Non si ferma l’estate a Montepulciano e le fresche serate estive sono tutte all’insegna del Vino Nobile. Con questo spirito il Consorzio propone come sempre il tradizionale appuntamento di “Cantine in Piazza”. Venerdì 19 agosto, a partire dalle 20, scenderanno in Piazza Grande oltre venti cantine di Montepulciano per presentare ad appassionati e ai tanti turisti il meglio delle loro produzioni. Il tutto in abbinamento ai prodotti tipici del territorio selezionati dal Magistrato delle Contrade del Bravìo delle Botti, che è anche partner della manifestazione. A partire dalle ore 20 di venerdì 19 agosto come detto in Piazza Grande, cuore della città di Montepulciano, i produttori di Vino Nobile faranno degustare ai visitatori, agli appassionati ed ai turisti le migliori produzioni vitivinicole del territorio. Durante la serata, promossa dal Consorzio del Vino Nobile in collaborazione con il Magistrato delle Contrade, sarà possibile degustare il Nobile Docg, ma anche gli altri prodotti come il Rosso di Montepulciano Doc e gli altri vini di qualità del territorio, in abbinamento a prodotti tipici. A guidare la degustazione e ad illustrare le caratteristiche delle diverse etichette e delle altre specialità locali, saranno gli stessi produttori. Il tutto sarà accompagnato dalla musica. Cantine in Piazza fa come sempre da prologo al fine settimana di “A Tavola con il Nobile”, il concorso enogastronomico giunto quest’anno alla quattordicesima edizione che quest’anno si svilupperà nelle giornate di sabato 20 e domenica 21 agosto. E’ la sfida ai fornelli ideata dal Consorzio del Vino Nobile con il giornalista del Tg2, Bruno Gambacorta che quest’anno avrà come testimonial d’eccezione il volto televisivo e voce radiofonica di Federico Quaranta, in arte Fede, conduttore dello storico programma di Radio 2 Rai Decanter e presentatore tra le altre cose di Linea Verde Orizzonti, oltre che giurato speciale della Prova del Cuoco di Rai 1.
L’obiettivo che dovranno centrare le contrade sarà quello di sposare al meglio il Vino Nobile con il piatto proposto per questa edizione. Dopo l’esperienza dei “pici”, della “nana” (anatra), della carne di cinta senese e delle verdure dell’orto, quest’anno le contrade si dovranno cimentare in secondi piatti a base di selvaggina, il tutto rispettando la tradizione gastronomica locale. In occasione di sabato 20 agosto con la prima sessione di degustazioni, alcune contrade apriranno le porte anche al pubblico per far degustare le ricette della tradizione. I menu potranno essere assaggiati anche durante l’arco di tutta la prossima settimana, nelle contrade, ma anche nei ristoranti di Montepulciano che per l’occasione abbineranno piatti della tradizione locale al Vino Nobile. A giudicare il lavoro delle contrade in cucina saranno quattro commissioni composte da venti giornalisti provenienti da tutto il mondo. Domenica 21 agosto la giuria concluderà il giro di assaggi con le votazioni finali e alle ore 16.00, presso il Teatro Poliziano, sarà svelato il vincitore in occasione anche della presentazione del panno del Bravìo. La scorsa edizione era stata vinta per la terza volta consecutiva dalla contrada di Talosa.
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Nero, oscuro, ignoto, come il valore di un vino magari scelto a caso sullo scaffale. Il valore, in questo caso, come per tutte le nostre recensioni ve lo sveliamo noi: un ottimo valore intrinseco, ma soprattutto un rapporto qualità prezzo eccellente per quello che risulta essere un’ottima espressione di questo vino marchigiano.
LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il Rosso Piceno Superiore Doc Re Nero si presenta di colore rosso rubino carico, limpido e poco trasparente, “nero” in un certo senso. Di fluidità densa, all’esame olfattivo è intenso e complesso con sentori di fiori appassiti, frutta matura e confettura, spezie e note di vaniglia.
Profumi che ritornano tutti al palato dove si conferma un vino di carattere. Di buon corpo, caldo, con i suoi 13,5% di alcol in volume. Rotondo, secco, di buona freschezza gustativa è leggermente sapido. La tannicità non è graffiante, è moderata seppur percettibile.
Elegante, pulito, asciutto. Il finale di persistenza con aroma di liquirizia. Non è un vino banale, anzi. Se gradite i vini barricati provatelo, se amate il Rosso Piceno questo fa al caso vostro. L’abbinamento ai cibi del Rosso Piceno dipende anche dal grado di maturazione del vino.
Una maggiore maturazione, con conseguente maggiore morbidezza ed equilibrio lo rende idoneo a piatti più saporiti e strutturati per creare armonia tra la ricchezza di gusto del cibo e il vino stesso.
Eccellente l’accostamento a piatti a base di tartufo o aromatizzati con finocchietto selvatico, con sughi di carne, carni alla brace, bovine, suine e ovine, con cacciagione, carni bollite e in umido. Ma il Rosso Piceno Superiore Doc Re Nero è perfetto anche con formaggi stagionati come pecorino e parmigiano.
Da provare col gorgonzola, magari con le noci ovvero con i famosi fritti misti all’ascolana. Va servito ad una temperatura 18 gradi in calici ampi, aperto almeno trenta minuti prima di degustarlo per poter godere appieno delle caratteristiche organolettiche.
LA VINIFICAZIONE
Prodotto con un blend di uve Montepulciano per il 70% e Sangiovese per il restante 30%. I vigneti, sono nei pressi di Ascoli Piceno, nel comune di Castorano. Risalgono al 1994 e si trovano su terreni argillosi calcarei esposti a sud ovest allevati con il metodo guyot. 300 ceppi per ettaro con una resa è di 100 q.li/ha.
