MILANO – Due “storie ritrovate“. Due “Vini di Contrada”. Due etichette a colori, che raccontano una Sicilia in bianco nero ma ancora attuale, nel suo moderno attaccamento alla tradizione. Il rapporto tra Mandrarossa e l’arte è sempre stato stretto. Ma è stato un vero e proprio abbraccio, caloroso e palpabile, quello che ha regalato la cantina siciliana a Milano, in occasione della presentazione di “Bertolino Soprano” e “Terre del Sommacco“.
Un Grillo e un Nero d’Avola in purezza – la scelta è stata quella di catalogarli come “Bianco” e “Rosso” Doc Sicilia – che ieri hanno preso magicamente vita sul palco del Teatro Libero di via Savona. Prima ancora di essere versati nei calici.
Nancy Rossit, grafica e illustratrice che ha realizzato le etichette, non era presente. “E’ una persona molto riservata, ha preferito non intervenire”, ha riferito l’ufficio stampa di Mandrarossa. Ma è come se fosse stata lì anche lei, mentre Francesca Vitale – attrice, autrice e regista formatasi alla scuola del Teatro Stabile di Catania – recitava in versi le due “storie ritrovate” dai soci viticoltori della cantina, raffigurate sulle bottiglie.
La storia “bianca” di Santo, che di ritorno nella contrada Bertolino Soprano non può che ricordare quando, da ragazzo, “percorreva a cavallo queste terre ammantate da vigneti rigogliosi e punteggiate da ulivi”. E la storia rossa come il Nero d’Avola del bisnonno di Antonio, che “assistette al passaggio dei valorosi garibaldini guidati dal Colonnello Orsini”.
A fare gli onori di casa Renato Lombardo, direttore della rassegna “Palco Off – le voci del teatro”, che da sette anni propone al pubblico di Catania e Milano interessanti realtà “off” della scena italiana ed europea. Da qui la rassegna “Autori, attori, storie di Sicilia”, con degustazione dei vini di Mandrarossa in accompagnamento a prodotti tipici.
“Una collaborazione della quale siamo onorati – ha dichiarato il presidente Giuseppe Bursi – con l’obiettivo di diffondere l’eccellenza siciliana dei nostri 2 mila soci e 5 mila ettari di vigneto”.
Due vini, il Bianco Sicilia Doc “Bertolino Soprano” 2017 e il Rosso Sicilia Doc 2016 “Terre del Sommacco”, che raccontano nel calice una Sicilia senza fronzoli. Maturazione in cemento e affinamento in botte grande per entrambi (rispettivamente 11 e 19 mesi), prima del riposo di qualche mese in bottiglia.
Freschezza e morbidezza per il vino ottenuto da uve Grillo, equilibrato e ottimo per l’aperitivo. E una semplice austerità per il Nero d’Avola, verticale e fruttato, perfetto per accompagnare pranzo e cena, a tutto pasto.
Del resto, questi “Vini di Contrada” nascono da una sperimentazione accuratissima effettuata da Mandrarossa a partire dal 2014, condotta dall’enologo Alberto Antonini e dall’esperto di suoli cileno Pedro Parra, insieme al team di enologi e di agronomi Mandrarossa su una porzione di soli 75 ettari della cantina, caratterizzati dalla presenza di calcare.
“Si tratta di due vini ottenuti con il minimo intervento dell’uomo – ha precisato Giuseppe Bursi – in grado quindi di mostrare le particolarità del nostro microclima. Costituiranno il presupposto per un vino ancora più importante, in grado di valorizzare ulteriormente il terroir unico di Menfi”.
IL MADRAROSSA VINEYARD TOUR 2019
La cantina satellite di Settesoli, di cui costituisce il brand top di gamma, sta inoltre mettendo a punto gli ultimi dettagli del Mandrarossa Vineyard Tour 2019. I prossimi 7 e 8 settembre, il borgo di Menfi (AG) ospiterà il tradizionale “weekend tra mare e vigna”, aperto agli appassionati dell’enogastronomia, della cultura contadina, dello sport e della natura.
Dal Welcome Point di Settesoli, percorrendo la pista ciclabile che sorge sulla vecchia linea ferroviaria in mezzo ai rigogliosi vigneti del territorio, si arriva a Casa Mandrarossa, situata in Contrada Bertolino Lagano, cuore di tutte le attività. Qui sarà possibile vivere in prima persona la raccolta delle uve, ascoltare i racconti dei vignaioli e degustare il vino tra i vigneti.
Un’occasione per testare i piatti semplici e autentici della cucina del territorio, preparati dalle Signore della Cucina Mandrarossa, custodi di antichi segreti e ricette di famiglia tramandate da generazioni. In Pineta Pelella, invece, avranno luogo le degustazioni tecniche guidate e gli show cooking.
Proprio di fronte alla splendida distesa di ciottoli bianchi nota come spiaggia delle “Giache Bianche”, Pineta Molinari è la location perfetta per chi preferisce il relax più assoluto. Le escursioni naturalistiche a cavallo, in bici, a piedi, o in barca, consentiranno la scoperta di un territorio incontaminato, fatto di dune sabbiose, riserve naturali e oasi incantate.
La pista ciclabile che si estende per 8,5 km, offrirà invece la possibilità di fare lunghe pedalate e passeggiate in mezzo alla natura. Per i più sportivi ci saranno il MandraCorsa e la Ciclopasseggiata in Mountain Bike. L’edizione 2019 del Mandrarossa Vineyard Tour consentirà agli ospiti di partecipare al corso introduttivo di Kite Surf.
Accompagnati dai volontari del Wwf, si potranno visitare i nidi della tartaruga Caretta caretta, scoprire le caratteristiche delle spiagge e delle specie che le popolano. A conclusione di un weekend tra natura e tradizione, i tramonti mozzafiato e la musica dal vivo. Per iscriversi: https://vineyardtour.it/#prenota-adesso.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Un intero anno dedicato a raccontare il Nero d’Avola, attraverso un tour mondiale riservato alla varietà più nota della Sicilia. Col Natale alle porte, è tempo di bilanci per Planeta, che nel 2018 ha così voluto rilanciare sui mercati internazionali il Nero d’Avola, promuovendone una nuova e più profonda conoscenza.
Si è concluso nei giorni scorsi, con due tappe ravvicinate – a Parigi, in occasione de Le Grand Tasting 2018 di Bettane+Desseauve, e a Nairobi, alla presenza di media e dei winelover del Paese – il progetto “Exploring Nero d’Avola“. Diciotto tappe in quattro continenti, dagli Stati Uniti al Giappone fino al Kenya.
IL TOUR
Partendo da Noto, terra d’origine del Nero d’Avola, il tour ha fatto tappa a Dubai, Abu Dhabi, Osaka, Tokyo, Londra, Verona, Montreal, Toronto, Seattle, Portland, Denver, Monaco, San Francisco, Los Angeles, Boston, Washington e appunto Parigi e Nairobi.
Alessio Planeta ha condotto il tour attraverso un seminario che ha alternato il racconto storico alle informazioni tecniche, il passato e il presente del Nero d’Avola, e una degustazione dedicata ai vini a cui questa varietà dà vita, frutto di zone diverse e di annate diverse.
“Il Nero d’Avola – spiega l’ad di Planeta – è il più diffuso e conosciuto vitigno a bacca rossa di Sicilia, ma non ha ancora conquistato il posto che merita in termini di conoscenza e apprezzamento tra le varietà del Sud: per questo abbiamo scelto di dedicare un progetto speciale al Nero d’Avola, a beneficio della diffusione e della valorizzazione di questa varietà, senz’altro da ricollocare correttamente nel panorama delle più importanti”.
Una “esplorazione”, appunto, seguendo le tracce del Nero d’Avola: eccezion fatta per l’Etna, infatti, le altre quattro cantine di Planeta – Menfi, Noto, Vittoria e Capo Milazzo – vedono come protagonista questa antica e nobile varietà.
“Stesso vitigno, stesse mani dell’uomo, ma terroir diversi: è questa l’essenza di Exploring Nero d’Avola”, spiega Alessio Planeta. “Il privilegio di produrlo in ben quattro differenti territori, ci ha dato la possibilità di studiarne le caratteristiche terroir per terroir e di apprezzare la sua capacità di interpretare i diversi areali viticoli siciliani”.
I DIVERSI TERROIR DEL NERO D’AVOLA
Menfi. Su suoli argilloso calcarei il Nero d’Avola dà vita a vini con note di prugna e cacao. Completamente diverso è il risultato che nasce dalle sabbie rosse di Vittoria.
Vittoria. Qui il Nero d’Avola entra da disciplinare nel blend del Cerasuolo di Vittoria Docg, esprimendo caratteristiche ben più giocose e fruttate, con le note fresche di fragola e ciliegia.
Capo Milazzo. Il territorio di Capo Milazzo è una sorta di ‘isola nell’isola’: i suoli alluvionali e la vicinanza del mare danno vita a vini più freschi e vellutati, dove sono più spiccate le note di alga marina, tamarindo, agrumi.
Noto. Infine c’è Noto, la vera e propria culla del Nero d’Avola, dove i suoli interamente calcarei danno vita a vini dalla struttura nobile, balsamica, con note di ribes nero, carruba, incenso.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Palermo – La maturazione delle uve procede in modo ottimale, ma le condizioni atmosferiche di giugno e luglio porteranno sicuramente ad una riduzione del quantitativo di uva raccolta che ci porrà ben al di sotto della media degli ultimi anni. Sono queste le prime indicazioni sulla vendemmia appena iniziata da parte dei produttori dei vini Doc Sicilia.
“L’andamento climatico degli ultimi mesi lascia presagire un’ottima qualità delle uve” dice Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio di tutela vini Doc Sicilia. “l Pinot grigio appena raccolto ha avviato una vendemmia che però fa prevedere quantitativi al di sotto della media degli ultimi anni, anche se probabilmente superiore alla vendemmia del 2017. Se analizziamo la campagna di raccolta nel suo complesso” continua Lunetta, “ci aspettiamo una riduzione dei quantitativi soprattutto a causa delle piogge estive che hanno interessato una vasta area viticola del Trapanese”.
