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Vignaioli Piemontesi: quattro stelle e mezzo alla vendemmia 2022

Vignaioli Piemontesi quattro stelle e mezzo alla vendemmia 2022 in Piemonte
Temperature record e siccità prolungata anche in estate avevano fatto temere il peggio per la vendemmia 2022 in Piemonte. I dati ufficiali però fotografano una situazione ben diversa: la produzione di vino è di poco inferiore al 2021, 2,26 milioni di ettolitri contro i 2,3 prodotti l’anno prima. Il Piemonte si colloca come seconda regione a livello nazionale per impatto di fatturato con un giro d’affari per il comparto vinicolo di 1.235 milioni di euro. E la 2022 è un’annata che si avvicina all’eccellenza qualitativa e si merita le “Quattro Stelle e mezzo”.

È quanto emerge da Piemonte Anteprima Vendemmia 2022, l’annuale pubblicazione curata da Vignaioli Piemontesi e Regione Piemonte in cui si analizzano dati tecnici e valutazioni sulla vendemmia appena passata e sull’andamento economico generale del comparto vitivinicolo. Un lavoro che Vignaioli Piemontesi porta avanti da più di trent’anni, dal 1992, raccogliendo minuziosamente i dati regionali di maturazione delle uve e dell’andamento climatico in varie zone vitivinicole del Piemonte e svolgendo un’attività di coordinamento di tutti i tecnici viticoli e agronomi presenti sul territorio. L’ultima pubblicazione è stata presentata ad Alba, nell’Aula Magna Ampelion.

L’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte Marco Protopapa parla di «miracolo viticolo» e invita il settore «ad approfondire le conoscenze sui meccanismi fisiologici di adattamento della vite agli stress idrici e termici». «L’interrogativo maggiore – continua – è sui livelli produttivi dell’anno prossimo, soprattutto per quei vigneti che erano già in sofferenza dalla scorsa stagione. Non possiamo non considerare, infatti, come fattore critico un accumulo di riserve sicuramente ridotto al minimo. Vedremo se la resilienza di questa pianta straordinaria sarà capace di porre rimedio anche a questo aspetto».

Il direttore di Vignaioli Piemontesi Davide Viglino ricorda l’importanza dei vini a denominazione: «La maggior parte della produzione 2022 è rivendicata a Dop, come vino a denominazione di origine: sono 2,08 milioni di ettolitri pari al 92%. La scommessa del Piemonte è trasformare la qualità delle uve in vini di qualità».

I DATI DELLA VENDEMMIA 2022 IN PIEMONTE

La raccolta delle uve, in occasione della vendemmia 2022, è stata precoce. In generale si è svolta tra agosto e settembre. Tra i vigneti del Piemonte, la produzione di vino si è confermata sostanzialmente stabile, nonostante le criticità climatiche, a 2,26 milioni di ettolitri. In Italia la produzione è stata di 50,3 milioni di ettolitri.

La vendemmia comunque soddisfa per la qualità. Dalle analisi e valutazioni svolte costantemente dal servizio tecnico di Vignaioli Piemontesi, molti vitigni sono collocati in vetta della classifica. Si attendono vini dalla bella struttura e complessità, particolarmente armonici e capaci di resistere al tempo. Quasi tutti i vitigni sono vicino all’eccellenza con quattro stelle e mezzo: Arneis, Favorita, Moscato bianco, Barbera, Brachetto, Dolcetto, Freisa, Grignolino, Nebbiolo, Ruché, Vespolina, Chardonnay, Sauvignon Blanc e Pinot Nero. Seguono Cortese, Erbaluce, Nascetta, Timorasso e Pelaverga (4 stelle).

Gli ettari vitati sono in crescita e hanno raggiunto quota 45.823. Per quanto riguarda la superficie vitata, dopo parecchi anni di flessioni, nel 2017 la tendenza si è invertita grazie al fatto che il vigneto piemontese ha ricominciato a mettere a dimora nuovi ettari. La tendenza è proseguita anche nel 2020 nonostante la crisi mondiale da Covid, si è confermata nel 2022.

Guardando ai numeri, negli ultimi dieci anni (2013 – 2022), il vigneto piemontese ha evidenziato un andamento sostanzialmente stabile e con una situazione di incremento nella fase finale. Nel 2013 la superficie vitata piemontese disponeva di 44.169 ettari, nel 2014 di 43.893, nel 2015 di 43.553, nel 2016 di 43.500, nel 2017 di 44.202, nel 2018 di 44.449, nel 2019 di 44.677 ettari, nel 2020 44.737 ettari e nel 2021 45.420. Anche nel 2022 è continuato il recupero della superficie vitata persa nel passato: oggi è di 45.823 ettari, con un netto incremento rispetto al valore del 2013.

La produzione di vini a denominazione di origine rappresenta il 92% con 2,08 milioni di ettolitri dichiarati nella vendemmia 2022. Ci sono 59 denominazioni con 18 Docg e 41 Doc che coprono circa l’83% della produzione regionale; quasi tutta di vitigni autoctoni storici.

VIGNAIOLI PIEMONTESI: I DATI ECONOMICI DEL 2022

Positivi i dati economici del settore dell’agroalimentare piemontese a cui fa riferimento anche il vino: secondo gli ultimi dati della Regione Piemonte, il valore della produzione piemontese è di 1.235 milioni di euro su un totale italiano di 11.160 milioni di euro. Il Piemonte si colloca come seconda regione a livello nazionale per impatto di fatturato.

Un export che interessa circa il 60% del vino prodotto in Piemonte, di cui il 70% nei paesi comunitari e il 30% nei paesi extra Ue. I principali paesi importatori sono Paesi Scandinavi, Usa, Germania, Francia, Russia, Spagna, Svizzera, Giappone.

Il 33% della produzione vitivinicola in Piemonte arriva dal mondo della cooperazione: 35 cantine cooperative piemontesi sono associate e rappresentate da Vignaioli Piemontesi con circa 8 mila soci.

Sono 19,4 milioni di euro le risorse assegnate dalla Regione Piemonte nell’annualità 2022/2023 alla misura promozione sui mercati dei Paesi terzi dell’OCM Vino per l’internazionalizzazione e l’export delle aziende vitivinicole piemontesi, così ripartite: 8,5 milioni di euro per la misura promozione dei vini sui mercati dei Paesi terzi; 7 milioni di euro per la misura ristrutturazione e riconversione dei vigneti; 3,9 milioni di euro per la misura Investimenti.

Sono 8 milioni di euro le risorse assegnate dalla Regione Piemonte per il biennio di transizione 2021 – 2022 a favore della sottomisura 3.2 PSR 2014/2020, a sostegno delle attività di informazione e promozione, svolte da associazioni di produttori nel mercato interno alla UE per la valorizzazione delle produzioni piemontesi rientranti nei regimi di qualità.

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Nuovo aumento costi vetro: produttori vino chiedono aiuto in legge di bilancio


Nuovo aumento dei costi del vetro e nuovo appello dei produttori di vino al governo, questa volta nell’ambito della legge di bilancio. Proprio in questi giorni, l’industria del vetro sta inviando alle cantine nuove modifiche unilaterali dei contratti. La variazione delle tariffe, nell’ordine del +20%, è prevista a partire dal prossimo gennaio: si tratta – sottolinea Unione italiana vini (Uiv) – del quarto aumento imposto alle aziende nel giro di un anno.

Secondo il segretario generale Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti: «Con questa nuova modifica, il conto sul costo del vetro per il settore del vino sale in media di circa il 70% in appena 12 mesi. È un ulteriore fardello difficile da sostenere ma anche da comprendere, sia in ragione di tariffe energetiche stabili che soprattutto per il credito di imposta del 40% accordato ai comparti energivori anche per calmierare i prezzi».

A questo punto sarebbe forse più utile che fossero le imprese del vino a percepire le agevolazioni fiscali se, come riscontrato, l’industria energivora scarica comunque a valle aumenti che ora non sono più sostenibili.

In tal senso, chiediamo al governo di valutare un aiuto ad hoc nell’ambito della legge di bilancio per supportare un aumento dei costi che rischia di compromettere la competitività delle nostre imprese».

Secondo l’Osservatorio Uiv/Vinitaly, l’escalation dei soli costi energetici e delle materie prime secche (vetro, tappi, capsule, carta, cartone) riscontrata dal settore nel 2022 equivale a un aumento dell’83% rispetto ai budget iniziali. Per un totale di circa 1,5 miliardi di euro di spese aggiuntive. Un importo che penalizza i segmenti basic e popular dell’offerta enologica, sempre meno in grado di scaricare sui consumatori il surplus dei costi.

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Approfondimenti

Indagine Vinarius: cresce richiesta vini bianchi fermi in enoteca


Attraverso un questionario sottoposto ai 110 soci, VinariusAssociazione delle Enoteche Italiane, con un fatturato aggregato di 50 milioni di euro – è in grado di tracciare le previsioni sui vini che verranno maggiormente scelti durante il periodo invernale e natalizio.

Alla costante crescita del consumo dei vini rossi – in testa Barolo, Brunello, Primitivo e Amarone della Valpolicella – rispondono in primis gli spumanti. Il trend registrato vede infatti una crescita del 30% delle “bollicine”. La scelta del consumatore fra le diversi tipologie di spumante colloca al primo posto lo Champagne seguito dal Franciacorta, dal Trento Doc e dall’Alta Langa. Resta significativa anche la vendita di altri Metodo Classico di piccole cantine locali, presenti sugli scaffali degli enotecari che propongono vini del loro territorio.