La vinificazione avviene con macerazione sulle bucce per otto giorni in vinificatori tradizionali utilizzando la tecnica del delestage. L’affinamento avviene in barriques francesi di media tostatura, 1/3 nuove, 1/3 di secondo passaggio ed 1/3 di terzo passaggio.
Segue invecchiamento di 12 mesi in barrique e di ulteriori tre mesi in bottiglia prima della messa in vendita. Il Crinale è un’azienda relativamente recente, nasce nel 2006 a coronamento di una passione decennale della famiglia Quitadamo nata già negli anni settanta anni in cui la famiglia già si dedicava alla produzione e alla commercializzazione di uva attraverso un negozio di proprietà in Lombardia.
Finalmente dal 2006 ha cominciato la produzione e la commercializzazione del vino prodotto dalle proprie vigne. Oggi, è un’azienda certificata biologica che pone il rispetto dell’ambiente come condizione sine qua non. Vanta una cantina ideale punto di incontro tra tradizione ed innovazione dotata delle più moderne tecnologie.
Le Cantine il Crinale dispongono di 50 ettari coltivati con i vitigni tipici delle Marche, Passerina, Pecorino e Trebbiano per i bianchi, Sangiovese e Montepulciano per i rossi . Nel 2008 a Venezia sono stati premiati con il Leon d’Oro per l’imprenditoria.
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“Cacc’e mmitte” ergo “tira fuori e metti”. Intuire il motivo del nome di questa Doc prodotta a Lucera, in provincia di Foggia è facile. “Ricaccio” il nome di fantasia, dal verbo ricacciare, rimettere.
Quello che accade con questo vino, oggi sotto la nostra lente di ingrandimento Cacc’e mmitte di Lucera Dop Ricaccio, vendemmia 2013 prodotto dall’azienda agricola Alberto Longo sotto il brand Cantine di Terravecchia.
Dunque, l’istinto di rimetterlo rapidamente nel bicchiere scevro c’è, perché è un vino dal sapore particolare, da capire. Inizialmente appare aspro e duro con la sua alcolicità, che poi, sorso dopo sorso si fa apprezzare.
Il Ricaccio è un vino che esprime fortemente la sua territorialità. E’ la prima volta che troviamo sullo scaffale del supermercato questa sconosciuta doc pugliese che noi di vinialsupermercato.it abbiamo già sdoganato con il Cacc’e mitte della Marchesa disponibile nel canale ho.re.ca.
LA DEGUSTAZIONE
Ma procediamo con l’analisi sensoriale: di colore rosso rubino con riflessi violacei, decisamente impenetrabile. Si tratta infatti di un blend di uve nero di Troia, note per la produzione di vini dai colori carichi. Al naso è intenso: prevalgono le note fruttate di mora e ribes e quelle vinose date dall’alcolicità, anche se, lasciandolo ossigenare, emergono note erbacee di sottobosco e balsamiche.
Al palato è elegante ed armonioso, il tannino si avverte, non morbidissimo, ma domato anche dalla presenza delle uve Montepulciano. Retrogusto leggermente amarognolo, finale di buona persistenza, beva gradevole. Un vino tipico della Puglia con una gradazione di 13% di alcol in volume che merita di essere scoperto e provato anche in gdo. Un rosso fermo e secco da servire a 18 gradi, che lega bene con primi piatti a base di carne, salumi, pastasciutta con ragù, braciole al sugo.
LA VINIFICAZIONE
Ottenuto da uve allevate nel vigneto di proprietà dell’azienda agricola Alberto Longo nei pressi di Lucera, su terreni mediamente calcarei a tessitura franco-sabbiosa. Prodotto con un blend di uve nero di Troia, Montepulciano d’Abruzzo, Bombino bianco.
Il sistema di allevamento è a spalliera e cordone speronato, la resa è di 130/140 q.li/uva per ettaro. La vendemmia avviene a piena maturazione nella seconda decade di ottobre, mediante selezione e raccolta meccanica. La fermentazione alcolica avviene in vasi vinari di acciaio inox a temperatura controllata, favorendo il prolungato contatto delle bucce con il mosto.
La fermentazione malolattica si svolge nel mese di novembre subito dopo la fermentazione alcolica. L’affinamento del vino avviene dapprima in vasi vinari di acciaio inox, poi per almeno tre mesi in vasche di cemento ed in seguito in bottiglia per un periodo minimo di tre mesi.
I vini di “Cantine di Terravecchia” brand di Alberto Longo associato al Ricaccio, nascono dalla ferma volontà di Alberto Longo di valorizzare e far conoscere le peculiarità di un territorio, “la Daunia”, che offre una incredibile quantità di risorse socio culturali, paesaggistiche e produttive.
Il progetto dei vini a marchio “Cantine di Terravecchia” prende il nome dallo straordinario centro storico di Pietramontecrovino, situato nel Subappennino Dauno, a 450 mt. s.l.m., paese di origine della famiglia Longo.
L’Azienda nasce da un’idea di Alberto Longo, un professionista che ha deciso di unire l’amore per la terra e la passione per il vino per dare vita ad un progetto che fosse valore per il suo territorio di origine: la Daunia. 35 ettari di vigneti, tanti riconoscimenti ottenuti da parte delle maggiori guide enologiche.
