La Provola dei Nebrodi è Dop. Ad annunciare l’iscrizione della nuova Denominazione di Origine protetta è la Ministra Teresa Bellanova: “Un’altra eccellenza agroalimentare italiana entra a far parte del registro Ig Food dell’Unione Europea: è la Provola dei Nebrodi Dop, prodotta in alcuni comuni della provincia di Catania, Enna e Messina, in Sicilia“.
È il prodotto numero 306 che ottiene questo importante riconoscimento, ha sottolineato Bellanova, non solo dell’altissima qualità del nostro Made in Italy ma anche del valore fondamentale delle nostre tradizioni agroalimentari”.
“Ancor di più in un territorio che per troppo tempo è stato soggetto alle speculazioni di mafia e criminalità organizzata e che oggi può guardare avanti, puntando sulle sue eccellenze per assicurare a lavoratori e imprese un’importante leva di sviluppo per il futuro. Complimenti a chi ci ha creduto e oggi vede riconosciuto l’impegno e il lavoro”, ha concluso la Ministra. [foto dipasqualeformaggi]
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Assuli e i vitigni reliquia 14 autoctoni per il futuro della viticoltura siciliana Roberto Caruso famiglia
Alzano, Cutrera, Dunnuni; Insolia nera, Vitrarolo, Bracau. Sono solo alcuni dei vitigni autoctoni che AssuliWinery sta recuperando in Sicilia, in collaborazione con l’Istituto Vite Vino di Marsala. Il progetto interessa ben 14 “vitigni reliquia” dell’isola, messi a dimora in un vigneto sperimentale di 0,3 ettari a Carcitella, nel comune di Mazara del Vallo.
Tra i bianchi ci sono anche Nave, Oriddu, Recuno, Reliquia bianco. Tra i rossi ‘Anonima’, Catanese nero, Lucignola e Rucignola. Nomi pressoché sconosciuti anche tra gli esperti, che restituiscono la caratura di un progetto destinato ad avere sempre più spazio nei 130 ettari di proprietà della cantina trapanese, nella Sicilia occidentale.
“Assuli – spiega Roberto Caruso, uno dei titolari – è una cantina interamente vocata alla produzione di vini biologici da vitigni autoctoni della Sicilia. Crediamo che questa sia l’unica strada percorribile per il futuro”.
I ‘vitigni reliquia’, a differenza dei più noti Grillo e Nero d’Avola, a loro volta presenti nel parco vigneti di Assuli Winery, non sono stati ancora vinificati. “Abbiamo effettuato alcune prove di microvinificazione – spiega Caruso – per valutarne i singoli parametri, sia dal punto di vista analitico sia degustativo”.
Siamo ancora lontani dalla vera e propria produzione, ma fiduciosi che questi autoctoni possano darci gli stessi risultati di vitigni come il Perricone, abbandonato in Sicilia e riscoperto solo di recente”.
Il Dna dei ‘vitigni reliquia’ è stato indagato in laboratorio. Secondo gli studi condotti da Assuli, alcune delle varietà presenti nel vigneto sperimentale di Mazara del Vallo hanno Trebbiano e Grenache come “parenti”, oltre agli stessi Insolia e Nero d’Avola.
“C’è un gran lavoro dietro ai vini di Assuli Winery – commenta l’enologo Lorenzo Landi – soprattutto per i cosiddetti ‘vitigni reliquia’ che ci fanno confidare in un futuro di grandi soddisfazioni”.
La grande cura che mettiamo, dalla coltura del vigneto fino alle nostre bottiglie, esprime la tipicità e l’originalità dei vitigni tardivi per la zona, nonché la particolare ricchezza dei vitigni autoctoni, alcuni dei quali recuperati dall’oblio totale”.
Curiosa, su tutte, la storia del Vitrarolo, la cui coltivazione era limitata a pochi ceppi, nei vigneti più antichi dell’area dei monti Nebrodi. Si tratta, non a caso, di una delle zone di maggiore interesse per la viticoltura siciliana dei prossimi secoli.
