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Giornata nazionale birra 100% Made in Italy: «Successo minacciato da esplosione costi»

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Giornata nazionale della birra 100% Made in Italy «Successo minacciato da esplosione costi»
«Il successo della birra italiana è minacciato dall’esplosione dei costi che colpisce tutta la filiera con un balzo negli ultimi due anni che va dal +200% dell’energia al +45% per gli imballaggi al +40% per le bottiglie, mentre le lattine hanno segnato +10%, i tappi +22%, i fusti di plastica +23% e i climatici nel 2022 hanno tagliato di 1/3 il raccolto dell’orzo per il malto». È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti e del Consorzio di tutela e promozione della birra artigianale italiana in occasione della giornata nazionale della birra 100% Made in Italy, che si celebra oggi.

Una ricorrenza celebrata a Palazzo Rospigliosi, a Roma, con la preparazione dal vivo della popolare bevanda con la cotta in diretta di malto e luppolo nazionali. Sono intervenuti il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, il Ministro delle Politiche agricole e della Sovranità alimentare e forestale Francesco Lollobrigida e il presidente del Consorzio di tutela e promozione della birra artigianale italiana, Teo Musso.

IN DIECI ANNI TRIPLICATI I BIRRIFICI ARTIGIANALI IN ITALIA

Il tutto mentre risultano triplicati i birrifici artigianali in Italia negli ultimi dieci anni che superano la quota record di 1085 realtà nel 2022 che fanno volare le esportazioni con un balzo del +12%. Quest’anno i consumi nazionali di birra sono destinati a superare il record storico di oltre 35 litri pro capite per un totale di 2 miliardi di litri, generando un volume di fatturato che, considerando tutte le produzioni, vale 9,5 miliardi di euro. Quasi 2 boccali su 3 sono riempiti con produzioni nazionali.

Eppure, sempre secondo l’analisi, «alle difficoltà di produzione si aggiunge, a causa dei costi dell’energia elettrica, anche la carenza sul mercato di anidride carbonica CO2 ad altissimo grado di purezza utilizzata per l’imbottigliamento».

Per questo, affermano Coldiretti e Consorzio, il progetto presentato per il Pnrr prevede lo sviluppo di una tecnologia che permetterebbe il recupero dell’80%dell’anidride carbonica generata in fase di produzione della birra. Il forte incremento dei costi sta spingendo a riorientare la produzione di alcuni birrifici verso l’uso delle lattine piuttosto che bottiglie di vetro.

In questo scenario è necessario sostenere i piccoli produttori di birra artigianale italiana – affermano Coldiretti e il Consorzio – con la stabilizzazione del taglio delle accise per non mettere a rischio un’intera filiera di alta qualità del Made in Italy con effetti sulla produzione, i posti di lavoro e sui consumi.

Fino ad ora i birrifici artigianali hanno assorbito quasi del tutto l’incremento dei costi che solo una piccolissima parte sta pesando sui prezzi al dettaglio. Ma se i costi non dovessero scendere, diverse aziende rischiano di chiudere definitivamente o di dover sospendere la produzione per almeno tentare di ridurre le perdite».

La costruzione di una filiera 100% Made in Italy per il luppolo, l’orzo e il malto come quella sostenuta da Coldiretti e Consorzio di tutela è quindi strategica per garantire da un lato l’alta qualità delle materie prime da usare e dall’altro le quantità necessarie alla produzione con investimenti in ricerca, macchinari, varietà coltivate creando un rapporto più solido tra i produttori di birra ed i coltivatori di orzo, luppolo e altre materie prime complementari.

Fondamentale per la filiera della birra dal campo alla tavola è anche il sistema nazionale di invasi proposto dalla Coldiretti per conservare l’acqua quando è abbondante o addirittura troppa e la possa poi redistribuire ai campi e agli agricoltori nei periodi di maggiore siccità come quello appena affrontato la scorsa estate.

Così il presidente del Consorzio di tutela e promozione della birra artigianale italiana, Teo Musso: «La valorizzazione della filiera è il punto cruciale che la birra artigianale deve portare avanti in modo sempre piu deciso per avere una forte identità sia sul mercato nazionale che come vero made in Italy nel mondo contribuendo allo sviluppo di un comparto che ha bisogno di crescere».

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Vino italiano, indicatori del settore in frenata: -16% fatturati nel 2023


Voci di costo lievitate e vendite in flessione, crollo della redditività, ansia da recessione. Per il vino italiano, reduce da anni di crescita importante sui mercati mondiali, il grande freddo è già arrivato, e si farà sentire per tutto il 2023. Lo dice l’indagine congiunturale dell’Osservatorio Uiv/Vinitaly, presentata oggi al wine2wine di Veronafiere, nel corso del convegno di filiera che ha aperto l’evento dedicato al vino.

Secondo lo studio, il surplus di costi registrato quest’anno dalle imprese italiane – 1,5 miliardi, l’83% in più, derivanti dai soli aumenti dei prezzi energetici e delle materie prime secche, come tappi, vetro e carta – complicherà i bilanci 2022 delle imprese. A partire dal Margine operativo lordo, previsto quest’anno al 10%, in discesa rispetto al 25% del 2021 e peggiore anche dell’annus horribilis 2020, quando l’indicatore di redditività riscontrato era al 17%.

VINO ITALIANO, LE PREVISIONI PER IL 2023

Ma la vera doccia fredda sarà nel 2023: in uno scenario recessivo il Mol andrà in caduta libera (4%), con un fatturato, a -16%, che in molti casi non riuscirà a coprire costi in decremento (-11%) ma comunque relativamente alti. In termini monetari, la riduzione del Mol attesa per l’anno prossimo è di circa 900 milioni di euro, attestandosi così a 530 milioni di euro contro il miliardo e 400 milioni del 2022 e i 3,4 miliardi del 2021.

Relativamente al mercato, l’Osservatorio di Unione italiana vini e Vinitaly prevede per il 2022 una chiusura d’anno con vendite generali in calo dell’1% a volume (41,4 milioni di ettolitri), per un valore in aumento, grazie all’horeca e alla vendita diretta, del 6%, a 14,3 miliardi.

Meglio l’estero sulla dinamica valoriale (+10% contro +1% del mercato italiano). Mentre i volumi sono attesi stabili in Italia e in leggera contrazione sui mercati internazionali, in particolare Usa, Germania, ma anche Cina e ovviamente Russia. Il dato del valore, rileva l’analisi, non deve però trarre in inganno. L’incremento, del tutto inflattivo, del 7% sul prezzo medio non basta a coprire i costi, come dimostrato dalle richieste delle imprese alla distribuzione di aumentare i listini mediamente del 12%.

POSSIBILE INTERVENTO DEL GOVERNO SULLE ACCISE

Una materia, quella del surplus dei costi, al centro dell’azione di Governo che «intende agire anche sul fronte delle accise», come confermato dal ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e Forestale, Francesco Lollobrigida intervenuto in videocollegamento in apertura dei lavori. Il ministro ha sottolineato che «il vino fa parte dell’ossatura economica e culturale dell’Italia, grazie a un sistema produttivo che ha fatto della qualità la propria bandiera, oltre che elemento competitivo su scala globale».

Per questo – ha proseguito Lollobrigida – dobbiamo tutelare il nostro modo di produrre, che è spesso oggetto di aggressione normativa. Su questo abbiamo dato un segnale anche in Europa votando convintamente contro al taglio ai fondi della promozione orizzontale del vino. In questo scenario di incertezza, il ministero è disponile a un confronto con la filiera per condividere proposte di carattere normativo ed economico che consentano al vino e alle imprese del settore di restare competitivi a livello nazionale, sui mercati esteri e anche in sede europea».

Per l’amministratore delegato di Veronafiere, Maurizio Danese: «Il vino italiano non è solo un prodotto bandiera ma un comparto sano che contribuisce in maniera determinante allo sviluppo economico e sociale del Belpaese. Affrontare con serietà e attenzione le dinamiche di un settore nelle sue fasi evolutive è un servizio che Vinitaly vorrà sempre più perseguire. Da una parte per mettere questi studi al servizio delle imprese e degli stakeholder, dall’altra perché è dall’analisi dei bisogni e delle priorità che proseguirà con ancora maggior determinazione il nuovo corso di una manifestazione che vuol essere sempre più pragmatica e in sintonia con la realtà del settore».

VINO, IL 2022 CHIUDERÀ PEGGIO DI COME È INIZIATO

Nel complesso, in un anno tenuto a galla dall’Horeca nostrana e internazionale, oltre che dalla vendita diretta, il 2022 chiuderà peggio di come è iniziato. In questo senso non aiuta né il calo del 10% a tutto settembre dei volumi di vendita nella Gdo dei primi 3 mercati esteri (Usa, Germania e Uk). Né, soprattutto, i valori medi del vino sfuso, relativi a una nuova vendemmia sopra i 50 milioni di ettolitri, in calo del 15%-20%. Sul punto si sofferma l’analisi, perché le difficoltà congiunturali acuiscono la crisi di crescita di una superpotenza enologica che produce troppo vino. E l’invenduto trascina verso il basso anche il valore del prodotto “sano”.

«Una riduzione di 3 milioni di ettolitri – cita l’analisi – aiuterebbe ad alleggerire la filiera delle eccedenze, liberando energia sulla parte sana e messa in commercio». La sovrapproduzione genera eccedenze sia tra i vini comuni che tra le Dop-Igp; per questo sarebbe necessario fare ordine sul sistema dei prodotti certificati: su un totale di 458 Dop-Igp solo 90 presentano un tasso di imbottigliato su rivendicato sopra l’80%, mentre sono ben 270 (il 60% del totale) le denominazioni sotto il 60% di imbottigliato.

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Esteri - News & Wine news news ed eventi

Ahr, la nuova frontiera del Pinot Nero


Quattordici luglio 2021. Un mercoledì d’estate come tutti gli altri, se non fosse stato per quelle strane foto di barrique galleggianti nel fiume Ahr che iniziavano a diventare virali tra gli abitanti di Bad Neuenahr-Ahrweiler, nel tardo pomeriggio. Di lì a poco, attorno a mezzanotte, l’unico posto sicuro sarebbero diventati i tetti delle case. La città, d’improvviso, si era ritrovata in apnea. Inghiottita da una marea alta due metri. Acqua, mista a fango e detriti.

L’Ahr, esondato ben oltre l’allerta diramato dalle autorità locali, mieteva 134 vittime in 6 ore. Un’interminabile conta dei danni per la città capoluogo del Landkreis Ahrweiler, nel Rheinland-Pfalz, la Renania-Palatinato, 50 minuti a sud di Colonia. A distanza di poco più di un anno dalla tragedia sono i produttori di vino dell’Ahr, principali attori del tessuto agricolo della zona, tra i più danneggiati dall’alluvione del 14 e 15 luglio 2021, ad aver voglia di «normalità». Le carte in regola per tornare a vedere la luce, «anzi trasformare la catastrofe in un’opportunità», ci sono tutte.

AHR: PINOT NERO ASSO NELLA MANICA

L’asso nella manica dei vignaioli dell’Ahr è il Pinot Nero. La varietà originaria della Borgogna, chiamata localmente Spätburgunder, occupa il 65% dei 530 ettari totali della regione vinicola (344 ettari). I vini assumono caratteristiche uniche e distinguibili rispetto a quelli prodotti in Francia. Il merito è del suolo, ricco di sedimenti di origine vulcanica, ardesia, calcare e grovacca. Ma anche del particolare microclima. L’Ahr è infatti la zona vinicola vocata ai vini rossi situata più a nord in Europa.

In un’epoca contraddistinta dai cambiamenti climatici, i produttori locali riescono a preservare le caratteristiche aromatiche della loro uva regina, senza dover intervenire sull’acidità, in cantina. Che il Pinot Nero ami il clima temperato, del resto, è noto anche in Alto Adige. Non a caso, nella regione vinicola italiana più vocata al “Noir“, è già iniziata la caccia ai vigneti di alta quota (alla stregua del Kerner).

LE CARATTERISTICHE DEI GRAND CRU DEL PINOT NERO DELL’AHR


Un altro elemento che rende unico il Pinot Nero dell’Ahr è il rigido sistema di classificazione dei Grand Cru, sul modello francese. In Germania vengono chiamati Grosses Gewächs (abbreviato GG). Costituiscono il vertice della piramide di qualità del VDP (Verband Deutscher Prädikatsweingüter), una sorta di consorzio che raggruppa 200 aziende vinicole tedesche, votate alla qualità assoluta.

Anche se il nome del GG può essere utilizzato in etichetta da aziende che non aderiscono al VDP, l’assaggio dei Pinot Nero dell’Ahr provenienti dai diversi vigneti chiarisce quanto il sistema sia efficace nel caratterizzare a livello organolettico i singoli Grand Cru.

I vini provenienti da Sonnenberg risultano molto espressivi sul fronte del frutto, più maturo e “pieno” rispetto ad altre vigne: in una parola sono “pronti” prima di altri. Pfarrwingert raggiunge solitamente gradazioni alcoliche di mezzo grado o un grado superiori rispetto alla media. Regala vini fruttati, potenti e di prospettiva, pur elegantissimi, profondi ed equilibrati in tutte le componenti.

I Pinot Nero dell’Ahr di Rosenthal sono croccanti, salini; dal tannino leggermente più pronunciato rispetto a quelli di altre zone (anche se più “pronto” di quelli del fresco cru di Alte Lay, noto fino al 2017 come Domlay). Presentano spesso ricordi balsamici e di liquirizia. A Gärkammer, il Grosses Gewächs (GG) più piccolo dell’intera Germania con i suoi 0,68 ettari (monopolio di Weingut J.J. Adeneuer, inserito nel più vasto comprensorio di Walporzheim) eleganza, gran polpa, possibilità garantita di lungo affinamento e note di grafite più pronunciate che altrove.

Una espressione simile si rileva a Kräuteberg, non lontano appunto dal micro appezzamento di Gärkammer. I terreni ricchi di ardesia, localmente chiamata Schiefer, non lasciano spazio ad equivoci sulla matrice del suolo che si riflette nel calice. Silberberg, in posizione più fresca – al pari di Alte Reben, Grand Cru dove è piantato molto Riesling – esalta il mix tra il frutto rosso tipico del Pinot Noir, la mineralità del loess (löss) e caratteri fenolici e speziati accentuati. Vini dunque meno “immediati”, rispetto a Sonnenberg.

IL FRÜHBURGUNDER DELL’AHR: UN PINOT NERO PRECOCE, “QUASI AUTOCTONO”

I produttori locali stanno investendo molto anche su un’altra varietà di uva di origine francese, frutto di una mutazione del Pinot Nero. Si tratta del Frühburgunder, Pinot Nero precoce che matura circa 2, 3 settimane in anticipo rispetto al Noir. Una varietà “quasi autoctona” per la zona, diffusa nei dintorni di Bad Neuenahr-Ahrweiler dalla notte dei tempi. E salvata dall’oblio dall’Istituto di Ricerca di Geisenheim negli anni Settanta del Novecento (rischiava di estinguersi perché poco produttiva).

La fetta maggiore dei 240 ettari di Frühburgunder presenti al mondo si trova proprio nell’Ahr. Qui occupa il 6% del vigneto locale (32 ettari). Una varietà che ha anche sinonimi italiani: Luglienga Nera, Luviana Veronese, Maddalena Nera, Uva de Trivolte. Così come il Pinot nero, anche il Frühburgunder ha i suoi Grand Cru, o meglio i suoi Grosses Gewächs – GG.

Marienthaler Rosenberg regala vini splendidi, aperti, sin dal primo naso sulla tipica frutta rossa croccante del vitigno (ciliegia, ribes, lampone) e su una spalla acida da vino “glou-glou”, perfetto a tavola (anche) con le zuppe di pesce. Da non perdere anche alcune espressioni di Frühburgunder dell’assolata vigna GG Sonnenberg, dove il Frühburgunder, da buon “Pinot Nero precoce”, matura perfettamente. I vini ottenuti da questa porzione abbinano un frutto pieno a tinte speziate e balsamiche, che ricordano la mentuccia.

NON SOLO PINOT NERO E FRÜHBURGUNDER NELL’AHR

Le idilliache colline vulcaniche della Valle dell’Ahr, votate alla viticoltura eroica e meta di turisti che amano perdersi tra vigneti e boschi, soprattutto nella stagione autunnale, non accolgono solo varietà a bacca rossa come Pinot Nero e Frühburgunder. Il 2,7% dei 530 ettari vitati della regione vinicola sono occupati dal Portugieser, varietà oggi molto diffusa in Ungheria. Non mancano in Ahr i vitigni a bacca bianca.

La fetta maggiore è riservata al Riesling (8,2%, ovvero 44 ettari), che qui assume caratteristiche completamente diverse da zone d’elezione come la Mosella. Molto più interessante l’interpretazione dei produttori locali del Pinot Bianco (Weissburgunder, 20 ettari complessivi). Gran parte dei vini prodotti in purezza con questa varietà risultano freschi e succulenti, molto versatili nell’abbinamento a tavola. E soprattutto poco alterati dall’esuberanza alcolica del vitigno, che qui mette in mostra – piuttosto – la sua buona acidità.

