che tra l’altro non siamo fan assoluti dei decanter applicati ad annate così “recenti”. Per questo Brunello facciamo un’eccezione e ne siamo felici.

Si resta comunque di fronte a un vino che mostra ampi margini di evoluzione in bottiglia, in totale coerenza con la Docg di Montalcino: vini capaci di “invecchiare”, in media, oltre 30 anni. Apprezziamo anche per questo “Il Cassero” di Caparzo: una cantina capace di regalare alla Gdo un vino “davvero vero”. Scevro dalle logiche commerciali della “pronta beva”, in cui cascano invece big come Frescobaldi (vedi il “Campone”). Dunque, chapeau.

In definitiva, quello selezionato da “Iper, la grande i” è un Brunello di Montalcino a tutti gli effetti, che piaccia o no ai consumatori meno preparati sull’argomento. Dopo diverse ore di ossigenazione, il vino mostra tutte le tipicità del più famoso dei vini toscani e della sua uva principe: il Sangiovese.

Naso che richiama un vegetale acerbo, assimilabile alle foglie del geranio. E dunque mela, limone, mandarino giovane. Non manca la componente dei frutti rossi e dei più maturi petali del fiore di rosa. Profumi che restano tuttavia nascosti da terziari di brace di corteccia di pino e da profumi che richiamano nuovamente la buccia d’agrumi d’arancia rossa e di pompelmo.

Ancora più evidenti i terziari di cuoio (più duri) e di zafferano (più morbidi, speziati, caldi e avvolgenti), uniti a percezioni vegetali di rosmarino, radici di liquirizia, terra bagnata e funghi. Leggerissimo il rabarbaro e la mentuccia, che assieme al fieno e al chiodo di garofano fanno da sfondo a un olfatto davvero complesso e prezioso.

Il palato, di fatto, è corrispondente al naso. Dominano i frutti rossi (in particolare la marasca e il ribes) e a impreziosire un quadro già ricco contribuisce una mineralità salina più che percettibile: ne giovano freschezza e corpo, per un vino che si candida a ottimo accompagnamento a piatti di carni ben strutturati (selvaggina, brasato). Un altro gran bel vino, per un prezzo così

Del resto a produrlo è Caparzo, storica azienda che può contare su 90 ettari di vigneto a Montalcino. Una cantina che punta ad etichette “al vertice della qualità, con tecniche produttive meticolose e di tipo artigianale”, ma con una mentalità “moderna nella gestione, efficiente e capace nei rapporti commerciali”. Prezzo: 27.90 euro; sconto 20%: 22,32 euro.


(4,5 / 5) Bolgheri Doc Vermentino 2016 “Duplice filar”, Tenuta Ladronaia – Grandi Vigne. E’ la new entry della linea Grandi Vigne, ma è già secondo a pochi, tra i vini bianchi di Iper. Un vino bianco, peraltro, prodotto in un terroir da rossi, come Bolgheri.

Uve Vermentino in quasi totale purezza, impreziosite (in maniera geniale) da una piccola percentuale di Sauvignon blanc. Il risultato è un vino che nel calice si veste d’un giallo paglierino invitante, limpido. Il naso non tradisce le aspettative.

Le note dominanti sono quelle mature, di frutti tropicali. Non manca la vena erbacea (in particolare del bosso) conferita dal Sauvignon. Ma sono davvero chiarissimi i richiami floreali al gelsomino che riavvicinano alla “terra” un olfatto che tende verso il mare livornese. Una mineralità salina che sarà ancora più evidente al palato, seppur celata sotto ai sentori maturi della frutta esotica.

La chiusura è a metà tra il balsamico e l’amarognolo tipico dei Vermentini, questa volta su note tendenti ad agrumi come il pompelmo. Perfetto l’abbinamento del Bolgheri Doc Duplice Filar con piatti di pesce, crostacei e carni bianche. Da provare in matrimonio con antipasti a base di salumi (prosciutto crudo) e formaggi vaccini e caprini poco stagionati.

L’azienda Tenuta Ladronaia è stata fondata nel 1950 dai nonni degli attuali proprietari Giuliano e Gessica Frollani, a Bolgheri, nel cuore della Toscana. Si estende su circa 120 ettari, di cui 30 coltivati a vigneto DOC Bolgheri e IGT Toscana. Prezzo: 9,50 euro; sconto 20%: 7,60 euro.