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Andrea Natalini è stato riconfermato Presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano. Dopo il primo mandato da presidente che lo ha visto impegnato dal 2013 a oggi, Natalini è stato nominato all’unanimità dal Consiglio di Amministrazione eletto dall’ultima assemblea dei soci e rimarrà in carica per tre anni, fino al 2019. Il Consiglio di Amministrazione è composto Luca De Ferrari (Boscarelli), Franco Fierli (Fattoria del Cerro), Adriano Giuliarini (La Braccesca), Luigi Frangiosa (La Ciarliana), Andrea Lonardi (Tenuta Trerose), Niccolò Mariani (Cantina Del Giusto), Piero Di Betto, Fabrizio Sallusti, Adriano Ciofini, Doriano Della Giovampaola e Marialuisa Vessichelli (viticoltori conferenti alla Vecchia Cantina). Nella prossima seduta di Consiglio saranno anche nominate la Giunta Esecutiva che andrà ad affiancare il lavoro del Presidente e le commissioni tematiche, strumenti fondamentali per creare gruppi di lavoro specifici, tra cui proprio la promozione e la tutela del marchio. Il prossimo triennio vedrà il Consorzio impegnato in due attività di grande rilievo, a partire dalla realizzazione del Pif (Progetto integrato di filiera) recentemente approvato dalla Regione Toscana proprio a firma del riconfermato presidente Natalini e che comporterà una ricaduta di quasi 8 milioni di euro di investimenti su tutto il territorio di Montepulciano. La seconda è rappresentata dal compimento del “progetto Fortezza” che proprio entro la fine dell’anno, in concomitanza con le celebrazioni del cinquantenario della Doc, vedrà il trasferimento degli uffici del Consorzio e l’inaugurazione della enoliteca consortile.
I NUMERI DEL NOBILE Cinquecento milioni di euro. E’ questa la cifra che quantifica il Vino Nobile di Montepulciano tra valori patrimoniali, fatturato e produzione. Nello specifico in oltre 200 milioni di euro è stimato il valore patrimoniale delle aziende agricole che producono Vino Nobile, 150 milioni circa il valore patrimoniale dei vigneti (in media un ettaro vitato costa sui 150 mila euro) e 65 milioni di euro è valore medio annuo della produzione vitivinicola, senza contare che circa il 70% dell’economia locale è indotto diretto del vino. Una cifra importante per un territorio nel qualesu 16.500 ettari di superficie comunale, 2.200 ettari sono vitati, ovvero il 16% circa del paesaggio comunale è caratterizzato dalla vite. A coltivare questi vigneti oltre 250 viticoltori (sono circa 90 gli imbottigliatori in tutto dei quali 76 associati al Consorzio dei produttori). Oltre mille i dipendenti fissi impiegati dal settore vino a Montepulciano, ai quali se ne aggiungono altrettanti stagionali. Nel 2015 sono state immesse nel mercato circa 7 milioni di bottiglie di Vino Nobile (in linea con l’anno precedente) e 2,8 milioni di Rosso di Montepulciano Doc. In linea con gli ultimi anni, anche il 2015 si è confermato anno dell’export con una quota destinata all’estero pari all’80 per cento di prodotto, mentre il restante 20% viene commercializzato in Italia. Per quanto riguarda il mercato nazionale le principali vendite sono registrate in Toscana per il 47%, dato al quale si aggiunge il 19 per cento delle vendite al Centro. Al Nord è stato venduto il 16% del totale, mentre è cresciuta del 4% toccando quota 17 per cento. Per quanto riguarda l’estero si assiste a una torta divisa a metà tra Europa e paesi extra Ue. La Germania torna a crescere del 3 per cento con il 46% per cento della quota esportazioni e resta il primo paese per le vendite del Nobile. Strepitosa performance anche per la Svizzera (+7%) che con il 17 per cento rappresenta un importante sbocco. Il dato più significativo arriva ancora una volta dagli Stati Uniti che segnano un + 10% nel 2015 arrivando a rappresentare il 20 per cento dell’export del Nobile. Successo anche per i mercati asiatici ed extra Ue con oltre il 7 per cento delle esportazioni.
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Una tenuta nel Parco Naturale della Val d’Orcia che si estende su di un crinale per 40 ettari, di cui 12 vitati: 10 Ha a Sangiovese e 2 suddivisi fra Merlot e Petit Verdot, situati in una posizione ottimale perché ventilata che assicura le condizioni migliori per lo stato sanitario delle piante e dell’uva, oltre che una maturazione graduale e completa dei grappoli, per produrre un vino d’eccellenza. Questa è l’Azienda Agricola Lunadoro, situata a Valiano nel rinomato comune di Montepulciano, che è stata presentata ufficialmente ieri alla stampa e a numerosi operatori del settore, italiani ed esteri, dai vertici di Schenk Italian Wineries, una tra le più rilevanti realtà vinicole nello scenario nazionale, con sede a Ora (BZ), che ad aprile ha acquisito l’intera tenuta con l’obiettivo di migliorare ulteriormente la qualità dei prodotti e valorizzare l’asset Nobile Riserva oltre che, ovviamente, il marchio Lunadoro. All’evento hanno partecipato anche Francois Schenk (Famiglia Schenk), Frank Hooij (direttore generale Schenk Group), Egidio Finazzer (Agronomo), Maurizio Saettini (Enologo). “Quest’azienda – commenta Daniele Simoni, amministratore delegato di Schenk Italian Wineries – rappresenta per noi un passo ulteriore nel percorso che abbiamo intrapreso anni fa con l’obiettivo di radicarci sul nostro territorio, investendo in aziende agricole situate in zone particolarmente vocate e suggestive, con l’obiettivo di poter offrire prodotti di qualità sempre maggiore come espressione sincera del territorio, delle sue tradizioni e della sua cultura. Insieme al vino, infatti, vogliamo proporre un’esperienza completa, che parta dalla terra per arrivare al calice, facendo vivere ed apprezzare l’insieme dei valori e delle peculiarità che arricchiscono il sistema sotteso ad ogni vino di qualità”.