LA FRAMMENTAZIONE DEL VIGNETO DELL’AHR

Sono cinquanta le cantine private attive nell’Ahr. Sette aderiscono all’Associazione delle Aziende vinicole di Qualità tedesche (VDP). Ben 3 le cooperative, tra cui la più antica della Germania. Si tratta di WG Mayschoß – Altenahr (Winzergenossenschaft Mayschoß – Altenahr), fondata nel 1868 (nella foto sopra, i soci fondatori) e completamente distrutta dall’alluvione dell’Ahr del 14-15 luglio 2021, in tutte e tre le sue sedi.

Sono già state riattivate la vinoteca e uno spazio per le degustazioni, oltre a parte della produzione che accoglie le uve di circa 400 soci viticoltori, per un totale di 150 ettari. Può contare sulla stessa superficie vitata la seconda cooperativa locale, Dagernova (Die Winzergenossenschaft Dagernova aus Dernau), ma con un numero maggiore di soci, ben 600. Ahrweiler Winzerverein raggruppa invece 78 soci per 24 ettari.

Un quadro di grande frammentazione, quello del vigneto dell’Ahr. Le cantine private si dividono 206 dei 530 ettari complessivi della regione vinicola, dove vasti “corpi unici” di vigna sono cosa molto rara. Un’areale fortemente legato alle vendite in cantina (moltissimi gli enoturisti dalla vicina Olanda: Amsterdam è ad appena 300 Km). Con l’export che si assesta attorno al 5% della produzione complessiva, pari a 31.700 ettolitri annui (circa 4,2 milioni di bottiglie).

AHR WINE TOUR: LE CANTINE DA NON PERDERE

  • Weingut Sermann (Seilbahnstraße 22, 53505 Altenahr)
  • Weingut Kreuzberg (Buschstr. 13 – Porta 27, 53340 Meckenheim. Indirizzo temporaneo)
  • Weingut Nelles (Göppinger Str. 13a, 53474 Heimersheim)
  • Weingut Peter Kriechel (Walporzheimer Str. 85, 53474 Bad Neuenahr-Ahrweiler)
  • Weingut J.J. Adeneuer (Max-Planck-Strasse 8, 53474 Ahrweiler)
WEINGUT SERMANN


Lukas Sermann
, 32 anni, è il volto della riscossa di questa fetta di Germania. Sguardo deciso, di chi sa cosa vuole, ferito ma non piegato dal torto subìto da madre natura. A giudicare dalla cantina e dal bistrot che ha aperto la scorsa settimana per la prima volta al pubblico, l’alluvione è ormai alle spalle. Eppure, tra le barrique che galleggiavano nel fiume come mosche in un bicchiere, c’erano pure le sue.

Le sale di affinamento di Weingut Sermann, ad Altenahr, piccola comunità di 1.600 abitanti nella parte “alta” della Valle dell’Ahr, sono state tra le prime ad affogare nel fango. Il fiume, che solitamente ha una profondità media di 80 centimetri, ha raggiunto in questa zona i 5 metri, attorno alle ore 20 del 14 luglio. Superando gli 8, nella notte. Impossibile pensare a barrique e bottiglie in affinamento quando l’unico obiettivo è salvare la pelle.

Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo rilanciato – spiega Lukas Sermann – riaprendo la cantina e dando vita a un bistrot. I piatti sono stati pensati per l’abbinamento con i nostri vini, ma è possibile scegliere anche etichette provenienti da altre regioni tedesche».

Questo giovane vignaiolo dell’Ahr promuove uno stile improntato su freschezza e beva. Lo ottiene attraverso una meticolosa scelta del periodo di raccolta delle uve, sua vera e propria “ossessione”.

TRE VINI DA NON PERDERE DI WEINGUT SERMANN

  • Altenahrer Übigberg Weissburgunder 2021 “Auf Graben”. Pinot Bianco in purezza. Varietale in gran luce, nonostante l’affinamento in legno nuovo. Note finissime d’agrumi, sorso polposo e allungo salino. Vino di gran gastronomicità. Ottima anche la versione “d’entrata”, per la quale è stato scelto legno usato.
  • Spätburgunder Rosé de Noir 2021 “Gypsy 2”. La prova che l’Ahr sia in grado di produrre anche rosati d’eccellenza da Pinot Nero. Come sopra: ottimo anche il “base”, vinificato in legno usato.
  • Altenahrer Eck Spätburgunder 2021 “im Eck 2021 Alte Reben”. Pinot nero da vigne di 80 anni. Un manifesto al vitigno principe dell’Ahr e alla sua immensa eleganza. Delicatissime nuance di spezia sul frutto rosso croccante e chiusura balsamica che ricorda la liquirizia fusa.

WEINGUT KREUZBERG


Ha perso tutto, con l’esondazione dell’Ahr del 14 e 15 luglio 2021, Weingut Kreuzberg. “Tutto”, al punto di dover trasferire la produzione e lo stoccaggio in un capannone industriale. Per l’esattezza a Meckenheim, poco meno di mezzora di strada da Bad Neuenahr-Ahrweiler. Zona di mele, più che di vigne e vino. Ça va sans dire, un indirizzo temporaneo.

«Vogliamo tornare in valle il prima possibile – spiega a winemag.it Lea Kreuzberg (nella foto sopra) -. Il progetto della nuova cantina è già approvato, ma non riusciremo a stabilirci lì prima di dicembre 2023. Tutte le nostre attrezzature sono andate distrutte. Se abbiamo potuto metterci al lavoro subito dopo l’alluvione è stato solo grazie alla solidarietà di altri produttori, che ci hanno donato le strumentazioni».

Lea, 23 anni, sorride mentre cammina tra le vasche di acciaio e le barrique arrivate da ogni angolo di Germania. C’è anche una costosissima pressa pneumatica. Il tetto del capannone è alto decine di metri. Ma la figlia del fondatore di Weingut Kreuzberg, Ludwig Kreuzberg, è un gigante. Di spirito e volontà d’animo. «Mi faccio forza, anche perché papà ha deciso di darmi ancora più fiducia dopo il disastro», sottolinea sorridendo, timida. Il futuro è tutto suo.

TRE VINI DA NON PERDERE DI WEINGUT KREUZBERG

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  • ‌‌Spätburgunder 2020 Devonschiefer. Colore leggermente più  più carico dei precedenti. Il vino trascorre 16 mesi barrique usate ed è un manifesto al Pinot Nero dell’Ahr e ai suoi terreni ricchi di scisto. Per definizione, un “vino di terroir”. Si apre e progredisce sul frutto, croccante, goloso, che danza sulla spina dorsale minerale. Da provare anche “Devonschiefer R”, sua versione riserva, prodotta in tiratura limitatissima: meno di 400 bottiglie l’anno. Struttura tannica e salinità a fare da spina dorsale sul tipico frutto rosso, con i richiami di legno a dare respiro internazionale al sorso, senza snaturarlo.
  • Spätburgunder 2020 Silberberg GG. Vigna singola, connotata da un suolo ricco di scisto, condito col loess. Lievi richiami fenolici e struttura tannico-minerale a fare da ossatura. Bel centro bocca sul frutto rosso, che si spinge sino un finale lungo, fresco, in cui i ricordi di ribes e fragolina di bosco appena matura giocano con la consueta vena salina del terreno.
  • Frühburgunder 2020 Walporzheimer. Vino che è frutto dell’assemblaggio delle uve di tre vigne della zona di Walporzheimer. Abbina l’intrigante morbidezza fruttata del vitigno e la consueta agilità di beva a note speziate conturbanti, che ravvivano e tendono il sorso. Splendido finale salino, lungo, su un tocco di pepe e grafite. Quello che ci vuole per riempire ancora il calice.

WEINGUT NELLES


È una delle cantine dell’Ahr che aderiscono al VDP, ma soprattutto l’ennesima realtà che sta giovando del ricambio generazionale. Oggi, alla guida di Weingut Nelles c’è Philip Nelles (nella foto sopra), 37enne le cui idee cominciano a pesare in azienda. Sia dal punto enologico, che organizzativo.

C’è il suo zampino nella stilistica della gamma di vini, fedeli all’espressione delle singole vigne, in piena filosofia VDP. Ma anche nella scelta di investire in un’ampia e moderna sala di degustazione, spazzata via dall’alluvione dell’Ahr, a poche settimane dall’inaugurazione. Non si è salvato nulla. Tantomeno le sale di affinamento, poste nei sotterranei.

Nei giorni del disastro, oltre a centinaia di volontari giunti da tutta la Germania, ha fatto visita a Weingut Nelles anche Olaf Scholz, in qualità di ministro delle Finanze, prossimo a ricoprire il ruolo di cancelliere. Un’ulteriore spinta a rimboccarsi le maniche per Weingut Nelles, cantina nata dalle ceneri di una cooperativa il cui anno di fondazione affonda nella notte dei tempi: quel 1479 che campeggia, tuttora, sul logo aziendale.

TRE VINI DA NON PERDERE DI WEINGUT NELLES

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  • Spätburgunder Burggarten GG 2020 “B-52”. ‌Chiarissima sin dal primo naso la matrice vulcanica che caratterizza i suoli di questo Pinot Nero dell’Ahr, proveniente dal Grosses Gewächs (GG) Burggarten. Altrettanto chiara l’estrema eleganza che si snoda dal primo naso al retro olfattivo, nonostante il vino sia solo all’inizio del suo lungo percorso di vita. Pregevole la speziatura che accompagna l’incedere delle note di fragolina di bosco, ribes e lampone, perfettamente mature e piene (la vigna ha 40 anni), su una freschezza dirompente. Chiude su una sottilissima percezione tannica che, unita alla vena sapida, chiama il sorso successivo. Legno nuovo (15 mesi) usato con grande sapienza, per conferire ancora più complessità a un nettare di “partenza” di elevatissima qualità.‌
  • Spätburgunder Schieferlay GG 2020 “SL”. La sigla sintetizza il nome del Grosses Gewächs (GG) di provenienza delle uve, ovvero Schieferlay. Stessa tecnica di vinificazione di “B-52”, ma suolo che in questo caso è ricco di calcare. Il nettare si presenta nel calice del tipico rubino luminoso. Naso aromatico, di grandissima pienezza. È il palato a confermare il perfetto bilanciamento tra frutto e acidità, con la salinità a fare da spina dorsale, ancora una volta specchio fedele del terreno nei vini di Weingut Nelles. L’alcol aiuta ad ammorbidire le durezze e, con l’elegantissima trama tannica, contribuisce a chiarire le doti di lungo affinamento del nettare.
  • Spätburgunder Rosenthal GG 2020 “R”. Suolo di scisto, molto sassoso al Grosses Gewächs (GG) di Rosenthal. Vino in cui domina la componente fruttata e in cui giunge netto il richiamo alla liquirizia e a un tocco di vaniglia. Note tostate in chiusura e retro olfattivo. Tra i vini di Nelles, “R” è quello che rivela con maggiore chiarezza l’utilizzo di legni nuovi. Una scelta spiegabile dal maggiore apporto fenolico e tannico delle uve di Rosenthal rispetto ad altri GG. Nel complesso un vino giovanissimo, a cui dare tempo è un obbligo, oltre che una scelta che si rivelerà azzeccata: anche “R” darà grandissime soddisfazioni nella sfida col tempo.

WEINGUT PETER KRIECHEL


Peter Kriechel
gestisce con il fratello Michael la cantina di lunga tradizione famigliare, nel cuore di Bad Neuenahr-Ahrweiler. Presiede l’associazione dei produttori locali e crede tanto nel Pinot nero dell’Ahr quanto nelle potenzialità del Frühburgunder.

Non a caso, Weingut Peter Kriechel possiede ben 4 ettari di questo “Noir” precoce. E grazie a un lungo lavoro di selezione è riuscito ad ottenere il proprio clone di Frühburgunder, che riesce a maturare addirittura circa una settimana prima di quello” classico”.

Un vitigno con cui Kriechel sta sperimentando in campo anche fuori dai confini della Germania, ovvero in Svezia e Olanda. La cantina, completamente sommersa dall’esondazione del fiume Ahr del 14 e 15 luglio 2021, ha un’altra particolarità. È l’unica, cioè, ad utilizzare per l’affinamento legni “autoctoni” della piccola regione vinicola tedesca, da 1.300 litri.

Non è finita qui. Grazie ai 30 ettari complessivi e allo spirito rivoluzionario e innovatore della famiglia, Weingut Peter Kriechel ha avviato da qualche anno la produzione di due spumanti Metodo classico (Sekt) da uve Meunier (Brut e Nature), che vale la pena di scoprire.

TRE VINI DA NON PERDERE DI WEINGUT PETER KRIECHEL

  • Marienthaler Rosenberg Frühburgunder 2020. Splendido naso di ciliegia appena matura, oltre a lampone e ribes. Espressione del frutto che conquista anche al palato, consistente, fresco, goloso, impreziosito da speziatura elegantissima e terziari composti. Un vino prodotto solo nelle annate migliori.‌
  • Ahr Spätburgunder 2020 “S”. Avete presente il vino che vorreste trovare fresco e servito sul tavolo, al ritorno a casa dopo una giornata nera? Eccolo. Deliziosa espressione del Pinot Nero dell’Ahr, in una delle sue versioni più agili e beverine, ma non per questo banali. Nella gamma di Weingut Peter Kriechel, il vino d’entrata: occhio, però, a non sottovalutarlo.
  • Ahrweiler Rosenthal Spätburgunder 2020. L’ennesimo spaccato delle potenzialità del Pinot nero in questa piccola regione vinicola tedesca, in particolare nelle sfaccettature di Rosenthal. Naso intrigante e stratificato, dal fiore al frutto alla spezia. Sorso profondo, proprio grazie ai ritorni della componente speziata, e centro bocca di gran eleganza, stuzzicato da salinità e freschezza. Tannino modellato sulla polpa, tanto da frenarne l’incedere esuberate, in punta di spada. Persistenza lunghissima, fresca, tesa, speziata, balsamica di liquirizia (marcatore di Rosenthal) e mentuccia.


WEINGUT J.J. ADENEUER

Marc Adeneuer, ex presidente dell’associazione di produttori dell’Ahr, è uno che non le manda a dire. Dentro e fuori dal calice cerca la purezza dell’espressione, che spesso passa dalla parola e dalla forma più diretta. Porta avanti una visione di vino, di cantina e di territorio che si spiega in una parola: “Purist“. Il nome prescelto per una linea dei suoi vini.

Weingut J.J. Adeneuer è il riflesso di questa filosofia. A condurla, assieme a Marc (nella foto sopra), c’è il fratello Frank. I due hanno preso in mano le redini dell’azienda di famiglia, con una tradizione centenaria in Valle Aurina, nel 1984. Da allora è cambiato molto. Anzi, tutto. L’adesione al Verband Deutscher Prädikatsweingüter (VDP) è stato quasi scontato.

Un sigillo sull’idea di qualità che la cantina di Ahrweiler intende difendere e portare avanti. Se l’avvento di Marc e Frank ha portato con sé anche l’innovativo avvio della produzione dei vini bianchi, lo stile dei vini rossi di Weingut J.J. Adeneuer è tra i più tradizionali dell’Ahr. La ventata di novità sarà quella di Tim, rappresentante dell’ultima generazione di questa appassionata famiglia di produttori.

TRE VINI DA NON PERDERE DI WEINGUT J.J. ADENEUER

  • Spätburgunder ‌Walporzheimer Gärkammer GG 2020. Con i suoi 0.68 ettari nel più vasto comprensorio di Walporzheim, Gärkammer è il Grosses Gewächs (GG) più piccolo per estensione della Germania ed è monopolio di Weingut J.J. Adeneuer. Viti di 80 anni di età media, tra cui alcune centenarie a piede franco. Il nome del “Grand Cru”, tradotto in italiano, suonerebbe come “Camera” (Kammer) “di fermentazione” (Gär). Il termine designa il particolare microclima della parcella, caratterizzato da ardesie che catturano il calore diurno e lo sprigionano alle piante nella notte. Il calice dello Spätburgunder ‌Gärkammer GG 2020 è uno dei biglietti da visita più autentici del Pinot Nero dell’Ahr. La concentrazione del frutto (non solo rosso, presente anche ricordi di mora matura) la fa da padrona, sulla spina dorsale della salinità, e su una profondità elegante. Ricordi di grafite rendono ancora più intrigante Gärkammer, assieme a una lunghezza da Noir di caratura internazionale.
  • Spätburgunder ‌Alte Lay GG 2020. È proprio ad Alte Lay che Mark e Frank Adeneuer impiantarono il loro primo vigneto su terrazzamenti, nel 1984. Fragolina di bosco e lampone danzano nel rubino luminoso di quest’altro “Grand Cru” di J.J. Adeneuer, più “timido” di Gärkammer ma non per questo meno espressivo. Tannini soffici, ma presenti. Bella espressione giovanile di un Pinot nero di gran prospettiva, frutto di un cru connotato da un microclima più fresco rispetto a molti altri nell’Ahr. Una zona ancora meno influenzata dai cambiamenti climatici che sembrano riguardare in maniera solo marginale questa regione vinicola tedesca, unica nel mondo per la sua naturale vocazione alla produzione di grandi vini rossi.
  • Frühburgunder Sonnenberg GG 2020. L’inclinazione del vigneto e la perfetta esposizione a Sud fa di Sonnenberg uno degli appezzamenti privilegiati per la maturazione ottimale del “precoce” Frühburgunder. Suoli ricchi di arenaria, grovacca e loess per l’appezzamento a disposizione di J.J. Adeneuer. Ecco la bella presenza di sole anche nel calice: frutto pienamente maturo (fragolijna di bosco, ma anche ribes nero), e bella speziatura tipica della varietà in retro olfattivo, oltre a un tocco di liquirizia salata. Anche in questo caso, vino all’inizio del suo percorso di vita.

