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Tenuta Castelbuono & Co.: il Sagrantino di Montefalco cambia (drasticamente) volto


Dal legno ai primari. Dalle (sovra) concentrazioni al frutto. Tenuta Castelbuono – Carapace è il volto più clamoroso del “nuovo corso” del Sagrantino di Montefalco e del Montefalco Rosso in Umbria. I vini umbri della famiglia Lunelli – ben più famosa per i Trento Doc Ferrari – sono cambiati in maniera drastica negli ultimi anni, spostando il paradigma enologico dai terziari alla freschezza: non più vini “pesanti”, “grassi” e molto tannici, a beneficio di eleganza e beva. Il tutto senza perdere di vista il varietale.
Un segnale di attenzione ai mercati, che prediligono sempre più i rossi meno strutturati, al pari dei vini bianchi e degli spumanti. È quanto emerge in maniera netta dagli assaggi effettuati nei giorni scorsi “A Montefalco“, nuovo format studiato dal Consorzio Vini Montefalco e Spoleto e dall’agenzia di comunicazione Miriade & Partners, che prende il posto della storica “Anteprima Sagrantino“.

Un restyling dell’evento clou che richiama ogni anno, nella regione del centro Italia, un centinaio tra giornalisti e operatori del settore, per l’assaggio delle nuove annate dei vini locali. Il Sagrantino di Montefalco perde così la sua centralità – non in senso assoluto, ma relativo – per lasciare spazio soprattutto ai vini bianchi (in primis il Trebbiano Spoletino, ma anche il bistrattato Grechetto) e, in un certo senso, anche alle bollicine: dai pét-nat ai Metodo classico (chiedere per credere a Scacciadiavoli, passato in 20 anni da 2 a 80 mila bottiglie con ottimi risultati), che iniziano ad abbondare in zona. Del resto, nel 2023, i produttori di Sagrantino hanno dovuto fare i conti con pesanti cali delle vendite dei vini rossi di punta, in alcuni dei mercati principali.

MIGLIORI ASSAGGI “A MONTEFALCO” 2024: ANTEPRIMA SAGRANTINO CAMBIA VOLTO

È così che Tenuta Castelbuono – Carapace finisce per svettare tra i migliori assaggi dell’annata 2020 di Sagrantino di Montefalco, dentro e fuori dal calice. Il cambio di rotta stilistico della famiglia Lunelli in Umbria va infatti letto e interpretato come un segnale forte, da parte di una delle famiglie “forestiere” che ha deciso di investire in questo angolo di Umbria, sin dal 2001. Risale al 2012 l’apertura al pubblico dell’imponente cantina denominata “Carapace”, prima scultura al mondo «in cui si vive e si lavora», ad opera dell’artista Arnaldo Pomodoro.

Al netto della buona prova dei vini della famiglia Lunelli, il restyling di “Anteprima Sagrantino” porta con sé una diminuzione drastica dei campioni in degustazione – non solo per la mancanza delle “prove di botte” -. Solo 25 i Sagrantino di Montefalco Docg 2020 in degustazione, due i passiti. Diverso il discorso per il Montefalco Rosso Doc: solo 5 i 2022 (tra cui spicca ancora, appunto, Tenuta Castelbuono), 15 i 2021, 8 i 2020, 6 i 2019 e un 2018. I Montefalco Rosso Riserva Doc in degustazione in occasione de “A Montefalco” 2024 sono risultati solo 6, suddivisi in maniera equa tra 2021 e 2020.

I MIGLIORI SAGRANTINO 2020 E MONTEFALCO ROSSO 2022, 2021, 2020 E 2019

Nelle tre tipologie, oltre ai vini targati Lunelli, spicca l’ottima performance di Cantine Briziarelli, altra realtà che sembra aver deciso un alleggerimento del profilo dei propri rossi, senza dimenticare il varietale. Colpisce, in particolare, “Rosso Mattone” 2021 della casa vinicola fondata nel 2000 a Montefalco. Altra garanzia assoluta sono i vini di Arnaldo Caprai (“25 anni” e “Valdimaggio“, senza dimenticare il rapporto qualità prezzo dell’ottimo “Collepiano“) e Tabarrini (“Colle alle Macchie” e “Campo alla Cerqua” e il Rosso “Boccatone”).

L’ormai ex “presidente in ciabatte” lascia sbalorditi con “Il Bisbetico domato“, 100% Sagrantino di Montefalco che si conferma un faro per una denominazione che punta ad “alleggerire” il proprio profilo e a promuoversi sui mercati per la propria versatilità. superando l’ostacolo dei tannini. Molto bene anche i Sagrantino 2020 di Agricola Mevante, Antonelli, Goretti, Lungarotti, Romanelli, Scacciadiavoli e il “Vinum Dei” di Terre San Felice.

Tra i Montefalco Rosso 2021 spiccano, oltre ai già citati, il “Terrebianche” di Cesarini Sartori, Colpetrone, Tenuta Bellafonte con “Pomontino“, nonché – riecco – Terre di San Felice e Agricola Mevante (due aziende da tenere in ampia considerazione per il futuro). Tra i Montefalco Rosso 2020 ecco Fattoria Colsanto, ma è il solito Romanelli ad primeggiare con “Capo De Casa“. Tra i Montefalco Rosso 2019 la spunta “Giulio II” de Le Thadee, al pari di Perticaia.

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Non dire «Trebbiano Spoletino» se non ce l’hai nel sacco


EDITORIALE –
C’è un virus pericoloso che si aggira nel mondo del vino italiano: quello dei vini bianchi e degli spumanti che sono «tutti buoni», a prescindere dal territorio e dalla vocazionalità dell’area, solo perché il mercato dei vini rossi è in estrema crisi (in Italia come all’estero, con pochi distinguo). Un cul-de-sac in cui rischia di essere banalmente risucchiato il Trebbiano Spoletino, forse tra i pochi vini bianchi italiani sotto ai riflettori come la “cosa nuova” del Bel Paese, sia a livello nazionale che internazionale, in buona compagnia di denominazioni luccicanti come il Derthona (Timorasso). Succede però che gli assaggi all’anteprima organizzata in questi giorni dal Consorzio Vini Montefalco e Spoleto non siano poi così all’altezza, nella media.

Il giudizio si riferisce a un numero tutto sommato limitato di Trebbiano Spoletino delle annate 2023, 2022, 2021 e 2020. Solo 22 campioni. Abbastanza, però, per dire ad alta voce che il lavoro compiuto sino ad oggi dai produttori non basta affatto per poter assicurare ai mercati una nuova stella. Il Trebbiano Spoletino, al momento, può vantare punte di qualità assoluta (poche), vini assolutamente nella media e lontani dal varietale (quasi il 50%) e un numero davvero preoccupante di vini che vanno dal banale al tecnicamente mediocre, soprattutto per la mancanza di precisione nella vinificazione (ancora troppi gli esempi in questa categoria, per un’appellazione che aspira a un posto d’onore tra le stelle del vino europeo e internazionale).

TREBBIANO SPOLETINO: PUNTE DI QUALITÀ SENZA MASSA CRITICA

Urge precisare che sono un amante dello “Spoletino” (a proposito: cosa ne è della proposta formale di modifica del nome del vitigno, ovvero dell’eliminazione della parola “Trebbiano” che andava di moda ai tempi della presidenza di “Sir” Filippo Antonelli?) e, proprio per questo, ritengo che la barra della qualità vada tenuta alta. Sul territorio, i punti di riferimento non mancano. Basti pensare (in rigorosissimo ordine alfabetico) ai Trebbiano Spoletino di Antonelli (ancora lui, pardon), Le Thadee, Ninni, Perticaia e Romanelli, da cui trarre spunto (e riferimenti assoluti) in termini di tipicità e carattere.

Troppa poca coerenza tra i campioni in degustazione, ben al di là dell’interpretazione aziendale, e una scarsa uniformità territoriale tra le vari “voci” del vitigno, rischia di bruciare sul nascere una denominazione che si appresta a raddoppiare la produzione nei prossimi anni, passando da 225 mila a mezzo milione di bottiglie, come annunciato nel discorso di apertura de “A Montefalco” dal presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco e Spoleto, Paolo Bartoloni.

Un motivo in più per credere nel Trebbiano Spoletino, con l’allargamento della zona di produzione che darà modo a diversi produttori – ne sono certo – di alzare ulteriormente il livello qualitativo medio di un vitigno che potrebbe rivelarsi decisivo per la stessa sussistenza economica di Montefalco (e Spoleto). Sempre, ovviamente, senza dimenticare i grandi, grandissimi vini rossi di quest’angolo d’Umbria. Se Dio vuole.

Più bottiglie di Trebbiano Spoletino: «Il Consorzio punta a mezzo milione»

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Più bottiglie di Trebbiano Spoletino: «Il Consorzio punta a mezzo milione»


La produzione di Trebbiano Spoletino raddoppierà nei prossimi anni grazie all’allargamento della zona Doc a tutti i Comuni dove è già possibile produrre il vino più noto della zona, il Sagrantino di Montefalco. Lo ha annunciato durante l’evento di apertura di “A Montefalco” il nuovo presidente del Consorzio Vini Montefalco e Spoleto, Paolo Bartoloni. «Il Sagrantino – ha dichiarato – è ormai è un must e grazie ad esso vogliamo entrare nella “Top 10” dei vini italiani. Ma non scordiamoci del Trebbiano Spoletino. Il Cda ha deciso di ampliare la zona Doc per passare dalle attuali 225 mila bottiglie a mezzo milione, nel giro dei prossimi anni».

MONTEFALCO SEMPRE PIÙ “BIANCO”

«Le tendenze cambiano – ha aggiunto Paolo Bartoloni – il bianco cresce. Con questo provvedimento resteremo comunque un’area di nicchia, capace di produrre 4,5 milioni di bottiglie sommando tutte le denominazioni. Per affrontare il mondo ci servono comunque i numeri». Al momento sono 450 gli ettari di terreni Doc Montefalco Rosso, 390 quelli del Sagrantino di Montefalco e solo 50 quelli destinati a Trebbiano Spoletino Doc.

«Oggi produciamo 1 milione di bottiglie di Sagrantino di Montefalco – ha concluso il presidente del Consorzio – ma siamo arrivati a produrne anche 2 milioni nella storia della denominazione. Anche grazie alla crescita del Trebbiano Spoletino possiamo dimostrare al mondo di essere una “terra del vino” unica in Italia, nella quale si possono produrre grandi vini rossi e grandi vini bianchi nello stesso fazzoletto di terra».

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Il Trebbiano Spoletino della discordia: Spoleto e Montefalco mai così lontani


Torna al mittente la proposta di “inglobare” nella Doc Spoleto i territori di produzione della Doc Montefalco Bianco, incentrata sul vitigno Trebbiano Spoletino. Il presidente del Consorzio, Giampaolo Tabarrini, nega che la discussione sia ufficialmente avviata tra i produttori. Il promotore dell’iniziativa, Gianluca Piernera, sostiene invece di averla formalmente presentata al Cda dell’ente Tutela Vini di Montefalco, in qualità di presidente della Commissione tecnica Spoleto. Secondo il titolare di Cantina Ninni, l’assoggettamento alla Doc Spoleto di territori che oggi ricadono sotto l’egida della Doc Montefalco – come Bevagna, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria – consentirebbe al Trebbiano Spoletino di «raggiungere in 5 anni oltre un milione di bottiglie, contro le attuali 200 mila circa».

