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Giampaolo Tabarrini, il vignaiolo alieno. Nuova cantina “spaziale” a Montefalco

Barba incolta, fisico asciutto. Un’allergia manifesta per camicie e cravatte: meglio una felpa e dei comodi jeans. Dettagli fuorvianti quelli che, a prima vista, fanno somigliare Giampaolo Tabarrini più a un vignaiolo del Kakheti – tutto qvevri, Rkatsiteli e Saperavi – che all’alieno che dimostra d’essere, mentre racconta come stia trasformando la sua cantina in un concentrato di avvenirismo e tecnologia. Montefalco come Cape Canaveral, o giù di lì. Per l’esattezza è la frazione Turrita a ospitare “l’Area 51” del vino italiano.

Piaccia o no a Steven Spielberg, E.T. pare un pivello al cospetto di G.T.: Giampaolo Tabarrini, per l’appunto. “L’incoscienza consapevole è la madre di tutte le grandi opere – commenta il vignaiolo alieno durante la visita di WineMag.it alla nuova struttura – e la tecnologia offre un sostegno indispensabile al processo super customizzato, che ha come obiettivo l’esaltazione dell’artigianalità del vino”.

Nulla di meglio per sintetizzare un progetto di 5 mila metri quadrati su tre piani, pensati e realizzati a braccetto con gli architetti Andrea Balletti e Andrea Sabbatini (studio Balletti+Sabbatini di Massa Martana – PG).

Spazi ampi, che consentirebbero al grande interprete del Sagrantino di produrre 1,5 milioni di bottiglie, a fronte delle 60 mila attuali, con 16 ettari di vigneto. “Numero che non è destinato a crescere, se non di altre 20 mila bottiglie, con l’entrata in produzione dei nuovi impianti”, assicura l’enologo Alessandro Meniconi. La struttura, così spaziosa (2.200 metri quadrati di pavimento lucidato) serve a ben altro.

Ad accogliere gli ospiti, appena al di là dell’ingresso, sarà la cucina del bistrot, con bancone americano da 25 sedute, intervallate da piante di limoni. Lo gestirà Federica, moglie di Giancarlo Tabarrini, che servirà i prodotti dell’azienda agricola, dagli ortaggi ai salumi. Piatti semplici ma deliziosi, per chi prenota la visita con degustazione.

Grande attenzione al servizio e, in particolare, ai calici. Saranno tutti custoditi in una “rastrelliera” realizzata su misura, con sistema di asciugatura e aerazione “anti straccio”. Accanto al bistrot, una serie di tavoli e sedute per testare i vini in vendita nel wine shop, circondato da luminose vetrate.

Atmosfera calda e rilassata, grazie al camino con ventole per l’aspirazione dei fumi, per godersi l’effetto “relais” senza scherzi per l’olfatto, durante il tasting. Giampaolo Tabarrini un po’ alieno e un po’ Steve Jobs: in quest’area sarà come entrare in un Apple Store. Ma al posto dei cellulari ci sarà il vino.

Ogni singola postazione sarà infatti connettibile a smartphone e tablet dai clienti, mediante sistema Nfc, lo stesso scelto da Walter Massa per i tappi “intelligenti” del suo Derthona. Fondamentale anche il ruolo della luce.

Un sistema di faretti integrati nel soffitto (500 metri di cavi) renderà regolabili i toni del bianco, in base alle condizioni dell’esterno. L’obiettivo? Far sentire chi degusta un tutt’uno con la natura circostante, seguendo i cicli delle stagioni.

Un lungo corridoio collegherà l’area ristoro e il wine shop alla sala per eventi e cerimonie, con vista sulla stanza destinata all’appassimento delle uve di Sagrantino. Ci sarà spazio per 500 sedute al coperto. Un record per una cantina del centro Italia.

L’enologo Alessandro Meniconi mostra alcune funzionalità del tablet in cantina

Il cuore della struttura resterà la vecchia torre, dalla quale si potrà accedere grazie a un badge alla parte superiore. Qui saranno ospitati gli uffici e alcune suite, con vista (e accesso) a un tetto sui generis, che ospiterà il giardino pensile e diversi appezzamenti di terreno adibiti ad orto, funzionali al bistrot.

La coibentazione e impermeabilizzazione dell’intero edificio ha richiesto, per questo, 3 mila metri quadrati di guaina di poliurea. Nei sotterranei sorge invece la cantina, unica area ormai ultimata, nel 2015. Si cambia spazio, ma non la musica. Anche qui, nella zona più cara al vignaiolo alieno, è tutto un luccicare della “Giampaolo Tabarrini philosophy“.

Luci intercambiabili, domotica, tablet, smartphone e app per controllare tutto, o quasi: dal colore emesso dai faretti ai sistemi di lavaggio delle vasche e dei legni, passando per l’archivio e l’area destinata a “I vini degli Amici” produttori. Senza tralasciare la gestione dell’areazione e lo stock a pallet, collegato ai singoli ordini e fatture.

Un progetto che sta assorbendo ormai da anni energie e ingenti risorse finanziarie del vignaiolo di Montefalco, che non per questo dimentica la vigna. Anzi. “La tecnologia ci aiuta a perfezionare tutto quello che abbiamo in testa e che non siamo in grado di seguire e monitorare con la stessa attenzione e velocità del pensiero”, sottolinea Tabarrini.

Ingegnerizzare la cantina non significa perdere qualcosa in termini di artigianalità. Come puoi pensare di essere naturale e tradizionale e non avere un sostegno tecnologico? È una puttanata! Perché prima o poi, da qualche parte scappellerai e giustificherai l’errore con la naturalità. Una puttanata, ripeto”.

Puzzette, volatili e altri difetti non sono sinonimi di naturalità, bensì di errori umani: qualcosa che non doveva succedere è successo. Più vogliamo essere estremi nel modo di fare vino, più dobbiamo essere sicuri, anzi certi, di eliminare le possibilità di errore”.

Anche su questo fronte, Giampaolo Tabarrini ha trovato conforto nella tecnologia, in cantina. “Abbiamo impostato un sistema di supervisione di fermentazione dinamica – annuncia a WineMag.it – che ci consente di gestire lo stato fermentativo del vino in base a una serie di parametri registrati in annate analoghe”.

In parole semplici, il vignaiolo di Montefalco è in grado di gestire in maniera scientifica l’avvio, la tumultuosa e la coda della fermentazione sulla base dei dati raccolti nelle precedenti vendemmie, ritenute similari. Un sistema di “alert” permette di intervenire per tempo, in caso di difformità rispetto alla curva di fermentazione impostata.

“Poter fare meglio di ieri è il motivo per cui mi sveglio la mattina”, commenta senza mezzi termini Tabarrini, che si toglie qualche sassolino dalla scarpa: “Io spesso mi incazzo e litigo con chi parla di ‘vini veri‘ e ‘vini naturali‘, per due motivi: gli altri sono falsi? Sono di gomma? Il vino non nasce in natura. E può anche succedere che se ci mettiamo a sedere col calice, questa gente piglia boccatoni!”.

Il vino è un prodotto frutto della cultura dell’uomo e la cultura è conoscenza. Avete mai visto una mucca, un cane, una lepre o una volpe bere vino, sotto a una pianta? Se dai il vino a un cane, non lo beve. Nessun animale berrebbe vino.

Significa che non è un prodotto della natura! L’unica bestia che lo consuma è l’uomo. Quindi il vino è un prodotto dell’uomo, non della natura. Dire che un vino è naturale è una presa per il culo allucinante”.

Continua Tabarrini: “Più è alta la cultura dell’uomo che fa vino, più alto sarà il livello qualitativo del vino che quell’uomo ti presenterà. Non c’è altro modo di descrivere un processo di trasformazione: l’uva, in natura, non diventa vino. E pure per l’aceto ci vuole l’intervento umano, per non fare una ciofeca. La tradizione è la somma delle conoscenze e l’artigianalità è tradizione e conoscenza”.

Da qui l’idea di mettere a disposizione della natura, ovvero dei 16 ettari di vigneti di proprietà, una cantina iper tecnologica, in grado di valorizzare la materia prima della vigna: “Oggi mi definisco ‘vignaiolo produttore di vino, rubato temporaneamente all’agricoltura’ da questo importante progetto della nuova cantina”.

“Il mio lavoro di sempre – aggiunge Tabarrini a WineMag.it – e quello che a me piace fare è in vigna. Perché sono pignolo, non ho voglia di non seguire la nascita, la crescita e la maturazione di un ambiente per me fondamentale”. E sbaglia chi pensa che, a cantina ultimata – entro il 2021-2022 – Tabarrini si godrà i frutti, magari accanto al figlio Filippo, 17enne che inizia a muovere i primi passi tra vigna e tini (e tablet).

“Il nonno mio diceva sempre: ‘Finita la gabbia, morto l’uccello’. Sta cosa mi romperebbe un po’ li coglioni, quindi… Niente inaugurazione o tagli del nastro! Credo che tutte le opere belle siano incompiute: si finiscono step, non progetti. È bello anche ricominciare e mettere tutto in discussione”. Punto e capo, per ricominciare. Sempre.

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Spirits

Dal Piemonte all’Umbria con Antica Torino, il vermouth di Filippo Antonelli

Si potrebbe dire “un torinese in Umbria”. Torinese fin dal nome oltre che per tipologia e stile. Umbro perché Antica Torino nasce da un’idea di Vittorio Zoppi, esperto di vermouth, distillati e liquori, e Filippo Antonelli, proprietario dell’omonima cantina e presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco (PG).

Antica Torino è un vermouth tradizionale. Tredici le botaniche utilizzate (assenzio, genziana, aloe, rosmarino, vaniglia, rabarbaro,timo, cumino, alloro, zenzero, genepy, origano e pompelmo), che vengono lasciate in macerazione in alcol a 96% per 30 giorni.

La tintura così ottenuta è miscelata con vino bianco italiano, 5% di mosto di moscato e e zucchero di barbabietola bruciato. Antica Torino viene imbottigliato dopo un periodo di affinamento che può durare fino a 60 giorni.

Ne risulta un Vermouth dal colora ambrato che al naso colpisce subito con i suoi sentori di rabarbaro, erbe amare, anice e fiori di montagna. Elegante e compatto nei suoi profumi in bocca di rivela agile e fresco. La leggera dolcezza accompagna il sorso ed è ben compensata dalla viva acidità risultando piacevole e scorrevole.

Chiude sulle note amaricanti delle erbe officinali che accompagnano lungo la lunga e piacevole persistenza.

Un vermouth versatile assolutamente godibile consumato in purezza. Ottimo e tradizionale aperitivo, magari guarnito da una scorza di limone, si presta bene anche al consumo dopo pasto grazie alla sua vena amarognola.

La ricchezza aromatica di Antica Torino ne suggerisce anche l’utilizzo in miscelazione. L’abbinamento con un Gin può esaltarne le note floreali ed agrumate (in tal senso meglio un London dry). La spiccata nota amara di Antica Torino ne suggerisce l’uso anche nei tradizionali Boulevardier e Manhattan o, perché no, in un Metropole.

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degustati da noi news news ed eventi vini#02

Bianchi e rossi: i migliori assaggi all’Anteprima Sagrantino 2016

Dal nuovo logo del Consorzio alla prova del calice, passando per la “formula” della degustazione, aperta per la prima volta ai vini bianchi. Mai così ricca di novità l’Anteprima Sagrantino, andata in scena lunedì 24 e martedì 25 febbraio in Umbria. Protagonista la vendemmia 2016 del Montefalco Sagrantino Docg 2016 secco e passito, oltre a Montefalco Rosso Doc (2013/2018), Montefalco Rosso Doc Riserva (2014/2017), Montefalco Bianco Doc (2018-2019), Montefalco Grechetto Doc (2018-2019) e agli altri bianchi rientrati di recente sotto l’egida del Consorzio Tutela Vini Montefalco: Spoleto Doc Trebbiano Spoletino (2018-2019) e Spoleto Doc Trebbiano Spoletino Superiore (2017).

Dagli assaggi traspare lo “sguardo dritto verso il futuro” dei produttori che hanno preso parte ad Anteprima Sagrantino 2016. Nei calici tante interpretazioni, più o meno convincenti, di una modernità stilistica che non vuole “tralasciare radici e storia”.

Cifra riassunta nel restyling del logo consortile affidato a Michela Bastianelli, con l’obiettivo di “conservare e rafforzare l’identità dell’ente, attraverso una veste grafica contemporanea”. Il tutto riassunto nella fierezza del falco, animale scelto per comunicare la solidità e affidabilità di un ente che si pone grandi obiettivi per il futuro.

Il primo è certamente quello di continuare sul percorso di affermazione di un Sagrantino godibile sin dai primi 4-5 anni dalla vendemmia, a dispetto delle grandi “concentrazioni” del passato. Il lavoro sul tannino di aziende simbolo del territorio come Arnaldo Caprai la dice lunga sull’argomento.

Un fenomeno che avvicina l’Umbria al Veneto, coi produttori di Amarone della Valpolicella impegnati da anni nella stessa direzione, sul loro vino “da appassimento”. Tra le sfide delle aziende associate al Consorzio anche la consacrazione dell’anima bianchista, col Grechetto che si conferma su buoni livelli all’Anteprima, nella media.

È ancora tutta da scrivere, invece, la storia del Trebbiano Spoletino. Impossibile, al momento, tracciarne un profilo univoco, tra macerazioni più o meno spinte e la possibilità di ascriverlo – da un minimo del 50% fino alla vinificazione in purezza – anche nel Montefalco Bianco (come ha fatto Tenuta Alzatura con “Aria di Casa“).

“La vera forza del Trebbiano Spoletino è proprio questa, la diversità”, dice senza mezzi termini a WineMag.it Devis Romanelli. “Andranno piuttosto risolti i problemi dell’imbottigliamento fuori zona – continua il vignaiolo di Colle San Clemente – dal momento che il percorso per l’ottenimento delle deroghe è lungo e insidioso”.