Decisamente in crescita la sezione dei vini bianchi fermi: lo sostiene il 51,5 % degli intervistati. Previsti aumenti delle vendite compresi tra il 10 e il 20%. Tra i vini bianchi maggiormente richiesti ci sono lo Chardonnay o i vini con uvaggi a base Chardonnay e in seconda battuta il Gewürztraminer. La somma dei volumi di vendita di questi due vini equivale al 35%. Il restante 65% si distribuisce tra le referenze più disparate di bianchi autoctoni e semi aromatici. Appare dunque chiaro come, ancora una volta e ancor di più per i bianchi fermi, quello della territorialità sia un vero e proprio trend in forte crescita.

CLIMA DI «GENERALE INCERTEZZA» TRA GLI ENOTECARI ITALIANI

Nell’ultimo triennio non si sono registrate variazioni sensibili sui volumi di vendita dei vini da dessert e si prevede anche per il 2022 un andamento costante. Tra i vini da dessert maggiormente richiesti troviamo il Moscato d’ Asti, il Passito di Pantelleria e lo Zibibbo.

Quanto ai volumi dell’ultimo triennio, secondo il 43% degli intervistati da Vinarius si è riscontrato un calo delle vendite tra il 20 e il 40% rispetto all’estate 2021. Le ondate di caldo anomalo e prolungato che hanno caratterizzato l’estate 2022 hanno influito negativamente sulle vendite di prodotti alcolici in favore alle bevande analcoliche. Il 27% degli intervistati, invece, non ha avvertito sensibili differenze mentre il 30% ha registrato un aumento delle vendite tra il 10 e il 30%.

Anche rispetto alle previsioni sui volumi di vendita nella stagione invernale e durante il periodo natalizio le opinioni sono molto contrastanti tra di loro e il quadro che ne emerge è quello di generale incertezza. Secondo il 50% non ci saranno significative variazioni nelle vendite rispetto all’anno precedente. Il 32% invece crede ci saranno miglioramenti. Infine, il 18% teme che le vendite subiranno dei cali, anche a causa del periodo di crisi economica che sicuramente influenzerà le scelte d’acquisto degli italiani durante le festività.

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Terre d’Oltrepò, il Tribunale reintegra come socio l’ex presidente Andrea Giorgi


«Auguri di Natale» inattesi e amari per Terre d’Oltrepò. Attraverso una “lettera di auguri”, l’ex presidente Andrea Giorgi comunica all’attuale dirigenza della cooperativa oltrepadana la sentenza del Tribunale di Milano che annulla la querela mossa nei suoi confronti dal Cda e cancella la delibera di esclusione da socio votata all’unanimità nel mese di luglio.

«Sono felice della sentenza del Tribunale di Milano che annulla la delibera del consiglio di Amministrazione di Terre d’Oltrepò e impone la mia reintegrazione nella Compagine sociale. Il Tribunale – commenta l’ex presidente Andrea Giorgi – ha accolto completamente le richieste portate avanti dai miei legali e ha fatto emergere come la decisione consigliare fosse unicamente una persecuzione nei miei confronti».

Ringrazio i miei avvocati per la loro professionalità e tutti i numerosi soci che mi sono restati vicini in questi mesi. Con forza in questi anni ho difeso gli interessi di Terre d’Oltrepò come Presidente, ora, con altrettanta forza difendo e difenderò i miei interessi.

È molto Triste che in un momento cosi difficile il consiglio di amministrazione di Terre d’Oltrepò sperperi denari in improbabili cause nei miei confronti quando la cooperativa attraversa un duro momento sotto tutti i punti di vista».

«In particolare – conclude Andrea Giorgi – il mio pensiero va ai dipendenti a cui viene imposto un contratto di solidarietà che, in linea con altre discutibili decisioni, segnerà in negativo le sorti della cooperativa. Con l’occasione porgo a tutti i miei auguri di Buon Natale».

L’ANTEFATTO

Sfiduciato il Cda di Terre d’Oltrepò. I soci: «Mancanza di trasparenza»

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Esteri - News & Wine

Vendemmia 2022 Borgogna: «Qualità e quantità»


La vendemmia 2022 in Borgogna abbina qualità e quantità. Dopo tre buone annate, con volumi penalizzati dalle avversità climatiche, la raccolta 2022 nella famosa regione vinicola francese «è più che mai benvenuta». Nell’ottica dei produttori locali, «permetterà al mercato di rilassarsi e di ricostituire le scorte».

Piccole le differenze a seconda delle varietà. Le viti hanno generalmente resistito molto bene a un clima piuttosto estremo, sapendo far tesoro delle poche precipitazioni. Mentre i vini iniziano la loro maturazione in cantina, i vigneron e commercianti non hanno dubbi: «La vendemmia 2022 in Borgogna sedurrà i palati degli amanti del vino di tutto il mondo».

LA QUALITÀ DEI VINI DELLA VENDEMMIA 2022 IN BORGOGNA

Dal punto di vista del meteo, l’annata è stata ancora una volta distinta da gelate, ondate di calore e siccità. Il germogliamento, in ritardo rispetto agli ultimi anni, ha parzialmente protetto il vigneto dalle gelate di aprile. Poi la vite ha attraversato «senza alcun danno» quattro ondate di calore in Borgogna e una generale mancanza d’acqua.

Un equilibrio riscontrabile nei mosti che, secondo l’opinione generale dei viticoltori, hanno gradi nella media con le grandi vendemmie. I vini della vendemmia 2022 in Borgogna saranno dunque di buona qualità, con buona concentrazione ed equilibrio. «Questa annata è sorprendente – commentano i vignaioli locali -. Nonostante il gran caldo, il profilo aromatico di frutta fresca e la bella vivacità aprono a un futuro luminoso».

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«Costo altissimo del latte alla stalla»: filiera Mozzarella Bufala Campana Dop in crisi

La filiera della Mozzarella di Bufala Campana Dop subisce i primi effetti dei rincari di materie prime, inflazione e prezzi nel carrello della spesa. Nel bimestre settembre-ottobre 2022 i consumi di Bufala Campana Dop sono diminuiti, facendo registrare un calo del 4,54% a settembre e del 3,50% a ottobre. Inoltre il trend di novembre è ulteriormente in diminuzione.

«Si tratta di un campanello di allarme importante – commenta il presidente del Consorzio di Tutela, Domenico Raimondo – è la conferma di un anno difficilissimo. Le preoccupazioni del presidente sono rivolte al futuro: “Rischiamo di vedere azzerata la crescita che, nonostante le difficoltà, il comparto era riuscito a conquistare dall’inizio dell’anno».

La resilienza post Covid che abbiamo dimostrato si è scontrata con le conseguenze economiche della guerra, con l’inflazione che galoppa, con un aumento dei costi impensabile, a cui stiamo cercando di fare fronte. Il risultato è un’incidenza significativa sulla redditività del comparto».

Dopo una prima parte di anno in crescita con una media del +5%, da settembre in poi le aziende della filiera della Mozzarella di Bufala Campana Dop «sono in affanno e bisogna intervenire subito». «Facciamo nostro l’allarme già lanciato da Assolatte e dalle associazioni di categoria sull’eccessivo aumento del prezzo del latte vaccino. La filiera bufalina – conclude il presidente Domenico Raimondo – vive la stessa situazione, partendo già da un costo altissimo del latte alla stalla, che in questo momento di difficoltà il mercato non riesce ad assorbire».

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Fascetta di Stato obbligatoria da gennaio 2023 sul Primitivo di Manduria


FOTONOTIZIA – Dal primo gennaio 2023, i vini Primitivo di Manduria Doc e Primitivo di Manduria Doc Riserva dovranno essere muniti del contrassegno di Stato per essere immessi in commercio. Si tratta delle cosiddette “fascette“.

«Un ulteriore sistema a garanzia dell’autenticità, volto alla tutela di produttori e consumatori delle bottiglie a marchio Doc, accompagnerà i vini del grande rosso pugliese per tracciare tutte le fasi di vita di ciascuna bottiglia», spiega il Consorzio pugliese.

Un percorso già avviato che ha riguardato il terzo fratello del Manduria Dop, il Docg dolce naturale. Quindi, dal primo gennaio, tutte le tipologie del Primitivo di Manduria avranno il contrassegno di Stato.

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La vendemmia 2023 in Sudafrica, tra siccità e mancanza di corrente elettrica


C’è cauto ottimismo per vendemmia 2023 in Sudafrica. I produttori di uva da vino sudafricani si aspettano un raccolto «buono, ma leggermente inferiore in termini di quantità». La prima stima arriva dall’associazione di categoria Vinpro, dopo una stagione condizionata dal clima secco. Stime ancora più accurate saranno fornite nella terza settimana di gennaio 2023, quando la situazione sarà più definita.

«In questa fase iniziale, la diminuzione delle quantità sarà netta in tutte le regioni vinicole del Sudafrica. Abbiamo vissuto ovunque una stagione più secca, ad eccezione di Northern Cape che ha avuto condizioni ambientali difficili durante e dopo la vendemmia», afferma Conrad Schutte, responsabile del team di viticoltori di Vinpro che emette le stime del raccolto insieme all’ente di settore Sawis.

Anche la scarsa fioritura e l’allegagione in diverse aree, insieme all’espianto dei vigneti, hanno contribuito alla diminuzione delle nostre stime per la vendemmia 2023».

VENDEMMIA 2023 IN SUDAFRICA: SOFFRE NORTHERN CAPE

Nel Capo Nord, dove la stagione è stata caratterizzata da condizioni di pioggia e umidità fuori stagione, «le viti hanno germogliato con una riserva minima di acqua e fin dall’inizio si sono formati meno grappoli. Problemi anche per l’apparato fogliare. Le piante hanno germogliato male e in alcuni casi la crescita si è addirittura arrestata temporaneamente.

«Nel resto delle regioni – continua Schuttle – le condizioni di fioritura sono state da buone a eccezionali. Si sono verificate poche malattie e presenza di parassiti, ma le precipitazioni medie generali sono state inferiori nella maggior parte delle regioni rispetto all’anno precedente, il che avrà un impatto sulle dimensioni degli acini, soprattutto nelle regioni aride, influenzando così la produzione totale di uva».