UN PO’ DI ITALIA NELL’AHR


Si chiamano Alex Eller, ‌Felix Brüggert e ‌Niklas Körtgen e hanno tutti 26 anni. Sono i fondatori di quella che è, senza ombra di dubbio, la cantina della regione vinicola tedesca dell’Ahr con la più bassa età media: Jungwinzer Next Generation. Un nome, un programma. I tre giovani enologi condividono un progetto enologico comune, pur essendo impiegati rispettivamente in tre diverse aziende vinicole del territorio, dopo essersi formati in Italia, per l’esattezza in Alto Adige.

Alex Eller lavora a Weingut Jean Stodden e ha effettuato il suo tirocinio da Castelfeder, a Cortina. Felix Brüggert, enologo di Weingut Paul Schumacher, si è fatto le ossa a Kellerei Eisacktal, ovvero Cantina Valle Isarco, a Chiusa, non lontano da Bressanone. Niklas Körtgen, in forza a Winzerhof Körtgen, è tornato in Ahr dopo l’importante occasione formativa da Kellerei Tramin, a Termeno.

L’idea di Jungwinzer Next Generation è quella di proporre al mercato vini di facile comprensione e, soprattutto, dal costo contenuto. Il tutto senza rinunciare alla qualità, dalla vigna (un solo ettaro) alla cantina. Le etichette, dalla grafica moderna, colorata e accattivante, chiariscono un concetto confermato anche dagli assaggi del Pinot Nero (Spätburgunder), proposto in ben sei versioni: rosso, riserva, rosé (fermo e spumante Brut) e blanc de noir (fermo e spumante Brut). Completa la gamma l’altra bollicina Müller Turbo Sekt dry.

Non manca un po’ di Italia neppure nella ristorazione della regione vinicola dell’Ahr. Damiano Tucci, 59 anni, gestisce assieme alla moglie Erika Verses, 50 anni, la pizzeria Pizza Da… Miano. Siamo nel cuore del capoluogo Bad Neuenahr-Ahrweiler, all’altezza di Ahrhutstraße, 40. La coppia, giunta in Germania ormai 6 anni fa da Rovigo, ha superato indenne il periodo del Covid-19, per poi vedere il proprio piccolo locale completamente distrutto dall’alluvione del 14-15 luglio 2021.

Oggi la pizzeria Pizza Da… Miano è diventato un punto di riferimento per la pizza nel circondario, servita al trancio a pochi passi da St. Laurentiuskirche, la splendida chiesa attorno alla quale si concentra il maggior numero di locali, ristoranti e birrerie tradizionali della zona, con vista sulle colline del Pinot Nero dell’Ahr.

«Le cose adesso vanno molto bene – racconta – ma non ce l’avremmo fatta senza l’aiuto di tantissimi giovani giunti da tutta la Germania, sin dalla ore successive al disastro, e agli aiuti del governo. Il peggio è alle spalle e ora la zona può rinascere, grazie ai suoi straordinari vini».

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Polveriera Colli Euganei: otto cantine escono dal Consorzio Vini


Otto aziende fuori dal Consorzio Vini Colli Euganei
. L’ente padovano presieduto da Marco Calaon, il cui secondo mandato è stato rinnovato a dicembre 2020, è una polveriera. Tra l’inizio di luglio 2022 e la scorsa settimana hanno fatto le valige da Vo le cantine Ca’ Lustra, Quota 101, Vignale di Cecilia, Vini San Nazario, Vigna Roda, Alla Costiera di Gamba Filippo, Reassi e Vignalta. Sbattendo la porta.

L’erga omnes non è a rischio. Il gruppo di dissidenti strappa appena un centinaio di ettari al Consorzio. Secondo fonti di winemag.it, le cantine dimissionarie chiederebbero tuttavia proprio la testa del presidente Calaon e dell’intero Cda.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, in via ufficiosa, sarebbe il blocco degli impianti del Serprino (biotipo dell’uva Glera) votato lo scorso giugno dalla maggioranza dei soci del Consorzio Vini Colli Euganei. Tre anni “Serprino free” (2022-2024) motivati dalla volontà di bloccare quella che localmente viene definita «Glerizzazione dei Colli Euganei».

PROSECCO DOC VERSO LA SOTTOZONA DEL SERPRINO?

In zona sono pochi i produttori che imbottigliano spumanti o frizzanti Serprino Doc Colli Euganei, preferendo piuttosto vendere le uve o il vino sfuso. Un fenomeno reso ancora più evidente dalla decisione della Doc Prosecco di attivare la misura dell’attingimento temporaneo per la campagna vendemmiale 2022, votata dal Cda trevigiano il 24 giugno e avallata da Regione Veneto il 26 luglio.

I conti, tuttavia, non tornano. Tra le aziende uscite dal Consorzio Vini Colli Euganei, più d’una non produce Serprino. Ecco perché le cause dei dissidi andrebbero ricercate altrove. Ma pur sempre nell’ambito della gestione dell’ente da parte del presidente Marco Calaon, figura considerata da molti vicina alla cooperativa locale.

Sul tavolo resta comunque aperta un’opzione intrigante per il futuro dei produttori dei Colli Euganei. Il Consorzio Doc Prosecco avrebbe già dato il via libera all’istituzione della sottozona del Serprino. Per l’intero sistema Prosecco si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione. Il carattere “vulcanico” del biotipo di Glera allevato sugli Euganei offrirebbe un’opportunità di diversificazione dell’offerta a una Denominazione che ha messo nel mirino il miliardo di bottiglie, da raggiungere nei prossimi 5, 8 anni.

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«Avellinese ed Etna prossime frontiere dei fine wines»: parola di Gabriele Gorelli MW

Crisi energetica, inflazione e una situazione internazionale delicata non scalfiscono il mercato dei fine wines. Che, anzi, continua a crescere a livello globale interessando anche l’Italia, dove il numero di investitori è in costante aumento. Non solo. Una delle aziende leader nel settore degli investimenti in fine wines ha già individuato le prossime frontiere: Avellinese ed Etna. «Zone – come spiega il Master of wine Gabriele Gorelli – dalle quali ci si può aspettare una grande crescita nei prossimi anni».

Sono tre i fattori che conferiscono valore ai vini di pregio: altissima qualità, rarità ed elevata domanda. Caratteristiche che continuano a proteggere dalle perturbazioni dei mercati tradizionali quel meno dell’1% della produzione mondiale definibile “fine wine”. Rendendola, a tutti gli effetti, un “bene rifugio”. Come l’oro o l’arte.

MERCATO DEI FINE WINES IN ASCESA

Nel trimestre appena trascorso, a ottenere i migliori risultati sono infatti stati gli indici Liv-ex Champagne 50 (+8,7%) e Italia 100 (+3,7%). L’indice italiano, che raccoglie 5 Super Tuscan e 5 produttori piemontesi, è in crescita continua: +15,4% nell’ultimo anno, +29% nel corso degli ultimi 2 anni e addirittura +48% nel quinquennio.

A contribuire al rafforzamento sul mercato secondario del valore dei vini pregiati italiani sono stati i dazi all’importazione imposti dagli Stati Uniti dal 2019 al 2021. Anche la quota di mercato internazionale dei fine wines italiani è salita dall’8,8% nel 2019 al 15,1% nel 2020 e al 15,4% nel 2021, stabilizzandosi all’11,8% nel 2022.

FINE WINES ITALIANI: TOSCANA IN TESTA, CRESCE IL PIEMONTE

La distribuzione dei territori dei vini di pregio italiani vede ancora in testa la Toscana, che rappresenta il 57,7% del mercato, ma con il Piemonte che è cresciuto maggiormente nell’ultimo anno. A crescere è anche il numero di italiani che decidono di investire nel settore, spesso giovani tra i 30 e 40 anni.

Liv-ex 100, l’indice che monitora l’andamento dei prezzi dei 100 dei vini pregiati più ricercati sul mercato secondario, negli ultimi due anni è cresciuto addirittura del 36,7%, conoscendo solamente una lievissima flessione – lo 0,3% – a luglio 2022, prima di ricominciare la sua salita ad agosto e settembre.

Il Liv-ex 1000, l’indice che monitora l’andamento dei prezzi sul mercato secondario di mille vini dei sette sottoindici delle aree vitivinicole più di pregio al mondo – ovvero il Bordeaux 500, il Bordeaux Legends 40, il Borgogna 150, lo Champagne 50, il Rodano 100, l’Italia 100 e il Resto del Mondo 60 – accentua ulteriormente questo andamento con una crescita del 37,8% negli ultimi due anni.

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Consorzio Roma Doc verso record bottiglie nel 2022: sono già un milione


FOTONOTIZIA –
Un milione di bottiglie in tempo record per il Consorzio Roma Doc. Mai così presto il Consorzio capitolino aveva infatti raggiunto questo numero di etichette certificate. Si prospetta dunque un nuovo record di bottiglie nel 2022.

«Siamo senza dubbio ancora molto giovani – commenta Tullio Galassini, presidente del Consorzio Roma Doc – ma i numeri registrati quest’anno confermano che la nostra crescita è costante e ben indirizzata».

«Raggiungere la milionesima bottiglia con questo anticipo – continua il numero uno dell’ente capitolino – ci rende orgogliosi. Certifica un sorpasso sulle precedenti annate da un punto di vista quantitativo e, ne siamo sicuri, anche da quello qualitativo. Il compito della Doc Roma è infatti quello di esportare la qualità delle bottiglie romane in Italia e nel mondo».

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Vino australiano: risultati contrastanti per l’export nei mercati chiave

Risultati contrastanti per l’export del vino australiano, nei suoi mercati chiave. Le esportazioni sono diminuite dell’1% in volume a 627 milioni di litri e dell’11% in valore a 2,01 miliardi di dollari nell’anno conclusosi il 30 settembre 2022, secondo l’ultimo Rapporto sulle esportazioni di Wine Australia.

Se da un lato il calo riflette le difficili condizioni di mercato degli ultimi due anni – tra cui i dazi sul vino australiano imbottigliato importato nella Cina continentale, l’impatto delle sfide globali del trasporto e le conseguenze del cambiamento delle abitudini dei consumatori durante la pandemia Covid-19 – dall’altro le cifre mostrano quanto i valori stiano iniziando a stabilizzarsi.

È il responsabile di Wine Australia, Market Insights Peter Bailey a sostenere che i risultati siano stati contrastanti nell’anno conclusosi il 30 settembre 2022. Gli aumenti registrati in alcuni mercati sono stati “compensati” da cali in altri.

«Il Rapporto sulle esportazioni – dichiara Bailey – mostra la performance delle esportazioni australiane e pone in evidenza alcune tendenze in crescita. In questo rapporto, vediamo che la coda del declino delle esportazioni verso la Cina continentale ha un impatto sui dati totali delle esportazioni. Si prevede che questo fenomeno si esaurisca entro la fine del 2022».

LA BOLLA CINESE INCIDE SULL’EXPORT DI VINO AUSTRALIANO

Escludendo la Cina continentale dai dati – aggiunge Bailey – le esportazioni di vino verso il resto del mondo sono rimaste stabili in valore, con un calo dello 0,2% a 1,99 miliardi di dollari e un aumento dell’1% in volume a 622 milioni di litri.

Le esportazioni verso il Regno Unito, Hong Kong e Singapore sono diminuite, a causa del ritorno ai livelli di spedizione previsti. Il calo verso il Regno Unito è stato ritardato rispetto ad altri mercati con modelli di consumo COVID-19 simili, come gli Stati Uniti e il Canada».

Le esportazioni verso le regioni del Nord America e del Sud-Est asiatico sono in crescita. In particolare, si è registrata una forte crescita delle esportazioni verso Stati Uniti, Canada, Malesia e Tailandia.

Il trend di crescita negli Stati Uniti e in Canada è stato guidato da entrambe le fasce di prezzo. Le esportazioni di vino premium hanno continuato a crescere e le esportazioni commerciali non confezionate sono aumentate, grazie all’accelerazione delle spedizioni dell’annata record 2021, dopo un inizio più lento del solito a causa delle pressioni globali sui trasporti.

Inoltre, il numero di esportatori verso gli Stati Uniti ha raggiunto il livello più alto dal 2008. Tra quelli che commerciano vini a un valore di 10 dollari o più al litro FOB, il 75% ha registrato una crescita, «a dimostrazione del fatto che il mercato del vino australiano di qualità continua la sua ascesa».

PREZZI VINO AUSTRALIANO COMPETITIVI NEGLI USA

«Tuttavia – sottolinea Peter Bailey – mentre le esportazioni totali sembrano stabilizzarsi, il settore vinicolo può continuare ad aspettarsi fluttuazioni di mercato, poiché l’aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse può mettere sotto pressione i margini e ridurre la spesa dei consumatori nei mercati chiave. Una nota positiva è che negli ultimi mesi il dollaro australiano si è deprezzato rispetto al dollaro USA, il che aiuta le aziende vinicole australiane ad essere più competitive negli Stati Uniti».

Gli esportatori di vino australiani hanno effettuato spedizioni verso 118 destinazioni durante il periodo, rispetto alle 111 dell’anno precedente. La crescita maggiore è stata registrata in Nord America, con un aumento del 6% a 604 milioni di dollari, e nel Sud-Est asiatico (+15% a 291 milioni di dollari).

Tuttavia, il forte calo verso l’Asia nord-orientale (-46% a 321 milioni di dollari, a causa della Cina continentale) e verso l’Europa (-12% a 621 milioni di dollari, a causa del ritorno del Regno Unito a livelli di spedizione più normali) ha superato la crescita verso altre regioni.

Export vino australiano: i primi cinque mercati per valore

Stati Uniti (+5% a 412 milioni di dollari. 21% di quota del valore totale delle esportazioni)
Regno Unito (in calo del 14% a 395 milioni di dollari. Quota del 20% del valore totale delle esportazioni)
Canada (+10% a 190 milioni di dollari, quota del 10% del valore totale delle esportazioni)
Hong Kong (in calo del 21% a 163 milioni di dollari, con una quota dell’8% sul valore totale delle esportazioni), e
Singapore (-16% a 132 milioni di dollari, quota del 7% del valore totale delle esportazioni).

I primi cinque mercati per volume

Regno Unito (-12%, 222 milioni di litri. 36% del volume totale delle esportazioni)
Stati Uniti (+14%, 139 milioni di litri. 22% del volume totale delle esportazioni)
Canada (+26% a 62 milioni di litri. Quota del 10% del volume totale delle esportazioni)
Nuova Zelanda (+14% a 32 milioni di litri. 5 percento del volume totale delle esportazioni), e
Germania (-7% a 31 milioni di litri. 5 percento del volume totale delle esportazioni).

Nord America

Le esportazioni verso gli Stati Uniti sono aumentate del 5% in valore a 412 milioni di dollari e del 14% in volume a 139 milioni di litri. La crescita è dovuta a diversi fattori. Uno di questi è che il volume di vino non confezionato spedito negli Stati Uniti è aumentato del 53%, raggiungendo i 68 milioni di litri durante il periodo.

L’entità di questo aumento è dovuta al fatto che la vendemmia australiana del 2021 è stata la più copiosa mai registrata e le spedizioni sono state ritardate a causa delle continue sfide del trasporto globale. Negli ultimi mesi, le spedizioni di questa annata si sono intensificate.

In secondo luogo, il vino confezionato è diminuito dell’1% in valore, a 319 milioni di dollari, e del 9% in volume, a 71 milioni di litri. Poiché il volume è diminuito più del valore, il valore medio del vino confezionato è aumentato del 9%, a 4,47 dollari al litro FOB.

L’aumento del valore medio è dovuto al calo dei vini commerciali confezionati (soprattutto nel segmento di prezzo compreso tra i 2,50 e i 4,99 dollari) e all’aumento delle esportazioni al di sopra dei 7,50 dollari al litro FOB, con un incremento del 32% a 71 milioni di dollari.

Le esportazioni di vino in Canada sono aumentate del 10% in valore, raggiungendo i 190 milioni di dollari, e del 26% in volume, con 62 milioni di litri. L’aumento del volume è stato determinato soprattutto dalla crescita delle spedizioni di vino non confezionato. Il volume delle spedizioni di vino non confezionato è aumentato del 44%, raggiungendo i 36 milioni di litri.