LA PAROLA AI VITICULTORI “Per quanto siamo ancora all’inizio della stagione vendemmiale” aggiunge Paolo Di Maria delle Cantine Ermes di Santa Ninfa, nella Valle del Belice, “i primi raccolti ci soddisfano molto dal punto di vista qualitativo, mentre indubbiamente non possiamo non considerare i diradamenti naturali dei vigneti delle nostre zone registrati nei mesi scorsi. Dal nostro osservatorio agronomico possiamo prevedere un calo di produzione di uve non trascurabile (stimiamo il 30% circa di una annata normale), ma l’obiettivo di riuscire a dare redditività ai viticoltori puntando sulla qualità dei vini è raggiungibile. Siamo impegnati da anni a rendere sostenibile il lavoro e i sacrifici fatti dai nostri soci conferitori per una produzione di qualità”
“Quest’anno abbiamo avuto finora un clima mite e piogge relativamente abbondanti rispetto alla media delle precedenti stagioni: ecco perché possiamo prevedere che il bilancio della vendemmia sarà positivo” commenta Filippo Paladino, vicepresidente delle Cantine Colomba Bianca, azienda che raccoglie uve in diverse zone della provincia di Trapani, specie tra Marsala, Mazara e la Valle del Belice. “Le condizioni climatiche hanno però esposto le piante ad attacchi di Peronospera. Il Nero d’Avola, che è molto suscettibile a questa malattia fungina, potrebbe registrare un calo di quantità del 40 per cento rispetto alla media, mentre il Grillo, il Catarratto e il Grecanico sono nell’ordine di quantità dell’anno scorso”.
“Nella zona del siracusano e in parte del ragusano dove la nostra azienda ha i vigneti ci aspettiamo una vendemmia abbondante” racconta Nino Di Marco, della Cantina Terre di Noto. “Prevediamo di registrare un miglioramento dal punto di vista della produzione che possiamo fissare in un più 5 per cento, e la conferma di uno standard qualitativo perfetto come già registrato nella passata campagna di raccolta. Non abbiamo subito attacchi di malattie alle viti e l’ondata di caldo che si è abbattuta la settimana scorsa sulla Sicilia non prevediamo possa portare a conseguenze negative per i vigneti. Certo, sappiamo che il fattore climatico è indecifrabile, ma al momento non ci sono segnali allarmanti”.
“Nel nisseno, dove la nostra azienda cooperativa ha i suoi viticoltori, la vendemmia dovrebbe far registrare un aumento delle quantità rispetto allo scorso anno” conclude Salvatore Vitale della Cantina La Vite di Riesi. “Non abbiamo avuto malattie che colpiscono le viti e le temperature sono state buone, senza i picchi di caldo dello scorso anno. Così, se nella passata vendemmia abbiamo raccolto 190 mila quintali di uve in seguito alla riduzione provocata dalle condizioni atmosferiche avverse, quest’anno possiamo prevedere un raccolto sopra i 210 mila quintali. In questa settimana iniziamo a raccogliere Sangiovese e Chardonnay, a settembre toccherà al Nero d’Avola. E anche per questo vitigno tutto procede nel migliore dei modi”.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
MARSALA – Sessantasei dipendenti senza stipendio da 3 mesi all’Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia. Lo denuncia il sindacato UgL Sicilia, nel proclamare lo sciopero per l’11, 12 e 14 giugno, dalle ore 9 alle ore 13.
“Questo Ente è di fatto abbandonato dal Governo regionale siciliano”, attacca l’Unione generale del Lavoro. Rischiano così di saltare i prelievi utili alle certificazioni dei vini Doc e degli oli siciliani. L’Irvo, del resto, vive in regime di gestione commissariale ormai da diversi anni.
A chiarire i contorni della vicenda sono Gaetano Cassibba, coordinatore regionale Enti Vigilati Ugl, Stefano Pulizzi, coordinatore provinciale e Giacomo Alberto Manzo, dell’Rsa Ugl del presidio di Marsala.
“Nonostante le difficoltà finanziarie – spiegano – è stata garantita con il qualificato personale tecnico la certificazione e controllo dei vini siciliani a Doc e degli Oli di Sicilia. Da oltre sei anni manca il Consiglio di Amministrazione, in grado di programmare e rilanciare alcune delle attività istituzionali”.
Tra queste la ricerca scientifica e le attività promozionali del vino e dell’olio. “Indispensabili – evidenzia UgL Sicilia – in un mercato mondiale sempre più alla ricerca di prodotti salubri e certificati, su cui bisogna investire”.
“Facciamo appello al governo regionale – aggiunge l’enologo marsalese Giacomo Manzo – affinché predisponga di concerto con i competenti uffici tutti gli adempimenti necessari ad evitare il blocco dei prelievi e delle certificazioni dei vini a Doc e degli Oli di Sicilia e per affrontare seriamente la questione dovuta alla mancata corresponsione degli stipendi dei dipendenti”.
Manzo chiede inoltre “l’immediata nomina del nuovo Cda, ormai indispensabile”. “Ci sentiamo come una nave senza il comandante – chiosa l’esponente della Rsa dell’Irvo Marsala -. Ci sono tutte le altre figure professionali, ma manca la guida che non può essere assicurata da un regime commissariale”.
All’Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia – fondato nel 1950 – lavorano tecnici agronomi, chimici ed enologi attivi al fianco dei viticoltori, degli olivicoltori e delle imprese siciliane. Un presidio in grado di tendere la mano soprattutto ad aziende di piccole e medie dimensioni.
CONTROLLI A RISCHIO
Proprio in questi giorni è in costante aumento la mole di lavoro a carico dell’Irvo. E’ di fatto al vaglio dell’Assessorato la costituzione di un’ulteriore Commissione di degustazione deputata all’esame organolettico dei vini a Doc “Sicilia”, in aggiunta alle due attualmente operanti.
La modifica del disciplinare della Igt “Terre Siciliane”, con il divieto alla specificazione dei vitigni “Nero d’Avola” e
“Grillo” a partire dalla vendemmia 2017, sta avendo come conseguenza un aumento cospicuo della produzione a DOC “Sicilia”, denominazione per la quale è invece consentito il riferimento ai due vitigni.
Le aziende assoggettate per la Doc Sicilia sono passate da 289 al 1/08/2017 alle attuali 388, suddivise in 319 aziende trasformatrici e 344 aziende imbottigliatrici. Le ditte che chiedono l’assoggettamento come imbottigliatori continuano comunque ad aumentare.
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(4 / 5) Un rosso davvero piacevole e “atipico” figlio del matrimonio tra due vitigni tradizionali siciliani, Nero d’Avola e Frappato, uvaggi di cui è composta anche l’ unica Docg della regione, il Cerasuolo di Vittoria.
Sotto la lente di ingrandimento di vinialsuper il Terre Siciliane Igt Nero d’Avola e Frappato Irmàna vendemmia 2015 di Corvo, etichetta numericamente importante e ben distribuita in grande distribuzione, da sud (in questo caso) a nord.
LA DEGUSTAZIONE Di colore rosso rubino il Terre Siciliane Igt Irmàna di Corvo è un vino di media densità. Il naso, elegante e fine è impostato principalmente sul frutto con evidenti note di marasca, mora e fragola, delicate note floreali e sbuffi vegetali.
La piacevolezza olfattiva è totalmente confermata al palato. Un ingresso soffice e suadente avvolge la bocca ed è lì che torna e ritorna la marasca. Il sorso è solcato da una scia semi aromatica di maraschino.
Un’esplosione di frutta, che si propaga come il succo di una caramella ripiena una volta masticata. Una buona freschezza stimolante, abbinata ad una gradazione leggera (12,5%) e ad un corpo non “pesante” sono le caratteristiche che fanno del Terre Siciliane Igt Irmàna un buon compagno in tavola.
Una bevuta lieve che con un buon rapporto qualità prezzo allieta la pesantezza (talvolta) della quotidianità. In cucina si può accostare a piatti di pesce saporito, pasta, carni bianche complesse o rosse semplici e formaggi mediamente stagionati.
LA VINIFICAZIONE Il Terre Siciliane Igt Irmàna di Corvo è ottenuto da uve Nero d’Avola provenienti da vigneti siti in Sicilia sud-occidentale e uve Frappato allevate nella provincia di Agrigento su terreni misti tendenti al calcareo con il sistema a contro spalliera.
Le uve, raccolte a mano a perfetta maturazione vengono vinificate tradizionalmente con macerazione sule bucce (tre giorni il Frappato e sei giorni il Nero d’Avola) e con assemblaggio a malolattica effettuata.
Successivamente il vino matura almeno cinque mesi in cemento vetrificato e affina per ulteriori due mesi in bottiglia in cantina alla temperatura di 12°-16°. Corvo è un marchio storico siciliiano facente parte del gruppo Duca di Salaparuta , il primo gruppo vitivinicolo dell’isola di proprietà di Illva Saronno Holding.
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Sarà che “Vini secono Natura” è il claim di uno dei Consorzi di “Vini Naturali” italiani, che organizza ogni anno una manifestazione in Veneto, a Cerea. Fatto sta che il volantino Carrefour dedicato ai vini vegan, bio e senza aggiunta di solfiti sta facendo discutere la parte più “green” del web.
“Vini secondo natura” è appunto il titolo scelto per questa pagina del volantino del colosso francese della Grande distribuzione. E non è neppure la parte più divertente. “Prova la nostra gamma 100% naturale”: vini vegani, senza solfiti e biologici”, si legge appena sotto. Un po’ come se si trattasse del nuovo panino gourmet di Mc Donald’s. “Ti offriamo un gusto autentico, nel rispetto dell’ambiente”. “Dell’ambiente”, avete letto bene.
Il fenomeno delle vigne e dei vignaioli inquinanti è noto solo a Carrefour. Ma non è ancora finita. Il “vino vegano” sul catalogo viene descritto come “dal gusto, sapore e aspetto inalterato”.
Il “vino biologico” è invece speciale, sempre secondo Carrefour, perchè “dal vigneto alla cantina viene seguito un processo controllato: i grappoli d’uva sono prodotti senza additivi chimici e trattati utilizzando solo prodotti enologici certificati, per un prodotto biologico in tutto e per tutto”.
Infine, Carrefour ci mette qualche parolona tratta dal dizionario delle Scienze, per vendere qualche bottiglia di “vino senza aggiunta di solfiti” in più: “Quando si parla di ‘vino senza solfiti’ si intende senza conservanti aggiunti, con funzioni anti enzimatiche e antiossidanti. Per garantire un sapore genuino e un aroma naturale”. Una supercazzola, bella e buona.