Alcuni ‘vitigni reliquia’ salvati dall’oblio da cantina Assuli. Da sinistra i grappoli di Vitrarolo, Recuno e Bracau
Risale infatti al Vinitaly dello scorso anno l’annuncio dell’avvio, sempre da parte dell’Istituto Vite Vino di Marsala, di un importante progetto che riguarda la produzione di uno spumante di montagna, “Selecto“, da uve Catarratto (Lucido ed Extralucido) allevate appunto sui Nebrodi.
Grazie al vigneto sperimentale di Assuli si potranno valutare le risposte agronomiche ed enologiche del Vitrarolo nell’areale di Mazara del Vallo, in un microclima differente. Da un vitigno che racconta sin dal nome la caratteristica di tralci ‘vitrei’, che si spezzano facilmente d’inverno, potrà forse attecchire parte del futuro più solido della viticoltura siciliana.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Selecto lo spumante dei Nebrodi conquista Vinitaly. E la Sicilia si riscopre terra di bollicine 5
VERONA – Un territorio vocato, i monti Nebrodi. Un vitigno autoctono, il Catarratto. Un savoir-faire antico, comprovato dalle sperimentazioni del barone Spitaleri, a fine Ottocento. Così la Sicilia si riscopre terra di spumanti. Chiedere per credere all’Istituto regionale del Vino e dell’Olio (Irvo), che ieri a Vinitaly ha presentato “Selecto“, lo “Spumante dei Nebrodi“.
Sala gremita per l’assaggio di tre annate (2013, 2014 e 2015) del Metodo classico ottenuto dal vigneto sperimentale dell’azienda F.lli Borrello di Ucria (ME), impiantato nel 2010. Quota 1.250 metri sul livello del mare, per garantire alle uve Catarratto (biotipi Bianco Lucido e Bianco Extralucido) le migliori condizioni per esprimersi nella versione spumante.
La vinificazione avviene nella cantina sperimentale “G. Dalmasso” dell’Irvo a Marsala, rigorosamente col Metodo classico. Lo stesso utilizzato dai francesi per lo Champagne, ma praticato anche in Italia, nelle migliori aree spumantistiche come la Franciacorta, Trento, l’Oltrepò pavese e l’Alta Langa.
Come consulente l’Irvo ha potuto contare sull’enologa toscana Graziana Grassini, già sugli scudi a Tenuta San Guido, culla del Sassicaia. E a benedire il progetto “Selecto” è anche il professor Attilio Scienza, vera e propria istituzione in materia di viticoltura, intervenuto alla conferenza di Vinitaly.
LA DEGUSTAZIONE Buona la prova del calice per i tre spumanti dei Nebrodi, che si confermano in grado di superare la prova del tempo.
Bollicine fresche e fragranti, rese tali dalla scelta di non dosare il vino, o quasi. L’aggiunta di zucchero nella liqueur non ha mai superato i 5 grammi litro.
Interessanti soprattutto i periodi trascorsi sui lieviti dagli spumanti dei monti Nebrodi. La vendemmia 2013 registra 57 mesi sur lie, la 2014 quarantacinque mesi e la 2015 trentatré mesi. Cifre per le quali si potrebbe già parlare di Spumante Riserva, in diverse Denominazioni.
“Il progetto ‘Selecto’ – spiega Antonio Sparacio dell’Unità operativa Ricerca Viticola ed Enologica dell’Irvo – ha come scopo la valorizzazione delle aree montane non destinate ad altre attività agricole, con il vigneto che diventa uno strumento per la tutela e la salvaguardia del territorio”.
“La voglia di ricerca e di sperimentazione che arriva dalle nostre aziende – conferma Edy Bandiera, assessore all’Agricoltura della Regione Sicilia – fa ben sperare per il futuro e trova pieno interesse da parte nostra. Rispondiamo presenti a una chiamata utile alla crescita dell’economia siciliana”.
