Categorie
news news ed eventi

Stag’s Leap Wine Cellars acquistata da Marchesi Antinori

Stag's Leap Wine Cellars acquistata da Marchesi Antinori dopo 16 anni di partnership con l'azienda americana Ste. Michelle Wine Estates

«Occhio ai Cabernet Sauvignon della regione di Stag’s Leap», titolava in tempi non sospetti un articolo di winemag.it dedicato alle espressioni della varietà bordolese in Napa Valley. Casualità che oggi trova riscontro nell’ufficializzazione dell’acquisto da parte di Marchesi Antinori «della piena proprietà di Stag’s Leap Wine Cellars, dopo 16 anni di partnership con l’azienda americana Ste. Michelle Wine Estates».

«Il nostro obiettivo – sottolinea Piero Antinori, presidente Onorario di Marchesi Antinori – è quello di preservare il prestigio di questa storica azienda, che indubbiamente rafforza la nostra presenza in un mercato strategico come quello degli Stati Uniti. L’acquisizione di Stag’s Leap Wine Cellars è la conferma della nostra convinzione dell’importanza di questo terroir straordinario nello scenario internazionale».

L’operazione, precisa Marchesi Antinori, è stata portata a termine «attraverso il ricorso a mezzi propri e con il supporto di Mediobanca in qualità di Advisor finanziario, di Intesa Sanpaolo, quale Banca Agente e finanziatore insieme a Cassa Depositi e Prestiti e Banca Nazionale del Lavoro». SIMEST e Fondo di Venture Capital del Ministero degli Esteri (MAECI) hanno affiancato l’acquirente nel capitale della società americana. Pricoa Private Capital, parte del Gruppo PGIM Inc., ha sottoscritto un’emissione obbligazionaria finalizzata all’acquisizione.

STAG’S LEAP WINE CELLARS: UNO DEI SIMBOLI DELLA NAPA VALLEY


Stag’s Leap Wine Cellars è considerata una delle aziende vitivinicole più importanti dell’area della Napa Valley, in California. Fondata nel 1970 da Warren Winiarski, la tenuta è oggi conosciuta in tutto il mondo soprattutto per la produzione di Cabernet Sauvignon di eccellenza. Questa storica azienda vinicola divenne famosa dopo il 1976, anno del cosiddetto “Judgment of Paris”, quando a Parigi fu condotta una degustazione alla cieca in cui una giuria di 9 degustatori francesi assaggiò i migliori Cabernet e Chardonnay californiani confrontandoli con alcune delle migliori etichette di Bordeaux e Borgogna.

A dispetto delle previsioni, furono proclamati vincitori proprio i vini californiani, considerati fino ad allora solo come una curiosa novità sul panorama vinicolo mondiale. A ottenere il primo posto fu proprio S.L.V. 1973 Cabernet Sauvignon di Stag’s Leap, decretando una piccola rivoluzione nel mondo del vino. Stag’s Leap Wine Cellars produce tre Cabernet Sauvignon: CASK 23, S.L.V. e FAY, tra i più ricercati Cabernet al mondo dai collezionisti. Lo stesso stile classico è espresso dai vini di tenuta come ARTEMIS Cabernet Sauvignon, KARIA Chardonnay e AVETA Sauvignon Blanc.

Categorie
Esteri - News & Wine news news ed eventi

Il Cabernet Sauvignon della Napa Valley in 10 vini: occhio alla Stags Leap District Ava

Cabernet Sauvignon e Napa Valley sono sempre più sinonimi per gli amanti internazionali del vino. Situata a 80 chilometri a nord di San Francisco e 56 km ad est dell’Oceano Pacifico, la Napa Valley è delimitata ad ovest dalle Mayacamas Mountains e ad est delle Vaca Mountains.

Nel 1981 questa zona della California è stata riconosciuta ufficialmente come “Ava“, American Viticultural Area, ovvero Area Viticola Americana. Al suo interno, sono state poi individuate 16 sottozone, a loro volta identificate “Ava”.

Solo il 4% dell’uva raccolta nello Stato occidentale degli Usa proviene dalla Napa Valley. Una cifra raggiunta grazie a 182 chilometri quadrati di vigneti, pari al 9% della regione della Napa County.

Un areale in cui la stragrande maggioranza delle cantine produce meno di 120 mila bottiglie all’anno. E in cui il 95% delle aziende agricole – circa 500 – è a conduzione familiare. La produzione complessiva della Napa Valley si assesta attorno ai 110 milioni di bottiglie.

