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Vini in offerta al supermercato: Panorama shock sul Greco di Tufo. I 5 “cestelli della spesa” sono 9

Vini in offerta al supermercato: Panorama shock sul Greco di Tufo. I 5 "cestelli della spesa" sono 9Un prezzo shock e l’ennesima gaffe. Sono i supermercati Pam Panorama i protagonisti delle prime due settimane di volantini del vino al supermercato. L’insegna di Spinea (Venezia) piazza 3 mila bottiglie del Greco di Tufo Docg Corteregia di Cantina di Tufo (marchio di proprietà dei fratelli Gianni e Michele La Marcacon sede a Piazzolla, in provincia di Napoli) a 2,99 euro per 3 bottiglie.

Sempre Pam scrive “Oltre Pò pavese” invece di “Oltrepò pavese”, in riferimento ai vini del marchio “Le Cascine” di Losito & Guarini. Accantonati prezzi pazzi e refusi, il quadro generale del vino a volantino fino alla seconda decade di gennaio 2022 regala qualche soddisfazione.

Ma i “cinque cestelli della spesa (5 / 5) assegnati in questa sessione della consueta rubrica sui vini in offerta (solo 9, in totale) sono sparsi per le insegne:

  • Chianti Riserva Collezione Oro Piccini: 3,98 euro (Bennet)
  • Lambrusco La Brusca Lini: 3,98 euro (Conad)
  • Rosso di Montepulciano Doc Vecchia Cantina: 2,99 euro (Coop)
  • Piemonte Doc Grignolino Fontanafredda: 3,59 euro (Famila)
  • Barbera d’Alba Doc Fontanafredda: 5 euro (Gulliver)
  • Rosso di Valtellina Doc Nera: 4,55 euro (Iperal)
  • Franciacorta Solive: 11,20 euro (Iperal)
  • Nero D’Avola, Inzolia, Chardonnay Sicilia Doc o Shiraz Rosé Igt Settesoli: 2,79 euro (Ipercoop)
  • Morellino Di Scansano Docg La Mora, Cecchi: 4,99 euro (Pam Panorama)

Il risparmio sui vini in vendita in Gdo, questa volta, passa da un “giro turistico” per supermercati. Più in generale, non mancano altri buoni vini capaci di assicurarsi dai 4 cestelli della spesa in su. Per trovare volantini davvero convincenti toccherà aspettare la prossima tornata di offerte. Buona spesa!

Volantino Aldi fino al 9 Gennaio “Grandi formati”

Morellino di Scansano Valle del Conte: 2,99 euro (3 / 5)

Muller Thurgau Igt Vigneti delle Dolomiti Il Coppiere: 2 euro (conf. da 6) (3 / 5)



Volantino Bennet fino al 19 Gennaio, “Sconto 40”

Falanghina Beneventano Igt Ante Hirpis: 2,99 euro (3 / 5)

Bianco Santa Maria Martellozzo: 2,38 euro (3,5 / 5)

Chianti Riserva Collezione Oro Piccini: 3,98 euro (5 / 5)

Gutturnio Colli Piacentini Doc Cantine Bacchini: 2,90 euro (3,5 / 5)


Volantino Carrefour fino al 16 Gennaio, “50 prodotti al 50”

Lambrusco di Modena Oronero o Pignoletto frizzante Doc Vecchia Modena: 3,49 euro (3,5 / 5)

Gran cuvée Millesimato spumante Extra Dry Cantine Maschio: 2,99 euro (3 / 5)

Corvo rosso o bianco Terre siciliane Igt Duca di Salaparuta: 3,99 euro (3,5 / 5)

Rosso Bianco Rosato Tre Venezie Igt Terre Fredde: 2,20 euro (3 / 5)


Volantino Carrefour Market fino al 16 Gennaio, “Sconti fino al 50%

Ribolla Gialla Venezia Giulia Igt Cuvée Volpe Pasini: 6,49 euro (3,5 / 5)

Chianti Docg Melini Neocampana: 3,69 euro (3,5 / 5)

Muller Thurgau delle Venezie Igt fermo o frizzante Martellozzo: 3,29 euro (3,5 / 5)

Bonarda Doc Bio Tralcio antico: 2,89 euro (2,5 / 5)

Vini la Calenzana: 2,79 euro (3 / 5)


Volantino Carrefour Express fino al 18 Gennaio, “Tutto a 1 euro”

Pinot Grigio o Chardonnay Doc Mezzacorona: 4.99 euro (3,5 / 5)


Volantino Conad fino al 12 Gennaio, “Sconti fino al 50%

Vernaccia di San Gimignano Docg Bufferia: 3,49 euro (3,5 / 5)

Nero D’Avola Igt Li Raci: 2,99 euro (3 / 5)

Volantino Conad fino al 10 Gennaio, “Buon Risparmio

Chianti putto sensi Docg 3,49 (3 / 5)

Prosecco Valdobbiadene Conegliano Docg Tenimenti Dogali: 7,99 euro (3,5 / 5)

Lambrusco La Brusca Lini: 3,98 euro (5 / 5)

Ortrugo Doc Cantina Manzini: 2,39 euro (3,5 / 5)

Chardonnay di Sicilia Belle Terre: 1,85 euro: (2,5 / 5)

Sangiovese Doc Galassi: 2,58 (4 / 5)


Volantino Conad City fino al 13 gennaio, “Bis Prendi 2, paghi 1”

Negroamaro del Salento Igt Li Tamarici: 3.69 euro (3,5 / 5)


Volantino Coop Superstore fino al 19 Gennaio. “Conviene”

Bonarda Oltrepò Pavese Doc Le Cascine: 1,99 euro (2,5 / 5)

Garzellino Emilia Igt, Civ&Civ: 1,49 euro (3 / 5)

Prosecco Brut Doc Dal Bello: 3,39 euro (3,5 / 5)

Dolcetto di Ovada Doc Terre Da Vino: 2,49 euro (3,5 / 5)

Rosso di Montepulciano Doc Vecchia Cantina: 2,99 euro (5 / 5)


Volantino Despar Supermercati fino al 12 gennaio, “La befana porta convenienza”

Barbera del Monferrato Terradavino: 2,79 euro (3,5 / 5)

Chianti Docg Ca’ Fornara: 2,29 euro (3 / 5)

Vermentino di Sardegna Aragosta Santa Maria La Palma: 3,99 euro (3 / 5)


Volantino Esselunga fino al 19 Gennaio, “Sconti 30% 40% 50%

Prosecco Zonin: 4,07 euro (3,5 / 5)

Chardonnay Garda Cantina di Soave: 1,99 euro (3,5 / 5)

Vermentino di Sardegna Cala delle farfalle: 3,70 euro (3,5 / 5)

Vigneti delle Dolomiti Lagaria 1,89 euro (3,5 / 5)

Orvieto o Merlot Sferracavallo: 2,24 euro (3,5 / 5)

Lambrusco Modena Robanera Cavicchioli: 2,64 euro (3,5 / 5)

Bardolino classico Sartori: 2,99 euro (3,5 / 5)

Primitivo Salento Tormaresca 3,49 euro (4 / 5)

Syrah Arrogant Frog: 3,42 euro (3,5 / 5)

Barbera d’Asti Superiore Docg Produttori di Govone: 2,84 euro (3,5 / 5)


Volantino Eurospin fino al 16 Gennaio, “La spesa intelligente

Merlot o Lambrusco Amabile Praticello: 1,69 euro (2,5 / 5)


Volantino Supermercati Famila fino al 12 Gennaio, “Grandi marche”

Nessun vino da segnalare

Volantino Supermercati Famila fino al 12 Gennaio, “Sconti fino al 50%”

Lambrusco di Modena Secco O Amabile Le Vie dell’Uva: 1,99 euro (3,5 / 5)

Valpolicella Classico Doc Cantina di Negrar: 3,98 euro (3,5 / 5)

Langhe Doc Arneis Laronchi Vini: 2,99 euro (3,5 / 5)

Gutturnio Superiore: 2,99 euro (3,5 / 5)

Piemonte Doc Grignolino Fontanafredda: 3,59 euro (5 / 5)

Bonarda dell’Oltrepò Pavese Broni: 2,59 euro (3,5 / 5)

Pinot Nero: 2,19 euro (3,5 / 5)

Riesling Provincia di Pavia Igt: 2,19 euro (3,5 / 5)

Buttafuoco Oltrepò Pavese: 2,99 euro (3,5 / 5)

Dolcetto Monferrato I Somelieri: 2,89 euro (3,5 / 5)

Colli Piacentini Doc Bonarda Secco Frizzante: 2,29 euro (3,5 / 5)

Gutturnio Doc Frizzante Terre della Pietra: 1,99 euro (3 / 5)

Nebbiolo Langhe Doc Ricossa: 5,19 euro (3,5 / 5)

Barbera Monferrato Doc Ricossa: 2,99 euro (3,5 / 5)


Galassia ipermercati e supermercati fino al 19 Gennaio, “Sconti fino al 50%”

Barbera d’Asti Docg Poggio dei Vigneti: 1,99 euro (2,5 / 5)

Spumante Prosecco Mionetto: 6,99 euro (3,5 / 5)

Valpolicella Ripasso Le vie dell’uva: 5,49 euro (3,5 / 5)

Vino Nobile di Montepulciano Le vie dell’uva: 6,99 euro (3,5 / 5)

Vino Merlot Grave Le vie dell’uva: 2,99 euro (3,5 / 5)

Vino Soave Le vie dell’uva: 1,99 euro (3,5 / 5)

Vermentino Sardegna Le vie dell’uva: 2,79 euro (3 / 5)

Spumante Prosecco Marca Oro Valdo: 3,99 euro (3,5 / 5)

Amarone Cadis Cantina di Soave: 12,90 euro (3,5 / 5)


 

Volantino Gulliver supermercato fino al 10 gennaio, “Prezzi tondi”

Barbera d’Alba Doc Fontanafredda: 5 euro (5 / 5)

Dolcetto d’Acqui Doc, Capetta: 3 euro (3,5 / 5)

Ortrugo Doc Colli Piacentini Valtidone: 2 euro (3,5 / 5)


Volantino Il Gigante Supermercati fino al 12 Gennaio, “0,98 euro”

Vini Colli piacentini, Cantina di Vicobarone: 1,98 euro (3,5 / 5)

Vini Le Rovole: 1,98 euro (2,5 / 5)

Vini Rosignano: 2,98 euro (3,5 / 5)

Prosecco superiore Valdobbiadene Docg Extra dry Costaross: 3,98 euro (3,5 / 5)


Volantino Iperal fino al 18 Gennaio, “Sconti dal 30% al 50%”

Vini Il Feudo: 1,77 euro (0,5 / 5)

Vini Igt La Cacciatora: 1,79 euro (1 / 5)

Vini Villa Mura: 2,09 euro (2 / 5)

Spumante Gancia: 2,90 euro (3 / 5)

Rosso di Valtellina Doc Nera: 4,55 euro (5 / 5)

Vini Scolari: 3,99 euro (3,5 / 5)

Roero Arneis Duchessa Lia: 4,99 euro (3,5 / 5)

Franciacorta Solive: 11,20 euro (5 / 5)

Prosecco Treviso Doc Casato del Leone: 3,99 euro (3,5 / 5)


Volantino IperCoop fino al 12 Gennaio, “Gli sconti continuano”

Lambrusco Emilia Igt Cantine Riunite: 2,39 euro (3,5 / 5)

Prosecco Doc Extra Dry Portego Scuro Viticoltori Ponte: 3,29 euro (3,5 / 5)

Nero D’Avola, Inzolia, Chardonnay Sicilia Doc o Shiraz Rosé Igt Settesoli: 2,79 euro (5 / 5)

Gutturnio o Bonarda Colli Piacentini Doc Viti & Vini Cantina Valtidone: 2,19 euro (3,5 / 5)


Volantino Lidl fino al 9 Gennaio, “Sottoprezzi”

Terre Siciliane Igt Inzolia: 1,39 euro (3 / 5)

Romagna Doc Sangiovese: 1,29 euro (2,5 / 5)

Cabernet Sauvignon Igp: 1,49 euro (2,5 / 5)


Volantino Md – Buona Spesa Italia! fino al 12 gennaio “Sconto 30% 40% 50%”

Bonarda dell’Oltrepò pavese Doc: 1,88 euro (2 / 5)

Cerasuolo d’Abruzzo Dop: 1,49 euro (2,5 / 5)


Volantino Pam fino al 19 Gennaio, “Occasioni extra risparmio”

Vini Doc Oltrepò Pavese Le cascine Losito & Guarini: 2,49 euro (2,5 / 5)

Garganega Veronese Igt Cantine Di Negrar: 3.49 euro (4,5 / 5)

Morellino Di Scansano Docg La Mora, Cecchi: 4,99 euro (5 / 5)

Volantino Pam fino al 19 Gennaio, “Prezzi spremuti”

Greco Di Tufo Docg Corteregia Cantina Di Tufo: 2,99 euro (3 bottiglie) (3 / 5)

Aglianico Igt/Falanghina Igt La Guardiense Antiche Torri: 1,79 euro (3,5 / 5)

Chianti Docg Rifugio del Vescovo Cantina sociale Colli fiorentini: 2,99 euro (3,5 / 5)

Spumante Prosecco Doc Brut Nature Le Calleselle: 3,29 euro (3,5 / 5)

Volantino Pam Retail Pro (Sud Italia) fino al 17 gennaio, “Un anno insieme”

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Doc Casalfarneto: 4,99 euro (3,5 / 5)

Sannio Doc Piedirosso Taburno Burnus Calici diVini: 5,49 euro (3,5 / 5)

Falerno del Massico Bianco Doc Terra Aminea Calici diVini: 5,99 euro (3,5 / 5)

Dolcetto d’Alba Doc Duchessa Lia: 4,99 euro (3,5 / 5)

Aglianico del Vulture Dop Baliaggio Cantina di Venosa: 2,99 euro (4 / 5)

Primitivo di Manduria Doc 1932: 4,89 euro (3,5 / 5)

Prosecco Docg Bolla: 5,49 euro (3 / 5)

Sannio Doc Aglianico o Falanghina La Guardiense: 2,99 euro (3,5 / 5)

Spumante Freschello Extra Dry: 2,99 euro (3 / 5)

Merlot Veneto La Cacciatora: 2,29 euro (2,5 / 5)


Volantino Penny Market fino al 16 Gennaio, “-30%”

Colli piacentini Bonarda Doc frizzante: 1,69 euro (2 / 5)

Lambrusco Reggiano: 1,49 euro (3 / 5)

Sangiovese Primitivo Puglia Igt: 1,79 euro (2,5 / 5)

Bianco Gavi Docg: 3.99 euro (3,5 / 5)

Nero d’Avola Terre Sicilia Doc: 2,99 euro (3 / 5)

Spumante Brut Collenuovo: 1,59 euro (2 / 5)

Nebbiolo Langhe Doc D’Alleramo (solo 14-15-16 gennaio): 3,79 euro (3,5 / 5)


Volantino Tigros fino all’11 Gennaio, “Sconti fino al 50%”

Prosecco Doc Maschio (3 x 20 cl): 3,99 euro (3,5 / 5)

Prosecco Doc Extra Dry Zonin: 3,29 euro (3,5 / 5)

Asolo Prosecco superiore Docg Dal Bello: 4,99 euro (4 / 5)

Spumante Trento Doc Brut Cesarini Sforza: 7,69 euro [5]

Spumante Franciacorta Brut Villa Crespia: 17,90 euro (4 / 5)

Spumante Asti Docg Versi Divini: 3,49 euro (3,5 / 5)

Spumanti Mionetto Linea M.O.: 6,90 euro (3,5 / 5)

Spumante Bosca Anniversary: 1,99 euro (3 / 5)

Spumante Prosecco Ca’ Val: 4,99 euro (3,5 / 5)


Volantino Unes fino al 25 gennaio, “Grandi marche piccoli prezzi”

Chianti Il Canto: 2,99 euro (3 / 5)

Syrah Poggio Venere: 2,69 euro (3 / 5)

Barbera d’Asti Il Castero: 1,89 euro (3 / 5)

Est! Est!! Est!!! Bigi: 3,19 euro (3,5 / 5)

Pignoletto Decordi: 1,99 euro (3,5 / 5)

Nero d’Avola Maestri cantineri: 3,29 euro (3 / 5)

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«Speranza, ripresa, cambiamento, timore»: gli italiani secondo il Rapporto Coop 2021

Due indagini condotte nel mese di dicembre 2021 dall’Ufficio studi Coop e i suoi partner rivelano le parole d’ordine del 2022 dei consumatori italiani: «Speranza, ripresa, cambiamento, timore». La prima indagine, “2022, Coming Soon – Consumer“, ha coinvolto un campione di mille individui, rappresentativo della popolazione 18-65 anni. La seconda, “2022 Coming Soon – Manager“, si è rivolta alla community di italiani.coop: 800 opinion leader e market maker, fruitori delle passate edizioni del Rapporto Coop.

Tra questi sono stati selezionati 440 soggetti con profilo manageriale/executive (imprenditori, amministratori delegati e direttori, liberi professionisti) «in grado di anticipare più di altri le tendenze future del Paese». La metafora utilizzata da Coop per descrivere gli italiani al cospetto del nuovo anno è quella di un popolo «in bilico sul bordo del trampolino». Pronto «al grande salto verso il nuovo futuro a cui la pandemia sembra aver dato inizio». Ma, allo stesso tempo, ancora trattenuto «dalle incognite del momento».

Da qui la nuvola di parole d’ordine da accostare ai prossimi 12 mesi. Le stesse dell’anno appena trascorso: in primis “speranza” (la indica il 32% del campione consumer); a seguire “ripresa” (16%) e “cambiamento” (15%). Ma nel 2022 è soprattutto il “timore” a crescere. Risulta più che raddoppiato, passando dal 3% al 7% rispetto allo scorso anno.

A vivere più di tutti la contraddizione del momento è la cosiddetta “Gen Z“. I nati fra il 1997 e il 2012 si trovano infatti in quel segmento del campione in cui la parola timore (9%) va per la maggiore. Allo stesso tempo, tra questi giovanissimi risiede la percentuale più evidente di chi spera nel cambiamento (19%). A preoccupare maggiormente i manager intervistati (47%) è invece l’instabilità politica (con gli effetti sui possibili ritardi del Pnrr) e la crescita dei prezzi, stimata dal panel al 2,9%.

LA WISH LIST DEGLI ITALIANI PER IL 2022

Nell’attesa della fine della pandemia, la wish list stilata dagli italiani per il 2022 include tra le urgenze il prendersi cura di sè (57%), cercare un nuovo equilibrio tra lavoro e vita privata (56%). E uscire dalla pandemia con l’ambizione di rivedere le proprie priorità (55%). Magari costruendosi una nuova vita (21%).  C’è anche chi guarda oltre. Il 29% del campione – quindi quasi un italiano su 3 – pensa nel 2022 di cambiare lavoro. Immaginando questa decisione come il giusto viatico per il suo nuovo futuro.

Nuovi valori, insomma. Nuove attitudini. Ormai abituati a rimandare il ritorno alla normalità, gli italiani traducono la loro voglia di cambiamento e di nuovi valori negli aspetti al momento davvero modificabili proprie vite. Dopo Cop26 e i vari disastri ambientali del 2021, il climate change è considerato dagli italiani un problema più grave di quanto non pensi l’opinione pubblica (78%).

Gli Stati di tutto il mondo devono porvi rimedio con la massima urgenza (82%). Nell’attesa, il 97% si dice disposto a cambiare almeno alcune delle proprie abitudini. Tutti, però, sono ancora alla ricerca di concrete soluzioni pratiche per rendere più sostenibile la vita quotidiana.

Sempre secondo le indagini dell’Ufficio studi Coop, gli italiani sono disposti ad acquistare lampadine a basso consumo (pensa di farlo l’80% del campione). Non solo. Eviterebbero gli sprechi alimentari (61%) ma solo il 18% rinuncerebbe alla lavastoviglie. Il 15% sceglierebbe l’usato e appena il 14% ridurrebbe l’uso della lavatrice.

SPERANZA NELLE PROMESSE DELLA TECNOLOGIA

Più propensi a guardare al loro nuovo futuro piuttosto che al loro difficile presente, gli italiani guardano con fiducia alle nuove promesse del progresso tecnologico. Così quasi 9 italiani su 10 si vedono nello spazio entro il 2050 e 6 su 10, se potessero, manderebbero già oggi cartoline dalla luna.

Entro il 2030 la realtà virtuale farà parte della quotidianità per il 57% degli intervistati. Nello stesso periodo, per 4 italiani su 10 la carne sintetica sarà consuetudine sulle nostre tavole. E sulle nostre strade circoleranno auto a guida autonoma per un intervistato su tre (37%). Per gli esperti, invece, nei prossimi 10 anni saranno le nuove fonti energetiche (58%) e poi big data (38%) e biotecnologie (35%) a determinare i maggiori impatti economici e sociali.

A pagare invece le incertezze della pandemia e dell’economia è soprattutto il tempo libero. Diffidenti sulla reale disponibilità economica futura e sulle restrizioni che saranno imposte, gli italiani nel 2022 tagliano su ristoranti e bar (il saldo tra chi ci andrà di più e chi lo farà di meno è -13%). A rimetterci anche concerti e spettacoli (-12%), cinema (-10%), teatri e musei (-9%). Preferite le soluzioni fruibili da casa (film, e-commerce, smart working). La digital life sembra essere già realtà.

RAPPORTO COOP 2021: LO SPETTRO DELL’INFLAZIONE SUL 2022

A impensierire maggiormente è il possibile rincaro dei prezzi. Se infatti tra i market maker e gli opinion leader della community di italiani.coop intervistati a dicembre prevale un certo ottimismo sull’andamento generale dell’economia e sulla situazione pandemica, sono invece proprio i consumi delle famiglie e il mercato del lavoro a preoccupare.