Sempre secondo Vinpro e Sawis, nelle aree a irrigazione intensiva come Klein Karoo e Robertson, mantenere carichi ottimali di uva rispetto alle precedenti annate ha rappresentato una sfida enorme, «a causa dei programmi di irrigazione che hanno dovuto fare i conti con la disponibilità di energia elettrica». «La stagione sembra promettente – conclude Conrad Schuttle – ma molto potrebbe cambiare prima della vendemmia».

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Roberto Donadini eletto nuovo presidente Fisar: «Ora formazione ed enoturismo»


Venerdì 2 dicembre il nuovo Consiglio nazionale ha eletto Roberto Donadini presidente nazionale Fisar. La Federazione italiana Sommelier, Albergatori e Ristoratori ha così un nuovo management per il quadriennio 2023-2026-. «Ringrazio in primo luogo gli associati che nelle elezioni dello scorso ottobre hanno avuto fiducia nel nostro progetto e i consiglieri nazionali per questa nomina», sono le prime parole di Roberto Donadini.

«Mi impegnerò con determinazione – aggiunge il neo presidente Fisar – per mettere al centro della nostra Federazione le Delegazioni che operano con grande impegno su tutto il territorio nazionale. Investiremo molto sulla formazione dei nostri relatori e sommelier per stare al passo con i tempi che viviamo». Un riferimento, quello di Donadini, alla grande sfida dell’enoturismo» in cui la “nuova Fisar” intende «vivere da protagonista».

Roberto Donadini nuovo presidente Fisar: i sommelier eletti

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Dieci Chianti Colli Fiorentini da provare per capire il vino di Firenze

Si commuove poco dopo aver preso la parola, Marco Ferretti. Per il presidente del Consorzio Chianti Colli Fiorentini, intervenire a Palazzo Vecchio e introdurre alla stampa un’intera giornata di assaggi, è un motivo di «grande orgoglio». Lacrime di gioia, cadute per certi versi “in famiglia”: «Il Chianti Colli Fiorentini è il vino di Firenze».

La prima expo del Consorzio, tenutasi giovedì 1 dicembre sotto alle volte della suggestiva Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, è assieme un punto di partenza e un punto di arrivo per i 29 produttori che rappresentano il 52% della produzione complessiva della denominazione toscana. Uno “spicchio” di 610 ettari pari al 2,6% della produzione totale del Chianti Docg (23 mila ettari).

Da buono a sorprendente il livello dei 44 vini in degustazione, per lo più delle vendemmie dalla 2016 alla 2021, Riserve comprese. A sorpresa anche 6 vecchie annate (2012, 2009, 2007, 2005, 2001, 1994). Convince la maggior parte dei vini più giovani, per la preziosa vena salina che fa da vera spina dorsale al sorso.

Una vera e propria caratteristica del Chianti Colli Fiorentini, che si presenta al primo expo a Firenze quasi da “bianco travestito di rosso“. In numerosi campioni, la nota sapida accompagna il sorso dall’ingresso alla chiusura. Ci fanno i conti a dovere, i vini meglio riusciti. Contrapponendo alla nota “dura” il giusto apporto di frutto (ciliegia e frutta rossa per lo più, anche se non è difficile riscontrare anche polpe scure, dalla mora alla susina) e la corretta vena glicerica.

Vini spesso molto coerenti tra naso e palato, con il Chianti Colli Fiorentini che sembra rinunciare – in chiave del tutto moderna, contemporanea, azzeccata – alle sovraestrazioni. Premiati così nel calice il floreale e la spezia, dominanti sui terziari da legno anche nelle (migliori) prove di Riserva, tipologia che prevede l’affinamento per almeno 2 anni, di cui almeno 6 mesi in legno.

CHIANTI COLLI FIORENTINI: I MIGLIORI ASSAGGI A PALAZZO VECCHIO FIRENZE

Nello specifico, fra i vini della vendemmia 2021 convincono Tenuta San Vito (con “Darno“) e Malenchini. Vini diretti, senza fronzoli, il primo più longilineo, il secondo più giocato sulla piacevolezza. Sopra la media un altro paio di aziende, per la vendemmia 2020. Si tratta di Fattoria di Bagnolo (preziosi i richiami alla macchia mediterranea, oltre all’ottima gestione dell’equilibrio fresco-sapido-fruttato); e Azienda agricola La Querce con “Sorrettole” (solo acciaio: splendida ciliegia al naso e bel bouquet floreale prima di un palato in cui un sapiente tannino allunga il cronometro della persistenza, giocando col freno a mano sullo sprint, intenso e preciso, del frutto).

Bene, per la vendemmia 2018, “Ugo Bing” di Fattoria di Fiano: naso ricco di frutta matura, goloso, cui fa eco un palato altrettanto ricco e piuttosto stratificato, dal tannino elegantemente fine. Si passa poi al Chianti Colli Fiorentini Riserva, con due vini in anteprima, vendemmia 2020, che promettono molto bene. Si tratta di “Madiere” di Tenuta San Vito e “Le cappelle” di Poggio al Chiuso.

Utilizzo magistrale del legno nel primo campione, che evidenzia anche una sapiente epoca di raccolta delle uve per il giusto tocco “fenolico” sul frutto e sulle nuances burrose. Il secondo è più austero, ma convince per la croccantezza del frutto, l’autenticità della nota sapida e l’ottimo lavoro sulla finezza del tannino.

Tra le Riserve 2019 spiccano “Marzocco Poppiano Riserva” di Marzocco di Poppiano e il campione presentato da Castello di Poppiano – Guicciardini. Molto giovane e all’inizio del proprio lungo percorso di vita il primo, vino di gran carattere e dall’anima tipicamente toscana. Più aperto e già godibile il secondo vino, tutto fiore, frutto, “sale” e golosi richiami a liquirizia dolce e biscotto, nel retro olfattivo.

BEST IN SHOW: CHIANTI COLLI FIORENTINI RISERVA “SAN GIOVANNI NOVANTASETTE” 2018, FATTORIA SAN MICHELE A TORRI

La Riserva 2018 del Chianti Colli Fiorentini a Firenze regala l’etichetta “Best in show“. È il “San Giovanni Novantasette” di Fattoria San Michele a Torri. Paolo Nocentini, attuale proprietario dell’azienda, ha dato nuovo impulso all’attività della cantina di Scandicci (FI), a cavallo tra i Colli di Firenze (50 ettari) e il Chianti Classico (15 ettari).

Tanta macchia mediterranea nel Chianti Colli Fiorentini Docg Riserva “San Giovanni Novantasette” 2018. Un tocco finissimo di rabarbaro e goudron sul frutto (ciliegia, lampone) pienamente espresso. In bocca teso, fresco, molto sapido, denota un sapiente utilizzo del legno che conferisce rotondità e piacevolezza al retro olfattivo (deliziosi i tannini). Convince anche in persistenza, di lunghezza rara.

Infine, tra le vecchie annate, sorprende la forma (ancora) strepitosa del Chianti Colli Fiorentini Docg 2005  “La Torretta“. Si torna, non a caso, a un vino prodotto dall’Azienda agricola La Querce, che già aveva convinto con la vendemmia 2020 “Sorrettole”. Certificata biologica dal 2019, la cantina lavora 42 ettari di vigneti e oliveti a Impruneta (FI).

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Export vino italiano 2022 verso il record di 8 miliardi di euro

Record di 8 miliardi di euro per il vino (+12% rispetto all’anno precedente) e spirits in scia (1,7 miliardi di euro). Buono anche il risultato per gli aceti, in particolare balsamici, che vedono chiudere l’anno con una crescita delle esportazioni (a valore) del 15%. I dati dell’Osservatorio Federvini curato da Nomisma e TradeLab evidenziano un nuovo record per l’export agroalimentare italiano, che dovrebbe superare i 59 miliardi di euro a fine anno (+16% rispetto al 2021) trainato anche dalle vendite oltre frontiera di vini, spiriti e aceti.

Il tutto in attesa di un 2023 per il quale gli organismi internazionali (Fondo Monetario Internazionale, Ocse, Commissione Europea) sono concordi nel prevedere un rallentamento della crescita rispetto all’anno in corso.

LE RAGIONI DELLA CRESCITA

Tre i fattori che hanno contribuito alla crescita: l’andamento del cambio euro-dollaro che ha permesso di compensare gli aumenti dei costi di produzione e recuperare competitività sui mercati legati al dollaro come USA e Canada. E ancora: la ripresa del turismo a livello globale, che ha dato impulso ai consumi di vini e spiriti nel canale Horeca.

In Italia, a fine agosto, gli arrivi dei turisti internazionali hanno superato i 35 milioni (+125% rispetto allo stesso periodo del 2021). Determinante, infine, la diversificazione dei mercati, come strategia adottata da molte aziende che guardano ai paesi emergenti come Tailandia e Vietnam, dove nei primi 8 mesi del 2022 il valore dell’export del vino è cresciuto rispettivamente del 158% e del 82%.

Dieci anni fa, i mercati dell’Unione Europea pesavano per circa il 57% sul valore dell’export, dopo la Brexit nel 2021, si è arrivati al 39%. Questo scenario ha determinato un diverso approccio ai mercati di destinazione e ha sollecitato un allargamento degli spazi commerciali da presidiare verso nuove realtà emergenti: ad esempio oggi l’Asia pesa per il 7% sull’export complessivo di vino italiano.

Il mercato degli Spirits ha mantenuto salda la leadership nel mercato statunitense dove registra un aumento a valore del +23%, tuttavia la dipendenza dai primi 5 mercati è diminuita nel corso del tempo: se nel 2011 la concentrazione dell’export per la categoria nei top mercati di sbocco era pari al 65,8%, dieci anni dopo è diminuita al 58,3% per calare ancora al 53,7% nel 2022.