IL CABERNET SAUVIGNON IN NAPA VALLEY

Tra le varietà simbolo della zona, promossa e celebrata dalla Napa Valley Vintners, c’è appunto il Cabernet Sauvignon. «Si tratta del re incontrastato delle uve rosse nella Napa Valley – commenta l’associazione di produttori – rappresentando il 50% della nostra produzione totale e il 68% del valore del nostro raccolto.

Questa varietà è coltivata in tutta la Napa Valley e raggiunge un ventaglio di espressioni diverse a seconda della posizione del vigneto. I suoi sapori mostrano un’ampia varietà di frutti neri, tra cui ribes, ciliegia e prugna, e spesso mostrano note di spezie dovute all’invecchiamento in rovere».

«Al palato – continuano i Napa Valley Vintners – questi vini possono essere densi e potenti in gioventù, ma invecchiano con grazia. Quando sono giovani, sono meglio abbinati a piatti di carne rossa robusta come la selvaggina e l’agnello brasato. I Cabernet sauvignon più vecchi sono superbi accompagnatori di arrosti e bistecche semplici, così come dei formaggi stagionati».

NAPA VALLEY, OCCHIO ALLA STAGS LEAP DISTRICT AVA

Tutte impressioni confermate dal tasting di winemag.it. In particolare, a sorprendere e convincere è il campione della Stags Leap District Ava, sottozona della Napa Valley da tenere in assoluto conto per il futuro.

L’areale, posto nel cuore della denominazione, una decina di chilometri a nord della città di Napa, è balzato agli onori dei calici a partire dall’inizio degli anni Sessanta. Nathan Fay, considerato il pioniere dello Stags Leap District, piantò qui i primi vigneti di Cabernet Sauvignon della regione.

Circa 28 ettari, su un terreno vulcanico (peculiarità dello Stags Leap District) lungo il Silverado Trail. Una cifra enorme se si considera che, in quegli anni, in tutti gli Stati Uniti, c’erano appena 323 ettari del vitigno (oggi sono 13.759 in California, 3.965 in Napa Valley).

Fay vendette la maggior parte delle sue uve a un produttore della zona, Joseph Heitz, che diede vita al primo Cabernet Sauvignon a denominazione della Valle: l’Heitz Cellar “Fay Vineyard”. Da allora, il numero di cantine che producono il rosso simbolo della Napa Valley nella Stags Leap District Ava è cresciuto a dismisura.

Il 90% dell’areale è piantato con varietà bordolesi. Una piccola Bordeaux, in cui l’80% dei vini sono a base Cabernet Sauvignon e Merlot. Presenti, ma in cifre molto più risicate, anche piccole produzioni di Petite Sirah (noto anche come Durif) e Sangiovese.

10 CABERNET SAUVIGNON DELLA NAPA VALLEY: LA DEGUSTAZIONE
  • Napa Valley Cabernet Sauvignon Reserve 2019, Raymond Vineyards: 89/100

    Rubino mediamente trasparente. Naso su ciliegia scura, prugna e terziari marcati che ricordano il cioccolato fondente, oltre al fumo di pipa e il fondo di caffè. Palato elegante, con la frutta che prende lo spazio sul palco, in centro bocca, prima che i terziari prendano il sopravvento, in chiusura. Alcol (14,5%) ben integrato nel quadro di un vino che abbina eleganza e potenza.

  • Napa Valley Cabernet Sauvignon Estate 2019, St Supéry Estates Vineyards & Winery: 92/100

    Rubino impenetrabile, dai riflessi violacei. Un colore che denota l’estrema gioventù del nettare, nonostante siano trascorsi 3 anni dalla vendemmia. Al naso risulta inizialmente timido, delicato, con una prevalenza del fiore sul frutto. Note nette di viola mammola si accostano a sentori di ciliegia, prugna e ribes nero, in un olfatto che va via, via aprendosi, stratificandosi ben oltre le impressioni iniziali.

    L’ossigenazione apre lo spettro a ricordi erbacei garbati (netta la foglia di tè), tanto quanto a un frutto che si fa sempre più succoso e denso, spostandosi in maniera marcata dalle tinte scure a quelle rosse. Lo stesso fa il fiore, che vira dalla viola alla rosa. Sempre in sottofondo, pur presenti, i richiami conferiti dall’affinamento in legno: garbatissimi ricordi di fondo di caffè e di burro d’arachidi.