L’aumento del valore totale delle esportazioni verso il Canada è stato trainato dalle spedizioni di vino confezionato, soprattutto nella fascia premium. Il valore delle spedizioni confezionate è aumentato dell’11% a 156 milioni di dollari, mentre il volume è cresciuto del 7% a 26 milioni di litri. Le spedizioni a partire da 5 dollari al litro FOB sono cresciute del 18% in valore, raggiungendo i 122 milioni di dollari, il valore più alto per questo segmento di prezzo dal 2009.

Regno Unito

Le esportazioni verso il Regno Unito sono diminuite del 14% in valore a 395 milioni di dollari e del 12% in volume a 222 milioni di litri. Questo calo delle esportazioni di vino nel Regno Unito era atteso, anche se un po’ in ritardo. Ci sono stati due fattori che hanno aumentato le esportazioni verso il Regno Unito dal 2020.

In primo luogo, il periodo di transizione della Brexit ha visto un aumento delle esportazioni prima della scadenza del 31 dicembre 2020. In secondo luogo, il vino australiano occupa la prima posizione nel settore off-trade, una categoria che ha beneficiato molto della chiusura del settore on-trade durante la pandemia COVID-19 e che ora, con la riapertura del settore on-trade, sta registrando un’inversione di tendenza nella domanda di vino australiano.

Mentre questa inversione di tendenza si è verificata molto prima negli Stati Uniti e in Canada, altri due mercati in cui l’Australia detiene una quota maggiore del settore off-trade rispetto a quello on-trade, nel Regno Unito il cambiamento è stato molto più lento e le esportazioni stanno iniziando a risentirne solo ora.

L’Asia

Le esportazioni verso l’Asia nordorientale sono diminuite del 46% in valore (321 milioni di dollari) e del 31% in volume (35 milioni di litri). A questo calo hanno contribuito soprattutto le esportazioni verso la Cina continentale (-92% a 21 milioni di dollari) e quelle verso Hong Kong (-21% a 163 milioni di dollari).

Le esportazioni verso Hong Kong stanno tornando a un livello più normale dopo un aumento delle spedizioni verso questo mercato nel 2021. A compensare alcuni cali sono state le esportazioni verso il Giappone e Taiwan, aumentate rispettivamente del 18% e del 13%.

Le esportazioni verso la Corea del Sud sono diminuite del 5% in valore, raggiungendo i 43 milioni di dollari; il calo ha riguardato le esportazioni di valore inferiore a 7,50 dollari al litro FOB (-44%), mentre quelle superiori a 7,50 dollari al litro sono aumentate del 30%.

Le esportazioni verso il Sud-Est asiatico sono aumentate del 15% in valore, raggiungendo 291 milioni di dollari, e del 39% in volume, raggiungendo 24 milioni di litri. Diversi mercati hanno registrato un aumento del valore, tra cui la Thailandia (+95% a 53 milioni di dollari) e la Malesia (+55% a 59 milioni di dollari).

Questa crescita è stata leggermente compensata da un calo delle esportazioni verso Singapore, scese del 16% a 132 milioni di dollari; anche le spedizioni verso Singapore si stanno normalizzando dopo un elevato livello di spedizioni nel 2021 e 2022.

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Cos’è il gusto di luce nel vino e come prevenirlo con la carenza di bottiglie di vetro di qualità

Il gusto di luce nel vino è uno dei difetti meno comuni. Cos’è e come riconoscerlo? Può essere riscontrato nei vini bianchi sottoposti a fonte luminosa, specie se non adeguatamente protetti da un vetro “fotoresistente”. Una problematica che rischia di diffondersi, vista la carenza di bottiglie che sta attanagliando da mesi i produttori di vino.

Se da un lato, come ricorda Assoenologi, l’anidride solforosa ed i tannini, soprattutto di natura gallica, limitano la comparsa del difetto di luce, l’efficacia di questi composti potrebbe essere «direttamente legata alla quantità di forme fenoliche ossidate». Ma il loro impiego potrebbe consentire il mantenimento della qualità del vino nel corso della “shelf-life”. Ed evitare i tipici sentori anti-aromatici di cavolo cotto o cipolla.

A indagare le problematiche legate al gusto di luce e alla crescente preoccupazione degli enologi per la comparsa di questo difetto del vino, sarà il convegno “Difetti di luce nei vini bianchi e rosati”, in programma a Simei 2022, giovedì 17 novembre a Fiera Milano. L’appuntamento è alle ore 10.30 nella Sala Convegni del Pad. 3 è sarà uno degli eventi di maggior interesse al Salone internazionale Macchine per Enologia e Imbottigliamento.

LA CARENZA DI VETRO PER LE BOTTIGLIE E IL DIFETTO GUSTO DI LUCE

«Il crescente utilizzo di bottiglie inadeguatamente foto-filtranti per il confezionamento di vini bianchi e rosati – anticipa il prof. Antonio Tirelli, che modererà l’incontro – impone agli enologi di prevenire la comparsa di difetti sensoriali legati alla foto-esposizione del prodotto, peraltro spesso insufficientemente protetto da sorgenti luminose nelle fasi post-produttive».

Le pratiche di prevenzione correntemente adottate in cantina sono spesso penalizzanti l’apprezzabilità del prodotto e, molte volte, del tutto inefficaci».

Al fine di fornire strumenti adatti a prevenire la comparsa di difetti foto-indotti, e la conseguente penalizzazione commerciale, il progetto di ricerca Enofotoshield condotto nei trascorsi due anni dall’Università degli Studi di Milano ha valutato efficaci approcci enologici a basso impatto sensoriale e ambientale.

Il percorso di studio biennale sul cosiddetto difetto o gusto di luce nel vino è stato realizzato dal polo universitario milanese grazie alla collaborazione con con quattro aziende vitivinicole lombarde, Assoenologi e il Consorzio di Tutela Franciacorta, e finanziato da Regione Lombardia.

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Vini analcolici: cooperative vitivinicole mondiali in pressing sull’Ue

L’inclusione dei vini analcolici e a basso contenuto alcolico nella legislazione dell’Ue è «un primo passo importante». Ma è «necessario un adeguato quadro giuridico e di marketing per il loro sviluppo, per gestire le aspettative dei consumatori e garantire le strategie a lungo termine delle aziende vinicole». È l’opinione sui vini dealcolati espressa dai colossi che hanno preso parte al Forum Mondiale della Cooperative vitivinicole 2022.

Un incontro tenutosi proprio in Italia, per la precisione nelle sedi di Caviro, in Emilia Romagna, tra il 18 e il 20 ottobre. Con queste premesse, è facile ipotizzare un pressing sempre più costante e iniziative di lobbying nei confronti dell’Unione europea, volto ad ottenere maggiori aperture legislative sui “vini senza alcol“. Includendoli, si presuppone possa essere questo l’obiettivo finale, tra i vini a Denominazione di origine e a Indicazione geografica protetta (Dop e Igp, per l’Italia) dell’Ue.

Perché, come dicono chiaro i massimi rappresentanti di alcune tra le cantine più influenti del mondo, «il quadro giuridico dovrebbe garantire condizioni di parità, basate su regole qualitative di produzione e presentazione». Tradotto: il vino tradizionale e i vini analcolici dovrebbero avere parità di trattamento, nel contesto dei disciplinari di produzione.

A sostenerlo, insieme a Caviro, sono Capel, Fecovita, La Riojana, Vicca, Cenecoop, Aurora, Garibaldi, Sao Joao, Nova Alianca, Pradense, Cevipe. E ancora: Val D’Orbieu – Cordier, Vinadeis, Baco D-Coop, Cuatro Rayas, Manjavacas, Martin Codax, Porto do Barca, Adega Vila Real e CCWCoop. Ovvero alcune tra le maggiori cooperative vitivinicole mondiali, con sede in Italia, Spagna, Francia, Uruguay, Cile, Argentina, Portogallo, Brasile, Australia e Bolivia.

I VINI DEALCOLATI NELL’UE: DIBATTITO CALDO

Tutto si baserebbe sulle richieste di mercato crescenti per il segmento delle bevande low and no-alcohol. «La domanda è in crescita – sottolinea a winemag.it Ignacio Sánchez Recarte, segretario generale del Ceev – Comité Européen des Entreprises Vins – e se le aziende vinicole non la “catturano”, altri lo faranno con prodotti non basati sul vino».

Del resto, «poiché un numero crescente di persone sceglie di bere “meno e meglio”, l’universo delle bevande a basso e nullo contenuto alcolico si sta rapidamente espandendo e sta migliorando dal punto di vista qualitativo».

Secondo una recente ricerca di InsightAce Analytic, il mercato globale delle bevande a basso e nullo contenuto alcolico è valutato 22,5 miliardi di dollari nel 2021. E si prevede che raggiunga i 68,9 miliardi di dollari entro il 2030. Con un tasso di crescita annuale composto (Cgar) del 14%, nel periodo di previsione 2022-2030.

Il gigante della birra Anheuser-Busch InBev, alias AB InBev, che commercializza marchi come Corona, Leffe, Stella Artois, Tennent’s e Becks, ha dichiarato di voler raggiungere con i propri prodotti a basso o nullo contenuto alcolico almeno la quota del 20% sul volume globale commercializzato, entro il 2025.

VINI SENZA ALCOL VS VINI TRADIZIONALI NELLE DO ED IG

«Mentre la categoria dei prodotti a basso e nullo contenuto alcolico è dominata dalla birra – spiega ancora Ignacio Sánchez Recarte – alcuni studi indicano il vino tra gli 0% e i 0,5% di percentuale in volume d’alcol come il settore in più rapida crescita. Con un aumento del 26% e consumatori identificati principalmente come “over 45”. Bevitori abituali di vino che cercano di ridurre le spese durante la settimana, senza sacrificare la cerimonia legata al vino o il gusto».

Considerando che questi prodotti innovativi a base di uva non sono mai stati commercializzati nell’Unione come “vino”, il Ceev ha sostenuto con forza la definizione di questi prodotti all’interno della legislazione vinicola dell’Ue».

Le richieste della filiera sono state inserite nel dicembre 2021 nella legislazione vitivinicola. «Ma sebbene sia autorizzata la dealcolazione parziale e totale per i vini senza Indicazione geografica o Denominazione di origine – continua il segretario Ceev – è autorizzata al momento solo la dealcolazione parziale per i vini con Indicazione geografica protetta o Denominazione di origine protetta».

Un dettaglio che, al momento, sbarra la strada alle cooperative vitivinicole mondiali che intendono investire sul mercato dei vini analcolici dell’Ue (altrove già molto fiorente, vedi gli Stati Uniti). Nel frattempo, in Italia, a fare passi da gigante verso i vini senza alcol è la grande distribuzione.

Da Esselunga è in vendita da qualche mese “Virgola Zero“, Alcohol Free Sparkling prodotto a partire da un Riesling della Mosella dal produttore altoatesino Martin Foradori (Hofstätter), proprietario in Germania di Dr. Fischer. La stessa cantina commercializza un altro spumante dealcolato, “Steinbock”, presentato a Vinitaly nel 2021.

“Virgola Zero” Alcohol Free Sparkling, Dr. Fischer: da Esselunga un Riesling della Mosella senza alcol

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Lavoro in nero in vigna a Montebello Vicentino: scoperti 8 braccianti indiani irregolari

Otto lavoratori in nero intenti ad effettuare la vendemmia, di cui uno sprovvisto di permesso di soggiorno. È quanto ha scoperto la Guardia di Finanza a Montebello Vicentino, nelle scorse ore. Tra i braccianti agricoli scovati dagli uomini della Compagnia di Arzignano, tutti di nazionalità indiana, uno è risultato essere “richiedente asilo“.

L’uomo era stato impiegato dal titolare dell’azienda vinicola dopo soli 36 giorni dalla presentazione dell’istanza di protezione internazionale alla Questura di Verona, invece dei 60 giorni previsti dalla legge.

L’imprenditore è stato denunciato per aver violato la disciplina in materia di “lavoro subordinato a tempo determinato e indeterminato” contenuta nel Testo Unico sull’Immigrazione.

VENDEMMIA IN NERO A MONTEBELLO VICENTINO

Nei suoi confronti è stata elevata una maxi sanzione per lavoro nero che, nel caso specifico, va da un minimo di 12.600 euro fino ad un massimo di 75.600 euro. Le cifre tengono conto delle singole sanzioni per i sette braccianti agricoli impiegati nella vendemmia, senza un regolare contratto di lavoro.

Nel conteggio anche la sanzione amministrativa che va da un minimo di 4.320 euro ad un massimo di 12.960 euro, «per essersi avvalso dell’opera di un richiedente asilo, senza rispettare i termini previsti dalla normativa sull’immigrazione».

Non solo. I funzionari dell’Ispettorato del Lavoro di Vicenza hanno emesso il provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale. Una misura che è stata subito revocata, dal momento che l’imprenditore ha regolarizzato 7 degli otto braccianti agricoli, impegnati nella vendemmia.

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Il futuro del vino Perpetuo? Lontano da Marsala, nella Doc Sicilia


Separati in casa. Come moglie e marito che non si parlano più, dopo aver provato più volte a riallacciare. Il futuro del vino Perpetuo è lontano da Marsala, sua terra d’elezione. E quello che trapela dal Perpetuo Wine Fest 2022, prima edizione dell’evento ideato dal sommelier Ais Trapani e ristoratore Giuseppe Vultaggio per dare un’identità al noto vino ossidativo siciliano, è che “lui” abbia un’amante. D’eccezione. Una a cui è difficile dire di no: la Doc Sicilia.

A svelarlo è Renato De Bartoli, figlio di quel Marco De Bartoli a cui si deve il Vecchio Samperi. Ovvero uno dei pochi vini perpetui – già, non è un Marsala – capaci di finire sulle tavole internazionali, sin dalla sua prima annata. La 1980.

«La voglia di fare qualcosa – commenta De Bartoli – è viva da anni. Abbiamo capito che, probabilmente, la strada migliore per il vino Perpetuo sia quella di emanciparsi dal Marsala. Bisogna trovare una casa e si muove qualcosa nell’ambito della Doc Sicilia. Del resto, il tema genera molto interesse e stimola i consumatori. Prima o poi ci sarà la stretta e il vino Perpetuo troverà la sua dimensione».

Sempre secondo Renato De Bartoli, l’intenzione del management della Doc Sicilia, presieduta da Antonio Rallo, riguarderebbe «la legittimazione del Perpetuo all’interno della Doc Sicilia, in cui andrà trovato un nome e stilato un disciplinare tecnico di produzione».

La possibilità che la Doc Sicilia apra le porte al Perpetuo, valorizzando così il “Marsala prima del Marsala”, vino inventato dagli inglesi aggiungendo alcol al nettare a carattere ossidativo della tradizione locale, è confermata anche dal vignaiolo Nino Barraco.

«Nel 2015 – spiega – ho parlato con il dottor Giacomo Rallo. Avrebbe accettato di produrre un vino perpetuo per promuovere questo tipo di prodotto, a condizione che fosse messo sotto il cappello della Doc Sicilia. In quel momento, da produttore marsalese, lo avrei accettato. Ma all’epoca ero anche amministratore di Marsala. E in qualità di assessore all’Agricoltura presi atto di questa apertura e il discorso si chiuse lì».

Oggi penso che il vino Perpetuo possa essere inserito nella Doc Sicilia. Ma solo a condizione che, prima, venga inserito nella Doc Marsala, con la Doc Marsala “a cappello”, sotto la Doc Sicilia. L’accordo è questo, sul territorio».

MARSALA AL BIVIO SUL FUTURO DEL VINO PERPETUO
Il sommelier Ais Trapani e ristoratore Giuseppe Vultaggio, ideatore della prima edizione del Perpetuo Wine Fest

«Il Marsala – rincara la dose il vignaiolo di Contrada Bausa – è fallito per tutti, tranne che per tre, quattro aziende che continuano a sopravvivere col Marsala Fine 6 mesi, che è quello venduto nei box di plastica da 10 ettolitri destinati all’industria alimentare. Devono sopravvivere solo loro, oppure possiamo creare uno sviluppo diffuso?».

Renato De Bartoli è dello stesso avviso: «L’industria del Marsala va in un’altra direzione, quella più veloce, a basso costo. Noi, per vendere ogni anno circa 7 mila bottiglie di Vecchio Samperi, abbiamo in affinamento circa mille litri in cantina, di varie annate».

Le nuove generazioni, i ventenni di oggi, non sanno neanche che cos’è il Marsala. Non hanno in testa la confusione interna allo scenario della Doc. Non sanno se è un vino dolce o secco, da fine pasto, da dessert, da cucina. Per fortuna si è sgombrato un po’ il campo». Quello attuale, sempre secondo il produttore marsalese di Contrada Fornara Samperi, sarebbe dunque il momento perfetto per rilanciare il «vero vino della tradizione locale».