“Con un piano di investimento da 1 milione di euro – aggiunge Simoni– l’azienda punta a migliorare la propria capacità di stoccaggio e vinificazione, con lo scopo di accrescere la qualità del prodotto e valorizzare l’asset Nobile Riserva e il marchio Lunadoro. L’obiettivo è di produrre 80mila bottiglie, triplicando così il fatturato precedente che si aggirava intorno ai 600 mila euro”. “Il legame con la terra e la produzione sono fondamentali per un vino che sia l’espressione della cantina e della sua gente, mantenendo i tratti peculiari e distintivi del terroir di appartenenza – spiega Adriano Annovi, amministratore delegato Lunadoro. Con i nostri enologi e agronomi, seguiamo tutto il processo di maturazione della vite per esaltare le caratteristiche del vitigno principe di Montepulciano, il Sangiovese che solo qui è chiamato Prugnolo Gentile. I riconoscimenti ricevuti nel corso degli anni a partire dal 2005 da Robert Parker, Wine Enthusiast, Guida Veronelli, Gambero Rosso fino alla menzione di aprile 2016 proprio da parte di quest’ultimo per il Nobile Pagliareto 2013, ci consentono di impreziosire l’offerta che presentiamo ai nostri clienti e partner, a soddisfare la crescente domanda mondiale di vini di qualità superiore e ad ampliare la gamma di prodotti ad alto valore aggiunto”. “Lunadoro è la terza azienda delle cantine italiane del gruppo Schenk – prosegue Roberta Deflorian, direttore commerciale Lunadoro. Alla sede principale di Ora fondata nel 1960, si è aggiunta infatti la prima cantina di produzione nel 2011 a Valdobbiadene e, finalmente, ad aprile 2016 questo piccolo gioiello toscano. Punteremo solo sui tre vini che per noi rappresentano l’eccellenza di Montepulciano: Rosso di Montepulciano, Vino Nobile e Nobile Riserva focalizzandoci sulla Riserva, partendo a gennaio 2017 con l’annata 2013 e continuando in crescita con l’annata 2014 per la quale puntiamo a riservare 35-40.000 bottiglie. Vogliamo posizionare questi vini nel segmento ‘ristorazione, enoteche e distribuzione di alta gamma’, al giusto livello di prezzo – conclude Roberta Deflorian. Vini speciali ma accessibili a tutti. Vini con menzioni e riconoscimenti in Italia e nel mondo che noi come team di Lunadoro ci impegneremo a far apprezzare ai nostri clienti a livello internazionale, anche e soprattutto a quelli che non conoscono ancora questa denominazione”.
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E’ prodotto a Novoli, in provincia di Lecce, il miglior vino della XV edizione de La Selezione del Sindaco, il concorso enologico delle Città del Vino, che quest’anno ha visto protagonista come sede delle commissioni di assaggio la città dell’Aquila, in Abruzzo. Con 94,50 punti su 100 si è affermato al primo posto conquistando una Gran Medaglia d’Oro il Falco Nero Salice Salentino Riserva 2009, prodotto con uve Negroamaro dalle Cantine De Falco. Da oltre mezzo secolo questa realtà pugliese si propone di realizzare “vini di qualità, unendo alla tradizionale arte del fare buon vino l’uso delle migliori tecnologie innovative”. La sede è a Novoli mentre i vigneti dai quali si ricavano i vini sono dislocati fra le province di Lecce, Brindisi e Taranto, tutte “terre vocate alla grande e affermata produzione dei vini del Salento”. L’esperienza del capostipite Salvatore De Falco, la passione e l’impegno costante del figlio Gabriele sono gli elementi che hanno reso notevoli apprezzamenti nel mondo vinicolo nazionale e posto le basi “per orizzonti più vasti verso i mercati esteri ove sono particolarmente affermati il Primitivo e il Negroamaro”. Non a caso, un’altra annata di Falco Nero Salice Salentino Riserva, la 2013, si è di recente aggiudicata la medaglia d’oro al Concours Mondial de Bruxelles.
Al secondo posto a pari punteggio (94 punti) l’Arbaria Passito di Pantelleria Dop da uve Zibibbo, annata 2011, dell’azienda Vinisola, di Pantelleria (Tp); e il vino pugliese Rivo di Liandro Salice Salentino Doc Riserva 2012, prodotto dalla cooperativa dei produttori agricoli di San Pancrazio Salentino (Brindisi). Quarto posto per un altro pugliese: il Selvarossa Salice Salentino Doc di Cantina Due Palme. In generale il concorso ha visto protagonisti i grandi vitigni italiani: Negroamaro, Montepulciano, Gaglioppo, Raboso, Zibibbo e Corvina. Ma ai primissimi posti anche tre vini portoghesi, che si aggiudicano tre Gran Medaglie d’Oro. Al primo posto tra le 108 Medaglie d’Oro con 91,80 punti il Clematis, un vino dolce annata 2011 da uve Montepulciano, prodotto in Abruzzo con la denominazione Igt Colline Pescaresi dall’azienda agricola Ciccio Zaccagnini. Al secondo posto tra gli Ori un vino portoghese, il Venanzio da Costa Lima Moscatel Reserva Doc Setubal 2008. Invece tra le 215 Medaglie d’Argento al primo posto il Morellino di Scansano Docg 2012 della cantina Conte Guicciardini Castello di Poppiano (86,80 punti).