    Il palato è un concerto: tutto quanto avvertito al naso si riverbera al sorso, in perfetta corrispondenza gusto olfattiva. Il vino è elegantissimo, pur potente (14,5% integratissimi) e ancor giovane. I tannini sono soffici, di cioccolata fusa. La persistenza ottima. Cabernet Sauvignon di livello internazionale.

  • Napa Valley Cabernet Sauvignon 2018 Estate Grown, Silverado Vineyards: 87/100

    Il vino colora il calice di porpora. Ecco una versione di Cabernet Sauvignon tutt’altro che opulenta, anzi giocata sulla godibilità e l’immediatezza, nonostante i 14.3% possano far pensare al consueto “Cab” da accompagnare obbligatoriamente con piatti strutturati.

    Naso e palato si parlano, concordando sul sostanziale equilibrio tra note fruttate intense e terziari composti. La complessità è basica, tanto quanto la persistenza. Un vino spensierato ma non banale.

  • Napa Valley Cabernet Sauvignon 2018 Chateau Buena Vista, Buena Vista Winery: 88/100

    Colore rosso intenso, impenetrabile, dai riflessi purpurei. Primo naso sulla tostatura e su ricordi fumé che non coprono, comunque, la precisa espressione dei primari. La componente fruttata è sulla ciliegia, perfettamente matura, nonché sul ribes nero e sulla prugna. Sorso connotato da una dolcezza stuzzicante, tanto per il frutto quanto per i tannini.

    Dettagli non secondari, che premiano la beva rendendola irresistibile, senza rinunciare alla gastronomicità (15% vol. integratissimi). Nota di contorno, legata all’occasione di consumo: siamo al cospetto di un vino che si presta per essere consumato più fresco della media dei Cabernet. Un’oretta in frigo non gli farà male, specie d’estate.

  • Napa Valley Cabernet Sauvignon 2019 Sky and Vine, S.R. Tonella Cellars: 87/100

    14,3%. Bel porpora dall’unghia violacea. Naso tra frutta e spezia, ancor più che sui terziari. Nette le note floreali, con particolare riferimento al fiore di viola, al pari della liquirizia nera.

    Tannini dolci al palato, con la freschezza a rispondere alla polpa della ciliegia scura, della prugna e del ribes. Gran beva ed alcol ben integrato, per un Cabernet Sauvignon lineare, che abbina modernità a tipicità e potenza.

  • Napa Valley Cabernet Sauvignon 2018, Louis M. Martini Winery: 93/100

    Alla vista di un colore porpora intenso, impenetrabile. Naso e bocca in perfetta corrispondenza, su note di prugna disidratata e amarena. Apporto preciso dei terziari, tra venatura pepate e più marcate note di brace e tostatura di caffè.

    Vino che viene premiato dal contatto prolungato con l’ossigeno, che lo aiuta ad aprirsi e a sfoderare sfaccettature meno evidenti di primo acchito, come la pregevole componente floreale, tra la viola e la rosa bagnata, poco in vista al primo naso.

    Il sorso è teso, pieno ed assolutamente appagante. La frutta croccante è sorretta da tannini finissima, di gran eleganza. Alcol che non deve spaventare in etichetta: i 15% vol. risultano magnificamente integrati. Persistenza da campione e vita lunga davanti. Cabernet (e cantina) di assoluto riguardo.

  • Napa Valley Cabernet Sauvignon 2018, Darioush: 91/100

    Porpora di media intensità, alla vista. 14,8%. Naso e sorso di un fruttato succoso, che ricorda la prugna e la ciliegia, con sottofondo di spezie calde (cannella) e scure (pepe) e venature balsamiche (menta, liquirizia nera). Alcol al momento un po’ troppo esuberante nel retro olfattivo, ma beva lineare e fresca, per nulla compromessa.

    L’ulteriore affinamento non potrà che fare bene a questo nettare che combina in maniera esemplare potenza ed estrema eleganza. Vino che chiama la tavola in maniera netta, in particolare abbinamenti altrettanto opulenti e strutturati. Consigliatissima la selvaggina da pelo; meno quella da piuma.

  • Napa Valley Cabernet Sauvignon 2018 Stags Leap District, Pine Ridge Vineyards: 92/100

    15,2%. Portora dall’unghia violacea, che evidenzia una certa gioventù e potenzialità del nettare, giunto al suo quarto anno di vita. Vino inizialmente un po’ chiuso, che si concede col tempo e con l’ossigenazione nel calice. Fanno quindi capolino le prime sfumature floreali, di viola, unite a un bel corredo di spezie calde (cannella, vaniglia bourbon) e orientaleggianti (curcuma, curry).