Il Perpetuo ha molto più appeal rispetto al Marsala, che deve fare i conti con la realtà. Non lo dico io, ma i numeri. All’inizio del Novecento si producevano 100 milioni di litri di Marsala, oggi solo 5 milioni. C’è da farsi delle domande su una crisi che dura ormai da 120 anni».

Una scelta dolorosa, che pare tuttavia inevitabile. «Ci abbiamo tentato, io e Nino Barraco, a coinvolgere il mondo del Marsala – sottolinea De Bartoli – ma c’è una chiusura totale. Perché è costellato da vino sfuso destinato all’industria alimentare, appannaggio di pochi. E nessuno ci deve mettere le mani».

«Il Perpetuo, invece, è democratico. Può essere prodotto da tutti i viticoltori che decidono di fare vino in campagna. Non c’è bisogno del deposito di alcol – conclude – del deposito fiscale, della dogana che viene a controllare per l’accisa. Perpetuo, tuttavia, è un vino che non ha disciplina. È frutto di libera interpretazione. Bisognerebbe prima di tutto sgombrare la scena su questo fronte». Il dibattito è appena iniziato.

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Vini al supermercato

Tutti da Esselunga per i vini in promozione: ben 9 “cinque cestelli”

Tutti da Esselunga per i vini in promozione al supermercato a metà ottobre 2022. L’insegna milanese è spietata nei confronti delle concorrenti, mettendo a segno ben 9 “cinque cestelli” grazie al volantino valido fino al 26 ottobre. Torna finalmente alto il livello della proposta di Esselunga, dopo mesi di noia quasi assoluta.

Le catene della grande distribuzione italiana che si concentrano nel Nord e Centro Italia dimostrano di avere, almeno in questa tornata, una marcia in più rispetto alle altre. Bene, di fatto, anche i supermercati Iperal, che dedicato un intero (interessante) inserto al vino.

Non male anche Ipercoop tra i big, mentre Famila si distingue (in negativo) confondendo Asolo e Valdobbiadene Docg, due denominazioni ben distinte del mondo Prosecco. Ecco tutti i vini in promozione da non perdere. Buona spesa!

ALDI, volantino dal 17 al 23 ottobre

Merlot Igt Veneto: 1,99 euro (3 / 5)

Roversi Grillo Doc: 1,59 euro (3 / 5)


BENNET, volantino fino al 19 ottobre

Prosecco / Muller frizzante, Cescon: 3,90 euro (3,5 / 5)


CONAD, volantino fino al 17 ottobre

Lambrusco Emilia, Cantine Riunite: 2,99 due bottiglie (3,5 / 5)

Ortrugo Doc, Cantina Valtidone: 5,15 euro (3,5 / 5)

Vini Botte Buona, Caviro: 2,19 / 1,69 euro (3,5 / 5)

Cantine Ermes Nero d’Avola Appassimento Doc: 4.49 euro (4 / 5)

Li tamarici Negroamaro Igt: 3.18 euro (3,5 / 5)

Mionetto Prosecco Docg: 7.19 euro (3,5 / 5)

Vini Cantine Maschio: 2.49 euro (3,5 / 5)

COOP, volantino fino al 19 ottobre

Vini Madaudo: fino al 40% di sconto (3,5 / 5)

Bardolino / Soave Villa Molino: 2,69 euro (3,5 / 5)


ESSELUNGA, volantino fino al 26 ottobre

Spumante Metodo classico millesimato, Cesarini Sforza: 7,97 (5 / 5)

Asolo Prosecco Superiore Docg, Cantina Produttori Valdobbiadene: 5,15 euro (5 / 5)

Muller Thurgau Cantina di Bolzano: 5,90 euro (5 / 5)

Verdicchio di Matelica Belisario: 3,17 euro (5 / 5)

Vermentino di Sardegna Sella & Mosca: 5,69 euro (3,5 / 5)

Ribolla Gialla Forchir: 4,43 euro (4 / 5)

Passerina Contecarlo: 3,63 euro (3,5 / 5)

Alcamo / Nero d’Avola Doc, Rapitalà: 4,83 euro (5 / 5)

Lambrusco Righi: 2,49 euro (5 / 5)

Lagrein Cantina di Caldaro: 6,70 euro (4,5 / 5)

Barbaresco Docg Nervo: 9,59 euro (5 / 5)

Morellino di Scansano Collezione, Cecchi: 4,99 euro (5 / 5)

Salice Salentino Cantine Due Palme: 2,99 euro (5 / 5)

Moscato Spumante La Versa: 3,11 euro (4 / 5)


EUROSPIN, volantino fino al 23 ottobre

Vino Bianco / Rosato Castelli Romani Doc: 1.99 euro (3 / 5)

Vini Integralmente Prodotto Rosato / Negroamaro / Chardonnay Salento Igp: 1.59 (2,5 / 5)


FAMILA, volantino fino al 26 ottobre

Spumante Rocca dei Forti: 2,99 euro (3 / 5)

Lambrusco Chiarli: 2,99 euro (3,5 / 5)


IPERAL, volantino fino al 25 ottobre

Spumante Anniversary Bosca: 2 euro (2,5 / 5)

Bianco delle Venezie Turà: 2 euro (3,5 / 5)

Aglianico / Falanghina Ante Hirpis: 3 euro (3 / 5)

Bardolino Doc Borghetti: 3 euro (4 / 5)

Primitivo del Salento / Falanghina Igt Settearchi: 3 euro (3,5 / 5)

Lambrusco Marcello Gran Cru: 3,99 euro (5 / 5)

Asolo Prosecco Docg (errore sul volantino: Valdobbiadene Docg è un’altra denominazione): 4,99 euro (3,5 / 5)

IPERAL, volantino vino fino al 25 ottobre (di seguito i vini in promozione da non perdere)

Chianti Riserva Docg Collezione Oro Piccini: 3,99 euro (5 / 5)

Montepulciano d’Abruzzo Doc Riparosso, Illuminati: 4,99 euro (5 / 5)

Gutturnio Doc Riserva, Cantina Valtidone: 5,89 euro (5 / 5)

Sangiovese Romagna Doc, Galassi: 2,95 euro (5 / 5)

Nero d’Avola Sicilia Doc Settesoli: 2,99 euro (5 / 5)

Chianti Rufina Docg Nipozzano Frescobaldi: 9,90 euro (5 / 5)

Vini Notte Rossa: 3,79 euro (5 / 5)

Teroldego Rotaliano Docg Riserva, Mezzacorona: 5,99 euro (5 / 5)

Sauvignon Sudtirol Alto Adige Doc, Erste+Neue: 6,99 euro (5 / 5)

Sforzato di Valtellina Docg Nera: 20,49 euro (5 / 5)


IL GIGANTE, volantino fino al 22 ottobre

Porta leone Prosecco Superiore Millesimato Conegliano Valdobbiadene Docg: 4.99 euro (3,5 / 5)

Vecchia cantina Chianti Docg: 2.49 euro (3,5 / 5)Leone Prosecco Treviso Extra Dry: 4,49 euro (3,5 / 5)

Chiarli Lambrusco Doc: 4.99 euro (3,5 / 5)

Barbera / Dolcetto / Grignolino: 4.79 (3,5 / 5)

Vini Caparra & Siciliani: 3,19 euro (5 / 5)

Vini Oltrepò pavese Riccardi: 2,99 euro (3 / 5)

Vini Sicilia Fazio: 2,99 euro (3 / 5)

Vini Piemonte San Silvestro: 5,39 euro (3,5 / 5)

Grignolino / Dolcetto Ovada: 2,99 euro (4 / 5)

Neropasso, Rosapasso, Oropasso Veneto, Biscardo: 4,99 euro (3,5 / 5)

Chianti Docg Collerupi, La Pieve: 2,99 euro (3,5 / 5)

Vini Antica Cantina Manzini: 2,19 euro (3,5 / 5)


IPERCOOP, volantino fino al 19 ottobre

Barbera del Monferrato Doc, Terre da Vino: 2,39 euro (3,5 / 5)

Valtellina Superiore Docg Riserva La Gatta, Triacca: 8,85 euro (4,5 / 5)

Cirò Doc Ippolito: 3,89 euro (5 / 5)

Nebbiolo d’Alba Doc Ligabue, Teo Costa: 7,59 euro (5 / 5)

Falanghina del Sannio Doc I Classici, Mastroberardino: 6,99 euro (5 / 5)

Ortrugo Cantagallo, Cantina Valtidone: 3,99 euro (5 / 5)

IPERCOOP, “Sapori d’autunno” (di seguito i vini in promozione da non perdere)

Roero Arneis Docg, Fontanafredda: 4,89 euro (5 / 5)

Alta Langa Docg Brut Millesimato Cesare Pavese: 13,85 euro (5 / 5)

Lambrusco Otello Etichetta Nera, Ceci: 4,90 euro (5 / 5)

Teroldego Rotaliano Doc, Mezzacorona: 3,69 euro (4 / 5)

Schioppettino Tenimenti Civa: 5,25 euro (5 / 5)

Appassimento Toscana Igt Ferrante, Chianti Geografico: 5,49 euro (5 / 5)

Nobile di Montepulciano Docg, Fattoria del Cerro: 7,69 euro (5 / 5)

Montepulciano d’Abruzzo Doc Riparosso, Illuminati: 5,59 euro (5 / 5)

Vini Notte Rossa: 5,49 euro (5 / 5)

Greco di Tufo Docg, Feudi di San Gregorio: 7,95 euro (5 / 5)


 

LIDL, volantino fino al 16 ottobre

Durello Muller Thurgau: 2,29 euro (3 / 5)

Primitivo del Salento Igp: 2,39 euro (3 / 5)


MD, volantino fino al 23 ottobre

Comtesse Saint Hilaire Bordeaux: 2.49 euro (4 / 5)

I 5 Laziali: 2.44 euro (3,5 / 5)

Muller Thurgau Vino Spumante Brut: 2.15 euro (3 / 5)

Vino Rosato Frizzante: 1.39 euro (2,5 / 5)


PENNY, volantino fino al 23 ottobre

Chianti Docg: 2,69 euro (3 / 5)

Etrusca Rosso Toscana Igt: 2,59 euro (3,5 / 5)

Morellino di Scansano Docg: 3,49 euro (3 / 5)

Vino Nobile di Montepulciano Docg: 6,99 euro (3,5 / 5)

Rosato Toscana Igt: 2,59 euro (3 / 5)

Vernaccia di San Gimignano Docg: 2,99 euro (3 / 5)

Vino Santo Chianti: 6,99 euro (3,5 / 5)

Rosso Barrique Igt: 3,49 euro (3 / 5)


TIGROS, fino al 19 ottobre

Vini Piccini Chianti Docg o Buon Governo Igt: 2,49 euro (3,5 / 5)

Vini Oltrepò Pavese Doc Le Rovole Bonarda o Barbera: 4 euro/ 2 pezzi (3,5 / 5)

Spumante extra dry Cantina Valtidone: 2,69 euro (3,5 / 5)

Ciro Doc Caparra & Siciliani : 2,99 euro (5 / 5)

Vini Igt Baroni Della Trinacria Inzolia Igt, Nero d’Avola Doc, Frappato Igt : 2,99 euro (3 / 5)

Vini Giglio Del Duca Vernaccia San Gimignano Docg, Vermentino Toscana  3,49 euro (3 / 5)

Vini La Canva Barbera d’Asti Docg, Dolcetto d’Asti Doc, Barbera Frizzante Monferrato Doc: 3,99 euro (3,5 / 5)

Lambrusco Igp Marcello Oro Ariola: 3,99 euro (5 / 5)

Vini Igp Notte Rossa: 4,19 euro (5 / 5)

Vini Li Nibarj Vermentino di Gallura Docg, Cannonau Sardegna Doc: 4,79 euro (3,5 / 5)

Vini Mandi Refosco Isonzo del Friuli Doc, Ribolla Gialla Igt, Friulano Isonzo Doc: 4,99 euro (3,5 / 5)

Montepulciano d’Abruzzo Doc, Riparosso Illuminati: 5,19 euro (5 / 5)

Vini Walch Müller Thurgau Doc, Chardonnay Pilat Doc, Rosè vigneti delle Dolomiti Igt: 6,89 euro (3 / 5)

Vini Vivaci Doc Cantine Valtidonè: 2,75 euro (3,5 / 5)

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Vendemmia 2022 nel Collio «ottima con punte di eccellenza»


FOTONOTIZIA –
Dopo le prime preoccupazioni date dalla siccità estiva, il Consorzio Collio tira le somme annunciando un finale di vendemmia 2022 più che positivo. «Quantità in linea con il 2021 e resa qualitativa di alto livello», assicura David Buzzinelli, Presidente del Consorzio di Tutela Vini Collio. Nel complesso, il Collio presenta «un’annata qualitativamente ottima con delle punte di eccellenza».

Lo stato fitosanitario delle uve alla raccolta è risultato ottimo, con una scarsissima incidenza di problematiche come peronospora, oidio e botrite tradizionalmente legate alle piante crittogame.

I primi dati analitici fanno registrare livelli di gradazione alcolica «tendenzialmente sostenuti ma non esagerati». In generale il quadro acidico risulta buono per i vini bianchi. Tenori polifenolici delle uve a bacca rossa presentano «aspettative interessanti per i vini da invecchiamento».

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Verso il Parco del Cerasuolo di Vittoria: investimento da 500 mila euro


Con un investimento di 500 mila euro da parte del Gal Valli del Golfo, in Sicilia si pongono le basi per il Parco del Cerasuolo di Vittoria. «Un progetto che contribuirà a valorizzare il territorio», nelle parole di Achille Alessi, presidente del Consorzio di Tutela dei vini Cerasuolo di Vittoria Docg e Vittoria Doc. Una buona notizia che arriva a un anno dal cinquantesimo anniversario della nascita della Doc Cerasuolo di Vittoria.

«Il Parco del Cerasuolo di Vittoria – continua Alessi – sosterrà attività di sperimentazione e dimostrazione di nuove tecnologie, tecniche, processi, pratiche, metodi, soluzioni innovative di prodotto, di servizio, di processo».

Progetti rivolti alla valorizzazione della biodiversità ed alla introduzione di tecniche di risparmio idrico, energetico, riuso delle acque, monitoraggio fitopatologico, valorizzazione delle diversità biologiche presenti nel territorio nonché progetti di promozione e valorizzazione del prodotto vitivinicolo».

In itinere anche la creazione di un «Sistema Marchio Paesaggistico di Qualità Collettivo» legato ai “Paesaggi del Cerasuolo di Vittoria Docg – Vittoria Doc”.

«Il Parco del Cerasuolo di Vittoria – dichiara Francesco Aiello, presidente Gal Valli del Golfo e sindaco di Vittoria – prevede la realizzazione di iniziative rivolte alla valorizzazione della biodiversità e delle tipicità agro-alimentari, potenziando ed innovando le filiere ed i sistemi produttivi di riferimento secondo logiche eco-compatibili, in linea con il nostro Piano di Azione Locale e con l’Agenda Europea 2030».

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«Favorire aggregazioni e acquisizioni tra imprese»: la richiesta di Federvini al governo Meloni


«È fondamentale e urgente dare vita a misure straordinarie, immediate e a medio termine, per aiutare le imprese a crescere, anche attraverso acquisizioni e aggregazioni». La Presidente di Federvini Micaela Pallini ha stilato una serie di richieste al nuovo governo Meloni, ormai prossimo all’incarico, tra cui spicca questa proposta. «Abbiamo bisogno di imprese più grandi», ha aggiunto la numero uno dell’organizzazione aderente a Confindustria e Federalimentare.

La leva fiscale potrà avere un ruolo determinante nel favorire le aggregazioni per creare gruppi di dimensione europea, oltre che nuove realtà commerciali rivolte all’internazionalizzazione, e per favorire lo sbarco di queste nuove realtà sul mercato dei capitali, così da rafforzarne i livelli di capitalizzazione».

Sempre secondo Federvini, «occorre poi intervenire per ridurre la frammentazione che caratterizza il comparto e che, anche per la mancanza di una regia e di una visione comune, lascia troppi singoli produttori senza la possibilità di aggredire i mercati esteri in modo coordinato ed efficace».

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Aumenti gas ed energia: «Falla da quasi 1,5 miliardi di euro per il vino italiano»


Gli aumenti di gas ed energia costano quasi 1,5 miliardi di euro al vino italiano. Anche uno dei comparti del Made in Italy più in salute è costretto a lanciare l’allarme. E ora il timore principale è che all’escalation dei costi si aggiunga la crisi dei consumi in Italia, come già avvenuto in Francia e denunciato dai produttori della Borgogna. Lo rivela un’indagine dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly compiuta nell’ultima settimana sulle imprese del Belpaese.

Il surplus dei soli costi energetici (+425 milioni di euro) e, di conseguenza, delle materie prime secche (oltre 1 miliardo in più per vetro, carta, cartone, tappi, alluminio) valgono da soli un aumento dell’83% rispetto ai budget di inizio 2022.