I PROTAGONISTI Biologici, passiti, autoctoni, in argilla, kosher, spumanti e sempre e comunque “piccole partite di vino di qualità, prodotte nelle Città del Vino”. Sono questi i protagonisti dell’ultima edizione de La Selezione del Sindaco, organizzato dall’associazione che aggrega 450 Comuni in Italia e un migliaio in Europa attraverso Recevin. La Selezione del Sindaco è un concorso enologico unico perché le cantine possono partecipare solo in alleanza con il Comune di riferimento. Inoltre perché il concorso è pensato per piccole partite di vino (minimo 1.000 massimo 50.000 bottiglie) e con un’attenzione particolare a vitigni autoctoni, anche a vini passiti, vini maturati in argilla e produzioni di qualità delle cantine sociali. Anche in questa edizione non sono state previste Medaglie di Bronzo, mentre il limite inferiore delle Medaglie d’Argento è stato innalzato dal punteggio minimo di 82 a 84,40, segno di ulteriore distinzione e qualità per i vini premiati. “La Selezione del Sindaco si conferma il primo concorso enologico internazionale organizzato in Italia – commenta Floriano Zambon, presidente di Città del Vino -. Con la realizzazione del concorso all’Aquila abbiamo voluto mantenere viva l’attenzione sulle problematiche che ancora permangono dopo il terremoto in Abruzzo e dare un segnale di come attraverso la viticoltura di qualità sia possibile rilanciare un’area con forti vocazioni anche enoturistiche. Il 4 luglio – conclude Zambon – torniamo all’Aquila per un grande evento di degustazione che consentirà al pubblico di assaggiare le 1.100 etichette partecipanti”. Dalle Città del Vino i ringraziamenti alla Regione Abruzzo, alla Camera di Commercio, al comune dell’Aquila e all’Istituto Alberghiero Leonardo da Vinci – O. Solecchi dell’Aquila per l’ottima organizzazione e l’ospitalità. Un benvenuto particolare all’Aquila che diventa Città del Vino.
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(3 / 5) Un vino davvero versatile il Rosso di Montepulciano, da tutto pasto: particolarmente adatto per i primi piatti con sughi di carne, salumi, formaggi di media stagionatura, ma anche da osare con piatti di pesce dal sapore deciso.
Sotto la nostra lente di ingrandimento, questa volta, il Rosso di Montepulciano Doc, annata 2014, prodotto dalla Tenuta di Gracciano della Seta a Montepulciano.
LA DEGUSTAZIONE
Un vino dal colore rosso rubino brillante, luminoso, poco trasparente. Al naso è intenso con aromi di ciliegia e lampone corredate da note erbacee e ferrose. Più accattivante al naso che al palato, nel complesso offre una discreta beva ad un prezzo commisurato. In bocca il sapore è delicatamente fruttato, ma si rivela poco corposo e anche poco persistente una volta deglutito. Con un titolo alcolometrico di 13% risulta in ogni caso non pesante e godibile. Un ossimoro d’obbligo per il suo retrogusto che è dolcemente amarognolo.
LA VINIFICAZIONE Il Rosso di Montepulciano Doc 2014 Ferrari Corbelli della Tenuta di Gracciano della Seta è prodotto con un blend composto dal 90% di Prugnolo gentile e dal 10% di uve Merlot. Le vigne del cru Casale, Maramai, sono esposte a sud/sud-est e sud-ovest ad un altitudine di 300-350 metri s.l.m. Il terreno è di tipo limoso argilloso e i vigneti sono allevati a Guyot e a cordone speronato. La fermentazione e la macerazione sulle bucce avvengono in acciaio a temperatura controllata con lieviti indigeni per una quindicina di giorni, con rimontaggi giornalieri. La produzione media del Rosso di Montepulciano Doc è di 30.000 bottiglie annue, quella complessiva di 100.000 con Nobile di Montepulciano, Nobile Riserva e Rosato di Toscana.
La Tenuta di Gracciano, della famiglia della Seta Ferrari Corbelli Greco, si estende su circa 20 ettari vitati. I vigneti sono dislocati in 4 crus: Casale, Toraia, Maramai e Podere Rovisci, ognuno dei quali ha caratteristiche che si differenziano soprattutto per il suolo. Casale è il cru con il terreno più sciolto e produce vini armonici, eleganti e profumati. Il vigneto è stato reimpiantato nel 2008, quindi le uve sono utilizzate per la produzione del Rosso di Montepulciano. Gli altri tre crus hanno una frazione argillosa più importante soprattutto il Podere Rovisci le cui uve sono destinate alla produzione del Vino Nobile Riserva. L’età media delle viti è di 15 anni. Una parte del vigneto Maramai ha più di quaranta anni. La filosofia della Tenuta di Gracciano della Seta è da sempre improntata al rispetto della tradizione e dell’ambiente: non sono utilizzati né concimi chimici né diserbi e i vini cercano di rispettare il più possibile l’espressione del territorio con interventi tecnologici su uve e vini alquanto rispettosi della materia prima.Dal 2015 si sono convertiti all’agricoltura Biologica. Numerosi i riconoscimenti per i loro vini da parte di Gambero Rosso, Slow Wine, Vini di Veronelli.