IL COMMENTO

«I dati sulle performance del nostro export – sottolinea Micaela Pallini, presidente Federvini – evidenziano l’importanza della diversificazione dei mercati. Tale strategia può essere coadiuvata da un lato dalla leva promozionale e dall’altro da una maggiore proattività dell’Unione Europea nel concludere ulteriori accordi di libero scambio con i paesi extra-Ue.

È evidente che ci muoviamo in uno scenario complicato ed in continua evoluzione, non si escludono rallentamenti economici nel 2023 che dovrebbero interessare alcuni mercati europei come l’Italia e la Germania”   emerge ancora come uno dei prodotti più regalati ad amici e parenti (circa il 36% degli italiani)».

«Anche per il Natale 2022 – conclude Pallini – sulle tavole non mancherà lo spumante, ritenuto immancabile per il 45% degli intervistati, con il Prosecco a farla da padrone soprattutto tra i consumatori più giovani (gen Z e Millennials), seguito dai rossi del Sud come Primitivo di Manduria e Montepulciano d’Abruzzo (18%) e dai bianchi dell’Alto Adige (8%), quest’ultimi preferiti soprattutto dai baby boomers».

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Cantina Cooperativa Vallebelbo nell’universo Schenk Italian Wineries


FOTONOTIZIA – Cantina Cooperativa Vallebelbo è da oggi ufficialmente partner di Schenk Italian Wineries. L’accordo di collaborazione sancisce e consolida un rapporto iniziato già nel 2018 per la produzione della linea di vini piemontesi “Casali del Barone“.

«Il progetto originario – spiega il colosso di Ora (Bolzano) – si è sviluppato partendo dal re dei vitigni piemontesi, la Barbera. La gamma si è ampliata con l’aggiunta dei grandi vini classici della zona: una Barbera d’Asti Superiore, un Barolo, un Nebbiolo, un Barbaresco e un Bianco Langhe, tutti imbottigliati all’origine».

Cantina Cooperativa Vallebelbo lavora 500 ettari vitati nelle Langhe, di cui circa 150 a Dolcetto, Barbera e Nebbiolo. Sono 150 i conferitori.

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Trento Doc, «bollicine di montagna»? Inchiesta winemag.it: 96% vigneti in quota collina


Trento Doc
, «bollicine di montagna»? Eppure, il 92% dei vigneti si trovano sotto alla quota di collina. Ovvero ad altitudini inferiori ai 600 metri sul livello del mare. Il dato emerge da un’inchiesta esclusiva di winemag.it. Solo in 5 dei 62 Comuni in cui sono presenti vigne iscritte alla produzione dello spumante Metodo classico del Trentino si supera questa soglia. La media del vigneto Trento Doc si assesta piuttosto su 420 metri sul livello del mare.

Si tratta di dati ufficiali, elaborati dall’Organismo di Controllo dalla Camera di Commercio di Trento (CCIAA), sulla base delle evidenze della Provincia Autonoma di Trento, riferite alla vendemmia 2021. Lecito chiedersi se la comunicazione impostata negli anni dall’Istituto Trento Doc possa essere lesiva dei diritti dei consumatori? Il claim «bollicine di montagna» non è l’unico elemento a poter confondere le acque e creare un immaginario poco realistico.

«BOLLICINE DI MONTAGNA»: LA COMUNICAZIONE DEL TRENTO DOC

Il video pubblicato qui sopra a corredo dell’inchiesta di winemag.it accompagna l’apertura del sito web ufficiale dello spumante Trento Doc. In grande evidenza una serie di immagini che fanno riferimento ad altitudini elevate, in cui la viticoltura è impraticabile. Vette innevate e pendii inarrivabili utili però ad avvalorare la tesi di una produzione Trento Doc di “alta montagna”, più che a raccontare il territorio in cui, realmente, prendono vita gli spumanti trentini.

I dati raccolti da winemag.it confutano anche diverse informazioni presenti sul portale del Trento Doc. Si legge che le «bollicine di montagna» nascono da «vigneti situati ad un’altitudine fra i 200 e i 900 metri sul livello del mare, in un ambiente con climi caratterizzati da forti escursioni termiche giornaliere in grado di conferire alle uve complessità aromatica, eleganza e freschezza».

A RIVA DEL GARDA VIGNETI A 102 METRI SUL LIVELLO DEL MARE

Il vigneto più “basso” dello spumante trentino si trova nel Comune di Riva del Garda, ad appena 104 metri sul livello del mare (54.164 metri quadrati di Chardonnay). Il più “alto” è nel Comune sparso di Altopiano della Vigolana: appena 372 metri quadrati di Pinot Bianco, a 876 metri.

Per trovare gli altri vigneti di (vera) “montagna” bisogna spostarsi a Bleggio Superiore (30.053 m² a 647 m slm), Tenna (8.813 m² a 612 m slm), Stenico ( 326.256 m² a 609 metri) e Vallarsa (9.869 m² a 606 m slm). Tirando le somme, solo 50,4 ettari del vigneto Trento Doc si trovano ufficialmente in “montagna”, sui 1.294,82 ettari complessivi. Appena il 3,8% della superficie totale di produzione: 8 vigneti sui 127 iscritti in occasione della vendemmia 2021.

DOC TRENTO – VENDEMMIA 2021
SUPERFICI RIVENDICATE PER COMUNE E VARIETÀ
Comune Varietà Sup. raccolta
(metri quadrati)
Altitudine media
(metri)
ALTOPIANO DELLA VIGOLANA PINOT BIANCO                 372 876
PINOT BIANCO              4.173 724
CHARDONNAY         109.546 679
BLEGGIO SUPERIORE CHARDONNAY           30.053 647
PINOT NERO           15.141 639
TENNA CHARDONNAY              8.813 612
STENICO CHARDONNAY         326.256 609
VALLARSA CHARDONNAY              9.869 606
TRENTO DOC, «BOLLICINE DI MONTAGNA»? L’INCHIESTA DI WINEMAG.IT

Sempre secondo i dati ufficiali forniti a winemag.it dall’Organismo di controllo della Camera di commercio di Trento, appena 28 vigne si trovano tra 500 e 582 metri sul livello del mare. Molte di più quelle a 400 m: sono 41, per l’esattezza situate tra i 404 e i 487. Ventiquattro i vigneti tra i 301 e i 397 m slm. Altrettanti quelli presenti tra 104 e i 289 metri di “altitudine” (7 quelle sotto i 200). Da notare che in “vetta” ci sono due vigneti di Pinot Bianco. Ma è interessante anche il focus sulla produzione nelle varie fasce.

Se i numeri del reale “vigneto di montagna” del Trento Doc sono impietosi, fa ancora più effetto scoprire che solo 183,96 ettari si trovano tra 500 e 582 metri. La maggior parte del vigneto delle cosiddette «bollicine di montagna» si trova piuttosto tra i 500 e i 582 metri sul livello del mare (6.645.164 m², ovvero 664,51 ettari, con appena 9 appezzamenti sopra i 550 m slm). Sono poi 273,79 gli ettari tra i 300 e i 400 m; 122,12 gli ettari tra 104 e 289. Tradotto: dei 1.294,82 ettari rivendicati per la vendemmia 2021, 1.244 si trovano sotto la quota di “montagna”.

Grazie ai dati raccolti in esclusiva da winemag.it è possibile stilare la “Top 10” dei Comuni con la maggiore superficie vitata raccolta a Trento Doc lo scorso anno. Al primo posto Trento (258,21 ettari a 404 m di media slm). Medaglia d’argento a Madruzzo (89,38 ettari a 382 metri). Bronzo per Cembra Lisignago (51,39 ettari a 517 m). Seguono Mori (48,73, 414 m), Lavis (92,8 ettari fra 301 e 464 m), Rovereto (43,09 a 379 m slm) e Cavedine (41,91 ettari a 432 m). In coda Volano (39,09 a 254 metri), Vallelaghi (33,83 ettari, 409 m slm medi) e Stenico (32,62 a 609 m slm).

DOC TRENTO – VENDEMMIA 2021
SUPERFICI RIVENDICATE PER COMUNE E VARIETÀ
Comune Varietà Sup. raccolta
(metri quadrati)
Altitudine media (metri)
TRENTO CHARDONNAY      2.582.168 404
MADRUZZO CHARDONNAY         893.806 382
CEMBRA LISIGNAGO CHARDONNAY         513.958 517
MORI CHARDONNAY         487.386 414
LAVIS CHARDONNAY         480.498 301
ROVERETO CHARDONNAY         430.907 379
CAVEDINE CHARDONNAY         419.166 432
VOLANO CHARDONNAY         390.973 254
VALLELAGHI CHARDONNAY         338.374 409
STENICO CHARDONNAY         326.256 609
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Approfondimenti

Mercato Fivi 2022, è ancora record: 24 mila visitatori

FOTONOTIZIA – «Grazie, grazie e ancora grazie. Ci vediamo il prossimo anno!». Così la Federazione italiana vignaioli indipendenti commenta l’edizione dei record: al Mercato Fivi 2022 ben 24 mila visitatori: «Record di Vignaioli/e di ingressi, di magliette e soprattutto di sorrisi. Quella che si è appena conclusa è stata un’edizione davvero unica».

«Un ritorno alla normalità – commenta Fivi – che ci ha scaldato il cuore e che ci rende sempre più orgogliosi del lavoro che stiamo portando avanti, forti della vostra vicinanza e della vostra voglia di scoprire storie, racconti e vini di questi incredibili Vignaioli Indipendenti».

Migliori assaggi Mercato Fivi 2022. Boom di visitatori: 18 mila in due giorni (nuovo record)

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Migliori assaggi Mercato Fivi 2022. Boom di visitatori: 18 mila in due giorni (nuovo record)


Il Mercato Fivi 2022 segna un nuovo record. Tra sabato 26 e domenica 27 novembre, 9 mila persone al giorno hanno varcato i cancelli di Expo Piacenza. Con 18 mila visitatori in due giorni, i vignaioli indipendenti pareggiano già i conti con l’edizione 2018, l’ultima distribuita su due soli giorni (il lunedì è stato aggiunto nel 2019).