    Spinge e riesce a raggiungere la superficie con qualche bracciata (leggi “ulteriore roteazione nel calice”) la frutta: è polposa, golosa, ricca, goliardica, materica. Si tratta di prugna appena colta dall’albero, a perfetta maturazione, ma anche di ciliegia e ribes nero. Non mancano risvolti rossi di fragola e lampone, tanto quanto di ciliegia Ferraiola e sanguinella.

    Ci si aspetterebbe un sorso altrettanto complesso. Invece, specie nel centro bocca, il nettare sfodera una succosità lineare che sposta la bilancia dall’opulenza e stratificazione del naso tipica dei Cabernet della Napa Valley all’eleganza assoluta, resa ancora più intrigante da una unica e rara venatura sapido-minerale non presente negli altri campioni in degustazione.

    Vino emblema della particolare espressione del vitigno in Stags Leap, che si conferma sottozona di pari dignità d’una italiana Docg, a sé stante. Un vino elegante e più che mai godibile oggi, tanto quanto nel medio-lungo periodo.

  • Napa Valley Cabernet Sauvignon 2016 Estate Grown, Long Meadow Ranch Winery: 90/100

    Rubino intenso, con sfumature leggerissime granate. Un Cabernet con qualche anno sulle spalle, evidente anche al naso e al palato. Altra caratteristica, i 13.5% vol. d’alcol che lo rendono un unicum nel panel dei vini in degustazione. Frutto succoso e terziari profondi disegnano il quadro di un vino pienamente vitale, elegante e preciso.

    Meno opulenza e più croccantezza, per uno stile che avvicina questo sample a quello europeo, in voga in diversi territori del vino che stanno superando, col passare degli anni, il concetto che i terziari siano la “cifra” che definisce peso e valore di un nettare (in favore di freschezza e primari).

    Completano il quadro (naso-palato) ricordi erbacei garbati (foglia di tè, ma anche origano, rosmarino), uniti a una speziatura balsamica. Buona la persistenza, per un vino che chiama l’abbinamento con le carni rosse.

  • Spring Mountain District Cabernet Sauvignon 2015, Marston Family Vineyard: 92/100

    Bel rubino intenso, con riflessi granata. Primo naso elegantissimo, che poi si conferma tale, senza scomporsi con l’ossigenazione. Componente floreale fresca (viola, rosa) in gran vista, assieme al frutto preciso e succoso, a polpa rossa (ribes, ciliegia, lampone, sino a rintocchi leggeri di fragola) e nera (mora di rovo, ribes nero, prugna disidratata).

    Il sorso è teso, fresco, con balsamicità e terziari a fare da contraltare all’opulenza del frutto, in centro bocca. In chiusura ecco terziari di caffè e cioccolato fondente, oltre a una speziatura più marcata rispetto all’olfatto, che sposta l’asse dal balsamico al pepato.

    Tannini eleganti e polposi e tenore alcolico richiamano alla mente le prime impressioni, date dal colore ancora giovane. Il nettare ha ancora tanta vita davanti. Perfetto anche oggi, con abbinamenti di pari struttura, dai primi ai secondi a base di carne.

Categorie
Approfondimenti

Vino, Amarone: parlano gli esperti dell’export

VERONA. In Germania i consumi sono trainati principalmente dalle donne, da sempre target fedele all’Amarone. Negli Stati Uniti, al netto dello spauracchio dei dazi aggiuntivi si andranno sempre più affermando i vini strutturati e premium. In Canada i consumi non tengono i ritmi delle importazioni ma l’Amarone resta a segno più. Nel Regno Unito si dovrà fare attenzione ai rossi della Napa Valley, agli Shiraz australiani e si dovrà lavorare più online sui privati di alta fascia.

È il quadro illustrato da importatori e distributori oggi a Verona al convegno internazionale dedicato ai principali mercati di sbocco organizzato dal Consorzio tutela vini Valpolicella in vista dell’Anteprima Amarone 2016, al via domani.

Sotto la lente, presente e futuro di 4 top mercati (Germania, Stati Uniti, Regno Unito e Canada) che insieme sommano quasi il 50% sul totale export del Re della Valpolicella. I trend dei consumi forniscono un quadro in chiaroscuro su presente e futuro del vino italiano, più confortante invece quello della Valpolicella.