A questi si aggiungono altre voci in incremento (vino sfuso, costi commerciali, forza lavoro) che portano a un aumento dei costi totali di quest’anno del 28%. Il risultato, secondo l’indagine compiuta su un panel in rappresentanza del 30% del mercato, ha il sapore di una beffa per il settore.

L’incremento dei listini stimati dall’Osservatorio nei primi 9 mesi di quest’anno è infatti del 6,6%, un dato positivo ma insufficiente per coprire una variazione al rialzo dei prezzi che le imprese hanno richiesto nell’ordine dell’11%. Il gap equivalente è pari a 600 milioni di euro di costi non coperti da ricavi che il vino italiano è costretto a sostenere per rimanere sul mercato.

A rimetterci più di tutte sono proprio le aziende di filiera, il cluster più numeroso – ma con minor forza contrattuale – composto perlopiù da piccole imprese che producono, vinificano e imbottigliano tutto, o quasi, in casa propria.

Ma, salvo eccezioni, anche gli industriali del vino e il mondo della cooperazione sono in sofferenza a causa di una dinamica che penalizza in particolare i segmenti basic e popular dell’offerta, a partire dagli spumanti di prezzo medio. Diverso l’impatto sulla fascia premium, non solo perché in grado di assorbire meglio le variazioni ma anche in virtù di un mercato maggiormente disposto ad accettare le richieste di aumento dei listini.

AUMENTI GAS ED ENERGIA: UIV E VINITALY LANCIANO L’ALLARME

Per il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi: «L’indagine dimostra come la crisi in atto non risparmi il nostro settore, che non è energivoro ma in molte sue componenti ne subisce conseguenze dirette».

Quello che possiamo fare ora è consolidare con un patto di filiera tutte le dinamiche che possano produrre un effetto cuscinetto a garanzia di competitività e mercato. Produttori, industriali, cooperative e distributori dovranno perciò assorbire parte degli aumenti per non scaricarli completamente sui consumatori ed evitare una pericolosa depressione dei consumi».

«Riteniamo sia un dovere per Vinitaly monitorare le dinamiche del settore – commenta l’amministratore delegato di Veronafiere, Maurizio Danese – a maggior ragione in un momento delicato come questo. Quanto sta succedendo impatta fortemente anche sul vino, ma c’è la consapevolezza che i fatti di oggi, come quelli di 2 anni fa, rappresentino fattori esogeni e non strutturali che agiscono su un comparto comunque in salute».

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Mondial des Vins Extrêmes 2022: tutti i vini da viticoltura eroica premiati in Valle d’Aosta


È giunto l’esito della del Mondial des Vins Extrêmes 2022, il concorso internazionale giunto alla 30esima edizione dedicato ai vini eroici organizzato dal Cervim in Valle d’Aosta, a fine settembre. Ventitré Gran Medaglie d’Oro, 181 Medaglie d’Oro e 61 Medaglie d’Argento. Questo il bottino assegnato dai 45 tecnici degustatori internazionali nel corso delle degustazioni tenutesi il 29 e 30 settembre scorso.

L’Italia fa la parte del leone con 14 gran medaglie d’oro, 86 medaglie d’oro e 38 medaglie d’argento, inoltre con numerosi premi speciali e con il Gran premio Cervim 2022, al vino con il miglior punteggio in assoluto, andato al Pantelleria Doc Shamira 2017.

Ben 831 i vini iscritti da 301 aziende provenienti da 24 paesi del mondo, che hanno visto le selezioni di 45 tecnici degustatori internazionali, per quello che è l’unico concorso enologico internazionale espressamente dedicato ai vini prodotti da viticoltura eroica.

«È emersa ancora una volta un’eccellenza sempre più elevata – ha sottolineato Stefano Celi, presidente Cervim -, con grandi diversità di vitigni che si traducono nel bicchiere in vini dai sapori unici. Tanta qualità che viene sempre più apprezzata dai winelover italiani ed esteri».

I VINI PREMIATI AL MONDIAL DES VINS EXTRÊMES 2022

Italia primo paese. La Toscana conquista 4 gran medaglie d’oro, 7 ori e 2 argenti; la Valle d’Aosta 3 gran medaglie d’oro, 10 medaglie d’oro e 6 argenti; il Veneto con 2 gran medaglie d’oro, 10 ori e 2 argenti; la Sardegna con 2 gran medaglie d’oro, 1 oro e 2 argenti; la Sicilia con 1 gran medaglia d’oro, 8 ori e 7 argenti.

Ecco l’Alto Adige con 1 gran medaglia d’oro, 5 ori e 1 argento e la Calabria con 1 gran medaglia d’oro, 2 ori e 2 argenti. Quindi la Lombardia con 13 medaglie d’oro e 3 di argento; il Trentino con 8 ori e 6 argenti; la Liguria con 8 ori e 2 argenti; la Campania con 6 ori e 2 argenti; il Piemonte con 5 ori e 1 argento; a seguire Lazio e Molise con 1 oro e 1 argento; le Marche con 1 medaglia d’oro.

Fra i vini esteri la Spagna ha conquistato 3 Gran medaglie d’oro, 27 ori e 8 argenti; la Francia 2 gran medaglie d’oro e 8 medaglie d’oro; la Svizzera 1 gran medaglia d’oro, 22 ori e 5 argenti; il Portogallo 1 gran medaglia d’oro, 4 ori e 1 argento; Cipro 1 gran medaglia d’oro e 4 ori; Slovenia 1 gran medaglia d’oro, 1 oro e 2 argenti.

Quindi la Germania con 9 medaglie d’oro e 3 di argento; l’Argentina con 5 medaglie d’oro; la Georgia e la Grecia con 4 medaglie d’oro; il Brasile con 2 medaglie d’oro; gli Stati Uniti con 2 medaglie d’oro; Malta con 1 oro e 1 argento; e 1 oro per Slovacchia e Stato di Palestina; infine 1 medaglia d’argento per Moldova e Ucraina. L’elenco completo dei vini premiati è online e disponibile sul sito web del Mondial des Vins Extrêmes.

CERVIM, I PREMI SPECIALI 2022 

GRAN PREMIO CERVIM (vino con il miglio punteggio in assoluto) va all’Italia con il PANTELLERIA DOC SHAMIRA – 2017 dell’AZIENDA AGRICOLA BASILE,  Pantelleria (TP).

PREMIO SPECIALE CERVIMFRANCIA TERRES DES TEMPLIERS – BANYULS SUR MER (PIRENEI ORIENTALI) GERMANIA WEINGUT REIS – FEINE WEINE! – BRIEDEL (MOSELLA) ITALIA CAVE DES ONZE COMMUNES – AYMAVILLES (VALLE D’AOSTA) SPAGNA BODEGA EL GRIFO – SAN BARTOLOMÉ (LANZAROTE – ISOLE CANARIE) SVIZZERA ST. JODERN KELLEREI – VISPERTEMINEN (CANTONE VALLESE).

PREMIO ECCELLENZA CERVIMFRANCIA AOC BANYULS GRAND CRU PRÉSIDENT HENRY VIDAL – 2008 TERRES DES TEMPLIERS – BANYULS SUR MER (PIRENEI ORIENTALI); GERMANIA RAFFINESSE RESERVE – 2017 REIS – FEINE WEINE ! WEINGUT – BRIEDEL (MOSELLA) ITALIA VALLE D’AOSTA DOC MUSCAT PETIT GRAINS FLETRI – 2020 CAVE DES ONZE COMMUNES – AYMAVILLES (VALLE D’AOSTA) SPAGNA DOC GRAN CANARIA BLANCO – 2021 BODEGA LAS TIRAJANAS – SAN BARTOLOME’ DE TIRAJANA (GRAN CANARIA – ISOLE CANARIE) SVIZZERA AOC VALAIS HEIDA VERITAS – 2019 ST. JODERN KELLEREI – VISPERTEMINEN (CANTONE VALLESE)

PREMIO CERVIM FUTURO: all’Italia con MATHIEU BETEMPS AZIENDA AGRICOLA MATHIEU BETEMPS – SAINT CHRISTOPHE (VALLE D’AOSTA).

PREMIO CERVIM PICCOLE ISOLE: ITALIA PANTELLERIA DOC SHAMIRA – 2017 AZIENDA AGRICOLA BASILE – PANTELLERIA (SICILIA)

PREMIO DONNA CERVIM: ITALIA ELENA PATRONE AZIENDA AGRICOLA ELENA PATRONE – CORTEMILIA/CN (PIEMONTE)

PREMIO CERVIM BIOSVIZZERA AOC VALAIS SYRAH CUVEE ST GOTHARD – 2019 DOMAINE METTAZ – FULLY (CANRONE VALLESE)

PREMIO CERVIM ORIGINALE: ITALIA CARIGNANO DEL SULCIS DOC RISERVA SANTOMORO – 2019 SOC. AGRICOLA VIGNE BENTESALI – SANT’ANTIOCO/SU (SARDEGNA)

PREMIO VINOFED – 2022SLOVENIA GORIŠKA BRDA CHARDONNAY BAGUERI – 2018 KLET BRDA, Z.O.O. – DOBROVO

PREMIO MONDIAL VINS EXTREMES (zona con maggior numero di vini): vince l’Italia con la Valle d’Aosta.

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Walter Massa e quel fax di Maurizio “Caino” Menichetti che cambiò la storia del Timorasso


Non fosse per l’accento, Walter Massa e Maurizio Menichetti potrebbero essere scambiati per figli della stessa madre. Stesso amore per il vino. Stessa dedizione nel raccontarlo. Stessa testardaggine, forgiata su purezza di spirito, dedizione al lavoro e spalle larghe. Vite che si incrociano nella storia del Timorasso, ormai vino-vitigno icona del Made in Italy, “inventato” negli anni Ottanta da un manipolo di vignaioli, guidati dal genio di Monleale. E portato alla ribalta dal ristoratore toscano, titolare del bistellato Caino di Montemerano.

«Fu un cliente abituale, che solitamente beveva vini francesi molto costosi, a portarmi una bottiglia di Costa del Vento». La mente di Menichetti corre indietro veloce, al 2000: «Un signore distinto, di Modena». Chiude gli occhi per un attimo, cercando di ricordarne persino il nome. Sforzo inutile: «Era un vendemmia 1997, questo me lo ricordo benissimo». Lo sguardo torna fisso su Massa, in cerca della definitiva approvazione. Sul viso, un accenno di sorriso.

Questo tizio voleva imparare a bere, col nostro aiuto. In cantina, all’epoca, avevamo già 30 mila bottiglie per 18 coperti. In altre parole eravamo in grado di accompagnare questo nostro cliente nel suo desiderio di crescita e di scoperta. Quel giorno mi sorprese, presentandosi con la solita educazione: “Mi sono permesso di portare io una bottiglia”».

«Casa. Pane e salame. Piedi sulla sedia, davanti al televisore acceso. E un bicchiere». Costa del Vento 1997 di Walter Massa scivola biondo nel vetro, spinto più dalla curiosità di Menichetti che dalla forza di gravità.

«Verso ‘sto vino, lo assaggio e lo riappoggio. Corro a prendere un calice, perché prima avevo preso un “bicchiere”, un bbbicchiere da acqua. Lo riverso. Lo riassaggio. E decido di mandare subito un fax a Walter Massa», continua il ristoratore toscano.

IL PRIMO ASSAGGIO DI COSTA DEL VENTO 1997

«Gli ho scritto qualcosa tipo: “Sarei interessato a sapere tutto quello che c’è prima e tutto quello che c’è dopo il tuo Costa del Vento 1997″. Mi mandò così tutti i suoi vini. Ma non fu semplice. Dopo quel fax, prima di ricevere una risposta, ne ho dovuti mandare altri tre».

«Nell’ultimo gli scrissi: “Domandare è lecito, rispondere è cortesia“. In maremmano, la mia lingua, questo vuole dire “Vai a fare in culo“! Dopo due minuti squillò il telefono!». Ça va sans dire: era Walter Massa.

«Ero in ufficio, proprio in quel momento», conferma il vignaiolo. «Io e lui ci siamo conosciuti col fax e il telefono in mano – aggiunge – e siamo andati avanti così, per 6 mesi. Poi, il primo gennaio del 2001, ho prenotato cena da lui per il giorno seguente. Già allora aveva 2 stelle Michelin. “Un tavolo per due, Massa”, gli dissi. Arriviamo e ci accomodiamo».

«Era il tavolo 9», lo interrompe Menichetti, questa volta senza pensarci su neppure un secondo. «Lui inizia ad aprire dei vini rossi toscani  – continua il papà di Costa del Vento -. Nel frattempo io sfogliavo la carta dei vini».

A quelle accanto a me, due zie con la nipote, diede un Sanct Valentin di S. Michele Appiano: erano astemie. A un altro tavolo, degli americani: “Senza Sassicaia non si va da nessuna parte”, mi disse Menichetti. Ad altri clienti avrebbe dato volentieri il mio Costa del Vento, ma poi scelse un Sacrisassi de Le Due Terre. “Sapendo che sei qui, ho scelto il vino di Flavio Basilicata“, mi disse».

LA STORIA DEL TIMORASSO NELL’INCONTRO MASSA-MENICHETTI


Quello tra Walter Massa e Maurizio Menichetti fu un incontro determinante per la storia del Timorasso, consacrato nel gotha della ristorazione. «Ordinò tutti i miei vini, chiedendo 12 bottiglie per tipo, di tutte le annate disponibili in cantina», ricorda Massa.

«Tornado da Caino, mi accorsi che in carta il 96 costava meno del 97 e il 95 come il 97. Come mai? “Perché io assaggio e bevo tutti i vini che ho in cantina e faccio il prezzo in base alla qualità che esprime ogni annata”, mi rispose». Oggi, a Montemerano, Menichetti ha in carta il Timorasso dal 1987 al 2018.

E se il vino simbolo di Tortona inizia ad essere conosciuto col nome di Derthona, è perché Walter Massa ha iniziato a «propagandarlo con questo nome» dal 2003.

«Sono un amante del vino – chiosa Menichetti – e di questo vitigno mi sono innamorato subito. In ristorazione inizia davvero a funzionare. Il nostro ristorante è in una zona vinicola, il contorno sono Montalcino e il Chianti. Rispetto al passato, il Timorasso, oggi Derthona, è molto più conosciuto».

«Molti ce lo chiedono, altri chiedono: “Cosa ci fai bere oggi?”. A quel punto spazio in tutto il mondo senza problemi e, senza timori reverenziali, offro il Timorasso accanto ad altre grandi denominazioni del vino internazionale. Il bono col bono sta sempre bene assieme». Un po’ come Walter Massa e Maurizio Menichetti. Due divisi solo dall’accento.

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Elezioni Fisar 2022, tutti i candidati: Roberto Donadini sfida Mariella Dubbini per il dopo Terzago


Conto alla rovescia per le elezioni Fisar 2022. La Federazione italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori è chiamata a rinnovare il Consiglio nazionale, il Collegio dei Probiviri e l’Organo di Controllo, sabato 29 e domenica 30 ottobre.

Le liste di candidati in lizza per un posto nel Consiglio nazionale, per il quadriennio 2023-2026, sono due. La Lista 1 vede candidato presidente Roberto Donadini (Fisar Treviso). La Lista 2 Mariella Dubbini (Fisar Castelli di Jesi). Sarà uno di loro a prendere il posto dell’attuale presidente nazionale di Fisar, Luigi Terzago.

IL NUOVO PRESIDENTE FISAR: ROBERTO DONADINI SFIDA MARIELLA DUBBINI

La Lista 1, guidata da Roberto Donadini, raccoglie 20 candidati sotto allo slogan “Costruiamo insieme il futuro“. Donadini, in Fisar dal 2007, è un fedelissimo di Graziella Cescon, presidente dal 2015 al 2018. Era con lei anche alle elezioni 2018, che hanno visto però trionfare l’altra lista, guidata da Luigi Terzago.

«”Costruiamo insieme il futuro” – spiegano i candidati – è una sfida che guarda verso il cambiamento, forte del senso di appartenenza che tutti condividiamo nell’associazione. Venti candidati, con esperienza in Fisar e nel mondo dell’enogastronomia, presenti, con passione e competenza, in tutte le regioni italiane. Per una Fisar dinamica, competitiva, che restituisca valore e senso di appartenenza».

Dall’altra parte Mariella Dubbini con la Lista 2, “Sommelier nel cuore – Con Noi per Cambiare“. «La lista, composta da 20 candidati, 10 donne e 10 uomini, che rappresentano l’intero territorio nazionale – spiegano gli aspiranti al Consiglio nazionale – si compone di persone che hanno lunga presenza nella Federazione».

Focus principale della Lista 2 alle Elezioni Fisar 2022 sono «la condivisione e la cultura del vino, per una Fisar in cui i rapporti umani hanno priorità, dove il dialogo, il confronto, la condivisione siano valori primari». Con Dubbini «anche giovani sommelier che porteranno una ventata di novità e una diversa visione per il futuro della Federazione».

VOTO ONLINE PER I SOMMELIER FISAR

Secondo quanto previsto dall’art. 12 del Regolamento elettorale Fisar, le operazioni di voto si svolgeranno in modalità elettronica. La Federazione ha scelto la piattaforma per il voto online Eligo, che vanta già 18 milioni di votanti complessivi in 17 anni di attività.