Per 6 manager su 10 i consumi seguiranno il Pil ma a distanza, ostaggio di una inflazione stimata dai nostri esperti al +2,9%. Una crescita che si protrarrà per tutto il 2022 secondo il 63% dei nostri esperti, da contrastare con una riduzione del cuneo fiscale (secondo il 71% dei manager) o una indicizzazione dei salari al costo della vita (47%), ma anche con una riduzione selettiva dell’Iva (47%) magari sui beni sostenibili.

In previsione dell’aumento dei prezzi, una famiglia su 2 pensa di non cambiare il livello di spesa nel prossimo anno rispetto al prepandemia (49%). Ma se il 22% del campione spera di superarlo quasi un italiano su 3 (29%) purtroppo sa che non riuscirà a raggiungerlo. Peraltro, proprio l’inflazione relega il budget delle famiglie nei confini delle spese obbligate (utenze e salute, soprattutto) e costringe tanti italiani a lasciare nel cassetto dei sogni i prodotti tecnologici, le serate con gli amici, i viaggi e le vacanze.

GLI ITALIANI A TAVOLA NEL 2022: TIMORI PER LA SPESA ALIMENTARE

L’epicentro della prossima crescita dei prezzi riguarda non solo le utenze domestiche, ma soprattutto il ben più importante capitolo della spesa alimentare. I manager della filiera stimano un incremento medio dei prezzi alimentari superiore ai 3,5 punti percentuali. Con una ondata inflattiva che, per il 63% del campione, riguarderà sicuramente tutto il 2022.

Tra caccia alle promozioni, ricerca di punti vendita e canali più convenienti e riduzione degli sprechi, molti italiani fronteggeranno il carovita con un diffuso downgrading del carrello. Succede soprattutto al Sud e nella lower class, segnando peraltro una nuova ancora più consistente divaricazione dei consumi rispetto ai ceti più abbienti.

Ad essere ancora una volta premiato in tavola il cibo del territorio (100% italiano e locale), mentre si consolida il trend verso una alimentazione biologica e salutista. Ma per i manager della filiera (il 61% degli intervistati) il 2022 sarà soprattutto l’anno della marca del distributore, considerata la soluzione per permettere acquisti con il migliore rapporto tra qualità e prezzo.

«2022 VERO BANCO DI PROVA DELLA GDO»

Se nel 2020 l’irrompere della pandemia aveva fatto impennare le vendite Gdo (+4,8% sul 2019), il 2021 si chiude pareggiando i livelli di vendita dello scorso anno (con invece un decremento di circa mezzo punto percentuale se si esclude l’egrocery e si considera la sola rete fisica). Un risultato conseguito anche grazie al buon andamento della stagione natalizia.

La recrudescenza della pandemia e il timore della variabile Omicron hanno infatti tenuto molti italiani tra le mura domestiche Facendo segnare un incremento delle vendite della Gdo di circa 3 punti percentuali nelle ultime due settimane dell’anno.

Ma sarà il 2022 il vero banco di prova della Grade distribuzione organizzata italiana. Per gli esperti intervistati, i prezzi all’acquisto, la digitalizzazione dei canali e i nuovi comportamenti di acquisto (per prodotti e formati) rappresentano gli elementi centrali dello scenario 2022. Con una attenzione crescente ai temi della sostenibilità etica, sociale e ambientale.

«Sugli andamenti del 2022 – recita il Rapporto Coop 2021 – peseranno certamente la dinamica inflattiva ed i suoi effetti sul potere d’acquisto e i consumi delle famiglie. Ma evidentemente anche gli andamenti epidemici contribuiscono a rendere ardua una previsione puntuale».

L’Ufficio Studi Coop con il supporto d’analisi di Nielsen stima comunque «un andamento delle vendite totali Gdo di poco inferiore all’1,5% a valore». Si tratterà di un «effetto congiunto di una probabile riduzione dei volumi, di un più ampio incremento dei prezzi e delle scelte di ricomposizione degli acquisti effettuate dai consumatori».

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Alleanza Cooperative Agroalimentari: «Ue discrimina aziende vino e carni rosse»

Vita sempre più dura per le imprese del vino e delle carni rosse dell’Ue. I budget allocati dall’Europa per il sostegno alle imprese che trasformano prodotti ritenuti “veicoli” del cancro sono sempre più risicati. Conferme, dunque, dopo i timori per l’approvazione senza rettifiche – a fine 2021 – della relazione targata The Special Committee on Beating Cancer (Beca), in cui Bruxelles equipara sostanzialmente il vino alle sigarette.

Sul piede di guerra, ancora una volta, l’Alleanza Cooperative Agroalimentari, che giudica «discriminante l’atteggiamento dell’Ue». «L’allocazione di budget appare poco equilibrata – tuona il presidente Giorgio Mercuri – poiché le scelte della Commissione vanno di fatto ad incrementare la dotazione per la promozione dei prodotti biologici, a scapito della promozione della sostenibilità e dei prodotti di qualità».

Alleanza Cooperative Agroalimentari condivide le preoccupazioni espresse da Copa-geca e da altre 11 sigle europee, che hanno firmato in questi giorni un accorato appello al Commissario dell’Agricoltura Ue Janusz Wojciechowski. Obiettivo: «Scongiurare ogni approccio discriminatorio da parte della Commssione all’interno del Programma Annuale di Promozione (Annual Work Programme, AWP)».

Lotta al cancro, Beca: approvata tra polemiche relazione che equipara vino a sigarette

ALLEANZA COOPERATIVE AGROLIMENTARI: CRITICHE ALLE POLITICHE UE

Il piano resta comunque «uno strumento essenziale, che può davvero aiutare il comparto agroalimentare a mantenere la propria competitività in un contesto sempre più globalizzato, supportando al contempo il passaggio a un sistema alimentare più sostenibile». Ma nel merito, l’Alleanza Cooperative Agroalimentari evidenzia alcuni «punti deboli dell’approccio perseguito dalla Commissione».

Il riferimento è all’introduzione dei sub-criteri per l’ammissione e il finanziamento dei progetti di promozione, «che penalizzano i progetti presentati da aziende di bevande alcoliche e carni rosse». Una decisione che la Commissione motiva con i principi di sostenibilità contenuti nella nuova Pac, nel Green Deal, nella Farm to fork e nel Beating Cancer plan.

«Si tratta evidentemente – commenta il presidente Giorgio Mercuri – di una base giuridica alquanto discutibile, poiché come è noto i documenti indicati sono di fatto comunicazioni e posizioni strategiche della commissione che ancora non si sono concretizzate in atti legislativi e giuridicamente vincolanti. Un problema che è stato esplicitamente sollevato dagli Stati membri che durante il voto sul AWP 2022 hanno deciso di astenersi o di dare un voto contrario, a differenza dell’Italia che invece ha votato a favore».

DISCRIMINATE LE AZIENDE PRODUTTRICI DI CARNI ROSSE E VINO

La seconda obiezione riguarda la nuova bozza dell’Awp – Annual Work Program. «La Commissione – sottolinea Alleanza Cooperative Agroalimentari – ha disconosciuto i grandi sforzi che i due settori delle carni rosse e del vino e alcol hanno fatto in questi ultimi anni per garantire produzioni sempre più sostenibili».

Al contrario, secondo Mercuri, «tali settori andrebbero supportati in questo percorso volto ad aumentare ulteriormente la loro sostenibilità, scegliendo di concentrarsi sui messaggi che accompagnano i programmi di promozione, invece di decidere di discriminarli tout court».

Rispetto infine agli attacchi specifici a carni rosse e bevande alcoliche, l’Alleanza Cooperative Agroalimentari ricorda che «la carne rossa riveste un ruolo importante in una dieta equilibrata, in quanto è un importante fonte di proteine ​​di alta qualità». Per quanto riguarda il vino, «la Commissione non ha distinto affatto tra consumo e abuso, lì dove è stato più volte evidenziato come il consumo moderato di vino nell’ambito di una dieta equilibrata non aumenti in alcun modo il rischio di cancro».

Low e no alcol, un trend in continua crescita: il caso Lyre’s

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Vini in promozione al supermercato: la Gdo rallenta dopo l’abbuffata di fine anno

Primo appuntamento del 2022 con il vino a volantino nelle maggiori insegne di supermercati italiani. Dopo i “botti” di Capodanno, come di consueto, è inutile aspettarsi “botti” nelle corsie del vino al supermercato. La Gdo generalmente prende fiato, dopo le abbuffate di fino anno.

Scarsa l’offerta di vini in promozione, dal punto di vista numerico. E scarsa la qualità media delle proposte, in quelle poche insegne che provano a seguire la scia di un Natale 2021 e di un Capodanno 2022 che hanno regalato più di una soddisfazione ai clienti.

La grande distribuzione rallenta, un po’ come l’Italia alle prese con le (nuove) incertezze dettate dalla variante Omicron del Covid-19. A convincere con il primo volantino 2022 è tutto sommato Bennet, con un Franciacorta su tutti da non perdere: quello di Quadra. Per il resto, meglio affidarsi alle offerte di Carrefour, valide sino al 6 febbraio. Buona spesa!

Volantino Aldi fino al 9 Gennaio “Grandi formati”

Morellino di Scansano Valle del Conte: 2,99 euro (3 / 5)

Muller Thurgau Igt Vigneti delle Dolomiti Il Coppiere: 2 euro (conf. da 6) (3 / 5)



Volantino Bennet fino al 6 Gennaio, “Auguri in allegria”

Franciacorta Docg Cuvée imperiale Berlucchi: 8,90 euro (5 / 5)

Montepulciano, Cerasuolo d’Abruzzo: Citra 2,40 euro (3,5 / 5)

Spumante Blanc de Blancs Duchessa Lia: 2,60 euro (3,5 / 5)

Prosecco Docg Valdobbiadene Superiore Ca’ Val: 4,98 euro (3,5 / 5)

Spumante Moscato Tosti: 2,80 euro (3,5 / 5)

Sangiovese Superiore di Romagna Terre Cevico: 2,98 euro (3,5 / 5)

Vermentino di Toscana Poggio ai Massi: 3,50 euro (3 / 5)

Prosecco Doc Rosé Villa Folini: 3,90 euro (3,5 / 5)

Spumante Garda Doc Valdo: 3,80 euro (3,5 / 5)

Spumante Magnum Andreas Keller: 5,40 euro (4 / 5)

Trentodoc Rotari: 6,90euro (5 / 5)

Spumante Franciacorta Quadra: 15,90 euro (5 / 5)


Volantino Carrefour Iper fino al 6 Gennaio, “Festeggiamo un nuovo anno insieme”

Prosecco Doc Campo Del Passo: 2,99 euro (3,5 / 5)

Franciacorta Cuvée Imperiale Brut Berlucchi: 8,90 euro (5 / 5)

Prosecco Doc Extra Dry Zonin: 3,99 euro (3,5 / 5)

Prosecco Treviso Doc Mo Mionetto: 7,19 euro (3,5 / 5)

Champagne Brut Royal Pommery: 23,90 euro (4,5 / 5)

Spumante Moscato Lebollé. Losito & Guarini: 3,29 euro (3,5 / 5)

Prosecco Doc Cinzano: 5,99 euro (3,5 / 5)

Blanc de Blancs Brut Duchessa Lia: 2,99 euro (3,5 / 5)

Cuvée Brut Capetta: 2,49 euro (3,5 / 5)

Chianti Docg Villa Montorsoli: 3,49 euro (3,5 / 5)

Chardonnay Alto Adige Doc Terre d’Italia: 7,59 euro (3,5 / 5)

Barbera O Rosé Borgocolorato: 5,90 euro (3,5 / 5)

Prosecco Superiore Valdobbiadene Docg Signoria Dei Dogi: 4,79 (3,5 / 5)

Valpolicella Classico Doc Sartori: 5,99 euro (4,5 / 5)

Passito di Pantelleria Doc Pellegrino: 5,59 euro (3,5 / 5)

Barbera del Monferrato Doc Duchessa Lia: 2,99 euro (3,5 / 5)

Cabernet Sauvignon Doc Tenuta Ca’ Vescovo: 4,99 euro (3,5 / 5)

Spumante Sergio Rosè Mo Mionetto: 6,90 euro (3,5 / 5)

Vermentino Toscana Igt Calaforte Frescobaldi: 5,99 euro (3,5 / 5)

Lambrusco Grasparossa Di Castelvetro Amabile/Sorbara Secco Doc Chiarli: 2,69 euro (3,5 / 5)

Muller Thurgau Doc Cavit: 2,99 euro (3,5 / 5)

Prosecco Brut Doc Maschio: 4,19 euro (3,5 / 5)

Cuvée I Magredi Ribolla Gialla Brut Valdo: 3,99 euro (3,5 / 5)

Bardolino Classico/Bardolino Chiaretto/Soave Classico Doc Sartori: 3,49 euro (4 / 5)

Aglianico del Vulture Doc Vignali Cantina di Venosa: 3,99 euro (5 / 5)

Turà Lamberti: 1,99 euro (3 / 5)


Volantino Carrefour Market fino al 6 Gennaio, “Festeggiamo un nuovo anno insieme”

Prosecco Doc Campo del Passo: 2,99 euro (3,5 / 5)

Franciacorta Cuvée Imperiale Berlucchi: 8,90 euro (5 / 5)

Champagne Brut Royal Pommery: 23,90 euro (4,5 / 5)

Prosecco Valdobbiadene Docg La Gioiosa: 4,99 euro (3,5 / 5)

Valpolicella Ripasso Superiore Doc Sartori: 6,99 euro (4,5 / 5)

Bianco o Rosso Sicilia Doc La Segreta Planeta: 6,89 euro (5 / 5)

Prosecco Docg Rosè Extra Dry Zonin: 4,99 euro (3,5 / 5)

Toscana Igt Remole Frescobaldi: 4,69 euro (4,5 / 5)

Spumante Muller Thurgau Cavit: 3,29 euro (3,5 / 5)

Chianti Docg Torrebona: 3,99 euro (3,5 / 5)

Tre Venezie Igt Bianco o Rosato Frizzante Turà Lamberti: 1,99 euro (3 / 5)

Nero D’Avola Doc, Grecanico Igt, Syrah Terre Siciliane Igt o Vermentino Igt Le Morre: 2,99 euro (3 / 5)

Moscato Spumante Duchessa Lia: 2,99 euro (3,5 / 5)

Corvo Glicine Bianco o Rosso Duca Di Salaparuta: 4,19 euro (3,5 / 5)

Gancia Dolce: 2,99 euro (3 / 5)

Pinot di Pinot Brut Gancia: 3,69 euro (3 / 5)


Volantino Carrefour Express fino al 6 Gennaio, “Festeggiamo un nuovo anno insieme”

Prosecco Valdobbiadene Docg Valdo: 4,99 euro (3,5 / 5)

Spumante Muller Thurgau Cavit: 3,69 euro (3,5 / 5)

Rosé di Alghero Doc Sella & Mosca: 3,99 euro (3,5 / 5)

Ribolla Gialla Doc Terre d’Italia: 6,39 euro (3,5 / 5)

Prosecco Doc Coste Alte: 4,79 euro (3,5 / 5)

Chianti Docg Piccini: 3,99 euro (5 / 5)

Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva Spinelli: 2,99 euro (5 / 5)

Trentodoc Rotari: 7,99 euro (5 / 5)

Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Extra Dry Docg Carpenè Malvolti: 6,99 euro (5 / 5)


Volantino Conad fino al 6 Gennaio, “Buone feste insieme”

Prosecco Treviso Doc Mo Mionetto: 6,90 euro (3,5 / 5)

Barolo Docg Miniato: 11,90 euro (3,5 / 5)

Montefalco Sagrantino Docg Terre de la Custodia: 9,90 euro (4 / 5)

Pinot Grigio Valdadige Doc Santa Margherita: 4,99 [4]

Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Rive di Col San Martino Ca’ Val: 6,90 euro (3,5 / 5)

Spumante Asti Docg Martini: 4,49 euro (3,5 / 5)

Prosecco Doc Rosé Ca’ Val: 4,99 euro (3,5 / 5)

Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene Docg Tenimenti Dogali: 7,90 euro (3,5 / 5)

Gewurztraminer Alto Adige Doc Cantina Produttori Bolzano: 6,90 euro (5 / 5)


Volantino Coop Superstore fino al 19 Gennaio. “Conviene”

Bonarda Oltrepò Pavese Doc Le Cascine: 1,99 euro (2,5 / 5)

Garzellino Emilia Igt, Civ&Civ: 1,49 euro (3 / 5)

Prosecco Brut Doc Dal Bello: 3,39 euro (3,5 / 5)

Dolcetto di Ovada Doc Terre Da Vino: 2,49 euro (3,5 / 5)

Rosso di Montepulciano Doc Vecchia Cantina: 2,99 euro (5 / 5)


Volantino Esselunga fino al 12 Gennaio, “Festa del Bianco

Nessun vino da segnalare


Volantino Supermercati Famila fino al 12 Gennaio, “Grandi marche”

Nessun vino da segnalare

Volantino Supermercati Famila fino al 12 Gennaio, “Sconti fino al 50%”

Lambrusco di Modena Secco O Amabile Le Vie dell’Uva: 1,99 euro (3,5 / 5)

Valpolicella Classico Doc Cantina di Negrar: 3,98 euro (3,5 / 5)

Langhe Doc Arneis Laronchi Vini: 2,99 euro (3,5 / 5)

Gutturnio Superiore: 2,99 euro (3,5 / 5)

Piemonte Doc Grignolino Fontanafredda: 3,59 euro (5 / 5)

Bonarda dell’Oltrepò Pavese Broni: 2,59 euro (3,5 / 5)

Pinot Nero: 2,19 euro (3,5 / 5)

Riesling Provincia di Pavia Igt: 2,19 euro (3,5 / 5)

Buttafuoco Oltrepò Pavese: 2,99 euro (3,5 / 5)

Dolcetto Monferrato I Somelieri: 2,89 euro (3,5 / 5)

Colli Piacentini Doc Bonarda Secco Frizzante: 2,29 euro (3,5 / 5)

Gutturnio Doc Frizzante Terre della Pietra: 1,99 euro (3 / 5)

Nebbiolo Langhe Doc Ricossa: 5,19 euro (3,5 / 5)

Barbera Monferrato Doc Ricossa: 2,99 euro (3,5 / 5)


Volantino Il Gigante Supermercati fino al 12 Gennaio, “0,98 euro”

Vini Colli piacentini, Cantina di Vicobarone: 1,98 euro (3,5 / 5)

Vini Le Rovole: 1,98 euro (2,5 / 5)

Vini Rosignano: 2,98 euro (3,5 / 5)

Prosecco superiore Valdobbiadene Docg Extra dry Costaross: 3,98 euro (3,5 / 5)


Volantino Iperal fino al 18 Gennaio, “Sconti dal 30% al 50%”

Vini Il Feudo: 1,77 euro (0,5 / 5)

Vini Igt La Cacciatora: 1,79 euro (1 / 5)

Vini Villa Mura: 2,09 euro (2 / 5)

Spumante Gancia: 2,90 euro (3 / 5)

Rosso di Valtellina Doc Nera: 4,55 euro (5 / 5)

Vini Scolari: 3,99 euro (3,5 / 5)

Roero Arneis Duchessa Lia: 4,99 euro (3,5 / 5)

Franciacorta Solive: 11,20 euro (5 / 5)

Prosecco Treviso Doc Casato del Leone: 3,99 euro (3,5 / 5)


Volantino IperCoop fino al 12 Gennaio, “Gli sconti continuano”

Lambrusco Emilia Igt Cantine Riunite: 2,39 euro (3,5 / 5)

Prosecco Doc Extra Dry Portego Scuro Viticoltori Ponte: 3,29 euro (3,5 / 5)

Nero D’Avola, Inzolia, Chardonnay Sicilia Doc o Shiraz Rosé Igt Settesoli: 2,79 euro (5 / 5)

Gutturnio o Bonarda Colli Piacentini Doc Viti & Vini Cantina Valtidone: 2,19 euro (3,5 / 5)


Volantino Lidl fino al 9 Gennaio, “Sottoprezzi”

Terre Siciliane Igt Inzolia: 1,39 euro (3 / 5)

Romagna Doc Sangiovese: 1,29 euro (2,5 / 5)

Cabernet Sauvignon Igp: 1,49 euro (2,5 / 5)


Volantino Pam fino al 5 Gennaio, “Buon 2022”

Lambrusco Amabile Modena Doc Cavicchioli: 2,29 euro (3,5 / 5)

Prosecco Doc Brut Luxury Sant’Orsola: 3,49 euro (3,5 / 5)

Vini Terramare Doc Citra: 1,99 euro (3,5 / 5)

Remole Rosso Toscana Igt Marchesi Di Frescobaldi: 3,69 euro (4,5 / 5)

Spumante Brut Millesimato Blanc de Blancs Bottega: 2,99 euro (3,5 / 5)

Trentodoc Rotari: 6,99 euro (5 / 5)

Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Rive di Refrontolo Amurabi: 6,99 euro (3,5 / 5)

Prosecco Doc Extra Dry Magnum Scavi & Ray: 7,99 euro (3,5 / 5)


Volantino Tigros fino al 

Prosecco Doc Maschio (3 x 20 cl): 3,99 euro (3,5 / 5)

Prosecco Doc Extra Dry Zonin: 3,29 euro (3,5 / 5)

Asolo Prosecco superiore Docg Dal Bello: 4,99 euro (4 / 5)

Spumante Trento Doc Brut Cesarini Sforza: 7,69 euro [5]

Spumante Franciacorta Brut Villa Crespia: 17,90 euro (4 / 5)

Spumante Asti Docg Versi Divini: 3,49 euro (3,5 / 5)

Spumanti Mionetto Linea M.O.: 6,90 euro (3,5 / 5)

Spumante Bosca Anniversary: 1,99 euro (3 / 5)

Spumante Prosecco Ca’ Val: 4,99 euro (3,5 / 5)


Volantino Unes

Nessun aggiornamento

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Toblinogate: l’ordinanza che inchioda il Cda di Cantina Toblino e scagiona gli enologi licenziati

L’utilizzo di 9% alcol in volume, quale parametro utile a determinare la gradazione minima dei vini atti a divenire Vigneti delle Dolomiti Igt, non è attribuibile alla discrezionalità di Lorenzo Tomazzoli e Marco Pederzolli. Ecco perché il Tribunale civile di Trento ha intimato il reintegro dei due enologi licenziati da Cantina Toblino. Costringendo la cooperativa trentina a pagare stipendi e contributi arretrati, oltre alle spese processuali.

