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Ecco InGruppo Lombardia: 20 ristoranti stellati a prezzi per tutti. Ma solo per 4 mesi

MILANO – Mangiare nei ristoranti stellati a prezzi “per tutti” non è più un’impresa. Aprono domani, mercoledì 8 gennaio, le prenotazioni di InGruppo, l’iniziativa che dal 14 gennaio al 30 aprile vede 20 chef della ristorazione lombarda unire le forze per sostenere l’ottava edizione del progetto. Si tratta di 2 tristellati, 8 stellati e 10 ristoranti di alta cucina.

L’obiettivo è quello di proporre a giovani e non, curiosi e appassionati, spesso intimoriti da prezzi elevati, la degustazione a pranzo o a cena di un menù completo che valorizzi le specialità del territorio. Il tutto a un prezzo prestabilito “Prête a manger“.

Il format, infatti, propone un menu di 4 portate (con acqua, caffè e vino, in alcuni casi anche con entrèè e pre-dessert, disponibili da domani sul sito web dell’evento) al prezzo di 60 euro a persona. Per Da Vittorio, Sadler e Bartolini, il prezzo è di 120 euro a persona.

I menu InGruppo sono disponibili tutti i giorni, sia a pranzo sia a cena, eccezion fatta solo per San Valentino e Pasqua, il 12 aprile. La prenotazione può essere effettuata via telefono o via e-mail, a partire dal 7 gennaio, contattando direttamente il ristorante prescelto, specificando anticipatamente la richiesta del menu “InGruppo”.

Novità di questa nuova edizione è l’ingresso del neostellato ristorante Impronte di Bergamo ( che con il giovane chef Cristian Fagone, classe 1988) e dello stellato più in quota d’Italia, il Cantinone di Madesimo (1550 mt d’altitudine, guidato da Stefano Masanti e il suo sous chef Stefano Ciabarri).

L’edizione 2020 nasce sulla scia della 65° Guida Michelin Italia che ha incoronato la Lombardia come la regione più stellata d’Italia con ben 62 ristoranti premiati. Da Vittorio e il Mudec di Enrico Bartolini sono i fiori all’occhiello di InGruppo, che può vantare ben 2 dei 3 chef tristellati della Lombardia (11 in Italia).

E ancora Sadler, Casual, Frosio, Il Saraceno, Loro e Osteria della Brughiera, tutti con una stella Michelin. Completano il gruppo, Collina, La Caprese, Lio Pellegrini, Al Vigneto, Antica Osteria dei Camelì, Posta, Roof Garden Restaurant, Tenuta Casa Virginia, Pomiroeu e Cucina Cereda.

In totale, 16 ristoranti della provincia di Bergamo, 2 ristoranti di Milano, uno di Monza-Brianza e, da quest’anno, uno della provincia di Sondrio, favorendo così la massima valorizzazione del territorio lombardo e delle sue eccellenze enogastronomiche. Un firmamento che di anno in anno riscuote sempre più successo.

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Ecco De Buris 2009, l’Amarone Riserva di Tommasi che danza col Tempo


Gli mancano solo le lancette. Ma si può leggere come un orologio “De Buris 2009, l’ultimo ambizioso progetto d’arte e di vino della famiglia Tommasi. Linguaggi universali che si fondono con il concetto di Tempo, vero lusso dei giorni nostri. Per gli esseri umani, così come per il prodotto della vite. Un elemento vivo. Che nasce. Cresce. E “muore”. Di vita ne ha ancora tanta davanti l’Amarone della Valpolicella Classico Doc Riserva 2009 “De Buris”, presentato durante la cena di gala di mercoledì 16 ottobre, al Mudec di Milano.

Solo 6.739 bottiglie e 248 magnum, frutto del vigneto “La Groletta“, situato nel comune di Sant’Ambrogio di Valpolicella. Duecentocinquanta metri di altitudine e rese molto basse per le uve che, dopo essere maturate, sono tornate ben presto a fare i conti con le lancette, appassendo per centodieci giorni esatti. Un lasso che, nel calice, si tramuta in complessità assoluta.

LA DEGUSTAZIONE (punteggio 95/100)

L’arte si fa largo nel tempo e il tempo si riflette sul vino, sin dal colore dell’Amarone Riserva 2009 “De Buris” di Tommasi. Un nettare di un rosso rubino intenso, con riflessi tendenti al granato. Il vortice delle lancette si tramuta anche in profumo complesso. Intenso e suadente.