Sempre secondo Piernera, «chi oggi imbottiglia lo Spoletino ricorrendo all’Umbria Igt, per scarsa fiducia nelle potenzialità della Doc Montefalco Bianco, domani virerebbe volentieri alla Doc Spoleto, consentendo al vitigno e al territorio di farsi conoscere meglio nel mondo e di rispondere alle richieste dei buyer». Un braccio di ferro, quello tra Spoleto e Montefalco (territori uniti dal 2019) che rischia di avere ripercussioni sulle prossime elezioni del Consorzio Vini umbro, con Giampaolo Tabarrini che si dice già sicuro di fare un passo indietro. «Rappresentare i colleghi come primo presidente montefalchese eletto nella storia è stato un onore e un’esperienza bellissima, gloriosa, gratificante. Ma a 7 mesi dalla scadenza del mandato posso già dire che non mi ricandido», rivela l’attuale numero uno in esclusiva a winemag.it.

TABARRINI NON SI RICANDIDA, MA INDICA LA VIA

La decisione, tuttavia, non riguarda la questione Trebbiano Spoletino. «Non la voglio affrontare – commenta Tabarrini – perché di concreto, al momento, non c’è nulla. Quel che so è che, per legge, nessuna denominazione può sostituire un’altra. Nessuna denominazione può essere abrogata. Sostenere che la Doc Montefalco Bianco possa essere sostituita dalla Doc Spoleto, o viceversa, è sostanzialmente improprio. Che sul Trebbiano Spoletino ci siano dei problemi è vero, ma sono legati al campanilismo mascherato da discorsi “puristi”. Non si può parlare di apertura e condivisione e, al contempo, discutere di “zona classica” per il Trebbiano Spoletino. A Spoleto c’è chi dice di voler condividere, volendo tuttavia rimanere “principe”».

Tabarrini esamina però i dati disponibili delle ultime vendemmie. «Nel 2021 – spiega – la Montefalco Bianco ha registrato 49.432 bottiglie. Nel 2022: 58 mila. La Spoleto Doc, nel 2021 si è assestata su 180.608 e, nel 2022, 162.161. Estrapolando risulta che, nel 2021, nel Comune di Montefalco è stato prodotto il 92% della Trebbiano Spoletino Spoleto Doc e nel 2022 il 94%. Ipotizzando una media del 93%, a Montefalco, sommando le due Doc, sono state prodotte 217.397 bottiglie nel 2021 e 208.810 mila nel 2022. Dati che lasciano chiaramente intendere come la massa critica del Trebbiano Spoletino viene prodotta nel Comune di Montefalco e non a Spoleto. Il cuore nevralgico, storico e produttivo del vitigno è ben definito. Ed è lì che si trovano le vigne, non altrove».

CAPRAI E PARDI, PRODUTTORI DIVISI SUL FUTURO DEL TREBBIANO SPOLETINO

La discussione tiene banco tra i produttori, fuori dalle sale consortili. «La Doc Spoleto è nata in maniera prepotente – afferma Marco Caprai, intercettato a Milano in occasione di una cena stampa organizzata dall’agenzia Vino à la carte di Francesca Negri – cercando di dividere Montefalco, di spaccarlo, coprendo in parte lo stesso territorio geopolitico, con violenza politica piuttosto pesante e con un disciplinare dal quale solo ora si vuole prendere le distanze. Le denominazioni non possono nascere come sopraffazioni. Per entrare in un’altra denominazione bisogna chiedere il permesso a tutti, non consultare solo la componente politica, che non ha titolo di discutere di vino».

«Le denominazioni – continua Caprai – nascono sulla tradizione. Senza tradizione non c’è denominazione, perché quest’ultima non nasce da meri impulsi di mercato. La Montefalco Bianco ha la sua tradizione trentennale e il suo progetto. Non vedo perché qualcuno voglia permettersi di chiudere con la tradizione. Faccio gli auguri alla Spoleto Doc ma, per quanto ci riguarda, noi continueremo a utilizzare la Montefalco Bianco». Di tutt’altro avviso Alberto Pardi, intercettato ancora una volta a Milano, in occasione di un pranzo stampa organizzato dall’agenzia Pr Comunicare il Vino di Riccardo Gabriele.

«Penso che non sia sbagliata l’idea di “accorpare” le due Doc – commenta l’esponente della Cantina Fratelli Pardi – perché è inutile avere contemporaneamente una denominazione come Montefalco Bianco e la Doc Spoleto Trebbiano Spoletino. Oltretutto, quest’ultima è gestita oggi dal Consorzio Tutela Vini di Montefalco. La nostra azienda si trova in quella porzione di territorio di Montefalco inclusa nella Doc Spoleto, quindi abbiamo una visione “di parte”. Ma è giusto chiedersi che Doc sei se conti quattro produttori? A livello mediatico e produttivo, trovo giusta la proposta di accorpamento». Palla al centro, allora, nella partita che sembra destinata a decidere le sorti del Consorzio umbro.

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«Nel nome del Trebbiano Spoletino»: la Doc Spoleto si allarga a Montefalco?


Allargare la zona di produzione della Doc Spoleto nei territori della Doc Montefalco, per aumentare il numero di bottiglie di Trebbiano Spoletino e farlo conoscere a un numero più vasto di consumatori, in tutto il mondo. È l’obiettivo della proposta presentata nelle scorse ore al Cda del Consorzio Vini Montefalco e Spoleto da Gianluca Piernera, presidente della Commissione tecnica della Doc Spoleto e titolare di Cantina Ninni Spoleto. Quella sul tavolo dell’ente presieduto da Giampaolo Tabarrini, che dovrà valutarla insieme ad altre, è un’idea rivoluzionaria: «Includere i comuni di Bevagna, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria nella Doc Spoleto, consentendo ai produttori locali di etichettare il loro Trebbiano Spoletino come “Doc Spoleto”, al posto dell’attuale Montefalco Bianco Doc».

Quest’ultima, stando sempre alla proposta di Piernera, dovrebbe essere eliminata, al pari della Doc Spoleto Bianco. «Così facendo – spiega il vignaiolo in esclusiva a winemag.it – riusciremmo a portare in giro per il mondo il Trebbiano Spoletino, vino simbolo della Doc Spoleto che sta riscuotendo sempre più successo da parte della critica. Attualmente ne vengono prodotte solo 200 mila bottiglie, ma con l’allargamento della denominazione ai tre comuni si consentirebbe a un numero maggiore di produttori di imbottigliare Trebbiano Spoletino utilizzando la sua denominazione simbolo, nata nel 2011».

ALLARGAMENTO DELLA DOC SPOLETO PER IL TREBBIANO SPOLETINO?

Il progetto della Doc Montefalco Bianco, che prevede un minimo del 50% di Spoletino, non convince – al momento – tutti i produttori. Ne sono una riprova i numeri risicati degli imbottigliamenti e la decisione di ricorrere all’Umbria Igt, piuttosto che alla Doc di Montefalco, per i vini prodotti fuori dalla Doc Spoleto con il Trebbiano Spoletino. La proposta di Gianluca Piernera – tra i protagonisti e fautori, nel 2019, dell’ingresso della Doc Spoleto nel Consorzio Vini Montefalcova nella direzione opposta: «Sono certo che, con l’ingresso nella Doc Spoleto, le uve provenienti dai vigneti di Bevagna, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria sarebbero rivendicate con la Doc simbolo del vitigno. Con questa operazione, nel giro di 5 anni, le bottiglie totali passerebbero da circa 200 mila a oltre un milione, se non a un milione e mezzo. Con benefici assoluti per tutto il territorio».

Un impulso che sarebbe in linea con gli ultimi trend di consumo, che vedono i vini bianchi e gli spumanti crescere esponenzialmente, nel mondo, a discapito dei vini rossi. Nonostante il cambio di rotta riscontrabile in occasione delle ultime Anteprime – nella direzione di vini più “pronti” e dai tannini più integrati – il Montefalco Sagrantino Docg, grande vino rosso da invecchiamento, non sta infatti attraversando uno dei suoi periodi di maggiore splendore, soprattutto sul fronte dell’export. Non un caso isolato, come dimostrano i report di mercato più aggiornati relativi alle spedizioni di vini italiani nel mondo, che dipingono una crisi del Made in Italy enologico nei 12 Paesi Top importer.

PRESTO IL VIA LIBERA A RISERVA, SPUMANTE E MACERATO DA SPOLETINO

«I tempi sono maturi – sottolinea Gianluca Piernera – per poter far conoscere questo meraviglioso vitigno a un numero più vasto di consumatori. È un dato di fatto che le bottiglie attuali non siano abbastanza. L’allargamento del territorio della Doc Spoleto darebbe fiducia ai produttori e a una zona dalle immense potenzialità, in parte non ancora esplorate. Il tutto senza snaturare le caratteristiche del Trebbiano Spoletino, che sarebbero preservate anche in altri territori. Sarà poi il consumatore a scegliere il prodotto di una zona o dell’altra».

Nel frattempo procedono a passo spedito, verso l’approvazione ministeriale, le modifiche al disciplinare che porteranno all’ufficiale riconoscimento della Riserva (che andrebbe a sostituire ed eliminare il Superiore), nonché dei metodi alternativi al sughero per la tappatura dello Spumante (sarà incluso il tappo corona) e del Macerato ottenuto con uve Trebbiano Spoletino all’interno della Doc Spoleto. Tutte specifiche di cui potrebbero beneficiare anche i produttori di Bevagna, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria, qualora la “linea Piernera” prevalesse in Consorzio. Un dibattito che si preannuncia aperto ed avvincente.

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Montefalco Green, la declinazione ecologica del turismo in cantina


Come ideare e realizzare la frontiera 2.0 del turismo in cantina? Il Consorzio Tutela Vini Montefalco, in Umbria, punta alla sostenibilità delle aziende del territorio e al turismo green ideando Montefalco Green. Quella vissuta da giornalisti e “influencer” la scorsa settimana è stata un’esperienza emozionante, eco-friendly, unica nel suo genere. Sotto il cielo a tratti piovoso della piana che si distende dalle colline di Montefalco a quelle di Assisi è stato possibile scoprire, utilizzando esclusivamente le SagreenTino car e bici, una nuova frontiera del turismo in cantina: quello green, caratterizzato da emissioni zero, sostenibile, a velocità slow, rispettoso dell’ambiente.
Un turismo che raggiunge aziende vinicole che praticano digitalizzazione e riciclo, traendo buona parte dell’energia che consumano da pannelli solari.

Cantine che salvaguardano i nidi degli uccelli tra le vigne – parte integrante della biodiversità – che hanno la loro conduzione biologica certificata, che tutelano la presenza delle api in vigna. Molte aziende del territorio hanno il loro focus sulla produzione sostenibile e cercano di non provocare danni all’ambiente circostante. È una scelta doverosa, necessaria, indispensabile per garantire sia la qualità dei prodotti che un minimo impatto sul territorio. E la cosa sorprendente è che questo pensiero è condiviso da aziende di carattere famigliare che producono qualche migliaio di bottiglie e da imprese che ogni anno producono centinaia di migliaia di bottiglie. Segno che il concetto di sostenibilità non è limitato a piccole realtà di provincia, ma è condiviso anche dai colossi della vinificazione.

A BORDO DELLE SAGREENTINO, BICI E AUTO ELETTRICHE

Il territorio di Montefalco è stato quindi esplorato in lungo e in largo con le macchinine elettriche SagreenTino, due posti, spartane al massimo, velocità massima 50 km/h, autonomia 100 km, molto maneggevoli, in grado di superare piccoli dislivelli e di affrontare le strade sterrate che conducono alle cantine. È una tipologia di mobilità molto innovativa, che sfiora il paesaggio, che accarezza le colline, che entra nel territorio in modo gentile e sfumato, in silenzio, come il fruscio di un alito di vento. Molte cantine hanno già attrezzato al loro interno  punti di ricarica, ed altri sono in fase di realizzazione. Oppure attraverso le mountain bike elettriche con le quali raggiungere gli obiettivi è operazione divertente e appagante.