Prezzo pieno: 5,99 euro Acquistato presso: Carrefour
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Si è tenuto giovedì 31 Marzo un incontro presso la Sala Giunta di Palazzo Dogana della Provincia di Foggia, tra i rappresentanti delle principali aziende vinicole di Capitanata aderenti al Movimento Turismo del Vino Puglia, gli esponenti politici locali, le imprese vinicole e le associazioni di categoria per raccontare lo stato dell’arte e gli obiettivi da perseguire nella promozione del vino di Capitanata anche al Vinitaly. Una manifestazione ritenuta un’occasione imperdibile per incontrare i compratori e gli addetti del settore, ma anche per promuovere il territorio, parlare delle proprie eccellenze e del duro lavoro svolto per produrre qualità, degli investimenti fatti palcoscenico ideale per essere ambasciatori del territorio di Capitanata, da sempre a vocazione agricola, un territorio che grazie al San Severo rosso, rosato e bianco si fregia del riconoscimento DOC, la prima in Puglia e tra le prime in Italia, già dal 1968. Obiettivi ambiziosi che si possono raggiungere solo facendo squadra. ”Solo insieme possiamo vincere la battaglia con i competitor mondiali, non dobbiamo avere paura del nostro vicino, ma dobbiamo collaborare. Al Vinitaly saremo uniti per competere con il mondo” ha spiegato Donato Giuliani della sanseverese Cantine Teanum. I produttori punteranno su Nero di Troia e spumanti. ”Proprio adesso che l’asse produttivo sembra spostarsi dalla quantità alla qualità, con la competizione accesa nei confronti dei rinomati vini del Nord, serve saper trasmettere questo valore aggiunto del prodotto dauno. Il Primitivo e il Negramaro hanno raggiunto la fase matura del proprio mercato, adesso il prodotto in ascesa in Puglia è il Nero di Troia e su questo bisognerà puntare” ha affermato il presidente della Camera di commercio, Fabio Porreca. Lucio Pistillo, direttore dell’ Antica Cantina ha inoltre spiegato che nonostante a San Severo ci siano la gran parte dei 9mila ettari di Montepulciano della Puglia, non è possibile indicarlo in bottiglia. Potrebbero puntare su uno dei vini più venduti al mondo ma le regole lo impediscono e non si possono informare i consumatori. ”Chi vende vino all’estero sa benissimo che bisogna dare un nome ed un cognome al prodotto, altrimenti non c’è mercato” ha commentato. Gianni Ciampi delle Cantine Passalacqua è invece intervenuto sul tema delle produzioni biologiche.”Stiamo tornando al passato puntando sul Nero di Troia e sul Bombino senza nessun tipo di additivo chimico. Facciamo il vino a fermentazione naturale come i nostri nonni. Il mercato italiano ha già riconosciuto la bontà di questa operazione, se è vero che l’80 per cento della produzione è venduta sul territorio nazionale e solo il 20 per cento all’estero prima o poi tutte le cantine seguiranno questa strada” ha commentato. Relativamente al discorso bollicine, la Cantina D’Araprì di San Severo ha già ottenuto risultati importanti nella spumantizzazione. Alberto Longo, proprietario Azienda Agricola Alberto Longo è pronto invece a lanciare il suo primo metodo classico e si è espresso molto fiducioso sulle prospettive future, ci sono i margini per creare addirittura un distretto dello spumante, a favore del quali si sono anche schierati i sommelier della Capitanata.
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In Abruzzo si torna ad imbottigliare direttamente il vino, riducendo il ricorso ad imbottigliatori esterni. Il primo trimestre del 2016 si è aperto con un giro di boa che ha portato all’incremento della quota del vino imbottigliata localmente e che entro la fine dell’anno dovrebbe arrivare al 50% , secondo quanto dichiarato da Nicola Dragani, Presidente di Assoenologi Abruzzo e Molise ad Abruzzoweb. Il timore della liberalizzazioni delle denominazioni da parte dell’Europa ha fatto anche maturare una nuova consapevolezza nei produttori, ora orientati verso produzioni più qualitative che passano anche dallo specificare il luogo di produzione. Pratica già adottata con successo in altri paesi, ma anche in alcune regioni Italiane. La Toscana ha portato Chianti, Brunello di Montalcino o Morellino di Scansano, ad essere famosi nel mondo anteponendo il luogo di produzione al vitigno Sangiovese, idem ha fatto il Piemonte con Barolo, prodotto da uve nebbiolo. Pioniere di questa svolta, il Consorzio di Tutela Montepulciano Colline Teramane, che già dalla prossima vendemmia 2016 imbottiglierà direttamente con l’indicazione della zona di produzione.”Dobbiamo ad esempio essere coscienti del fatto che il Pecorino, sul quale tanto puntiamo, si produce nelle Marche, nel Lazio, in Molise, in Puglia, quindi sul mercato quando arrivi come Pecorino sei uno dei tanti, non emergi” ha spiegato Alessandro Nicodemi, presidente del Consorzio. ”La deroga data dall’Europa deve essere per noi occasione di riflessione e per prepararci a questa metamorfosi, intanto continuiamo a lavorare per utilizzare la denominazione del Montepulciano, guardando con attenzione all’iniziativa del Consorzio Colline teramane che ha anteposto la località al vitigno anche perché è impossibile presentarsi sul mercato con 150 milioni di bottiglie, tanta è la produzione del Montepulciano, dicendo che è di qualità, quando di Barolo o di Brunello se ne producono 15 milioni” ha dichiarato Nicodemi al giornale. Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’assessore regionale all’agricoltura Dino Pepe, per il quale non solo bisogna incentivare le denominazioni, ma anche lavorare nell’ottica di modifiche al Piano di Sviluppo Rurale che favoriscano l’aggregazione delle aziende produttrici.
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Natale con i tuoi, Pasqua…in cantina. Il fenomeno “enoturismo” si dà un motto e dalle parole passa ai fatti. Saranno migliaia i cosiddetti winelovers che per il ponte di Pasqua sceglieranno la Toscana e in particolare le visite in cantina. E’ quanto emerge dall’analisi del Movimento Turismo del Vino Toscana sulla base delle tante iniziative che le aziende associate hanno programmato e proposto proprio per i tre giorni della Pasqua. “Il turismo legato al vino, soprattutto in Toscana – spiega il presidente del Mtv Toscana, Violante Gardini – è ormai uno status che sempre più persone, italiani in particolare, scelgono per i momenti liberi e di vacanza perché le cantine sono legate in maniera forte non solo al prodotto stesso che diventa un appeal, ma al paesaggio, alle città d’arte, a un modo di vivere il tempo libero che è diventato un vero e proprio modello”. Sono tante le opportunità per chi passerà il ponte pasquale in Toscana. In ogni territorio del vino, dalla Maremma a Montalcino, dal Chianti a Montepulciano, passando per Bolgheri e Carmignano, le cantine del Mtv Toscana si sono sbizzarrite nell’offrire attività particolari ai wine lovers.