È quanto emerge dalle carte dell’ordinanza firmata il 28 dicembre 2021 dal giudice del lavoro Giorgio Flaim. Un documento che inchioda la cantina della della Valle dei Laghi presieduta da Bruno Luterotti e diretta da Carlo De Biasi. E scagiona definitivamente i due winemaker Tomazzoli e Pederzolli, accusati di «fatti inesistenti».

Tra i supertestimoni del Toblinogate, caso che ha tenuto il Trentino – e non solo – col fiato sospeso per tutto il 2021, figura Gianantonio Pombeni. Trentasei anni al servizio di Cantina Toblino, è l’uomo che ha lasciato il posto a Carlo De Biasi alla direzione generale della cooperativa nell’agosto 2016, per raggiunti limiti di età pensionabile.

TOBLINOGATE: TRA I SUPERTESTIMONI L’EX DG POMBENI

Le parole dell’ex dirigente sono la chiave di volta dell’intero procedimento. La panacea dei mali di Lorenzo Tomazzoli e Marco Pederzolli. L’asso nella manica del loro legale, l’avvocato Osvaldo Cantone del foro di Verona.

«Nel periodo di svolgimento del mio rapporto di lavoro – chiarisce Gianantonio Pombeni nella sua deposizione – la classificazione dell’uva conferita avveniva in base ai  parametri della resa per ettaro e della gradazione zuccherina. In riferimento a quest’ultimo parametro, l’uva Müller-Thurgau destinata a Igt Vigneti delle Dolomiti era di 14,20 Babo, che corrispondeva a un volume alcolico del vino di 9%».

Detto valore è stato applicato fin dagli anni Ottanta e conservato per quanto mi consta, durante il periodo in cui io ho svolto le mansioni di direttore generale. Si trattava di un valore di conoscenza comune, sia in azienda che tra i soci.

Questo valore di 14,20 Babo era necessario per rispettare la qualità che Cavit pretendeva rispetto ai vini che acquistava dalla Cantina di Toblino. Ricordo che era stata redatta una circolare destinata ai soci in cui era stato  indicato anche il suddetto valore».

IL DECLASSAMENTO DELL’IGT VIGNETI DELLE DOLOMITI

Un valore, chiarisce sempre Gianantonio Pombeni nella sua testimonianza, che era stato «individuato dalla cantina dopo aver consultato il Consorzio di Tutela dei Vini del Trentino e l’Icqrf di San Michele all’Adige». «Ricordo anche che io, in prossimità di ciascuna vendemmia, contattavo i due enti per informarmi se vi erano delle novità prescrittive», ammette l’ex dg.

Un aspetto rimarcato nell’ordinanza del Tribunale civile di Trento. «Il parametro dei 9% alcol – scrive il giudice Giorgio Flaim – risale a tempi remoti e sempre con l’avallo delle autorità di vigilanza e di tutela, come emerge nitidamente dalla deposizione del teste Pombeni Gianantonio». A confermare la tesi difensiva sono anche le parole del suo successore.

«In previsione alla vendemmia 2018 – dichiara l’attuale direttore generale Carlo De Biasi nella sua deposizione – io decisi che l’uva oggetto del singolo conferimento da parte dei soci venisse qualificata anche sotto il profilo dell’attitudine, secondo le tre categorie Trentino Doc o Igt Vigneti delle  Dolomiti o vino da tavola. Ho dato il consenso all’applicazione e alla diffusione di detti valori presumendoli corretti».

Emerge così «con evidenza», scrive il giudice Giorgio Flaim, «che l’utilizzo presso Cantina Toblino del  valore 9% vol. […] non solo non fu un’iniziativa adottata autonomamente nel 2018 dal ricorrente (Lorenzo Tomazzoli, ndr) e dal collega Marco Pederzolli».

Ma corrispondeva – prosegue l’ordinanza – a un parametro da tempo condiviso dal Consiglio di amministrazione della società datrice e dall’attuale direttore generale De Biasi (oltre che, come si è già visto, dal predecessore Pombeni). Nonché conosciuto dai soci conferenti, essendo indicato nelle circolari loro inviate e inserito nella tabella affissa presso luoghi di pesa».

IL GIUDICE: ACCUSE INFONDATE AI DUE ENOLOGI LICENZIATI

«Appare così palese l’infondatezza dell’addebito, laddove addebita al ricorrente l’introduzione nel sistema informatico aziendale di un erroneo parametro, l’errata classificazione di consistenti quantitativi di uva conferita dai soci. Nonché l’aver cagionato un grave danno alla società, corrispondente al minor valore del vino, commercializzato come vino comune da tavola».

Tutti aspetti che determinano «l’inesistenza ontologica dei fatti contestati». Tanto da far «apparire quasi superfluo ricordare l’ormai consolidato orientamento della Suprema Corte, che  equipara l’irrilevanza disciplinare all’inesistenza materiale ai fini dell’applicazione della tutela ex art. 18 co.4 St. Lav.». Ovvero il reintegro per mancanza della “giusta causa” del licenziamento.

Non è tutto sul Toblinogate. Raggiunto da WineMag.it, Lorenzo Tomazzoli chiarisce ulteriori dettagli sul potenziale vino Igt Vigneti delle Dolomiti declassato a vino da tavola. «Tra le accuse mosse nei nostri confronti dal Cda di Cantina Toblino – spiega l’enologo della cooperativa – c’è quello di aver causato un danno economico. Nessuno però ha detto che fine ha fatto tutto quel vino prodotto con uva declassata».

L’azienda ha un punto vendita locale in cui si vendono 1.200 ettolitri di vino sfuso all’anno. Il vino da tavola bianco deriva dai superi dello Chardonnay, dai superi del Pinot Grigio, da un po’ di Sauvignon e anche da Müller-Thurgau e Nosiola con gradazioni basse.

Vien fuori un vino da 11 gradi, con l’arricchimento, che è onestissimo, buonissimo. E che si vende allo stesso prezzo a cui viene venduto l’Igt Vigneti delle Dolomiti a Cavit! Dunque Cantina Toblino non ci ha rimesso un euro!».

IL PREZZO DEL VINO DA TAVOLA E I PIWI (DI DOMANI)

Il prezzo del vino da tavola bianco della cooperativa della Valle dei Laghi, presso il punto vendita di Via Lónga, a Sarche di Calavino (TN), è di fatto di 1,80 euro. Si tratta dunque degli stessi 1,50 euro circa al litro riconosciuti all’ingrosso per il Müller-Thurgau atto alla spumantizzazione.

«Anche il danno economico da 420 mila euro, frutto dei prezzi di vendita dello sfuso a Cavit (147 euro all’ettolitro) risultava campato in aria», attacca Lorenzo Tomazzoli. «Il confronto – spiega ancora l’enologo – è stato fatto con il prezzo di vendita del vino da tavola bianco sulla piazza di Verona, ovvero 35 euro all’ettolitro. Senza considerare minimamente il reale prezzo presso il punto vendita di Cantina Toblino».

Entrate, quelle dello sfuso sul mercato locale, che costituiscono uno dei pilastri dei bilanci della cooperativa. Posto di lavoro in cui Lorenzo Tomazzoli è pronto a rientrare tra poche ore. Con qualche macigno nelle scarpe: «Ho tante belle cose da completare», ammette.

Secondo indiscrezioni di WineMag.it, tra i progetti potrebbe esserci il lancio dei vini da vitigni resistenti Piwi targati Cantina Toblino. Un vero e proprio pallino per l’esperto winemaker della cooperativa. La svolta “green” con Solaris e Bronner. Dopo la pagina nera del Toblinogate.

Enologi Cantina Toblino reintegrati dopo licenziamento, Cotarella: «Giustizia è fatta»

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Mipaaf, 2 milioni di euro per agricoltura: raddoppiati i fondi in Legge di Bilancio

Nella legge di Bilancio 2 miliardi di euro per l’agricoltura. Lo comunica il Mipaaf, dopo il passaggio definitivo alla Camera. Al centro della manovra, la gestione del rischio e la valorizzazione delle filiere agroalimentari e della gastronomia italiana.

Tra le misure previste, il potenziamento delle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura. Ma anche la nascita del Fondo di mutualizzazione nazionale a copertura dei rischi catastrofali e di due Fondi a sostegno degli investimenti in beni strumentali e nella valorizzazione di Dop, Igp e Stg e delle eccellenze della ristorazione e della pasticceria italiana.

FONDI RADDOPPIATI RISPETTO ALLO SCORSO ANNO

In campo, spiega il Mipaaf, anche l’implementazione ulteriore delle risorse per le assicurazioni agevolate, oltre a una serie di interventi ad hoc per favorire la transizione ecologica e digitale delle imprese. Non ultimo, incentivare l’ingresso degli agricoltori under 40 in agricoltura e dei giovani diplomati nei servizi enogastronomici e alberghieri.

I fondi destinati a sostenere e rilanciare il settore agricolo arrivano così a 2 miliardi. «Una cifra straordinaria – commenta il Ministero – che raddoppia lo stanziamento complessivo dello scorso anno e che conferma la centralità dell’agricoltura e della filiera agroalimentare nell’agenda politica del Governo».

«Rispetto allo scorso anno – dichiara il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Stefano Patuanelli – abbiamo raddoppiato le risorse, passando da 1 a 2 miliardi di euro. Abbiamo insistito in particolar modo sulla gestione del rischio e sulla garanzia del reddito ai produttori.

PATUANELLI: AL CENTRO LA TRANSIZIONE ECOLOGICA E SOCIALE

Crediamo che le politiche di sostegno all’agroalimentare debbano spostarsi sempre più in questa direzione, insieme a una serie di importanti misure destinate alle filiere. Esse rappresentano un settore determinante per il nostro Paese, in termini produttivi ed economici, ma anche in termini di tutela e salvaguardia del territorio e del paesaggio. Il tutto in un’ottica sempre più rivolta al processo di transizione ecologica, ambientale e sociale».

Oltre alla valorizzazione dei prodotti a denominazione d’origine e indicazione geografica e alla promozione delle eccellenze agroalimentari italiane, il Mipaaf considera «centrali le politiche di filiera».

Lo dimostra il rifinanziamento del Fondo per la competitività delle filiere e dei Distretti del Cibo. Così come il rafforzamento di alcune filiere tra cui quella delle carni bianche, dell’apistica, delle piante officinali, della frutta in guscio e della birra, grazie al taglio delle accise.

Vengono inoltre stanziati importanti fondi per «proseguire l’attuazione della Strategia nazionale forestale». E inserito un capitolo destinato ai produttori di vino Dop e Igp e biologico, per incentivare l’uso dell’innovazione in agricoltura.

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Cantina Toblino deve reintegrare enologi licenziati: «Decisione storica per categoria»

Cantina Toblino deve reintegrare gli enologi licenziati a ottobre 2020. Lo ha stabilito la duplice ordinanza del Tribunale civile di Trento, accogliendo il ricorso di Lorenzo Tomazzoli e Marco Pederzolli, assistiti dall’avvocato Osvaldo Cantone.

I due winemaker sono tornati sul libro paga della cooperativa trentina il 28 dicembre, per effetto della decisione del giudice del Lavoro Giorgio Flaim. Una chiusura di sipario 2021 indigesta per la cantina della Valle dei Laghi presieduta da Bruno Luterotti e diretta da Carlo De Biasi. Il testo del provvedimento è durissimo: il licenziamento è stato dettato da «fatti inesistenti».

«L’ordinanza del Tribunale civile di Trento – commenta in esclusiva a WineMag.it l’avvocato Osvaldo Cantone – parla da sé. Quello che ci rende più soddisfatti, al di là del reintegro sul posto di lavoro, è che le motivazioni addotte da Cantina Toblino per giustificare il licenziamento sono state definite “inesistenti”. Il giudice ha restituito dignità professionale a due enologi di chiara fama, dopo un licenziamento fortemente lesivo per la loro reputazione».

CANTINA TOBLINO, ENOLOGI LICENZIATI PER «FATTI INESISTENTI»

Oltre al pagamento delle mensilità e dei contributi previdenziali arretrati, la cooperativa dovrà pagare le spese di giudizio. Rigettata, invece, la domanda di risarcimento del danno per diffamazione e ingiuria, generato dalle accuse alla base del licenziamento.

Calcolatrice alla mano, l’ammontare complessivo del risarcimento supera i 150 mila euro. Cantina Toblino stimava invece in 420 mila euro il danno causato dai due enologi, per aver declassato circa 2.500 quintali di uve destinate alla produzione di vini Igt Vigneti delle Dolomiti: Nosiola, Schiava e Müller-Thurgau della Valle dei Laghi.

«Come evidenziato nei mesi scorsi anche dal presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella – commenta Lorenzo Tomazzoli – l’enologo di una cantina si rifà alle decisioni dei titolari. Nel nostro caso, come confermato dall’ordinanza, abbiamo eseguito alla lettera le direttive del Cda, declassando le uve conferite dai soci con un grado inferiore a 9% naturali».

In questo senso, la decisione del giudice del Tribunale civile di Trento entra nella storia e fa giurisprudenza. Non è solo una vittoria nostra, ma di tutta la classe degli enologi e degli enotecnici italiani».

TOMAZZOLI: «GLI ENOLOGI? SPESSO SOLO TOPI DI CANTINA»

«Persone che lavorano nelle retrovie – chiosa Lorenzo Tomazzoli – veri e propri “topi di cantina” a cui spesso non vengono riconosciuti i meriti, attribuiti ad altri. Io e il collega Marco Pederzolli non vediamo l’ora di tornare sul nostro posto di lavoro, per ricominciare da dove avevamo lasciato. A testa alta».

Parole tutt’altro che scontate quelle del noto e pluripremiato enologo trentino. «Sono stati 14 mesi durissimi per me e per la mia famiglia – confessa ancora l’enologo a WineMag.it -. In attesa della decisione del giudice mi sono proposto alle due maggiori cantine trentine, Mezzacorona e Cavit».

«Entrambe si sono dichiarate disposte ad accogliermi a braccia aperte, una volta chiuso definitivamente il capitolo giudiziario. Tornerò invece a Cantina Toblino, forte del fatto che le accuse mosse nei nostri confronti siano state ritenute infondate. Fra tre anni andrò in pensione senza macchie sul curriculum».

LICENZIAMENTO ENOLOGI CANTINA TOBLINO: GLI STRASCICHI

Ad occuparsi della vicenda del licenziamento degli enologi di Cantina Toblino era stato anche il Consiglio provinciale di Trento. Come riportato da WineMag.it – unica testata nazionale di settore ad aver dato spazio al caso, ndr – nel novembre 2020 il consigliere Filippo Degasperi (Gruppo Consiliare Onda Civica Trentino) chiamava in causa la cooperativa di Sarche di Madruzzo, attraverso un’interrogazione rivolta al presidente Walter Kaswalder.

Oggi, a commentare l’esito della duplice ordinanza firmata dal giudice Giorgio Flaim è la Flai-Cgil, sindacato di categoria di riferimento per i lavoratori agricoli e dell’industria di trasformazione alimentare.

Non solo i licenziamenti sono stati annullati – evidenzia il segretario generale del Trentino, Elisa Cattani – ma Cantina Toblino è stata condannata al reintegro sul posto di lavoro di Lorenzo Tomazzoli e Marco Pederzolli, ad un cospicuo risarcimento economico, al versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali dal giorno del licenziamento fino a quello dell’effettiva reintegra e alla refusione di tutte le spese legali sostenute dagli enologi».

«Riteniamo si tratti di un’enorme vittoria per tutte le lavoratrici e i lavoratori, enologi in primis in questo caso, che non debbono mai smettere di credere nella possibilità di vedere rispettati e tutelati i propri diritti», conclude Elisa Cattani.

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Suvereto e Val di Cornia Wine, il Consorzio punta su vini Doc: «4 milioni di bottiglie potenziali»

Sono 27 le cantine del Consorzio Suvereto e Val di Cornia Wine, con un potenziale di 4 milioni di bottiglie. Il nuovo organismo, costituito l’11 settembre 2021 con l’elezione del presidente Nico Rossi (Gualdo Del Re) punta ora a spostare la bilancia della produzione dall’Igt alle tre Denominazioni d’origine della zona, in provincia di Livorno: Suvereto Docg, Rosso della Val di Cornia Docg e Val di Cornia Doc.

Un obiettivo raggiungibile grazie agli 850 ettari a disposizione delle aziende del Consorzio Suvereto e Val di Cornia Wine. Si tratta di Agricola Carlini, Brugali Lorenzo, Colle Vento, Frascolla Giovanni, Gualdo del Re, Giomi e Zannoni, I Mandorli, Il Bruscello, Il Falcone.

E ancora: Incontri, La Batistina, La Bulichella, La Fralluca, Macchion dei Lupi, Montepeloso, Petricci e Del Pianta, Petra, Poggio Banzi, Rabitti, Renis, Rigoli, Sant’Agnese, Sasso Orlando, Tenuta Casadei, Terradonnà, Terravita e Tua Rita.

Sono lieto di rappresentare un gruppo così importante di produttori – commenta il presidente Nico Rossi -. Aderendo al Consorzio, dimostrano la volontà di intraprendere assieme un percorso difficile ma foriero di grandi soddisfazioni.

È solo unendo le forze che Suvereto e la Val di Cornia potranno ritagliarsi quel ruolo che gli compete nel panorama enologico e turistico».

VINI SUVERETO E VAL DI CORNIA: LE TRE DENOMINAZIONI

Cabernet Sauvignon, Merlot e Sangiovese sono i tre principali vitigni a bacca rossa della zona di Suvereto e della Val di Cornia. Coprono circa il 70% del vigneto complessivo. Al loro fianco, non trascurabili porzioni di Cabernet Franc (6%), Petit Verdot (6%) e Syrah (5%).

Importante anche la presenza del Vermentino. Copre il 7% del vigneto locale e rappresenta, da solo, l’80% delle superfici a bacca bianca. Un vitigno su cui la Toscana sta investendo molto. Un alter ego ai più noti rossi, che godono di fama internazionale.

«Si tratta di vitigni introdotti a inizio Ottocento da Elisa Bonaparte Baciocchi – precisa Nico Rossi – sorella dell’imperatore Napoleone. Fu lei, nel periodo in cui resse il Principato di Lucca e Piombino, a realizzare in zona un vigneto “da coltivare all’uso di Bordeaux“.

«POTENZIALE DI 4 MILIONI DI BOTTIGLIE»

«Il potenziale produttivo della zona – continua il presidente – supera i 4 milioni di bottiglie, in larga misura rivendicate come Igt. Ciò significa che una delle prime sfide sarà quella di spostare una fetta importante della produzione verso le Denominazioni di Origine tutelate. L’obiettivo che ci poniamo nel prossimo biennio è di superare quota un milione di bottiglie rivendicate».

Per riuscirci, il Consorzio punta a una valorizzazione complessiva della Val di Cornia, ultima propaggine meridionale della provincia di Livorno. Circondata dal Parco dei Montioni, dalle Colline Metallifere e dal Parco forestale di Poggio Neri, la valle segue il percorso dell’omonimo fiume. Defluisce poi nel mar Tirreno, non lontano da Piombino. Sullo sfondo, la sagoma dell’Isola d’Elba.

LA SFIDA DELL’ENOTURISMO

«Una regione – ricorda Nico Rossi – che vede nell’acqua il suo elemento dominante. La presenza di grandi falde acquifere nel nostro sottosuolo consente lo sviluppo di tante coltivazioni agricole, di cui la vite è solo quella più nota. In una fase storica segnata dalla penuria idrica siamo convinti che questo unicum rivestirà un ruolo fondamentale per la nostra crescita».

Altri focus del Consorzio Suvereto e Val di Cornia Wine saranno dunque turismo ed enoturismo. «La nostra regione – conferma il presidente – offre molteplici opportunità per chi ricerca esperienze di matrice culturale, termale, agroalimentare e, ovviamente, enologica. Il vino qui rappresenta solo la punta di diamante di un territorio intatto, capace di conquistare chiunque desideri contatto con la natura ed enogastronomia di qualità».

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Approfondimenti

Lugana, un anno da incorniciare: +49% di vendite nel 2021

Il 2021 lascerà il segno negli annali del Consorzio Tutela Lugana, soprattutto per i risultati in Italia. I vini della denominazione registrano trend di export pari al 70%. Ma quest’anno hanno segnato un +49% a livello di vendite nel Bel paese (fonte Coldiretti).

Gli imbottigliamenti, secondo i dati di novembre 2021, hanno già superato i 26 milioni di bottiglie (24.584.933 di bottiglie nel 2020). Il Consorzio prevede di raggiungere i 27 milioni entro fine anno, segnando un +12%.

Anche il prezzo medio delle uve e dello sfuso riflette il momento d’oro e il reale valore economico della Denominazione Lugana. L’uva sale del 29% e il vino del 69%, nel confronto delle medie 2020-2021 elaborate dalla Camera di Commercio di Brescia e di Verona.

La Lugana non perde comunque il suo appeal nel mondo. Gli Usa restano in testa, seguiti dal Giappone. Ma sul fronte internazionale si aprono anche altri orizzonti, con l’imminente sbarco in Svizzera e Regno Unito.