(4,5 / 5) Müller Thurgau Vigneti delle Dolomiti Igt 2016 Maso Carpine, Cantine Monfort – Grandi Vigne. Un Müller che, a differenza di quello di tanti competitor per fascia prezzo (e parliamo anche di cantine blasonate) non si scompone nel calice, a distanza di diversi minuti dal servizio.

Giallo paglierino con i tipici riflessi verdolini, “Maso Carpine” si libera generoso al naso, pur nella sua delicatezza. Un olfatto montano, fresco, piacevole. Chiare note di fiori bianchi e di frutti come la pera, cui fanno da contorno richiami erbacei e balsamici (leggerissima l’arnica) e minerali.

Palato corrispondente, che stupisce per la spinta delle percezioni iodiche e per l’elegante chiusura, tendente all’amaro del pompelmo. Ottimo a tutto pasto, il Müller Thurgau di Grandi Vigne accompagna bene anche lo speck e il prosciutto crudo. Non disdegna, ovviamente, anche piatti di pesce semplici.

A produrlo è Cantine Monfort, realtà famigliare con base a Lavis, in provincia di Trento. Lorenzo Simoni, insieme ai figli Chiara e Federico, porta avanti un progetto vitivinicolo “nel rispetto della tradizione e con la costante ricerca della qualità”. Prezzo più che competitivo: 5,90 euro.


(3,5 / 5) Metodo Classico Trento Doc Brut Maso Carpine, Cantine Monfort – Grandi Vigne. Ci spostiamo in casa spumanti di Monfort e della linea Grandi Vigne per il racconto di questo Metodo Classico trentino (sboccatura 11/2017). Una “bollicina” che, in realtà, non convince appieno.

Colpa di un dosaggio che, seppur coerente con la tipologia “Brut”, pare strizzare troppo l’occhio al gusto di più banali Charmat, come il Prosecco. Zuccheri che finiscono per coprire la tipicità del Metodo Classico Trento Doc, che si caratterizza per mineralità e taglienza.

Eppure, le premesse sono ottime. Nel calice, lo sparkling trentino di Grandi Vigne rivela un perlage fine e persistente, che si fa largo su tinte giallo paglierino. Fanno ben sperare anche gli agrumi percepibili al naso, anche se leggermente tendenti al maturo.

Non mancano i sentori legati ai lieviti in questo spumante base Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco che affina 24 mesi sur lie. Un Trento Doc che manca poi del grip atteso al palato: in bocca si mostra – in definitiva – troppo “piacione”.

Uno spumante, chiariamoci, che non può non piacere al consumatore medio. Soprattutto ai neofiti del Metodo Classico, che grazie a questa etichetta trovano un prezzo d’entrata molto interessante. Noi di vinialsuper, però, dalla linea Grandi Vigne ci aspettiamo di più. Prezzo 9,50 euro; sconto 20%: 7,60 euro.


(5 / 5) Moscato d’Asti Docg 2016 Frati e Mottura, Adriano Marco e Vittorio – Grandi Vigne. Giallo paglierino intenso per questo splendido vino dolce piemontese, a base di uve di Moscato bianco. A produrlo, di fatto, è un’azienda di massimo rispetto del panorama enologico del Piemonte.

Un naso che non può non essere definito, secondo le attese, “aromatico”. E’ dunque il tipico sentore di quest’uva a dominare l’olfatto, in un quadro piacevole che si arricchisce di richiami di salvia, ma anche si pesca e mela Golden.

Finalmente un Moscato non stucchevole al palato. Questo di Grandi Vigne regala una piacevolezza che non stanca, facendone un vino davvero adatto ad accompagnare il dolce delle feste. Anzi: la freschezza di “Frati e Mottura”, nome della vigna in cui viene prodotto, è letteralmente dissetante.

Semplice la tecnica di vinificazione: il mosto, ottenuto da una delicata pressatura delle uve, viene mantenuto a bassa temperatura fino all’utilizzo, per la presa di spuma finale. La parziale fermentazione avviene poco prima dell’imbottigliamento.