Godono comunque di buona salute i vini di Montefalco, che rappresentano il 16,7% della produzione di vino in Umbria. Posizione dominata in particolare da Montefalco Sagrantino Docg (6,3%) e Montefalco Doc (10,4%).

Non a caso, la superficie di vigneto iscritta a Docg ha visto un incremento significativo dal 1992 al 2018, pasando da 66 ettari a 760 ettari. Dal 2000 ad oggi la produzione del Sagrantino è quasi triplicata: da 660 mila a circa 1.5 milioni di bottiglie.

Sul territorio operano 164 viticoltori e 75 imbottigliatori, sempre più interessati anche alla produzione di Sagrantino Passito, aumentata del 17% nel 2019, rispetto all’anno precedente (7% del totale della Docg).

Interessante la crescita dei bianchi, che rappresentano il 10% della Doc: 8% Montefalco Grechetto e 2% Montefalco Bianco. Vini, quelli perugini, che registrano tassi di export del 35%, con Stati Uniti (13%), Germania (5%), Giappone (3%), Inghilterra (3%), Svizzera (3%), Cina (3%), che si dividono i primi gradini del podio, seguiti da altri 40 Paesi nel mondo.

BIANCHI E ROSSI: I MIGLIORI ASSAGGI ALL’ANTEPRIMA SAGRANTINO 2016

  • Montefalco Bianco Doc 2018 Scacciadiavoli: 90/100
    Vino che gioca sulla larghezza, più che sulla verticalità. Frutto preciso e bella salinità su note burrose.
  • Montefalco Bianco Doc 2018 “Aria di Casa”, Tenuta Alzatura: 91/100
    Naso complesso, tra fiori di campo e richiami esotici, di frutta a polpa bianca e gialla. Non mancano ricordi di nocciola, derivanti dal legno. Gran salinità e freschezza su ritorni cremosi. Vino di prospettiva.
  • Montefalco Grechetto Doc 2018 “Nido del falco”, Vignabaldo Group (Broccatelli Galli): 90/100
    Direttamente dalla linea “Selezioni”, un Grechetto a dir poco sorprendente. Naso complesso, tra il frutto esotico e i freschissimi ricordi di mentuccia, finocchietto, anice e salvia. Al palato un bel frutto, pieno, polposo, supportato da mineralità e freschezza. Ottima la persistenza.
  • Montefalco Grechetto Doc 2019, Colle Ciocco – Agricola Spacchetti: 89/100
    Una interpretazione ben riuscita, che nobilita il vitigno nel suo impiego a tavola: un vino di gran gastronomicità.
  • Montefalco Grechetto Doc 2019, Scacciadiavoli: 88/100
    Bella materia al sorso, polpa, succo. Non disdegnerà qualche mese in più sulle spalle.
  • Trebbiano Spoletino Spoleto Doc 2018 “Anteprima Tonda” 2018, Antonelli: 93/100
    Giallo dorato, anice, finocchietto, frutto. Gran materia al palato, lungo, corrispondente, sale dosato sul frutto. Un bianco che, come pochi, riesce a coniugare percezioni marine a ricordi “montani”.
  • Trebbiano Spoletino Spoleto Doc 2018 “Trebium”, Antonelli: 91/100
    Tra le espressioni più schiette di Trebbiano Spoletino dell’Anteprima Sagrantino 2016: portabandiera del vitigno, utile a comprenderne le ottime doti “immediate” e quelle d’allungo.
  • Trebbiano Spoletino Spoleto Doc 2018, Terre di San Felice: 91/100
    Sorso pieno, di struttura, eppure cremoso: ottimo compromesso tra durezze e morbidezze. Sale, frutto, materia. Giovanissimo.
  • Trebbiano Spoletino Spoleto Doc Superiore 2017, Le Cimate: 89/100
    Vino che ha tutto. Bella l’espressione del frutto, pieno e carnoso, sulla mineralità. Vino di gran gastronomicità.
  • Montefalco Rosso Doc 2018, Agricola Mevante: 89/100
    Gran prova sul frutto, per un vino che troverà la sua migliore forma solo dopo essersi stiracchiato per bene in bottiglia, al termine dell’ulteriore (necessario) affinamento. Etichetta, però, su cui scommettere sin d’ora.

  • Montefalco Rosso Doc 2017, Montioni: 90/100
    Vino profumatissimo e dalla gran beva. Sorprende appunto al palato, per la capacità di coniugare una gran presenza e un tannino di prospettiva a una freschezza assoluta, che chiama un sorso dopo l’altro, oltre all’abbinamento con i piatti della migliore tradizione locale e italiana.
  • Montefalco Rosso Doc 2017, Fongoli: 89/100
    Gran lavoro sui primari e sulla maturità del tannino. Ne risulta un vino gradevolissimo, tutto frutto (preciso), materia, succo. Uno di quei rossi da bere col secchio, capaci di rispecchiare l’anima gentile di un territorio tendenzialmente ruvido, grazie a una grande capacità agronomica ed enologica.
  • Montefalco Rosso Doc 2017, Arnaldo Caprai: 88/100
    Gran bel naso complesso, tra frutto maturo e radice, talco, mentuccia. In bocca una gran scorrevolezza, tutt’altro che banale. Tannino elegante e di prospettiva.
  • Montefalco Rosso Doc 2016, Fattoria Colleallodole – Milziade Antano: 91/100
    Naso molto intrigante, tra frutto succosissimo e accenni goudron. Ottima corrispondenza gusto olfattiva per una beva piena, su un frutto precisissimo. Tannino disteso ma ancora in grado di dire la sua nel sorso, prima di una chiusura vagamente salina. Complessità ed eleganza.
  • Montefalco Rosso Doc 2016, Romanelli: 89/100
    Grandissimo lavoro sul tannino, di estrema eleganza. Allungo sul frutto, succosissimo. Ritorni goudron e liquirizia in chiusura. Beva instancabile.
  • Montefalco Rosso Doc 2016 “Boccatone”, Tabarrini: 90/100
    Bel naso, tutto sull’espressività assoluta del frutto, rinvigorito dalla spezia. In bocca un tannino fitto, elegante. Nettare capace di abbinare una certa robustezza a una gran freschezza e bevibilità. Gastronomico.
  • Montefalco Rosso Riserva Doc 2016, Fattoria Colleallodole – Milziade Antano: 92/100
    Vino di gran pienezza, importante, godibile oggi ma di prospettiva. Frutto maturo, succoso (amarena, prugna) tannino in integrazione, elegantissimo. Bei ritorni speziati, in chiusura, su un allungo fresco.
  • Montefalco Sagrantino Docg 2016 2016 “Colle alla Cerqua”, Tabarrini: 95/100
    Chicca assoluta dell’intera Denominazione. Naso e palato si litigano le lodi su un frutto carnoso, tutto da mordere e succhiare. Non viene assolutamente meno l’eleganza, tratteggiata da una certa mineralità e ancor più da un tannino pregevolissimo. Ritorni speziati in un allungo di gran persistenza.
  • Montefalco Sagrantino Docg 2016, Romanelli: 92/100
    Splendida interpretazione, a cavallo fra tradizione e modernità. Un Sagrantino pieno ed elegante: frutto di grandissima precisione, così come il tannino. Fresca e lunga la chiusura.
  • Montefalco Sagrantino Docg 2016 “Valdimaggio”, Arnaldo Caprai: 91/100
    Naso suadente, tutto su un frutto preciso, tra la ciliegia, il lampone e la fragolina, oltre a sbuffi speziati, preziosi. Ottima la corrispondenza gusto olfattiva. In bocca gran pienezza, ma soprattutto un tannino di estrema eleganza.
  • Montefalco Sagrantino Passito Docg 2016, Il Torrione: 94/100
    Parola d’ordine “equilibrio” per questo splendido passito, unico a rientrare tra le nostre menzioni: freschezza da vendere sull’esplosività e concentrazione del frutto. Persistenza infinita.

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Anteprima Sagrantino: modulo “anti propagazione Coronavirus” per i giornalisti

MONTEFALCO – “Al fine di permettervi di godere al meglio, nella piena sicurezza, l’evento Anteprima Sagrantino, organizzato dal Consorzio Tutela Vini Montefalco, inviamo in allegato un modulo da firmare (disponibile anche cartaceo presso il Consorzio Tutela Vini Montefalco) come da richiesta del Comune di Montefalco (PG) in via precauzionale, sulla base delle ultime disposizioni varate dal Consiglio dei Ministri (ordinanza https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/02/22/20A01220/sg ). Grazie per la collaborazione”. È quanto si legge in una mail invitata a tutti i giornalisti che da oggi, domenica 23 febbraio 2020, a martedì 25 febbraio 2020, parteciperanno al programma di Anteprima Sagrantino 2020. Il Consorzio di Tutela umbro recepisce così le disposizione del Ministero, per evitare la propagazione del Coronavirus (Covid-19). Riportiamo di seguito la missiva.

“Il sottoscritto……….

  • Dichiara di non aver avuto contatti stretti con casi confermati di malattia infettiva diffusiva COVID-19 (comunemente conosciuta come Coronavirus)
  • di aver avuto contatti stretti con casi confermati di malattia infettiva diffusiva COVID-19 (comunemente conosciuta come Corona Virus) indicare eventualmente da quanti giorni___________
  • di non aver, negli ultimi quattordici giorni, fatto ingresso in Italia dopo aver soggiornato nelle aree della Cina interessate dall’epidemia (malattia infettiva diffusiva COVID-19), come identificate dall’Organizzazione mondiale della sanita’, e in tutte le altre aree interessate dall’epidemia (malattia infettiva diffusiva COVID-19) come indicate dall’Organizzazione mondiale della sanità e dai comuni italiani del pari interessati dall’epidemia (malattia infettiva diffusiva COVID-19)
  • di aver, negli ultimi quattordici giorni, fatto ingresso in Italia con provenienza da o dopo aver soggiornato nelle aree della Cina interessate dall’epidemia (malattia infettiva diffusiva COVID-19), come identificate dall’Organizzazione mondiale della sanita’, e in tutte le altre aree interessate dall’epidemia (malattia infettiva diffusiva COVID-19) come indicate dall’Organizzazione mondiale della sanità e provenire o essere residente in comuni italiani del pari interessati dall’epidemia (malattia infettiva diffusiva Covid-19)
In caso di risposta positiva (di aver) indicare di seguito nel dettaglio la data di ingresso nel
territorio del Comune e le strutture a cui si è avuto accesso: ___________
Dichiaro di essere informato che, i dati personali raccolti vengono trattati dall’Autorità competente per motivi di interesse pubblico, ai sensi del regolamento (UE) 2016/679, nel rispetto delle disposizioni vigenti in materia di protezione dei dati personali, ivi incluse quelle relative al segreto professionale, e in relazione al contesto emergenziale in atto. (luogo e data) ________ – Il/la dichiarante_______”.
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Sagrantino di Montefalco e Trebbiano Spoletino: nozze Doc in Umbria

MONTEFALCO – Diversi ma uguali. Un bianco e un rosso capaci di esprimere, come pochi vini sanno fare, territorialità e longevità. Sono il Sagrantino di Montefalco e il Trebbiano Spoletino, oggi protagonisti di un brindisi speciale in Umbria, a coronamento dell’aggiunta della Doc Spoleto alle Denominazioni rappresentate e tutelate dal Consorzio Tutela Vini Montefalco, come anticipato da WineMag.it a febbraio 2019. Una scelta approvata all’unanimità dall’assemblea straordinaria dei soci, nel mese di luglio 2019.

L’appuntamento è alle ore 16, nella Sala Consiliare del Comune di Montefalco. Interverranno il sindaco Luigi Titta, la dirigente del Servizio Turismo della Regione Umbria, Antonella Tiranti, il presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco, Filippo Antonelli, e i rappresentanti delle cantine associate.

Per l’occasione sarà presentato “Smell and Smile“, cortometraggio dedicato a Montefalco e ai suoi vini presentato alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia. Un corto composto da tre storie – una ambientata al Nord, una al Meridione ed una terza al Centro Italia – utili a compiere un vero e proprio viaggio tra i luoghi del Sagrantino, i paesaggi di Montefalco e le cantine.

Un progetto curato da “A’bout de film” con la collaborazione del Consorzio Tutela Vini Montefalco e dalla Regione Umbria, la cui sceneggiatura è stata curata dal pluripremiato Giuseppe Gandini. Oltre al brindisi per le nozze tra il Sagrantino e i vini di Montefalco con il Trebbiano Spoletino, l’iniziativa del pomeriggio sarà l’occasione per fare il punto su Anteprima Sagrantino 2016.

La presentazione della nuova annata di Montefalco Sagrantino Docg agli operatori e alla stampa specializzata proveniente da tutto il mondo è in programma il 24 e il 25 febbraio 2020, a Montefalco. Un evento che vedrà appunto protagonista, per la prima volta, anche il Trebbiano Spoletino.

Il Trebbiano Spoletino sarà solo “Spoletino”. Doc Spoleto nel Consorzio Montefalco

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Vini al supermercato

Montefalco Sagrantino Docg 2014 Carapace, Tenuta Castelbuono Lunelli

(5 / 5) È l’icona della Tenuta Castelbuono di Bevagna (PG), se non altro per il nome di fantasia che ricorda la forma della cupola della cantina, progettata da Arnaldo Pomodoro. Parliamo del Montefalco Sagrantino Docg “Carapace”. Sotto la lente di ingrandimento di Vinialsuper, la vendemmia 2014 di uno dei due vini rossi top di gamma della famiglia Lunelli – proprietaria di Ferrari Trento – in Umbria.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il nettare si presenta di un rosso rubino intenso e luminoso. Il naso è connotato da un’ammaliante vena floreale, con ricordi di rosa, rimpolpati dalla frutta a bacca nera e rossa tendente al maturo. Si distinguono, per esempio, la mora, la ciliegia e il lampone sotto spirito.