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Aumento dei costi di produzione vino: materie prime alle stelle

Non accenna a diminuire l’impatto dell’aumento dei costi di produzione sul comparto del vino. Non solo in Italia, ma anche in Francia e Spagna, gli altri due principali paesi produttori europei i prezzi di elettricità, vetro, fertilizzanti e imballaggi è alle stelle.

In Italia gli incrementi nel terzo trimestre del 2021 hanno raggiunto la forbice del +8/12%, con un picco del +24,4% registrato dall’impennata dei costi dell’energia. Sono questi i principali dati diffusi dalle cooperative vitivinicole di Francia, Italia e Spagna, che rappresentano oltre il 50% della produzione vinicola dell’Ue, in una nota congiunta che analizza la situazione di mercato dei tre paesi.

A preoccupare sono le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime registrate in molti casi dalle aziende, costrette anche a far fronte ai costi dei trasporti addirittura raddoppiati, soprattutto all’estero, con la conseguenza di gravi ritardi nella consegna dei prodotti, che spesso finiscono per trasformarsi in costi aggiuntivi.

«L’aumento del costo delle materie prime si ripercuote negativamente lungo tutta la filiera – commenta Luca Rigotti, coordinatore del settore Vitivinicolo di Alleanza cooperative Agroalimentari -. Gli incrementi vanno dal costo dell’elettricità a quello dei fertilizzanti.

Ma ad aumentare sono anche i prezzi del vetro, delle scatole, degli imballaggi e dei materiali da costruzione. Al momento, tuttavia, i prezzi del vino non sono aumentati al punto da riuscire ad assorbire l’aumento dei costi, che resta principalmente a carico dei produttori».

AUMENTO COSTI MATERIE PRIME: LA DENUNCIA DELLE COOP DEL VINO

La principale conseguenza è che per far fronte ai rincari, fanno notare le cooperative di Francia, Spagna e Italia, le imprese stanno fermando o posticipando i loro piani di ammodernamento. Molte si trovano di fatto nella impossibilità di programmare e realizzare nuovi investimenti.

A completare l’attuale situazione di mercato, che è abbastanza omogenea nei tre Paesi, ci sono i segnali positivi provenienti da un aumento dei prezzi di vendita (causato da una vendemmia inferiore alla media degli ultimi anni) e dall’incremento dell’export, sostenuto anche dalla fine dei dazi statunitensi.

Sempre secondo le cooperative vitivinicole di Francia, Italia e Spagna, le principali criticità provengono, oltre che dall’aumento dei costi di produzione dovuto alle materie prime, anche dal timore di un possibile ripristino delle restrizioni nel canale Horeca.

«COVID-19, NO A NUOVE CHIUSURE HORECA»

Le incertezze sono infatti legate anche al perdurare della pandemia Covid-19. Eventuali nuove chiusure «finirebbero per avere un effetto destabilizzante e un pesante impatto sui consumi di vino europei».

«Anche in queste situazioni di difficoltà è necessario mantenere la stabilità di mercato – conclude Rigotti – garantendo ai clienti una certa continuità dell’offerta. In questa situazione, anche i limiti imposti dalla Farm to Fork potrebbero potenzialmente contribuire, nel medio periodo, ad una riduzione delle produzioni europee. L’inevitabile conseguenza? Il calo produttivo potrebbe tradursi in un aumento delle importazioni extra-Ue».

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Piccini 1882, fatturato a 100 milioni di euro nel 2021: «Al centro le persone»

Piccini 1882 guarda al 2022 con fiducia. L’azienda guidata da Mario Piccini, tra le più attive nell’Horeca e in Grande distribuzione, chiude il 2021 forte della crescita del fatturato e dei volumi. La calcolatrice dice 100 milioni di euro, raggiunti per il 32% in Italia e per il 68% fuori all’estero.

Sono state proprio le vendite fuori dai confini nazionali a trainare la crescita, con un +50% seguito solo dall’aumento dei volumi del canale e-commerce. «Grandi risultati – commenta l’azienda toscana – frutto di una strategia virtuosa nata dalla volontà di investire su due aspetti in particolare: lo sviluppo della responsabilità sociale e la diversificazione dei canali di vendita. Mettendo sempre al centro le persone e il benessere aziendale».

MARIO PICCINI: AL CENTRO LE PERSONE

Alle difficoltà che la situazione pandemica ci ha messo davanti abbiamo cercato di replicare con energia e determinazione avendo a mente che la differenza, soprattutto nei momenti di crisi, la fanno sempre le persone.

Da qui – continua Mario Piccini  -deriva la scelta di diversificare ancora di più i canali attraverso cui raggiungiamo e stiamo vicini al consumatore».

«Siamo stati in grado di riorganizzarci tenendo conto delle difficoltà vissute dagli operatori del canale Horeca. E scegliendo di andare a potenziare la nostra presenza nella grande distribuzione e, soprattutto, nell’e-commerce», aggiunge l’amministratore delegato.

Piccini 1882 è arrivata a contare 99 figure professionali all’interno gruppo, che comprende anche le Tenute. «Anche in un periodo di crisi come questo – spiega Mario Piccini – è stato fondamentale decidere di investire nelle risorse umane e i risultati lo dimostrano».

PICCINI 1882 E LA RESPONSABILITÀ SOCIALE

Nel 2021 l’azienda ha posto particolare attenzione al tema della responsabilità sociale d’impresa, anche attraverso l’avvio di un «percorso di rendicontazione sociale del gruppo stesso».

Un tema “caldo” nel mondo del vino italiano, in cui Piccini 1882 figura come una delle realtà più dinamiche ed innovative. Non solo grande distribuzione organizzata, ma anche cinque Tenute che insieme contano oltre 200 ettari di vigneti.

«Il posizionamento delle risorse umane al centro della filosofia aziendale è un aspetto fondamentale – spiega Mario Piccini . L’obiettivo è valorizzare il personale e implementare la vicinanza ad esso. Grazie a questi cardini, il gruppo ha potuto registrare una crescita così positiva per gran parte del 2021».

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Approfondimenti

Fabrizio Santarelli nel Cda del Consorzio Vini Frascati

FOTONOTIZIA – Fabrizio Santarelli della cantina Castel de Paolis di Grottaferrata entra a far parte del Consiglio di Amministrazione del Consorzio di Tutela Denominazioni Vini Frascati. Subentra al posto del consigliere Mauro Merz di Fontana Candida, le cui dimissioni dal Cda sono state accolte nell’ultima seduta.

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Vino naturale, Eldorado Nord Europa: viaggio a Copenhagen e Malmö

«Il vino naturale è come la sottocultura del Metal e dei Fumetti. È humus culturale transnazionale. Gli appassionato di vini naturali hanno un linguaggio comune, in ogni angolo del mondo. Da Tokyo a Rovescala». Eureka. Come da copione di un film in cui tutto è scontato e banale solo in apparenza, l’illuminazione, il flash, la luce rivelatoria si materializza nel momento meno atteso: il finale.

Su Copenhagen splende il primo sole dopo giorni di pioggia mista a neve, di quelle che ti si infila negli occhi mentre cerchi di non farti investire da una nuvola bionda di biciclette. Dribblando pozzanghere. L’ultima tappa di un tour di cinque giorni al seguito di 43 produttori italiani di “vino naturale”, tra la capitale della Danimarca e la vicina Malmö, in Svezia, è Il Buco.

Un ristorante e wine bar focalizzato su produzioni naturali, dalla panetteria alla carta vini, quasi interamente italiana, con importazione diretta. Un punto di riferimento ad Island Brygge, quartiere situato a nord dell’isola di Amager, a pochi passi dal centro di København.

Nell’aria, il freddo di dicembre e il volo di qualche gabbiano, tra il fermento di un sobborgo che trasmette energia, nel contrasto tra i moderni palazzi e i locali arredati industrial, contemporaneo, rustico e Boho chic.

VINO NATURALE: QUESTIONE DI APPROCCIO O DI FEDE?

È qui che Giovanni Segni, export manager plurimandatario di riferimento per la costellazione vinnaturista italiana, ha organizzato gli ultimi assaggi “controcorrente” per i vignaioli Matteo Maggi (Colle del Bricco), Stefano Milanesi e Giorgio Nicassio (Cantina Giara).

L’obiettivo è convincere il restaurant manager e curatore della selezione de Il Buco, Steffen Schandorf, a inserire in carta qualche altra etichetta, prodotta tra le zone di Pavia e Bari. Tra un calice e l’altro, il discorso che dà un senso compiuto a cinque giorni di assaggi e girovagare per le due “capitali” del vino naturale internazionale.

Ho un amico – rivela Giovanni Segni – che lavora per Marvel e non aveva mai assaggiato dei vini naturali. Da quando glieli ho proposti, non beve altro. E pensa di aver iniziato a bere davvero solo da quel momento. Per lui il passo è stato breve.

C’è un fil rouge evidente tra le sottoculture del vino naturale e dei Fumetti. Un discorso che vale pure per il Metal. L’unica differenza è che i fumetti sono diventati mainstream grazie al cinema e ai vini naturali questo non accadrà mai».

Più si affonda la lama nel terreno scivoloso e impervio dei vini naturali, più si comprende quanto il punto non sia il calice in sé, ma quello che viene esattamente prima e dopo. Quello che sta attorno al calice di questa nicchia d’appassionati.

Segni parla di «sottocultura» e «humus culturale transnazionale». Vignaioli faro come Natalino Del Prete di «bere col cuore, al posto della bocca». Parole diverse per dire tutto sommato la stessa cosa, piaccia o no: il vino naturale è approccio, fede. Poeticamente, amore. L’apostrofo rosa tra il difetto e la caratteristica.

LA VOCE DEI VIGNAIOLI A NORDIC NATURALIA 2021

“Vino naturale”: circa 23.3 milioni di risultati. “Vini naturali”: circa 6.2 milioni di risultati. “Vino”: 688 milioni di risultati. Google, il motore di ricerca più utilizzato dagli internauti, restituisce anche in Italia il battito cardiaco di un movimento, quello vinnaturista, che conta fra il 3 e il 4% dei consumi complessivi.

Una stima valida in diversi angli del mondo, che nel Nord Europa assume una rilevanza maggiore. Non a caso Giovanni Segni ha organizzato a Malmö, in Svezia, una fiera che ha visto protagonisti 43 vignaioli italiani che si riconoscono nei canoni vinnaturisti, pur con interpretazioni contrastanti. L’ha chiamata Nordic Naturalia.

La seconda edizione è andata in scena il 12 dicembre scorso. I produttori sono stati distribuiti in due locali (Far i Hatten e Grand Malmö) della città scandinava, nuova terra di conquista del vino naturale italiano, dietro a centri già “indottrinati” come Stoccolma e Göteborg.

«Rispetto all’edizione pre-Covid del 2019 – commenta Giorgio Nicassio di Cantina Giara – ci sentiamo tutti quanti un po’ cresciuti e consapevoli delle potenzialità dei nostri vini. La Svezia, con la sua attenzione assoluta alle produzioni artigianali, ben al di là di quello che importa il Systembolaget, non può che essere considerata un ulteriore trampolino di lancio».

«Faccio vini naturali da 5 anni – aggiunge Andrea Marchetti – in due zone: a sud del Lago di Garda e in Emilia Romagna. Senza nulla togliere a chi fa vino “convenzionale” e senza dire che il mio approccio sia giusto e quello degli altri sbagliato, questo è secondo me l’unico modo possibile per fare vino. Si dà espressività sincera all’uva e al territorio, senza manomissioni».

Filippo Manetti di Vigne San Lorenzo (Fognano, Ravenna) è d’accordo con il collega: «Il vino è solo naturale, le altre sono bevande a base d’uva più simili alla Coca-Cola. Purtroppo la gente li confonde. L’importatore svedese ha capito il mio approccio e mi richiede una media di tre bancali all’anno. Per il momento sono più che soddisfatto».

Anche il giovane Matteo Maggi di Colle del Bricco (Stradella, Pavia) ha da pochi mesi un importatore in Svezia. «Questo Paese – commenta – è senza dubbio un punto di riferimento per i vini naturali. Qui c’è più apertura mentale rispetto all’Italia, che è molto più tradizionalista. Ecosostenibilità, biologico e tematiche green sono al centro delle scelte quotidiane degli svedesi».

Andrea Pendin e Lorenzo Fiorin di Tenuta l’Armonia (Bernuffi, Vicenza) approfondiscono il concetto. «La larga scala e il sistema cooperativistico, così come concepiti oggi, sono limitanti». «La parola “naturale” deve tener conto di un’altra, ovvero “collettività“, alimentando quell’attenzione al tessuto sociale e alla socialità che manca nel mondo del vino convenzionale, compreso quello del biofake».

C’è anche chi ha lasciato il proprio lavoro per dedicarsi anima e corpo alla produzione di vini naturali. È il caso dell’ex ristoratore Antonio Camazzola, alias Vigne del Pellagroso (Monzambano Mantova).

«La prima vendemmia ufficiale risale al 2017 – spiega – ma ho iniziato nel 2010 facendo vino in garage. Il vino naturale è secondo me l’unica via per bere. Meglio ancora se la produzione è certificata biodinamica. Nel mio caso, da AgriBio Piemonte».

Tra i discepoli italiani di Rudolf Steiner presenti a Nordic Naturalia 2021 c’è Valerio Noro. «Abbiamo trasferito il nostro approccio olivicolo e orticolo alla viticoltura – commenta il figlio del fondatore della Società agricola biodinamica Carlo Noro di Labico, Roma – riscontrando come le pratiche biodinamiche non siano “sostenibili”, bensì migliorative».

Ma bisogna fare di più. Non è vero che “fare poco” aiuta in agricoltura, anzi. Lo stesso discorso vale per i vini naturali, per le loro fermentazioni spontanee e per tutti i processi che anticipano l’imbottigliamento. Spesso mi viene detto che i miei vini sono “troppo puliti per essere naturali”, ovvero che “non puzzano”. Questo paradigma va cambiato».

L’approccio è molto simile a quello di Sequerciani, cantina certificata Demeter con base a Gavorrano, in provincia di Grosseto. «Sin dall’inizio – spiega la manager Simona Viganò – il titolare Ruedi Gerber, svizzero appassionato di Georgia e di uno stile di vita sano e a contatto con la natura, ha voluto che la cantina puntasse tutto sulla salubrità del vino, che deve raccontare il territorio senza manipolazioni chimiche. Dando spazio, in particolare, ai vitigni autoctoni».

All’evento organizzato da Giovanni Segni ha aderito anche Max Brondolo di Podere Sottoilnoce (Castelvetro di Modena). «I nostri volumi di esportazione in Svezia sono esigui – evidenzia – e per questo ho aderito a Nordic Naturalia, a caccia di un nuovo importatore. Cerco comunque di non utilizzare il termine “vini naturali”, preferendo la definizione di “vino artigianale” o “a basso intervento“».

La filosofia produttiva – continua Brondolo – riflette le mie convinzioni da consumatore. Cerco di bere vini ottenuti attraverso meno passaggi possibili tra l’uva e il bicchiere, senza per questo sopportare difetti evidenti nel vino.

Difetti causati da poca attenzione, poco tempo o dalla sottovalutazione di certe dinamiche. I vini naturali difettati fanno male al movimento e a chi produce con la dovuta attenzione. Purtroppo se ne trovano in giro ancora tanti».

«Secondo noi di Casa Brecceto – va giù ancor più duro Raffaele Grasso, tra i titolari della cantina di Ariano Irpino, Avellino – la definizione “vino naturalenon significa un cazzo. Per di più, il vino non deve avere difetti e puzzette spacciate per terroir».

Si può sempre migliorare e siamo migliorati molto anche noi, rispetto a quella prima vendemmia garagista. Eravamo neofiti. Oggi abbiamo molta più consapevolezza. Un bel percorso che ci ha portato a produrre con lieviti indigeni e fermentazioni spontanee su 3 ettari vitati, contribuendo a preservare il nostro amato territorio».

«Produco Timorasso in una zona di semi montagna, la Val Borbera, che mi permette di fare rifermentazioni e dare a questo vitigno espressioni diverse da quelle della classica versione ferma. Meno struttura e un pochino più di eleganza rispetto a quelli più noti». Questa la lettura di Andrea Tacchella, titolare della cantina Nebraie di Rocchetta Ligure, in provincia di Alessandria.

Penso che la maggior parte del lavoro si faccia in vigna – aggiunge il vignaiolo piemontese – trasformando l’uva in vino manipolandola il meno possibile, accompagnando il processo e aspettando. Meno interventi possibili, insomma, accettando pure qualche risvolto ribelle e spigoloso del vino, un po’ come sono io».

«Il vino naturale – chiosa Marco Merli dell’omonima cantina di Perugia – è la trasformazione indotta dell’uva, senza scendere ai compromessi dell’agro-industria e dell’eno-industria. L’idea è di mettere la verità nel bicchiere. Non ho altra scelta. È una questione riguardante il mio gusto personale sin dagli esordi nel 2006, con mio padre».

Tra i produttori presenti a Nordic Naturalia 2021 anche Daniele Manini di Doria di Montalto, cantina con un approccio molto particolare alla produzione. «Storicamente – spiega l’agronomo dell’azienda di Montalto pavese, Pavia – il vino è stato considerato qualcosa di vicino alla salute. Come dimostrano numerose ricerche, il vino, se consumato in maniera moderata, pur cronica, può avere effetti positivi sull’organismo».

Le nostre uve vengono raccolte a un grado di maturazione che gli erboristi definiscono “tempo balsamico“, quando sono in grado di cedere massimamente i polifenoli. A quel punto, lavorate con un criterio sano in cantina, riescono a mantenere tutte quelle caratteristiche che rendono il vino uno dei due perni della dieta mediterranea».

VINO NATURALE: PERCHÈ PIACE AGLI IMPORTATORI IN SVEZIA

Jessica Mihai è una delle importatrici che ha compreso le potenzialità del vino naturale italiano in Svezia. A Nordic Naturalia 2021 si è presentata con una selezione di nomi noti del movimento vinnaturista del Bel paese – tra cui spiccano Franco Terpin e Denis Montanar – accanto ai vini dall’Alsazia del giovane vignaiolo Philippe Brand.

Jordmånen Vinimport è essenzialmente questo. Piccole produzioni naturali che Jessica Mihai riesce a vendere direttamente ai ristoranti svedesi, tra cui molti stellati. Tra i clienti anche diversi privati, con tutte le complicazioni dettate dal passaggio (obbligato) nel sistema monopolistico statale del Systembolaget.

La base è a Stoccolma – spiega l’importatrice – ma lavoro in tutto il Paese. In catalogo ho sei italiani e un francese. Ho iniziato nel 2019 con Terpin e Brand, per poi allargare il raggio a Cantina Giara dalla Puglia, Old Boy dal Veneto, Denis Montanar dal Friuli Venezia Giulia e ora a Pistis Sophia dall’Abruzzo».

«L’unica cosa che bevo sono i vini naturali – spiega ancora la titolare di Jordmånen Vinimport -. So perfettamente come sono fatti, senza interventi chimici. E hanno uno spettro di profumi e di sapori completamente diversi dai vini convenzionali. Offrono un’esperienza molto diversa rispetto a quella degli altri vini importati in Svezia e presenti nel catalogo ufficiale continuativo del Systembolaget».

L’ORDERING ASSORTMENT DEL MONOPOLIO SVEDESE SYSTEMBOLAGET

La storia di Jessica Mihai è emblematica e aiuta a comprendere quanto il “vino naturale” sia ormai entrato nelle case degli svedesi appassionati di vino. Si è avvicinata a questo mondo nel 2009. A due anni circa, cioè, dai primi passi del «movimento vinnaturista» alla corte di Stoccolma.

Da bevitrice e appassionata – spiega la titolare di Jordmånen Vinimport – ho voluto fare il grande salto iniziando a importare una mia selezione di vini naturali. Gli importatori pionieri hanno fatto un gradissimo lavoro sul territorio, sin dal 2007.

Hanno aperto le porte a un numero impressionante di importatori che ogni anno si aggiunge all’elenco. Un trend di crescita che riguarda anche molti ristoranti, anche tradizionali, dove non manca mai almeno qualche etichetta di vino naturale».

Nei negozi del monopolio è raro trovare “vini naturali” a scaffale. L’unico modo per acquistarli e consumarli al di fuori degli store ufficiali, dei ristoranti e dei wine bar, in Svezia, passa dal cosiddetto Ordering assortment.

L’importatore ordina il vino e lo stocca, vendendolo principalmente attraverso il sito web del Systembolaget. Solo se le vendite sono buone le etichette hanno speranza di finire sugli scaffali, entrando di diritto nel Permanent assortment, perlopiù in qualità di vendite spot.

SWEDISH WINE CENTER E LA SUA INFINITA CARTA DI VINI PIWI SVEDESI

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Al di là dell’ampio sguardo sull’estero, in Svezia c’è anche chi ha deciso di focalizzarsi sulle produzioni locali. Si tratta di Piwi, varietà di vite resistenti alle malattie fungine, oggetto in Italia del primo concorso nazionale organizzato dall’Istituto Edmund Mach di San Michele all’Adige (premiazioni svoltesi il 2 dicembre in Trentino con il successo del Solaris di Weingut Plonerhof).

Il punto di riferimento assoluto per chi si trova a Malmö è Swedish Wine Center. Accanto a una cucina molto curata, caratterizzata da un’alta qualità e freschezza della materia prima, si possono trovare i vini di diverse cantine svedesi. Arild’s Vingård è quella che dispone del maggior parco vigneti del Paese.

Ma a lasciare il segno è un vino prodotto da Vingården i Klagshamn, proprio ai margini del centro cittadino di Malmö. Si tratta di Texture 2019, Solaris che macera 44 giorni sulle bucce, in acciaio. Un orange wine che maschera bene la fenolica, anche grazie a 15% di alcol in volume molto ben integrati nel corredo.