L’ANALISI La verità è che, poi, sotto a questo elenco di castronerie, si trova una proposta di 8 etichette di vini dalle caratteristiche sopra descritte. E il pasticcio è completo. Perché accanto a produttori come Teo Costa, vero e proprio pioniere, in Piemonte e in Italia, del vino senza solfiti aggiunti nella grande distribuzione, troviamo imbottigliatori emergenti nel panorama del bio come “Na.Ve”, Natale Verga di Cermenate, provincia di Como (il vino che propone Carrefour è un Nero D’Avola).
E allora una cosa ce la insegna, questo epic fail della comunicazione Carrefour: che il vino ha bisogno di rispetto. Anche dai grandi gruppi e dalle multinazionali. Altrimenti, avrà sempre ragione chi considera il vino al supermercato alla stregua di satana. Alla faccia delle catene – e sono tante in Italia – che lavorano quotidianamente per offrire ai propri clienti vini di qualità, al giusto prezzo. Senza trattare i clienti come polli da abbindolare.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Come ogni autunno arriva il vino Novello, disponibile dal 30 ottobre in tutti i supermercati e le enoteche italiane. Un vino che, con i suoi profumi intensi e fruttati, regala da una parte una sensazione di nostalgia per l’estate e dall’altra anticipa le caratteristiche dei futuri vini fatti e finiti. Dando un segnale chiaro di come sarà il vino del prossimo anno.
A partire dalle 00.01 del 30 ottobre sarà possibile stappare il Novello, da consumare entro i prossimi sei mesi. Termine ultimo consigliato per apprezzare questo vino con le proprie caratteristiche inalterate.
Con il Novello si iniziano a stappare le prime bottiglie della nuova annata, ma lungo lo stivale la vendemmia non è ancora finita nei vigneti più alti delle uve Nebbiolo in Valtellina, per le uve Aglianico per Taurasi in Campania e del Nerello Mascalese nella zona dell’Etna, in Sicilia.
Il primo vino dell’ultima vendemmia, un tempo, si consumava nelle case di campagna, da parte degli stessi contadini che lo producevano. Veniva spillato dalle botti tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre, per controllare lo stato di maturazione del vino prodotto.
LE REGOLE DEL NOVELLO
La legge del 6 ottobre 1989 ne regolamenta l’entrata sul mercato, con l’utilizzo di almeno il 40% di vino ottenuto con la tecnica di macerazione carbonica dell’uva intera. Il restante 60% può essere trattato con tecniche di vinificazione classiche, per cui da evento tradizionale e contadino per antonomasia, è diventato oggi un fenomeno di marketing intorno al quale ruotano business, sagre e tradizioni.
In Italia la produzione di Novello spazia su quasi tutto il territorio nazionale isole comprese, usando qualsiasi tipo di uva (preferibilmente rossa) dall’autoctono all’internazionale: le uve più comunemente usate sono Aglianico, Cannonau, Barbera, Merlot, Nero d’Avola, Corvina, Refosco, Cabernet Sauvignon, Sangiovese.
LA TECNICA DI PRODUZIONE
I Novelli sono vini realizzati tramite una particolare tecnica di vinificazione chiamata Macerazione Carbonica (MC). La MC consiste in un processo di macerazione delle uve che, ancora intere, vengono collocate in una vasca a tenuta stagna e saturate con anidride carbonica, insufflata tramite apposite bombole.
Quest’operazione, creando all’interno della vasca un ambiente totalmente asfittico, induce i lieviti indigeni presenti sulle bucce delle uve (organismi aerobici) a penetrare all’interno degli acini per ricavarne acqua ed ossigeno, innescando così un processo di fermentazione intracellulare.
A questo punto, dopo un intervallo di tempo che varia dai 5 ai 20 giorni, ad una temperatura di circa 30° le uve vengono convogliate in una pressa e pigiate, facendo così fuoriuscire un succo parzialmente dolce che concluderà la sua fermentazione in un nuovo contenitore. Al termine del ciclo si procede alla vinificazione, con una lieve pigiatura e un’ulteriore fermentazione (3/4 giorni).
COME SI PRESENTA IL VINO NOVELLO
Alla vista
Al naso
In Bocca
Il vino novello si presenta di un bel colore rosso brillante con tonalità che vanno dal rosso vivo al porpora intenso, con chiari ed evidenti riflessi violacei, percepibili soprattutto sull’unghia.
Caratteristica inconfondibile di un buon vino novello è il grandissimo aroma fruttato, intenso e persistente: sono chiaramente identificabili note di lampone e fragola, con sempre in sottofondo note vinose di vino fresco.
Si ritrovano le sensazioni di freschezza e gli aromi fruttati già percepiti al naso: il vino novello è solitamente un vino leggero, fresco e vivace, poco persitente e di facile beva, talvolta leggermente effervescente.
LE CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE 1) Assenza quasi totale di tannini, che li rende bevibili alla temperatura di servizio dei bianchi
2) Omogeneità aromatica fra novelli di diverse varietà di uva o appiattimento varietale
3) Presenza di alcuni descrittori aromatici tipici: note di banana, gomma americana e lampone
4) Il grado alcolico non supera quasi mai gli 11% vol
Queste caratteristiche sono dovute al mancato o ridotto contatto del succo con le bucce, situazione che determina una scarsa estrazione dei composti polifenolici e dei precursori aromatici in esse contenuti, tanto più che parte di queste sostanze (scarsamente idrosolubili) passa generalmente al succo solo in seguito allo sviluppo di alcool, che agisce come vero e proprio solvente durante la macerazione.
Per il loro scarso contenuto alcolico e polifenolico, oltre che per l’estrema semplicità del loro profilo aromatico, i Vini Novelli hanno una durata molto scarsa, una forte sensibilità all’ossidazione e una fragranza effimera, che tende ad esaurirsi nell’arco di un anno.
GLI ABBINAMENTI DEL VINO NOVELLO Ogni regione ha il suo abbinamento tradizionale per il vino Novello, ma in linea di massima si possono seguire le linee guida per un qualunque vino rosso leggero e profumato.
Abbinamento ideale sono le castagne, in qualunque modo le cuciniate (bollite, arrosto, a castagnaccio), ma il Novello si può tranquillamente abbinare anche ad un buon piatto di salumi misti od ad un secondo a base di carni bianche.
La corretta temperatura di servizio è di compresa tra i 14 ed i 16 gradi ed è indispensabile berlo giovane. Una commissione di esperti ha ideato un bicchiere appositamente per il Novello e fatto realizzare appositamente da Veronafiere, in edizione numerata.
La forma del calice richiama quella di un chicco d’uva, predisponendo il degustatore al gusto primigenio del frutto e lo stile è giovanile ed elegante allo stesso tempo, come il pubblico più appassionato del Novello.
BEAUJOLAIS, IL NOVELLO FRANCESE Il Beaujolais, invece, è come il nostro Chianti: un vino, ma anche un territorio che si trova a nord di Lione (Francia). Qui si pianta un solo tipo di uva a bacca rossa, il Gamay, con cui si produce l’omonimo vino, nonché il Novello francese. Il Beaujolais nouveau, per legge, può essere commercializzato solo dal terzo mercoledì di novembre.
I novelli italiani hanno rispetto agli altri una maggiore ricchezza di acido carbonico, si presentano di un bel colore rosso brillante con tonalità che vanno dal rosso vivo al porpora intenso con chiari ed evidenti riflessi violacei percepibili soprattutto sull’unghia, vivace e invitante e una rotondità vellutata ben rilevabile al palato, grazie a qualche traccia zuccherina.
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I vini dell’Erice Doc sbarcano al Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo con una degustazione guidata aperta al pubblico.
A organizzarla la Casa Vinicola Fazio, la cantina di Erice che da sempre punta sullo sviluppo del territorio di Erice e dintorni. L’appuntamento è per martedì 19 settembre dalle ore 17 allo stand istituzionale dell’assessorato regionale all’Agricoltura, all’interno del percorso del Cous Cous Fest. La partecipazione è riservata ad un massimo di 25 persone ed è gratuita, previa registrazione allo stesso stand.
La degustazione guidata accompagnerà i partecipanti in un viaggio attraverso i profumi e i sapori dell’Erice Doc: si parte con due bianchi, il Calebianche Catarratto e il celebre Muller Thurgau Fazio, seguono due rossi territoriali, il Luce d’Oriente Syrah e il Torre dei Venti Nero d’Avola, per terminare con le bollicine del Petali Moscato. Tutti vini a marchio Erice Doc, che offriranno ai degustatori una visione completa della varietà vinicola di questo territorio.
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Il vino biologico è di qualità superiore. Questo quanto emerso dall’analisi di oltre 74 mila rating di vini di diverse vendemmie, varietà e regioni di produzione pubblicati da the Wine Advocate, Wine Enthusiast e Wine Spectator.
Nel corso del convegno “Il successo del vino biologico in Europa e nel mondo”, tenutosi in occasione di Vinitalybio e promosso da FederBio, i puntuali interventi tecnici di Enzo Mescalchin della Fondazione Mach di San Michele all’Adige e di Leonardo Valenti dell’università di Milano hanno confermato quanto ipotizzato dai ricercatori delI’Università della California e di Bordeaux: la certificazione biologica “è associata ad un incremento statisticamente significativo della valutazione della qualità”. E in un vigneto senza uso di pesticidi chimici di sintesi “aumenta il vigore dei microrganismi che sono la parte vivente della sostanza organica”.
Le uve che derivano da questi vigneti “rappresentano gli interpreti più autentici del terroir”. Inoltre dall’esclusione dei fertilizzanti, che comporta un contenimento della resa, “deriva un miglior profilo organolettico”.
I DATI
“Da uve di miglior qualità derivano vini di miglior qualità – commenta Roberto Pinton, consigliere delegato di FederBio – il segreto del successo del vino biologico non è poi così misterioso. Per molte cantine biologiche, poi, si tratta quasi di una sfida per dimostrare di essere i più bravi, in grado di produrre vino da uve perfette e senza interventi invasivi in cantina”.