Oggi, lunedì 27 novembre, è la giornata riservata ai professionisti del settore, dopo la ressa che ha reso per molte ore quasi invivibile la Fiera (in particolare il Padiglione 1). Il record assoluto di visitatori – al momento del Mercato Fivi 2021, con 20 mila visitatori – è destinato ad essere superato.

Ecco una guida ai migliori assaggi di winemag.it, utili a districarsi tra i circa 870 vignaioli presenti oggi a Piacenza, dalle ore 11 alle ore 17 in Località Le Mose, via Tirotti 11, Piacenza (scarica qui la mappa dei vignaioli del Mercato Fivi 2022).

BOLLICINE

  • Franciacorta Docg Brut 2015, Ronco Calino (Pad. 1, A 2)
  • Trento Doc 2019 Cuvée Dosaggio Zero, Tenuta Volpare (Pad 3, R 20)
  • Valdobbiadene Docg Extra Dry “(mio)deserto”, Bastia (Pad 2, O 24)
  • Vino bianco frizzante “Dieci Lune”, Vitivinicola Valla (Pad 1, B 27)
  • Provincia di Mantova Lambrusco Igt frizzante 2020 Biologico “Ciamballà”, Bugno Martino (Pad 1, C 98)
VINI BIANCHI E ROSATI
  • Piemonte Doc Sauvignon 2020 “Pian Craie”, Tenuta Il Falchetto (Pad 1, F 44)
  • Vigneti delle Dolomiti Igt Müller-Thurgau 2021, Michele Simoni (Pad 1, F 79)
  • Salento Igt Verdeca 2021 Biologico, Masciullo (Pad 1, A 4)
  • Colli Piacentini Doc Malvasia “21.01”, Vitivinicola Valla (Pad 1, B 27)
  • Cirò Doc Rosato Bio 2021, Vigneti Vumbaca (Pad 2, O 19)
VINI ROSSI
  • Nizza Docg Riserva 2017 “Bricco Rocche”, Tenuta Il Falchetto (Pad 1, F 44)
  • Barbagia Igt Rosso “Ishopu”, Antonio Mele (Pad 1, A 27)
  • Maremma Toscana Doc Rosso 2019 “Tesan”, La Biagiola (Pad 1, B 42)
  • Chianti Classico Docg Riserva 2019 Vigna Pomona L’Omino, Fattoria Pomona (Pad 3, T 23)
  • Barbera d’Asti Docg Superiore Nizza 2004 “Ru”, Erede di Chiappone Armando (Pad 3, R 18)
  • Carmignano Docg 2019, Terre a Mano (Pad 2, O 23)
  • Ciliegiolo Narni Igt 2019 “Ràmici”, Leonardo Bussoletti (Pad 2, N 20)
  • Cirò Doc Rosso Classico Superiore Riserva 2019, Vigneti Vumbaca (Pad 2, O 19)
VINI DOLCI
  • Vino Cotto Stravecchio di Loro Piceno 1964 Marca Occhio di Gallo, Cantina Tiberi David (Pad 3, T 4)

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Mercato Fivi 2022, è ancora record: 24 mila visitatori

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Green Academy e Wine Tourism Lab per i 60 anni del Consorzio Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg

FOTONOTIZIA – Green Academy e Wine Tourism Lab sono i due nuovi progetti con cui il Consorzio Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg festeggia i 60 dalla fondazione. Presentati in mattinata a Villa Brandolini, entrambi guardano al futuro della denominazione. Green Academy è «un incubatore di ricerche, studi, contenuti e nuove idee per lavorare in modo sempre più strutturato, aggregato e concreto sul versante della sostenibilità del territorio».

Ulteriore obiettivo del Consorzio è «coinvolgere le nuove generazioni». Da qui nasce l’idea di Wine Tourism Lab, il cui duplice scopo è quello di «fungere da collante tra le diverse figure professionali del territorio e di creare nel contempo una maggior consapevolezza nei giovani delle più ampie opportunità che questo territorio offrirà nei prossimi anni».

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Un mese a Natale 2022: brinda con i “Vini dell’anno” della Top 100 winemag.it

A un mese dalla data fatidica, il winelover inizia a pensare ai vini per Natale 2022. Qualche suggerimento utile arriva dalla Guida Top 100 Migliori vini italiano 2023 di winemag.it (puoi acquistarla a questo link). In particolare oggi ricapitoliamo i “Vini dell’anno”, ovvero quelli che ci hanno particolarmente colpito in occasione delle selezioni alla cieca. Enjoy!

VINO SPUMANTE DEL’ANNO 2023 – GUIDA TOP 100 WINEMAG.IT

Guida winemag 2023: il Verdicchio 2015 Pas Dosè “Millesimè” di Mirizzi è Spumante dell’anno

VINO BIANCO DEL’ANNO 2023 – GUIDA TOP 100 WINEMAG.IT

“Contradae 61·37” Vesuvio Doc 2019 vino bianco dell’anno per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023

VINO ROSSO DEL’ANNO 2023 – GUIDA TOP 100 WINEMAG.IT

Pinot Nero 2020 “Lo Straniero” Il Poggiarello vino rosso dell’anno per la Guida Top 100 winemag.it 2023

VINO ROSATO DEL’ANNO 2023 – GUIDA TOP 100 WINEMAG.IT

Il Cannonau di Sardegna 2021 Martis Sero di Vignaioli Cadinu è Miglior rosato italiano 2023

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Cavit, consolidamento del fatturato a 264,8 milioni

Si è riunita oggi, presso il Centro Congressi di Riva del Garda l’assemblea annuale dei soci Cavit che ha approvato il bilancio consolidato del Gruppo per l’esercizio 2021–2022, chiusosi a maggio 2022. Il Gruppo Cavit è oggi composto dal Consorzio Cavit Sc cui fanno capo le società Cesarini Sforza SpA, Casa Girelli SpA e GLV Srl (quest’ultima all’80%) acquisite nel dicembre 2019, oltre che la società tedesca Kessler Sekt & Co KG controllata al 50,1%.

Nel corso dell’assemblea è stata espressa «unanime soddisfazione da parte dei Soci per il livello apprezzabile delle remunerazioni, oltre che per la qualità del servizio ricevuto in termini di consulenza e assistenza agronomica e viticola, che rappresentano un chiaro valore per il sistema trentino delle Cantine sociali».

I DATI PRINCIPALI DEL BILANCIO CAVIT

Dopo due anni “fuori dell’ordinario” per l’economia globale, dove Cavit ha beneficiato degli effetti della pandemia sulla crescita dei consumi di vino in casa, il Gruppo registra un consolidamento del fatturato che si assesta su quota 264,8 milioni di euro, in flessione del 2,3% rispetto al forte aumento registrato nell’esercizio precedente. «È da notare – commenta l’azienda – che il trend rispetto al periodo pre-covid risulta in decisa crescita costante (+26,3% esercizio 2021/2022 vs esercizio 2019/2020)».

In linea con le previsioni di budget, la lieve flessione di fatturato ha riguardato innanzitutto la società Cavit Sc, segnata dal progressivo assestamento post-pandemia (con un ritorno dei consumi fuori casa e una conseguente contrazione di quelli in casa), dal ridimensionamento del balzo in avanti registrato in epoca Covid dal mercato NordAmericano e dall’impatto sul bilancio dei primi 5 mesi del 2022, contraddistinti da una grave e generalizzata pressione dei costi.

LE SOCIETÀ DEL GRUPPO CAVIT

Per quanto riguarda le consociate di recente acquisizione, nel corso dell’anno è stata perseguita un’opera di razionalizzazione delle attività a favore di una migliore marginalità. In particolare: Casa Girelli, che svolge la propria attività nel settore dell’imbottigliamento e della commercializzazione di vini italiani sui mercati esteri, registra una contenuta contrazione del fatturato, con un risultato operativo condizionato dall’aumento dei costi a fronte di accordi commerciali già definiti prima dell’impennata.

Per la commerciale GLV è stata adottata una strategia mirata al riposizionamento e alla valorizzazione delle produzioni di Cantina La-Vis e Cembra Cantina di Montagna. In particolare, il 2022 ha segnato il rilancio completo della gamma di quest’ultima nella direzione della qualità e del pieno riconoscimento del valore di una viticoltura di eccellenza da remunerare opportunamente.

Anche nel caso di Cesarini Sforza, dopo il passaggio della cantina sotto la guida di Cavit, «si è provveduto ad una razionalizzazione delle attività, accompagnata da importanti investimenti per rafforzare le linee di sboccatura e confezionamento della pregiata linea di spumanti TrentoDoc». Infine, sempre nell’area della spumantistica, ottimi risultati per la società tedesca Kessler Sekt, che ha registrato un aumento del fatturato superiore al 25% grazie al recupero del canale Horeca post-pandemia e il crescente innalzamento dell’immagine di marca, salendo a 11,9 milioni di euro.

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Barbanera acquistata da Italian Wine Brands Spa


Il 100% del capitale delle società della famiglia Barbanera, ossia Barbanera Srl e Fossalto Srl passa ad Italian Wine Brands Spa (Iwb). L’acquisizione è avvenuta in mattinata. Barbanera è una storica società familiare fondata negli anni ’70 a Cetona (Siena) dai fratelli Marco e Paolo Barbanera, attiva oggi nella vinificazione, produzione e vendita di vini di alta qualità nel segmento premium.