A dieci anni dalla vendemmia, dal calice si libera una danza di terziari, che ammanta con saggezza un fiore di viola e di rosa bagnata. Fumo di sigaretta, tabacco, liquirizia. Ma anche rabarbaro ed erbe amare. Tutti lì a divertirsi, su una giostra di piccoli frutti di bosco e ricordi d’agrume. Come l’arancia sanguinella.

Sbuffi speziati tentano di cambiare ritmo alla musicalità dei vortici. Note che tendono sempre a un dolce compostissimo, accompagnato da leggeri rintocchi di cera d’api. In bocca, tanta grazia si tramuta in un’esplosione di freschezza. Il frutto, già percepito al naso in tutta la sua perfetta maturità, rotola su un pavimento bianco, elegante. Di sale.

La frutta si fa confettura, nera e rossa come la mora e la ciliegia. Ma la percezione zuccherina è bilanciata dalla mineralità, che finisce per prevalere e diventa elemento fondante da considerare per il perfetto abbinamento di “De Buris” 2009.

Tutti caratteri che sottolineano la precisa fase di un vino che sta ancora crescendo, ma che è già grande. Un Amarone arrivato in tempo, per iniziare a farsi stringere nell’abbraccio di un calice che gli starà sempre più a pennello. Nel segno – non ultimo – di una facilità di beva eccezionale.

Non sapremo mai se l’aveva immaginato così sin dall’inizio, l’enologo Giancarlo Tommasi, proiettando nel futuro ogni singolo chicco d’uva di Corvina, Corvinone, Rondinella e Oseleta raccolto nel vigneto La Groletta.

IL PROGETTO CULTURALE

Di certo, “De Buris” è il racconto del passaggio generazionale della famiglia Tommasi, suggellato da un’arte che diventa strumento di celebrazione del terroir, inteso come “nudo artistico”. Tanto sono arrivati a rappresentare nelle loro illustrazioni i quattro artisti chiamati in causa dalla storica casa vinicola della Valpolicella.

Andrea Mongia, Giacomo Bagnara, Antonio Sortino e Alice Piaggio hanno rappresentato “il Tempo, il Luogo e il Patrimonio” racchiuso in ognuna delle quattro Stagioni, pensate come diverse occasioni di consumo del vino nei luoghi da cui prende vita “De Buris”.

Antonio Sortino ha raffigurato la Primavera 2009 nel vigneto di De Buris. Lo sviluppo delle gemme è proseguito velocemente nei primi mesi caldi, dando avvio a una fioritura anticipata rispetto alla media.

Ad Alice Poggio l’Estate 2009, stagione contraddistinta dal bel tempo iniziale, dalle precipitazioni di luglio e dal caldo torrido di agosto. Prima della normalizzazione di settembre, il mese della vendemmia.

Andrea Mongia ha raccontato l’Inverno 2009 a Villa De Buris (nella foto sotto), le cui radici affondano nell’epoca romana. E l’inverno, per l’Amarone, significa appassimento: le uve, una volta pigiate, hanno reso il 40% in vino.

A Giacomo Bagnara il compito di raffigurare lo scorrere del tempo, in un’illustrazione che si fa vortice irrefrenabile di forme morbide e dure. Come le sfide che riserva la vita, mentre scorrono inesorabili le lancette.

“L’intera stagione 2009 – commenta Giancarlo Tommasi – resterà scolpita nella memoria della nostra famiglia e del nostro territorio, la Valpolicella. Se ci guardiamo alle spalle, vediamo dieci anni di attenzioni costanti e ossessive, che ci hanno condotto da quella vendemmia al recentissimo avvio della commercializzazione”.

“Dieci anni in cui ci siamo presi, di anno in anno, tutto il tempo per capire le uve e il vino –  conclude l’enologo di famiglia – per fare le scelte giuste e aggiungere alla grandezza dell’Amarone bevibilità ed eleganza”.

Neppure il tempo di cambiarsi la camicia che per “De Buris” 2009 inizia il tour internazionale, o meglio il “De Buris Grand Tour“. Tra le mete prescelte dalla famiglia Tommasi ci sono gli Stati Uniti e il Nord America, dove sono in programma masterclass nelle più importanti città. Le Stagioni più belle, del resto, sono quelle ancora da vivere.

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