A fronte dell’incremento della qualità del vino sempre più produttori vitivinicoli optano per l’alternativa biologica. Una scelta che si traduce nello sviluppo a tripla cifra della viticoltura, cresciuta del +295% in Europa e del +280% nel mondo, nel periodo 2004-2015 (analisi Wine Monitor Nomisma su dati FIBL).
All’interno di questo scenario l’Europa detiene il primato sia per maggior superficie vitata bio del mondo (293 mila ettari pari al 88% della superficie globale), che per l’incidenza delle superfici vitate bio sul totale (che nel 2015 ha superato il 7% a fronte di una quota mondiale inferiore al 5%).
ITALIA SUL PODIO
Come nella maggior parte delle statistiche sulla produzione biologica, l’Italia è sul podio. Con 83 mila ettari di vigneto coltivati con metodo biologico, il Bel Paese è leader per incidenza sul totale della vite coltivata (l’11,9% è bio), seguita da Austria con l’11,7% e Spagna con il 10,2%.
“Nel nostro Paese da 52 mila ettari nel 2010, si è raggiunta quota 83 mila ettari nel 2015 sui 332.000 totali a livello mondiale – commenta il presidente di FederBio Paolo Carnemolla – e si prevede di superare la soglia dei 90 mila per il 2016. In Sicilia gli ettari sono oltre 32.000, in Toscana sono 11.500, quasi 11mila in Puglia, più di 4mila nelle Marche e nel Veneto e più di 3.500 in Abruzzo: non c’è una denominazione d’origine per la quale non ci sia un’offerta di vino biologico da parte di qualcuna delle 1.500 cantine”.
In Italia, a fronte di un tiepido +1% delle vendite di vino in generale, le vendite di vino bio hanno registrato un +53% rispetto al 2015, raggiungendo il valore di 9,6 milioni di euro nella sola grande distribuzione organizzata. Il grosso delle vendite si registra sui più esigenti mercati esteri (Usa, Giappone; Germania,Gran Bretagna).
I VINI BIO PIU’ BEVUTI IN ITALIA Nel momento della scelta il consumatore italiano predilige il vino rosso (69% delle vendite di vino bio in Gdo, +42% rispetto al 2015), tuttavia i vini bianchi crescono in maniera più significativa (+93%) assieme ai vini spumanti e frizzanti (+162%).
Nello specifico il Montepulciano d’Abruzzo (18% delle vendite 2016 di vino bio a valore), seguito dal Nero d’Avola (9%) e dalle diverse tipologie di Chianti (8%) sono i vini biologici più apprezzati dagli italiani. Naturalità (24%), salubrità (20%) e qualità (17%) sono le tre proprietà distintive che i consumatori attribuiscono al vino bio, e che sono il drive del suo successo.
Decisi ad affrontare il fenomeno adottando un punto di vista internazionale, la Survey multi-country di Wine Monitor affidata a Nomisma da ICE (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane), ha indagato, oltre all’Italia, su abitudini e comportamenti di acquisto dei consumatori di Germania e Regno Unito. Questi mercati, fondamentali partner commerciali dell’Italia per il vino in quanto tra i primi importatori al mondo, offrono grandi prospettive per il nostro Paese anche nel settore del biologico.
UK, CRESCITA RECORD
In UK, secondo i dati Global Snapshot Nielsen, le vendite di vino bio in Gdo nel 2016 si attestano a 20,7 milioni di euro (esclusi i vini frizzanti e spumanti), con uno share di biologico dello 0,4% sul totale dei vini venduti con una crescita del +24% nell’ultimo anno. In questo scenario, un quarto delle bottiglie bio vendute è di provenienza italiana e, solo nell’ultimo anno, nel Regno Unito l’incremento a valore è stato dirompente (+82% a valore e +72% a volume).
Come per l’Italia l’interesse per il vino bio è in costante crescita, la quota di consumatori che negli ultimi 12 mesi ha consumato almeno una volta un vino biologico è del 12% in Germania e del 9% in UK. Anche per quanto riguarda le preferenze sul vino bio i gusti di inglesi e tedeschi sono simili a quelli italiani con rossi e bianchi fermi in prima posizione in entrambi i mercati, segue in UK il rosso frizzante e in Germania il bianco frizzante.
VINO TRA LE BIO ECCELLENZE MADE IN ITALY
Infine viene sottolineata l’ottima reputazione che vino biologico made in Italy gode oltre i confini nazionali. Per il 42% dei consumatori inglesi e per il 40% di quelli tedeschi, i vini bio made in Italy hanno qualità mediamente superiore rispetto ai vini bio di altri Paesi e sono evocativi di alta qualità (19%) e di autenticità (15%). Particolarmente elevata la reputation dei vini bio italiani per il consumatore inglese, il 22% degli user bio in UK posiziona l’Italia al primo posto nella classifica dei Paesi che producono i vini biologici di migliore qualità.
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Chiudono oggi a Milano i battenti di LiveWine 2017, salone mercato dei vini artigianali giunto alla sua terza edizione. Evento diventato tappa obbligatoria per winelovers alla ricerca di emozioni nuove nel bicchiere, non sempre positive, talvolta omologate – checché se ne dica – e a volte davvero sconvolgenti. Difficile, per esempio nei panni dei neofiti, approcciare un percorso “lineare” tra i banchi d’assaggio presi d’assalto già dalle prime ore del mattino della prima giornata, sabato 18 febbraio.
“La vite è una pianta anarchica, va assecondata”, parole di Aurelio del Bono di Casa Caterina che intercettiamo al suo banco. Ed è assolutamente anarchico il nostro viaggio a LiveWine. “Via tacchi e taccuini” è il nostro motto della giornata: facciamoci trasportare dall’intuito.
Cominciamo il nostro tour con il vino del momento, il Prosecco. Non quello da spritz e aperitivo pre-serata. Il nostro entrée è un Prosecco fuori dal comune, che tutti quelli che amano Prosecco dovrebbero provare per capire il tipo di evoluzione e la longevità che può avere l’uva Glera. Si tratta del Prosecco Colfondo di Casa Belfi. Vino bianco frizzante prodotto con uve glera 100% fermentato in acciaio con lieviti indigeni ed imbottigliato in primavera secondo il calendario biodinamico di Maria Thun. Una sorta di vinho verde “Made in Veneto“, ma non da consumare entro l’anno, tutt’altro.
Il colore è intenso come il naso, esplosione di frutti e fiori con accentuate note sulfuree. In bocca discreto. Troviamo più interessante la versione in anfora, il naso è ancora più sulfureo e minerale e con invitanti sentori di crosta di pane. Per questa versione, l’uva diraspata viene posta in anfore di terracotta con macerazione sulle bucce per 8 giorni cui segue pressatura soffice e fermentazione, sempre in anfora, a contatto con i propri lieviti fino a primavera . Il fascino dell’anfora fa la sua parte, ma in bocca risulta più equilibrato e godibile. Una buona spalla acida ed un corpo più in carne del precedente.
Passiamo dal Veneto alla vicina Slovenia e raggiungiamo il banco di Movia azienda di ventidue ettari al confine con l’Italia. Stare lì davanti è come partecipare ad uno show. Polona, ammaliante presenza femminile al banco, maneggia con destrezza gli originali decanter. I calici col fondo sembrano crema whisky. Tre i vini proposti in degustazione. Il primo è un Lunar 2008 Ribolla, prodotto con uve da vendemmie tardive, raccolte a mano e messe a macerare ed affinare sulle bucce per otto mesi in botti di rovere. Il secondo uno Chardonnay, stesso tipo di vinificazione.
Il terzo vino è uno spumante. Si tratta di “Puro”, blend di Ribolla e Chardonnay. Il vino base, viene fatto maturare 4 anni in barrique, ma a differenza dei metodo classico tradizionali, il liquer de tirage è semplicemente mosto. Una volta imbottigliato, Puro, nasce e vive a contatto con i suo lieviti fino alla sboccatura che viene fatta al momento di bere. E al dègorgement live, che si fa a testa in giù, con il collo della bottiglia nell’acqua e con l’ausilio di una specie di piede di porco da spumante (anche con l’aiuto di una mano maschile che non guasta) assistiamo. Per i vini di Movia non ci sono parole, schede a punti e parametri. Unici. Da provare.
Dirottiamo verso uno stand piemontese. Scegliamo Ezio Cerruti, piccolo produttore conosciuto in particolare per il suo Moscato Passito. Cerruti produce anche una versione di moscato secco e fermo. L’Asti Spumante e il Moscato d’Asti non gli piacevano, ci racconta, e con la stessa uva ha deciso di produrre qualcosa di diverso. Ha iniziato a produrlo nel 2012 non avendo idea di quanto durasse nel tempo. Ha scoperto recentemente che è anche un vino longevo. Ha prodotto 18 bottiglie per il suo consumo personale durante l’anno e, “pur non volendo bestemmiare”, sostiene che il 2012 che ha appena aperto “rieslingheggia”.
Scherziamo con Ezio Cerruti sul naso del Fol Moscato, che nonostante evidenti note minerali è assolutamente varietale. “E voglio ben vedere – ci risponde – se no sarebbe uno Chardonnay”. Il Moscato Fol di Cerruti in bocca è assolutamente gradevole. Una buona acidità sostiene una beva non banale. In versione passita ammalia con il suo colore ambrato intenso. Il naso è frutta secca pura. In bocca per niente stucchevole, fresco e con un finale ammandorlato e persistente.
Il nostro viaggio anarchico, da nord a sud, approda in Sicilia. Vicini di casa, anche qui agli stand due grandi aziende sicule. Marco De Bartoli di Contrada Samperi a 14 km da Marsala e Nino Barraco, altra contrada, sempre a Marsala. Il primo vino che degustiamo è il Grillo Terre Siciliane Igt di De Bartoli, in parte affinato in anfora. Un vino giovane e fragrante dal colore intenso e dalla spiccata mineralità. Tanta salinità, note iodate e agrumate: una grande freschezza a dispetto dell’alcolicità. Il secondo assaggio lo Zibibbo Terre Siciliane Igt.
Prodotto da vigneti allevati ad alberello pantesco, affina in fusti di rovere francese per almeno dieci mesi sulle fecce fini tenute in sospensione. Al naso “stende” con la sua complessità: note dolci di frutta, pesca ed albicocca disidratata in primis, seguiti, in bocca, da una sferzata sapida e salmastra per un finale dalla persistenza disarmante. Emozionante, in una sola parola. Quasi impossibile acquistarlo, sono in crisi al banco di De Bartoli per accontentare i winelovers.