«Gli aventi diritto – spiega Fisar a winemag.it – potranno partecipare al voto, ovunque si trovino, dalle ore 9 di sabato 29 ottobre 2022 alle ore 14 di domenica 30 ottobre 2022. Nella stessa sede dell’Assemblea (l’Hotel NH Venezia Laguna Palace di Mestre, Venezia) saranno messe a disposizione degli associati due postazioni per la votazione elettronica, sabato 29 ottobre 2022 dalle ore 9 alle ore 20 e domenica 30 ottobre 2022 dalle ore 9 alle ore 14».

ELEZIONI FISAR 2022: I CANDIDATI PER IL CONSIGLIO NAZIONALE
Lista 1 Presentatore Donadini Roberto Lista 2 Presentatore Dubbini Mariella
Braccini Marco – Delegazione Civitavecchia e Costa Etrusco Romana Anelli Gualtiero – Delegazione Monza e Brianza
Capra Michele – Delegazione Torino Barbiero Manuela – Delegazione Portogruaro
Cescon Graziella – Delegazione Treviso Bonalberti Francesca – Delegazione Verona
Donadini Roberto – Delegazione Treviso Boso Giulia – Delegazione San Donà di Piave
Gallo Roberto – Delegazione Catanzaro Busiello Luigi – Delegazione Salerno
Gosatti Stefano – Delegazione Aosta Del Buono Luca – Delegazione Valdichiana
Iacone Carlo – Delegazione Caserta Deviletti Giulia – Delegazione Piacenza
Lancia Lorena – Delegazione Brescia Dubbini Mariella – Delegazione Castelli di Jesi
Lanza Luca – Delegazione Cuneo Franchini Filippo – Delegazione Empoli
Lo Bue Sabrina – Delegazione Palermo Greco William – Delegazione Cosenza
Longoni Gianni Giuseppe – Delegazione Milano Ingegneri Marta – Delegazione Padova
Lumini Luca – Delegazione Versilia Loiola Patrizia – Delegazione San Donà di Piave
Maggi Laura – Delegazione Firenze Marchi Massimo – Delegazione di Pisa
Matarazzo Alfonso Ermanno – Delegazione Alessandria Asti Mazzitelli Antonio – Delegazione Roma e Castelli Romani
Melotti Raffaella – Delegazione Bologna Modena Mecaj Daniela – Delegazione Torino
Niccolini Vincenzo – Delegazione Siena e Val d’Elsa Norese Laura – Delegazione Alessandria Asti
Palombo Angela – Delegazione L’Aquila Olivieri Annamaria – Delegazione Viterbo
Pelella Renato – Delegazione Salerno Seminara Francesco – Delegazione Catania
Taronno Salvatore – Delegazione Foggia Siri Enrico – Delegazione Varazze
Volpe Massimo – Delegazione Genova Vaia Antonio – Delegazione Civitavecchia Costa Etrusco Romana
ELEZIONI FISAR 2022: I CANDIDATI PER IL COLLEGIO DEI PROBIVIRI
Battaglini Ornella Barbara – Delegazione Castelli di Jesi
Cirri Valentino – Delegazione Treviso
Compostella Gianluca – Delegazione Vicenza
Fortunato Vincenzo – Delegazione Caserta
Nuti Flavio – Delegazione Volterra
Sarcina Angela – Delegazione Milano Duomo
ELEZIONI FISAR 2022: I CANDIDATI ORGANO DI CONTROLLO
Astorelli Gaetano – Delegazione Civitavecchia Costa Etrusco Romana
Colombo Franco – Delegazione Milano
Donciglio Raffaele – Delegazione Caserta
Modena Giancarlo – Delegazione Verona
Scapolo Claudio – Delegazione Venezia
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Vendemmia 2022, Nizza Docg come il Douro: «Gradazioni non esasperate ed equilibrio»


«Vini che già oggi svelano grande colore purpureo, morbidezza e struttura, ma sorprendentemente gradazioni alcoliche non esasperate con carattere di equilibrio impensabile». Ecco cosa aspettarsi dalla vendemmia 2022 dei Nizza Docg, secondo il presidente dell’Associazione Produttori del Nizza, Stefano Chiarlo.

La vendemmia 2022 sarà ricordata per la “resilienza” climatica che la vite ha dimostrato e per l’attuazione delle pratiche virtuose che i produttori del Nizza, facendo tesoro delle annate precedenti con condizioni climatiche simili, hanno adottato ottenendo vini di  ottima qualità, carattere ed equilibrio».

Due le parole con cui si può sintetizzare la vendemmia 2022 del Nizza Docg: calda e secca. Queste condizioni climatiche impegnative si sono concretizzate in una raccolta mediamente anticipata di circa 10/15 giorni per la varietà Barbera nella zona.

Climaticamente l’annata 2022 ricorda molto la 2017. Con la differenza che quest’anno la vite ha sviluppato un maggior adattamento. Reagendo con una grande resilienza definita «sorprendente» dagli stessi produttori.

Un commento che accomuna i produttori del Nizza a quelli del Moscato bianco per l’Asti Docg, che proprio ieri hanno tirato le somme sulla vendemmia 2022. Uscendo dai confini nazionali, si sono detti «sorpresi» dell’esito dell’annata anche i vignaioli della Valle del Douro, zona notoriamente connotata da vini con alte gradazioni alcoliche.

La vendemmia 2022 nella Valle del Douro: «Vini mai così “leggeri”. E sarà un grande Porto»

STEFANO CHIARLO: «RESE BASSE DETERMINANTI PER IL NIZZA DOCG»

Il fattore critico, per i produttori del Nizza Docg, è stato la scarsità idrica con una riduzione del 60% della caduta d’acqua rispetto ad un’annata normale. Nel dettaglio si parla, nel 2022, di soli 400 mm d’acqua rispetto ad uno standard di 950 mm.

«Tutto ciò – spiega l’Associazione produttori del Nizza – deriva da scarse nevicate invernali, moderate piogge primaverili e da un’estate lunga e siccitosa contrassegnata da rari temporali che fortunatamente non sono stati grandiniferi».

Ma «l’esperienza, l’ingegno e la sensibilità dei viticoltori» hanno permesso di adottare le giuste pratiche agronomiche nel vigneto. Per fronteggiare condizioni climatiche impegnative «senza intaccare l’equilibrio e la qualità del prodotto».

Il fatto che da disciplinare la resa per ettaro, stabilita a 70 quintali, sia più bassa rispetto alle altre – commenta ancora Stefano Chiarlo – è stato un ulteriore fattore che ha fatto in modo che le viti superassero meglio di altre lo stress idrico. Le vigne del Nizza Docg hanno dunque saputo reagire molto bene».

A garantire «la perfetta maturazione delle uve preservandone la freschezza, l’integrità e l’equilibrio» hanno contribuito anche altre decisioni. Tra queste, la scelta di lasciare la vegetazione a proteggere i grappoli dall’insolazione diretta, evitando che le bucce venissero danneggiate e consentendo ai grappoli di non disidratarsi. A buon fine anche il ritardo sul consueto periodo riservato ai diradamenti, al pari dell’anticipo della vendemmia.

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degustati da noi news news ed eventi vini#02

Guida winemag 2023: il Verdicchio 2015 Pas Dosè “Millesimè” di Mirizzi è Spumante dell’anno

Il Verdicchio dei Castelli di Jesi 2015 Pas DosèMillesimè” di Mirizzi è Spumante dell’anno per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 di winemag.it. Si tratta del primo millesimo “senza dosaggio” immesso sul mercato dalla cantina marchigiana guidata da Gianluca Mirizzi.

Una nuova etichetta che si va ad aggiungere alla centratissima gamma di spumanti e vini fermi della cantina di Jesi. Al centro del progetto enologico, la varietà simbolo delle Marche, il Verdicchio.

In un mondo della spumantistica italiana ed internazionale che sta vivendo un vero e proprio boom, mostrando ad esperti e winelovers di tutto il mondo nuove zone potenzialmente interessanti, tanto quanto “esperimenti” enologici poco degni di nota, provenienti da areali privi di esperienza nella spumantizzazione, il “Millesimè” 2015 di Mirizzi convince per la capacità di tenere al centro del sorso la tipicità della varietà marchigiana per eccellenza.

MILLESIMÈ, METODO CLASSICO 100% VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI

Conscio delle potenzialità del Verdicchio nei lunghi affinamenti, Gianluca Mirizzi ha scelto di tenere sui lieviti per circa 70 mesi il suo primo Pas Dosè, dopo aver sperimentato per diverse annate con “bollicine” con residuo zuccherino. Una scelta che paga, sotto ogni profilo: stilistico, culturale, imprenditoriale e organolettico.

Naso e palato del Verdicchio dei Castelli di Jesi 2015 Pas Dosè “Millesimè” di Mirizzi raccontano di uno spumante Metodo classico legato come pochi altri alle Marche. In grade evidenza il frutto giallo, le note iodiche e una leggera venatura idrocarburica che s’accosta alla buccia d’agrume (cedro), a segnare i tratti decisi di uno Champenoise di gran struttura e persistenza, dalla chiusura freschissima, quasi balsamica.

MIRIZZI DOPO MONTECAPPONE: UN NUOVO BRAND PER IL VERDICCHIO

Mirizzi è la seconda azienda fondata da Gianluca Mirizzi. Dal 2015 affianca Montecappone, lo storico brand della famiglia. La scelta dello stemma araldico come logo della nuova avventura è utile a comprendere la filosofia della cantina di Jesi, che vuole abbinare tradizione e modernità.

Nascono così gli spumanti “Millesimè“, base Verdicchio in vari dosaggi, oltre a una linea di vini dai nomi curiosi: “Cogito A.“, “Ergo” ed “Ergo Sum“. L’azienda dispone di 6 ettari di vigneti e 3 di oliveti, in conversione biologica.

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Daniele Bernabei subentra a Giontella: è lui il nuovo general manager dell’Enoteca online


Dopo le dimissioni di Francesco Giontella, Bernabei Spa annuncia il nome del nuovo General manager, Daniele Bernabei. L’enoteca online fondata nel 2014 da Silvio Bernabei è a una vera e propria svolta, dal momento che Giontella faceva parte del team dell’azienda romana sin dagli esordi.

Nei suoi confronti, Bernabei Spa esprime «gratitudine per l’impegno, la dedizione e i numerosi traguardi raggiunti alla guida del Team». Augurandogli «le migliori fortune per il futuro della propria carriera».

L’ingresso di Daniele Bernabei come nuovo General Manager dell’azienda viene descritto come «funzionale al perseguimento degli obiettivi di crescita sempre più sfidanti prefissati dal management». Non solo. È «volta ad accelerare il processo di sviluppo ed efficientamento delle sinergie tra le diverse linee di business in cui opera la Società», evidenzia sempre Bernabei Spa in una nota.

DALLE ENOTECHE ROMANE ALL’ENOTECA ONLINE

Daniele Bernabei, 35 anni, ha respirato fin dalla sua giovane età l’aria dell’impresa di famiglia, attiva sin dal 1933 con un’enoteca a Roma, a Trastevere, seguita da una seconda a Testaccio. Qui ha ricoperto il ruolo di Retail Store Manager, affermandosi come Responsabile della rete vendite operante nel settore Horeca. Nel 2014 il diploma come sommelier Fis.

«In poco tempo – sottolinea la famiglia – Daniele è diventato una figura cardine della struttura societaria, fino a rivestire la mansione di Direttore Commerciale. Oggi è pronto a mettere al servizio della Società le sue eccellenti conoscenze nel mondo Wine & Spirits, unitamente alle sue spiccate competenze digitali e manageriali».

«Sono entrato in quest’azienda 13 anni fa – sono le prime parole di Daniele Bernabei -. L’ho vista crescere giorno dopo giorno e diventare una delle realtà principali del mondo beverage in Italia. Vedo delle grandissime opportunità che ci aspettano per affermarci al vertice del settore. Ringrazio la mia Famiglia per la fiducia riposta in me».

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Il Nizza è 2022: terza edizione al Palazzo del Gusto di Nizza Monferrato


Torna tra meno di un mese Il Nizza è, evento dedicato all’omonima denominazione legata al vitigno Barbera e alle eccellenze gastronomiche del territorio. L’appuntamento è a Palazzo del Gusto di Nizza Monferrato (Asti), dal 22 al 24 ottobre 2022.

La manifestazione, alla sua terza edizione, conferma i banchi d’assaggio suddivisi in base ai territori di provenienza e una masterclass che pone Il Nizza a confronto con denominazioni tra le più importanti d’Italia.

Per quest’anno è stato aumentato il tempo a disposizione per le degustazioni (3 ore) ed è stata data la possibilità di accedere all’evento durante tutti e tre i giorni, sia al pubblico (ingresso a 20 €), sia agli operatori del settore e stampa (gratuitamente tramite accredito).

Il Nizza è” è un evento organizzato da Enoteca Regionale di Nizza, Città di Nizza Monferrato e Associazione Produttori del Nizza in collaborazione con la delegazione astigiana di Ais e col patrocinio del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, della Provincia di Asti, della Comunità Collinare Vigne & Vini e dell’Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe Roero e Monferrato, grazie al sostegno di Regione Piemonte.

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Regge l’Oktoberfest, ma vino protagonista dei volantini Gdo

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Cos’è il vino naturale? A Milano Vi.Na.Ri, un evento per capirlo

Cos’è il vino naturale? Arriva a Milano un evento storico che vede per la prima volta due associazioni unite nell’organizzazione di una manifestazione dedicata al vino naturaleVi.Na.Ri. è la due giorni ideata e organizzata da Vi.Te. e VinNatur, aperta a chiunque ami il mondo del vino naturale, in cui tutte le aziende aderenti rispettano gli stessi requisiti qualitativi e di produzione.

La prima edizione della rassegna, in programma domenica 12 e lunedì 13 febbraio 2023, avrà protagonisti più di 150 produttori in un’unica grande location a pochi passi dall’aeroporto di Linate. Sarà proprio Studio Novanta lo spazio collettore in cui i vignaioli italiani ed esteri potranno presentare i loro prodotti e la loro filosofia enologica e agronomica.

Vi.Na.Ri. nasce a inizio agosto 2020 quando si incontrano Angiolino Maule e Gabriele Da Prato, rispettivamente presidenti di VinNatur e Vi.Te., per gettare le basi di un percorso condiviso.

«È evidente il bisogno di fare chiarezza nel movimento del vino naturale – dichiarano i due presidenti – e si è reso possibile unendo le forze e collaborando per dare maggiore autorevolezza al vignaiolo e al suo messaggio. Da qui un evento congiunto, fuori dagli schemi abituali, che possa trasmettere la voglia dei vignaioli di raccontare e spiegare i territori, le vigne e i vini».

L’obiettivo di Vi.Na.Ri., come spiegano gli organizzatori, «è incentivare nel movimento del “naturale” una fase di profondo rinnovamento, dove le diversità diventano un punto di forza e si trasformano in conoscenze condivise e in nuovi spunti di collaborazione».

«Questo processo di cambiamento sarà rivolto soprattutto ai vignaioli naturali – spiegano le due associazioni Vinnatur e Vi.Te. – perché è fondamentale concentrarsi sulla persona e sul suo lavoro, sulle sue idee e sulle sue scelte: gli unici elementi che possono rendere un prodotto unico e irripetibile. Una strada comune che mette in relazione oltre 300 aziende vitivinicole, che con un’unica voce potranno affermare con chiarezza e determinazione la cultura del vino naturale».


INFO IN BREVE | Vi.Na.Ri. Milano 2023

Data: Domenica 12 e lunedì 13 febbraio 2023
Orari di apertura: dalle 10.00 per gli operatori, dalle 13.00 apertura al pubblico
Luogo: Studio Novanta, Via Mecenate, 88/a, 20138 Milano, MI
Ingresso: garantito con il versamento di un contributo associativo di 25,00 euro, disponibile dal 15 ottobre su eventbrite

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Azienda Agricola Possa è Miglior Cantina Nord Italia 2023 per la Guida Top 100 winemag.it


Viticoltura eroica
all’ennesima potenza, tra costoni di roccia a picco sul mare, recupero e valorizzazione di vitigni autoctoni e progetti a sfondo sociale. Azienda Agricola Possa è Miglior Cantina Nord Italia 2023 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it, dentro e fuori dal calice. Il progetto enologico di Heydi Bonanini travalica la dimensione enologica e conquista uno tra i massimi riconoscimenti dell’annuale Guida Vini del nostro wine magazine indipendente.

Possa è molto più di una semplice cantina. È un elastico tra la terra e il cielo della Liguria. Il collante tra la civiltà e la natura che si sbriciola sotto i piedi dell’uomo, in una zona troppo spesso alla ribalta della cronaca per i disastri, più che per le sue eccellenze.

E Heydi Bonanini non è un semplice vignaiolo. Guai, però, a chiamarlo “eroe“. Una definizione che il produttore di Riomaggiore non gradisce, lontano com’è dalle logiche di uno storytelling ormai deviato, anche nel mondo del vino e della gastronomia.