Non manca l’apporto del legno, con terziari di vaniglia, liquirizia e tabacco. Al palato, il vino rivela un’ottima corrispondenza col naso, oltre all’attesa tipicità. La presenza del tannino, uno dei tratti distintivi dell’uva Sagrantino di Montefalco, è rilevante ma ben integrata.

Molto ben integrati anche i 15 gradi di percentuale d’alcol in volume (15% vol). Buona, infine, la persistenza. Un vino, il Carapace di Tenuta Castelbuono Lunelli, che con la vendemmia 2014 pare giunto allo stato di grazia e all’equilibrio, dopo anni di evoluzione.

L’etichetta ha comunque ancora molta “vita” davanti: almeno 5 anni ad alti livelli. In cucina è perfetto l’abbinamento con le carni, in particolare la selvaggina, gli stufati, gli arrosti e i formaggi stagionati.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto sin dal 2003, il Montefalco Sagrantino “Carapace” è ottenuto da uve Sagrantino in purezza, selezionate dai migliori vigneti della tenuta di Bevagna. La raccolta avviene a mano, nel mese di ottobre.

La selezione avviene solo tra le migliori viti, nell’ambito del “Progetto Patriarchi” sviluppato dalla famiglia Lunelli in collaborazione con l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige (TN). I terreni in cui affondano le radici le viti sono di natura limoso-argillosa, molto resistenti alla siccità estiva.

Il sistema di allevamento è il cordone speronato, con una densità di impianto di 6.250 ceppi per ettaro. Molto bassa la resa: la produzione per ettaro si assesta sui 35 ettolitri di vino. Una volta giunte in cantina, le uve vengono sottoposte a una premacerazione a freddo, a 12 gradi per 30 ore.

La temperatura massima di fermentazione sale a 28 gradi, nei tini di legno. La macerazione sulle bucce protrae per 15-20 giorni. La maturazione avviene in botte grande, per un periodo di 24 mesi. Segue l’affinamento minimo di 12 mesi in bottiglia, che precede la commercializzazione.

Prezzo: 24 euro
Acquistabile presso: Il Gigante

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Oche e cavalli in vigna, non son tutte rose e fiori: parola di Roberto “Ironman” Di Filippo


Le oche che passeggiano in vigna e i cavalli usati per trainare l’aratro, al posto dei trattori. Immagini idilliache, degne di paesaggi bucolici pennellati da Vincent Van Gogh, John Constable o William Turner. Eppure, chi pensa che la biodinamica sia il Mulino Bianco della viticoltura, deve ricredersi. Una chiacchierata con Roberto Di Filippo e, puff. Le cose appaiono da un’altra prospettiva. Courbetiana.

Due gravi incidenti – più un terzo finito bene – non hanno scalfito gli ideali di questo temerario vignaiolo umbro, che nella sua Cannara (PG) conduce dal 2009 30 ettari di vigneto certificati biologici, secondo i principi della viticoltura biodinamica. Cornoletame e fasi lunari, dunque. Ma soprattutto oche (circa 400) e nove cavalli, su 4 ettari.

Animali con cui Roberto Di Filippo è entrato ormai in simbiosi. Potesse parlare, lo confermerebbe pure Bebè, il suo “cavallo preferito”. Un amore forte come il titanio. E non si tratta di un eufemismo.

“Sono una specie di RoboCop o Ironman– scherza il vignaiolo di origini salernitane – ho tre viti e un chiodo di titanio di quasi mezzo metro nella gamba. Non suono in aeroporto solo perché è metallo puro! Il dottor Roberto Valieri, che mi ha operato per due volte a Perugia, dice che è orgoglioso di me e di come sono andate le operazioni”.

La cronaca dei due incidenti è per cuori forti. “Non avevo molta esperienza nell’addestramento dei cavalli – racconta Di Filippo – e stavo addestrando Bebè, arrivato da noi da puledro. Era il 18 aprile 2014. Lo stavo guidando a redini lunghe in un filare, tirando un tronco da 200 chilogrammi”.

“All’improvviso si spaventa per una macchina e inizia a correre. Cerco di fermarlo, ma mi rendo ben presto che non riesco a tener testa al suo peso: circa una tonnellata. In un attimo mi trovo a terra, steso. Guardo la gamba e la vedo girata a 45 gradi: tibia e perone fratturati”.

Attorno inizia ad accalcarsi il personale della cantina Di Filippo, oltre ad alcuni passanti. “Istintivamente, ho preso la gamba e me la sono raddrizzata da solo. Le ossa avevano riportato una frattura netta, composta ma non esposta. Tuttora chi ha assistito a questa scena la ricorda con orrore! In realtà ho agito per istinto, per via di tutta l’adrenalina che avevo in corpo”.

Di lì a due mesi, Roberto Di Filippo è di nuovo in piedi, grazie a una placca di titanio nella gamba. “Zoppicavo ancora quando gli amici di Castello di Tassarolo mi hanno convinto a partecipare a una gara con il cavallo, che prevedeva un percorso a gincana, con un tronco lungo 6 metri. Sono riuscito incredibilmente ad arrivare primo”.

Il secondo incidente, però, è dietro l’angolo. “Stavo addestrando Bebè, questa volta su un trailer costruito da me, sempre secondo i principi dell’agricoltura biodinamica. Un’auto fa manovra, Bebè si spaventa e parte: va incontro a delle pietre, a tutta velocità. Rischiavo di essere catapultato fuori dall’attrezzo, quindi sono saltato giù, atterrando proprio sulla gamba già ammaccata. Risultato? Frattura del piatto tibiale“.

All’ospedale lo stesso medico, ma il pensiero di Roberto Di Filippo è un altro: “Adesso come lo dico a mia moglie?”. “La stessa cosa che mi è frullata nella testa di lì a pochi mesi – ammette il vignaiolo di Cannara – quando, nel tentativo di dividere la vecchia cavalla Olga in calore e Diamante, uno stallone, mi sono preso un calcio che mi ha scaraventato a 3 metri. In quel caso, solo tanto dolore”. Matrimonio salvo, un’altra volta.

“Sono ferite di guerra – scherza Di Filippo – che valgono però come monito a chiunque pensa che la viticoltura biodinamica sia tutta rose e fiori. Gli incidenti, d’altro canto, sono avvenuti quando non avevo ancora una grande esperienza nell’addestramento dei cavalli”.

“Oggi come oggi – rassicura il produttore – Bebè è affidabilissimo, come tutti i cavalli che usiamo per condurre i turisti in giro in carrozza. Merito anche di Daniele Cardullo, addestratore di fama nazionale che ci affianca nelle attività in campo”.

Non ci si può improvvisare viticoltori biodinamici – ammonosce Roberto Di Filippo – e va ricordato che la biodinamica non comporta necessariamente l’utilizzo di animali. Ai giovani dico: diventate agricoltori, siate vignaioli autentici, duri e di testa dura. Ma sappiate che è dura. Dobbiamo riumanizzare l’agricoltura e la viticoltura”.

“L’importante – aggiunge il vignaiolo umbro – è recuperare la nostra identità di agricoltori, che ormai abbiamo perso. La biodinamica si è ormai evoluta in biotecnologia: non è detto che tutte le tecniche originarie siano ancora perfette. Il mio è un approccio molto pragmatico, per certi versi olistico e umanistico”.

I VINI DELLA CANTINA DI FILIPPO

Occasione della chiacchierata con Roberto Di Filippo è stata la presentazione della gamma di vini di Cantina Di Filippo, lunedì 14 ottobre al ristorante Tiraboschi 6, a Milano. Perfetti gli abbinamenti con i piatti dello chef Gianluca Panigada.

La schiettezza di Di Filippo appare evidente anche nei calici. Al centro l’assoluta riconoscibilità dei vitigni, grazie all’applicazione di principi vicini al mondo del “vino naturale”, ma senza gli estremismi che accontentano ormai solo una schiera sempre meno nutrita di ultrà vinnaturisti.

Scordiamoci che fare vino naturale significhi lasciare tutto in mano alla natura – sottolinea Roberto Di Filippo – perché piuttosto è vero l’opposto. Chi rinuncia alle pratiche enologiche più comuni deve essere ancor più bravo e più preparato degli enologi.

I vignaioli come me sono passati dall’essere considerati i freak del biologico degli anni 80, ai freak delle oche e dei cavalli dei tempi moderni. Quello che non si dice, è che per la gran parte di noi il progetto in vigna ha una base scientifica forte, reale, documentata da anni di studi e di applicazioni”.

Che il focus sia sulla ricerca della tipicità lo si capisce sin da subito: dal Grechetto frizzante Igt dell’Umbria 2018 (92/100) che si rifà al mondo dei “Col Fondo”. Molto più di una versione umbra del “Prosecco delle origini”.

Malafemmena” – questo il nome di fantasia, in onore di Antonio “Totò” De Curtis – è di fatto uno dei frizzanti più centrati nel panorama enologico italiano, fuori dai confini di un Veneto che ha fatto da apripista.

Si prosegue con due versioni di Grechetto dell’Umbria Igt, una delle quali “Senza solfiti aggiunti” (90/100). A convincere maggiormente è proprio questa etichetta, che appare più diretta e senza fronzoli.

Al frutto esotico risponde la vena “dura” e “cruda” tipica del vitigno: muscolo e chiusura leggermente amarognola, al limite della percezione tannica. Il tutto in un quadro comunque equilibrato, che stimola la beva. Ancora più accentuata la vena fruttata nel Grechetto “convenzionale” (87/100) in vendita anche nei supermercati NaturaSì.

Il viaggio continua nell’universo dei vini rossi di Cantina Di Filippo. Grazie a un lavoro scrupoloso in vigna, Roberto “Ironman” riesce a portare nel calice due etichette di grandissimo valore. Per motivi differenti.

Colpisce la prontezza di beva del Montefalco Sagrantino Docg 2015 “Etnico” (91/100) classico vino in grado di accontentare sia il palato più accorto e “tecnico” sia il palato del semplice amatore. Tannino presente ma disteso e maturità perfetta del frutto, parlano della scelta perfetta nell’epoca di raccolta delle uve.

Fondamentale anche il lavoro in cantina, dove Di Filippo effettua la macerazione di una notte su un terzo della massa, mentre la parte restante viene vinificata in rosso, in maniera classica: l’obiettivo è estrarre esclusivamente colore e primari (frutto e varietale), per poi effettuare l’assemblaggio.

Non poteva mancare una versione più “tradizionale” del noto rosso umbro, offerta dal Montefalco Sagrantino Docg 2015 (94/100) la cui bottiglia è contraddistinta dal medaglione centrale, color argento.

Un vino di eleganza assoluta, che sfodera – come nella migliore delle attese – una complessità maggiore di quella di “Etnico”. È il Sagrantino classico, quello da aspettare per lo meno cinque anni prima che inizi a trovare il suo equilibrio, nella sua crescita verso l’apice della “forma”.

Alle note nette di sottobosco si accosta una vena minerale, che ricorda la pietra focaia. Il tannino è naturalmente ruvido, ma evidenzia tutta la sua natura nobile nel controbilanciare la vena fruttata del sorso. Un altro vino che si fa bere con facilità, se accostato al piatto giusto.

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***DISCLAIMER*** L’articolo è frutto di un pranzo-degustazione organizzato per la stampa dalla cantina e dal relativo ufficio stampa. I commenti espressi sono comunque frutto della completa autonomia di giudizio della nostra testata, nel rispetto assoluto dei nostri lettori

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Analisi e Tendenze Vino

“Sagrantino sotto le stelle”: notte magica a Montefalco


MONTEFALCO
– Si terrà Sabato 10 Agosto, in occasione della notte di San Lorenzo “Sagrantino sotto le stelle”  iniziativa promossa dal Consorzio Tutela Vini Montefalco e dal Comune di Montefalco in concomitanza all’evento nazionale “Calici di Stelle” organizzato dal Movimento Turismo del Vino e Città del Vino.

IL PROGRAMMA IN BREVE
Nel centro storico di Montefalco, uno dei borghi più belli d’Italia, turisti e wine lovers avranno a disposizione un banco di degustazione, aperto dalle 19.30 alle 23.30, dove saranno guidati da esperti sommelier alla scoperta delle denominazioni Montefalco Doc e Montefalco Sagrantino Docg, dal bianco al rosso fino al Montefalco Sagrantino Passito Docg, di tutte le aziende aderenti all’iniziativa.

Con il ticket d’ingresso sarà possibile degustare – con calice ed enobag compresi – tutti i vini presenti al banco d’assaggio, oltre ad avere a disposizione un angolo relax appositamente allestito e, dalle 21.30, osservare “da vicino” le stelle in collaborazione con il Gruppo Astrofili Monte Subasio, alla ricerca delle stelle cadenti che da sempre rendono magica la notte di San Lorenzo.

Spazio anche alla musica con l’iniziativa organizzata dal “Paiper Festival” dedicata agli anni ‘60 e ‘70: dalle 21.30 saliranno sul palco la Lory’s Blonde Band con un omaggio ad Aretha Franklin e, a seguire, i Gazebo; infine, festa finale con il Paiper Party.

Dal vino all’astronomia, quella del 10 agosto sarà senza dubbio una iniziativa da non perdere per degustare in un’ambientazione unica, nel cuore della “terrazza sull’Umbria”.

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La Doc Spoleto entra nel Consorzio Tutela Vini Montefalco

MONTEFALCO – La DOC Spoleto si aggiunge alle denominazioni e tutelate dal Consorzio Tutela Vini Montefalco. L’assemblea straordinaria dei soci ha approvato all’unanimità il progetto di tutelare e promuovere anche la DOC Spoleto, oltre alla Montefalco DOC e DOCG. Un traguardo molto importante per entrambe le denominazioni, grazie al quale si potranno sviluppare strategie comuni per la tutela e la promozione dei vini ottenuti da Sagrantino e Trebbiano Spoletino, accomunati da una indiscussa unicità ed una straordinaria longevità, oltre che da un territorio unico al mondo per storia, cultura, paesaggio.