Prima di spostarci dal vicino Barraco, un goccio del Vecchio Samperi del quale si è già detto tutto quanto si possa dire. Sublime al naso e al palato: caffè, tabacco, caramello, fichi, un gusto ed una finezza inimitabili. Ma non possiamo esimerci dall’esprimere anche due parole su Bukkuram. Un signor vino passito da uva zibibbo. Sontuoso al naso con sentori di miele, datteri, fichi secchi e marmellata di albicocche. Una complessità indubbia che viene confermata in bocca dove stravince per la morbidezza e con la spinta data dall’ottima acidità che bilancia il notevole residuo zuccherino. Persistente fino alla morte. Un vino da abbinare alla piccola pasticceria e dolci tipici siciliani. Dato il grande livello, un vino perfetto con formaggi stagionati oppure da abbinare al “nulla”, ergo, da assaporare in maniera “contemplativa”.
“Seconda stella a destra questo è il cammino…”. E alla destra di De Bartoli troviamo l’azienda Nino Barraco. Non basterebbe un articolo intero per descrivere tutti i suoi vini. A Live Wine si presenta con una squadra e un modulo di gioco da finale di Champions League. Un crescendo di emozioni dai vini bianchi, nei quali sono eccellenti, ai rossi. L’idea aziendale di Barraco non è quella del vino “perfetto”, ma di un vino riconoscibile per personalità, in cui le note dissonanti partecipano prepotentemente alla caratterizzazione dello stesso. Missione compiuta.
Dal primo all’ultimo giocatore, ognuno ha la sua personalità. Il Catarratto in purezza 2015 al naso fonde perfettamente la pesca, l’albicocca, l’arancia e lo zolfo risultando ancora più intrigante al palato. Il Pignatello al naso è un mazzolino di timo e rosmarino. L’apice lo raggiungono due esperimenti, Si tratta di due rossi prodotti in purezza da vitigni autoctoni siciliani riscoperti recentemente del quale Barraco ha già intuito le potenzialità. Si chiamano Vitrarolo e Orisi. All’assaggio il Vitrarolo è una spremuta di liquirizia sostenuta da un buon corpo (molto meglio del Nero d’Avola). Impressionante la facilità della beva. Altrettanto speziato, con sentori di chiodi di garofano e pepe nero l’Orisi. Una beva altrettanto facile, ma un corpo leggermente più debole. Rimandano a Pinot Nero e Nebbiolo per eleganza e finezza. Chapeau. Un battaglione fiero di vini eccellenti.
Tappa imprescindibile di LiveWine è Principiano, azienda tra Langhe e Monferrato. Cominciamo il nostro giro con una bollicina da uve Barbera, di nome“Belen”, Niente a che vedere con le farfalline, Belen è il nome della moglie. Si tratta di uno spumante rosè metodo classico prodotto da uve Barbera di Serralunga e Monforte. Per la presa di spuma viene utilizzato mosto delle stesse uve. Un prodotto tutto centrato sulle durezze. Acidità e mineralità di piacevole freschezza. Il secondo vino è il Nebbiolo che fa solo acciaio. Prodotto dalle uve allevate sulle parti più basse, non vocate per il Barolo. Un Barolo declassato a Nebbiolo. Molto fresco e beverino, con note di rosa e frutti rossi. Buona qualità in un corpo medio.
Ma il prodotto top di Principiano è sicuramente il Barolo. Assaggiamo il Barolo Serralunga 2013: il classico Barolo con un ottimo rapporto qualità prezzo. Prodotto senza inoculo di lieviti e senza solforosa per circa un mese, l’affinamento di ventiquattro mesi avviene in botti di 20 e 40 ettolitri e successivamente nelle circa 20.000 bottiglie prodotte. Ad un prezzo al pubblico di circa 25 euro, Ferdinando Principiano lo ha pensato anche per la coppia giovane che al ristorante vuole prendere un Barolo senza “svenarsi”. Prezzo abbordabile, ma prodotto non banale. Di altra stoffa il Barolo Boscareto 2012, fratello maggiore.
Nel bicchiere il colore è classico del Nebbiolo, di bella trasparenza e luminosità. Il profilo aromatico è di maggiore complessità rispetto al Serralunga 2013. Naso tutto giocato sulla frutta matura, in bocca è energia pura ed agilità pur mantenendo spessore. Un beva ben diversa da quella del Boscareto di annate precedenti, da quando Ferdinando ha cambiato il metodo di vinificazione, utilizzando uve con tutti i raspi. Barolo pronto, ma con ampia prospettiva.
Non possiamo non spendere due parole anche per Thomas Niedermayr, artigiano del vino che si crea addirittura i vitigni. La sua azienda si trova a San Michele Appiano. Con il suo accento altoatesino ci introduce al suo mondo fantascientifico. I suoi sono vini da vitigni Piwi, acronimo tedesco che indica vitigni resistenti contro i crittogami. Si tratta di incroci tra vitis vinifere e viti selvatiche. In etichetta il nome è l’anno di messa in produzione dell’impianto. Il nome, un codice, apparentemente freddo cela invece vini caldi. Tutti semi aromatici che rimandano a tanti vini. Sono tra loro simili eppure diversi per complessità.
Alcuni hanno principalmente rimandi fruttati esotici, spezie dolci. Tra il Gewurtztraminer, il Riesling, il Pinot, indefinibili, ma tutti con una bella cremosità. Molto bevibili, difficile scegliere il migliore. Dopo tutti questi bianchi non possiamo andare via senza Pinot Nero. Lo chiediamo a Thomas che ci guarda stralunato. Gaffe. Per noi il Pinot Nero sta all’Alto Adige come il Lambrusco al salame. Invece il rosso in degustazione è un’altra combinazione misteriosa di vitigni Piwi. Leggero e fruttato, un po’ in fondo ci sembra il Pinot Nero, sarà suggestione, fatto sta che ci conquista.
Non basta una sola giornata al Live Wine. Nel pomeriggio aumenta notevolmente la folla e diventa difficile avere informazioni dai produttori o solo ascoltare per il gran brusio nella sala. Ci vorrebbe una “seconda puntata”, per raccontare tutti i 138 vini che abbiamo degustato. Due appunti sull’organizzazione dobbiamo farli però. Il primo è che non è prevista tasca porta bicchiere, un po’ scomodo portarsi il bicchiere in mano. Prossima volta si porta da casa.
Secondo appunto sul salone-mercato. Di fatto sono pochissimi i produttori a vendere, nonostante il carrello verde indicato su tutti i banchetti (errore di stampa?). La povera Polona di Movia tenta in modo un po’ artigianale di comunicare anche visivamente che non vende.
Quelli che hanno capito tutto del salone mercato sono i francesi del Sauternes. I loro banchetti sembrano la cassa della sala scommesse, addirittura dotati di Pos. Troppo avanti. Chi chiede un’annata a destra, chi a sinistra. I prezzi sono davvero competitivi. 25 euro per una Demi bouteille del 1975: quando ci ricapita a noi italiani?
Vino e cibo vanno di pari passo. Per fare “fondo” ai vini degustati merita una menzione speciale la parte street food di Live Wine. E per noi ha vinto lui su tutto, anche sui vini, il panino alla barese polpo e patate di Pantura.
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Trovarsi alla Terra Trema ogni anno è come passare una serata con gli amici lontani, con cui ti ritrovi raramente. Legno. Luci soffuse. Musica in sottofondo. Un buon bicchiere di vino. E chiacchiere. Tante chiacchiere. In particolar modo se, per te, è il sesto anno consecutivo. Ma siamo alla 12° edizione. La numero 10 al Leoncavallo di Milano. E si vede. Finalmente il bicchiere non è quello classico, da degustazione della festa del paese. E’ un calice!
Gli amici sono quelli di sempre, ma ogni anno conosci qualcuno di nuovo. Perché la manifestazione conta ben 90 produttori, in media, all’anno. Tutti Vignaioli, contadini, amanti della terra. Del suo profumo e del suo calore. Lo trasmettono. Anche solo da come ti parlano. Tutto attorno, un ambiente che li mette a loro agio. Come in campagna. Nulla di sfarzoso.
Niente distoglie il visitatore da quei faretti. Puntati solo su di loro. I protagonisti. Al fianco dei loro vini. Bisogna solo avvicinarsi e parlare. Non aspettano altro che raccontarti la loro passione. La loro fatica.
LA DEGUSTAZIONE
L’inizio è quello di sempre, con i vignaioli che poi si incontrano anche in cantina, durante l’anno. Si parte col Pecorino dell’Azienda Agricola Fiorano di Cossignano (AP), il Donna Orgilla 2015. Giallo paglierino con riflessi verdognoli, naso floreale ed erbaceo, caldo figlio di un’annata tosta. In bocca sapido e molto minerale. E’ capitato negli anni di degustare magnum con qualche anno sulle spalle. E questa vigna riesce col tempo a sfoderare evoluzioni Riesliniane.
Da lasciare a bocca aperta. Peccato che Paolo, co-titolare dell’azienda, non ne abbia portate in degustazione. Altro Pecorino di casa è il Giulia Ermina, con fermentazione in tonneaux francese e maturazione “sur lies” per 12 mesi, più 8 di affinamento in bottiglia. Una piccola chicca, per chi ama il sentore terziario appena percettibile del legno, sempre ben bilanciato da una buona acidità. Vero e proprio contraltare della freschezza di Donna Orgilla.
Nuova tappa ma ancora Pecorino. Stavolta Il Fiobbo di Vini Aurora ad Offida (AP). Questo è un gioiellino e basta. Perfetto, intrigante, complesso nei sentori gusto-olfattivi ma allo stesso tempo beverino. Anche qui riflessi verdognoli tipici del vitigno. Naso di mela verde, agrumi, fieno ed erbe aromatiche. Finale rinfrescante.
Facciamo un passo più a nord, sempre Marche. Stavolta quella del Verdicchio. Corrado Dottori di Cupramontana (AN). Azienda La Distesa, è in ritardo. Il banchetto è ancora vuoto. E allora ne approfittiamo per assaggiare i Verdicchio di La Marca di San Michele, che porta il Capovolto 2015 e il PassoLento 2014, in magnum. Capovolto 2015 è quello che non ti aspetti. Annata calda, siccitosa. Ma la vendemmia è stata anticipata di più di un mese, con inizio a fine agosto. E qui si trova la chiave di tutto. Qui non c’è macerazione e non c’è passaggio in legno.