Niente sgommate, niente fuoriuscite di gas dannoso, silenziosissimi, sono due mezzi che hanno consentito (e consentiranno in seguito) agevoli e facili spostamenti su tutta la vallata di Montefalco. Alla scoperta degli ottimi vini del territorio: il Sagrantino Docg (Sagrantino 100%) e le Doc Montefalco (Sangiovese, Sagrantino e altro), Grechetto (Grechetto e Trebbiano) e Spoleto (Trebbiano spoletino e altro). Come dicevamo il territorio si contraddistingue per l’incredibile attenzione all’ambiente. Il 31% delle aziende delle denominazioni praticano agricoltura biologica certificata, sono in conversione al biologico certificato, biodinamiche, omeodinamiche, naturali o sono in possesso di certificazioni ambientali per la produzione dei Doc e Docg del territorio. Di questo 31%, oltre il 62% delle cantine sono biologiche certificate o in conversione al biologico certificato.

MONTEFALCO E I SUOI VINI SEMPRE PIÙ GREEN

Le aziende  diversificano il loro impegno ecosostenibile con vari metodi. Con impianti fotovoltaici, caldaie a biomassa, per la riduzione del gas serra, con progetti green che prevedono allevamenti avicoli, lavorazione in vigna con cavalli, zonazione della biodiversità, certificazione vegana, realizzazione di orti botanici per la salvaguardia delle api. Non manca il ricorso a varie sperimentazioni, per arrivare a vini con zero residui e al taglio degli agrofarmaci. Alcune cantine ricorrono poi a speciali sistemi di filtraggio per l’uso di acqua dei pozzi e raccolta delle acque piovane.

Una Montefalco che è green anche per la scelta di bottiglie di vetro più leggere e per il recupero e la valorizzazione degli scarti delle etichette. Un territorio che si sta distinguendo come una delle zone vinicole più green d’Italia. Scelta etica che il Consorzio Tutela Vini Montefalco ha inteso fare nella convinzione che «una terra amata è una terra grata, che restituisce le attenzioni che riceve in termini di qualità e unicità».

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Analisi e Tendenze Vino

I vini del territorio di Montefalco


Montefalco Green non è solo un’iniziativa volta alla sostenibilità. È anche un’opportunità per degustare tutte le tipologie che vengono realizzate in questo angolo dell’Umbria.

Vini Bianchi: Montefalco Bianco Doc, Montefalco Grechetto Doc, Spoleto Doc Trebbiano Spoletino, Spoleto Doc Trebbiano Spoletino Superiore, Trebbiano spoletino passito.

Vini Rossi: Montefalco Rosso Doc, Montefalco Rosso Riserva Doc, Montefalco Sagrantino Docg, Montefalco Sagrantino Docg passito.

IL TREBBIANO SPOLETINO

Tra i bianchi particolare importanza viene data al Trebbiano Spoletino, che si differenzia molto dai Trebbiani toscani e dalle altre famiglie dei Trebbiani, declinato in varie tipologie e tecniche di affinamento. Si va dal bianco affinato in acciaio per pochi mesi, profumato, piacevole, accattivante, molto indicato per aperitivi o per antipasti poco corposi a quelli che passano diversi mesi in barrique o in anfora. Vini che risultano molto diversi per colore, profumi e gusto (qui una cantina da non perdere). Ci sono poi i Trebbiano spoletino passito, che nulla hanno da invidiare ai passiti più blasonati. Non mancano i Trebbiano spoletino spumante, vinificati con Metodo classico.

IL SAGRANTINO DI MONTEFALCO DOCG

Nei rossi dominano Sagrantino e Sangiovese. Il Sagrantino di Montefalco Docg è realizzato con Sagrantino in purezza. Si tratta di un vino che ha come caratteristica tannicità, muscolarità e note speziate. È sincero e molto apprezzato per i profumi e per i gusti intensi, per i tannini forti e impetuosi, attenuati solo da un robusto piatto di abbinamento. Negli ultimi anni è di tendenza la produzione di vini più immediati, che nelle migliori interpretazioni non lasciano a desiderare in termini di tipicità.

La bravura dei produttori sta proprio nella capacità di rendere il vino il più equilibrato possibile, elegante al naso e in bocca. Un aspetto molto importante è la rimodulazione delle produzioni nei cru, sulla falsariga di quanto si fa da anni nelle Langhe. In molte cantine, le varie etichette sono frutto di un progetto interno di zonazione del vigneto. L’obiettivo è rendere il Sagrantino di Montefalco Docg un vino più identitario possibile, aggiungendo così tasselli all’indubbia qualità (qui una cantina da non perdere). Anche il Sagrantino è prodotto in versione passito.

IL SANGIOVESE A MONTEFALCO

Il Sangiovese è il vitigno presente in percentuale sostanziosa nei Montefalco Rosso e nei Montefalco Rosso Riserva. Si tratta di vini intensi per colore, al naso risultano immediati con note molto evidenti di frutta rossa e ciliegie sotto spirito. Molto versatili e molto comuni sul territorio, rappresentano una fetta consistente del cosiddetto “vino quotidiano”, nella tradizione umbra. Il Sangiovese conferisce all’uvaggio note profumate e fruttate, mentre il Sagrantino il corpo, il tannino e le note speziate.

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«Giovani energie in Umbria»: i vini di Montefalco secondo la sommelier ungherese

Mia madre mi ha sempre detto che l’unica cosa sicura nella nostra vita è il cambiamento. Questo è particolarmente vero nel mondo di oggi, veloce e sempre di corsa. Il nostro stile di vita quotidiano e le nostre abitudini alimentari sono cambiate e, con esse, anche la nostra scelta del vino. Lo vogliamo subito e subito pronto da bere.

Cibo e vino sono sempre stati un binomio che ha favorito il reciproco stile in modo drammatico. Quando l’alimentazione quotidiana si basava su piatti pesanti e sostanziosi per sostenere i lavoratori fisici, anche il vino doveva supportare questo aspetto. Basti pensare alla zona dei vini di Montefalco. Trattandosi di un’area interna, con diverse opportunità di coltivazione agricola, le generazioni che scelgono di restare crescono nei campi.

Prima di arrivare al giudizio sui vini ho fatto un’intensa ricerca sui vini e sul loro stile. Il mio mentore ungherese mi ha detto che troverò molti vini pesanti, tannici e marmellatosi e anche la letteratura sottolinea lo stesso. Il che ha perfettamente senso, se si considera che l’Umbria è una regione caratterizzata da piatti prevalentemente a base di carne. Ma ecco la mia domanda. Tutto questo è ancora valido?

Durante il mio soggiorno e il mio giudizio ho percepito l’arrivo di una nuova onda stilistica tra i vini di Montefalco. I giovani viticoltori stanno cambiando il loro modo di fare vino e stanno seguendo le richieste del nostro nuovo stile di vita e del mercato. I “nuovi” vini rossi di Montefalco sono freschi e giovani, con complessità, tannini maturi e vivacità.

MONTEFALCO ROSSO, SAGRANTINO E TREBBIANO SPOLETINO

La scena del Trebiano Spoletino sta fiorendo, mostrando i caratteri di questo tesoro nascosto e poco conosciuto della regione. Sono rimasta colpita dall’assaggio di alcune vecchie annate presso la Cantina Ninni, Cantina dell’anno 2022 di winemag.it per il Centro Italia. La determinazione con cui Gianluca Piernera lotta per riportare quest’uva sulla mappa dei grandi vini italiani è meravigliosa.

Anche i Sagrantino di Montefalco hanno mostrato la linea del cambiamento, ma qui c’è ancora molto lavoro da fare. Ho assaggiato tutti i vini sostanzialmente alla cieca, non conoscendo i produttori. Quelli di Tabarrini hanno raggiunto 3 dei 5 migliori nella mia valutazione.

Sono rimasta impressionata in molte delle categorie sopra menzionate anche dei produttori Bocale, Pardi, Lungarotti, Luca di Tomaso, Antonelli San Marco e Moretti Omero.

Mi preme sottolineare che tutta questa scena sta andando avanti, ma le tradizioni sono ancora rigorosamente mantenute. Le vibrazioni della regione sono bellissime, il cibo era semplicemente perfetto, con ingredienti locali e stili di cottura tradizionali. Ciononostante, l’adozione delle tradizioni nel mondo di oggi è in continua evoluzione!

Montefalco è un esempio perfetto di quando la tradizione incontra la modernità. Continuate così e mostrate ad altre regioni come si dovrebbe fare! Vorrei anche ringraziare Davide Bortone, per avermi mostrato questa bellissima regione e avermi aperto gli occhi sui tesori nascosti dell’Italia!

Maria Crab

Il Rosso di Montefalco 2019 è la vera sorpresa di Anteprima Sagrantino 2022

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Il Rosso di Montefalco 2019 è la vera sorpresa di Anteprima Sagrantino 2022

Se in Italia c’è una Denominazione che si sta interrogando su se stessa, tentando di proiettarsi sui mercati nazionali e internazionali con rinnovato entusiasmo e stile, quella è il Sagrantino di Montefalco. Il potente rosso umbro fa passi da gigante in termini di appeal, grazie al poliedrico vignaiolo alieno scelto di recente come presidente del Consorzio.

Il riferimento è a quel Giampaolo Tabarrini che può permettersi di presentare l’annata in ciabatte (infradito, per l’esattezza) ma soprattutto in inglese (finalmente!), lasciando ad altri il compito di «sopravvalutare» l’annata 2018 con “4 stelle”. Il tutto, di fronte a un pubblico di esperti italiani e stranieri mai così folto.

Nel calice, il Sagrantino 2018 in degustazione all’Anteprima 2022 (24-27 maggio) sembra, di fatto, cedere qualche passo al meno celebre Rosso di Montefalco. Un vino da (ri)scoprire e (ri)valutare, slegato dalla locale Docg che continua comunque a convincere con Tabarrini – Colle alle Macchie e Colle Grimaldesco sempre al top – Bocale, Pardi e Antonelli San Marco, ancor più che con Lungarotti, Colle Ciocco e Perticaia.

I Rosso di Montefalco sembrano aver trovato, negli ultimi due anni, una quadratura media mai così centrata nel ventaglio generale, nonostante il variegato e difforme utilizzo di varietà internazionali (principalmente le bordolesi, dal 15 al 30% dell’uvaggio) unite a Sangiovese (tra il 60 e l’80%) e al Sagrantino (dal 10 al 25%).

ROSSO DI MONTEFALCO SUGLI SCUDI AD ANTEPRIMA SAGRANTINO 2022

Il programma delle Anteprime umbre della scorsa settimana dimostra comunque che l’espressione dei Cabernet, del Merlot e del Sangiovese ha una marcia in più a Montefalco rispetto ad altre zone dell’Umbria (vedi l’areale del Trasimeno, in grande sofferenza e carenza d’identità su Igt e Rosso Doc, alla prova del calice).

Ed è proprio da questa consapevolezza che i produttori montefalchesi intendono ripartire. Dando al “Rosso” un’identità sempre più precisa. Tra i Montefalco Rosso Doc 2019 in degustazione ad Anteprima Sagrantino 2022 brillano quelli di Bocale (ancora lui), Moretti Omero e Tenuta Bellafonte (“Pomontino”), oltre ad Antonelli San Marco (rieccolo), Arnaldo Caprai e Briziarelli.

La denominazione, per base vitigno e approccio dei produttori, ha tutte le carte in regola per guadagnarsi spazi maggiori sul mercato. Sia in termini di vino di “pronta beva”, sia da medio o medio-lungo affinamento.

Lo ha dimostrato, in occasione di Anteprima Sagrantino 2022, il vendemmia 2016 di Pardi. Non è un caso se, tra i “Rossi” in degustazione, abbiano convinto – più di altri 2019 – anche i 2018 di Luca di Tomaso, Fattoria Colsanto e Montioni, oltre al Boccatone 2017 di Tabarrini.