Gli accordi sottoscritti in data odierna prevedono che IWB, public company del segmento Euronext Growth Milan di Borsa Italiana Spa, uno dei principali player attivi nella «produzione, distribuzione e vendita di vini italiani di elevata qualità sui mercati internazionali», acquisisca il 100% del capitale di Barbarena e Fossalto sulla base di un Equity Value complessivo pari a 41.990.000,00 che verrà corrisposto da IWB per cassa alla data del closing, previsto indicativamente entro il 31 dicembre 2022 e, comunque, entro e non oltre il closing del 31 marzo 2023.

ITALIAN WINE BRANDS ACQUISISCE BARBANERA

La struttura dell’operazione prevede altresì che le holding della famiglia Barbanera reinvestano nel Gruppo IWB un valore complessivo pari a Euro 26.316.240,00 mediante la sottoscrizione di 657.906 azioni ordinarie IWB di nuova emissione a un prezzo di 40,00 euro cadauna. A completamento dell’operazione, la famiglia Barbanera arriverà a detenere una partecipazione complessivamente pari al 6,95% del capitale sociale di IWB post aumento di capitale.

Nel corso degli anni, Barbanera è cresciuta costantemente fino a diventare il punto di riferimento del vino toscano sui mercati internazionali grazie, in particolare, ai suoi vini autoctoni pluripremiati dai principali critici (Barbanera®, Gigino®, Vecciano®), realizzati sia con l’utilizzo della materia prima proveniente dai vigneti di proprietà della famiglia (circa 33 ettari situati in zone ad alta vocazione vitivinicola), che con materie prime oggetto di un’attenta selezione e di un processo di vinificazione interamente svolto all’interno dell’azienda.

Barbanera e Fossalto hanno realizzato nel 2021 un fatturato consolidato pari a 38,7 milioni, di cui oltre il 90% realizzato sui mercati internazionali e in costante e sensibile aumento dagli Euro 33,3 milioni del 2020 e dagli Euro 26,6 milioni del 2019. L’Ebitda Adjusted realizzato dalle società nel 2021 è stato pari a 5,4 milioni (margine sul fatturato pari al 14,0%). L’utile netto è stato pari a 3,8 milioni mentre la posizione finanziaria netta al 31 dicembre 2021 era positiva per 1,2 milioni di euro (dati IFRS compliant).

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Paolo Noto, “sommelier del Papa” per un giorno ad Asti: che vini ha scelto


Poco ma buono. Senza farsi mancare nulla. E allora Barbera d’Asti Docg, Grignolino d’Asti Doc, Chardonnay Doc. E gli spumanti? D’obbligo un Metodo Classico (Brut) e un Moscato d’Asti Docg. Papa Francesco è tornato ai “sapori delle radici” durante il pranzo in famiglia in Vescovado, domenica 20 novembre ad Asti. Una selezione curata da Paolo Noto, sommelier e wine-coach dell’EnotecAmica di Campagna Amica Coldiretti Asti.

Vini che accompagneranno il Papa anche al Vaticano, dove Padre Bergoglio potrà disporre di una piccola cantinetta astigiana composta dalle stesse denominazioni apprezzate durante il pranzo in Vescovado.

«Il mio desiderio più grande, così come quello di Campagna Amica – spiega il “sommelier del Papa” per un giorno, Paolo Noto – è che, sorso dopo sorso, Papa Francesco possa ricomporre quell’articolato puzzle delle sue origini, riscoprendo i sapori più autentici della terra astigiana».

Per lui, ho scelto alcune tra le nostre migliori denominazioni, per esprimere il territorio, la tradizione e la cultura locale. Vini importanti, bandiera di questa storica e fertile terra enoica, che attraverso il piacere dei sensi, dall’olfatto alla vista fino al gusto, parlano di terroir, la cui migliore accezione è data dalla sapiente unione di vitigno, microclima, caratteristiche del suolo e lavoro dell’uomo».

«La visita di Papa Francesco – commenta il presidente di Coldiretti Asti, Marco Reggio – è stata una preziosa occasione per infondere speranza anche nel mondo agricolo. Le sue parole sono tornate ad essere linfa vitale, anche per noi agricoltori, per guardare al futuro con più convinzione, impegno e fiducia».

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Firmato a Simei un “Patto” mondiale tra Donne del Vino


FOTONOTIZIA –
Un’alleanza in cinque punti, che impegna undici associazione del vino al femminile nel mondo a favorire viaggi e esperienze formative tra continenti. È l’ultima frontiera delle Donne del vino italiane, che sbarcano nel mondo grazie al patto siglato oggi, durante la IIª Convention mondiale delle Donne del Vino ospitata al Simei Milano, il salone delle macchine per l’enologia.

Ad accomunare, «la voglia di migliorarsi professionalmente, sconfiggere la diseguaglianza di genere e promuovere la cultura del vino». Il Partnership agreement legherà nel futuro le undici associazioni dell’enologia al femminile del mondo.

Assieme alle Donne del vino italiane, ecco Amuva (Argentina), The Fabulous Ladies’ Wine Society (Australia), 11 Frauen und ihre Weine (Austria), Wow (Croazia),  Femmes de Vin (Francia), Baia’s Wine (Georgia), Vinissima (Germania), Women in Wine (Nuova Zelanda), Las Damas del Pisco (Perù) e le delegate dell’associazione “rosa” del Cile.

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Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023: ricevila in un clic

È finalmente disponibile la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 di winemag.it. Quinta edizione per il prodotto editoriale di punta della nostra testata giornalistica, quest’anno in vendita esclusivamente sul nostro portale (non più su Amazon Kindle, come nelle precedenti edizioni). La selezione delle etichette e il conseguente “ingresso” nella Guida 2023 è avvenuto tramite le consuete, rigorose sessioni di degustazione alla cieca. I campioni sono stati dapprima suddivisi per regione e/o denominazione e poi giudicati in due mesi di degustazioni, nel corso dell’estate 2022.

Passano gli anni, ma la linea editoriale della Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it resta fedele ai principi fondamentali che rendono così diversa la nostra quotidiana attività rispetto a quella di molte altre realtà. Guardandoci attorno, anzi, notiamo la decadenza senza fine di un settore aggrappato alla propria sopravvivenza più con le unghie e lo stomaco, che col cuore e l’anima.

Approcci superficiali, “marchette”, “compitini” e frasi fatte per compiacere questo o quel produttore, questo o quell’ufficio stampa, sono ormai la regola in un settore in cui ci presentiamo, ormai da anni, come mosche bianche. Un aspetto che ci viene sempre più riconosciuto dalle migliaia di lettori che ogni giorno leggono le nostre wine news, iscrivendosi alla nostra newsletter ed entrando, così, nel profondo della cronaca enologica italiana ed internazionale.

LA FILOSOFIA DELLA GUIDA TOP 100 MIGLIORI VINI ITALIANI 2023 – WINEMAG.IT

Non cambia, non passa, non sbiadisce, non appassisce la nostra voglia di raccontare, anche e soprattutto attraverso lo strumento originale di una Guida Vini, l’Italia del vino più autentica, trincerandoci (anzi, tutelando i produttori stessi) attraverso il blind tasting. Una modalità che premia ancor più l’espressione territoriale, la tipicità e il carattere di ogni singolo vino degustato, senza le distrazioni del “marketing” legato alla singola etichetta e del “rumore” generato da ciò che fa (sempre più, ahinoi) da contorno al calice.

Il nostro approccio alla degustazione è il medesimo riservato alle notizie che quotidianamente appaiono online, sul nostro wine magazine indipendente. Un focus sull’oggettività che mette al centro il lettore, nel nostro duplice ruolo di semplici “megafoni” del mondo del vino italiano (da un lato) e di degustatori appassionati, curiosi e critici (dall’altro).

Crediamo che questo sia il valore aggiunto della nostra Guida Vini, molto distante dal mondo delle Guide italiane ed internazionali che hanno finito per allontanare il pubblico per linguaggio, filosofia e metodologia di lavoro. E soprattutto, dobbiamo dirlo molto francamente, per oggettiva mancanza di fiducia nell’oggettività dei risultati.

Ecco dunque, tra le pagine della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 di winemag.it, grandi nomi accanto a cantine che si affacciano da pochi anni sul panorama enologico italiano ed internazionale. A tutti viene assicurata la medesima dignità, garantita dal tasting alla cieca e dal nostro approccio caldo ma distaccato.

Vini prodotti da grandi cantine e piccoli vignaioli artigianali. Nomi storici e realtà desiderose di affermarsi, che meritano di essere scoperte. Nella Top 100 Migliori vini  italiani 2023, così come nelle edizioni precedenti, trovano spazio vini di impronta tecnica e di “metodo” – in grado ovviamente di sfoggiare la propria identità territoriale – e altri che trasmettono l’emozione dell’artigianalità e della cura manuale, esenti da difetti di natura chimica o accidentale.

Sfumature che convivono perché accomunate dalla bontà e dalla capacità intrinseca di comunicare prima a sorsi e, poi, a parole. Pochi, semplici dettami, dicevamo. Bando, tra le altre cose, al cosiddetto “gusto internazionale” – ormai cambiato, anche grazie a consumatori sempre più attenti all’autenticità e alla territorialità – e a scelte commerciali che tendono a uniformare le diverse Denominazioni del vino italiano.

GUIDA TOP 100 WINEMAG.IT: TERRITORIO (E “TERROIR”) AL CENTRO

Snodo importante nella “costruzione” della nostra Guida, è il desiderio di sotterrare l’ascia dell’integralismo e di quello che ci piace definire “razzismo enologico“. Ciò che deve colpire è il vino nel calice, non la filosofia produttiva (“convenzionale”, “naturale”, “biologico”, etc).

L’altro focus della Top 100 di WineMag.it è su produttori e vignaioli che puntano sulla valorizzazione delle espressioni dei singoli “cru” del proprio “parco vigneti”. Alla parcellizzazione e alla valorizzazione della macro eccellenza nella micro selezione. Il tutto ricordando sempre che siamo sognatori, prima che commentatori e critici del nettare di Bacco. Amiamo le persone vere e i vini in grado di trasmettere personalità, nerbo, carattere. Gusto e passione. In una parola? Amiamo il coraggio e chi osa.