Nel senese la Fattoria del Colle di Trequanda propone pacchetti tra degustazioni di vino e wellness con sosta nell’agriturismo aziendale. Alla Fattoria dei Barbi di Montalcino il Brunello si abbinerà al pranzo tradizionale di Pasqua, così come al Castello Banfi. A Col d’Orcia, sempre Montalcino, l’azienda ha programmato visite e degustazioni in cantina. Pranzo di Pasqua con il Chianti Classico è quello che propone Badia a Coltibuono a Gaiole in Chianti. Degustazioni di Chianti Classico a Pasqua e Pasquetta a Fonterutoli, nello storico confine tra Firenze e Siena e anche in Maremma nella tenuta di Belguardo sono promosse dall’azienda Mazzei. Per maggiori informazioni sui programmi offerti per il periodo di Pasqua dalle cantine associate al Movimento Turismo del Vino Toscana ulteriori informazioni sono a disposizione sul sito www.mtvtoscana.com. E’ comunque consigliabile contattare le cantine e fissare un appuntamento.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Tutti pazzi per il nuovo brand del Consorzio del Vino Nobile. Il restyling del grifo è piaciuto anche al mercato tedesco, ma non solo, che in questi giorni alla Prowein di Dusseldorf ha avuto il piacere in anteprima di vedere il nuovo logo campeggiare sullo stand consortile di una delle fiere di riferimento in Europa anche per il vino italiano. “Possiamo dirci più che soddisfatti di questa prima uscita fieristica dell’anno – commenta Andrea Natalini, presidente del Consorzio del Vino Nobile – per un mercato, quello tedesco che già nel 2015 è tornato a crescere, ma che per l’anno in corso sta già dando degli ottimi risultati già a partire da questo primo trimestre”. A Dusseldorf il Consorzio è stato presente anche quest’anno con uno stand che ha raccolto alcune aziende in forma diretta e la denominazione al completo presso il banco d’assaggio preso letteralmente d’assalto da operatori principalmente del mercato Mitteleuropeo, ma non solo dal momento che la Prowein è storicamente una fiera aperta al trading internazionale. Tre giorni di grande lavoro con centinaia di contatti diretti pronti a scoprire le ultime annate in commercio da poco presentate all’Anteprima del Vino Nobile, il Nobile 2013 e la Riserva 2012.
IL NUOVO LOGO
E in attesa di sfoggiare nell’appuntamento italiano dell’anno, il Vinitaly di Verona, a Dusseldorf il Consorzio del Vino Nobile si è presentato con il nuovo brand, derivato dal lungo processo di “restyling”. Il nuovo “sigillo” che accompagnerà i prossimi anni l’immagine coordinata del Vino Nobile è ancora il simbolo di Montepulciano, il grifo, proposto sotto un altro aspetto, ovvero seduto sopra la città, Montepulciano, a salvaguardia di questa, ma con le ali spiegate, pronto a spiccare il volo, così come ha fatto negli ultimi anni il suo vino. Proprio quello tedesco è il mercato dove il grifo, il Vino Nobile, è volato più in alto nel corso del 2015. La Germania infatti torna a crescere del 3 per cento con il 46% per cento del totale della quota esportazioni e resta il primo paese per le vendite del Nobile. Strepitosa performance anche per la Svizzera (+7%) che con il 17 per cento rappresenta un importante sbocco. Il dato più significativo arriva ancora una volta dagli Stati Uniti che segnano un + 10% nel 2015 arrivando a rappresentare il 20 per cento dell’export del Nobile. Successo anche per i mercati asiatici ed extra Ue con oltre il 7 per cento delle esportazioni. In linea con gli ultimi anni dunque anche il 2015 si conferma anno dell’export con una quota destinata all’estero pari all’80 per cento di prodotto, mentre il restante 20% viene commercializzato in Italia. A proposito di mercato nazionale le principali vendite sono registrate in Toscana per il 47%, dato al quale si aggiunge il 19 per cento delle vendite al Centro. Al Nord è stato venduto il 16% del totale, mentre è cresciuta del 4% toccando quota 17 per cento, la vendita diretta in azienda.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Francesco Paolo Valentini non è mai stato uno di quelli che, per dirla in gergo, la mandano a dire. Produttore di successo di vini e di olio nel suo Abruzzo, è stato ospite nei giorni scorsi della trasmissione Tg2 Insieme. Un’occasione imperdibile per cantarle manco fosse a San Remo. Nel mirino del vignaiolo, prima di tutto anche agricoltore, le pompose “dichiarazioni giornalistiche” in base alle quali, quella del 2015, è stata una vendemmia straordinaria.
“Bisogna sfatare il mito dell’annata siccitosa come garanzia di elevata gradazione alcolica del vino – ha dichiarato Valentini – perché non è vero: sussiste piuttosto una fittizia gradazione zuccherina, dovuta a disidratazione dell’acino, ma in realtà non c’è evoluzione, perché qualunque organismo vivente, vegetale e animale, per eccesso di caldo blocca la propria crescita”.
A tal proposito, Valentini ha eseguito uno studio delle vendemmie delle varietà Trebbiamo d’Abruzzo e Montepulciano della propria azienda, dal 1817 al 2007. “Fino agli anni Settanta del Novecento – ha spiegato Valentini – la vendemmia avveniva durante la prima metà del mese di ottobre. Poi un crollo, che corrisponde all’aumento dell’industrializzazione con ricadute dirette, evidentemente, sull’effetto serra”.
Nel 2007 abbiamo addirittura vendemmiato le nostre varietà il 31 agosto, perché a quella data avevano raggiunto la giusta maturazione zuccherina . Il problema è che la maturazione dell’uva non è solo quella zuccherina”.
C’è anche quella fenolica, importantissima, perché riguarda il corretto sviluppo nell’acino di aromi, colori e profumi che saranno poi trasferiti al vino. “Se noi andiamo ad analizzare i vinaccioli, cioè i semini dell’uva che ha la corretta maturazione zuccherina – ha evidenziato Valentini – vediamo che questi sono verdi, cioè non evidenziano più una corretta maturazione fenolica. Non hanno una colorazione marrone, cioè non c’è un processo di lignificazione. La stessa polpa, che aderisce ai vinaccioli, è aspra. E la materia colorante, le materie polifenoliche, sono instabili, cioè non mature”.