I fratelli Marco e Vittorio Adriano conducono la loro azienda nel cuore delle Langhe, producendo vini con uve esclusivamente di loro proprietà. Una famiglia che segue direttamente la vigna, in base a criteri di lotta integrata. La piccolissima produzione degli Adriano è una vera e propria chicca per i fedelissimi di “Grandi Vigne”. Prezzo: 6,20 euro; sconto 20%: 4,95 euro.

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Aglianico del Vulture Dop 2013 Balì, Cantina Di Venosa

(4 / 5) “A fianco all’Italia che tutto il mondo conosce, esiste, quando ci si inoltra nell’estremo meridionale, una seconda Italia, sconosciuta, che non è meno interessante dell’altra, né inferiore per bellezza di paesaggi e grandezza di ricordi storici […]. Parole sulla Basilicata di François Lenormant che così la descrisse dopo il suo viaggio in Italia del 1858.

Descrizione che sembra ancora così attuale: una regione fuori dal tempo, oggi un po’ più conosciuta grazie al cinema o a Matera che sarà capitale europea della cultura nel 2019.

Un territorio aspro, prevalentemente montuoso dove la coltivazione della vite è a dir poco difficoltosa, una delle ragioni per cui conta solo circa 4500 ettari vitati.

Eppure, in questo piccolo areale vinicolo, nel comprensorio del Vulture, antico vulcano spento, ha trovato il suo habitat naturale una perla ben conosciuta agli appassionati di vino, l’Aglianico, vitigno oggi sotto la nostra lente di ingrandimento con un prodotto della Cantina di Venosa: Aglianico del Vulture Dop 2013 Balì.

LA DEGUSTAZIONE
Rosso rubino intenso, poco trasparente e denso ha un impatto olfattivo dominato da note fruttate di prugna ed amarena. Seguono note composte di spezie dolci come vaniglia e cannella che non soverchiano assolutamente il frutto. Al palato è un vino dallo stile moderno, molto piacevole e facile da bere.

Il sorso caldo è caldo con una buona componente acida e salina in un contesto tannico ben bilanciato nel quale anche l’alcolicità è perfettamente amalgamata. Come l’Aglianico del Vulture Dop Baliaggio, già degustato nel 2016 si conferma un prodotto ottimo per fascia di prezzo.

In cucina è il classico vino da arrosti, primi piatti saporiti, cacciagione e formaggi a pasta dura. Da servire a 16°- 18° C in calici ampi per gustarlo al meglio.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto con uve Aglianico 100% allevate a spalliera con una densità di 3500 piante per ha. I vigneti hanno un età compresa tra i 10 e i 30 anni e si trovano ad una altitudine i 450-500 mt s.l.m nella parte nord orientale della provincia di Potenza delimitata dal disciplinare di produzione che comprende il territorio di 15 Comuni.

La vendemmia viene effettuata tra il 15 ottobre ed il 10 novembre. L’uva  raccolta a mano  nelle prime ore del mattino, viene trasportata in casse da 12/15 kg in cantina dove viene pigiata e diraspata quindi trasferita in piccoli fermentini e macerazione pellicolare con inoculo di lieviti selezionati a temperatura controllata da 23° a 26° C. per circa 8 giorni.

Il completamento della fermentazione alcolica e malo-lattica dell’Aglianico Balì avviene in serbatoi isotermici inox. Successivamente il vino viene affinato in botti di rovere di slavonia per circa 12 mesi, quindi filtrato ed imbottigliato a freddo.

La Cantina di Venosa si trova nell’omonima città lucana. Costituita nel 1957 oggi vanta una base di 400 soci per 800 ettari vitati ed è il maggior produttore di Aglianico nella zona del Vulture.

Prezzo: 3,99 euro
Acquistato presso: Conad

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Vini al supermercato

Vini al Supermercato: i migliori del 2017. Castello di Corbara “Miglior Cantina Gdo”

Quali sono i migliori vini in vendita al supermercato degustati dalla nostra redazione nel 2017? Ecco di seguito un elenco che vuol rappresentare un viaggio in lungo e in largo per l’Italia delle cantine che sanno coniugare qualità e prezzo, in Gdo.