Come ogni anno, il nostro sogno, tradotto (anche) in Guida, è quello di essere riusciti a costruire l’ennesima “carta dei vini” alla portata di tutti (dal professionista al consumatore meno esperto, ma desideroso di bere bene). Una selezione in cui regioni e denominazioni perlopiù si mescolano, per mostrare il quadro delle bellezza dell’Italia, racchiuse in “bottiglie sparse” di vino. Tra queste, un’altra novità: i vini dell’anno della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023:

Importante anche lo sguardo sulle quattro Cantine dell’anno 2023, di cui vi invitiamo a scoprire l’intera produzione: Rubinelli Vajol (Cantina italiana dell’anno 2023), Azienda Agricola Possa (Cantina dell’anno 2023 – Nord Italia), Terre del Marchesato (Cantina dell’anno 2023 – Centro Italia) e Tenuta Cerulli Spinozzi (Cantina dell’anno 2023 – Sud Italia). Più che cantine, famiglie del vino italiano. È proprio da loro che vogliamo iniziare il racconto di un anno che ci ha reso fieri del nostro lavoro e di una Guida che ci ha emozionato, non poco, prima, durante e dopo la sua pubblicazione. Buone bevute, con la nostra Top 100.

Davide Bortone
Curatore della Guida Top 100 Migliori vini italiani
e direttore di winemag.it

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Consorzio per la Tutela del Vino Marsala: nuovo corso con 16 produttori

A sessant’anni dalla sua fondazione, il Consorzio per la Tutela del Vino Marsala rende noto il suo nuovo corso, con la partecipazione di 16 produttori, tra case vinicole e cooperative del territorio.

Il 27 dicembre 1962, infatti, alcuni produttori locali che avevano a cuore il futuro e la qualità del vino tipico del territorio di Marsala fondarono quello che rappresenta uno dei più antichi Consorzi di tutela d’Italia. La Denominazione di Origine Controllata fu poi riconosciuta nel 1969, rendendo così il Marsala tra i primi vini DOC d’Italia.

L’11 novembre 2022, in concomitanza della chiusura dell’annata agraria 2022, si è riunita a Marsala la nuova assemblea, al fine di approvare l’ingresso di nuovi soci, la modifica dello Statuto, l’elezione del consiglio di amministrazione e la nomina del Presidente. All’assemblea hanno partecipato e sottoscritto l’adesione le cantine: Pellegrino, Florio-Duca di Salaparuta, Lombardo, Intorcia, Curatolo Arini, Fici, Alagna Giuseppe, Martinez, Vinci, Frazzitta, Birgi, Paolini, Casale, Colomba Bianca, Europa, Petrosino.

IL NUOVO CDA DEL CONSORZIO VINO MARSALA

Sono stati nominati il Presidente del Cda Benedetto Renda, unitamente ai due vicepresidenti Roberto Magnisi e Giuseppe Figlioli e ai Consiglieri Francesco Intorcia e Orazio Lombardo.

«Rinasce il Consorzio per la tutela del vino Marsala – sottolinea il neo Presidente del Consorzio Benedetto Renda – e unitamente al Consorzio rinasce la Doc Marsala, marchio che ha reso celebre la nostra città in tutto il mondo. Ciò è reso possibile grazie alla partecipazione di tutti i produttori, riuniti attraverso la forma consortile per collaborare e seguire regole comuni per la produzione del vino Marsala».

Tra i primi obiettivi del Consorzio «il riconoscimento erga-omnes, la tutela e valorizzazione dei territori vocati alla produzione di vino Marsala, oltre che del territorio stesso» e «l’importante modifica del disciplinare di produzione, con l’inserimento della menzione unità geografica aggiuntiva “Sicilia”, al fine di valorizzare ancora di più il marchio “Marsala” nel mondo».

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È morto Vittorio Vallarino Gancia


Vittorio Vallarino Gancia
è morto all’età di 90 anni. Ha condotto la storica azienda di famiglia fondata nel 1850 dal bisnonno Carlo a Canelli, famosa in tutto il mondo per la produzione di spumante. L’imprenditore, protagonista di un sequestro lampo da parte delle Brigate Rosse, nel 1975, era Cavaliere del lavoro.

Vittorio Vallarino Gancia, classe 1932, aveva compiuto novant’anni lo scorso 28 ottobre. Per l’azienda di famiglia, la piemontese Gancia, ha rappresentato la quarta generazione. Lascia la moglie Rosalba e due figli, Massimiliano e Lamberto. Tra i primi ad esprimere il proprio cordoglio per la scomparsa di Gancia è il presidente di Unione italiana Vini, Lamberto Frescobaldi, insieme al segretario generale Paolo Castelletti e tutto il consiglio nazionale.

Così in una nota: «Unione italiana Vini piange la scomparsa di Vittorio Vallarino Gancia, grande produttore di vino e presidente di Uiv dal 1995 al 2001. Il suo impegno per la nostra associazione è stato da esempio. Uomo di visione, ha senza dubbio contribuito, con passione e costanza, a far crescere il nostro settore».

VALLARINO GANCIA TRA I FONDATORI DEL CONSORZIO ALTA LANGA
Nella foto, i rappresentanti delle “Sette Sorelle” di Tradizione Spumante; Vittorio Vallarino Gancia è il terzo da destra

Vittorio Vallarino Gancia fu inoltre tra i primi a credere nel Metodo Classico piemontese. Con lui Gianfranco Caci e Pier Filippo Cugnasco per la Cinzano, Alberto Contratto per la Contratto, Alessandro Abbruzzese e Livio Testa per Fontanafredda, Giorgio Giusiana per la Martini & Rossi, Ottavio Riccadonna per Riccadonna e Giuseppina Viglierchio per Vini Banfitra. Negli anni Novanta il gruppo di produttori illuminati creò “Tradizione Spumante” da cui sarebbe nata, anni dopo, la denominazione Alta Langa.

«Per il Consorzio Alta Langa – commenta l’ente piemontese – Vittorio Vallarino Gancia è stato un insostiuibile ispiratore e un grande sostenitore: tutti i produttori, di ieri, di oggi e di domani, devono molto alla sua figura e alla sua azione. Le più sentite condoglianze da parte del Consorzio vanno alla moglie Rosalba Borello e ai figli».

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Nasce l’Associazione dei Viticoltori di Montespertoli: «Cuore Dinamico del vino toscano»


L’Associazione dei Viticoltori di Montespertoli è realtà. Costituitosi lo scorso 28 maggio, il gruppo che raccoglie 17 cantine si è presentato ufficialmente alla stampa ieri mattina, presso il Museo della Vite e del Vino di Montespertoli. A unire i membri della nuova compagine toscana è il “Patto del Viticoltore di Montespertoli“, che ha l’obiettivo di «promuovere e formare una nuova figura di Viticoltore».

«Un artigiano – spiegano le aziende – che coltivi e trasformi le proprie uve all’interno del Comune di Montespertoli e, così facendo, tuteli non soltanto il proprio vino e il vigneto dal quale lo produce ma, allo stesso tempo, anche il paesaggio, il territorio, la cultura». Montespertoli è uno dei comuni più vitati della Toscana, con una tradizione millenaria in ambito vitivinicolo.

L’Associazione dei Viticoltori di Montespertoli vuole «soprattutto riportare all’attenzione di tutti gli aspetti qualitativi legati a questi luoghi, caratterizzati da quella straordinaria biodiversità – vigneti, seminativi, oliveti, bosco – che concorre alla bellezza della campagna toscana». L’uva maggiormente coltivata è il Sangiovese. Ma sono presenti anche gli altri vitigni autoctoni, come il Trebbiano.

Aderiscono all’Associazione: Podere all’Anselmo, Tenuta Barbadoro, Casa di Monte, Tenuta Coeli Aula, Le Fonti a San Giorgio, Podere Ghisone, Podere Guiducci, Fattoria La Leccia, La Lupinella. E ancora: Marzocco di Poppiano, Montalbino, Tenuta Moriano, Fattorie Parri, La Querce Seconda, Tenuta Ripalta, Castello Sonnino e Valleprima.

Tra i vini dell’Associazione si possono riscontrare caratteristiche comuni quali la giovanile freschezza e la vena floreale propria del Sangiovese, quando viene interpretato con uno stile di vinificazione più contemporaneo. «Stile che – evidenziano i membri dell’Associazione dei Viticoltori di Montespertoli – dopo gli eccessi del recente passato, torna a valorizzare il vitigno di partenza e la sua più autentica espressione varietale, declinata nelle molte sfaccettature di cui questo grande vitigno è capace.

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Vino a volantino verso Natale. Barolo “CaDorá” a 10,99 da Penny: il prezzo sale per la promo

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Vini al supermercato

Barolo Docg 2018 “CaDorá”, Ca.Vi.M. Ovada (Morando) per Penny

(3,5 / 5) Il Barolo Docg 2018 “CaDorá”, prodotto e imbottigliato da Ca.Vi.M. Ovada (Cantina Viticoltori Morando) per il discounter Penny Market è reperibile in promozione a un prezzo distante dalla media di gran parte dei vini della Denominazione di origine controllata e garantita piemontese. In promozione può costare 10,99 euro. Ma a scaffale, l’etichetta è stata rinvenuta anche a 9,99 euro, 11,99 euro e 13,99 euro.

Nel calice, il Barolo Docg 2018 “CaDorá” di Morando per Penny Market si presenta del tipico colore granato del Nebbiolo, uva con cui è possibile produrre il re dei vini del Piemonte. Al naso la componente floreale, tra la violetta e la rosa, è intensa. Tutt’attorno un corredo di spezie, dalla cannella alla curcuma, passando per la vaniglia e la noce moscata.