IL VIGNETO SPERIMENTALE Tutto ha inizio nella primavera del 2010, quando il team dell’Irvo guidato da Antonio Sparacio e composto da Salvatore Sparla, Tanino Santangelo, Gaspare Signorelli, Leo Prinzivalli e Giuseppe Genna, dà avvio al “Progetto Nebrodi” in contrada Minissale, nel Comune di Ucria.
Prende forma così uno dei vigneti più alti della Sicilia e d’Europa, con esposizione a Nord Est e sistema di allevamento a controspalliera. Inerbimento permanente sia per controllare la vigoria del vigneto che per contenere l’erosione dei suoli. Oltre alle tre varietà del Catarratto, viene impiantato anche dello Chardonnay.
Al contempo l’Istituto regionale del Vino e dell’Olio di Sicilia ha avviato il rilevamento e l’elaborazione dei dati climatici a quota 1.250 metri, in modo da verificare l’adattamento della vite e incrociare i valori con quelle delle uve.
Le piante affondano le radici in un solo profondo e di colore scuro, ricco di sostanza organica.
Nel vigneto sperimentale del “Progetto Nebrodi”, germogliamento e fioritura avvengono con circa un mese di ritardo rispetto alla media della Sicilia.
L’invaiatura avviene nella terza decade di settembre e la raccolta delle uve Catarratto viene effettuata nel corso dei primi quindici giorni del mese di novembre. Dal punto di vista produttivo, le rese registrate sono attorno ai 2 chilogrammi per pianta.
“Lo studio – aggiunge Vincenzo Cusumano, direttore generale dell’Irvo – potrà dare anche risposte sulle problematicità dei cambiamenti climatici, argomento di grande attualità e molto sentito dal settore vitivinicolo. Ma non mancano i risvolti economici di questo studio, dal momento che lo spumante registra trend di crescita in Sicilia come nel resto dell’Italia”.
LA SPUMANTISTICA IN SICILIA
Già nel 1800 il barone Spitaleri sperimentava un Metodo classico dalle uve Pinot Nero coltivato sulle pendici dell’Etna. Aveva intuito che quella era una zona vocata alla produzione di grandi “Champagne”, come venivano chiamati all’epoca gli spumanti Metodo classico.
In Sicilia, attualmente, le aziende che producono spumanti sono una cinquantina per circa 90 etichette, di cui 22 spumanti Rosè e 67 spumanti bianchi.
Secondo un censimento dell’Irvo, nel 2011 erano circa 20 le aziende siciliane che producevano vini spumanti per circa 30 etichette. Metodo classico e Italiano (Charmat) si dividono le quote, pari merito.
Le Denominazioni di origine siciliane che contemplano nel proprio disciplinare la tipologia spumante attualmente sono otto: Alcamo, Delia Nivolelli, Erice, Etna, Noto, Pantelleria, Sicilia e Siracusa . Al momento, però, la Doc Alcamo e la Doc Noto non registrano etichette.
Le cultivar a bacca bianca sono il Grillo, lo Chardonnay, il Catarratto, il Carricante, il Grecanico, il Moscato bianco, lo Zibibbo ed (a bacca grigia) e il Pinot grigio. Per la bacca nera Nero d’Avola, Frappato, Nerello Mascalese e Pinot nero.
La tipologia generica “spumante bianco può essere prodotta con il Catarratto, Inzolia, Chardonnay, Grecanico, Grillo, Carricante, Pinot Nero, Nerello Mascalese, Moscato bianco e Zibibbo da soli o congiuntamente, per almeno il 50%. Il maggior numero di aziende produttrici si trova nell’areale etneo: 14 aziende per circa 30 etichette.
QUANTITATIVI IMBOTTIGLIATI
Nel 2018, secondo i dati forniti dall’Irvo sulla base delle aziende controllate, sono stati imbottigliati in totale 6.724,5 ettolitri di vini spumante Doc, Igt e Varietali prodotti in Sicilia. Negli ultimi anni si registra un trend nettamente crescente dei volumi di vini spumante siciliani imbottigliati.