A RISCHIO LE PRODUZIONI ARTIGIANALI
Ma le anomalie non si fermerebbero qui. “Abbiamo assistito a un crollo di parametri come quello dell’acido malico – ha aggiunto il viticoltore – e i Ph tendono ad alzarsi. Durante la fermentazione tumultuosa, ovvero la fermentazione alcolica, chi non utilizza lieviti estranei come l’artigiano, nota che i lieviti hanno subito una trasformazione, ovvero hanno maggiore virulenza: le temperature di fermentazione spontanea, cioè non controllata, risultano particolarmente elevate. Noi artigiani siamo un avamposto e notiamo tutto”.
Per questo, secondo Francesco Paolo Valentini, “gli agricoltori dovrebbero avere il coraggio di raccontare le cose come stanno al posto di seguitare a raccontarci tutti gli anni la solita storiella dell’annata migliore di sempre“.
“Ci sono giornalisti con proprietà chiaroveggenti – ha denunciato Valentini – che sembrano predire l’esito di una vendemmia due o tre mesi prima che venga portata a termine. Nella vita ci sono priorità e l’utile non è solo quello economico. Abbiamo il dovere di informare l’opinione pubblica su quello che sta accadendo, in modo che si possano prendere provvedimenti“.
Sempre secondo Valentini, il danno riguarderebbe direttamente solo le piccole imprese vitivinicole. “Riuscire a gestire i cambiamenti climatici è difficile per noi, cerchiamo piuttosto di assecondare quello che accade, anche perché le nostre sono produzioni artigianali ed è fondamentale mantenere il pieno rispetto della materia prima, al contrario delle lavorazioni industriali che interferiscono con la materia prima. Riuscirci è sempre più difficile e sempre più improbabile e, alla lunga, non sappiamo come andrà a finire”.
“Nella lavorazione industriale – ha evidenziato Valentini – si riesce a sopperire a maturazioni che non sono complete, in un modo o nell’altro. Nella lavorazione artigianale questo non può avvenire”. Insomma, per Valentini la vendemmia 2015 sarà sì straordinaria. Ma solo per gli enologi delle grandi cantine.
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La linea di vini “Le Vie dell’Uva” cresce e si segmenta. Lanciata dal Gruppo distributivo Selex nell’autunno 2011, ha realizzato nel 2014 un fatturato di circa 4,5 milioni di euro per un totale di oltre 2,3 milioni di bottiglie (+ 27% in volume e in valore rispetto al 2013). Un incremento che supera di gran lunga quello del comparto vini Doc, Docg, Igt e Charmat all’interno dei supermercati del Gruppo (+ 4,4% a volume e + 0,6% a valore). Con un assortimento iniziale di 28 etichette (circa 500.000 le bottiglie vendute a fine 2011), oggi la linea è molto articolata e comprende 52 vini rappresentativi dei territori più vocati, che saliranno a 53 entro la fine dell’anno.
Se tutte le proposte hanno incontrato il favore dei consumatori, particolarmente brillante è stato l’andamento del mondo delle “bollicine” (cresciuto a livello nazionale dell’8% in volume e valore) presidiato da Le Vie dell’Uva con ben tre tipologie di Prosecco (Prosecco frizzante Spago Doc, Prosecco millesimato Doc e Prosecco Valdobbiadene Docg), una di Franciacorta Docg, una di Asti Docg, una di Brachetto Docg e una di Muller Thurgau Doc. Col Prosecco che, anche nei punti di vendita delle imprese Selex, si è distinto rispetto ai vini della stessa categoria.
Più in generale, e nonostante il clima economico non incoraggiante, sono state le etichette di maggior pregio della linea a mettere a segno una crescita superiore. A conferma che alla qualità, purchè al giusto prezzo, gli italiani non rinunciano. Da qui l’idea di affiancare all’offerta base (bottiglie da 3 a 5 euro) una fascia “top”, ossia una linea dedicata alle eccellenze enologiche regionali, con un prezzo dai 6 euro in su.
Così, da luglio dell’anno scorso, 12 vini sono entrati a far parte di questa accurata selezione, contrassegnata dall’etichetta bianca (rispetto a quella più scura della linea) e con la firma “Le Vie dell’Uva” in argento. Dal Piemonte alla Puglia alla Campania, passando per Veneto, Alto Adige e Toscana, troviamo, a un prezzo più che abbordabile, il meglio del “vigneto Italia”, come Barolo Docg, Greco di Tufo Docg, Lacrima Crysti Doc, Primitivo di Manduria Doc, Valpolicella Ripasso Doc, Pinot Nero e Pinot Bianco Docg, Nobile di Montepulciano Docg ed altri ancora.
A decretare il successo de Le Vie dell’Uva (una delle prime linee di vini con un proprio brand messe a punto da un operatore della distribuzione moderna) il rapporto qualità-prezzo, innanzitutto, grazie alla selezione accurata dei fornitori (circa 20 tra le migliori cantine di tutta Italia) e all’attento controllo qualità della Centrale Selex.
«Abbiamo raggiunto il target giusto – spiega Dario Triarico, responsabile grocery e beverage marca del distributore del Gruppo Selex – rappresentato da consumatori informati ed esigenti, ma non superesperti, che leggono le etichette e quando comprano un vino vogliono andare a colpo sicuro, senza brutte sorprese». Nell’ottica di fornire un servizio alla clientela, anche la scelta di bottiglie “trasparenti” dove è ben visibile il nome del vitigno con un’immagine della zona di provenienza. E, sul retro, la “carta d’identità”: cantina, imbottigliatore, anno di produzione, volume alcolico e la descrizione dettagliata delle caratteristiche organolettiche, curata da esperti sommelier, gli abbinamenti consigliati, la temperatura di servizio e, per le etichette più pregiate, la longevità. (fonte: gdonews.it)
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