“Grazie a questo importante passaggio completiamo la tutela e l’immagine di un territorio che vanta varietà autoctone di grande valore – afferma Filippo Antonelli, presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco – con un paniere molto eterogeneo e sempre più interessante: ai grandi rossi, Sagrantino in primis, ma anche Montefalco Rosso e Montefalco Rosso Riserva, si aggiungono i vini bianchi, che stanno riscuotendo un successo sempre maggiore: il Montefalco Bianco, che vede sempre più protagonista il Trebbiano Spoletino, il Montefalco Grechetto e ora la Doc Spoleto, che comprende numerose aziende e Comuni, tra cui ovviamente Spoleto, che dà il nome alla denominazione”.

Il Consorzio, dunque, promuove, valorizza e tutela, attraverso i soci, un ventaglio di vini sempre più variegato. Proprio il Trebbiano Spoletino sta ottenendo grande successo, a testimonianza dell’importanza della varietà e di un territorio vocato a grandi bianchi oltre che a grandi rossi. “Quella del Trebbiano Spoletino è una realtà produttiva in grandissima crescita – continua Antonelli – grazie alla qualità altissima dei vini ottenuti; la produzione è largamente inferiore alla domanda e il vino viene molto apprezzato soprattutto sui mercati esteri”.

A questo quadro si aggiunge un altro elemento positivo e significativo: la decisione assunta all’unanimità dell’assemblea straordinaria dei soci del Consorzio Tutela Vini Montefalco, alla presenza di diversi produttori della Doc Spoleto, rappresenta il superamento di passate divergenze tra i territorie vuole essere solo il primo capitolo di collaborazione e di integrazione tra gli straordinari territori di Spoleto e di Montefalco: Spoleto, Trevi, Foligno, Montefalco, Bevagna, Castel Ritaldi, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria.

Ora già si guarda avanti con una prima ambiziosissima sfida: i produttori della DOC Spoleto presenti hanno infatti provveduto all’iscrizione al Consorzio, con l’obiettivo di raggiungere la rappresentatività necessaria ai fini dell’erga omnes anche per il nuovo territorio tutelato.

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Vino, la sostenibilità “fa vendere”


MONTEFALCO –
Al giorno d’oggi in agricoltura, per vendere il prodotto e creare valore aggiunto non si può prescindere dai tre pilastri della sostenibilità: economica, ambientale e sociale. Tre elementi che nel caso specifico del vino devono necessariamente legarsi con il concetto di sviluppo territoriale e di marketing.

Del legame tra sostenibilità, sviluppo territoriale e marketing nel mondo del vino si è parlato alla cantina Arnaldo Caprai di Montefalco (Perugia) il 28 giugno, in un incontro dal titolo “I protocolli di sostenibilità e il marketing del vino”.

Sostenibilità che è sempre stata un perno della filosofia di Caprai, che nel 2010 ha avviato il progetto New Green Revolution assieme ad altre 8 aziende del Consorzio di tutela dei vini di Montefalco (Adanti, Antonelli, Antano, Colleallodole, Perticaia, Scacciadiavoli e Tabarrini), al Dipartimento di Scienze e tecnologie agrarie dell’Università degli Studi di Milano e al Parco Tecnologico ed Agroalimentare dell’Umbria.

Dal convegno è emerso quanto l’attenzione alla sostenibilità sia ormai fondamentale nella vendita del prodotto vino. A fronte del rispetto di parametri di sostenibilità ambientale devono tuttavia, al contempo, essere garantiti imprescindibili aspetti di natura economica ed etica.

Il vino deve essere venduto e per fare ciò è necessario creare valore aggiunto tramite le strade della sostenibilità, dell’enoturismo e del marketing territoriale. Più un prodotto è legato al territorio, più è facile venderlo.

GLI INTERVENTI
Obbiettivo del progetto era dare vita ad una produzione vitivinicola che potesse fare della sostenibilità ambientale, sociale ed economica, il modello di sviluppo sostenibile del territorio, per creare un vantaggio competitivo per le aziende aderenti.

A fare gli onori di casa, il neo vicesindaco Daniela Settimi che ha sottolineato quanto i comuni possono essere portatori di idee di sviluppo territoriale e di sviluppo sostenibile che in un territorio come quello di Montefalco “non può prescindere dalle numerose realtà vitivinicole che in esso ricadono”.

“Aspetti – ha sottolineato Settimi – che devono essere veicolati già ai bambini delle scuole primarie perché possano diventare attori consapevoli dello sviluppo ambientale sostenibile della zona”. In questo senso proprio l’Amministrazione del piccolo Comune della valle umbra si è fatta promotrice di “Ambasciatori del territorio”, sviluppato insieme all’azienda Caprai.

A moderare il convegno il giornalista enogastronomico, Maurizio Pescari che ha messo in luce come Montefalco sia sempre stata nel corso degli anni “precursore di quella che può essere definita ‘nuova viticoltura‘ tesa allo sviluppo di progetti che avessero al centro la sostenibilità della produzione vitivinicola”.

“Il concetto di viticoltura in un territorio, come appunto quello di Montefalco, non può essere scisso da quello di sostenibilità ambientale che interessa l’intera produzione dal vigneto all’ uva”, ha evidenziato Pescari.

Attenzione alla sostenibilità che nel comune di Montefalco ha visto la nascita, nel 2008, di progetti atti a favorire la lotta integrata in viticoltura, riducendo l’impiego di prodotti chimici di sintesi e il numero di trattamenti.

IL RUOLO DEL TURISMO

Ai progetti “Grape assistance”, “Smart meteo”, studio di carbon e water footprint ha fatto riferimento Filippo Antonelli, storico produttore montefalchese e presidente del Consorzio di Tutela dei Vini di Montefalco e del Movimento del Turismo del Vino regionale.

“La sostenibilità ambientale – ha dichiarato Antonelli – deve coniugarsi con la sostenibilità economica: fondamentale è il fatto che l’azienda abbia un ritorno economico. E ciò non può non passare attraverso il turismo, che dà valore aggiunto all’azienda permettendole di vendere il prodotto non solo nel nostro Paese ma anche all’estero e quindi di creare fatturato”.

“Il turismo rappresenta una fonte di ‘vendita’ del territorio e per far ciò deve essere veicolato da eventi collaterali che invoglino ad esempio i visitatori ad una maggiore permanenza nel luogo”, ha sottolineato Antonelli.

A Montefalco lo si è ben compreso. Basti pensare alle numerose manifestazioni – culturali e non – che hanno permesso una più completa visione del suo insieme. Dal restauro della Madonna della cintola di Benozzo Gozzoli alla mostra di Antoniazzo Romano, passando per la Crono scalata del Sagrantino.

“Inoltre – ha ricordato il presidente del Consorzio di Tutela Vini locale – lo sviluppo turistico passa anche dalla visibilità che viene data alle manifestazioni che si svolgono nella regione”: Aspetto sul quale è stato portato l’esempio virtuoso dell’Alto Adige, “dove ai turisti vengono fornite informazioni puntuali sulle manifestazioni presso gli operatori commerciali e le strutture ricettive”.

A veicolare il prodotto vino è anche l’enoturismo, settore che di recente ha ottenuto il via libera grazie al Decreto del Ministero delle politiche agricole, forestali e del turismo “che permette una migliore regolamentazione delle funzioni e che potrà  giocare un ruolo importante nello sviluppo territoriale”.

La sostenibilità, tuttavia, deve prevedere anche la certificazione ambientale. Un concetto sul quale si è concentrato Stefano Stefanucci di Equalitas, emanazione di Federdoc e Unione Italiana Vini nata nel 2018 (attualmente vede 11 realtà vitivinicole e 16 vini certificati) con l’obbiettivo di aggregare le imprese del mondo vitivinicolo per rendere omogeneo il concetto di sostenibilità del vino grazie ad un protocollo che permette di certificare aziende, prodotti e territori.

“La certificazione della sostenibilità è variabile a seconda delle diverse realtà interessate – ha ricordato Stefanucci – ed è in primo luogo di natura etica. A questo riguardo possiamo citare il caso, venuto alla luce alcuni anni fa, di numerose aziende vitivinicole sudafricane che tenevano in schiavitù i lavoratori”.

“Una modalità di conduzione delle aziende che niente aveva di etico e che ha portato numerosi acquirenti scandinavi ad optare per altri prodotti, indipendentemente dal fatto che fosse garantita la sostenibilità ambientale ed economica”, ha aggiunto l’esponente di Equalitas.

Il racconto del prodotto passa anche dall’indissolubile legame con il territorio. Esemplare il caso di Montalcino, dove è situata la sede principale della storica azienda Banfi. Ospite alla Arnaldo Caprai il Trade Marketing Manager Luca Devigili, che nel suo intervento ha sottolineato l’importanza del rapporto tra “territorio, conoscenza, competenza e innovazione”.

Elementi che hanno contribuito a creare il modello Montalcino: 250 aziende per oltre 2000 ettari vitati, di cui l’azienda Banfi è una dei precursori e principali interpreti moderni. “L’azienda – ha sottolineato Devigili – ha sempre fatto della sostenibilità un punto di forza, tanto da aver presentato nel 2017 il bilancio di sostenibilità nel quale sono riportate in dettaglio le diverse certificazioni ottenute (ambientale, etica e qualitativa) e quanto è stato fatto per la tutela dell’ambiente”.

SOSTENIBILITÀ E MILLENNIALS
È stata infine trattata la percezione della sostenibilità nell’orientamento delle scelte di marketing aziendale. Il prof Lorenzo Zanni del dipartimento di studi aziendali e giuridici dell’Università di Siena si è concentrato sul concetto di sostenibilità e su come essa venga percepita dai Millennials, le nuove generazioni di consumatori.

Il campione intervistato ha interessato una fascia di età compresa tra i 18 e i 40 anni con maggiore rilevanza per la fascia 18 – 25 anni. Elemento centrale è stata la conoscenza soggettiva del mondo del vino da parte degli intervistati e il fatto che i giovani sono soprattutto consumatori di vino piuttosto che acquirenti.

Sondate anche le modalità di acquisto e qui è saltato all’occhio lo scarso interesse per l’online (2%) e il maggiore per la Grande distribuzione organizzata ed i supermercati (35%), seguiti da hotel e ristoranti (17%), cantine (14%), enoteche (11 %), negozi di alimentari ( 9 %).

Alla domanda su quali fossero i parametri di sostenibilità maggiormente presi in considerazione rientrano principalmente aspetti legati alla sostenibilità etica ed economica. Tra questi, tracciabilità dei prodotti, seguita da conservazione di paesaggio e biodiversità, benessere dei fruitori e dei visitatori, rispetto e sicurezza nel lavoro, sostenibilità economica e innovazione e solo per ultimo riduzione nell’uso delle risorse.

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Analisi e Tendenze Vino

Montefalco nel bicchiere: ogni sabato una degustazione con il Consorzio

Montefalco nel bicchiere” per scoprire le eccellenze vitivinicole attraverso un percorso sensoriale da vivere in uno dei borghi più belli d’Italia. L’iniziativa, dedicata a turisti, operatori e appassionati che faranno tappa nel comune umbro, è promossa dal Consorzio Tutela Vini Montefalco e si terrà fino ad ottobre.

Ogni sabato, infatti, alle ore 17, per la durata di un’ora, presso la sede del Consorzio in Piazza del Comune, sarà possibile partecipare ad una degustazione guidata da un esperto sommelier di quattro vini prodotti nel territorio di Montefalco.

Si tratta di un’occasione utile per poter approfondire lo straordinario legame che esiste tra questa terra e i suoi vini.

Grazie alla guida di esperti sommelier, infatti, ogni sabato, fino al 26 ottobre 2019, sarà possibile degustare un vino bianco – tra Montefalco Bianco, Trebbiano Spoletino e Montefalco Grechetto – un Montefalco Rosso, e il Montefalco Sagrantino sia nella versione secca che passita.

L’iniziativa, dopo il successo che già ha fatto registrare, ritorna e si rinnova per rinsaldare il collegamento tra Montefalco e le eccellenze produttive legate all’enologia, quella ricchezza vitivinicola che è parte integrante del paesaggio di Montefalco e che rappresenta un pezzo della bellezza di questo spicchio di territorio umbro.

“Montefalco nel bicchiere” celebra, quindi, la qualità produttiva che nasce da questo territorio, un binomio di grande fascino e grande suggestione, già espresso a Vinitaly con il tema “Montefalco, terra per il vino”, che trova la sua massima espressione nel bicchiere. Per info e prenotazioni: tel. 0742/379590 oppure inviare una mail a info@consorziomontefalco.it.

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Umbria: la Arnaldo Caprai prende in gestione 55 ettari di Rocca di Fabbri


MONTEFALCO –
Altro che vendere. La Arnaldo Caprai espande il proprio parco vigneti in Umbria, prendendo in gestione circa 55 ettari di Tenuta Rocca di Fabbri. Si tratta di una delle aree più vocate per la produzione del Sagrantino di Montefalco Docg.

La stessa Caprai veniva data sul mercato da diversi mesi, da voci mai confermate ufficialmente. L’operazione con Rocca di Fabbri, confermata telefonicamente a WineMag.it anche dalla sede operativa della famiglia Vitali, dimostra invece l’interesse di Marco Caprai a continuare a investire nel territorio.

I tecnici ed agronomi sarebbero già all’opera nei vigneti di Rocca di Fabbri, per la potatura invernale. L’obiettivo è infatti quello di usufruire del nuovo parco vigneti già dalla vendemmia 2019.

La Arnaldo Caprai raggiunge così quota 170 ettari complessivi. Con i nuovi vigneti presi in gestione potrà aumentare la produzione di circa il 15%, sforando il milione di bottiglie.