DENOMINAZIONE
VINI SPUMANTI IMBOTTIGLIATI
2015
2016
2017
2018
HL
HL
HL
HL
IGT Terre Siciliane
930,10
2.281,18
2.609,63
2.512,24
DOC Sicilia
763,25
496,77
1.426,62
2.342,74
Varietali
25,89
26,90
499,77
1.003,37
DOC Etna
202,59
357,82
598,32
709,90
DOC Erice
187,91
191,09
195,11
99,50
DOC Siracusa
0,00
0,00
7,17
30,15
DOC Delia Nivolelli
6,00
8,00
11,39
16,86
DOC Pantelleria
22,50
19,50
21,38
9,75
DOC Contea di Sclafani
275,85
283,43
334,47
0,00
TOTALE
2.414,09
3.664,69
5.703,86
6.724,51
I maggior quantitativi riguardano l’Igt Terre Siciliane, con circa 2.500 hl imbottigliati nel 2018 (equivalenti a circa 335.000 bottiglie da 0,75 litri) e la Doc Sicilia con circa 2.300 hl (circa 312.400 bottiglie). Segue a distanza la Doc Etna, con quasi 710 hl (circa 94.700 bottiglie).
Negli anni, per tutte le Denominazioni il trend è crescente, in particolar modo sono notevolmente aumentati i volumi degli spumanti imbottigliati a Doc Sicilia. Sempre più aziende, di fatto, hanno iniziato a cimentarsi nella produzione di “bollicine”.
Ma alla base di questo dato c’è anche la modifica del primo disciplinare della Doc Sicilia, che ha permesso di utilizzare anche per gli spumanti il riferimento al vitigno in etichetta. Una efficace leva di marketing.
L’aumento della produzione degli spumanti Doc Sicilia è dovuto infine al divieto del riferimento ai vitigni Nero d’Avola e Grillo per l’Igt Terre Siciliane. Nel 2018, rispetto al 2017, è palese la diminuzione degli spumanti Igt in questione.
VINI SPUMANTI A DOC SICILIA
2015
2016
2017
2018
hl
hl
hl
hl
DOC Sicilia Grillo spumante
63,36
197,74
662,03
DOC Sicilia bianco spumante
582,31
344,38
422,44
516,42
DOC Sicilia Nero d’Avola spumante vinificato in bianco
247,24
441,23
DOC Sicilia Chardonnay spumante
69,75
388,35
DOC Sicilia Nero d’ Avola spumante rosato
175,85
122,03
DOC Sicilia spumante rosato
180,94
64,50
100,37
99,62
DOC Sicilia Pinot nero spumante rosato
86,63
82,65
DOC Sicilia Carricante spumante
24,53
16,22
30,43
DOC Sicilia Grecanico spumante
45,15
0,00
DOC Sicilia Catarratto spumante
65,25
0,00
TOTALE VINI SPUMANTI A DOC SICILIA
763,25
433,41
1.228,90
1.680,72
Nel dettaglio, le tipologie più prodotte all’interno della Doc Sicilia spumante sono quelle bianche. Rappresentano assieme ben l’86,8% della produzione totale, mentre le tipologie di spumanti rosati rappresentano il 13,2%.
In particolare la tipologia più imbottigliata è la Doc Sicilia Grillo spumante (28,6%) la cui produzione è più che triplicata tra il 2017 ed il 2018, seguita dallo spumante bianco (22,3%), dal Nero d’Avola spumante vinificato in bianco (19,1%) e dallo Chardonnay spumante (16,8%).
A crescere sono anche gli spumanti della Doc Etna, che negli ultimi quattro anni sono esplosi. A trainare il comparto sono quelli di colore bianco, derivanti dalla vinificazione del Nerello Mascalese.
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