È il caso del Canada, Paese con monopolio, dove – per Serge Lévêque, distributore di vini premium per Longo Since 1961 – a fronte di una crescita delle importazioni dal Belpaese (+6%, fonte dogane), nel 2019 si è riscontrato un gap del 5,2% sui volumi richiesti dalla distribuzione. Va meglio però con l’Amarone, che tiene a +0,5% grazie a un confortante +5,4% in Quebec.

Nel Regno Unito – rileva Troy Christensen, ceo del distributore inglese Enotria&Coe – calano i volumi consumati ma aumenta il valore, sia dell’off che dell’on-trade, per una spesa complessiva che sfiora gli 11 miliardi di sterline. Anche qui le difficoltà non mancano, a partire dalla disaffezione dei giovani per il vino fino alla concorrenza low cost del Nuovo Mondo produttivo, cui contrapporre la forza del brand, l’alta ristorazione e il commercio on-line con big spender privati.

Nel mercato tedesco, il principale per l’Amarone, secondo il direttore dell’importatore Jacques’ Wein-Depot GmbH Kathy Feron, a guidare i consumi sono le donne (il 62% beve vino) contro i maschi (56%). Il consumo pro-capite, in particolare di vini stranieri (55%), è di 38 litri l’anno contro i 34 degli uomini.

Infine gli Stati Uniti, al secondo posto tra i top buyer del grande rosso. Qui per Derek Blackburn, direttore marketing dell’azienda di importazione e distribuzione Frederick Wildman & Sons, la crescita dei consumi, al netto dei dazi, si prospetta bassa per l’anno in corso (fino all’1%). Ma il principale mercato al mondo per import di vino registrerà in futuro un aumento della domanda di vini strutturati, rossi e di fascia alta: una richiesta che somiglia molto al profilo dell’Amarone.

Ad Anteprima Amarone (1-2 febbraio Palazzo della Gran Guardia) in primo piano l’annata 2016 presentata dal ricercatore del Crea-Ve Diego Tomasi e lo stato di salute delle grandi denominazioni con il convegno “Dal vigneto al mercato: l’Amarone e l’identità del vino italiano” (ore 11).

Tra i relatori, dopo i saluti del Sindaco di Verona, Federico Sboarina, gli interventi del presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella, Andrea Sartori; il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, il videocollegamento con coordinatore S&D alla commissione Agricoltura dell’Europarlamento, Paolo de Castro e il videomessaggio del ministro alle Politiche agricole, alimentari e forestali, Teresa Bellanova. Le conclusioni saranno affidate all’assessore all’Agricoltura, Giuseppe Pan.

Categorie
Approfondimenti

Ais Veneto e Riedel: l’importanza del calice nella degustazione del vino

VENEZIA – I sommelier di AIS Veneto portano a Venezia la tradizione vetraria dell’azienda Riedel con l’evento RIEDEL: il bicchiere, uno strumento di precisione.

In programma per mercoledì 17 gennaio 2018 presso il Novotel Venezia Mestre Castellana, la degustazione ospiterà i vini delle aziende vitivinicole californiane Robert Mondavi e Gallo, e della cantina australiana Penfolds.

La scelta del calice sarà il fulcro del tasting condotto da Georg Riedel, proprietario dell’omonima azienda austriaca che da dieci generazioni è un’autorità nel mondo dell’arte vetraria per la ristorazione e la sommelierie.

Proprio Riedel è colui che, più di trent’anni fa, ha ideato la serie Vinum, prima linea di bicchieri realizzati a macchina pensati per le diverse tipologie di vino. I partecipanti alla degustazione avranno a disposizione tre calici della linea Riedel Veritas realizzati per Cabernet/Merlot, Pinot Nero New World e Syrah Old World.

I tre vini proposti durante il tasting saranno: Napa Valley Cabernet Sauvignon 2013 dell’azienda Robert Mondavi, Bin 128 Coonawarra Shiraz 2014 del produttore Penfolds, e Signature Series Santa Lucia Highlands Pinot Noir 2013 della cantina Gallo. In conclusione, una bollicina “inaspettata”.

“Scopo dell’evento – spiega Gianpaolo Breda, Delegato AIS Veneto della Provincia di Venezia – è quello di analizzare quanto il bicchiere può fare la differenza durante una degustazione. Siamo felici di poter ospitare un’eccellenza in questo campo come Georg Riedel per analizzare uno strumento a cui non sempre il consumatore dà la giusta importanza”.