AZIENDE STORICHE

L’operazione Caprai-Rocca di Fabbri vede coinvolte due tra le cantine più in vista dell’Umbria per la produzione dei vini rossi da uve Sagrantino. Dal canto suo, Rocca di Fabbri dovrebbe conservare circa 10 ettari, per continuare a produrre le proprie etichette.

Un impegno assunto da Pietro Vitali nel 1984, anno in cui ha colto “il nesso profondo tra bellezze artistiche, l’armonia del paesaggio e le tradizioni enogastronomiche del territorio umbro”, affiancando l’attività vitivinicola a quella nel settore dell’antiquariato.

La Caprai sta invece mettendo a disposizione della sua nuova “pedina” il meglio del vigneto locale. A Vinitaly 2019 sono state infatti presentate le prime etichette firmate da Michel Rolland, enologo di fama internazionale a lungo corteggiato dalla cantina di Montefalco, operativo dalla vendemmia 2015.

Un risultato già tangibile dall’assaggio delle varie etichette di Sagrantino, dotate di un tannino più rilassato e disteso grazie agli investimenti in tecnologia apportati da Marco Caprai in collaborazione con l’enologo di Bordeaux. (foto: roccadifabbri.com)

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Il Trebbiano Spoletino sarà solo “Spoletino”. Doc Spoleto nel Consorzio Montefalco

MONTEFALCO – Non solo il Sagrantino nella mente del Consorzio di Tutela Vini Montefalco. Il presidente Filippo Antonelli (nella foto), sta pensando di adottare alcuni accorgimenti per valorizzare il Trebbiano Spoletino.

La proposta, come spiega lo stesso numero uno del Consorzio a WineMag.it, è quella di eliminare la parola “Trebbiano”, per facilitarne la comunicazione da parte dei produttori.

“Crea confusione con l’altra uva e col vino da essa prodotto – spiega Filippo Antonelli – ma il problema vero è che il Trebbiano Spoletino non ha nulla a che fare col Trebbiano. La parola, nel nostro caso, deriva dalla città di Trevi, il cui nome latino era Trebia. In Umbria molte parole che indicano costruzioni, intese come abitazioni, avevano la radice treb-“.

Lo stesso Plinio il Vecchio utilizza nelle sue opere la dicitura “Vinum Trebulanum” per indicare il “vino casereccio”, “fatto in casa”. Il “vino del paese”. Con la parola “Trebula”, del resto, l’autore latino indicava la “fattoria”. Diversa dalle “domus”, le case dei ricchi, e dalle “insulae” dei poveri.

“L’idea – continua Antonelli – è quella di consentire ai produttori di Spoletino di non utilizzare la parola ‘Trebbiano‘ in etichetta. Lasceremo la facoltà ad ogni azienda di decidere se indicarla in etichetta o meno”.

Non sarebbe la prima volta in Italia. In Sicilia, per esempio, il Consorzio ha di recente concesso ai produttori la facoltà di indicare come “Lucido” il Catarratto, difficile da pronunciare e ricordare, soprattutto all’estero.

Ma le novità per il Trebbiano Spoletino non finiscono qui. “Il Consorzio di Tutela Vini Montefalco – annuncia Antonelli – ha sostanzialmente trovato l’accordo per rappresentare anche la Doc Spoleto, che oggi si trova senza un organismo collettivo di rappresentanza”.

Il Consorzio della Doc Spoleto, di fatto, non esiste. E interessa, ad oggi, un bacino produttivo limitato, attorno alle 100 mila bottiglie. Sotto l’egida di Montefalco, il bianco Spolentino troverà forse la consacrazione (che merita) sul mercato nazionale e internazionale.

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Anteprima Sagrantino 2019: i migliori assaggi della vendemmia 2015


MONTEFALCO –
 Cornice splendida e vini dall’ottimo livello medio all’Anteprima 2019. La prova del calice parla chiaro: è una bella vendemmia, la 2015, per il Sagrantino di Montefalco Docg secco e passito.

La massima espressione del vino umbro in passerella nella mattinata di ieri, per la stampa e per gli operatori del settore, nella stupenda sala consiliare del Municipio di Montefalco (PG), con il puntuale servizio dei sommelier Ais.

Al chiostro Sant’Agostino la presentazione delle nuove annate a cura dei rappresentanti delle 36 cantine aderenti all’annuale Anteprima. Si è trattato solo dell’esordio della kermesse, che prosegue oggi e domani, dalle 9.30 alle 16 al Municipio e dalle 10 alle 16 al Chiostro Sant’Agostino.

LA VENDEMMIA 2015
L’andamento meteo della vendemmia 2015, nel complesso, è stato giudicato ottimale dai tecnici del Consorzio di Tutela Vini Montefalco. Dopo un inverno piovoso, la primavera è stata piuttosto ventilata e ha fatto registrare un’elevata irradiazione solare.

L’estate asciutta, calda e soleggiata ha reso facile il controllo della malattie, facilitando gli interventi dei vignaioli. Le sufficienti piogge tra settembre e ottobre hanno regalato uve equilibrate e di perfetta maturità, anche grazie alla poca umidità.

La 2015 sarà dunque ricordata come “una vendemmia fantastica dal punto di vista qualitativo, con produzione quantitativamente nella media”. Le uve sono arrivate in cantina sanissime, con ottime concentrazioni zuccherine e maturità fenoliche: la base giusta per vini strutturati e complessi, equilibrati, fini e dal giusto apporto aromatico.

I MIGLIORI ASSAGGI DI SAGRANTINO SECCO

Di seguito i migliori assaggi risultati dalla degustazione alla cieca svolta nella mattinata di ieri, suddivisi tra etichette ormai prossime all’immissione in commercio (dopo aver superato l’esame della commissione tecnica), campioni in affinamento in bottiglia (non ancora in commercio) e campioni prelevati da botte.

ETICHETTE ORMAI PROSSIME AD ESSERE MESSE IN COMMERCIO

1) Sagrantino di Montefalco Docg, Romanelli: 90/100
Naso-bocca molto eleganti. Naso profondo, sottobosco nero. Vena erbacea. Frutto (oseremmo dire) da Pinot Nero, con apprezzabile nota “foxy“. Una volpe, appunto, in mezzo all’erba. Palato che rivela inoltre venature balsamiche. Buona verticalità nonostante il frutto succoso, che con l’ossigenazione sfora nell’agrume. Un Sagrantino bello oggi e, al contempo, di gran prospettiva.

2) Sagrantino di Montefalco Docg, Tenute Lunelli – Castelbuono: 89/100
Naso giocato su un frutto di bosco molto preciso, ma anche note di caffè. In bocca grandissima bevibilità, anche se tannino e freschezza mantengono il sorso verticale. Il frutto tende al maturo, ma è tutt’altro che sgarbato o opulento. Così come sono piacevoli i ritorni vegetali e speziati, in un retro olfattivo lungo. Un Sagrantino giocato sull’equilibrio tra frutto, struttura e freschezza. Tra vecchio e nuovo stile. Antesignano.

3) Sagrantino di Montefalco Docg “Collenottolo”, Tenuta Bellafonte: 88/100
Radice di liquirizia, frutto rosso maturo. Brace. Elegantissimo e di prospettiva, quando l’alcol sarà ancora più integrato al resto del corredo. Ottima corrispondenza gusto-olfattiva. Bel frutto, tannino di prospettiva, chiusura che evolve dal frutto alla liquirizia, con ritorni fumè.

Menzione:
Sagrantino di Montefalco Docg “Medeo”, Romanelli, 88/100
Due su due per questa cantina simbolo di Montefalco. Alcol e frutto ben integrati. Vino ancora giovanissimo, ma con buonissime prospettive di evoluzione. Il vetro lo renderà grande.

CAMPIONI IN AFFINAMENTO IN BOTTIGLIA

1) Sagrantino di Montefalco Docg, Fattoria Colleallodole – Milziade Antano: 92/100
Struttura e freschezza sono i punti forti, specie in un retro olfattivo che si fa balsamico. Vino di rustica eleganza. Tipicissimo. Didattico, nella sua rappresentatività del territorio. Tannino di gran prospettiva. Considerando anche le altre componenti, vino destinato a fare tantissima “strada”.

2) Sagrantino di Montefalco Docg, Antonelli: 90/100
Colore carico, naso di frutto sotto spirito (lampone). Eppure buona componente verde: radice di liquirizia, rabarbaro. Speziatura “dolce” che ricorda per certi versi il cumino. Bel palato, gran prospettiva. Frutto, struttura, tannino, sapidità. Chiusura tendente al balsamico, mentuccia. Molto tipico e complesso.

3) Sagrantino di Montefalco Docg, Tenuta ColFalco – Agricola Ruggeri G.: 89/100
Molta spezia, ma delicata, pulita. Tocchi fruttati tendenti al maturo. Cacao che poi si ritrova anche in bocca, unito a una buona venatura sapida e a un tannino vivo. Vino da aspettare nel calice, per i positivi effetti dell’ossigenazione sul corredo olfattivo: compaiono note d’agrumi e un rabarbaro netto. Sentore che torna anche in chiusura di bocca, sotto forma di un amaro non sgradevole. Vino Stupendo già oggi.

Menzione:
Sagrantino di Montefalco Docg, La Veneranda: 88/100
Fumo, brace, spezia, bell’apporto verde, liquirizia, sale. Ha bisogno di ossigeno questo Sagrantino per esprimersi e tirare fuori tutto quello che ha da dare. In bocca ottima corrispondenza. Ben fatto e preciso in tutte le sue “fasi”, che paiono avviate verso l’ottimale amalgama. Un rosso potente, connotato da freschezza ed eleganza.

CAMPIONI IN AFFINAMENTO IN BOTTE

1) Sagrantino di Montefalco Docg, Tabarrini, “Colle alle Macchie”: 92/100
Naso su spezia e liquirizia. Esce poi un filo di ciliegia, tendente al maturo, ma anche un delicato sentore di oliva nera conciata. In bocca il tannino rileva quanto si tratti di un vino di gran prospettiva. Di fatto lo completano un bel frutto, oltre a note di liquirizia già avvertite al naso. Utilizzo ottimale del legno.

2) Sagrantino di Montefalco Docg “Sacrantino”, Pardi: 90/100
Frutto e buon apporto minerale. Ciliegia e venatura salina preziosa. Non manca la freschezza, data da una mentuccia netta, oltre che da una radice di liquirizia che si ritrova nel retro olfattivo. Ha davvero tutto questo Sagrantino, già (quasi) in equilibrio. Altro utilizzo sapiente del legno, in un rapporto ben calibrato tra pronta beva e allungo.

3) Sagrantino di Montefalco Docg Fattoria Colsanto: 89/100
Naso che, dopo iniziale riduzione, tende al verde e al terroso: terra bagnata, di sottobosco. Il frutto c’è, preciso, non esplosivo: si esprime sul lampone, sulla fragolina. Rintocchi speziati e salini, ma anche balsamici, mentuccia, china, cera d’api e brace. Radice di liquirizia, rabarbaro anticipano un frutto che si fa sempre più largo al palato, con l’ossigenazione. Chiusura salina e balsamica netta, con tannino presente ma non disturbante. Tra i campioni “pronti” e di prospettiva più complessi all’Anteprima 2019 di Montefalco.

Menzione:
Sagrantino di Montefalco Docg “Fidenzio”, Tudernum: 88/100
Fondo di caffè e risvolti terrosi al naso. Terziari di cioccolato, ma anche un bel frutto. Tannino dosato, ma di prospettiva per un medio allungo. Chiusura su frutta come il lampone appena maturo, corroborato da sbuffi speziati e balsamici (menta).

I MIGLIORI ASSAGGI DI SAGRANTINO PASSITO

1) Sagrantino di Montefalco Docg Passito, Tenuta Rocca di Fabbri: 89/100
Liquirizia netta al naso, oltre alla prugna. Profondo. In bocca buon equilibrio tra freschezza e zucchero. Buona corrispondenza gusto-olfattiva.

2) Sagrantino di Montefalco Docg Passito, Dionigi: 88/100
Bella freschezza, oltre al tannino (atteso). Campione in affinamento in vetro, dunque non ancora in commercio, ma dalle ottime prospettive.

3) Sagrantino di Montefalco Docg Passito, Tenute Lunelli – Castelbuono: 88/100
Il naso più vicino alla versione ferma, con rabarbaro e rosa, agrume candito, sbuffi di zenzero. In bocca già piuttosto equilibrato, corrispondente. Buoni auspici per il passito del Carapace.

Menzione:
Sagrantino di Montefalco Docg Passito, Pardi: 87/100
Campione da botte, ottime prospettive per quanto già riesce a raccontare nel calice.

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Analisi e Tendenze Vino

Winelovers Usa: Sagrantino e vini autoctoni convincono il mercato

Negli ultimi anni, i winelovers americani sono diventati sempre più esigenti e raffinati, orientando le proprie preferenze di acquisto verso vini a denominazione d’origine e vini tipici regionali (Nomisma, 2018), con una forte predilezione per i prodotti italiani.

Un trend che è stato confermato anche dal caloroso interesse con cui il pubblico statunitense ha accolto Steak & Sagrantino, ciclo di degustazioni a stelle e strisce di Sagrantino e vini dell’area di denominazione Montefalco. Il tour, organizzato dal Consorzio Tutela Vini Montefalco, ha toccato le principali città degli Stati Uniti, due delle quali New York e Chicago, proponendo seminari per scoprire i vini dell’area a denominazione Montefalco e cene degustazione con la partecipazione dei produttori aderenti, che hanno visto la partecipazione di centinaia di winelovers, esperti del settore e giornalisti.

Obiettivo del tour non è stato solo quello di confermare la forza del posizionamento del Sagrantino, massima espressione dell’Umbria, in un mercato strategico come quello statunitense, primo referente per l’export dei vini di Montefalco con il 26% del totale delle bottiglie vendute nel mondo, ma anche quello di suggerire gli abbinamenti vino cibo, alla varie pietanze, alla scoperta di sapori e profumi nostrani e alle situazioni in cui bere Sagrantino.