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Vinopolitana e app: così l’Anteprima Sagrantino innova le anteprime del vino italiano

Mai sentito parlare della Vinopolitana? Non è una nuova fermata della metropolitana di Roma o Milano, ma la novità più succosa di Anteprima Sagrantino, l’annuale appuntamento organizzato dal Consorzio Tutela Vini Montefalco per la stampa e gli operatori del settore. Quella in programma dal 25 al 26 maggio 2022 sarà infatti un’edizione ricca di novità, destinate (forse) a cambiare il corso delle Anteprime del vino italiano.

Mentre in Toscana denominazioni come il Brunello di Montalcino tentano ormai di defilarsi dal resto delle “Preview” regionali, l’Umbria si candida a diventare sempre più attrattiva per i professionisti italiani e internazionali. Giocando in squadra.

Le novità di Anteprima Sagrantino 2022 – in degustazione l’annata 2018 del grande rosso di Montefalco – sono infatti tre. La Vinopolitana, ovvero un servizio di navette a disposizione dei professionisti che prenderanno parte alle degustazioni, è “comandata” dall’innovativa App “Anteprima Sagrantino”, grazie alla quale gli ospiti del Consorzio hanno potuto programmare in anticipo tutti gli spostamenti sul territorio, tra cantine e banchi di assaggio.

La terza ed ultima novità riguarda, nel complesso, le denominazioni umbre. I quattro Consorzi di Tutela della regione hanno deciso di presentarsi alla stampa in un evento unitario, dando vita “Umbria in Anteprima“.

Un evento unico, che si articolerà in quattro tappe, una per ciascun Consorzio di Tutela che ha aderito all’iniziativa. Si inizia appunto con “Anteprima Sagrantino 2018”. Appuntamento, poi, ad Orvieto il poi, il 27 e il 28 maggio. Il 29 e 30 maggio spazio ai vini del Trasimeno ed il 31 focus sui vini di Torgiano.

«L’obiettivo – spiegano i Consorzi – è quello di posizionare il brand legato all’Umbria del vino in maniera ancora più incisiva, in particolare sui mercati internazionali. Offrendo l’immagine di un territorio fortemente identitario, ma in grado di esprimere una produzione vitivinicola variegata e di grande appeal».

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Trebbiano Spoletino Doc: via libera alla macerazione sulle bucce?

Non è passata inosservata la decisione della cantina Raína di declassare i prossimi vini dalla Doc Montefalco e Spoleto all’Umbria Igt. Dopo la bocciatura del Trebbiano Spoletino 2021 da parte della commissione di degustazione della Doc umbra, il vignaiolo Francesco Mariani (nella foto di copertina) ha deciso di mettere «parola fine alle polemiche». Passando ai fatti.

«Il Consorzio Tutela Vini Montefalco – sottolinea in esclusiva a winemag.it l’ente presieduto da Giampaolo Tabarrini – è molto dispiaciuto dell’accaduto. In data 21 Dicembre 2021 l’assemblea ha approvato la modifica del disciplinare della Doc Spoleto».

Tra le varie novità, una interessa proprio il Trebbiano Spoletino, vino bianco di assoluta potenzialità e in grado di svolgere un ruolo centrale nel futuro del vino tipico italiano, da lungo affinamento.

Lo dimostra anche il riconoscimento di Migliore Cantina del Centro Italia 2022 assegnato da winemag.it alla Cantina Ninni Spoleto, nell’ambito dell’annuale Guida Top 100 Migliori vini italiani.

Una realtà che si è resa protagonista, con il titolare Gianluca Piernera, membro del Consorzio, di un vero e proprio miracolo verso il riconoscimento nazionale e internazionale della varietà tipica di Spoleto, oggi tutelata dal prestigioso Consorzio del “capoluogo” Montefalco.

TREBBIANO SPOLETINO DOC: VIA LIBERA ALLA MACERAZIONE SULLE BUCCE

«Per le tipologie Trebbiano Spoletino e Trebbiano Spoletino Riserva – anticipa il Consorzio Tutela Vini a winemag.it – è consentita, in deroga a quanto stabilito dalla Legge 238 del 12 dicembre 2016 (Testo Unico del Vino), la macerazione sulle bucce fino al 30 giugno successivo alla data di vendemmia».

Una novità che interessa direttamente la tipologia “Spoleto Trebbiano Spoletino” sul fronte del colore. Potrà variare, «dal giallo paglierino al giallo dorato carico più o meno intenso, sostituendolo con quanto precedentemente scritto: “Giallo paglierino talvolta con riflessi verdognoli”».

«Naturalmente – precisa l’ente di tutela dei vini dell’Umbria – l’iter di modifica dei disciplinari è molto lungo. Ma sicuramente il Consorzio lavora ogni giorno per venire incontro alle esigenze dei produttori».

Tra i motivi della bocciatura del Trebbiano Spoletino Doc di Raína viene infatti citato il colore, definito «alterato» dalla commissione di degustazione. Secondo indiscrezioni di winemag.it, alcune modifiche potrebbero inoltre interessare il Sagrantino di Montefalco Docg, con l’inclusione di nuovi contenitori per l’affinamento, oltre al legno (un’apertura verso l’anfora?).

Umbria, via il legno dal Sagrantino di Montefalco: la proposta che apre all’anfora

DA IGT A DOC: ‘A VITA ESULTA IN CALABRIA E FESTEGGIA CON 200 MAGNUM

Per un vignaiolo deluso, eccone un altro felice di poter vedere riconosciuta la Doc sui propri vini, in precedenza assoggettai all’Igt. Si tratta di Francesco Maria De Franco e Laura Violino, apprezzatissimi vignaioli di Cirò, in Calabria, con la loro cantina ‘A Vita.

«Grande notizia! – comunica la coppia – il Rosato 2021 uscirà con la denominazione Cirò. Le due annate precedenti non sono passate all’esame della commissione Doc. Ma abbiamo continuato a presentare i campioni senza cambiare nulla nel nostro lavoro.

Non abbiamo mai avuto problemi di mercato con il Rosato Igp e sappiamo che il nostro rosato non rientra nelle categorie più “commerciali”. Ma rivendicare il nome Cirò è, per noi, motivo di orgoglio e di appartenenza. Così a testimoniare la nostra felicità quest’anno ci saranno circa 200 Magnum».

Che le commissioni di degustazione delle Doc siano a una svolta, in Italia? Ai posteri (finalmente) l’ardua sentenza. L’alternativa? La moda del declassamento dei vini da Doc a Igt (o, peggio, a “vino da tavola”). Un insulto al vero valore dell’Italia del vino.

La nuova moda è declassare. Così muoiono le Denominazioni del vino italiano

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Anteprima Sagrantino, la nuova annata si presenta il 25 e 26 maggio

L’annata 2018 di Montefalco Sagrantino Docg e le nuove annate delle denominazioni del territorio di Montefalco e Spoleto si presentano alla stampa specializzata nazionale e internazionale. Il Consorzio Tutela Vini Montefalco ha fissato le date per la prossima Anteprima Sagrantino, in programma il 25 e 26 maggio 2022.

Anteprima Sagrantino si terrà per il secondo anno nel periodo primaverile, sempre nel pieno rispetto delle normative vigenti relative all’emergenza Covid-19. Un momento dell’anno particolarmente favorevole, quando Montefalco si presenta in tutta la sua bellezza.

«Anteprima Sagrantino si conferma un appuntamento di grande attrattiva per la stampa, in particolare quella internazionale – afferma Giampaolo Tabarrini, p­residente del Consorzio Tutela Vini Montefalco -. Al centro della prossima edizione di Anteprima Sagrantino ci saranno i vini di Montefalco, ma il nostro obiettivo è presentare in maniera integrata tutto il territorio».

«L’Umbria riscuote curiosità e interesse sui mercati internazionali, perché il collegamento tra territorio e produzioni vitivinicole funziona ed è vincente. L’Umbria ha caratteristiche che la rendono unica al mondo – prosegue Tabarrini -. Sotto il suo brand, che si rafforza sempre di più, la vitivinicoltura regionale può sfruttare un’opportunità sempre più concreta di posizionamento e rafforzamento».

La valutazione dell’annata 2018 di Montefalco Sagrantino Docg sarà per il terzo anno espressa in centesimi. Valutazione che sarà espressa dalla Commissione esterna, composta da giornalisti e sommelier, che affiancherà quella tecnica nell’esame della nuova annata.

La valutazione in stelle, che sarà espressa in parallelo, andrà a comporre il borsino delle vecchie annate. Tutti elementi che forniranno un quadro esauriente sulla nuova annata ma anche delle capacità evolutive del Montefalco Sagrantino Docg secco e passito, nonché sui vini appartenenti alle denominazioni Montefalco Doc e Spoleto Doc delle cantine partecipanti.

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Al via “Enologica Montefalco – Abbinamenti”

Il vino in abbinamento al cibo e alle arti, dalla danza contemporanea ai fumetti. A Montefalco (Perugia), dal 17 al 20 Settembre, si terrà “Enologica Montefalco – Abbinamenti“. Evento organizzato da Consorzio Tutela Vini Montefalco e La Strada del Sagrantino, con il contributo del PSR dell’Umbria ed il patrocinio della Regione Umbria e del Comune di Montefalco.

Protagonisti saranno i grandi vini delle denominazioni Montefalco e Spoleto, tra gastronomia, musica e arte. Tre giorni dedicati a turisti, appassionati e winelovers con degustazioni, laboratori, iniziative in cantina ed esperienze al calar del sole. La giornata di lunedì 20 Settembre sarà riservata agli operatori del settore.

Protagonista centrale sarà l’appuntamento con il banco d’assaggio dei produttori. Degustazione dei vini Doc Montefalco, Doc Spoleto, Docg Montefalco Sagrantino e gli altri vini tutelati dal Consorzio Tutela Vini Montefalco. Evento in programma sabato 18 e domenica 19 settembre, dalle ore 11 alle ore 19.30, presso il Chiostro di Sant’Agostino.

LE INIZIATIVE

Ben tre le iniziative in cartellone che prevedono ospiti speciali. Sabato 18 settembre (ore 17, Giardino ex Carceri) “Movimenti di Vini“, che vedrà il vino in abbinamento a musica e danza. Il giornalista Jacopo Cossater guiderà il pubblico in una degustazione dei vini del territorio in abbinamento alla danza contemporanea dei ballerini Luca Mazzarini e Stefania Bergamaschi.

Sabato 18 settembre (ore 21.30, Giardino ex Carceri) sarà la volta di “Radio sotto le stelle“. Iniziativa che vedrà protagonista Tinto (Nicola Prudente) che come in un programma radiofonico, tra musica, racconto e degustazione dei vini, presenterà “Il collo della bottiglia – Storie di Vite”.

Domenica 19 settembre (ore 16, Giardino ex Carceri), “Tratti di vini“, vini in abbinamento ai fumetti. Degustazione dei vini Doc e Docg, in abbinamento alla performance del cartoonist Joshua Held. Un’occasione imperdibile per vivere l’espressione del vino attraverso l’arte dell’illustrazione sulle note musicali rhytm and blues e motow soul.

Protagoniste le stelle, venerdì 17 Settembre (ore 21.30, Giardino ex Carceri) per “Teatro del Cosmo“. Evento in collaborazione con Umbria Sky Watching, osservazione del cielo con un calice di vino. Avventura immersiva e interattiva, guidati da un astrofisico nella lettura del cielo.

Sabato 18 settembre (ore 19, Giardino ex Carceri) andrà in scena “Degustazione con delitto“. Gioco teatrale interattivo in collaborazione con Roompicapo in cui il pubblico vestirà i panni di detective, interrogando i sospettati per risolvere un misterioso caso di omicidio, degustando i vini e vivendo un’esperienza teatrale.