Solo acciaio. E 8 mesi sulle fecce nobili. E’ un vino che esprime il varietale del Verdicchio. Da bere a secchi in estate. PassoLento 2014 è invece il fratello maggiore… inizia la fermentazione in acciaio poi passa in botti di rovere da 10 hl dove finisce la fermentazione e matura per 9 mesi sulle fecce fini. Poi attende altri 9 mesi in bottiglia. E’ molto più complesso e strutturato con un corpo caldo nonostante l’annata fresca, di 13% vol. Un vino che ancora deve evolvere.
Lasciamo le Marche e andiamo in Sicilia, regione rappresentata a La Terra Trema da ben 15 produttori. Nino Barraco e Marilena Barbera fanno da capofila. Barraco schiera una batteria di 10 e forse più vini in degustazione. Uno più buono dell’altro. Merita una nota particolare il rosso Milocca 2006 da vendemmia tardiva di Nero D’Avola. Una perla. Affinato in castagno da 205 litri per 24 mesi. C’e tutto: pepe, cacao, ciliegie, anice stellato. In bocca dolce e sapido, suadente. Tra i bianchi, non si può scegliere. Ognuno ha le proprie peculiarità. Il Catarratto, lo Zibibbo in secco, il Grillo. Sono tutti deliziosi. Acidità e sapidità la fanno da padrona, ma non coprono mai i varietali. Qui Nino Barraco ha trovato la giusta alchimia.
Da Marilena Barbera è facile perdere la testa. Per lei, per il suo amore per il proprio lavoro, per la sua terra. E per i suoi vini. Inzolia 2015 è quasi salmastro. E per Marilena questa è la chiave. Ammette infatti che il sale stimola le papille gustative e le rende più recettive ai sentori. Rendendo la beva molto più interessante e appagante. Ma da Marilena Barbera, quest’anno, c’è una sorpresa: l’Arèmi, blend con una piccola percentuale di Zibibbo. Vino imbottigliato quella stessa mattina, come racconta entusiasta la vignaiola, proprio per portarne un campione alla fiera. Niente vendita. Ma è facile immaginare che chiunque l’abbia assaggiato si sia appuntato il numero della cantina. Per ordinarne un bancale. Un vino che non puoi non amare: fresco, sapido, con quella nota aromatica dello Zibibbo di Menfi, nel sud più profondo.
Lasciamo Marilena Barbera ma rimaniamo in Sicilia. Per una scoperta. 2012 Etna Rosso – Eno-trio, Nerello Mascalese in purezza da vigne a piede franco in contrada Calderara. Versante nord-ovest dell’Etna. E’ amore a prima olfazione.
Età media delle piante: 80-90 anni. Rese da 600g/1kg per pianta. Siamo al top. Affinamento in tonneaux e barrique di secondo, terzo passaggio per 12-18 mesi, più altri 6 in bottiglia. Boom. Naso commovente, con frutto dolcissimo e speziato, ciliegia, china, noce moscata, carbone, fumo e questa dolcezza intossicante che fa pensare alle pesche mature.
Notevole, veramente notevole. Bocca (per fortuna) idem: il tannino morbido accarezza il palato, poi è dolce, setoso e lungo. Poi un Traminer Aromatico, da vigne a 1000m d’altezza sull’Etna. Anche qui siamo su rese bassissime, ma con densità di impianto leggermente superiore al Nerello. Vino elegante, aromatico, delicato. Con note floreali, fruttate e con sentori di spezie. Altra bel prodotto.
Risalendo lo stivale cadiamo nella tentazione di qualche bella bollicina. Di Lambrusco, però. Il vino giusto, per spezzare e preparare il palato ai rossi corposi. Denny Bini è un personaggio da amare. Un Emiliano Doc, di Reggio. La Rosa dei Venti lo puoi bere anche a colazione. Lambrusco varietà Grasparossa, rosato rifermentato in bottiglia. Macerazione di 2 ore senza controllo. Secco, leggermente amaro, con un accenno di tannino. Bellissimo. Ponente 270 Lambrusco dell’Emilia, “come lo si fa a Reggio”, ci racconta. Cinque giorni di macerazione, mischiando tutte le varietà di Lambrusco: Lambrusco Grasparossa, Malbo Gentile, Lambrusco Salamino, Lambrusco di Sorbara. Pieno, ma morbido. Libeccio 225, il suo Lambrusco, il Grasparossa. Qui siamo a 10 giorni di macerazione , il colore lo rivela. Rifermentato in bottiglia. Bel corpo e una bevibilità che non ti stanca mai. Un po’ come La Terra Trema. Imperdibile, l’anno prima. Come l’anno dopo.
Medico per vocazione e sommelier per passione. Mi sono poi riscoperto medico per passione e sommelier per vocazione. Sostieni il nostro progetto editoriale con una donazione a questo link.
(3,5 / 5) Nero d’Avola, Nerello Mascalese e Pignatello, noto anche come Perricone. Duca di Salaparuta, gruppo che riunisce tre marchi storici della “sicilianità” come Corvo, Florio e la stessa Duca di Salaparuta, produce con questi tre vitigni uno dei vini più noti dell’intera isola, commercializzati in grande distribuzione: il Corvo Rosso Igt Terre Siciliane. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it, la vendemmia 2014.
LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il vino si presenta di un rosso rubino brillante, di moderata trasparenza, con riflessi tendenti al granato. Al naso si rivela di buona complessità. Nuovi sentori fanno capolino col passare dei minuti, grazie all’ossigenazione. Si passa da subitanee percezioni di fiori di mandorlo e frutta rossa (marasca), a più profondi richiami a spezie leggere, sino a piacevoli tinte vegetali di carruba.
Al palato, il Corvo Rosso Igt Terre Siciliane Duca di Salaparuta gioca tutto sulle morbidezze e sulla facilità della beva. Da quello che viene definito dallo stesso produttore “un vino quotidiano”, non ci si può aspettare di meglio. E invece questo rosso siculo riesce ad andare oltre: il blend funziona, è ben equilibrato. La terra fa il resto.
Alle note semplici e avvolgenti di frutta rossa (di nuovo marasca) fa da contraltare una sapidità che chiama il sorso successivo: asciutto, moderatamente caldo, piacevolmente vinoso e, soprattutto, di sufficiente persistenza. Il Nero d’Avola che fa da base costituisce l’ossatura del vino, la sua struttura. A Nerello Mascalese e Pignatello-Perricone il compito di impreziosirla, assieme al legno della botte grande in cui matura il Corvo Rosso. Interessante vino a tutto pasto, tutt’altro che banale per la fascia prezzo in cui si posiziona, si presta ad accompagnare grigliate di carne, arrosti e formaggi di media stagionatura. A una temperatura di servizio di 16-18 gradi.
LA VINIFICAZIONE
E’ nei terreni più vocati alla viticoltura della Sicilia che affondano le radici i vitigni del Corvo Rosso, cullati da un microclima ideale. Siamo nella zona centro orientale, tra le province di Agrigento e Caltanissetta, a un’altezza che varia tra i 50 e i 350 metri sul livello del mare. La terra è di tipo misto, ma con percentuali considerevoli di calcare attivo. L’allevamento è condotto da Duca di Salaparuta col metodo della controspalliera e dell’alberello, con una densità di ceppi per ettaro medio-alta, pari a circa 4 mila piante. La vendemmia è manuale e, a seconda delle annate, avviene dalla seconda settimana di settembre alla prima settimana di ottobre.
La fermentazione del Corvo Rosso è affidata al metodo tradizionale, con macerazione sulle bucce per un periodo che può variare dai 6 agli 8 giorni. Seguono svinatura, pressatura soffice e fermentazione malolattica: un passaggio fondamentale, quest’ultimo, per garantire maggiore piacevolezza alla futura beva con la trasformazione dell’acido malico in acido lattico. Corvo rosso Terre Siciliane Igt Duca di Salaparuta matura poi per almeno 10 mesi in grandi botti di quercia e, successivamente, in tini di cemento vetrificato. Prima della commercializzazione, questo rosso di Sicilia affina in bottiglia per altri 2 mesi, a temperatura controllata. Viene prodotto dal 1824, anno di fondazione di un marchio di cui è divenuto il simbolo.
Prezzo pieno: 5,89 euro
Acquistato presso: Iper Coop
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Il miglior sommelier del mondo presta il volto per pubblicizzare i vini di un discount. Non è una barzelletta. Succede per davvero. A 6 anni dal prestigioso riconoscimento della Worldwide Sommelier Association, Luca Gardini si rimette in gioco. E lo fa con Eurospin. La nota catena di discount italiani ha sottoposto al 35enne di Cervia una serie di assaggi. “Alcuni – spiega Gardini – mi hanno piacevolmente sorpreso al primo sorso. Su altri ci siamo confrontati e siamo giunti alla selezione finale. Da lì il progetto di realizzare una linea ‘garantita’, ma in pieno spirito Eurospin, senza brand per contenere i prezzi”. Così, il ‘mezzobusto’ del sommelier emiliano finisce dritto sulla home page del sito web del colosso di San Martino Buon Albergo (Verona). E sui volantini cartacei. Tra una confezione di prosciutto di San Daniele e quattro cotolette agli spinaci a prezzo stracciato, of course.
“Vini Doc, Igt e Docg integralmente prodotti in alcune delle più vocate zone viti-vinicole italiane”, quelli selezionati da Luca Gardini per Eurospin. Si passa dal Barbera D’Asti Docg Superiore a 2,39 euro al Nero D’Avola Terre Siciliane Igt a 1,85. Spazio anche per i vini bianchi. Come il Muller Thurgau Vigneti delle Dolomiti Igt a 2,99 euro, o il Fiano del Sannio Dop a 4,29 euro. Senza dimenticare rosati come quello del Salento, a 1,99. O vini frizzanti come il Pignoletto del Reno Igt a 2,29 euro, o il Verduzzo del Veneto Igt a 1,69. Gardini si materializza in persona in brevi video, sempre sul web, e ne presenta le caratteristiche. Consigliando gli abbinamenti. E tra un bicchiere e l’altro, trova il tempo per rispondere alle domande di vinialsupermercato.it.