Hanno convinto gli States, il Montefalco Sagrantino DOCG 2008 e 2012, due annate pregiate che hanno ottenuto rispettivamente valutate 5 e 4 stelle. Il pubblico americano ha apprezzato il Sagrantino come vino suggerito per la stagione dei Barbecue all’aperto molto famosa negli USA.

Grande interesse da parte del pubblico è stato registrato anche per il seminario tenutosi a New York, che ha visto la partecipazione di Jeff Porter, membro del Wine Educational Board di Ian D’Agata, e l’incontro a Chicago, con introduzione a cura di Kristen Ellis, Fine Wine Specialist and Wine Educator.

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Enoturismo

Sagrantino protagonista in cucina: gli chef premiati

MONTEFALCO – Il Sagrantino diventa protagonista in cucina, non solo nei calici, ma anche nei piatti, facendo da traino al settore turistico. Secondo il Rapporto sul Turismo Enogastronomico 2018, quasi un italiano su 3 (30%) quando viaggia nel Belpaese lo fa per scoprire nuovi sapori e nuovi abbinamenti in grado di stuzzicare olfatto e palato, con un aumento del 9% rispetto all’anno precedente.

Ai primi posti delle mete preferite dai turisti enogastronomici, Toscana, seguita da Trentino Alto Adige e Umbria. Un ruolo fondamentale per lo sviluppo del settore è ricoperto dalle iniziative strategiche di promozione del territorio messe in atto dagli attori locali.

Tra queste, “Sagrantino nel piatto” ha contribuito non solo a promuovere il turismo in Umbria attraverso uno dei suoi prodotti più caratteristici, ma, soprattutto, a rinnovarne l’immagine e ad arricchire l’offerta culinaria di molti ristoranti.

Si tratta, infatti, di un concorso culinario lanciato nel 2015 dal Consorzio Tutela Vini Montefalco, che invita gli chef di tutta Italia a presentare ricette inedite e creative,che abbiano il Sagrantino come ingrediente principale. Antipasti, primi e dessert, sono decine i piatti che nel corso degli anni sono stati presentati, venendo, poi, inseriti nei menù dei ristoratori che li avevano proposti.

Gustosi, ricercati, talvolta addirittura audaci. I concorrenti di “Sagrantino nel piatto” hanno creato un perfetto connubio tra innovazione e tradizione in un settore, quello del food & beverage, che pesa tra il 25 e il 35% della spesa turistica totale.

Tra le ricette proposte più interessanti, vanno segnalati i piatti dei due vincitori dell’ultima edizione, ovvero, il primo dello chef Carla Amagliani,che ha proposto spaghetti di grano antico saltati in padella con Montefalco Sagrantino e consommé ristretto d’oca, serviti con una soffice spuma di Parmigiano Reggiano BIO 22 mesi.

E il dolce dello chef sommelier Daniel Marzotto, a base di riso stracotto in un Montefalco Sagrantino DOCG e accompagnato da una mousse dolce di ricotta di capra e soffio di bufala, decorato con gel di Sagrantino, meringhe al Sagrantino e rapa rossa, sfere di mela Golden e cerfoglio.

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Vini di Montefalco: “La svolta green vale 60 milioni in Umbria”

MONTEFALCO – Vini più green, con una riduzione dell’uso dei fitofarmaci del 40%, prodotti a partire da una gestione più sostenibile dei vigneti.

Una rivoluzione lanciata nella filiera vitivinicola dal Consorzio Tutela Vini Montefalco che diventa modello di sostenibilità per l’intero comparto agricolo della Regione Umbria.

Secondo i calcoli dell’ente consortile, l’Umbria potrebbe così toccare quota 60 milioni di euro di farmaci non somministrati in agricoltura.

Nato nel 2015 come progetto pilota per la coltivazione dei vigneti del Montefalco Sagrantino Docg, Grape Assistance diventa oggi Smart Meteo ed estende il suo raggio d’azione.

Oltre ai vigneti umbri saranno interessati anche gli altri tipi di coltivazione, mantenendo immutato l’obiettivo: un assistente tecnologico “in campo”, a servizio di tutti i produttori, che permette di ottenere bollettini meteo e previsioni a lungo termine, informazioni sullo stato di salute reale delle piante utili a superare il sistema dei trattamenti a calendario.

“Un valido aiuto – spiega Amilcare Pambuffetti, Presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco – che ha consentito di effettuare interventi mirati solo in caso di presenza di agenti patogeni, riducendo in maniera significativa l’utilizzo dei fitofarmaci. Oggi portiamo sui mercati, a partire da ProWeinprodotti più sostenibili e in linea con le esigenze dei consumatori”.

L’obiettivo, con Smart Meteo, è di raggiungere “una riduzione del 75% su tutto il territorio umbro, massimizzando i vantaggi del protocollo. “Una rivoluzione ecosostenibile ed economica sorprendente – evidenzia Pambuffetti – che siamo fieri di aver innescato”.

RISPARMIO GREEN: LE CIFRE
Il risparmio economico medio che il modello di Montefalco ha raggiunto, nei primi tre anni di applicazione in vigna, è di circa 175 euro l’ettaro. Con l’applicazione del protocollo all’interno di tutte le aziende del Sagrantino, 60 circa per poco più di mille ettari, si abbattono tonnellate di prodotti chimici, corrispondenti a circa 88 mila euro, con un risparmio complessivo stimato in circa 105 mila euro annui.

In Umbria i terreni coltivati coprono ben 340 mila ettari. Smart Meteo auspica, pertanto, a realizzare un’ambiziosa rivoluzione di innovazione agricola, che consentirà un maggior rispetto del territorio e una produzione più sostenibile e qualitativamente superiore.

“Le denominazioni di origine Montefalco – evidenzia il Consorzio di Tutela – si arricchiscono, dunque, di vini sempre più attenti all’ambiente, molti dei quali faranno il loro ingresso sul mercato estero in occasione del ProWein 2018”.

Un banco di prova importante: l’export pesa circa il 70% sul fatturato complessivo dei vini di Montefalco, contro una propensione all’export del 52% del comparto del vino italiano.

Nel 2017, le aziende umbre hanno esportato fuori dai confini nazionali quasi il 10% in più rispetto all’anno precedente, soprattutto verso la Germania mercato di riferimento per rossi e bianchi fermi prodotti in maniera sostenibile.

Il 12% dei tedeschi, infatti, dichiara di aver consumato vino green, soprattutto italiano e l’84% si dichiara interessato a continuare acquistarlo in futuro (dato Survey Wine Monitor Nomisma 2017 per ICE-Agenzia).

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Sagrantino di Montefalco: tre stelle per la vendemmia 2014

MONTEFALCO – “Un’annata pregevole”. La vendemmia 2014 del Montefalco Sagrantino DOCG è da tre stelle, per merito dell’oculata gestione agronomica dei vigneti operata dai produttori del territorio.

Questo è il verdetto della commissione tecnica, per un prodotto che potrebbe riservare ancora sorprese positive in bottiglia.

“L’annata 2014 – secondo la commissione – è caratterizzata da vini con profumi floreali, fruttati, con note di ciliegie, prugna, accompagnate da erbe officinali, spezie fresche con qualche inserimento erbaceo gradevole. La nota alcolica è equilibrata e ben integrata all’acidità che si mostra al gusto nella sua freschezza. Tannini bilanciati e gradevoli”.

Nnostante l’estate fredda e piovosa, che aveva causato non pochi grattacapi al comparto vitivinicolo nazionale, le 1,7 milioni di bottiglie della produzione 2014 non deluderanno le aspettative dei mercati. La produzione totale italiana, stimata intorno ai 40 milioni di ettolitri, aveva registrato una perdita dell’11%.

L’Umbria, invece, aveva difeso un +16%  con 12,502 hl di Montefalco Sagrantino: “Un’annata sfidante che si è poi rivelata pregevole, con vini morbidi, succosi e lunghi, secondo alcuni tecnici ancora in valutazione”, spiega Amilcare Pambuffetti, Presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco.

Anche la vendemmia 2017 appena trascorsa si è rivelata complessa, senza dubbio una delle annate più calde e siccitose degli ultimi 30 anni caratterizzata dalle gelate tardive di aprile e basse temperature (-3°C in diverse zone del territorio).

“Le annate 2014 e 2017 – spiega l’enologo Stefano Chioccioli – sono il risultato di un profondo cambiamento climatico in atto sul pianeta, il viticoltore ha di fronte a sé un sfida molto complessa. Nel prossimo futuro l’acqua sarà il fattore discriminante per la viticoltura nel centro sud Italia e sarà necessario avviare una stretta collaborazione tra agricoltura e politica per innescare importanti processi di riduzione dell’impatto ambientale e salvaguardia delle riserve di acqua”.

La buona ripresa primaverile ha difeso il trend qualitativo della vendemmia 2017, arginando il calo di produzione solo ad un 40% in meno rispetto al 2016, con ottime prospettive al bicchiere. Saranno 987 mila le bottiglie potenziali di Montefalco Sagrantino DOCG 2017 e circa 2 mila quelle di Montefalco DOC.

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Vini al supermercato

Aspettando l’Anteprima Sagrantino 2014: i migliori al supermercato

MONTEFALCO – Dopo quattro secoli di storia e 25 anni da DOCG, il Sagrantino sfiora quota 2 milioni di bottiglie e si conferma tra i capofila di un settore, quello vitivinicolo, che rappresenta una delle più importanti filiere produttive della regione Umbria.

Inizia sotto i migliori auspici la quarta edizione di Anteprima Sagrantino, che vedrà 200 esperti del settore raggiungere Montefalco da 20 Paesi differenti il 19 e 20 febbraio.

Obiettivo: scoprire le 36 aziende aderenti all’evento e degustare le 180 etichette in degustazione, sul mercato in questo 2018. Una Denominazione, quella di Montefalco e del suo vino principe, il Sagrantino, che viene rappresentata anche dalla Grande distribuzione organizzata. Ecco dunque le migliori etichette in circolazione al supermercato.

http://www.vinialsupermercato.it/vini-doc-docg-montefalco-migliori-al-supermercato/

Nei 13mila ettari destinati all’allevamento della vite, ovvero l’1,9% del dato nazionale, convivono ben 21 denominazioni di origine: due delle quali, la DOCG Sagrantino e la DOC Montefalco, nei soli mille ettari vitati che abbracciano l’intero territorio del Comune di Montefalco e parte dei territori di Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria, tutti nella provincia di Perugia.

Stando alle stime del Consorzio Tutela Vini Montefalco, che riunisce 231 soci di cui 60 cantine, il 16,7% della produzione di vino in Umbria è costituita proprio dalle denominazioni Montefalco  (6,3% di Montefalco Sagrantino DOCG e 10,4% di Montefalco DOC) per un totale di 5 milioni di bottiglie prodotte nel 2016.

“Numeri che parlano chiaro sulla qualità e l’impegno produttivo del nostro territorio e sulla crescita continua e costante di tutto il sistema Sagrantino – spiega Amilcare Pambuffetti, Presidente del Consorzio – Nel 2000 erano appena 660mila le bottiglie con denominazione Montefalco. Numero triplicato nel 2016 con una produzione di 1,8 milioni circa”.

Produzione destinata, nel 2017, per il 30% al mercato nazionale e per il 70% all’export. Tra i principali importatori Stati Uniti (26%), Germania (10%) e Cina (8%). In seconda battuta Svizzera (4%), Inghilterra(5%), Danimarca (2%), Giappone (4.5%), Canada (4%), Olanda (4%), Belgio (4%) insieme ad altri 30 mercati. Saranno gli esperti da questi Paesi, dunque, i primi a pronunciarsi sull’annata 2014, in presentazione nei prossimi giorni.

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Sagrantino di Montefalco: abbinamenti d’autore e gara tra sommelier

MONTEFALCO – Dopo l’annuncio delle date ufficiali, Anteprima Sagrantino 2014 a Montefalco, il 19 e 20 febbraio 2017 allarga gli orizzonti della manifestazione alla promozione culturale e gastronomica dei vini di Montefalco.

Nel corso della due giorni, dedicata a giornalisti, ristoratori e buyer, non avrà luogo solo la presentazione dell’annata 2014 del Montefalco Sagrantino DOCG e delle annate in arrivo sul mercato degli altri vini del territorio.

Il Consorzio Tutela Vini Montefalco, infatti, rinnova il suo impegno con l’arte e la gastronomia attraverso i tre concorsi: “Etichetta d’Autore 2012”, “Sagrantino nel piatto” e “Gran Premio del Sagrantino”.

“Etichetta d’Autore 2014” si rivolge a fumettisti ed artisti che operino su tutto il territorio nazionale. I partecipanti saranno chiamati a interpretare il “Il Montefalco Sagrantino DOCG” e a candidare il proprio lavoro.L’opera vincente, premiata il 19 febbraio 2017 a Montefalco, diventerà l’etichetta celebrativa dell’annata 2014 del Montefalco Sagrantino Docg.

“Sagrantino nel piatto”, che chiama a raccolta gli chef di tutta la Penisola, è una sfida: dovranno essere propostipiatti gourmet che abbiano come ingrediente il Sagrantino.

Dalla cucina tradizionale o innovativa fino alle rielaborazioni e alla fusion, dagli antipasti ai dessert, i piatti finalisti saranno preparati e presentati dagli chef stessi alla presenza della giuria. L’obiettivo è quello di promuovere e diffondere il Sagrantino e i vini di Montefalco.

Decima edizione il “Gran Premio del Sagrantino”: una vera e propria competizione professionale tra sommelier. I migliori tre, selezionati tra i partecipanti provenienti da tutta Italia, si sfideranno, in un evento pubblico, per aggiudicarsi le borse di studio istituite dal Consorzio per sviluppare la conoscenza tecnica dei vini prodotti nell’area di Montefalco.