Sul fronte dei prezzi, il costo dei vini svedesi è considerevole. Il calice, peraltro, non premia sempre lo sforzo del portafoglio, specie in tema Piwi. I più curiosi possono sperimentare la vasta selezione di Swedish Wine Center attraverso un percorso di “assaggi al calice” di oltre 20 etichette, per un totale di circa 160 euro.

VINI NATURALI A COPENHAGEN: WINE BAR E DISTRIBUZIONI EMERGENTI

Parola d’ordine “Italia”. Può sembrare strano, ma a Copenhagen c’è un wine bar con cucina che, dopo anni di vicissitudini, sembra aver trovato finalmente la quadra. All’insegna dell’italianità. Beviamo Wine Bar, fondato nel 2017 dall’imprenditore e winelover Jasper Remo, è in rampa di lancio grazie all’ingresso nel team dei giovani Matteo Vecchi e Tessa Carrettoni.

La sorte del locale situato al 58 di Nordre Frihavnsgade è nelle loro mani. Remo trascorre oltre la metà dell’anno nel Monferrato, in Piemonte, dove si occupa dell’acquisto e della ristrutturazione di vecchi casali abbandonati, per conto di facoltosi clienti internazionali. Nel tempo libero, ormai da 11 anni, va a caccia di vini.

Vista l’impossibilità di reperire la maggior parte dei miei vini preferiti in Danimarca – spiega Jasper Remo – ho deciso di diventare io stesso importatore. Beviamo Wine Bar nasce dalle ceneri di un altro locale aperto in centro, trasformato dai miei ex soci in qualcosa di diverso da quello che avevo in mente».

Questo curatissimo wine bar, ristorante ed enoteca si trova a Østerbro, quartiere di Copenhagen molto tranquillo, rinomato per essere a “misura di famiglia“. Basta guardare fuori dalle ampie vetrate del locale per notare l’impressionante viavai di passeggini.

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Vere e proprie inconsuete baby-car da 4 posti, condotte da giovani madri e babysitter. A dare una scossa alla vita serale della zona ci ha pensato proprio Jasper Remo, tra i primi imprenditori a comprendere le potenzialità del distretto situato ai margini di Nørrebro, da sempre più trendy, eclettico e alla moda.

Non sono abituato a seguire i gusti mainstream – spiega l’imprenditore – e per questo nel mio locale si trovano solo cose che piacciono in primis a me. È il caso dei vini naturali, che occupano una buona fetta della selezione. Grande spazio a piemontesi e siciliani, ma anche a vignaioli francesi ed esteri: tutte produzioni artigianali, capaci di regalare vere emozioni».

Il compito di trasmetterle ai clienti spetta a Matteo Vecchi, sommelier di origine emiliane con un curriculum riempito in giro per il mondo. L’ultima tappa Dubai, al Bulgari Hotels & Resorts. A Copenhagen è arrivato tre mesi fa, «convinto dal progetto ambizioso» di Jasper Remo.

Al suo fianco, da poco meno di un mese, la piemontese Tessa Carrettoni. Appena 19 anni e le chiavi della cucina già ancorate al grembiule da cuoca. Manualità e carattere che fanno ben sperare per il futuro di Beviamo Wine Bar. La clientela già apprezza il cambio di rotta.

IL BUCO COPENHAGEN: NATURAL WINE BAR E RISTORANTE

Aperto da novembre 2011 a Island Brygge, Il Buco è un altro angolo d’Italia a Copenhagen. Negli anni, il locale di Njalsgade 19 C si è conquistato la fiducia di molti danesi. Fino alle 17 sono ben accetti ai tavoli i laptop, poi banditi. Entrando nel ristorante prima di mezzogiorno, il colpo d’occhio è quello di uno Starbucks in chiave danese, secondo canoni architettonici industrial.

Numerosi giovani lo scelgono per l’ampiezza degli spazi, la tranquillità e la connessione WiFi sempre disponibile, oltre alla possibilità di godere di una colazione “fatta in casa”, con lieviti e ingredienti frutto di agricoltura sostenibile.

Tutto Il Buco parla la lingua green e organic. Dai panificati sino ai dolci, passando ai primi e ai secondi del menu, studiato su base stagionale. Una filosofia che unisce piatto e calice, grazie alla selezione vini curata da Steffen Schandorf, appena 29enne (nella foto sopra).

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La totalità delle etichette di vino naturale (100% Made in Italy) è importata direttamente, senza intermediari. Ma in carta non manca qualche curioso Piwi danese. L’orange wine di Drudgaard, ottenuto dalle varietà resistenti Solaris e Muscaris, è di gran lunga uno dei migliori Piwi internazionali, per equilibrio e concretezza. Da provare.

«L’import di vino, olio, formaggi e altri prodotti artigianali italiani – commenta Schandorf – ha preso vita da qualche anno, andando di pari passo con la trasformazione e l’evoluzione de Il Buco, sino alla forma attuale».

Siamo aperti tutti i giorni, dalle 7 a mezzanotte e qui il vino, essendo ristoratori e anche importatori, ha un ruolo centrale. Il nostro focus, la sostenibilità, si traduce in un’attenzione alle produzioni pure, senza solfiti aggiunti, biologiche e biodinamiche».

VINTRO NATURVIN COPENHAGEN: L’ENOTECA CON LA SORPRESA

Da un importatore all’altro, il passo è breve in Danimarca. Non senza sorprese. A suggerire che da Vintro Naturvin ci sia “qualcosa sotto” dovrebbe essere il pavimento, dall’effetto psichedelico, che richiama il logo del locale.

Tutto è chiaro quando Marius Gade, titolare dell’enoteca e distribuzione di Ravnsborggade 5 con il socio Simon Guitton, fa segno a tutti di spostarsi, iniziando a spingere un mobile ricolmo di bottiglie. Pare follia e invece ecco comparire delle scale, che conducono al buio magazzino sotterraneo. Il paradiso all’inferno, o giù di lì.

Una magia che accomuna pavimento, mobili con le ruote e scaffali di Vintro Naturvin, ricolmi di bottiglie dalle etichette indimenticabili. Colorate, sgargianti, piene di luci e della vita di personaggi che spaziano dai fumetti al mitologico, con richiami alla natura, al sesso, all’arte e alla vita bucolica.

Veri e propri manifesti del vino naturale internazionale, che fa dell’estetica e del marketing delle labels uno dei veicoli principali per spingere le vendite. Dietro all’etichetta, così come sotto a quel mobile, la concretezza di un progetto e di una selezione tutt’altro che casuale.

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Trattiamo solo vini ottenuti da fermentazione naturale – spiega Marius Gade – preferibilmente certificati biodinamici. Prediligiamo inoltre vini sotto ai 100 mg/l di solforosa, perché anche la salubrità del vino per noi è importante».

Italia e Francia hanno un ruolo da protagoniste assolute sugli scaffali di Vintro, che al momento sorreggono circa 500 etichette. Il focus sulla biodiversità di questa enoteca di Copenhagen spazia poi in Spagna, Portogallo, Georgia e Slovenia.

«La maggior parte dei vini vengono venduti ai ristoranti – spiega Marius Gade – sempre più attenti alle produzioni biologiche in carta vini. Il vero trend in ascesa è quello degli orange wine, sempre più richiesti anche dai privati, in enoteca. Direi che l’ascesa dei vini naturali in Danimarca va di pari passo proprio con l’aumento dell’interesse, e dunque delle vendite, degli orange wine».

LEONARDO TERENZONI, LA STAR DELLE ETICHETTE DEL VINO NATURALE

Se le vendite di vino naturale sono in ascesa in Italia e, soprattutto, all’estero – Nord Europa in primis – una buona fetta del merito va a chi riesce a catturare l’attenzione sullo scaffale, in un segmento che fa dell’appariscenza un must collettivo.

Chiedere per credere a Leonardo Terenzoni, 41 anni, artista (definizione che non ama) e musicista che vive tra Firenze e Bologna. Per l’esattezza in un paesino dell’Appennino tosco-emiliano, Vernio, dove ha «scelto di tornare, dopo tanto girovagare per il mondo».

Da 20 anni Terenzoni disegna alcune tra le più belle etichette di vino naturale presenti sul mercato. Il suo nome è noto nel settore e il suo tratto distinguibile tra mille. Tanto che molti produttori si affidano alla sua penna per innovare la veste di intere linee di vini, o per sbarcare sul mercato. Col botto.

L’approccio è molto simile a quello dei vignaioli con la loro terra. Terenzoni non appoggia la penna sul foglio prima di essere «entrato in un rapporto di amicizia con loro, di averli conosciuti e di averne capito le esigenze». «La cosa che mi rende più felice – rivela – è che molti vignaioli mi chiedono di realizzare l’etichetta partendo dalla mia idea di grafica, legata al mondo animale».

Ho sempre immaginato animali molto ribelli e molto in disparte, gli ultimi della fila. Per questo li vesto con la maglia a righe da pirata o da marinaio, con il cappellino da corsaro.

L’idea è simboleggiare quello che sento dentro da sempre: la voglia di viaggiare. Mi commuove pensare che questi vignaioli decidano di farmi partecipare a qualcosa che per loro ha un grande significato, come l’etichetta di un loro vino».

Leonardo Terenzoni è anche sommelier e sa bene che il vino deve parlare nel calice, ben oltre l’etichetta. «Può avere il vestito più bello del mondo, ma se non è buono non si vende. Bere vini naturali è bere le storie dei vignaioli, il loro attaccamento spasmodico al territorio. Il vino naturale implica empatia: la stessa che occorre per realizzare un’etichetta». Del resto, pesa più il quadro o la cornice?

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Approfondimenti

Vernaccia di San Gimignano più forte della pandemia

Nonostante la pandemia e le misure di contenimento messe in atto su scala mondiale, la Vernaccia di San Gimignano chiude il 2021 con una promozione da parte dei mercati. Il grande vino bianco della provincia di Siena ha incremento le sue quote del 12% rispetto al 2019, l’anno che ha preceduto l’arrivo del Covid.

Nei primi undici mesi del 2021 sono stati imbottigliati 36.589 ettolitri di Vernaccia di San Gimignano. Nel 2020, l’anno dei lockdown, erano stati 31.028. Significativo è proprio il confronto con il 2019, quando gli ettolitri imbottigliati furono 32.497.

IL COMMENTO DEL CONSORZIO DELLA VERNACCIA DI SAN GIMIGNANO

«Siamo contenti e moderatamente ottimisti – dichiara Irina Strozzi, presidente del Consorzio del Vino Vernaccia di San Gimignano – il 100% di ottimismo lo avremo quando il capitolo Covid potrà dirsi definitivamente chiuso.

Stiamo vivendo un momento espansivo, il nostro vino è richiesto dal mercato, stiamo entrando nelle carte dei vini dei migliori ristoranti italiani e anche dall’estero c’è richiesta».

Il Consorzio rende noto che il prezzo del vino sfuso Vernaccia di San Gimignano della vendemmia 2019 oscilla tra i 130 e i 150 euro ad ettolitro. Quello del 2020 è tra i 135 e i 155 euro ad ettolitro, la stessa quotazione con cui al momento è trattato il vino della vendemmia 2021.

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Esteri - News & Wine

Export vini Borgogna verso il record storico: crescita su tutti i mercati nel 2021

L’export dei vini della Borgogna cresce su tutti i mercati nel 2021: + 21,8 % in volume e + 26,4 % in valore, mettendo a confronto i primi nove mesi 2019 e 2021. Eppure, il Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne invita alla cautela, «visto soprattutto il periodo di incertezza».

I numeri parlano chiaro anche per l’Italia. Le esportazioni della nota denominazione francese nel Bel Paese segnano un +54,9% in volume e un +40,6% in valore. Nel quadro complessivo, la crescita maggiore per l’export dei vini della Borgogna si registra in Corea del Sud (+187,0% in volume e +171,9% in valore), seguita da Israele (rispettivamente +124,4% e +128,5%) e Nuova Zelanda (+112,9% e +77,8%).

Incremento da record anche nei Paesi dell’Est Europa, con al vertice Polonia (+109,6 e +150,8%) e Lettonia (+76,2% e +115,9%) e Lituania (+28,9% e +106,7%). Bene il Nord Europa, guidato dal boom della Danimarca (+ 67,8% in volume e +72,3% in valore) e dell’Irlanda (+51,5% e +43,4%).

Volano anche Paesi Bassi (+44,7% e +79,2%), Lussemburgo (24,1% – 43,4%) e Austria (15,7% – 52,9%). Così come l’Oriente: Cina (30,6% – 79,5%), Taiwan (52,3% – 48,8%) e Singapore (24,1% – 46,3%).

EXPORT VINI BORGOGNA: LE NOTE DOLENTI

Uniche note dolenti, sempre nel confronto tra volumi e valori dei primi nove mesi del 2019 con lo stesso periodo del 2021, il -18,4% e -4,6% della Germania. Il bilancio è lievemente in negativo anche in Spagna, solo per in termini di valore (-0,9%, a fronte del +15,4% dei volumi) e negli Emirati Arabi (+1,7% in volume, ma -32,3% in valore).

«Nel 2021 – commenta il Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne – la Borgogna progredisce su quasi tutti i suoi mercati, mostrando addirittura una crescita rispetto al periodo pre-crisi. Nel prossimo anno, tuttavia, le posizioni potrebbero essere messe alla prova da una vendemmia 2021 meno generosa, e dal possibile rallentamento dell’economia globale».

Cautela, dunque. La récolte 2021 è infatti stimata tra i 900 e 950 mila ettolitri, contro gli 1,56 milioni di ettolitri della 2020. Bene le vendite nazionali dei vini di Bourgone. «In Francia – evidenzia il Bureau – i vini di Borgogna continuano a progredire, grazie soprattutto alla loro presenza in tutti i segmenti di vendita, compresa la grande distribuzione organizzata».

CRESCONO LE VENDITE DEI VINS DE BOURGOGNE

In un contesto di calo generale delle vendite tra i primi 10 mesi 2021 e lo stesso periodo del 2020, in particolare dei vini rossi (-3,5% in volume e -0,6% in valore), le vendite di vini fermi di Borgogna sono eccellenti: +5,7% in volume e +8,6% in termini di fatturato.

Nel dettaglio, i vini bianchi sono i grandi vincitori con un + 8,1% in volume. In particolare crescono le Aoc di Chablis (+16,8% in volume); l’Aoc Régionales Bourgogne (esclusa la Bourgogne Aligoté): + 5,3% in volume; e l’Aoc Mâcon: + 9,7% in volume.

Più modesta la creascita dei vini rossi della Bourgogna. Le vendite mostrano un aumento del’1,5% in volume. Sotto la lente di ingrandimento, ecco l’Aoc Régionales Bourgogne (+1,9% in volume); l’Aoc Villages de la Côte Chalonnaise (+4,8% in volume, dopo il calo nel 2020). E l’Aoc Irancy: + 20,6% in volume e + 25,9% in vendite rispetto allo scorso anno.

Impennata anche per gli spumanti Crémant de Bourgogne: bell’aumento del +7,7%. Non abbastanza, comunque, per far tornare la denominazione ai livelli pre-crisi del 2019 il livello del 2019 (-2%). Gli ipermercati e i supermercati, che rappresentano la maggior parte delle vendite di Crémant de Bourgogne (85,3% dei volumi), confermano il trend in aumento: +7,4% in volume su 10 mesi.

EXPORT VINI BORGOGNA: TUTTI I DATI

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degustati da noi vini#02

Vermentino di Sardegna Doc 2019 Su Puddu, Cantina Alinos

Qualità a buon prezzo per il Vermentino di Sardegna Doc 2019 Su Puddu di Cantina Alinos. Un vino ben raccontato dalla grafica in etichetta, tanto accattivante quanto in grado di richiamare in maniera molto diretta il territorio di provenienza.

LA DEGUSTAZIONE

Nel calice, il Vermentino di Sardegna Doc 2019 Su Puddu di Cantina Alinos si presenta di un giallo paglierino candido. Naso elegante, dominato dal bel botta e risposta tra mineralità e macchia mediterranea. Si distingue nettamente il rosmarino, in un bouquet che comprende anche alloro e un tocco aromatico di salvia.

Nel quadro anche ricordi di frutta esotica perfettamente matura, agrumi e un bel profilo floreale fresco, di mandorlo. Al palato, Su Puddu 2019 ha tutto ciò che deve avere un Vermentino Doc. Ovvero agilità di beva, carattere, frutto e mineralità. Caratteristiche che si fondono perfettamente con la morbidezza glicerica, all’insegna dell’equilibrio.

Bell’allungo sapido, prima dell’altrettanto tipica chiusura giustamente ammandorlata, morbida. Un vino bianco perfetto a tutto pasto, che dà il meglio di sé sui piatti di mare, come le linguine allo scoglio. Perfetto anche in accompagnamento a zuppe di pesce della tradizione sarda, ligure o toscana.

LA CANTINA ALINOS

Cantina Alinos è una realtà famigliare della provincia di Olbia-Tempio, nella zona Nord-Est dell’isola, non lontano dalla splendida Costa Smeralda. Oltre al Vermentino di Sardegna Doc 2019 Su Puddu, l’azienda produce un Vermentino di Gallura Docg, denominato Ghisu, e un Cannonau di Sardegna Doc. L’obiettivo di Alinos è farsi portavoce dei vitigni e del terroir dell’isola e privilegiare l’agilità di beva.

Punti fermi imprescindibili, eppure non gli unici. Oltre alla tipicità dei propri vini, che richiamano in maniera netta il territorio isolano, questa piccola cantina di Olbia riesce a proporre sul mercato etichette dall’ottimo rapporto qualità prezzo. Il Vermentino Su Puddu ne è un fulgido esempio, con un prezzo che si aggira attorno ai 9 euro.

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Sudafrica, braccio di ferro senza fine tra governo e vignaioli: «In fumo 560 milioni»

La Corte suprema di Città del Capo ha rigettato poche ore fa le contestazioni mosse al governo del Sudafrica da Vinpro. I giudici erano chiamati a esprimersi in merito alle misure anti-alcol varate da Pretoria in piena emergenza Covid-19, all’inizio del 2021. Un ritorno al proibizionismo giudicato penalizzante dall’associazione che tutela gli interessi di 2.575 aziende del settore vitivinicolo.

Secondo Rico Basson, managing director di Vinpro, «l’approccio ottuso del governo, l’indisponibilità a consultarsi e la mancanza di trasparenza riguardo ai dati empirici usati nel processo decisionale, ha causato danni irreversibili all’industria del vino e del turismo sudafricana». Si stima una voragine da 560 milioni di euro.

LA DENUNCIA DI VINPRO: «SENTENZA IN RITARDO»

Ora la beffa in Tribunale. «La Corte suprema – denuncia Basson – ha ripetutamente posticipato unilateralmente le date delle udienze. E ha poi espresso il suo giudizio solo ora, ovvero dopo che le restrizioni sulle vendite di vini e liquori fossero state rimosse».

L’industria non solo ha perso più di 10 miliardi di Rand di fatturato, ma ha anche visto una significativa perdita di posti di lavoro e ha subito danni alla reputazione internazionale. L’unico modo per le imprese legate al vino di recuperare e ricostruire è la creazione di un ambiente favorevole alla crescita sostenibile. Questo include politiche governative che si basino su dati empirici approfonditi e trasparenti, implementati in modo coerente e applicati rigorosamente».

Sudafrica, divieto vendita e consumo vino: i produttori portano il Governo in Tribunale

TIMORE PER I LIVELLI OCCUPAZIONALI

Vinpro si definisce «estremamente delusa» dalla sentenza dell’Corte suprema di Città del Capo. «La nostra associazione è stata ascoltata dal 23 al 25 agosto 2021 – spiega Rico Basson – periodo nel quale il divieto di consumo di alcolici era stato solo parzialmente revocato. La corte ha quindi ritenuto irrilevanti le richieste di Vinpro, dato che i regolamenti sono da allora cambiati e ha stabilito che ogni parte deve essere responsabile delle proprie spese legali».

Nel timore che un eventuale appello venga trattato alla stessa stregua, l’associazione che tutela i produttori di vino sudafricano non è intenzionata a opporsi alla decisione del Tribunale. «Vogliamo confermare che l’industria continua a lavorare a stretto contatto con tutti i portatori di interesse del settore, per aiutare il governo a prendere decisioni consapevoli nella lotta al Covid-19, tutelando al contempo i livelli occupazionali del nostro settore e del suo indotto, compreso l’enoturismo».

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degustati da noi vini#02

La longevità dei Franciacorta Bèlon du Bèlon: Riserva del Fondatore Pas Dosè 2001 e 2009

Franciacorta Docg Riserva Pas Dosè 2001 e 2009 di Bèlon du Bèlon sono due delle rarità premiate dalla Guida Top 100 Migliori vini italiani 2022 di WineMag.it. Solo 1.500 bottiglie per quella che è una chicca assoluta, frutto del millesimo 2001: “merce rara” in Italia, con i suoi 240 mesi sui lieviti (20 anni). Non raggiunge le 3 mila bottiglie (2.900 per l’esattezza) la vendemmia 2009. Altra “Riserva del Fondatore” ed altro pezzo da novanta della cantina di Erbusco guidata da Paolo Perin: 120 mesi sui lieviti, ovvero 10 anni.

LA DEGUSTAZIONE
Franciacorta Docg Riserva Pas Dosè 2001 “Riserva del Fondatore”, Bèlon du Bèlon

A comporre la cuvèe, 90% di Chardonnay accanto a un 10% di Pinot Nero. Un millesimo 2001 che reca sboccatura “novembre 2019”. Il piacere dell’attesa, insomma. Naso correttamente evoluto, che si snoda tra la frutta esotica matura, un’elegantissima speziatura e i ricordi di camomilla e fiori di campo. Si ritrova tutto in un palato ancora vivo, complesso e profondo. Ricordi di miele millefiori e radice di liquirizia connotano una chiusura salina, elegante, lunghissima.