VINO E ARTE

Numerose le iniziative di abbinamento del vino con l’arte presso il Complesso Museale San Francesco. Venerdì 17 settembre alle ore 18:30 “Sapori e colori: osserva, degusta, ascolta“, in collaborazione con Maggioli Cultura, in cui l’arte di Benozzo Gozzoli incontrerà l’arte vinifica del Sagrantino.

Ad arricchire il programma di “Enologica Montefalco – Abbinamenti” eventi in cantina, tra cui l’attesissimo evento “Aperitivo in cantina al tramonto“, piatti in abbinamento ai vini Doc e Docg nei ristoranti, focus guidati sulle denominazioni del territorio e laboratori per bambini e genitori con l’attrice e animatrice Loretta Bonamente.

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Montefalco: due appuntamenti estivi dedicati al vino

Due eventi in programma ad agosto e settembre a Montefalco (Perugia) dedicati a cibo, vino, musica e arte.

MONTEFALCO SOTTO LE STELLE

Il 10 agosto, nella notte di San Lorenzo, all’interno del centro storico si terrà “Montefalco sotto le Stelle“. L’evento è organizzato dal Consorzio Tutela Vini Montefalco e dal Comune di Montefalco in occasione dell’iniziativa “Calici di Stelle” del Movimento Turismo Vino e Associazione Città del Vino.

Nei menù alla carta dei ristoranti aderenti – Cinicchia, Coccorone, Federico II, L’Alchimista, Olevm, Osti_Nati Winebar, Re Tartù – saranno protagonisti i vini delle denominazioni Doc Montefalco, Docg Montefalco Sagrantino e Doc Spoleto.

In quattro punti del centro storico sarà possibile osservare le costellazioni e godere dello straordinario spettacolo offerto dagli astri, in collaborazione con il Gruppo Astrofili Monte Subasio. Ad arricchire la serata, la musica itinerante del gruppo “Tritone“, che si esibirà all’interno dei ristoranti aderenti.

ENOLOGICA MONTEFALCO – ABBINAMENTI

Dal 17 al 20 Settembre ritorna “Enologica Montefalco – Abbinamenti“. Evento dedicato al vino in abbinamento al cibo, all’arte e alla musica organizzato dal Consorzio Tutela Vini Montefalco e La Strada del Sagrantino, con il patrocinio del Comune di Montefalco e della Regione Umbria.

Protagonisti saranno i grandi vini del territorio di Montefalco e Spoleto, tra gastronomia d’eccellenza, musica e arte. Quattro giorni di degustazioni, laboratori, iniziative in cantina ed esperienze al calar del sole. Novità dell’edizione 2021 è la giornata riservata agli operatori del settore, lunedì 20 Settembre.

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Il “vignaiolo alieno” Giampaolo Tabarrini nuovo presidente del Consorzio Vini Montefalco e Spoleto

Giampaolo Tabarrini è il nuovo presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco e Spoleto. La vice presidente è Liù Pambuffetti, figlia dell’ex presidente Amilcare Pambuffetti (cantina Scacciadiavoli).

Per i prossimi tre anni, il Cda sarà composto dai consiglieri Chiara Lungarotti, Devis Romanelli, Filippo Antonelli (ex numero uno del Consorzio), Luca Capaldini, Paolo Bartoloni, Peter Heilbron, Nazzareno Cataluffi, Alessandro Mariani e Gianluca Piernera (Ninni, miglior cantina Centro Italia 2022).

Il Collegio sindacale è composto da Roberto Pambuffetti, Alessandro Giannoni e Giusy Moretti. Il nuovo presidente Giampaolo Tabarrini si è guadagnato il soprannome di “vignaiolo alieno“, affibbiato da WineMag.it per il progetto della nuova cantina in località Case Sparse 58/C, nella frazione Turrita del Comune di Montefalco (PG).

Guiderà il Consorzio dando nuovo impulso internazionale al territorio, senza perdere di vista il volto tradizionale del Sagrantino di Montefalco. Tra i primi temi caldi che dovrà affrontare Giampaolo Tabarrini, la discussione sulla discrezionalità dell’utilizzo del legno per l’affinamento del vino rosso simbolo dell’Umbria.

Giampaolo Tabarrini, il vignaiolo alieno. Nuova cantina “spaziale” a Montefalco

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Umbria, via il legno dal Sagrantino di Montefalco: la proposta che apre all’anfora

Grandi manovre in Umbria attorno al Sagrantino di Montefalco. In futuro, il noto vino rosso Docg potrebbe essere prodotto anche senza affinamento in legno, aprendo le porte a contenitori come l’anfora. Favorevole a questa ipotesi una buona parte dei produttori, che ha avanzato la richiesta di modifica del disciplinare.

«Non c’è ancora nulla di deciso», precisa a WineMag.it Filippo Antonelli, presidente del Consorzio di Tutela Vini Montefalco. «Se da un lato il mondo sta andando proprio in quella direzione – continua – dall’altra parte qualche cantina è preoccupata per il segnale che si potrebbe dare e come verrebbe recepito dai consumatori».

Vero è che il Sagrantino è una varietà che non ama l’esagerazione con il legno. Con quello grande si può già ovviare a questo problema. La questione, insomma, è molto dibattuta.

Proprio per questo – conclude Antonelli – il Consorzio non è ancora giunto a una decisione. Sono in programma diversi incontri nei prossimi mesi. Entro il prossimo autunno avremmo un responso».

DEVIS ROMANELLI TRA I FAVOREVOLI

«Dobbiamo per forza passare in legno il Sagrantino di Montefalco?», si chiede Devis Romanelli (nella foto sopra), uno dei vignaioli favorevoli alla modifica del disciplinare. La risposta è secca: «No».

In occasione degli incontri con la stampa previsti nell’ambito dell’Anteprima 2021 – appena conclusasi in Umbria con la presentazione dell’annata 2017, qui i migliori assaggi – il vignaiolo di Colle San Clemente ha chiarito la sua visione.

Secondo Romanelli, anche il legno esausto condiziona il Sagrantino. Attraverso la degustazione di alcune prove di vini dell’annata 2020, serviti in contenitori in pet, Romanelli ha dimostrato come il giovanissimo Sagrantino non abbia tannini tanto più aggressivi di quelli del Sangiovese, utilizzato per il Rosso di Montefalco.

Sarebbe dunque l’affinamento in legno a stressare questa componente, facendo risultare i vini ancora più duri. L’ideale è «aggiungere quanto meno possibile», per rendere il Sagrantino godibile nel tempo, secondo le caratteristiche intrinseche dell’uva e non dell’affinamento.

I PIONIERI DI TERRE SAN FELICE

Della stessa idea di Devis Romanelli è Terre San Felice, piccola cantina artigianale di Castel Ritaldi che sta effettuando prove di affinamento del vitigno Sagrantino in anfora. Si tratta di contenitori di terracotta naturale, non vetrificati, provenienti dalla Toscana, per l’esattezza da Impruneta.

«È una scelta dettata dalla crescente attenzione dei consumatori nei confronti di questo tipo di vinificazione – commenta a WineMag.it l’enologo Andrea Pesaresi (nella foto sopra)- nonché dalla mia esperienza con le anfore maturata in altre cantine come Annesanti e Ninni».

Soprattutto non sono un amante del legno – continua – così come i titolari di Terre San Felice, Carlo e Douchanka Mancini. Siamo convinti che perdere tutto quel frutto, ovvero il grande lavoro della vigna, portato in cantina al solo scopo di valorizzarlo nella sua integrità, sia davvero un peccato».

«La proposta di rendere facoltativo l’uso del legno – aggiunge Pesaresi – va proprio in questa direzione e aprirebbe le porte a tipi di affinamenti alternativi, capaci di esaltare le caratteristiche del Sagrantino giovane. Un’uva che ha bisogno di essere “ammorbidita”, ma non per forza con le tecniche attualmente previste dal disciplinare».

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Anteprima Sagrantino: appuntamento a Montefalco dal 7 al 9 giugno con l’annata 2017

Dato il protrarsi dell’emergenza Covid-19 la settima edizione di Anteprima Sagrantino, evento organizzato dal Consorzio Tutela Vini Montefalco, seguirà una doppia modalità: tasting in presenza dal 7 al 9 giugno a Montefalco (Perugia) per la stampa nazionale e internazionale presente in Italia e degustazioni “a distanza”, con la spedizione di campioni rappresentativi delle caratteristiche dell’annata nelle varie denominazioni, e per la stampa residente all’estero.

Cuore dell’evento sarnno gli assaggi di Montefalco Sagrantino Docg 2017 secco e passito e delle annate in commercio di Montefalco Bianco Doc, Montefalco Grechetto Doc, Spoleto Doc Trebbiano Spoletino, Spoleto Doc, Trebbiano Spoletino Superiore, Montefalco Rosso Doc, Montefalco Rosso Doc Riserva.

Martedì 8 giugno, presso il Complesso museale San Francesco, si terrà la presentazione dell’etichetta celebrativa vincitrice del concorso “Etichetta d’autore 2017“. Prevista inoltre la finale del “Gran Premio del Sagrantino“, concorso nazionale per sommelier Ais dedicato a degustazioni, abbinamenti, carte dei vini e tutto quello che riguarda la corretta comunicazione del Sagrantino all’interno di un ristorante.

Si continuerà, inoltre, lungo il percorso avviato con successo lo scorso anno con l’introduzione di nuovi criteri per la valutazione dell’annata. Anche quest’anno, infatti, la valutazione sull’annata sarà espressa in centesimi, sistema che va ad approfondire i singoli parametri che compongono il giudizio complessivo.

Continuerà anche il lavoro cominciato lo scorso anno con la nomina di una Commissione esterna composta da giornalisti e sommelier di rilievo nazionale ed internazionale per ottenere un giudizio quanto più articolato e puntuale possibile, che affiancherà la Commissione tecnica nell’esame della nuova annata. Non scomparirà, però, la valutazione in stelle, che andrà a comporre il borsino delle vecchie annate.

Infine, cresce sempre di più l’interesse verso le denominazioni dei territori di Montefalco e Spoleto anche tra gli operatori di settore; date le limitazioni attualmente in vigore, sono allo studio novità dedicate agli addetti ai lavori, con iniziative esclusive da tenersi nei prossimi mesi.

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“Umbria” in etichetta sui vini di Montefalco e Spoleto

Dopo aver speso l’ultimo biennio a promuovere in giro per l’Europa e per il mondo il brand regionale, l’Umbria si prepara a “comparire” anche sulle etichette dei suoi vini simbolo. Grazie alle modifiche in vista sui disciplinari di produzione, in primis quello del Sagrantino di Montefalco Docg, la parola “Umbria” potrà essere usata dai produttori sull’etichetta dei vini rossi e bianchi per connotarne ancor più l’origine.

L’intenzione del Consorzio tutela Vini Montefalco, come rivela in anteprima a WineMag.it il presidente Filippo Antonelli, è dare seguito al lavoro compiuto dalle autorità regionali per la promozione del brand “Umbria”. Una novità che interesserà anche i vini della zona annessa di recente al Consorzio, quella di Spoleto.

La possibile modifica dei disciplinari di produzione necessaria per poter inserire su base facoltativa la parola ‘Umbria’ in etichetta – commenta Antonelli – è frutto di un’idea nata dal lavoro congiunto con Regione Umbria, per la promozione delle denominazioni di Montefalco e Spoleto soprattutto sul mercato svizzero e tedesco».

Quella del Consorzio umbro non è una scelta isolata nel panorama del vino nazionale italiano. Tra gli ultimi ad aver introdotto la novità a livello italiano ed europeo, nel luglio 2020, c’è l’ente di tutela del Vino Nobile di Montepulciano Docg.