Un’occasione unica, per ammirare sommelier professionisti all’opera con degustazioni, abbinamenti, carte dei vini e tutto quanto concerne la corretta comunicazione del Sagrantino all’interno di un ristorante.

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Anteprima Sagrantino 2014: appuntamento a Montefalco

MONTEFALCO – Il 19 e 20 febbraio, a Montefalco, avrà luogo il quarto appuntamento con Anteprima Sagrantino, evento del Consorzio Tutela Vini Montefalco rivolto a stampa e operatori del settore chiamati a misurarsi con l’annata 2014 del Montefalco Sagrantino DOCG.

“Quella del 2014 fu una vendemmia tecnicamente molto impegnativa – spiega Amilcare Pambuffetti, presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco -. L’estate piovosa e fredda mise a dura prova i produttori, chiamati ad operare una selezione scrupolosa delle uve raccolte. Dal punto di vista qualitativo e quantitativo, però, il risultato fu soddisfacente soprattutto per il Sagrantino, grazie alla maturazione più tardiva. Ci aspettiamo che l’annata 2014 sia caratterizzata da un buon equilibrio, vedremo cosa ci diranno i vini”.

In occasione della prima edizione di Anteprima Sagrantino, si riconobbe che la preparazione tecnica degli enologi del territorio e i modelli montefalchesi di scienza applicata alla vigna rappresentarono un valore aggiunto nella gestione agronomica di una vendemmia così complessa.

La manifestazione, dunque, rivelerà alla stampa e agli operatori di settore il livello qualitativo e le stelle conquistate dall’annata 2014.

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Enologica 2017: 25 anni di Montefalco Sagrantino Docg

Si terrà dal 15 al 17 settembre la trentottesima edizione di Enologica, l’evento che ogni anno riunisce a Montefalco (PG) migliaia di turisti e winelovers in onore del Sagrantino.

La colonna portante di Enologica 2017 saranno le celebrazioni per i 25 anni di DOCG Montefalco Sagrantino: unaricorrenza ma anche un traguardo che simboleggia l’unione e la forza di un territorio con una storia dalle radici profonde.

Il Consorzio Tutela Vini Montefalco, il Comune di Montefalco e La Strada del Sagrantino stanno già lavorando a un ricco programma in onore della tradizione e del percorso evolutivo che hanno portato il Sagrantino e i vini di Montefalco al riconoscimento, sulla scena nazionale e internazionale, di eccellenze del made in Italy.

I winelovers potranno ripercorrere i momenti salienti della storia della denominazione, conoscerne le sfaccettature, avere accesso alle memorie storiche di Montefalco e prendere parte a una straordinaria degustazione delle vecchie annate. Un weekend da segnare in agenda per scoprire le terre, i borghi e i prodotti tipici di una tra le aree produttive più rinomate dell’Umbria.

LE CANTINE PARTECIPANTI
Ecco l’elenco delle cantine aderenti a Enologica 2017: Antonelli, Arnaldo Caprai, Benedetti E Grigi, Castelgrosso, Colle Ciocco, Dionigi, Fattoria Colsanto, Fongoli, Le Cimate, Lungarotti, Milziade Antano, Moretti Omero, Napolini, Perticaia, Rialto, Romanelli, Ruggeri, Scacciadiavoli, Tenuta Alzatura – Cecchi, Tenuta Castelbuono, Tenuta Rocca Di Fabbri, Terre De La Custodia, Terre Dei Trinci.

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Vini Doc e Docg Montefalco: i migliori al supermercato

Seconda fermata Montefalco. Dopo la grande degustazione di vini dell’Oltrepò pavese destinati agli scaffali della Grande distribuzione organizzata, vinialsuper passa al setaccio la denominazione Montefalco.

Un territorio che conta 1500 ettari vitati e 70 aziende vinicole, per una produzione complessiva di poco superiore a 3 milioni di bottiglie. Un balzo nell’Umbria di grandi vini come il Montefalco Sagrantino Docg, secco e passito, o il Montefalco Rosso Doc. Senza dimenticare vini bianchi come il Montefalco Grechetto Doc e il Montefalco Bianco Doc, poco trattati dalla critica enologica e spesso bistrattati dalle catene della Gdo.

L’occasione per la degustazione è offerta dall’ultima edizione di Vinitaly. A guidarla è Maruska Passeri, responsabile delle attività promozionali, tecniche e amministrative del Consorzio di Tutela Vini Montefalco, accanto al presidente Amilcare Pambuffetti.

“Con le recenti modifiche al disciplinare della Denominazione di origine controllata Montefalco – evidenzia Pambuffetti – abbiamo cercato prima di tutto di valorizzare i nostri vini bianchi. La distinzione tra Montefalco Grechetto e Montefalco Bianco ci consente di valorizzare rispettivamente due vitigni autoctoni come il Grechetto e il Trebbiano spoletino. Successivamente abbiamo allargato per il Montefalco Rosso la parte a Sagrantino, portandola dal 15 al 20% (rispetto alla base preponderante di Sangiovese, ndr). Questo perché il Montefalco Rosso è il vino più venduto della denominazione, anche in Gdo. E quindi abbiamo inteso dare ulteriore spinta a questo fenomeno”.

Le modifiche arrivano in un 2017 da ricordare per il Consorzio umbro. Non solo perché il disciplinare del Montefalco non subiva “ritocchi” dal 1992. Ma soprattutto per il 25° compleanno della Docg Sagrantino. “Molte aziende del territorio sono di medie e piccole dimensioni – evidenzia il presidente Pambuffetti (nella foto) – e riescono a raggiungere la Gdo solo a livello locale, dove le varie catene di supermercati intendono valorizzare le produzioni locali”

“Ci sono invece altre aziende – continua Pambuffetti – che riescono a penetrare la Gdo a livello nazionale. In base ai dati in nostro possesso non possiamo che essere soddisfatti: agiamo in una fascia medio alta e costituiamo una componente di lustro nell’assortimento dei vini dei supermercati. Ovviamente la promozione del nostro territorio, come Consorzio, passa anche da iniziative come quelle legate al giro d’Italia del ciclismo”.

La Crono Sagrantino, con i suoi 40 chilometri tra le colline vitate di Montefalco, Bevagna, Giano dell’Umbria e Gualdo Cattaneo, svoltasi proprio martedì 16 maggio. Iniziative che danno lustro a un territorio che, negli anni, ha visto salire l’export di vino sino al 30% della produzione totale, con Stati Uniti e Canada a fare da apripista, seguiti da Inghilterra e Germania.

LA DEGUSTAZIONE
“Come Consorzio abbiamo il compito di rappresentare tutti indistintamente, ma possiamo dire che l’integrazione delle aziende italiane che hanno investito nella nostra zona costituisce un arricchimento complessivo. Dopodiché, come ovvio, ogni singola azienda promuove una diversa filosofia di fare vino ed è giustificata dalle caratteristiche della propria rete distributiva. La cosa a cui teniamo è il livello singolo e complessivo, con la consapevolezza che le ‘interpretazioni’ possono essere diverse”.

E’ questo il commento del presidente del Consorzio di Tutela Vini Montelfalco, in seguito all’esito della nostra degustazione di 20 referenze di Montefalco Doc e Docg destinati ai supermercati. A uscirne male, di fatto, è un’azienda molto nota a livello nazionale, la Casa Vinicola Luigi Cecchi: una storica realtà del vino di Toscana con base a Castellina in Chianti (SI), che alla fine degli negli anni Novanta ha deciso di acquistare Tenuta Alzatura nel territorio del Montefalco Sagrantino (tre vigneti a Monterone, San Marco e Alzatura). Il Montefalco Rosso Doc di Cecchi, in batteria con altri 8 vini della medesima tipologia, non convince: facile, “piacione”, sfacciatamente “quotidiano”. In poche parole, poco territoriale e molto commerciale.

I ROSSI
Già, perché si può essere “autentici” anche in Gdo. Ne sono una prova altri due Montefalco Rosso Doc. Quelli di Fratelli Pardi e dei Viticoltori Broccatelli Galli. Il primo è un vendemmia 2015 ottenuto dal blend tra Sangiovese (70%) più un 15% di Sagrantino, completati da Merlot e Cabernet (vecchio disciplinare).

Il secondo è costituito da Sangiovese e Sagrantino e convince per il grande equilibrio. Menzione anche per il Montefalco Rosso Doc di Goretti: 60% Sangiovese, 20% Merlot, 20% Sagrantino, perfetto compromesso tra semplicità della beva e austerità del corpo, senza cadere in banalità.

Tra i Montefalco Sagrantino Docg la spunta su tutti Cantina Adanti, con quello che è uno dei suoi vini di riferimento, prodotto sin dal 1979. Naso pregiato per la vendemmia 2009, che vibra tra le classiche note fruttate, la grafite e la balsamicità delle erbe aromatiche. Un Sagrantino di grande freschezza quello della casa di Bevagna (PG).

Merita tanto, tra i Sagrantino Docg presenti nei supermercati italiani, anche quello di Antonelli San Marco. Stessa vendemmia, la 2009. E stessa lunga tradizione, per un’etichetta, “Chiusa di Pannone”, prodotta ininterrottamente dal 1981. Un olfatto strepitoso per ricchezza e intensità, cui risponde un palato all’altezza, di grande pienezza. Un Sagrantino da mordere. Prodotti talmente lontani dal Sagrantino di Montefalco Docg “La Campana” di Cecchi, da sembrare di un’altro pianeta.

MONTEFALCO GRECHETTO E BIANCO DOC
E’ di nuovo Antonelli San Marco a spuntarla tra i Montefalco Grechetto Doc in degustazione. La vendemmia è la 2016, davvero fortunata. Il bianco, ottenuto al 100% dal vitigno autoctono a bacca bianca più coltivato in Umbria, esprime un naso intenso che vira dall’esotico al floreale fresco.

Un vino da bere a secchiate d’estate, eppure non banale. La percentuale d’alcol in volume (14%) è sostenuta e conferisce morbidezza e intensità al palato. Completa il quadro un’acidità che aiuta i sorsi a rincorrersi.

Menzione anche per il Montefalco Grechetto Doc 2016 di Adanti, vino bianco che colpisce per l’equilibrio e l’eleganza delle note fruttate e la spiccata mineralità. Un vino da riscoprire negli anni, conservando in cantina qualche bottiglia per valutarne l’evoluzione.

Infine è senza rivali, tra i Montefalco bianco Doc, quello di Scacciadiavoli. Un blend tra Grechetto (50%), Trebbiano (25%) e Chardonnay (25%) vinificati separatamente. Il Grechetto affina in serbatoi di acciaio, lo Chardonnay in botti di legno e il Trebbiano in serbatoi di acciaio, con le bucce. Un bianco strutturato, complesso sia al naso sia al palato, che consente di spingersi a tavola verso abbinamenti di pari entità. Colpisce l’intercalare tra la frutta fresca e quella secca: un gioco bellissimo tra morbidezze e percezioni croccanti. Completa il quadro, al naso, una punta di idrocarburo e di erbe aromatiche.

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Prowein 2017: l’Umbria del Montefalco Grechetto Doc al debutto

Sono circa 74 le Docg e 333 le Doc che si spartiscono le quote dell’export italiano. In occasione di ProWein, la più grande fiera di vini e liquori del mondo, alle 400 denominazioni nostrane già esistenti se ne aggiungerà una nuova: il Grechetto, varietà bianca autoctona tra le più diffuse in Umbria, è stata introdotta a seguito delle recenti modifiche al disciplinare da parte del Consorzio Tutela Vini Montefalco tra le tipologie della denominazione Montefalco DOC. “L’inserimento della Montefalco Grechetto Doc apporta così ai bianchi della denominazione una connotazione territoriale più riconoscibile”, spiega il Consorzio.

Il battesimo della nuova tipologia enologica sul mercato tedesco è motivata dai recenti trend presentati dal Deutsches Weininstitut, che vedono i consumatori tedeschi muoversi lentamente verso i vini bianchi (nel 2015 il consumo totale di vino è 50% rosso, 40% bianco e 10% rosato). ProWein, dunque, rappresenterà un importante banco di prova anche per il rinnovato Montefalco Bianco DOC che abbandona nell’uvaggio il Trebbiano Toscano in favore del Trebbiano Spoletino, più qualitativo e dotato di caratteristiche intrinseche superiori agli altri trebbiani.

IL MERCATO TEDESCO
La Germania costituisce, ad oggi, il 12% della quota totale di export per i vini di Montefalco ed orienta il fatturato verso l’estero del 60% delle aziende vinicole del territorio. 
Nel 2016, l’Umbria è stata una delle prime quattro regioni (dopo Liguria, Puglia e Valle d’Aosta) con crescita più vivace in termini di vendita di prodotti vinicoli all’estero (+11,6%). Una crescita che fa salire il valore dell’export italiano di circa 25milioni di euro. Il 16,7% della produzione di vino in Umbria è rappresentato dai vini di Montefalco: nello specifico il 6,3% dal Montefalco Sagrantino Docg e il 10,4% dal Montefalco Doc.

L’ultimo decennio ha segnato una importante crescita per le denominazioni montefalchesi. La superficie di vigneto iscritta a Docg è quintuplicata (da 122 a circa 610 ettari), sono state costruite oltre trenta nuove cantine e la produzione del Sagrantino è quadruplicata, passando da 660 mila a circa 2,5 milioni di bottiglie.

PROWEIN PRIMA DI VINITALY
“Questi dati non riescono pienamente a restituire la percezione del lavoro lungo e scrupoloso che è stato fatto negli ultimi dieci anni e che ha condotto lo scenario montefalchese a un rinnovamento totale – spiega Amilcare Pambuffetti, Presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco -. Oggi, il nostro territorio punta in alto con grande consapevolezza e sono fortemente convinto che i 25 anni della Docg Montefalco Sagrantino, denominazione identitaria della nostra produzione, saranno di buon auspicio per affermare la nostra autenticità”.