Azienda Agricola Possa è Miglior Cantina Nord Italia 2023 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it per i suoi Sciacchetrà, vini dolci senza tempo che conquistano sorso dopo sorso. Nettari capaci come pochi di proiettare la Liguria nel calice.

POSSA: LA MIGLIOR CANTINA NORD ITALIA 2023 È ALLE CINQUE TERRE

Il riconoscimento è dettato anche dal resto della gamma di Bonanini, vignaiolo che ama sperimentare nello scenario d’ispirazione delle sue Cinque Terre, dopo aver avuto come maestro un certo Elio Altare, “Contadino” a Barolo. Ecco allora i vini secchi, fermi e mossi – bianchi, rossi e rosati – prodotti con vitigni come Canaiolo, Bonamico, Moscato Rosso e ancora Albarola e Vermentino.

Un ventaglio che va dai frizzanti ai dolci, esaltando insieme terroir e gusto. Il frutto delle terrazze rubate ad incuria e abbandono, in 25 anni di missione che hanno comportato la ricostruzione (a proprie spese e con pochi sussidi) degli antichi muretti a secco. Con la capacità di mettere allo stesso tavolo circa 150 persone, per acquistare 198 diversi appezzamenti di terreno. Per un totale di appena 5 ettari.

Fuori dal vetro, la vita sociale di Heydi Bonanini è una proiezione di quell’elastico che sono le sue vigne verticali. Una moglie e un figlio bellissimo (di Jacopo sentiremo parlare “sul campo”, appena inizierà a metter mano anche in cantina) e un impegno nel coinvolgimento di figure disagiate, a cui dare lavoro, speranza. Futuro.

Azienda Agricola Possa, nata ufficialmente nel 2004, è la quinta cantina per storicità delle Cinque Terre. Il boom verificatosi tra il 2004 e il 2010 ha portato a un totale di 27 cantine. Ma nessuno ha vigneti così vicini all’acqua del mare, in questa splendida fetta di Liguria (appena 5 metri; su, fino a 450). Un altro primato che invita all’assaggio, alla conoscenza, alla scoperta della Miglior Cantina Nord Italia 2023 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it. Prosit.


Azienda agricola Possa

Via S. Antonio, 72
19017 Riomaggiore (SP)

Tel. +39 348 316 2470
Email: info@possa.it

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La vendemmia 2022 nella Valle del Douro: «Vini mai così “leggeri”. E sarà un grande Porto»

Alcol e acidità moderate, ottima espressione del frutto. Contrariamente alle aspettative, una scarsa presenza di uve surmature, secche o disidradate. La vendemmia 2022 nel Douro è stata tra le più impegnative e sfidanti di sempre, con un calo della produzione che va dal 30 al 50%. Ad assicurarlo sono i Douro Boys, gruppo di vignaioli riunitosi nel 2003 «per formare una perfetta “Cuvée”» e mostrare al mondo le potenzialità del Porto e dei vini bianchi e rossi secchi prodotti nella più famosa regione vinicola del Portogallo.

Come in tutta Europa, anche nella Valle del Douro la vendemmia 2022 è stata caratterizzata da un clima molto secco. Le precipitazioni sono scese al 30% rispetto alla media del periodo 1971/2000 e al 37% rispetto alle ultime due annate del 2020 e del 2021.

A seconda della posizione della valle e del vigneto, le precipitazioni totali prima dell’inizio del raccolto (da gennaio a luglio) sono state solo tra 170 e 260 ml. Circa un terzo rispetto alla media di 500-700 ml. La temperatura media da maggio a settembre è stata più alta che mai. Per 23 giorni consecutivi il termometro ha superato i 35 gradi. Raggiungendo i 48 gradi a luglio nella zona di Pinhão.

Viste le condizioni di super-secchezza, i Douro Boys si aspettavano un’elevata quantità di uve secche. Sorprendentemente questo non è avvenuto, come confermato durante la conferenza online odierna tutti i vignaioli del gruppo: João Ferreira Álvares Ribeiro e Francisco Ferreira (Quinta do Vallado), Cristiano Van Zeller (Van Zellers & Co.), Francisco “Xito” Olazábal (Quinta do Vale Meão), Tómas e Miguel Roquette (Quinta do Crasto) e Dirk van der Niepoort (Niepoort).

DOURO, VEMDEMMIA 2022: VINI BIANCHI E ROSSI “LEGGERI” E FRUTTATI

Le uve raccolte – dichiarano pressoché all’unisono i Douro Boys – sono vitali, fresche e fruttate, il grado zuccherino è inferiore a quello delle annate normali, sino a un minimo di 12,5% vol.

Probabilmente è così perché le viti hanno interrotto la fotosintesi durante l’estate molto secca, a causa della mancanza di umidità. Anche la resa è ovviamente ridotta. Il peso dell’uva è solo l’80% di quello di un’annata media e ha conservato pochissimo succo».

La vendemmia delle varietà di uva a bacca bianca è iniziata intorno al 10 agosto nel Douro Superior e in altre sottoregioni. Nonostante la scarsa escursione termica tra giorno e notte, le uve risulterebbero molto fruttate. L’acidità è invece inferiore alla media, ma a un buon livello per produrre vini freschi, specie in caso di scelta dell’uvaggio.

I vini rossi 2022 del Douro sono meno alcolici. Per alcuni Touriga Franca si arriva addirittura all’11%. Tuttavia, i vini rossi presentano colori rossi e violacei molto intensi e al naso sono molto puri e intensi. I tannini morbidi ed equilibrati.

LA VENDEMMIA 2022 DEL PORTO NEL DOURO

La vendemmia delle uve del Porto è appena iniziata nel Douro e sembra «molto promettente, con un’alta concentrazione di frutta e intensità». Si tratta sicuramente di un’annata molto buona, «forse addirittura eccezionale», si spinge a dire qualcuno, tra i Douro Boys. Maggiori indicazioni si avranno attorno al mese di maggio 2023, dal momento che i vini al momento si trovano ancora in acciaio. Ma le aspettative, ad oggi, sono alte.

Scarse le quantità di Porto 2022, in linea con gli altri vini della regione. «Ma le uve sono molto aromatiche, molto intense, non molto acide, ma ben equilibrate, soprattutto quelle provenienti da vecchie vigne», garantisce per tutti Daniel Niepoort.

Nella Valle del Douro, le viti sono abituate a sopravvivere in condizioni molto calde e secche, lungo ripidi pendii pietrosi e scistosi. Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui le piante hanno affrontato meglio le condizioni estreme della vendemmia 2022, rispetto ad altre regioni.

Le vigne vecchie e molto vecchie (50-80 anni) sono molte nel Douro e le radici profonde hanno aiutato la pianta a superare il periodo critico e le condizioni della superficie del terreno. I produttori locali, del resto, si interrogano da anni sui cambiamenti climatici.

IL FUTURO DEL DOURO: IMPIANTI AD ALTA QUOTA E PASSAGGIO AL GUYOT

Tra le mosse dei Douro Boys, l’interruzione del cordone e il passaggio al guyot doppio, meno vigoroso. Il Douro ha 43 mila ettari di vigneti tra gli 80 e gli 800 metri. I nuovi vigneti, soprattutto per i vini bianchi, sono per lo più piantati in altitudine.

È stato poi interrotto l’uso delle colture di copertura, preferendo e tornare a mobilitare il suolo (redra) all’inizio di luglio. In questo modo si riduce la capillarità dello strato più alto del suolo, impedendo alla già scarsa umidità e alla piccola quantità d’acqua presente nel suolo di evaporare.

Mosse anche sul fronte dell’esposizione e della selezione dei vitigni più adatti. Soprattutto per i vini bianchi, l’esperienza ha dimostrato che varietà come Arinto, Rabigato, Gouveio e Viozinho sono meno produttive rispetto a Malvasia Fina, Codega e Fernao Pires, utilizzate in passato per la produzione di vini di stile “pop”. Inoltre, producono meno zucchero e quindi meno alcol e più acidità.

Per questo motivo, sono ideali per produrre vini bianchi equilibrati, anche in anni di clima estremo. Il Touriga Nacional, probabilmente il vitigno più conosciuto nel Douro, si è adattato bene al caldo e continua a produrre vini equilibrati, anche in annate secche o torride. Una risorsa ottimale, anche per il Porto.

Per i vini rossi, alcuni produttori preferiscono il Touriga Franca, fresco e a maturazione tardiva. Le piantagioni miste riservano vantaggi: con diversi vitigni si ha sempre un equilibrio tra la maturazione eccessiva e la freschezza.

L’EXPORT DEL VINO PORTOGHESE TRAINATO DALL’ENOTURISMO

Il Portogallo ha attraversato momenti difficili, ma è riuscito a raggiungere gli obiettivi fissati dall’Unione Europea. Allo stesso tempo, gli ottimi investimenti in un turismo di qualità hanno aiutato il Paese a imboccare con decisione la via dell’enoturismo.

Non a caso, il 2022 è stato un anno record per il Portogallo, grazie soprattutto a un un forte aumento degli ospiti provenienti dagli Stati Uniti. «Il boom del turismo aiuta molto l’industria vinicola portoghese», sottolinea João Ferreira di Quinta do Vallado, cantina con ospitalità, grazie ad alcuni hotel in posizione mozzafiato sulla Valle del Douro (Quinta do Vallado Régua e Casa do Rio Foz Côa).

Le vendite di vino sono aumentate del 100% nell’Horeca rispetto all’anno scorso, che è stata già un’ottima annata. Il 42% in più di ospiti ha soggiornato alla Quinta e il 70% in più di visitatori nel 2022 fanno di questo l’anno migliore di sempre».

Unica nota dolente per i Douro Boys, la mancanza di bottiglie che ha impedito di imbottigliare per tempo tre vini destinati ai festeggiamenti per i 20 anni dalla nascita dell’associazione. Si sarebbe trattato di un Porto e di due cuvée – una bianca e una rossa – che saranno presentati ad aprile 2023.

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Pinot Nero come il Kerner in Valle Isarco: caccia ai vigneti di alta quota

Mentre gongola per i dati positivi dell’anno fiscale chiuso il 31 agosto 2022 (+23% sul 2021 e +20% sull’anno record, 2019) Cantina Valle Isarco si interroga sul futuro del Pinot Nero. Il direttore generale Armin Gratl non ha dubbi: seguirà la strada del Kerner, vitigno-vino che, più degli altri, ha consentito alla più giovane cooperativa vinicola dell’Alto Adige di passare da 6,3 a 7,6 milioni di euro di fatturato tra il 2021 e il 2022 (nel 2014 erano appena 4,3).

Il Kerner è infatti il vino più venduto da Cantina Valle Isarco (Kellerei Eisacktal), per un totale fra le varie linee “Classica”, “Aristos” e “Sabiona” di 240 mila bottiglie. A seguire Sylvaner, Gewürztraminer, Müller Thurgau e Grüner Veltliner. A breve la nuova sfida per la cooperativa di Chiusa (BZ): il lancio di un Pinot Nero che pare destinato a seguire i dettami di successo del Kerner.

«Abbiamo un territorio meraviglioso – commenta Armin Gratl – che ci dona vini unici per sapore, aroma e profumo. Quindi è giusto puntare su di esso, valorizzandolo. Il nuovo Pinot Nero della linea top di gamma Aristos, che sarà sul mercato da ottobre 2022, è interpretato da un territorio di montagna come il nostro, quindi diverso dal classico stile altoatesino a cui siamo abituati».

AIL NUOVO PINOT NERO ARISTOS DI CANTINA VALLE ISARCO

I migliori Kerner dell’Alto Adige: crescono ettari e popolarità

Crediamo che i cambiamenti climatici costringeranno a trovare nuovi territori vinicoli anche per questo vitigno, alzando la quota. Qui il Valle Isarco, certo, le altitudini non mancano. Questo, comunque, resta un prodotto di nicchia, i nostri portabandiera resteranno sempre Kerner e Sylvaner».

Il Pinot Nero Aristos, annata 2020, è prodotto in sole 2 mila bottiglie. Andrà a rimpolpare, nelle speranze di Cantina Valle Isarco, le vendite di una cooperativa che fattura per l’85% in Italia (per la metà in Alto Adige e il restante nelle altre regioni italiane) e il 15% all’estero.

Una realtà focalizzata sul canale Horeca, con eccezione della quota regionale destinata alla Gdo, per un totale dell’8% del fatturato complessivo. «Il risultato altamente performante del 2022 – sottolinea Gratl – è frutto di una crescita in tutti i settori, che ha portato alla vendita di 1.050.000 bottiglie». Nel 2021 erano state 900 mila.

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A novembre l’11° Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti a Piacenza

L’appuntamento per l’undicesima edizione del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti è fissato per i prossimi 26, 27 e 28 novembre 2022 a Piacenza, grazie alla rinnovata collaborazione tra Fivi e Piacenza Expo.

Dopo il grande successo ottenuto nel 2021, con 20mila ingressi e più di 670 espositori, quest’anno il Mercato torna ed esplode registrando la partecipazione di oltre 850 Vignaioli provenienti da tutte le regioni italiane.

Per ospitare tutte le aziende iscritte al Mercato e il pubblico che da anni affolla la manifestazione, quest’anno saranno ben tre i padiglioni dedicati al vino, dove si potranno conoscere, assaggiare e acquistare migliaia di vini frutto del lavoro e della passione delle Vignaiole e dei Vignaioli Fivi.

Una tensostruttura dedicata accoglierà infine l’area della gastronomia, dove gli artigiani del cibo completeranno la rassegna con le loro proposte. Dopo il successo delle ultime due edizioni, viene confermata la giornata del lunedì, in aggiunta al tradizionale weekend, con un occhio di riguardo quindi per operatori e professionisti del settore.

A disegnare il manifesto dell’edizione il maestro Guido Scarabottolo, illustratore e grafico dalla personalità e dal tratto «che ben rispondono alla natura della Fivi».


11° Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti

Data: sabato 26, domenica 27 e lunedì 28 novembre 2022
Luogo: PiacenzaExpo – Via Tirotti, 11 – Piacenza
Orario di apertura al pubblico: sabato e domenica dalle 11.00 alle 19.00, lunedì dalle 11.00 alle 17.00
Parcheggio: gratuito
Acquisto biglietti sul portale Vivaticket
Ingresso giornaliero: in fiera € 30 (2 gg € 50); online € 25 (2 gg € 40) comprensivo di bicchiere.
Ingresso ridotto: € 20 per soci AIS – FIS – FISAR – ONAV – AIES – ASPI – ASSOSOMMELIER e SLOW FOOD (il socio deve mostrare tessera valida dell’anno in corso).
Info utili: 800 i carrelli disponibili per gli acquisti
Per info su riduzioni per gruppi: telefonare a 0523/602711 o scrivere a mercatodeivini@fivi.it
I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni.

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Vendita diretta in cantina: 6 italiani su 10 comprano vino in vacanza

Quasi sei italiani su dieci (58%) in vacanza visitano frantoi, malghe e cantine per acquistare vino e prodotti locali del territorio, direttamente dai produttori. Per molti, un modo per ottimizzare il rapporto prezzo/qualità. E portarsi a casa un pezzo di storia della tradizione italiana. È quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixè divulgata in occasione del Forum mondiale sull’enoturismo organizzato ad Alba da Unwto e Ministero del Turismo.

L’acquisto di un alimento direttamente dal produttore, sottolinea la Coldiretti, è anche una occasione per conoscere non solo il prodotto, ma anche la storia, la cultura e le tradizione che racchiude dalle parole di chi ha contribuito a conservare un patrimonio che spesso non ha nulla da invidiare alle bellezze artistiche e naturali del territorio nazionale.

In molti casi la vendita, precisa la Coldiretti, è accompagnata anche dalla possibilità di assaggi e degustazioni “guidate”, che consente di fare una scelta consapevole difficilmente possibile altrove, ma anche di verificare personalmente i processi produttivi in un ambiente naturale tipico della campagna.

L’acquisto del vino dal produttore – precisa la Coldiretti – è un fenomeno in rapida espansione che rappresenta una opportunità per i consumatori che possono così risparmiare e garantirsi acquisti di qualità.

Ma anche un’occasione per le imprese agricole che possono vendere senza intermediazioni e far conoscere direttamente le caratteristiche e il lavoro necessario per realizzare una specialità territoriale unica e inimitabile».

Un’opportunità anche per promuovere il turismo e l’occupazione e combattere lo spopolamento nelle aree interne di una Italia considerata a torto “minore”. Grazie ai piccoli centri con meno di cinquemila abitanti è infatti garantito il 79% dei vini più pregiati che rappresentano il Made in Italy nel mondo secondo lo studio Coldiretti/Symbola.

«La vendita diretta del vino, con la possibilità di conoscere vigneti e cantine, è molto diffusa tra i nuovi Paesi produttori come Sudafrica, Australia e Stati Uniti. La visita alle wineries ha rappresentato un importante elemento di promozione dei consumi».

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