Franciacorta Docg Riserva del Fondatore Pas Dosè 2009 “Riserva del Fondatore”, Bèlon du Bèlon

Stato di forma eccezionale per la cuvée di Chardonnay (90%) e Pinot Nero (10%). È proprio il “Noir” a conferire gran carattere a un nettare che sa farsi ricordare per eleganza, nerbo, cremosità e tensione. Le note dominanti sono quelle di agrumi, che regalano freschezza da vendere a un Franciacorta lungo, sapido, dalla beva irresistibile e di gran gastronomicità. Una luce accesa tra le punte di qualità assoluta della Denominazione bresciana

LA CANTINA

Bèlon du Bèlon è il marchio creato nel 2000 da Paolo Perin, «come espressione della forte passione per i vini di eccellenza». «L’ambizione – spiga Perin – è il cuore dell’impresa. Produrre un vino capace di interpretare al meglio uno dei più ricchi terroir al mondo, lavorando in maniera impeccabile solo le uve migliori». Il tutto, fondendo il sapere della tradizione ereditata dal papà, con le tecniche più innovative.

«Seguo con convinzione ed orgoglio la strada imboccata tanti anni fa da mio padre Umberto – commenta l’imprenditore franciacortino -. I vini d’eccellenza fanno parte del mio vissuto, della mia storia, fin dall’infanzia. Bèlon du Bèlon è il frutto spontaneo del mio percorso di vita. È l’espressione della mia passione per il vino, è il piacere di un’esperienza che si tramanda».

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Vitigni autoctoni della Toscana: via libera al Nocchianello Nero riscoperto da Sassotondo

Una vecchia vigna, quella del “San Lorenzo”. Una famiglia di vignaioli toscani, il duo Benini-Ventimiglia, in arte Sassotondo. Una scoperta, dettata dalla cocciutaggine di chi vuole valorizzare la tradizione. Ed avere sottomano la carta d’identità di ogni granello di terra che calpesta; di ogni foglia di vite dalla quale produce vino.

Rinasce così o, meglio, viene riscoperto così il Nocchianello Nero, tra i vitigni autoctoni della Toscana dalle maggiori potenzialità. Ne è riprova Monte Rosso, una delle chicche prodotte da Sassotondo tra le colline di tufo di Sovana e Pitigliano.

Siamo in provincia di Grosseto, in Maremma. Così come cantina e bottaia sono scavate nella roccia vulcanica, Carla Benini e il marito Edoardo Ventimiglia hanno “scavato” nel Dna di quelle piante rinvenute a macchia di leopardo nel vecchio vigneto del loro Ciliegiolo di punta, il San Lorenzo.

Grazie alle analisi, hanno scoperto che si trattava proprio del Nocchianello. In realtà “famiglia di vitigni”, sia bianchi che rossi, citati per la prima volta nel 1975, in una ricerca dei professori Scalabrelli e Grasselli.

IL NOCCHIANELLO VERSO LA CONSACRAZIONE

Oggi, i suoi primi interpreti sono pronti a scrivere nuove pagine dell’autoctono toscano. Regione Toscana ha dato il via libera al vitigno mediante il decreto n. 491 del 18 gennaio 2018, recependo l’iscrizione nel Registro nazionale delle varietà di vite avvenuta il 2/11/2017 (G.U. n°256). Nelle ultime settimane anche Artea, l’Azienda Regionale Toscana per le erogazioni in agricoltura, ha inserito il Nocchianello Nero (e Bianco) in elenco.

Un provvedimento che permetterà a chiunque di poterne riportare il nome in etichetta. Non senza strascichi polemici. «Finalmente il vitigno è stato iscritto – commenta Ventimiglia – ma le segnalazioni e richieste ripetute ad Artea negli ultimi 3 anni, guarda caso, hanno dato i loro frutti solo a fronte dell’interessamento degli organi di stampa. Che si tratti di poche bottiglie non può essere una scusante».

«Tralasciando la burocrazia e concentrandoci sul vitigno – spiegano Carla Benini e il marito – l’uva che regala è molto bella, pruinosa, resistente e croccante. Buono l’accumulo di zuccheri, con l’acidità che rimane ragionevole. In vinificazione non c’è molta cessione di colore. Abbiamo fatto piccole vinificazioni a partire dal 2011, la più interessante nel 2015. Un’annata benedetta dal clima, che ci ha dato quantità e qualità mai più ritrovate negli anni successivi. Fino al 2019».

L’ultima annata di Monterosso è stata infatti premiata dalle degustazioni alla cieca di WineMag.it, con l’inserimento nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2022. Un riconoscimento all’eccellenza del calice, innanzitutto. Ma anche un premio alla testardaggine di Sassotondo. «Abbiamo riportato alla coltivazione il Nocchianello nel 2010 – ricordano Benini e Ventimiglia – ben consapevoli che si trattasse di un vitigno totalmente autoctono, senza alcuna parentela genetica con vitigni conosciuti».

Oltre che da qualche vecchia pianta ritrovata nella Vigna San Lorenzo, insieme al nostro vecchio Ciliegiolo, siamo ricorsi alla collezione del Crea di Arezzo, che lo aveva a suo tempo recuperato dai vecchi vigneti della zona, innestandolo su qualche filare».

IL NOCCHIANELLO MATURA DOPO IL SANGIOVESE

«È un vitigno che, negli ambienti di origine, ovvero nei magri tufi di Pitigliano – continuano i patron di Sassotondo – ha caratteristiche agronomiche piuttosto diverse rispetto alle fertili piane aretine, dove si trova la collezione del Crea di Arezzo. Il grappolo è piuttosto piccolo e mediamente compatto. La fertilità delle gemme basali non è alta. L’acino è duro e occupato da semi piuttosto grossi. Forse da qui il nome “Nocchianello”: da “nocchia”, ovvero “nocciola”».

Una varietà vigorosa, che ha le carte in regola per resistere piuttosto bene alle principali malattie della vite. La foglia spessa ricorda la foglia del fico. I tralci crescono e si allungano molto, come le pianta da pergola. L’uva matura tardivamente, almeno 10 giorni dopo il Sangiovese.

«Un aspetto – precisano Benini e Ventimiglia – che può essere interessante in queste situazioni di clima impazzito, con anticipo della maturazione generalizzato. La possibilità di avere una vite che matura l’uva con temperature non eccessive, teoricamente, permette una migliore espressione degli aromi». Dalla teoria alla pratica il passaggio è breve a Sassotondo, cantina certificata biologica dal 1994 che, dal 2007, ha introdotto alcune pratiche di viticoltura biodinamica. Il Nocchianello, da queste parti, è in buone mani.

LA DEGUSTAZIONE
Toscana Igt 2019 Monterosso, Sassotondo (dalla Guida Top 100 Migliori vini italiani 2022 di WineMag.it)

Nocchianello Nero in purezza. Nel calice si presenta di un rosso rubino luminoso, mediamente penetrabile. Al naso, l’ampio ventaglio di spezie (netto il pepe) e le precisissime percezioni vegetali (radice di liquirizia, accenni di muschio) stuzzicano un frutto rosso di croccante maturità. Un quadro che si ripresenta in maniera del tutto corrispondente al palato, trascinato da un torrente di vulcanica sapidità.

Non a caso il vino è stato dedicato da Carla Benini ed Edoardo Ventimiglia all’omonimo “Monte Rosso”, parte del complesso vulcanico dei Monti Vulsini. I vigneti di Sovana ne riflettono perfettamente le caratteristiche, attraverso un vino che rende onore all’antico vitigno delle città del tufo.

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Mamojà: via libera alla bottiglia istituzionale da singola vigna di Mamoiada

A partire dall’annata 2020, l’associazione di produttori di Mamojà metterà in vendita una bottiglia “istituzionale”, frutto delle uve di una singola vigna. «Ogni anno sarà data la possibilità ad un socio viticoltore di mettere in bottiglia il proprio vino», spiega il presidente Francesco Cadinu.

«Lo scopo di questo nuovo progetto – continua – è di incentivare sempre più i soci viticoltori a valorizzare il proprio prodotto e far nascere nuove cantine». L’ennesima conferma dello «spirito di unione e collaborazione per la  valorizzare del territorio e del vino di Mamoiada», in una regione, la Sardegna, dove la voce dei Consorzi del vino è assente. E il marketing affidato ai singoli gruppi imprenditoriali, o alle singole cantine.

«In questi anni – ricorda l’associazione – l’approccio dell’Associazione Mamojà ha permesso uno sviluppo territoriale, economico e culturale. Con la nascita di numerose cantine e con la messa in bottiglia dei vini è avvenuta la vera rivoluzione consentendo ai vini di Mamoiada di presentarsi nel mondo del vino con un’identità precisa: quella del territorio».

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Irpinia Doc Greco di Tufo 2019 Giallo d’Arles, Quintodecimo

Non occorre essere super esperti di storia dell’arte per comprendere il senso del nome affibbiato da Luigi Moio al suo Greco di Tufo, frutto di un cru del comune di Tufo (Avellino), in Irpinia. Il “giallo cromo” è il colore che incanta Van Gogh ad Arles, tanto da ingerirlo dal tubetto per “portare dentro la felicità” che riusciva a trasmettergli.

Sempre ad Arles, Van Gogh dipinse uno dei pochi quadri che sia mai riuscito a vendere: “La vigna rossa”, in cui il giallo cromo del sole e del cielo si tuffa nel rosso-arancio e ramato delle foglie della vite. Ebbene, non è forse il Greco di Tufo, per certi versi, un “rosso travestito da bianco”?

IL GIALLO D’ARLES SECONDO QUINTODECIMO

Quello di Quintodecimo racconta bene il concetto. Si presenta sì d’un giallo paglierino acceso, ma al naso rivela tinte agrumate che virano più sulla sanguinella e sul mandarino che sul cedro e il bergamotto. Poi, un’esplosione di fiori di campo e di verde pregiatissimo, da macchia mediterranea.

In bocca, la vena minerale marcata fa da spalla – anzi, da spina dorsale – alla generosa ampiezza del frutto maturo. Da “rosso” è anche la tinta asciutta di un sorso che fa a meno dei tannini ma sfrutta freschezza e dinamicità verticale, per tendere la beva come un arco.

Vino, questo Greco di Tufo 2019 Giallo d’Arles di Quintodecimo, manifesto del vitigno campano, con una vita lunghissima davanti. Un bianco che mette felicità. Un po’ come il “Giallo d’Arles” faceva con Van Gogh. Chapeau.

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Baglio di Pianetto, prossima Fermata Etna

Dopo Monreale (Tenuta Pianetto) e la Val di Noto (Tenuta Baroni), Baglio di Pianetto sbarca sull’Etna con due nuovi vini. Un bianco e un rosso dal nome inequivocabile: Fermata 125. Prende così avvio un altro sfidante progetto per l’azienda della famiglia Marzotto. La nuova linea è un omaggio alla storica ferrovia Circumetnea.

Entrata in funzione a fine Ottocento, la linea collega con il suo tracciato Catania e Riposto, compiendo il periplo del vulcano. La fermata 125 di Passopisciaro, di fronte alla quale sorge la cantina con la quale Baglio di Pianetto ha avviato questo progetto, ha dato il nome all’Etna Bianco Doc e all’Etna Rosso Doc firmati Baglio di Pianetto.

BAGLIO DI PIANETTO, OMAGGIO ALLA FERROVIA CIRCUMETNEA

«L’Etna – spiega Francesco Tiralongo, amministratore delegato dell’azienda. rappresenta uno dei più affascinanti e unici terroir del vino, rappresentativo non solo per la Sicilia, ma sempre più conosciuto per l’Italia nel mondo. Ampliare il nostro assortimento con due nuovi vini in purezza che interpretassero secondo il nostro stile il Carricante e il Nerello Mascalese, le due principali uve autoctone allevate sul vulcano, era un desiderio che avevamo da tempo e che ora siamo riusciti a realizzare».

Il comune di Castiglione di Sicilia e in particolare la frazione di Passopisciaro, rappresentano uno dei più storici territori etnei, particolarmente vocati alla viticoltura – continua Francesco Tiralongo –. Qui abbiamo trovato il partner che cercavamo, con il quale condividiamo in primis l’approccio sostenibile in campagna. Ci siamo da subito trovati in grande sintonia: i vigneti e la cantina saranno condotti in stretta collaborazione con il nostro team aziendale, che sarà presente e supervisionerà tutte le fasi produttive».

ETNA BIANCO E ROSSO FERMATA 125

L’Etna Bianco Doc “Fermata 125” 2020 proviene da uve certificate biologiche di Carricante in purezza, allevate a cordone speronato e guyot, raccolte manualmente alla fine di ottobre. Dopo una macerazione a freddo sulle bucce per favorire l’estrazione aromatica e la fermentazione in vasche d’acciaio, il vino riposa sui suoi lieviti per circa 4 mesi. Segue un affinamento in bottiglia di altri 4 mesi prima di essere commercializzato.

L’Etna Rosso Doc Fermata 125 2019 si ottiene da uve di Nerello Mascalese in purezza, allevate con il tradizionale sistema dell’alberello e raccolte manualmente alla fine di ottobre. Dopo una macerazione di circa 10 giorni in vasche d’acciaio a contatto dei propri lieviti indigeni, il vino svolge la fermentazione malolattica in barrique, dove poi prosegue la sosta e maturazione per circa 8-9 mesi. Dopo l’imbottigliamento, si affina ancora per un anno prima della commercializzazione.

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Campania Stories 2021, è l’anno del Piedirosso. Per’e Palummo nuovo asso dei produttori campani

Tesi e di prospettiva i vini del 2019. Pieni di frutto e più pronti quelli del 2018. Tra i due estremi l’annata 2020, destinata a collocarsi a metà tra la 2018 e la 2019, sbilanciandosi verso quest’ultima. Sono soprattutto i vini bianchi a definire l’andamento delle ultime vendemmie in degustazione a Campania Stories 2021. Meno sbalorditiva la qualità media dei vini rossi campani.

Capaci però, con qualche gemma, di dettare la strada verso un futuro altrettanto luminoso. In particolare è l’autoctono Piedirosso a brillare tra tanti Aglianico, eterno vitigno simbolo della Campania che sta trovando nuove grandi interpretazioni anche nel Cilento (Guido Lenza, Luigi Maffini e Viticoltori de Conciliis), accanto a quelle più note dell’Irpinia del Taurasi.

NUOVE PROSPETTIVE PER IL PIEDIROSSO O PER’ E PALUMMO

L’edizione 2021 di Campania Stories può essere considerata, a tutti gli effetti, quella della sua definitiva consacrazione. Sarà forse perché il Per’e Palummo – nome locale della varietà, il cui tralcio e peduncolo ricorda il piede del piccione – è il più “bianco” tra vitigni a bacca rossa campani?

Fatto sta che gran parte dei produttori, specie nei Campi Flegrei ma anche sul Vesuvio e, in qualche caso, nel Sannio, sembrano aver trovato la dimensione ideale in vinificazione, dopo le necessarie cure in vigna (il Piedirosso è produttivamente incostante e presenta una forte propensione all’acinellatura verde, ovvero una mancanza di uniformità di colorazione/maturazione degli acini).

Quella, cioè, di un vitigno-vino che, nei prossimi anni, può diventare il vero e proprio “Cavallo di Troia” dell’intera produzione campana, sul mercato nazionale e internazionale.

IL PIEDIROSSO: VITIGNO-VINO MODERNO CHE CONQUISTA I MERCATI

Con le sue note di frutta croccante, il profilo fresco, l’agilità di beva, l’alcol moderato e, soprattutto, con la sua capacità di riflettere nel calice le caratteristiche del terroir (esaltante l’interpretazione vulcanica di Agnanum – Raffaele Moccia) può fungere da apripista ai vini più “importanti” e da lungo affinamento.

Volendo estremizzare, il Piedirosso potrebbe fungere da alternativa concreta alla “bollicina”, a cui non tutte le cantine della Campania hanno ancora ceduto (l’Italia è ormai piena di tanti, troppi, inutili “Wannabe Prosecco“, spumanti senza testa né anima che piacciono tanto ai buyer innamorati più dei soldi facili che della cultura del vino).

Ma c’è di più. Per le sue caratteristiche scontrose, il Per’e Palummo è una scelta di campo e di sacrificio per i viticoltori. Premierà dunque – anche agli occhi dei buyer nazionali e internazionali – solo i più coraggiosi e convinti. Senza il rischio di diventare un vino facile tout-court o di massa.

IL PER’E PALUMM TRA CAMPI FLEGREI E VESUVIO

Chiedere per credere a Cristina Varchetta di Cantine Astroni, che sul Piedirosso ha incentrato la propria tesi di laurea. «La nostra riscoperta del vitigno è iniziata in vigna – commenta a WineMag.it – con il ricorso al doppio capovolto. Anche l’approccio in vinificazione è cambiato, evitando le sovra estrazioni».

Se per l’Aglianico occorrono 7-14 giorni, per il Per’e Palummo ci si ferma cioè a quattro. Un trend che, come conferma Cristina Varchetta, non riguarda solo Cantine Astroni e i Campi Flegrei, ma anche altri vignaioli dell’area del Vesuvio.

Il Piedirosso ha bisogno di tanto ossigeno durante la vinificazione perché soffre di riduzione, problema che gli ha tarpato le ali sui mercati. Noi procediamo a due o tre travasi, mentre sul Vesuvio qualcuno in più. Infine, abbiamo trovato una quadra anche sulle tappature: quelle in sughero tecnico hanno ridotto drasticamente le riduzioni e consentito la corretta micro ossigenazione».

LA «SECONDA VITA» DEL PIEDIROSSO

Varchetta non usa giri di parole e ammette che «grazie a tutti questi accorgimenti, il Piedirosso sta vivendo una seconda vita». Anche, anzi soprattutto, sui mercati. «Da vino difficile da vendere e da far comprendere anche a livello locale – commenta a WineMag.it – oggi ha trovato una sua identità, sia come prodotto sia a livello di mercato».

«È quel vino con bevibilità e semplicità, ma non per questo banale – sottolinea ancora l’esponente di Cantine Astroni – il cui successo è testimoniato della nostra storia aziendale. Dieci anni fa creammo un blend per il mercato internazionale, in cui il Piedirosso affiancava Aglianico e Primitivo. Oggi, specie all’estero, vendiamo con grande facilità il nostro Piedirosso in purezza, subito dopo la Falanghina».

Un altro produttore che ha compreso le potenzialità del Per’e Palummo è Raffaele Moccia (nella foto, sotto) dell’Azienda agricola Agnanum di Agnano (NA). Un vero e proprio custode silenzioso e solitario del Parco Naturale degli Astroni, Riserva e Oasi tutelata dal WWF lungo la quale si snodano circa 10 ettari di vigneti eroici.

RAFFAELE MOCCIA (AGNANUM): IL VIGNAIOLO EROE DEI CAMPI FLEGREI

Moccia conosce e comunica con ogni singolo ceppo. Sollevato e rimesso a dimora su terrazzamenti tuttora precari. Baluardi della viticoltura angioina, ricostruiti con zappa, fatica, sudore. E una buona dose di (sana) follia, che ha convinto all’acquisto di un piccolo escavatore solo negli ultimi mesi.

Tra le «piste» carrabili che intervallano i filari di Agnanum – riservate al vecchio ma inossidabile fuoristrada di famiglia, o ai quad – si scorge tanta Falanghina (nella foto, sopra), qualche grappolo di Barbera napoletana e altri autoctoni a bacca bianca e rossa. Ma anche e soprattutto il Piedirosso.

L’idea di Raffaele Moccia è quella di valorizzare l’antica forma di allevamento del tendone (o, meglio, della pergola puteolana), nonché il sistema cosiddetto “pratese“. La pianta si esprime in maniera pressoché naturale, libera. Intrecciandosi ed espandendosi orizzontalmente e fruttificando principalmente sull’estremità. Lontana dal ceppo.

Tutte caratteristiche che riducono la produzione, ma consentono al vignaiolo eroe dei Campi Flegrei di conservare il patrimonio di vecchie viti ereditate e acquistate nel corso dei decenni dai parenti. Già, perché nelle vigne e nei vini di Raffaele Moccia c’è un po’ di Gattopardo («Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi») e un po’ di Cronache marziane, alla Ray Bradbury.

LA VERSATILITÀ DEL PIEDIROSSO DEI CAMPI FLEGREI

Strabiliante la Falanghina 2006 “Vigna del Pino”, al pari del Piedirosso “Vigna delle volpi” 2015. Una prova di quanto il Per’e Palummo possa andare ben oltre il semplice vino d’annata, da “sbicchierare” senza troppi pensieri. Esattamente quello che rivela l’annata 2020 dell’autoctono, tra i migliori vini rossi di Campania Stories 2021.

Ho fatto sì che la manualità restasse protagonista tra le mie vigne – commenta il patron di Agnanum a WineMag.it – permettendo alla natura di abusare di me, che provo ad addomesticarla e condurla, per certi versi stravolgendola. Chi comanda è il suolo, il territorio. Per questo i terrazzamenti restano in piedi solo se curati quotidianamente».

Parole proferite mentre il fuoristrada sobbalza tra un costone e l’altro, muovendosi come una biglia in un circuito stretto, disegnato tra i filari. Le viti, tutt’attorno, paiono stese come panni a un filo invisibile, teso tra la Solfatara di Pozzuoli e il Lago di Agnano.

Anni fa, qualcuno propose a Raffaele Moccia di vendere tutti i terreni per realizzare delle palazzine. Disse no, pensando anche al futuro del figlio Gennaro, che ha già deciso di continuare l’opera del padre. Un’altra garanzia per i vecchi vigneti dei Campi Flegrei. Prosit.