La parola “Toscana” deve infatti comparire non solo sulla Docg, ma anche sulle etichette di Rosso di Montepulciano Doc e Vin Santo di Montepulciano Doc. Un modo in più per distinguere – da quelle abruzzesi – le produzioni toscane che rimandano al “Montepulciano”. Scelta simile anche in Sicilia, che da anni investe sul proprio brand regionale.

IL BILANCIO DEL 2020
In merito invece all’anno appena concluso, le Denominazioni del vino dell’Umbria possono tirare, tutto sommato, un sospiro di sollievo. «I numeri relativi agli imbottigliamenti e alle fascette consegnate – rivela ancora Filippo Antonelli a WineMag.it – dicono che i nostri vini hanno retto piuttosto bene all’urto della pandemia Covid-19, segnando sì un ridimensionamento, ma non drammatico».

Determinante a risollevare le sorti è stata l’estate 2020, in cui abbiamo lavorato parecchio con il turismo locale. Per fortuna i nostri vini possono affinare a lungo, salvo il Grechetto, proposto in larga maggioranza come vino di pronta beva.

Persino il Trebbiano Spoletino, largamente insufficiente a coprire le richieste mercato, guadagna in complessità nel tempo. Il 2020, in definitiva, è stato un anno duro dal punto di vista finanziario, ma a livello di credito e aiuti, lo Stato ha messo a disposizione delle imprese qualche strumento utile.

E il 2021 come è iniziato? «L’Europa del Nord un po’ si muove – commenta Antonelli – e anche gli Stati Uniti mostrano qualche segnale incoraggiante, seppur ancora timidamente. Sono sicuro ci sarà un grande boom e un grande interesse attorno al vino quando usciremo dalla pandemia: si tratta di tenere duro fino a quel giorno».

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Antonelli, ritorno al cemento: Sagrantino e Trebbiano Spoletino nascono dai “tulipani”

«Cementificazione in corso». Scherza Filippo Antonelli riguardo ai quattro nuovi serbatoi di cemento che hanno trovato casa nella storica cantina di località San Marco, a Montefalco. Si tratta di Tulip, “tulipani”, nome scelto dall’azienda produttrice – la Nico Velo Spa di Fontaniva, in provincia di Padova – per gli speciali contenitori da 45 ettolitri.

La forma ricorda infatti il calice a tulipano, nell’unione ideale tra la genesi e lo zenit di un vino, ovvero il suo (entusiastico) consumo. Un accorgimento tecnologico significativo, soprattutto nell’ambito di una Denominazione – il Sagrantino di Montefalco – che sta cambiando nel tentativo di non perdere il treno dei nuovi consumatori, pur rimanendo fedele ai canoni di tipicità di uno dei vitigni più tannici al mondo.

«In cantina sperimentiamo da anni diversi materiali – spiega Filippo Antonelli a WineMag.it – con l’obiettivo di ottenere vini che piacciano in primis a noi e poi al mercato. Uno degli aspetti che ci ha spinto ad acquistare quattro nuovi “tulipani” di cemento, affiancandoli ai due già presenti in cantina da 5 anni, è la qualità che conferiscono ai nostri vini».

Secondo Antonelli, i mosti godrebbero di benefici in una fase delicatissima della vinificazione: «Abbiamo ravvisato miglioramenti soprattutto durante la coda della fermentazione. La temperatura scende molto lentamente nel Tulip, a differenza di quanto avviene nell’acciaio, in cui lo scambio termico è maggiore. Ciò facilita reazioni chimico-fisiche che conferiscono qualità».

Ma il punto è che assaggiamo e riassaggiamo i nostri vini sperimentali da diversi anni e, con il passare delle vendemmie, le nostre scelte diventano sempre più consapevoli. Quello che ci ha convinto a investire ancora nel cemento non vetrificato è il risultato empirico: ci piace quello che è capace di dare al vino. La nostra, dunque, non è una scelta religiosa, ma laica e pragmatica».

Che Antonelli creda in questi contenitori troncoconici per le fermentazioni lo dimostrano i vini che nascono dai “tulipani”. Si tratta infatti di alcune tra le etichette top di gamma della cantina, molto richieste anche all’estero: il Trebbiano Spoletino “Anteprima Tonda” e il nuovo cru di Sagrantino di Montefalco “Molino dell’Attone“, da poco in commercio con l’annata 2015.

«A questi – anticipa a WineMag.it il vigneron umbro – andrà ad aggiungersi, proprio grazie ai nuovi tulipani, anche Chiusa di Pannone», l’altro grande Sagrantino di Montefalco Docg firmato Antonelli San Marco.

Lo stesso Trebbiano Spoletino macerato del cru storico “Vigna Tonda“, ormai pronto a prendere il posto dello sperimentale “Anteprima Tonda”, sarà fermentato nei tulipani. Del resto, tra le cantine che investono da anni in questo tipo di contenitori in cemento c’è Château Cheval Blanc di Bordeaux.

Ed è proprio nel regno dei grandi vini rossi francesi che l’azienda produttrice italiana ha presentato per la prima volta questa novità, al salone Vinitech. In fondo, il vino è come la vita: certe storie fanno il giro largo, per tornare dove sono iniziate. O finire un po’ più a sud.

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Gli Editoriali news news ed eventi

Dalle 18 il vino si compra in macelleria ma non in enoteca. E i Consorzi? Muti

EDITORIALE – Silenzio assordante dei Consorzi del vino italiano in seguito all’ultimo Dpcm (16 gennaio 2021) e alle proteste degli enotecari di Vinarius, che hanno scritto al premier Giuseppe Conte chiedendo una rettifica della norma. Per effetto del decreto, le enoteche non potranno vendere vino da asporto a partire dalle ore 18.

Divieto che non vale per negozi non specializzati come supermercati (grande distribuzione), ma anche macellerie e gastronomie. Insomma, per tutte quelle attività con Codice Ateco diverso dal 47.25 (“Commercio al dettaglio di bevande in esercizi specializzati”) ma che comunque vendono vino e alcolici.

Mentre il Consorzio Tutela Vini Montefalco tira dritto per la sua strada e continua a investire nella pubblicità dell’e-commerce istituzionale (“vini a prezzi di cantina” recita l’ultimo spot, alla faccia dell’Horeca), a condividere la posizione di Vinarius sono il Consorzio del Brunello di Montalcino e l’ente Vini dei Colli Euganei.

Nulla di eclatante, anche in questo caso: condivisione sui social della lettera firmata dal presidente Vinarius, Andrea Terraneo indirizzata a Conte, senza ulteriore commento o “virgolettato” di protesta.

Il Dpcm 16 gennaio mette Enoteche contro Supermercati. Vinarius: «Noi discriminati»

Tutti gli altri in silenzio, insomma, come se andasse bene così. Bocche cucite non solo nei Consorzi, ma anche nei sindacati, nelle associazioni e nelle Federazioni come Coldiretti, Confagricoltura e Fivi, la Federazione italiana vignaioli indipendenti. E se fosse accaduto il contrario?

La risposta arriva dalla Lombardia ed è già nella storia. Lo scorso ottobre, la giunta guidata da Attilio Fontana è stata costretta a eliminare il divieto di vendita di alcolici dalle ore 18 nei supermercati, dopo la valanga di proteste arrivate in poche ore al “Pirellone” da produttori (e Consorzi, Chianti in testa) di mezzo Paese.

In questo senso, la Grande distribuzione organizzata dimostra così di essere, per l’ennesima volta, il settore su cui vige un’ipocrisia dilagante tra produttori e Consorzi del vino italiano: polvere dorata, da mettere sotto il tappetto. Non se parli e non la si irriti, purché continui a vendere. Anche a discapito dell’Horeca. Cin, cin.

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Vini online ai prezzi di cantina: il Consorzio Montefalco fa “concorrenza” all’Horeca?

Vini ai prezzi di cantina“. Così il Consorzio Tutela Vini Montefalco e Spoleto ha presentato ieri la sua ultima iniziativa: lo shop online delle aziende associate. A colpire, oltre all’assenza di aziende storiche come Arnaldo Caprai e Scacciadiavoli dell’ex presidente Amilcare Pambuffetti, è l’utilizzo della parola “naturale” tra i “filtri” applicabili per la ricerca dei vini: un termine giudicato “ingannevole per il consumatore” dall’Ue. Ancor più sorprendenti i prezzi concorrenziali praticati dal portale, in alcuni casi inferiori alla media online.

È corretto che un Consorzio faccia “concorrenza” agli operatori e-commerce e “fisici” dell’Horeca, oltre a occuparsi della sua promozione? Un primo commento arriva proprio da Marco Caprai, raggiunto telefonicamente da WineMag.it: “Concordiamo su molte iniziative del Consorzio Vini di Montefalco, ma aderire a questa iniziativa ci avrebbe fatto sentire, diciamo così, un po’ a disagio“.

Non abbiamo un e-commerce nostro – continua Caprai – e per questo l’adesione sarebbe stata ancor più un controsenso. D’altro canto, ci siamo appoggiati in questi anni a diversi operatori che ci hanno dato soddisfazioni crescenti, sviluppando le vendite in maniera veloce.

Rispetto il Consorzio e le cantine che hanno deciso di aderire a questa iniziativa, ma personalmente, senza polemica, penso che qualcosa non quadri in questa operazione”.

Qualche esempio? Il Montefalco Sagrantino 2015 di Antonelli San Marco è in vendita a 21 euro sullo shop online del Consorzio. Costa 20,50 euro su Tannico, ma 22,90 su Callmewine e 24 euro su Vinodalproduttore. Lo Spoleto Doc Trebbiano spoletino 2019 “Trebium” del presidente è in vendita a 10 euro sullo shop consortile; su Callmewine a 10,50 euro, mentre su Vinodalproduttore a 12,90.

Il Montefalco Sagrantino Docg 2015 “Carapace” di Tenuta Castelbuono – Lunelli è in vendita a 24 euro sul sito del Consorzio, mentre a 25,50 euro su Tannico. Curioso il caso di Tabarrini, che vende sull’e-commerce consortile il Sagrantino Docg 2015Campo alla Cerqua” a 50 euro: la stessa bottiglia è in vendita su Callmewine a 39,80 euro.

Situazione che si ribalta col Sagrantino 2015 “Colle Grimaldesco” firmato da Tabarrini: 30 euro sull’e-shop del Consorzio Vini e 32,50 su Callmewine. Stessa convenienza per il Montefalco Rosso 2016 “Boccatone”, che costa 16 euro sul portale del Consorzio e 17,50 su Callmewine.

Gran differenza tra il prezzo del Sagrantino 2016 “Vignalunga” di Moretti Omero: ben 7,70 euro tra il Consorzio Vini (34,80 euro) e Callmewine (42,50 euro). Getta invece ancora più confusione sul concetto di “prezzo di cantina” il Montefalco Rosso Colpetrone, in vendita sul nuovo e-shop consortile a 10 euro, ma a prezzo pieno su Callmewine a 9,50 (al momento scontato a 8,40 euro).

Molto attenta a non “ferire” la sensibilità dei clienti storici dell’e-commerce, invece, Lungarotti : il Montefalco Sagrantino Docg 2016 costa 20,50 su Tannico e 22,80 euro sul sito del Consorzio. Si riduce (di poco) la convenienza di Tannico sul Montefalco Rosso 2016 Lungarotti: 11,50 euro contro i 12 euro consortili.

Tra le referenze più convenienti dell’e-shop del Consorzio Tutela Vini Montefalco, il Sagrantino Docg 2013 “Collenottolo” di Bellafonte: 30 euro sul negozio online di Montefalco; 36,60 su Tannico e Callmewine (oggi in promo a 34,90 euro). Di un euro più conveniente il Montefalco Rosso “Pomontino” Bellafonte. La concorrenza, insomma, è servita. Ma serviva davvero, nel 2020 horribilis dell’Horeca, anche quella di un ente consortile?