Entrambe le denominazioni, Montefalco Grechetto Doc e Montefalco Bianco Doc saranno in degustazione anche per l’imminente appuntamento con Vinitaly.

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Anteprima Sagrantino 2013: “Montefalco modello per l’Umbria del vino”

Un vitigno con quattrocento anni di storia, che riesce ad innovarsi e a ottimizzare la produzione mediante tecniche di coltivazione e imbottigliamento sostenibili, limitando al minimo i trattamenti fitosanitari grazie a un progetto di monitoraggio computerizzato dei vigneti. Questo è il modello Montefalco – che a breve sarà testato su scala regionale con l’obiettivo di realizzare una gestione fitosanitaria sostenibile di tutti i vigneti umbri – e questi sono i tratti distintivi con i quali il Montefalco Sagrantino DOCG si propone alla stampa e agli operatori del settore in occasione di Anteprima Sagrantino 2013, appuntamento enologico organizzato dal Consorzio Tutela Vini Montefalco, che quest’anno consacra Montefalco come esempio di sostenibilità.

“Il nostro concetto di sostenibilità nasce in vigna e mette l’Internet of Things al servizio della viticoltura stessa. Stazioni meteorologiche connesse alla Rete che si scambiano dati utili all’individuazione di soluzioni – spiega il Presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco, Amilcare Pambuffetti -. Nel nostro territorio, grazie all’applicazione di Grape Assistance, l’uso dei fitofarmaci è stato ridotto di circa il 40%. Se tutte le aziende del Consorzio sposassero il protocollo sarebbe possibile risparmiare ben 88 mila euro relativi ai soli prodotti chimici”.

L’EVENTO
Lunedì 20 febbraio, alle ore 10:00, presso il Complesso Museale San Francesco, insieme al successo di Grape Assistance, si parlerà di Sagrantino Stage, la decima tappa del Giro 2017, che vedrà i “papabili” alla Maglia Rosa sfrecciare attraverso i vigneti del Sagrantino. Un grande riconoscimento per il territorio che celebra i 25 anni della DOCG Montefalco Sagrantino. Saranno, inoltre, presentate la vendemmia 2016, l’annata del 2013 e la nuova mappa del Montefalco Sagrantino DOCG: territorio, zone, vigneti visti e raccontati con gli occhi e con le immagini create da Alessandro Masnaghetti.

Il Chiostro Sant’Agostino ospiterà il Banco d’assaggio, con servizio sommelier, suddiviso in aree tematiche all’interno delle quali saranno a disposizione Montefalco Sagrantino DOCG 2013 secco e passito, Montefalco Rosso DOC 2015 e Montefalco Rosso DOC Riserva 2014, Montefalco Bianco DOC e altri bianchi delle cantine aderenti e i vini Montefalco DOC e Montefalco Sagrantino DOCG delle annate in commercio.

Nella Sala Consiliare del Comune di Montefalco, la stampa potrà misurarsi sia con l’annata 2013 del Montefalco Sagrantino DOCG, secco e passito, nelle due formule alla cieca e bottiglie scoperte, sia con l’annata 2007 per la speciale degustazione Sagrantino Vintage a bottiglie scoperte.

Nel corso della prima giornata di Anteprima Sagrantino, saranno, inoltre, decretati i vincitori dei concorsi indetti dal Consorzio Tutela Vini Montefalco: “Etichetta d’Autore 2013”, “Sagrantino nel piatto” e “Gran Premio del Sagrantino”.

I PRODUTTORI
Grande attesa, nella giornata di martedì, per l’appuntamento “Sagrantino & Food – A pranzo con il produttore”: i produttori della DOCG Montefalco Sagrantino avranno il piacere di incontrare vis-à-vis giornalisti e operatori per degustare i vini della denominazione in abbinamento ai piatti della tradizione umbra.

Di seguito, la lista delle 31 cantine aderenti ad “Anteprima Sagrantino 2013”: Adanti, Agricola Castelgrosso, Antonelli San Marco, Arnaldo Caprai, Bocale, Colle del Saraceno, Còlpetrone – Tenute Del Cerro,  Di Filippo, Fongoli, F.Lli Pardi, Fattoria Colleallodole – Milziade Antano, Fattoria Colsanto, Fattoria Le Mura Saracene – Goretti, Le Cimate, Montioni, Moretti Omero, Perticaia, Poggio Turri, Romanelli, Scacciadiavoli, Tabarrini, Tenuta Alzatura – Cecchi, Tenuta Bellafonte, Tenuta Castelbuono – Tenute Lunelli, Tenuta di Saragano, Tenuta Rocca Di Fabbri, Terre De La Custodia, Tudernum, Valdangius, Villa Mongalli e Viticoltori Broccatelli Galli.

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Analisi e Tendenze Vino

Montefalco alla conquista dell’America

Anche quest’anno, il Consorzio Tutela Vini Montefalco, insieme a una rappresentanza di viticoltori del territorio, è partito alla volta di Canada e Stati Uniti per uno speciale tour dedicato alla promozione delle denominazioni montefalchesi: “Savoring Sagrantino: Discover Umbria’s Indigenous Varieties”.

Protagoniste il Montefalco Sagrantino DOCG e il Montefalco Rosso DOC, coltivazioni che da oltre cinquecento anni caratterizzano la produzione vinicola di Montefalco, interessate  nell’ultimo quinquennio da un’importante ascesa: il Montefalco Sagrantino DOCG ha raggiunto, nel 2015, una produzione potenziale di 2 milioni di bottiglie con un aumento del 16% circa rispetto al 2011 mentre il Montefalco DOC, con 4 milioni di bottiglie potenziali nel 2015, ha registrato una crescita del 36%(rispetto al 2011).

“Gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato per i vini di Montefalco – spiega Amilcare Pambuffetti, presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco -. Il valore della nostra quota di export è passata, negli ultimi anni, dal 45% al 60% di cui il 25% è costituito proprio dagli USA. Questi numeri, insieme all’attenzione di stampa e consumatori americani verso i vini Made in Italy di qualità, ci fanno sperare in un ulteriore miglioramento delle performance di mercato”.

Dopo aver toccato le città di Toronto e Montrèal con la partecipazione alle “Grandi Degustazioni Canada” presso le location Roy Thomson Hall e Marché Bonsecours, il “Sagrantino Festival” (una serie di cene a contatto diretto con i produttori nelle location  Alioli Ristorante, Biagio Ristorante, Buca di Bacco, Grano Restaurant, La Bruschetta, La Cascina Ristorante, Oro Ristorante e Yolanda’s Spuntino Casa) e San Francisco, dall’11 novembre e fino alla prima settimana di dicembre, le varietà autoctone umbre sono protagoniste di degustazioni e seminari nelle due sedi di Eataly New York Flatiron e di Chicago.

Oltre agli eventi ospitati da Eataly, sono numerosi i ristoranti che hanno aderito al “Sagrantino Month” negli Stati Uniti: 54 Mint, La Ciccia, SPQR, Chiaroscoro, A 16, Milano, Ideale Ristorante (San Francisco 7 novembre); Vivere, The Charlatan, Piccolo Sogno, Il Porcellino, Balena (Chicago 9 novembre); Aurora Soho, Emporio NY, NY contadino, Il Buco, Il Buco Alimentari & Vineria, Grand Vin, Tarallucci e Vino, Peasant, Obicà NY Flatiron (New York 10 e 11 novembre) con proposte culinarie della cucina tradizionale italiana in abbinamento ai vini di Montefalco.

Di seguito le cantine partecipanti: Antonelli San Marco, Arnaldo Caprai, Colpetrone, Fattoria Colsanto, Le Cimate, Perticaia, Scacciadiavoli, Tabarrini, Tenuta Bellafonte, Tenuta Castelbuono, Terre de la Custodia, Viticoltori Broccatelli Galli.

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Cosmofood 2016, dal Prosecco agli spumanti calabresi: bollicine protagoniste

Quattrocentocinquanta espositori tra cantine e aziende produttrici di attrezzature professionali e commerciali di prodotti alimentari. Questo e molto altro è stata Cosmofood, manifestazione svoltasi dal 12 al 15 novembre a Vicenza, di cui vinialsupermercato.it è stata partner. Un pubblico di 42 mila persone ha è stato coinvolto in un ricco programma di oltre cento eventi e corsi semi professionali. Senza dimenticare degustazioni e seminari con ospiti illustri del mondo del food, come Ernst Knam.

Ma partiamo nel nostro raccontò tra le varie aziende di vino e non, addentrandoci nel mondo della birra. Due le realtà degne di nota tra quelle “industriali” e “garage”: il birrificio Engel e Tum. Il birrificio Engel, naturalmente di nazionalità tedesca, ha una produzione industriale che definiremmo “limitata”: la grande richiesta di questa birra di qualità ne limita la disponibilità. Un birrificio molto ricercato e in crescita, che sfodera interessanti Pils, Bock, Hell, oltre alla pluripremiata Gold.

L’azienda agricola Tum, di provenienza piemontese, più precisamente di Cavour, in provincia di Torino, si presenta con una base birra molto chiara e acida, sulla tendenza di birre antiche. Ma con un concetto giovanile e versatile: miscelare questa birra con vari sciroppi e aromatizzazioni.

Finito questo piccolo passaggio nel mondo delle birre ci avviciniamo naturalmente a ciò che più cattura il nostro interesse: il vino e i suoi produttori. Un viaggio che non poteva che iniziare da una bollicina, tra le più rappresentative della regione ospitante, il Veneto. Ci troviamo nello stand dell’azienda San Gregorio in Valdobbiadene, che produce Prosecco e non solo da generazioni. Un’azienda che ben si distingue con una sorpresa di ottima fattura. Una Docg ferma, ai più sconosciuta: la denominazione Prosecco Tranquillo, vino 100% Glera che si presenta al naso con tutte le caratteristiche olfattive di un Prosecco, ma che esalta la parte gustativa spesso celata, nel Prosecco “tradizionale”, dalla carica invasiva di anidride carbonica.

Superata la parte delle bollicine Charmat, ci avviciniamo a una delle bollicine italiane più in voga del momento: quella Franciacorta. Anche qui, ecco la sorpresa: quella di un’azienda che propone un ‘Metodo Solera’ per la produzione dei propri vini. Parliamo di Riva di Franciacorta. Naturalmente produttori delle varie declinazioni di Franciacorta, ben si fa apprezzare il Satén.

Ci spostiamo poi nel cuore dell’enologia italiana. Siamo in Umbria per conoscere la storia del Montefalco Sagrantino e delle cantine Rialto. Una realtà attiva dagli anni Cinquanta, che con passione coltiva non un vitigno ma una pianta definita ‘Sacra’, il Sagrantino appunto, capace di dare vita a una versione passita tradizionale, per poi essere “trasformata” anche nella classica versione secca.

Il viaggio enologico prosegue poi in Calabria, regione sempre poco citata, ma che produce ottime varietà, incontrando iGreco: azienda di qualità, si è fatta conoscere e premiare per i propri vini sul palcoscenico nazionale. Originaria di Cariati, in provincia di Cosenza, si presenta con diverse etichette tra cui spiccano alcuni spumanti di Greco bianco e Gaglioppo, oltre alle declinazioni classiche di bianco fermo di Greco e Nero di Calabria. Questa interessante azienda calabrese produce anche una versione di Gaglioppo che entra nel marchio WRT- Wine Researcher Team, un protocollo di vini con un regime rivolto alla naturalezza e alla chimica ridotta all’osso, sia in vigna che cantina.

Concludiamo il nostro tour al cospetto di sua maestà, l’Amarone. Vino della tradizione veneta, ma vinialsupermercato.it ama stupire. Segnalando questa volta un’azienda con uno sguardo rivolto al futuro di questo vino. Parliamo de Le Calendre, produttori in Valpolicella che si rendono protagonisti di un concetto di vino fresco e moderno, ma allo stesso tempo con la voglia di riscoprire vitigni antichi, che possono differenziare la produzione. Una riscoperta che punta a integrare uvaggi come la Corbina, la Croatina e la Turchetta, vinificati in cemento vetrificato e sottoposti a leggeri filtraggi, solo nel pre imbottigliamento.

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Enoturismo

Sagrantino ed erbe aromatiche: l’abbinamento gourmand by Lungarotti

Sagrantino ed erbe campagnole spontanee. E’ l’inedito abbinamento gourmand proposto da Lungarotti per Enologica, l’evento del Consorzio di Tutela Vini di Montefalco in programma dal 16 al 18 settembre nel borgo medievale umbro, che quest’anno ha ottenuto la ‘Spiga Verde’, il riconoscimento di eccellenza rurale sostenibile.

E proprio i temi della sostenibilità e della biodiversità saranno al centro delle iniziative in programma nella cantina Lungarotti a Turrita di Montefalco, circondata da 20 ettari di vigneto a regime biologico. Si parte il 16 settembre con l’apertura della mostra di erbe campagnole spontanee di stagione che, nelle due giornate successive (sabato 17 e domenica 18, alle 11.00 e alle 16.00), saranno il fulcro di due focus condotti da Luciano Loschi dell’Accademia umbra erbe campagnole spontanee, per conoscerne le proprietà salutari e l’uso in cucina.

Dalla teoria alla pratica, con un menù a base di erbe abbinato al Sagrantino o in alternativa al Montefalco Rosso della cantina umbra. In degustazione crostini con pesto di erbe campagnole spontanee, insalatina di farro con Portulaca (una pianta erbacea ricca di omega 3), pomodorini e verdure bio e Fojata ripiena di amaranto e pimpinella (17 e 18 settembre, su prenotazione euro 8,00).

Per info e prenotazioni:
Lungarotti – Cantina Turrita di Montefalco
montefalco@lungarotti.it – Tel. 0742.378868 o 349.8689562
Loc. Turrita, via del Boschetto 1, 06036 Montefalco (Pg)
www.lungarotti.it

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