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Food Lifestyle & Travel

Ristorante Il Baslà: sui Navigli di Milano si mangia dalla “padella”, come a casa

Cinque amici, tutti appassionati di cucina, si trovano per una cena insieme. Ai fornelli lo chef Andrea Votino, che mette in tavola – inconsapevolmente – l’idea che oggi sta alla base de Il Baslà, il nuovo ristorante di via Casale 5, in zona Navigli a Milano. Votino serve gli amici le varie portate nella tipica “ciotola” milanese, nota anche col nome di “Baslott”, da cui deriva il nome al locale.

Accanto allo chef, esperto in aperture di locali del ramo food; ci sono Caterina Serio, esperta in eventi culinari, Nicola Serio, imprenditore dell’hotellerie, Riccardo Margiotta, esperto di marketing, Matteo Dolce, giovane universitario appassionato di ristorazione ed Emanuela Di Rella, manager della Grande distribuzione organizzata (Gdo).

LA CUCINA CASERECCIA È… “DI CASA” AL BASLÀ

L’offerta ruota attorno al concetto di cucina casereccia, con un tocco originale. Il macellaio segue direttamente tutte le preparazioni e si occupa personalmente della scelta e dei tagli delle carni. Il “bartender alchimista” è dedito a creare nuovi cocktail che accompagnino tutte le proposte. E l’immancabile oste accoglie a Il Baslà come fosse il proprio salotto di casa.

Un format che i cinque amici e neo soci definiscono «divertente e dedicato alla carne, per tornare alla Milano da bere». Da qui la selezione di oltre 75 gin, una quarantina di rum e una trentina tra tequila, mescal e vermouth.

UN NUOVO RISTORANTE CULT PER LA CARNE A MILANO

Particolare attenzione è riservata alla preparazione della carne, principalmente con cottura Cbt a bassa temperatura. Solo capi allevati all’aperto da piccole aziende italiane ed estere. Frollatura di oltre 45 giorni per la costata e pezzature importanti, da oltre 1 kg, per la fiorentina, marinate per oltre 24 ore in un misto di spezie dalla ricetta segreta.

Il filetto viene selezionato da pezzature di oltre 5 chili. La porchetta e la bresaola vengono realizzate rigorosamente in casa. La punta di manzo Bbq brisket viene affumicata in loco. La battuta di Fassona al coltello è servita in modalità creativa, a cheesecake. Tutto rigorosamente servito nei Baslà.

SPAZIO ALL’APERITIVO MILANESE NEL DEHORS

Ad accogliere gli ospiti, un ampio dehors che guarda sulla movida di via Casale, con divanetti e lounge per l’aperitivo e tavolini apparecchiati per la cena, tra piante e filari di luci. Dall’esterno si scorge l’ampia bottigliera, il bancone retroilluminato e le mattonelle realizzate e dipinte a mano. Con le loro forme sinuose, richiamano il concetto de Il Baslà, con un sofisticato gioco bianco e nero.

All’interno il muro in mattoncini a vista lascia il posto alla carta da parati dai colori blu, arancione e giallo. Due grandi salette possono diventare dei privée, in uno stile caldo che ricorda l’inclusività del salotto di casa. Anche qui, divertenti padelline e baslott appese come lampade: una scelta dell’architetto Nadia Martelli.

IL BRUNCH DE IL BASLÀ

Anche se il Brunch non deriva dalla cultura e dalla tradizione italiana, Il Baslà non rinuncia all’idea del pranzo domenicale rivisitato. Sarà così servito ogni domenica un tris di pancake a scelta. Tra le portate principali, il club sandwich creativo, tris di hamburger con patate crispers, il bruschettone (la bruschetta ai cereali) con uovo all’occhio di bue o l’uovo alla Benedict e dolce (25 euro).

I NAVIGLI DI MILANO E I NUOVI COCKTAIL DE IL BASLÀ

Tra i cocktail signature tanti nomi divertenti, realizzati dall’alchimista del Baslà: sono Runway Bride (Portobello gin, uva rossa, limone, lime e fiore di sambuco) e Speedy Gonzales (affascinante mix di tequila Esplon, mexcal, succo di mela, sciroppo piccante, lime e crusta di zucchero), per i viaggiatori si consiglia Trip to Peru (Pisco, Aperol, limone, miele, angostura e albume).

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degustati da noi Esteri - News & Wine news news ed eventi vini#02

Millésimes Alsace DigiTasting 2021: degustazione e punteggi a 76 vini dell’Alsazia

Alle prese come il resto del mondo con l’emergenza Covid-19, l’Alsazia ha organizzato a inizio giugno Millésimes Alsace DigiTasting® 2021, il primo salone online concepito da un’organizzazione interprofessionale. Protagonisti 100 vignaioli dell’Alsazia, che hanno presentato online i loro vini. Il successo è stato immediato.

Nel giro di una settimana dall’apertura dei “cancelli” – o, meglio, del “portale” web – si sono accreditati oltre 900 professionisti. La cifra è salita sino a 3.750, frantumando il record di partecipanti all’edizione fisica del 2018. Il 70% degli aderenti a Millésimes Alsace DigiTasting® 2021 ha avanzato la propria richiesta di partecipazione dall’estero, dunque non dalla Francia.

Cinquantacinque i Paesi rappresentati, a riprova di quanto l’Alsazia continui a suscitare l’interesse di stampa, buyer, ristoratori e operatori internazionali. Tra i primi cinque mercati di esportazione figurano non a caso Regno Unito, Stati Uniti, Italia, Taiwan e Canada. Tutti Paesi presenti in maniera massiccia all’evento dei vini dell’Alsazia di giugno.

Confermata anche l’attenzione crescente dell’Est Europa, nonché quella di piazze esotiche come Perù, India, Nepal e Paraguay. Una portata globale per un progetto concepito al 100% in Alsazia, sostenuto da tutto il comparto sotto la guida del Civa, il Conseil Interprofessionnel des Vins d’Alsace.

Millésimes Alsace Digitasting® ha mobilitato partner al 100% alsaziani, tutti situati in un raggio di 75 chilometri dal centro di progettazione. La logistica e il trasporto sono stati gestiti dai partner di Molsheim e Colmar. Il design digitale da un’azienda di Strasburgo.

L’imbottigliamento da un’azienda specializzata situata nel Bas-Rhin, mentre il design fotografico è stato affidato a un laboratorio di Soultzmatt. Video assegnati a un’agenzia di Sainte-Croix-aux-Mines e cofanetti con i “mignon” per la degustazione a un’azienda di Colmar. Infine, dirette da Ingersheim con relatori situati in tutto il mondo.

I VINI DELL’ALSAZIA AL CENTRO DELLA SCENA MONDIALE

«Anche se questa fiera è stata un grande successo – commenta Didier Pettermann, presidente del Civa – rimane solo una delle tante azioni che il Conseil Interprofessionnel mette in atto. Il nostro rinnovamento non è iniziato con Millésimes Alsace Digitasting®, ma con questa mostra è stato ulteriormente amplificato, con una grandezza impressionante».

Da diversi anni, la reinvenzione dell’Alsazia è stata grande, e questa iniziativa è un ulteriore passo per dire al mondo intero che l’Alsazia è tornata! Ma se guardiamo le cifre, vediamo che i visitatori francesi erano meno presenti. La relativa moderazione del pubblico francese è forse l’unica riserva, ma siamo convinti che cambieranno rapidamente la loro visione di ciò che l’Alsazia è capace di fare!».

“Il risultato – aggiunge un soddisfatto Philippe Bouvet, direttore marketing del Civa – è al di sopra delle nostre aspettative! Fin dall’inizio, avevamo concepito questo evento come qualcosa di più di una semplice fiera. Volevamo rimettere l’Alsazia al centro della scena mondiale del vino». Il feedback degli espositori e dei visitatori? «Estremamente positivo», fa sapere l’interprofessione. Tanto da pensare già a una seconda edizione.

Per il direttore della Civas, Gilles Neusch: «Il bisogno di incontrarsi faccia a faccia rimane forte. Per il momento, molti incontri avviati dalla piattaforma continuano a svolgersi. Non stiamo fermando nulla in questa fase. Vista la portata di questa iniziativa, analizzeremo cosa avremmo potuto fare meglio. E cosa potremmo fare ancora meglio in futuro!».

Tra campioni degustati da WineMag.it, il livello dei 76 vini dell’Alsazia ricevuti in occasione dell’evento digitale 2021 si è confermato altissimo. Ecco dunque le note di degustazione alla cieca, con i relativi punteggi in centesimi.

MILLESIMES ALSACE DIGITASTING® 2021: DEGUSTAZIONE E PUNTEGGI DI WINEMAG.IT

Domaine Bott Freres

VINO GRAND CRU ANNATA VITIGNO LINEA NOTE PUNTI
AOC Alsace 2018 Riesling Réserve personnelle Giallo paglierino intenso, luminoso. Sorso asciutto, teso, a cui manca però un po’ di polpa. 87
AOC Alsace Grand Cru Geisberg 2017 Riesling Giallo paglierino, riflessi dorati. Vino interamente giocato, naso-bocca, su note di mela e agrumi, sul filo di una bella vena minerale, gessosa. 89
AOC Alsace 2019 Muscat Tradition Giallo paglierino. Abbina alle note fruttate tropicali mature una buona componente fresco-agrumata, oltre a ricordi di salvia. Palato teso sulla freschezza, con bei ritorni di frutta tropicale. Pregevole allungo, fresco-sapido. 89
AOC Alsace 2017 Gewürztraminer Réserve personnelle Giallo dorato. A un naso piuttosto asciutto, risponde una bocca ampia, sul frutto tropicale e sui primari tipici del vitigno. Beva agile, fresca, ma in favore della morbidezza. 87

Alsace Frey-Sohler

AOC Alsace 2017 Riesling Rittersberg Giallo paglierino intenso. Naso che impiega un po’ a rivelarsi nella sua interezza, che comprende anche venature ossidative. Sotto scalpita un bel frutto maturo, tropicale. Corrispondente al palato, di buona pienezza. Finale gessoso, asciutto. Bella persistenza. 90
AOC Alsace 2018 Riesling Scherwiller Giallo paglierino. Esotico, pasta di mandorle e bella mineralità gessosa al naso. Sorso asciutto, corrispondente. Chiude su ricordi netti di limone, freschissimo e sapido. Vino gastronomico e al contempo “glou glou”. 91
AOC Alsace 2019 Pinot Noir Fleur de Granit® Rubino,alla vista. Piccoli frutti di bosco e ciliegia al naso. In bocca buona croccantezza. Chiude su ricordi di spezie dolci, leggera tostatura e vaghi di brace 87
AOC Alsace Grand Cru Frankstein 2015 Gewürztraminer Giallo dorato. Un Gewürz in punta di piedi rispetto agli altri in degustazione a Millésimes Alsace DigiTasting 2021. Meno opulento. Tanto agrume, alcol molto integrato, note balsamiche e fresche al naso. In bocca invece mostra quanto ancora può dare nel medio periodo. Ritorni di litchi, pesca gialla, mandarino maturo, erbe fresche. Persistenza infinita. 93

Pierre Frick

AOC Alsace 2017 Riesling Rot Murlé Giallo dorato, velato. Al naso frutta esotica matura, arancia candita, parte erbacea di erba appena sfalciata, fiori secchi. Bella presenza al palato, parte tannica da “macerato”, mineralità. Chiude sugli agrumi, con eleganza. 91
AOC Alsace Grand Cru Vorbourg 2018 Riesling Giallo paglierino intenso, riflessi dorati. Naso complesso, da “vino di montagna”: anice, finocchietto, verbena, mentuccia, ma anche risvolti mediterranei (origano, timo, maggiorana,  un tocco freschissimo di salvia). Agrume candito. Al palato una gran presenza: frutto pieno, oleoso, eppure freschissimo. Pasta di mandorle, agrumi. Un nettare molto complesso, al contempo affilato e largo. Persistenza infinita. 93
AOC Alsace 2019 Pinot Noir Strangenberg Rosso granato, leggermente velato. Naso che spazia dal frutto di bosco croccante all’arancia sanguinella. Sono i tratti ematici, ferrosi, quelli che prendono il sopravvento. Fiori di viola, rosa appassita. Al palato corrispondente, su venature vagamente ossidative. 90
AOC Alsace Grand Cru Eichberg 2017 Gewürztraminer Giallo dorato. Al naso note di agrume candito, pesca matura, litchi. Corrispondente al palato, teso, su agrumi, pesca gialla e pregevoli note di erbe aromatiche. Gastronomico. 92

Domaine Albert Hertz

AOC Alsace Grand Cru Eichberg 2019 Riesling Altengarten 13,5% Giallo paglierino luminoso. Al naso ricordi netti di pera Williams matura. Note gassose elevate dall’alcol. In bocca una bella presenza, sul frutto pieno, ben controbilanciato dalla freschezza. Ottima persistenza. 90
AOC Alsace Grand Cru Pfersigberg 2016 Riesling Sundel 13,5% Giallo dorato. Mela gialla, buccia di agrume, lime, umami. Poi mentuccia, verbena. In bocca gran freschezza e una certa stratificazione, dalla frutta ai sentori più evoluti. Vino Asciutto, gastronomico. 91 +
AOC Alsace 2018 Gewürztraminer Vieilles Vignes 13,5% Giallo dorato, luminoso. Naso curiosissimo, che spazia dai sentori tipici del vitigno a richiami di spezie orientali dolci, come il curry. In bocca ampio, sorso fruttato pieno, al contempo molto fresco, quasi balsamico, su ritorni di eucalipto. Finale di ottima persistenza. 91

Kuehn Vins & Cremant D’Alsace

AOC Alsace Grand Cru Kaefferkopf 2019 Riesling Giallo paglierino luminoso. Naso intenso, su note per certi versi aromatiche, ricordi di litchi, papaya, ananas, melone. In bocca grande spazio al melone, intenso. Residuo zuccherino integrato. Chiusura asciutta. 87
AOC Alsace Grand Cru Florimont 2017 Riesling Giallo paglierino, riflessi dorati. Mela, mentuccia, venature speziate (chiodo di garofano, cannella) e mela leggermente ossidata. Perfetta corrispondenza gusto olfattiva. Persistenza sufficiente. 86
AOC Alsace 2019 Pinot Blanc Giallo paglierino. Pompelmo rosa, albicocca, banana, pesca gialla. In bocca abbina una buona morbidezza a una freschezza riequilibrante. Vino dalla beva agile. Gastronomico. 85
AOC Alsace Grand Cru Kaefferkopf 2018 Assemblage Giallo dorato. Naso ampio, che spazia dalla frutta tropicale a tinte balsamiche, fresche. Corrispondente al palato, largo sul residuo zuccherino, ma piuttosto fresco. 88

Domaine Schoffit

AOC Alsace 2019 Riesling Hart Giallo paglierino luminoso. Naso di zolfo, vulcanico. Agrume rosso e giallo. In bocca molto ben giocato tra ampiezza del frutto, croccante e maturo, e verticialità iodico-minerale. Ottima persistenza e freschezza. Vino di prospettiva assoluta. 91
AOC Alsace Grand Cru Rangen 2019 Riesling Clos Saint – Théobald Giallo paglierino luminoso. Naso con prevalenza di agrumi, curiose note di tostatura, mais, crosta di pane. Frutta esotica. Palato affilato, asciutto, mineralità che fa il paio con una freschezza affilata. Palato sulle durezze, eppure equilibrato. Finale di buona persistenza. 92
AOC Alsace 2019 Chasselas Vieilles Vignes Giallo paglierino luminoso. Bell’agrume, pesca gialla, melone bianco. Al palato buona corrispondenza, ritorni di melone bianco, susina. Buona freschezza, riequilibrante. 89
AOC Alsace Rangen 2017 Pinot Gris Clos Saint – Théobald Giallo paglierino luminoso, intenso. Naso che abbina il frutto tipico e una certa profondità, quasi balsamica. Accento mielato. Elegante al palato, sorso fresco e fruttato, sulle tinte esotiche già avvertite al naso. Residuo ben integrato. 91

Domaine Wach

AOC Alsace Grand Cru Kastelberg 2016 Riesling Giallo che inizia a dorare. Naso ampio, su una frutta fresca sbalorditiva, ad accompagnare note di pietra bagnata: pompelmo, lime, pesca gialla e albicocca matura. Poi erbe di montagna, mentuccia, eucalipto e liquirizia dolce. In bocca ancora fresco, teso, pieno, minerale. Chiude asciutto, finissimo ed elegante. 93+
AOC Alsace 2019 Riesling Pflanzer – Andlau Giallo paglierino. Lime, pesca, mandarino si riverberano tra naso e palato, regalando una beva agilissima. 88
AOC Alsace 2019 Sylvaner Duttenberg Giallo paglierino tenue, luminoso. Buccia d’arancia, lime, al naso. Teso in ingresso di palato, si allarga sul frutto maturo in chiusura. 89
AOC Alsace 2018 Riesling Coeur de glace Giallo paglierino riflessi dorati. Naso ampio, su agrumi, pesca, ananas, papaia, un tocco di litchi. Al palato residuo altrettanto ampio, su note corrispondenti. Equilibrato. 88

Domaine Zind-Humbrecht

AOC Alsace Grand Cru Rangen 2018 Riesling Clos Saint Urbain Giallo dorato. Buccia d’agrume, mineralità spinta. In bocca splendido, pieno, sul frutto perfettamente maturo e sulla mineralità. Persistenza da campione. Sapido, teso, giovanissimo. Chiude così come apre al naso, su un’elegantissima buccia di lime. Persistenza da vendere. 94
AOC Alsace 2018 Riesling Roche granitique Giallo paglierino intenso, luminoso. Naso su crema pasticcera, limone, agrumi, mineralità “granitica”, per l’appunto, asciutta, vulcanica. In bocca è pieno, largo sulla frutta tropicale e stretto su mineralità e freschezza affilata. Vino giovanissimo, che conferma comunque una certa cremosità anche al palato 93
AOC Alsace 2017 Pinot Gris Rotenberg Giallo paglierino dorato. Gran precisione del frutto tropicale e dell’agrume, conferma la cremosità della linea di vini di Domaine Zind-Humbrecht. Perfetta corrispondenza naso-bocca, asciutta, altrettanto cremosa. 92
AOC Alsace 2017 Pinot Gris Heimbourg Giallo dorato. La componente agrumata più “esplosa” della batteria. Si conferma vino teso anche al palato, elettrico e fresco. Chiude piuttosto sapido e ancor più balsamico, su ritorni di mentuccia e agrumi. 93

Allimant-Laugner

AOC Alsace Grand Cru Praelatenberg 2018 Riesling Giallo paglierino. Pera Williams croccante, pesca e albicocca, litchi. Bella vena minerale sussurrata, gessosa. In bocca è decisamente giovane: susina bianca, pesca, buona freschezza. Chiude asciutto, leggermente amaricante. 90
AOC Alsace Grand Cru Praelatenberg 2017 Riesling Giallo paglierino luminoso. Naso elegantissimo, fresco e minerale, a metà tra la pietra bagnata e l’idrocarburo, appena accennato. Sotto c’è un frutto pieno, perfettamente maturo, grondante di succo. Mentuccia e agrume completano un quadro già di per sé stratificato. In bocca si conferma elegante, affilato ma largo il giusto. Lunga persistenza, su ritorni di agrumi. Gran gastronomicità. 92
AOC Alsace Grand Cru Praelatenberg 2008 Riesling Giallo dorato. Grande spazio alla componente vegetale fresca: anice, finocchietto, verbena, agrume rosso e giallo (più bergamotto che limone) grondante di succo e, al contempo, buccia, pesca, tropicale. In bocca freschissimo, corrispondente sulle note avvertite al naso. In chiusura abbina agrume ed erbe, sale e pesca. Vino che non dimostra certo gli anni che ha. E ha ancora molto da dare. 95
AOC Alsace Grand Cru Praelatenberg 2018 Gewürztraminer Giallo dorato. Naso profondo, ricordi di anice stellato sul frutto tropicale e sull’agrume. Ampio residuo, freschezza che lo tiene perfettamente a bada. Ritorni di agrumi, pesca gialla, ananas, litchi, papaya nel finale, altrettanto fresco. Vino giovanissimo. 92 +

Domaine Charles Baur

AOC Alsace 2018 Riesling Cuvée Charles Giallo paglierino. Bell’agrume elegante al naso, componente minerale altrettanto elegante. In bocca asciutto, teso, di prospettiva. Bel frutto tropicale corrispondente al naso. Buona persistenza 89
AOC Alsace Grand Cru Brand 2017 Riesling Giallo paglierino luminoso. Naso da “vino di montagna”, teso, erbette fresche, mentuccia, agrumi. Al palato corrispondente, pieno, frutto maturo, agrume maturo. Un po’ monocorde sul residuo, al momento. Estremamente giovane, si farà. 91
AOC Alsace 2018 Pinot Gris Giallo paglierino. Naso elegante, tra agrumi maturi e tropicale. Al palato conferma l’eleganza delle note fruttate. Un vino giocato su precisione e pulizia del frutto, fresco e dalla gran beva. Ottima la persistenza. 90
AOC Alsace Eichberg 2016 Pinot Gris Agli antipodi rispetto all’altro cru di Pinot Grigio. Giallo paglierino, naso sul frutto tropicale di perfetta maturità. Al palato freschissimo, con note balsamiche (eucalipto, menta) che riequilibrano la morbidezza esotica. Beva irresistibile, gran freschezza. Persistenza da campione, su tinte vagamente agrumate. 93