La degustazione avrà inizio alle 19.45 ed è rivolta prevalentemente ai degustatori ufficiali e al gruppo servizi AIS, dato il carattere formativo dell’evento, ma anche ai soci e ai simpatizzanti. Info e prenotazioni sul sito di AIS Veneto: www.aisveneto.it.


INFO IN BREVE | RIEDEL – Il bicchiere, uno strumento di precisione
Data: mercoledì 17 gennaio 2018
Luogo: Novotel Venezia Mestre Castellana, Mestre (VE), Via Ceccherini, 21
Info: www.aisveneto.it

Categorie
Approfondimenti

Assoenologi: 72° congresso nazionale sul tema della viticoltura sostenibile

Sarà il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina ad aprire il 72° Congresso nazionale dell’Associazione enologi enotecnici italiani (Assoenologi), in programma dal 17 al 19 novembre alla Leopolda di Firenze.

Sarà il congresso della “sostenibilità a tutto tondo”. Un tema unico, affrontato da diversi punti di vista, per fare chiarezza su una parola sulla bocca di tutti, ma di cui spesso non si comprende appieno il significato.

Dopo il ministro e la prolusione del presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, alla cerimonia inaugurale interverranno numerosi rappresentanti di istituzioni locali, nazionali e internazionali. Ai saluti del sindaco di Firenze, Dario Nardella, dell’assessore regionale all’Agricoltura Marco Remaschi, del coordinatore degli assessori regionali Leonardo Di Gioia, e dell’assessore al turismo, fiere e congressi, Anna Paola Concia, faranno seguito gli interventi dei vertici delle più importanti organizzazioni di filiera.

Ovvero Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, Secondo Scanavino, presidente della Cia. Sandro Boscaini, presidente di Federvini, annuncerà il recente accordo fatto con Assoenologi per migliorare i servizi alle Imprese attraverso la professionalità degli Enologi.

Sarà quindi la volta di Gaetano Marzotto e Claudio Marenzi, rispettivamente past president e presidente di Pitti Immagine, e del presidente della Camera di Commercio di Firenze Leonardo Bassilichi. Seguirà l’intervento del presidente della locale sede di Assoenologi Ivangiorgio Tarzariol. Saranno presenti inoltre Alessandra Ricci, amministratore delegato della Simest e Donatella Carmi Bartolozzi, vicepresidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, quali partner istituzionali del congresso, insieme a Banca Cr Firenze e Federvini.

Nell’ambito della serata la consegna del Premio Assoenologi Versini del valore di 7.500 euro a Daniela Fracassetti, dell’Università di Milano per il lavoro “Il gusto di luce nel vino bianco: meccanismi di formazione e prevenzione” e la consegna degli attestati di “Soci Onorari” di Assoenologi a Maurizio Martina, Dario Nardella, Marco Remaschi, Anna Paola Concia e Gaetano Marzotto, “per la professionalità, la passione e l’impegno profusi in azioni e progetti dedicati alla valorizzazione del settore vitivinicolo” e quale “segno di riconoscimento per la concreta e personale attenzione data alla associazione nazionale di categoria dei tecnici vitivinicoli”.

TEMA UNICO: LA SOSTENIBILITA’
Tra il pomeriggio di venerdì 17 e le mattine di sabato 18 e domenica 19 novembre, si alterneranno sul palco undici relatori. “Fra carbon footprint, riduzione degli input e tutela del paesaggio e della biodiversità – dice Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi (nella foto) – il tema della sostenibilità alimenta pareri discordi. Per cui è un argomento sul quale si avverte la necessità di fare chiarezza. Essere ‘sostenibili’ significa lavorare per sottrazione, riducendo l’emissione del gas serra e, unitamente, razionalizzare il consumo d’acqua e di agrofarmaci”.

“Il termine si coniuga perfettamente all’ecosistema e all’ambiente – continua Cotarella – ma è anche un modus operandi che si estende, in senso più globale, anche all’ambito economico, sociale e soprattutto culturale, essendo tutti questi elementi strettamente correlati e interdipendenti”.

A dipanare questa aggrovigliata matassa, sulla quale c’è poca uniformità di vedute, sono stati chiamati, per la parte viticola, Ruggero Mazzilli, fondatore di Spevis, Stazione sperimentale per la viticoltura sostenibile, il francese Nicolas Joly, della Coullè de Serrant, che segue i principi steineriani della biodinamica e Steve Matthiasson, enologo della Napa Valley, coautore del “Codice di condotta sostenibile”, il manuale standard per la viticoltura sostenibile in California.