Un viaggio che inizia – come ovvio – dagli spumanti: dai migliori Charmat e Metodo Classico degustati da vinialsupermercato.it negli ultimi 12 mesi. Si passa poi ai vini bianchi, prima dei vini rossi e dei passiti.

Un “tour” che, nel 2017, ha come epicentro l’Umbria. E’ qui, per la precisione ad Orvieto, che abbiamo deciso di fermarci per assegnare il premio di “Miglior Cantina Gdo” 2017. L’azienda vinicola che se l’è aggiudicato, come i nostri più attenti lettori sapranno, è Castello di Corbara.

IL 2017 DI VINIALSUPER
Prima dell’elenco delle migliori etichette di vino al supermercato, due parole su di noi. Il 2017, per vinialsupermercato.it, è stato un anno cruciale. Un anno di grandi cambiamenti e di grande conferme. Abbiamo innanzitutto introdotto la valutazione a “cestelli della spesa” per i vini della sezione “Recensioni – Supermercato”.

Nel corso dell’anno abbiamo accolto nella nostra “famiglia” nuovi collaboratori, sia per la parte wine sia per la parte food. Due new entry sono ai box, a scaldare il motore prima di un 2018 che si preannuncia scoppiettante.

Entrerà a pieno regime dal prossimo anno anche la nuova rubrica sui vini in promozione al supermercato, con l’analisi settimanale dei vini in offerta sui volantini delle insegne Auchan, Bennet, Carrefour, Conad, Coop, Despar, Esselunga, Il Gigante, Ipercoop e Iper la Grande I.

Sempre nel corso dell’anno, abbiamo lanciato la nostra campagna “Non solo Prosecco“, con lo scopo di diffondere una verità assoluta: “Prosecco” non è sinonimo di “Spumante”, bensì il nome con il quale si identifica solo una delle tante tipologie e denominazioni degli spumanti italiani: quella prodotta in Veneto e Friuli.

Ma è a luglio 2017 che, di fatto, si è concretizzato il passaggio più importante dell’anno per vinialsupermercato.it: l’iscrizione come testata giornalistica presso il tribunale di Busto Arsizio (VA).

Una scelta intrinseca alla nascita stessa di questo portale, due anni fa, quando vinialsuper è stato fondato come “wine blog”. Il passaggio a testata giornalistica vuol esser un segno di rispetto per i nostri lettori.

Una garanzia in più del “metodo di lavoro” della nostra redazione, animata da uno spirito da vere “Iene”, come spesso dimostrano gli articoli e le inchieste presenti nella nostra sezione “News” (a cui teniamo moltissimo).

In un mondo della comunicazione del vino popolato sì da tanti professionisti, ma anche da tante figure che accostano volentieri la narrazione di un’etichetta alle loro “grazie” o ai favori ricevuti in cambio di un post sui social, vinialsuper vuole distinguersi come punto d’incontro e di scambio di chi bada più alla sostanza che all’immagine.

Questo sito web vuole essere un luogo dove non si fanno distinzioni tra i portafogli di chi vuole bere del buon vino a un prezzo giusto, o congruo alle proprie possibilità. L’epicentro dello sdoganamento della “Gdo” come canale di “serie B” per la vendita del vino, a fronte di un’Horeca che utilizza ampiamente (ma vanamente) quest’arma per auto accreditarsi di fronte ai propri clienti, rimanendo così irrimediabilmente ancorata al passato.

Noi di vinialsuper come “grilli parlanti” per i clienti dei supermercati, che sanno di poter contare sulle nostre recensioni, nella corsia dei vini delle maggiori insegne nazionali.

Noi che, al contempo, siamo e vogliamo essere le spine nel fianco delle stesse catene della Grande distribuzione: tutte consapevoli (ormai) di essere sotto il nostro costante e ininterrotto “monitoraggio”.

I MIGLIORI VINI AL SUPERMERCATO DEL 2017, SECONDO VINIALSUPER

Migliori vini spumanti Metodo Charmat

http://www.vinialsupermercato.it/prosecco-doc-treviso-bio-le-gerette-grandi-vigne/

http://www.vinialsupermercato.it/prosecco-supermercato-migliori-peggiori/

Migliori vini spumanti Metodo Classico

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