Non manca il frutto, che richiama la ciliegia sotto spirito e i piccoli frutti rossi di bosco. L’ossigenazione lascia spazio anche alla liquirizia. L’ingresso di bocca del Barolo Docg 2018 “CaDorá” è piuttosto austero, su una vena alcolico-glicerica su cui lavora piuttosto bene il tannino, almeno in una fase iniziale. Il centro del sorso, caratterizzato da un’acidità viva, lascia spazio a un’espressione piuttosto apprezzabile del frutto, con ritorni di ciliegia appena matura e ribes.

GLI ABBINAMENTI E IL TAPPO SCELTO DA MORANDO PER IL BAROLO CADORÁ

In chiusura il tannino si rivela però asciutto e la leggera venatura salina sbilancia leggermente il quadro sulle durezze. L’abbinamento consigliato è con le portate che comunemente accompagnano il Barolo. Ovvero piatti di carne, in particolare di cacciagione, ma anche primi e secondi con funghi o “spolverate” di tartufo. Bene anche l’abbinamento con i formaggi stagionati.

In termini di potenziale di affinamento, la scelta di Morando per il Barolo “CaDorá”  prodotto per Penny Market è ricaduta su un tappo Nomacorc Select Green 300 – Vinventions. Si tratta di una soluzione consigliata dalla casa madre per i vini da lungo affinamento, ottenuta da materie prime sostenibili e rinnovabili derivate dalla canna da zucchero (tecnologia PlantCorc™).

Un tappo “sostenibile”, riciclabile e dal design simile al classico tappo di sughero, con venature che riproducono la superficie “originale” della quercia da sughero. Il Select Green 300 è particolarmente apprezzato dai produttori italiani per i vini bianchi che debbano mantenere il loro carattere fresco e “croccante”. Ma è utilizzato, come nel caso del Barolo “CaDorá” di Morando, anche per i vini rossi.

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142 contrade (9 sono “nuove”): la mappa del mosaico Etna Doc è servita


Il lungo e minuzioso lavoro si è da poco concluso: è finalmente disponibile la mappa delle 142 Contrade dell’Etna Doc. Predisposta dal Consorzio Tutela Vini e realizzata grazie al contributo del Dipartimento Agricoltura dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Siciliana, il documento – che identifica, tra l’altro, 9 nuove contrade – consente di fotografare il territorio etneo, attraverso lo sfaccettato mosaico di Contrade che cingono l’area vitivinicola presente ai piedi del vulcano. Da Nord a Sud.

Il Disciplinare di produzione dell’Etna Doc, la più antica Denominazione di origine controllata presente in Sicilia – istituita nel 1968 – riconosce la presenza di 133 contrade sin dal 2011. L’areale di produzione interessa i territori di 20 comuni, in cui la singola contrada è legalmente equiparata a Unità Geografica Aggiuntiva (UGA).

133 CONTRADE GIÀ PRESENTI NEL DISCIPLINARE DELL’ETNA DOC

Nel lungo lavoro di ricognizione del territorio, l’aggiornamento dei confini ha portato all’individuazione di 9 nuove contrade, che saranno ufficialmente inserite nel prossimo aggiornamento del disciplinare di produzione dell’Etna Doc. Determinante per la loro identificazione il contributo offerto dai produttori aderenti al Consorzio di Tutela.

La nuova Mappa delle Contrade prende in considerazione anche queste ultime 9 unità. Si arriva così al numero di 142 Contrade dell’Etna, suddivise nel territorio di 11 comuni: 25 a Randazzo, 41 a Castiglione di Sicilia, 10 a Linguaglossa, 13 a Piedimonte Etneo, 8 a Milo, 4 a Santa Venerina, 20 a Zafferana Etnea, 9 a Trecastagni, 6 a Viagrande, 1 a Santa Maria di Licodia, 5 a Biancavilla.

Un importante passo avanti per la definizione delle specificità dell’Etna Doc. Sino a ieri, l’identificazione delle contrade, si basava infatti sull’interpretazione di vecchie carte catastali, con curve di livello mai aggiornate e limiti territoriali che oggi non esistono più, anche a causa della continua attività eruttiva dell’Etna. La nuova mappa è stata realizzata a partire da recenti rilievi topografici che sono stati poi sovrapposti a layer cartografici costruiti attraverso più rilevamenti con strumentazioni GIS (Geographic Information System).


SCARICA LA MAPPA DELLE CONTRADE DELL’ETNA IN ALTA RISOLUZIONE
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“Amarone e oltre”, il libro di Sandro Boscaini sulla storia di Masi Agricola


«Mi accingo a raccontare la storia di un incontro: quello tra un mio antenato e una località in Valpolicella Classica. Il primo, individuato qui come il capostipite del mio ramo della famiglia Boscaini. La seconda, una terra fortunata come altre, vocate a produrre uve straordinarie e per questo destinate a essere conosciute e apprezzate in Italia e nel mondo». È con questo incipit che Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola, si rivolge ai lettori invitandoli a intraprendere un viaggio lungo 250 anni. Quello di “Amarone e oltre“, libro edito da Egea in cui ripercorre la storia dell’azienda di famiglia, dalla prima vendemmia nel 1772 fino ai giorni nostri.

Le vicende della storia si intrecciano con quelle della famiglia, delle cantine e del territorio, dalla Valpolicella fino alle Venezie. La narrazione si snoda tra il rispetto della tradizione e le innovazioni introdotte nei processi produttivi. Lasciando spazio ad aneddoti personali e curiosità tecniche, testimonianze di prima mano e fonti letterarie.

L’andamento cronologico della prima parte del volume cede il passo nella seconda a un punto di vista più manageriale. Lo sguardo si posa sui temi all’ordine del giorno nella gestione dell’azienda.

LA RIFLESSIONE SULLA SOSTENIBILITÀ

«Ritengo che la contestualizzazione delle vicende di famiglia in quelle generali di portata nazionale e territoriale sia di estrema importanza per leggere con un’ottica più ampia il territorio e la sua cultura, il vigneto e la professionalità vitivinicola, la passione e l’imprenditorialità, la cultura d’impresa e la sostenibilità», commenta Sandro Boscaini riferendosi a un tema centrale in “Amarone e Oltre”.

Senza sostenibilità economica – continua Boscaini – non ci sarebbe stato sviluppo e sopravvivenza dell’impresa; senza quella sociale non si sarebbero creati e sviluppati rapporti indispensabili in campo produttivo e distributivo; senza la sostenibilità ambientale e l’amore per la terra e il vigneto si sarebbero distrutte nel tempo le fonti di ricchezza».

E nelle prossime settimane “Amarone e oltre” supererà i confini italiani, dove è già disponibile nei principali canali. L’edizione inglese del volume, curata da Bocconi University Press, sarà disponibile a partire da fine novembre.

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Colli Euganei come “Asolo” del Prosecco Doc, Zanette conferma: «Trattative aperte tra Consorzi»


I Colli Euganei come “Asolo” del Prosecco Doc. Una zona di nicchia, da trasformare in “sottozona” e ulteriore fiore all’occhiello del sistema Prosecco, in particolare di quello senza la “G” di “Docg”. Il tutto allo scopo di valorizzare il Serprino, biotipo (e sinonimo) della Glera allevato proprio sulle colline vulcaniche del Padovano. La proposta è reale e le trattative sono aperte tra i due Consorzi veneti. Ad avviarle è stato proprio il Consorzio di Tutela Vini Colli Euganei, presieduto da Marco Calaon. A confermarlo è l’omologo Stefano Zanette, a nome dell’ente trevigiano.

«La richiesta affinché il nome Serprino, che dal punto di vista normativo è il sinonimo della varietà Glera, potesse venire valorizzato, per i soli produttori dei Colli Euganei, all’interno della Doc Prosecco – rivela Zanette – ci è pervenuta da parte del Consorzio Colli Euganei (così come attestano le comunicazioni ufficiali intercorse), con il reiterato patrocinio di un Organizzazione Professionale di Categoria».

«Il Consorzio del Prosecco Doc, dal canto suo, si è reso disponibile ad accompagnare tale soluzione ritenendo di far cosa gradita al sistema produttivo locale che, in questi anni, ha preferito, in larga parte, rivendicare Prosecco Doc in luogo di Colli Euganei Doc Serprino».

Polveriera Colli Euganei: otto cantine escono dal Consorzio Vini

GLERA VS SERPRINO: TIMORI E OPPORTUNITÀ PER I COLLI EUGANEI

Si tratta ovviamente di un vantaggio in termini di prezzi delle uve. Il Serprino, come rivelano a winemag.it alcuni produttori locali, vale attorno ai 38 euro al quintale all’interno della Doc Colli Euganei. Se venduto come Glera da Prosecco Doc si possono anche superare i 100 euro al quintale.

«Nel dirci dispiaciuti per una polemica che, per quanto ci riguarda, definiremo inesistente – aggiunge Stefano Zanette – restiamo in attesa delle decisioni che, in prima istanza, riguardano i produttori di Colli Euganei Doc Serprino. Nel rispetto delle prerogative definite dalla normativa in materia, dovranno scegliere la strada che intendono percorrere. Consapevoli che poi sarà  l’Assemblea dei soci del Consorzio Prosecco Doc ad esprimersi nel merito».

Nel frattempo la questione è caldissima sui Colli Euganei. Otto cantine sono uscite dal Consorzio di Tutela, proprio in seguito all’avvio delle trattative tra i due enti di tutela. Tra queste, alcune non producono Serprino. L’impressione è ci sia molto di più rispetto al timore di «glerizzazione dei Colli Euganei». L’eventuale apertura alla sottozona della Doc Prosecco graverebbe ulteriormente sulla visibilità del fiore all’occhiello dei colli vulcanici padovani, ovvero i vini rossi da varietà bordolesi. Qualcosa di unico, specie nella zona di Rovolon.

Quando metteremo Rovolon sulla mappa dei grandi vini rossi italiani?

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