Domaine Fernand Engel

AOC Alsace 2017 Riesling Silberberg Giallo paglierino intenso, che inizia a dorare. Naso su agrumi, dal succo alla scorza. Venature iodate. Accenni di mentuccia, erba sfalciata. Bocca corrispondente, alcol integratissimo. Bella pienezza nel finale, su ritorni di frutta esotica e mineralità. 90
AOC Alsace Grand Cru Praelatenberg 2018 Riesling Giallo paglierino intenso, riflessi dorati. Naso che si apre col tempo, regalando un esotico tropicale spinto, elegante. Tanto floreale, da pot pourri. Minerale. Palato in cui la parte glicerico-alcolica è ben controbilanciata dalla freschezza. Finale lungo. Vino giovanissimo. 92
AOC Alsace 2019 Pinot Gris Renaissance Giallo paglierino. Naso bocca corrispondenti, frutta esotica, tocco di pera. Buona freschezza, sapidità, alcol che controbilancia le durezze. Vino che conferma l’eleganza dell’intera linea. 90
AOC Alsace 2018 Pinot Noir Meyerhof Rosso rubino. Ha bisogno di ossigeno per aprirsi bene. Al naso libera sentori di frutti di bosco in confettura che trovano conferma al palato. Tannino di prospettiva per un vino strutturato, gastronomico, ancora giovane e in evidente fase crescente. 92

Domaine Charles Frey

AOC Alsace 2019 Riesling Granite Giallo paglierino luminoso. Naso citrico subito confermato dall’ingresso di bocca, agrumato, teso, asciutto. Bel frutto maturo, sotto, che “spinge”. Ottima persistenza per un vino verticale che abbina frutto e mineralità. 90
AOC Alsace Grand Cru Frankstein 2018 Riesling Giallo paglierino luminoso. Bel naso ampio, frutta matura precisa, pietra bagnata. In bocca agrumi e freschezza da vendere, unita alla conferma di una mineralità spiccata. Chiude asciutto, su note di agrume e mandorla amara. Buona persistenza. 91
AOC Alsace 2017 Assemblage Frauenberg Giallo paglierino intenso. Vena ossidativa da mela, frutta secca, pesca gialla e albicocca. Sorprendente la venatura che richiama il caramello salato. Ottima la corrispondenza naso-bocca, che allunga sulla frutta fresca e chiude su ritorni terziarizzati. Il tutto sul fil-rouge di una mineralità gessoso-granitica. 92

Famille Hauller – La Cave Du Tonnelier

AOP Alsace Grand Cru Winzenberg 2019 Riesling Giallo paglierino luminoso. Al naso benzene per la parte minerale; banana e sfumature esotiche per quella fruttata. In bocca agrume, limone, lime. Vino molto giovane. Chiude sulla mandorla amara. 89
AOP Alsace Grand Cru Frankstein 2018 Riesling Giallo paglierino. Naso più pieno, ricordi di frutta esotica molto matura, ma anche di frutta secca. Mineralità da pietra bagnata. Agrumi. In bocca asciutto, vena leggermente ossidativa, buona freschezza e ritorni equilibrati di frutta matura. Buona persistenza 88
AOP Alsace 2018 Riesling Vieilles Vignes – Héritage Giallo paglierino. Naso bocca su agrumi e tropicale, buona freschezza, riequilibrante. Una buona versione quotidiana. 87
AOP Alsace 2017 Pinot Noir F – Signature Rosso rubino. Bel naso, elegante, frutti rossi croccanti, rossi. Gran freschezza al palato, ritorni di frutti di bosco e di sanguinella, che conferisce una buona freschezza e denota, al contempo, la gioventù del nettare. 90

Domaine Scheidecker et Fils

AOC Alsace 2018 Riesling Bouxreben Giallo paglierino luminoso. Vino lineare, tipico, minerale e fruttato, equilibrato. Persistenza sufficiente. Agile la beva. 87
AOC Alsace Grand Cru Mandelberg 2019 Riesling Giallo paglierino luminoso. Frutta esotica matura, ananas, tocco di litchi, pesca gialla, sasso bagnato sullo sfondo. In bocca acidità affilata, dunque gran freschezza. Bel ritorno di frutta matura a controbilanciare. 91
AOC Alsace 2018 Pinot Noir Rouge d’Alsace Rosso rubino. Frutti di bosco, più neri che rossi, mora di rovo e bel floreale di viola ad accompagnare la spezia nera. In bocca una buona scorrevolezza, su sottofondo fresco e leggermente sapido. Altro vino di prospettiva. 88
AOC Alsace 2018 Pinot Gris Réserve Giallo paglierino. Naso ampio, tipico, sulla frutta tropicale matura. Palato corrispondente, molto largo sul frutto. Buona persistenza. 88

Domaine Trapet Alsace

AOC Alsace Grand Cru Schoenenbourg 2014 Riesling Giallo paglierino. Agrume ma anche una parte aromatica di frutta, pienamente matura. Susina bianca, dragoncello (fresco, aromatico), mentuccia. In bocca conferma un frutto molto maturo, stratificazione ottima e un’estrema gioventù. Vino di assoluta prospettiva. 93
AOC Alsace 2018 Riesling Riquewihr – Rqwr Giallo paglierino. Zolfo, pietra bagnata, agrume, mandarino, pesca gialla. Bella corrispondenza naso bocca e conferma del gran lavoro del vignaiolo sulla produzione di vini di gran pienezza ed eleganza, specie nella componente fruttata. 91
AOC Alsace 2019 Assemblage A Minima Giallo paglierino. Naso che si divide tra agrume e frutti a polpa bianca, come la pesca. In bocca asciutto e fresco, bella chiusura sulla mineralità. 89
AOC Alsace 2018 Pinot Noir Chapelle 1441 Rosso rubino. Naso pieno, ricco, frutta matura, di bosco e d’amarena. Corrispondente al palato,  buona cremosità. Profilo generale ancora giovane. Buona prospettiva. 90

Willm

AOC Alsace 2018 Riesling Château Ittenwiller Giallo paglierino intenso, riflessi dorati. Naso e bocca corrispondenti su mineralità gessosa, buon apporto glicerico della componente fruttata, a conferire equilibrio e larghezza al sorso. Chiusura asciutta. 87
AOC Alsace Grand Cru Kirchberg de Barr 2017 Riesling Giallo paglierino. Naso su agrumi e minerale, tra la pietra bagnata e il gesso. Poi freschi ricordi di talco e mentuccia. Vino snello per la parte agrumata e profondo per queste note erbacee “montane”. In bocca tutta la sua dirompente gioventù agrumata, ben sostenuta dalla mineralità. 91 +
AOC Alsace 2020 Riesling Bio Giallo paglierino. Naso di mela verde, susina bianca, matura. Corrispondente al palato, fresco e agrumato. Buona persistenza. 88
AOC Alsace 2018 Pinot Noir Cuvée Emile Willm Bio Rosso rubino. Naso croccante, sui frutti di bosco, con preponderanza dei frutti rossi sui neri. Sorso corrispondente. Buona presenza, gastronomicità, prospettiva. 89

Domaine Scherb Bernard & Fils

AOC Alsace 2018 Riesling Zéro Sulfites Giallo paglierino. Naso complesso, spazia dalla frutta matura a polpa gialla all’agrume, dalla vena minerale di pietra bagnata e gessosa a note vegetali fresche di mentuccia. In bocca è verticale, teso, di prospettiva. 89
AOC Alsace 2018 Riesling Sélection – Magnum Giallo paglierino. Gran bel frutto naso-bocca. Bella citricità, teso, ritorni in retro olfattivo di frutto pienamente maturo. Gastronomico. 89
AOC Alsace 2019 Pinot Gris Zéro Sulfites Giallo tendente al dorato. Ricordi di mela e pera ossidate, corrispondenti al palato. Tocchi di agrumi e mineralità. 88
AOC Alsace 2018 Gewürztraminer Zéro Sulfites Giallo paglierino. Naso bocca che virano su un’ossidazione condizionante. Si perdono le caratteristiche dell’uva, in particolar modo gli aromi primari, ancora una volta in favore di note come la mela verde. 85

François Schmitt

AOC Alsace Grand Cru Pfingstberg 2017 Riesling Paradis Giallo paglierino luminoso. Naso stratificato, complesso, tra i fiori secchi, la frutta esotica matura, l’agrume succoso. Si ritrova tutto al palato, verticale, salato. Teso. Giovanissimo. Chiude asciutto. 91
AOC Alsace 2019 Riesling Effenberg Giallo paglierino. Bell’agrume, tensione, freschezza e salinità, tocco balsamico in chiusura. Un altro vino di prospettiva. 90
AOC Alsace 2019 Sylvaner Effenberg Giallo paglierino. Naso e bocca sugli agrumi, bella vena salino-minerale in centro bocca, gran bella pulizia del frutto che accompagna fino alla chiusura, asciutta. 89
AOC Alsace 2019 Pinot Noir Coeur de Bollenberg Rubino. Primo naso sulla tostatura. Poi, con l’ossigenazione, esce un frutto splendido, croccante. Chiude fresco, balsamico, su ritorni di fondo di caffè e burro salato. Vino giovanissimo, di assoluta prospettiva. 91

Domaine Stentz Buecher

AOC Alsace Grand Cru Hengst 2019 Gewürztraminer Giallo dorato. Al naso tensione fresco-acida sulle note tipiche del vitigno (litchi, pesca gialla, mandarino). Gran bella freschezza, su arancia e mandarino. Si allarga sul finale ma rimane asciutto, prezioso. Gastronomico. 92
AOC Alsace 2018 Riesling Ortel Giallo paglierino intenso. Gran bel frutto al naso, succoso, maturo, elegante. In bocca asciutto, teso, ancora giovanissimo, su tinte agrumate e una mineralità gessosa. 90
AOC Alsace 2016 Riesling Cuvée Flavien Giallo paglierino intenso. Naso intenso, sulla frutta matura e su una parte erbacea piuttosto aromatica. Mineralità e freschezza controbilanciano un sorso che inizia a virare sulla camomilla e la foglia di the verde. Vino che inizia a mostrare i segni del tempo. 89
AOC Alsace 2017 Pinot Noir Granit Rosso rubino intenso, luminoso, leggermente velato. Naso che abbina i frutti rossi e neri all’importante matrice del terroir, evidenziato dal nome. Perfetta corrispondenza al palato, su un frutto che cerca l’equilibrio col resto delle componenti. Vino giovane. 90
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Agroalimentare, vini da tavola spacciati per Dop e Igp in Piemonte: sanzionate tre imprese

Proseguono senza sosta, in tutta Italia, i controlli dei Reparti del Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare sui marchi di qualità. Importanti risultati anche nel settore del vino, della birra e dei distillati. Nelle provincie di Asti e Cuneo sono state sanzionate tre imprese che pubblicizzavano sul sito internet aziendale vini comuni da tavola, menzionando vitigni ascritti a Do e Ig.

I titolari sono stati sanzionati per un importo complessivo di 1.500 euro. Multa che sale a 4 mila euro in provincia di Catania. Qui, un’azienda dedita alla produzione e commercializzazione di birra, è stata pizzicata per evocato in etichetta la denominazione protetta Cioccolato di Modica Igp.

Il tutto, in assenza di autorizzazione del Consorzio di Tutela. Sono state così sequestrate 800 bottiglie di birra da 33 centilitri del valore complessivo di 3.200 euro.  In provincia di Catania è stato invece deferito un imprenditore che commercializzava distillati facendo riferimento al Fico d’India dell’Etna Dop.

I frutti erano tuttavia privi della certificazione. Contestualmente sono state sottoposte a sequestro 65 bottiglie, per un valore complessivo di euro 400 euro. Ma i controlli dei Reparti del Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare hanno riguardato anche il Food.

AGROALIMENTARE: OPERAZIONI DEI CARABINIERI IN TUTTA ITALIA

In provincia di Cremona è stato diffidato il titolare di un caseificio per aver fatto riferimento alla Mozzarella di Bufala Campana Dop sul sito internet aziendale, in violazione alla normativa sull’etichettatura.

In provincia di Novara il titolare di un caseificio è stato diffidato in quanto, nella propria attività, erano presenti cartelli pubblicitari e prezziario che evocavano la Mozzarella di Bufala Campana Dop e il Pane di Altamura Dop, senza averne titolo. Inoltre è stato sanzionato per la mancata iscrizione al sistema di tracciamento del latte bufalino.

A Parma sono state denunciate tre persone poiché utilizzavano, nella produzione dei gelati, nocciole e limoni comuni anziché quelli a marchio di qualità, Nocciola di Piemonte Igp e Limone di Sorrento Igp, come invece dichiarato nei cartelli esposti al pubblico.

A Modena è stato denunciato un commerciante che esponeva, in apposite vaschette presso il banco vendita, mozzarella generica sprovvista del confezionamento originario, dichiarando falsamente sul cartello esposto al pubblico essere Mozzarella di Bufala Campana Dop.

FORMAGGI E FRUTTA NEL MIRINO

In provincia di Cuneo è stato diffidato il rappresentante legale di una cioccolateria per aver prodotto e commercializzato “Cioccolata Fondente Extra con Nocciole Piemonte” senza l’autorizzazione del Consorzio di Tutela della Nocciola Piemonte Igp.

In provincia di Massa Carrara è stato denunciato il rappresentante legale di un pastificio perché utilizzava, nella preparazione di pasta fresca ripiena, anziché formaggio Fontina DOP, come indicato in etichetta, un prodotto non appartenente al circuito tutelato.

Controlli dei carabinieri per la Tutela Agroalimentare anche in provincia di Napoli. Insieme agli Agenti Vigilatori del Consorzio di Tutela del Grana Padano, i militari hanno ispezionato diversi supermercati, sequestrando 60 chilogrammi di formaggio stagionato. Era falsamente etichettato e venduto come Grana Padano Dop (valore di circa 650 euro).

Nella stessa provincia è stata contestato a un’imprenditrice il mancato adempimento delle prescrizioni impartite in una precedente verifica. La donna era stata diffidata per aver indebitamente evocato, nella presentazione e nell’etichettatura dei prodotti pubblicizzati online e rinvenuti anche presso la Grande distribuzione organizzata, la denominazione protetta Fico d’India di San Cono Dop. In Sicilia, altro imprenditore è stato diffidato a eliminare dal sito internet del caseificio ogni riferimento alla Provola dei Nebrodi Dop.

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Riaperture e revenge spending spingono le vendite di vino italiano

Riaperture e revenge spending determinano un nuovo record storico per le vendite di vino italiano. L’Italia figura tra i top 12 Paesi buyer esteri nel primo semestre 2021. Con le importazioni segnalate in crescita a valore del 7,1% sul pari periodo 2020. Cifra che sale al + 6,8% rispetto al 2019, in regime pre-Covid. Lo rileva l’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor.

Si tratta degli ultimi dati doganali sulle importazioni dei 12 principali mercati mondiali della domanda di vino, che assieme valgono circa i 3/4 del totale export made in Italy. Per il vino del Belpaese, lo scatto di questo primo semestre rappresenta il trend di incremento più netto degli ultimi anni. Ma soprattutto controbilancia lo stop forzato del 2020. Con gli interessi.

Tra i 12 Paesi buyer di riferimento bene anche la domanda globale di vino, in crescita nell’ultimo anno dell’8,1%. La Francia vola a +26,2%. Ma, rispetto all’ultimo periodo pre-Covid (primo semestre 2019), è l’Italia che vince sulle principali piazze: +6,8%, a quasi 2,6 miliardi di euro, contro la Francia a +2% (oltre 3,3 miliardi di euro). Importazioni totali di vino, invece, ancora in terreno negativo: -1,7%, pari a quasi 10 miliardi di euro.

MANTOVANI (VERONAFIERE): «MERITO AGLI OPERATORI»

«Il settore è uscito, si spera definitivamente, da una crisi senza precedenti – evidenzia il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – grazie ai fondamentali dei suoi operatori, alla loro organizzazione commerciale e alla forza del brand tricolore».

Oggi, in particolare con i nostri vini simbolo, siamo al centro del fenomeno legato ai ‘consumi di rivalsa’ post-Covid: un effetto traino da intercettare e da cui ripartire consolidando ancora di più le quote di mercato».

PANTINI (NOMISMA WINE MONITOR):«REVENGE SPENDING SU FASCIA MEDIO-ALTA»

«Dall’analisi dei dati – ha detto il responsabile di Nomisma-Wine Monitor, Denis Pantini – emerge una sorta di ‘revenge spending’ che sta trainando il commercio mondiale di vino e che interessa i vini di fascia medio-alta, come desumibile anche dai prezzi medi all’import».

Una conferma a questa tesi arriva analizzando l’export dei Dop italiani e francesi, con i rossi Dop del Piemonte a +24% o i rossi Dop toscani a +20%. Tendenza ancora più evidente per i rossi a denominazione francesi, con il Bordeaux a +61% e il Borgogna a +59%, ma anche per gli sparkling d’Oltralpe, Champagne in primis, che volano a +56% nel mondo e a +70% negli Usa».

Quanto alle importazioni di vini tricolori nelle 12 principali piazze, sul 2020 l’Italia sovraperforma rispetto al mercato in Cina (+36,8%), in Germania (+9,3%) e in Russia (+29,4%), mentre è sotto la media negli Usa (+1%, ma sul 2019 l’incremento è di quasi il 6%), Uk (-0,4%) e Canada (+2,5%). Crescono le importazioni dei vini fermi (+6,9%, con il prezzo medio salito a +5,9%), mentre gli sparkling incrementano le vendite dell’11,1%, con una riduzione del prezzo medio del 4,8%.

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La Marchesa, Miglior cantina Sud Italia 2022 WineMag.it: Foggia nuova rotta della Puglia del vino

Quindici ettari vitati, quasi tutti a circa 300 metri dal corpo dell’azienda. Una masseria nel cuore della Daunia, a poca distanza dal suo luogo simbolo: il castello di Lucera. Una famiglia dedita alla viticoltura. Più di trent’anni di esperienza. Cantina La Marchesa è tutto questo, in uno: cantina dell’anno Sud Italia 2022 per WineMag.it, all’interno della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2022.

Una realtà che si fa custode di un tratto di Puglia aspro, generoso. Fin troppo spesso dimenticato. Lo racconta al mondo attraverso i suoi vini. A condurre le vigne è Sergio Lucio Grasso, un vignaiolo vulcanico ed instancabile, legato alle proprie viti come se fossero un’estensione del proprio corpo.

CANTINA LA MARCHESA SUL PODIO DEL SUD ITALIA

A tratti ruvido nei modi, sempre schietto nelle parole, trasmette la sua energia e la vera essenza del territorio nei suoi vini. A fargli da contraltare è la moglie, Marika Maggi. Solare, aperta, fantasiosa donna del vino pugliese. È lei l’anima comunicativa della cantina La Marchesa. I due, insieme, sono una forza della natura.

Una voce unica, all’insegna dell’autenticità della produzione, divenuta l’ennesima ragione di vita comune. Nero di Troia, Montepulciano, Fiano e Bombino Bianco i vitigni coltivati con passione da Cantina La Marchesa e da cui nascono i cinque vini dell’azienda. Custodi di un territorio che merita un posto d’onore nel panorama vitivinicolo italiano.

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XXXIV rassegna Müller Thurgau Vino di Montagna: si potrà ammirare i vigneti eroici da un elicottero

Meno di quarantott’ore all’avvio della XXXIV rassegna Müller Thurgau: Vino di Montagna. La kermesse, nata per valorizzare il Müller Thurgau e il territorio della Valle di Cembra, celebra la culla della viticoltura eroica trentina e gli oltre 700 km di muretti a secco.

In programma nel piccolo comune di Cembra, in provincia di Trento, degustazioni libere e guidate dentro e fuori Palazzo Maffei. Oltre 60 vini in rassegna, oltre a momenti di approfondimento, visite nelle cantine del territorio, trekking e biciclettate tra i vigneti.

Tra gli appuntamenti da non perdere, anche la cena sotto le stelle lungo il viale di Cembra e la possibilità di ammirare i terrazzamenti vitati della Valle di Cembra, a bordo di un elicottero. Il tutto partire dalle ore 18 del 29 luglio e fino al 1 agosto 2021.

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Sandro Gini riconfermato presidente del Consorzio Soave: «Il mondo è cambiato»

Sandro Gini è stato confermato presidente del Consorzio di Tutela del vino Soave. Enologo, classe 1958, titolare dell’azienda agricola Gini Sandro e Claudio, resterà in carica dal 2021 al 2023. «Riprendo il mio mandato consapevole che il mondo è profondamente cambiato», sono le sue prime parole.

«Nel futuro – spiega Sandro Gini – ci sarà bisogno di azioni responsabili, mirate e soprattutto efficaci nei confronti dei soci della denominazione. Auspico unione e condivisione degli obiettivi comuni».

Nello specifico, «aumentare il valore dell’imbottigliato della denominazione, una maggiore attenzione all’ambiente e alle pratiche sostenibili e, soprattutto, dialogo con le istituzioni». Una missione che Sandro Gini definisce «ambiziosa, per l’impegno e la passione richiesta a ogni produttore del Soave».

IL NUOVO CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

I vicepresidenti eletti sono Massimino Stizzoli e Matteo Inama. Ad eleggere i massimi vertici è stato il nuovo Cda del Consorzio del Soave, composto da Cristian Ridolfi, Claudio Tamellini, Emanuele Vicentini, Fernando Viviani, Giovanni Verzini, Gaetano Tobin, Giovanni Nordera, Laura Rizzotto, Massimino Stizzoli, Massimo Meneghello Canoso, Matteo Inama, Paolo Fiorini, Roberto Soriolo, Wolfgang Raifer.

Il collegio sindacale sarà guidato da Mauro Pernigotto con il supporto di Paolo Domenico Chignola e Alberto Bellieni. Il lavoro di Sandro Gini e del Cda si incentrerà «su un processo di forte rinnovamento della denominazione, a partire dalle Unità Geografiche aggiuntive (Uga) del Soave e dalle vigne». Altro punto cardine, la preservazione del paesaggio riconosciuto dalla Fao.

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