Luca Gardini, miglior sommelier del mondo 2010, presta la sua figura per pubblicizzare i vini di un “discount”: com’è nata l’iniziativa? Credo che tutti abbiano il diritto di bere vino e, anche se non possono o non sono disposti a spendere molto, debbano avvicinarcisi informati, consapevoli, incuriositi
Il miglior vino della cantina Eurospin nel rapporto qualità-prezzo? Nei mesi scorsi, noi abbiamo scovato un buon Aglianico del Salento… A voi la scelta, sono tutti vini che raccontano territori diversi, non ne esiste un preferito, ma di sicuro c’è il preferito per ogni occasione. Potrei comunque fare quello politicamente scorretto e scegliere il Lambrusco della mia Romagna.
Il vino e la Gdo moderna: qual è la sua opinione? Il tempo a disposizione è sempre meno e poter trovare tutto ciò di cui abbiamo bisogno in un unico luogo, il supermercato per l’appunto, è un vantaggio di questi tempi moderni. La Gdo sta crescendo e non si interessa di vini solo a buon mercato, ma è sempre più attenta alla qualità e alla cura del cliente. Quest’esperienza ne è stato un esempio
In Italia esistono ancora vini “da discount” o “da supermercato”, nell’accezione negativa del termine? Esisteranno sempre, ovunque. Penso sia per questo che figure come la mia vengono interpellate
Come si sceglie un buon vino al supermercato? Documentandosi senza dubbio, e poi “sperimentando”. Ognuno ha il suo palato e va rispettato, non finirò mai di ripeterlo. Importantissimi sono anche la presentazione e lo stato di conservazione del vino o del prodotto alimentare che sia
Luca Gardini acquista vini al supermercato? Se sì, quali? Confesso di avere poco tempo per andare al supermercato. Per fortuna ho qualcuno che ci va al posto mio, ma quando sono in viaggio mi soffermo sempre a guardare quali vini (e come) supermercati e Autogrill propongono al pubblico in giro per l’Italia e per il mondo
Vino e marketing: quanto conta oggi l’immagine e quanto la sostanza? Quando l’immagine è sinonimo di garanzia non faccio distinzioni. Ricordiamoci che stiamo parlando di prodotti alimentari, la sicurezza prima di tutto. E poi, senza sostanza, l’immagine sarebbe bidimensionale. Non so se mi spiego…
Lo stato di “salute” del vino in Italia: una fotografia di Luca Gardini. Quali prospettive per il vino italiano nel mondo? Il vino italiano nel mondo non ha ancora la posizione che merita. Dobbiamo collaborare tra italiani, produttori – giornalisti – testimonial, e unire le forze per farlo conoscere sempre di più. Perché chi lo prova, poi non torna più indietro
L’area vitivinicola più sottovalutata d’Italia? Quella, invece, più sopravvalutata Sottovalutata forse la Sicilia. Ho bevuto grandi Nero d’Avola negli ultimi anni. Con mio grande piacere uno è anche arrivato al 4° posto della classifica Tws-Biwa, di cui sono fondatore con Andrea Grignaffini, che vede premiati i 50 migliori vini italiani da parte di una giuria di esperti internazionale. Sopravvalutata non saprei: amo troppo il vino per dire che qualcosa è “troppo”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
“Scusate la domanda un po’ da ‘ignorante’. C’è da fidarsi ad acquistare un Planeta Santa Cecilia scontato così tanto? Di solito lo vedo in qualche enoteca a 22 euro circa”. E’ la domanda apparsa su un noto social network nei giorni scorsi, all’interno di un gruppo di appassionati di vino e sommelier professionisti.
Ad accompagnarla, una fotografia dello scaffale di un supermercato che mostra il Nero D’Avola Doc Noto “Santa Cecilia” in promozione al 37%. Acquistabile, dunque, per soli 12,50 euro. Avete capito bene? L’enoappassionato chiede ai sommelier se può “fidarsi” (usa esattamente il verbo “fidare”) ad acquistare uno dei migliori Nero D’Avola di Sicilia a prezzo scontato in Gdo. Chiede insomma agli esperti di illuminarlo sulle oscure ragioni che potrebbero nascondersi dietro a quel prezzo, così stranamente al ribasso.
Facciamo qualche ipotesi: rischio di contaminazioni da mucca pazza, ebola, vaiolo? O – forse peggio – qualcuno può aver scoperto che quelle bottiglie di Santa Cecilia sanno di tappo, prima ancora di averle aperte? La verità è un’altra. Ecco perché abbiamo deciso di spiegarvi come, quando e perché potete trovare il vino in promozione nel vostro supermercato di fiducia.
SCONTI E PROMOZIONI: PERCHE’? Le catene della Gdo (da Esselunga a Lidl, da Carrefour ad Auchan, passando per Conad, Iper la Grande I, Eurospin e Coop, per citarne qualcuno) acquistano ingenti quantitativi di merce sulla base di piani promozionali che, nella maggior parte dei casi, vengono stilati una volta all’anno dalle centrali di acquisto. Piani che servono a far quadrare margini di ricavo e bilanci al termine dell’anno fiscale.
Tali piani promozionali, spesso, vengono concordati con fornitori e distributori di beni – tra cui anche i produttori di vino – addirittura al momento della stipula dei contratti. Il buyer della Gdo cerca di abbassare il prezzo d’acquisto di un bene, promettendo la spinta promozionale del prodotto.
Ma ci sono anche altri due casi: l’insegna acquista merce e gestisce autonomamente il prezzo di vendita, senza ‘rendere conto’ al fornitore ; oppure gli garantisce un prezzo concordato, non inferiore a una certa soglia, per tutelarne l’immagine.
Gli acquisti di merce da parte delle centrali della Gdo si basano fondamentalmente sulla presunzione di vendita del bene. E, dunque, sul presunto successo – per rimanere in tema vino – della singola etichetta sugli scaffali del supermercato. Per questo, una delle possibili ragioni alla base degli sconti ‘shock’ è l’eccessivo stock di una determinata etichetta di vino nei magazzini della catena.
Lo stoccaggio di merce invenduta, come è facilmente immaginabile, comporta dei costi. Così, l’insegna preferisce ‘svendere’ un prodotto (garantendosi comunque un minimo di margine, riducendolo dal 30-45% originario) piuttosto che conservarlo nel ‘retrobottega’ senza il minimo profitto.
I prezzi sorprendenti del vino al supermercato possono essere inoltre giustificati dall’immissione in commercio, da parte dei fornitori, di nuove annate. Per intenderci, la stessa operazione a cui assistiamo quando una casa automobilistica ‘svende’ un modello di auto, dopo aver annunciato la produzione del successivo.
In concomitanza con la presentazione ufficiale delle nuove vendemmie da parte delle aziende vitivinicole aderenti ai consorzi delle Doc e delle Docg italiane (ma il discorso vale anche per le Igt), le rimanenze della precedente annata vengono poste in promozione dalle insegne dei supermercati, costrette ad operare al ritmo forsennato del consumatore moderno, sempre più consapevole e informato (ricordate, a tal proposito, il caso del Novello della Valcalepio in promozione a 90 centesimi nei supermercati Il Gigante?). Tutto ciò, ovviamente, non incide sulla qualità della bottiglia, a meno che non si tratti di vini da bere giovani o giovanissimi.
PRODOTTI “FUORI ASSORTIMENTO”
Il prezzo del Nero D’Avola Doc Santa Cecilia Planeta può essere spiegato, infine, da un’ultima ragione. L’offerta risulta valida – come evidenzia l’etichetta prezzo – fino al 31/12/2016: la catena della Gdo si concede insomma tre mesi di tempo per terminare le scorte a magazzino.
Tale vino, dunque, rimarrà scontato per un periodo che va oltre la scadenza del volantino. Molto probabilmente, il buyer, tenendo conto delle scarse rotazioni (vendite) del vino in questione, ha deciso di eliminarlo dall’assortimento, a partire dal 2017. Provando dunque a terminare le rimanenze spingendo le vendite con il 37% di sconto.
Così facendo, la catena guadagna comunque: senza compromettere in alcun modo la salute del consumatore, libera uno spazio a scaffale che destinerà a un nuovo prodotto – magari della stessa casa produttrice? – su cui intende puntare dal nuovo anno. In sintesi? Niente paura, fidatevi degli sconti. Soprattutto se il prezzo pieno del vino supera i 7-8 euro: da questa soglia – ve lo assicuriamo noi di #vinialsuper – si può bere bene. Anche al supermercato.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Vinialsupermercato.it non poteva mancare, quest’oggi, a Torre a Mare. La frazione del Comune di Bari ha ospitato una delle più importanti rassegne sui vini del Sud. Parliamo ovviamente di Radici del Sud, manifestazione internazionale dedicata ai soli vini meridionali. Alle loro mille facce e sfaccettature. Dall’Aglianico della Basilicata al Primitivo della Puglia, passando per la Falanghina della Campania e al Nero d’Avola della Sicilia, per citarne solo alcuni (qui i vini 2016 premiati dalla giuria). Un’iniziativa lodevole, che vede finalmente i produttori meridionali – ormai affermatissimi nel panorama mondiale per la qualità dei loro vini – riunirsi sotto lo stesso “tetto” per un evento comune, in cui sfoggiare le proprie perle. Tutto bellissimo. Se non fosse che la location, una delle sale dell’Una hotel Regina, sia parsa piuttosto “ristretta” per una manifestazione di tale portata. Vero è che i 15 euro previsti per l’ingresso, con degustazioni illimitate, sono risultati ai più un prezzo ‘onesto’ per accedere alla stupenda sala da cerimonie in pietra. All’interno, ecco i vari banchi d’assaggio, sistemati in maniera un po’ confusa: poca la chiarezza nella distinzione tra i produttori delle varie regioni. Con un po’ d’impegno, abbiamo avuto comunque la possibilità di scoprire interessantissime realtà. A conferma che i produttori del Sud abbiano ormai intrapreso la strada della qualità, dimostrando di essere bravi vinificatori, nonostante mille difficoltà.