Raffaele Borriello, direttore di Ismea, indicherà la via della sostenibilità economica attraverso la conoscenza dei dati del mercato. Alla coordinatrice del Settore vitivinicolo di Alleanza Cooperative Italiane Agroalimentare, Ruenza Santandrea si è chiesto invece di parlare di sostenibilità della cooperazione, mentre all’editore Andrea Zanfi, autore di numerosi libri sul vino e i suoi territori, di comunicazione, fra la sostenibilità della cultura e del sociale.

Oscar Farinetti, presidente di Eataly, racconterà la propria esperienza imprenditoriale, mentre Renzo Cotarella, enologo amministratore delegato di Marchesi Antinori, ci parlerà della scelta sostenibile in cantina e dei relativi costi. Attilio Scienza affronterà poi il tema della genetica e del suo contributo sostenibile, parlando dei nuovi portinnesti resistenti alle malattie e alla siccità, in particolare l’M4, che si è rivelato nettamente superiore ai portinnesti noti da tempo, confermando le sperimentazioni preliminari fatte negli anni precedenti.

L’ANTEPRIMA
In anteprima assoluta al 72° Congresso di Assoenologi, Stefano Vaccari, capo Dipartimento dell’Icqrf del Mipaaf, presenterà i primi dati della Cantina Italia forniti dai registri telematici, con lo scopo di “offrire agli operatori una prima, sommaria serie di dati da valutare più nella prospettiva delle potenzialità del registro in termini conoscitivi”.

Nella prima sessione dei lavori che anticipa la cerimonia inaugurale di venerdì 17 novembre il presidente di Equitalia, Riccardo Ricci Curbastro presenterà il progetto di Certificazione della filiera vitivinicola quali soggetti sostenibili.

Alterneranno i lavori congressuali alcune degustazioni dei vini più rappresentativi del territorio, con un focus particolare su Sassicaia e Tignanello, alla presenza dei marchesi Piero Antinori e Nicolò Incisa della Rocchetta, che nell’occasione riceveranno l’attestato di Soci Onorari di Assoenologi.

Paese ospite di questa edizione congressuale il Portogallo, a cui sarà dedicata una specifica sessione, con analisi sensoriali di alcuni dei vini più blasonati. Presenti due gradi enologi portoghesi: Jose Maria Soares Franco, di Portugal Ramos, e David Guimaraens, della Taylor’s Fladgate.

In programma anche un concerto “Omaggio al Vino”, di cantanti e pianisti dell’Accademia del Maggio Fiorentino, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio e una ricca serata di gala condotta da Bruno Vespa, con la straordinaria partecipazione di Carlo Conti e Peppino di Capri.

Categorie
news ed eventi

Caro Gerry, quante domande sul vino a Caduta libera!

Da “Chi vuol essere milionario?” a “Chi vuol essere vignaiolo?”, il passo è breve. Chiedere per credere a Gerry Scotti, che forse chiamerà così il suo nuovo programma in onda sulle reti Mediaset. O forse no? Sarcasmo che sorge in base alle segnalazioni di alcuni attenti lettori di vinialsuper.

Secondo i quali, la terza edizione di “Caduta Libera”, il quiz a premi condotto nel preserale di Canale 5 dallo “Zio Gerry”, sembra essersi trasformata in un gioco sull’enologia. Una metamorfosi tutt’altro che kafkiana.

Da quando il conduttore Mediaset ha annunciato pubblicamente l’avvio della produzione di una linea di vini nel suo Oltrepò Pavese, le domande di “Caduta Libera” – come mai prima – vertono sovente sul mondo del vino.

LA CRONOLOGIA NON MENTE
E’ il 10 aprile quando Scotti presenta in pompa magna alla stampa il suo progetto da “vignaiolo”, in collaborazione con la nota cantina Giorgi di Canneto Pavese (Pv). La notizia viene data in pasto ai media proprio in occasione di Vinitaly, la più importante rassegna nazionale sul vino in programma annualmente a Verona. In sala tanti vip: da Rodolfo “Rudy” Zerbi al maestro Beppe Vessicchio.

C’è addirittura un rappresentante del Gambero Rosso, che interviene al tavolo dei relatori accanto a Gerry Scotti e a Fabiano Giorgi, patron della cantina pavese partner del conduttore Mediaset. Baci, abbracci, applausi. Tutto bellissimo.