LA VISIONE DEL CONSORZIO
La data scelta per il lancio dello shop del Consorzio Tutela Vini Montefalco, del resto, non è stata casuale. Le saracinesche della “vetrina virtuale” si sono aperte ufficialmente lunedì 30 novembre, giorno del Cyber Monday, ovvero il lunedì successivo alla Festa del Ringraziamento negli Stati Uniti. Una data che chiude simbolicamente la settimana del Black Friday dedicata allo shopping on line.

Trentotto le aziende vinicole che hanno aderito a un’iniziative che consente ai winelovers di scegliere anche tra le “Scatole Tematiche” che conterranno vini di cantine diverse. A queste proposte si aggiunge la “Secret Box“, selezione speciale il cui contenuto sarà scoperto solo una volta giunto a destinazione.

“L’intento – spiega il Consorzio Vini Montefalco nel presentare l’iniziativa – è quello di avvicinare i consumatori in maniera diretta alle produzioni vinicole del territorio, ma anche approfondire conoscenze e curiosità sulle denominazioni tutelate”.

“Un filo diretto – continua l’ente – in un tempo in cui la virtualità è protagonista, nell’attesa di poter tornare a vivere la dimensione reale di un territorio unico e autentico come quello di Montefalco e Spoleto”. Prosit.

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Anteprima Sagrantino: slitta in primavera la presentazione del grande rosso umbro

Dal 22 al 24 maggio 2021 si terrà a Montefalco (Pg) Anteprima Sagrantino, evento organizzato dal Consorzio Tutela Vini Montefalco e dedicato alla stampa specializzata, agli operatori e, da quest’anno, anche al pubblico di appassionati. I tasting vedranno in assaggio, oltre ai Montefalco Sagrantino Docg 2017 secco e passito, anche i vini appartenenti alle denominazioni Montefalco Doc e Spoleto Doc delle cantine partecipanti.

La fase di emergenza sanitaria ha determinato lo slittamento dell’evento, abitualmente calendarizzata nel mese di febbraio, per consentire di svolgere l’iniziativa in piena sicurezza e attraverso modalità di partecipazione diretta per stampa, operatori e pubblico.

Nel corso delle tre giornate dell’evento come di consueto si fornirà un quadro esauriente sulla nuova annata ma anche delle capacità evolutive del Montefalco Sagrantino Docg, con il tradizionale banco d’assaggio dei produttori ed attraverso visite in cantina e iniziative collaterali.

Anche quest’anno, la valutazione sull’annata sarà espressa in centesimi, sistema che va ad approfondire i singoli parametri che compongono il giudizio complessivo, da parte di una Commissione esterna composta da giornalisti e sommelier di rilievo nazionale ed internazionale, che affiancherà quella tecnica nell’esame della nuova annata.

Una scelta che conferma la volontà del Consorzio Tutela Vini Montefalco di aprirsi alla valutazione di esperti di grande rilievo, tra i principali rappresentanti del segmento stampa e operatori, per ottenere un giudizio quanto più articolato e puntuale possibile. Non scomparirà, però, la valutazione in stelle, che andrà a comporre il borsino delle vecchie annate.

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Montefalco e i suoi “Abbinamenti”: la festa del vino e della gastronomia è in Umbria

L’Umbria si prepara ad Abbinamenti evento dedicato ai vini del territorio di Montefalco e Spoleto, tra gastronomia d’eccellenza, musica dal vivo, appuntamenti con l’arte, cultura del buon vivere, degustazioni, laboratori ed iniziative in cantina al calar del sole, dal 18 al 20 settembre a Montefalco (PG).

Il borgo famoso come “Ringhiera dell’Umbria” ospiterà un banco con oltre 20 cantine al Chiostro Sant’Agostino. Sicurezza e rispetto delle misure anti Covid-19 garantite, grazie all’accesso in fasce orarie della durata massima di un’ora e mezza, contingentato e su prenotazione disponibile dal 1° settembre sul sito web del Consorzio vini Montefalco.

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Sagrantino protagonista all’Italian International Balloon Grand Prix

Uno spettacolo ad alta quota quello che vedrà 30 mongolfiere provenienti d  ogni parte del mondo sfidarsi in occasione della kermesse Italian International Balloon Grand Prix che si svolgerà nell’aviosuperficie del Sagrantino, nel Parco Acquarossa. La manifestazione si svolgerà dal 26 luglio al 9 agosto.

Occhi puntati in alto, dunque, per assistere al suggestivo volo dei trenta palloni aerostatici che solcheranno il cielo umbro passando sui tappeti vitati della Docg Montefalco Sagrantino, della Doc Montefalco e della Doc Spoleto, tenuti in aria dolcemente dal vento sui comuni di Montefalco, Gualdo Cattaneo, Giano dell’Umbria e Trevi. Un appuntamento con la bellezza, a cui il Consorzio Tutela Vini Montefalco interviene in veste di partner speciale.

Le aziende vitivinicole sono presenti con l’apposizione del proprio logo aziendale su una mongolfiera in cambio di una fornitura di etichette della cantina. La risposta delle cantine è stata significativa.

La valorizzazione e la promozione dei vini del Consorzio Tutela Vini Montefalco, inoltre, passeranno per una sezione pensata ad hoc: il “Sagrantino Balloon Prestige Winemakers Trophy“, una competizione speciale dedicata proprio al Sagrantino.

In questo caso, una cantina potrà sponsorizzare il premio del trofeo offrendo gratuitamente una magnum da cinque litri di Montefalco Sagrantino Docg, per dare vita ad un binomio di grande fascino, tra cielo e terra.

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Michel Rolland e la “bestia” Sagrantino: “Ecco come educo e indirizzo il vitigno”

Michel Rolland è consulente enologo per oltre cento aziende vitivinicole in tutto il mondo, tra cui la Arnaldo Caprai di Montefalco. Nel libroIl guru del vino“, edito in Italia da Edizioni Ampelos, già in vendita in libreria e in versione e-book, il noto winemaker francese racconta l’incontro con Marco Caprai. Una collaborazione nata 5 anni fa, che ha portato Rolland a “mettere le mani” su uno dei vitigni italiani più nobili ma scorbutici: il Sagrantino.

“Un vitigno che ha personalità marcata – evidenzia l’enologo francese – ma è possibile educarlo e indirizzarlo. Nel mondo del vino si ha successo quando si è in grado di proporre qualcosa di originale e il Sagrantino ha la capacità di essere unico“.

L’obiettivo di Rolland alla Arnaldo Caprai è proprio quello di rendere questo vino “seducente”. Come? “Smussandone le peculiari ruvidità, ma preservandone il carattere”. Rolland come Pigmalione, in grado di modellare e migliorare la personalità dell’allievo Sagrantino, favorendone al contempo le naturali inclinazioni.

All’assaggio, il cambio di rotta sul Sagrantino di Caprai è evidente nelle ultime annate, sin dai vini en primeur. Un’evoluzione che riguarda soprattutto il tannino, muscolare ma elegante, nella sua immutata e ruvida tipicità.

“Lo scopo – conferma Caprai – è quello di allargare la schiera di consumatori abituali. Un salto di qualità che può portare ‘numeri importanti’ anche per il turismo. Rolland è l’uomo che conosce, meglio di tutti, i gusti nel settore dell’enologia. Con lui possiamo davvero puntare a fare del Sagrantino di Montefalco uno dei migliori vini del mondo“.

Con Rolland alla Arnaldo Caprai sono nate anche alcune nuove etichette. Su tutte il “Belcompare” e il “Malcompare“. Belcompare è un 100% Merlot affinato 2 anni in barrique e 8 mesi in bottiglia.

Malcompare, invece, è un 100% Pinot Nero, maturato 2 anni in barrique e 8 mesi in bottiglia. Entrambe le etichette sono l’espressione della continua tensione alla sperimentazione e innovazione dell’Azienda agricola Arnaldo Caprai, che fonda le sue basi su un profondo e instancabile lavoro di ricerca e valorizzazione del terroir.

“Vinexpo – ricorda Michel Rolland – è stato galeotto ben tre volte tra me e l’Italia. Il terzo straordinario incontro è avvenuto a Bordeaux nel 2015, complice Charlie Artourola: fu lui a chiamarmi e a dirmi che Marco Caprai voleva incontrarmi”.

“I suoi Sagrantino di Montefalco erano già famosi in tutto il mondo ma lui voleva andare oltre e iscrivere questo vitigno tra i grandi dell’enologia. La sfida sapeva, e sa ancora oggi, di complessità, per questo accettai subito. E poi la 2015 era una grande annata e non andava certo sprecata”. La storia, come i libri, è lì. Tutta da scrivere.

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Consorzio Vini Montefalco, Gianluca Piernera nel Cda per la Spoleto Doc

MONTEFALCO – Novità per il Consorzio Tutela Vini Montefalco. Gianluca Piernera entra nel Cda in rappresentanza della Spoleto Doc. “L’ingresso nel Consiglio di amministrazione del titolare di Cantina Ninni vuole essere un segnale importante di rappresentatività e di attenzione da parte del Consorzio per la Spoleto Doc, che da luglio scorso si è aggiunta alle denominazioni rappresentate e tutelate dal Consorzio Tutela Vini Montefalco”, spiga l’ente.

“L’obiettivo – continua il Consorzio umbro – è quello di sviluppare strategie comuni per la tutela e la promozione dei vini ottenuti da Sagrantino e Trebbiano Spoletino, accomunati da una indiscussa personalità ed una straordinaria longevità, oltre che da un territorio unico al mondo per storia, cultura, paesaggio, vocato a grandi bianchi oltre che a grandi rossi, che vanta varietà autoctone di grande valore, con un paniere molto eterogeneo e sempre più interessante”.

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Analisi e Tendenze Vino

È di Bocale il primo Sagrantino di Montefalco vegano

MONTEFALCO – La canina Bocale ha dato vita al primo Sagrantino vegano. L’azienda coltiva poco meno di 6 ettari vitati a Montefalco (PG) e con la certificazione V-Label Vegan potrà produrre vini vegani.

“In un momento storico come quello che stiamo vivendo a causa di Covid-19 – spiega il titolare Valentino Valentini – tematiche come il rapporto tra uomo e ambiente e uomo e salute, che già prima ci stavano a cuore, diventeranno sempre più centrali, per questo motivo abbiamo deciso di intraprendere la strada del Vegan Friendly“.

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Cantine degustati da noi Esteri - News & Wine news news ed eventi vini#02

“Piacere Italia, sono Mr Heimann e produco Sagrantino a Szekszárd, in Ungheria”

Szekszárd, Ungheria meridionale: 160 chilometri a sud di Budapest, giù in linea retta. Meno di un’ora di strada dal confine con Serbia e Croazia. È qui che Zoltán Heimann ha deciso di piantare un ettaro di Sagrantino. L’uva che ha reso noto in tutto il mondo il borgo medievale umbro di Montefalco si è adattata bene al microclima e al terreno ricco di loess della regione vitivinicola ungherese di Tolna, di cui Szekszárd è capoluogo.

Un groviglio di valli soleggiate, che si distende a mano aperta lungo il 46° parallelo. Lo stesso di Egna e Montagna, in Alto Adige. Della Borgogna, in Francia. O della Willamette Valley, nell’Oregon. Una delle zone più vocate alla produzione dei vini rossi ungheresi, che qui risultano eleganti, speziati, generalmente agili e “pronti”.


Il tannino del Sagrantino, unito alla sua capacità di dare vita a vini da lungo affinamento, fa da spalla alle varietà Cabernet Franc e Kékfrankos in “Franciscus” e in “Grand“, due delle etichette top di gamma di Heimann Családi Birtok.