I MIGLIORI ASSAGGI
E non ci riferiamo soltanto ai ‘grandi nomi’ quali Feudi di San Gregorio, con le cantine vassalle Basilisco e Ognissole, o a marchi importanti pugliesi come Antica Masseria Jorche, una delle regine del Primitivo di Manduria, o ancora a Colli della Murgia, cantina biologica di Gravina in Puglia che presentava due spumanti metodo Charmat e un rosato pugliese ‘atipico’, di un eccellente rosa tenue, oltre ai vari bianchi di Minutolo. Grandi conferme anche quelle riservate dai vini lucani, con la nota Cantine del Notaio a sfoggiare – otre ovviamente ai vari Aglianico del Vulture – un metodo classico di Aglianico vinificato in bianco, molto interessante. Tra i vini che meritano una menzione particolare, ecco un bianco vinificato come un vino rosso, in otri di terra cotta: quello dell’azienda Lunarossa di Giffoni Valle Piana, provincia di Salerno, Campania. Quartara è il nome di questo gioiello, che prende il nome dal recipiente che lo culla sino a diventare un nettare così prelibato: un Fiano dei colli Salernitani che rimane a contatto con le bucce per 2 mesi. Abbastanza per regalare un bianco fresco e brillante, non trattato, nel rispetto della filosofia dei più famosi vignaioli friulani. Insomma: sono ormai tante le realtà vitivinicole meridionali che meritano di essere raccontate su palcoscenici di tutto rispetto. Anche – e soprattutto – fuori dai confini di un Sud Italia che sta sempre più ‘stretto’ al cuore e alla passione di questi produttori. Un cuore che, il più delle volte, batte al ritmo della qualità assoluta.
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Non certo la migliore espressione dei vini rossi della casa vinicola siciliana Donnafugata, Sedàra Sicilia Doc Rosso 2013 si presenta da sé sull’etichetta”d’autore” posta sul retro bottiglia: peraltro di difficile lettura, non solo per i caratteri troppo “piccoli” ma anche per la scelta di stampare le note descrittive su una raffigurazione delle cantine di Contessa Entellina (tutto bellissimo – per carità – ma difficile da apprezzare appieno tra le corsie di un supermercato). Vino “piacevole e informale”, si può leggere, “dalla pizza al barbecue”. Insomma, il vino “base” Donnafugata. Da apprezzare non per particolari doti, ma proprio per la sua intrinseca trasversalità nell’accompagnare le pietanze di tutti i giorni. Un vino, Sedàra Sicilia Doc Rosso, che si presenta nel calice di un rosso profondo, poco trasparente. Il suo punto forte? Quell’essere timido in entrata e forte in chiusura, sia al naso sia al palato. Con la frutta rossa (ciliegia) che si esprime intensa prima di lasciare spazio a una speziatura decisa, di pepe nero e chiodi di garofano. Sentori che, all’olfatto, si fanno tuttavia sempre meno eleganti nel calice, col passare dei minuti. Vino fresco e di facile beva nonostante i 13 gradi, risulta morbido e rotondo in bocca. Caratteristiche, queste, che lo rendono l’accompagnamento perfetto per piatti non troppo elaborati: la cucina di tutti i giorni, senza troppi fronzoli, sembra insomma il territorio prediletto di questo vino rosso siciliano. A una temperatura di servizio tra i 16 e i 18 gradi.
LA VINIFICAZIONE
A comporre il ‘quadro’ di Sedàra Sicilia Doc Rosso Donnafugata sono Nero d’Avola (prevalente), Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah. La zona di produzione è quella della Sicilia sud occidentale, più precisamente quella della Tenuta di Contessa Entellina e dei territori limitrofi. Le vigne sono tutte collocate a un’altitudine che varia dai 200 ai 600 metri sul livello del mare, con orografia collinare e suoli franco-argillosi a reazione sub-alcalina (pH da 7,5 a 7,9). Ricca la presenza di elementi nutritivi (potassio, magnesio, calcio, ferro, manganese, zinco) mentre il calcare totale varia dal 20 al 35%. Il vigneto è allevato con il sistema della controspalliera, con potatura a cordone speronato, lasciando da 6 a 10 gemme per pianta. La densità d’impianto varia da 4.500 a 6 mila piante per ettaro e rese di circa 85 quintali per ettaro (1,6 kg per pianta). La vendemmia delle uve destinate al Sedàra inizia a fine agosto con il Merlot e prosegue nelle prime due settimane di settembre con la raccolta di Syrah, Nero d’Avola e Cabernet Sauvignon. La fermentazione è svolta in acciaio con macerazione sulle bucce per circa 10 giorni alla temperatura di 25-28° gradi e per circa 6- 8 giorni alla temperatura di 24-25°C. A fermentazione malolattica svolta, segue l’affinamento per 8 mesi in vasca e poi in bottiglia per almeno altri 5 mesi. La longevità di Sedàrà, una volta messo in commercio, è di 4-5 anni. Immortale, invece, la raffigurazione in etichetta che riporta alla memoria Angelica Sedàra e l’affascinante sua interprete Claudia Cardinale, protagonista del film “Il Gattopardo” di Luchino Visconti.
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Arriva un nuovo premio nel medagliere dei vini della Casa vinicola Fazio: il Gabal Nero d’Avola Doc Sicilia annata 2014 si è aggiudicato la Medaglia d’argento al Concours Mondial de Bruxelles, uno dei più prestigiosi concorsi internazionali del vino.
Quest’anno la competizione si è svolta Plovdiv, in Bulgaria, con oltre 8.750 vini provenienti da 51 paesi che si sono affrontati davanti a una selezione dei migliori degustatori del mondo. Per l’edizione 2016 del concorso, la cantina Fazio ha scelto di presentare una selezione di vini di altissima qualità e dall’ottimo rapporto qualità prezzo.
Il Nero d’Avola in purezza prodotto alle pendici del monte Erice, in provincia di Trapani, ha stregato la platea formata da sommelier, buyer e giornalisti del settore. Prodotto da uve che crescono a 300 metri sul livello del mare, il Gabal deve il suo nome al modo con cui gli arabi chiamavano Erice.
Un rosso fruttato, che fa un breve élevage in botte di rovere francese e continua l’affinamento in bottiglia per tre mesi. Il suo colore è rubino vivace intenso, con note olfattive di frutti a bacca rossa come ribes nero, mirtillo e ciliegia, che fanno del Gabal uno dei vini della Fazio più apprezzati e richiesti nei mercati esteri.
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Torna a crescere il volume e il valore delle vendite di vino nei supermercati italiani. Aumentano anche i prezzi medi, mentre la pressione promozionale rimane invariata. Sono queste le prime anticipazioni dell’istituto di ricerca Iri, in vista di Vinitaly 2016. Tra i vini più venduti d’Italia crescono Nero d’Avola, Vermentino e Trebbiano. Passerina, Valpolicella Ripasso e Nebbiolo sono gli outsider. Bene anche gli spumanti e il vino biologico. Dopo anni di stasi, insomma, si registra una crescita più decisa delle vendite di vino italiano sugli scaffali della grande distribuzione organizzata (Gdo), sia in volume che a valore. In attesa della 50° edizione di Vinitaly, che si terrà a Verona dal 10 al 13 aprile, Iri ha elaborato in esclusiva per Veronafiere i dati sull’andamento di mercato nel 2015. Le vendite delle bottiglie da 75cl aumentano del 2,8% a volume rispetto al 2014, e le bottiglie da 75cl a denominazione d’origine (Doc, Docg, Igt) del 1,9%. Rispettivamente le vendite a valore crescono del 4,0% e del 3,8%. “Una crescita doppiamente positiva – ha commentato Virgilio Romano, Client Solutions Director di Iri – perché non è stata stimolata né dalla crescita promozionale né da prezzi in calo. La pressione promozionale, infatti, rimane su livelli alti ma inalterati rispetto all’anno precedente, mentre i prezzi sono in aumento: i vini a denominazione di origine, ad esempio, hanno prezzi medi in crescita dell’1,9%. Dopo un lustro di assenza, la crescita contemporanea di volumi e valori ci lascia ben sperare per gli anni futuri”. Risultati positivi anche per gli spumanti venduti in Gdo: + 7,8% a volume e +7,5% a valore, anche se il prezzo medio è leggermente ridimensionato rispetto al 2014. I vini biologici crescono a volume del 13,2% (a valore del 23%), ma i litri venduti sono ancora limitati: un milione e 630 mila.
“IL CONSUMATORE E’ PIU’ MATURO”
“A poco più di un mese dal via del 50° Vinitaly – spiega Giovanni Mantovani, Direttore generale di Veronafiere – si tratta di anticipazioni che fanno ben sperare in una crescita più strutturale del mercato interno del vino. Da sottolineare il continuo aumento delle vendite a valore, segno che il consumatore è più maturo: ricerca e sceglie la qualità. Si tratta di una strada che con Vinitaly abbiamo sempre sostenuto e promosso a livello commerciale e culturale, nelle nostre iniziative e negli incontri b2b tra Gdo, aziende e buyer”. Il vino più venduto in assoluto nei supermercati italiani rimane il Lambrusco con 12 milioni e 771 mila litri venduti, sempre tallonato dal Chianti, che vince però la classifica a valore. Al terzo posto sale lo Chardonnay, un bianco di vitigno internazionale, che cresce del 9% a volume. Si fanno notare le performance del Nero d’Avola (+4,6%), del Vermentino che cresce dell’8,5% e del Trebbiano (+5,6%). Tra i vini “emergenti”, cioè quelli che hanno fatto registrare nel 2015 un maggior tasso di crescita, il primo posto va alla Passerina marchigiana, con una progressione del 34,2% che va a bissare il successo registrato negli anni scorsi dal Pecorino (Marche e Abruzzo), classificatosi stavolta 3°. Due bianchi con prezzi medi a bottiglia di circa 4 euro. Da notare la seconda posizione del veneto Valpolicella Ripasso e la quarta posizione del piemontese Nebbiolo, che costano mediamente 7,69 euro il primo e 5,91 euro il secondo, a conferma che le crescite si leggono anche su vini importanti in termini di prezzo e di complessità. La ricerca completa verrà presentata nel corso della tavola rotonda su vino e grande distribuzione che si terrà a Vinitaly lunedì 11 aprile, alle ore 10.30 nella sala Vivaldi del PalaExpo, con la partecipazione di produttori e distributori.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
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