Grande ressa, nelle ore successive, allo stand della famiglia Giorgi, nel cuore del padiglione dedicato all’Oltrepò pavese: i vini col “faccione” di Scotti fanno bella mostra sul bancone e lo staff fatica a contenere l’ondata di appassionati e curiosi. Un successo di pubblico, anche se i vini – secondo noi, modesti commentatori – non sono granché.

Vinitaly esaurisce così la sua spinta mediatica. Ma allo Zio Gerry serve meno di un mese per tornare a parlare di vino. E lo fa a “Caduta libera”, per l’appunto. E’ il 5 maggio quando a uno sfortunato concorrente viene chiesto qual è il nome di un noto “Vino rosso dell’Oltrepò pavese”. Dieci lettere. La prima è una “B”, l’ultima una “O”.

E’ il “Barbacarlo”, vino rosso che ha fatto la storia dell’Oltrepò pavese del vino, ma non tanto da essere alla portata “popolare” del target Mediaset delle 19. Tant’è. Gerry assiste alla caduta nella botola del concorrente lodando Lino Maga, padre di questo vino oltrepadano, noto appunto col soprannome di “Signor Barbacarlo”.

Passano appena tre minuti. Scoccano le 19.53. Il canale è lo stesso, il programma pure: Canale 5, “Caduta libera”. “La zona vitivinicola più celebre della California?”, chiede Scotti a un altro concorrente. E’ la “Napa Valley”. E anche in questo caso l’ignaro concorrente scivola sul vino. Sprofondando nella botola.

Si susseguono un altro paio di segnalazioni che giungono alla nostra redazione. Fino alla puntata di stasera, 19 maggio. “Caduta libera” è iniziato da 9 minuti quando il campione di turno decide di sfidare un giovane di un metro e novanta d’altezza, con la camicia blu. Si chiama Marco.

“Da dove vieni?”, chiede Scotti. Il ragazzo è di Santena, vicino Torino. “Cosa fai nella vita?”, incalza poi lo Zio Gerry. “Sono un call center manager“, risponde il giovane. “Di cosa vi occupate?”, chiede un sempre più interessato Scotti. “Vini e creme”, è la clamorosa risposta del concorrente. Bingo.

Un assist che sembra servito sul piatto d’argento. “Vini?”, chiede Scotti. “Perbacco – aggiunge, mettendosi le mani sul petto – che ti dicono dei miei vini? Parlano bene?”. “Sì”, replica il giovane, che in verità tradisce parecchio imbarazzo. “Se dici no si apre la botola subito – scherza Gerry – non c’è nessun problema!”.

Il conduttore, non pago, rincara la dose imitando Adriano Celentano: “Stanno andando forte (i miei vini, ndr), vi ringrazio. Perché li ho fatti col cuore”. Davvero a Gerry Scotti serve tutto questo? Di certo ai concorrenti di Caduta libera serve arrivare in studio preparati. Sul vino.

Categorie
news ed eventi

Bere sul posto di lavoro aumenta la produttività. Parola del Ceo della Napa Valley. E’ la “feet and wine” revolution

Divieto di bere alcolici durante l’orario di lavoro e rigoroso dress code sono alcune delle regole vigenti in diverse aziende italiane ed internazionali. Ci ha incuriosito, dunque, la notizia diffusa dal Ceo della società Fantasy, in Napa Valley, California. Da buon appassionato di vini rossi, ha deciso di mettere a disposizione dei dipendenti dell’azienda un angolo
“wine bar”, tra le mura stesse del posto di lavoro. I dipendenti sono liberi di aprire qualsiasi cosa durante la giornata, bollicine incluse. Possono degustare un calice di vino, ma anche portarsi a casa un bottiglia, per “fare serata” in famiglia, o con gli amici. Notizia davvero sorprendente, considerato il proibizionismo a stelle e strisce in materia di alcolici. Ma non poteva mancare la vena “trash“, in pieno stile americano. Oltre al vino, i dipendenti e i clienti sono liberi di togliersi le scarpe e girare scalzi per l’azienda, per “sentirsi a proprio agio”. Un po’ come a casa. Una sorta di “feet & wine”, che forse sarà preso in considerazione anche in altre parti del mondo. Chi vuole cominciare, in Italia? Fatecelo sapere. Anche perché la decisione del Ceo, seppur rivoluzionaria, affonda le radici in una ricerca scientifica. E’ stato infatti provato “l’aumento dell’efficienza dei dipendenti legato ad un piccolo consumo di alcol durante l’orario di lavoro”. Prosit!

Exit mobile version