Ma si trova anche in “Sxrd“, vino fresco e moderno che suggella il cambio generazionale in corso tra i coniugi fondatori della cantina, Zoltán e Ágnes, e il figlio enologo Zoltán Jr, artefice della nuova e accattivante linea “Heimann & Fiai” (vini in vendita anche in Italia dal 2021, sull’e-commerce vinoungherese.it, di cui WineMag.it è Media partner).

Il tutto grazie al consiglio del consulente francese della cantina ungherese, che agli esordi del progetto – nel 1998 – suggerì a Zoltán Heimann di piantare a Szekszárd anche mezzo ettaro del vitigno tipico dell’Umbria, oltre a qualche filare di Tannat.


A distanza di 18 anni dal primo impianto, avvenuto nel 2002 grazie alle barbatelle giunte dall’Alto Adige tramite i vivai ungheresi Teleki-Kober, entrerà in produzione un altro mezzo ettaro di Sagrantino, che andrà addirittura a sostituire una porzione di Syrah.

“Ho imparato a conoscere nel tempo questa varietà – racconta Mr. Heimann a WineMag.it – e l’occasione di assaggiare per la prima volta il vino di Montefalco è capitata a Lucca, all’inizio del Duemila. Entrai in una wine boutique del centro e chiesi una bottiglia di Sagrantino. Ricordo ancora lo stupore dell’uomo che si trovava dall’altra parte del bancone. Faticò non poco a trovare una, ma alla fine riuscì a soddisfarmi”.

Nel 2012, dopo aver prodotto diverse edizioni di “Franciscus” e la prima di “Grand”, Zoltán Heimann torna in Italia e fa tappa in Umbria. Sempre a caccia di nuovi assaggi di Sagrantino, sceglie due cantine dalle filosofie diametralmente opposte.


“La Arnaldo Caprai – spiega il produttore ungherese – dall’impronta moderna e internazionale, e quella più artigianale di Paolo Bea. Mi trovai molto più a mio agio con la versione meno opulenta del Sagrantino di Bea, che ancora oggi cerchiamo di proporre a Szekszárd, nell’uvaggio con Cabernet Franc e Kékfrankos. Con Marco Caprai ho avuto modo di confrontarmi ancora a ProWein, negli anni scorsi”.

Assaggi che hanno aiutato a trovare ben presto la quadra per la vinificazione del Sagrantino alla Heimann Családi Birtok. La raccolta avviene generalmente a metà ottobre. La fermentazione avviene senza raspi, in acciaio. I rimontaggi, due volte al giorno, aiutano l’estrazione ottimale dei polifenoli.

Il mosto riposa a contatto con le bucce per un periodo compreso fra 20 e 30 giorni. La malolattica, svolta in acciaio, anticipa il trasferimento in botti da 1000 litri. Dopo un anno di riposo viene effettuato il taglio con Cabernet Franc e Kékfrankos. Il nettare, dopo un ulteriore affinamento in legno di circa un anno, viene imbottigliato e messo in commercio.

LA DEGUSTAZIONE

Védett eredetű száraz vörösbor Szekszárd Pdo 2017 “Franciscus”: 92/100
Etichetta che sarà in commercio a partire dalla fine del 2020. Siamo di fronte alla migliore espressione assoluta di Sagrantino di Heimann Winery, in attesa di un’ancor più promettente vendemmia 2018 (94/100) e da una buona 2019 (entrambe degustate da botte, la prima a taglio già effettuato).

Il vino si presenta di un rosso rubino carico, luminoso. Prezioso il gioco tra fiori, frutto e spezia, al naso. Le note fruttate, molto precise e scandite, risultano ben amalgamate ai ricordi vegetali del Franc, con virata netta sullo stecco di liquirizia.

Il tannino del Sagrantino è vivo, ma elegante e integrato, pronto evidentemente ad addolcirsi ulteriormente, negli anni. Un bel modo di raccontare il terroir di Szekszárd tra potenza, eleganza e attitudine al lungo affinamento.

Védett eredetű száraz vörösbor Szekszárd Pdo 2016 “Franciscus” (13,5%): 88/100
Un rosso che abbina potenza e morbidezza, rispecchiando perfettamente il carattere di una vendemmia caratterizzata dalla pioggia, nel periodo della raccolta delle uve.

Manca un po’ di struttura e un po’ di materia nella componente fruttata, come rivelano i richiami verdi leggermente preponderanti del Franc. Nel complesso, un vino che si fa bere con sufficiente agilità, orfano del nerbo riscontrabile nelle altre annate.

Oltalom allat álló eredetmegjelölésű száraz vörösbor Szekszárdi Borvidék 2012 “Grand” (15%): 90/100
Nel 2012, l’uvaggio di “Franciscus” entra nel progetto di costruzione di un’etichetta in collaborazione con altri quattro produttori della zona: un blend in grado di elevare l’immagine dei rossi di Szekszárd. Il risultato è eccellente.

Un vino ungherese dall’anima internazionale, con la potenza del Sagrantino che si fonde con le note profonde del Cabernet Franc e il frutto elegante, preciso e croccante del Kékfrankos.

Oltalom allat álló eredet-megjelölésű vörösbor Szekszárdi Borvidék 2008 “Franciscus” (14,5%): 91/100
È la prova del nove per il Sagrantino di Szekszárd: quella della longevità. Il vitigno umbro dà carattere a un vino che risulta perfettamente intatto, uscito vittorioso dalla battaglia con le lancette, sin dal colore. Il risvolto più “selvatico” del Sagrantino fa capolino per la prima volta al naso, contribuendo ad allargare lo spettro di sensazioni.

Si passa dalla viola appassita a un frutto di bosco di gran precisione, attraverso preziosi richiami di liquirizia e accenti goudron. Perfetta la corrispondenza gusto olfattiva. Tannino perfettamente integrato e sorso piuttosto agile, ma tutt’altro che banale. Buono anche l’allungo, su una preziosa venatura salina che chiama il sorso successivo.

Cuvée 2017 “Sxrd” (13%): 85/100
Il Sagrantino figura in piccola misura nell’uvaggio di “sXRd”, modernissimo vino rosso ottenuto in prevalenza da Cabernet Franc, Merlot e Kékfrankos . Un “moderno”, anello di congiunzione tra lo stile tradizionale di Zoltán senior e consorte e quello nuovo di Zoltán Jr.

Siamo di fronte al classico rosso “da frigo”, di quelli da bere anche d’estate. A canna. È in questa dimensione che dà il meglio di sé, anche a tavola. Un vino che fa facilità di beva uno stile, a prescindere dal vitigno e dalla zona di produzione.

Etichette come questa, capaci come poche di incontrare il gusto dei Millennials internazionali e di introdurli piacevolmente al complesso mondo del vino, meriterebbero una “categoria” a sé, a livello internazionale.

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Covid-19, Caprai fuori dal coro: “Sbagliata riduzione rese e distillazione per decreto”

Ridurre per ‘decreto’ le rese della vendemmia 2020, così come ricorrere alla distillazione obbligatoria e all’utilizzo dei fondi Ocm è il modo sbagliato per rispondere alla crisi Covid-19. È quanto sostiene, fuori dal coro, il produttore Marco Caprai, titolare a Montefalco della Arnaldo Caprai. Le giacenze non spaventano l’imprenditore umbro.

“Ognuno si deve regolare in base alle sue esigenze. Dobbiamo avere più di un’arma a disposizione. Credo che sui vini bianchi ci sarà sicuramente una certa pressione, mentre per i rossi il problema è minore. Parlare di riduzione delle rese oggi è assolutamente prematuro. Bisogna fare i conti in primis con il meteo”.

“Mi spaventa invece – continua Marco Caprai – pensare di usare i fondi Ocm per la distillazione obbligatoria: magari il mercato americano riparte prima di quanto pensiamo e io vorrei avere possibilità di utilizzare i fondi Ocm per supportare le mie vendite negli Stati Uniti piuttosto che per distillare il prodotto, perché la distillazione è l’ultima delle armi a cui si dovrebbe ricorrere, anche se non per questo va demonizzata”.

Dalla parte dei produttori italiani, del resto, ci sono i numeri: “Ricordiamoci che se siamo arrivati a 6,2 miliardi di euro di export è stato soprattutto grazie al fatto che non abbiamo più speso i fondi europei per la distillazione”.

“Come sempre, insomma – precisa Caprai – penso che ci voglia maggior laicità e meno guerre di religione che nascondono interessi personali. E soprattutto, darei la priorità a un Decreto che si occupi della liquidità delle imprese agricole che fosse di facile e pronto utilizzo”.

Il tutto tenendo presente che “in questo tempo sospeso, dove la campagna non si ferma, bisogna continuare a innovare, a investire e portare avanti le produzioni nel miglior modo possibile”.

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Umbria, alla Arnaldo Caprai un “ventolone” di 7 metri previene le gelate in vigneto

Un “ventolone” di 7 metri, capace di ripiegarsi su se stesso quando non è in funzione, scomparendo tra i vigneti. È entrata in funzione qualche giorno fa l’ultima innovazione tecnologica introdotta alla Arnaldo Caprai, storica azienda di Montefalco, in Umbria. Si tratta della prima ventola installata in un vigneto italiano, per difendere le piante dalle gelate primaverili e dalla brina. Il raggio d’azione è molto vasto: circa 5-6 ettari.

“Il problema delle gelate primaverili – spiega Marco Caprai – è ormai molto frequente. In Umbria è un problema molto più importante della grandine. Questa ventola è una grande elica retrattile che, una volta programmata, parte automaticamente quando i livelli di temperatura scendono sotto la soglia impostata”.

“Abbiamo già avuto modo di testarla durare un paio di notti in cui a Montefalco abbiamo registrato un forte abbassamento della temperatura – spiega Caprai – che ha raggiunto circa – 2 °C. Nell’area in cui abbiamo posizionato il ‘ventolone’, siamo riusciti a innalzare la temperatura di 5-6 °C”.

La ventola anti gelate primaverili ha un degno alleato, nella terra di uno dei più grandi vini rossi italiani, il Sagrantino di Montefalco. “Abbiamo acquistato anche un cannone spara-nebbia – annuncia Caprai – che potremmo dire svolga la stessa azione delle candele antigelo, ma in modo molto più pratico e veloce”. Se i risultati di nuovi test confermeranno il successo del ventolone, l’azienda ne installerà altri 5 nei prossimi anni.

Si tratta solo dell’ultima innovazione prevista nell’ambito del progetto New green revolution, lanciato da Marco Caprai nel 2008 assieme ad altre 8 aziende del Consorzio di tutela dei vini di Montefalco (Adanti, Antonelli, Antano, Colleallodole, Perticaia, Scacciadiavoli e Tabarrini), al Dipartimento di Scienze e tecnologie agrarie dell’Università degli Studi di Milano e al Parco Tecnologico ed Agroalimentare dell’Umbria.

“Le rivoluzioni non si fanno in un giorno – sottolinea Caprai – e per fare la vera sostenibilità bisogna creare una sorta di ventaglio di soluzioni per portare a perfetta maturazione l’uva. Oggi l’ultima arrivata è la ventola antibrina per prevenire le gelate, ma è solo uno degli ingredienti di quello che facciamo in vigneto”.

Alla Marco Caprai sono presenti dei sensori per il controllo della quantità idrica disponibile per la pianta, che in caso di “stress” distribuiscono acqua alle piante, nei mesi di giugno e luglio.

“Oltre a questo – aggiunge l’imprenditore umbro – abbiamo un sistema di raccolta dati attraverso il quale possiamo avere anche la mappatura delle diverse malattie a cui è soggetta la vite, in modo da abbattere la pressione fitopatologica utilizzando meno trattamenti possibili”.

“La sostenibilità è il driver del futuro“, sostiene da sempre Marco Caprai: “Da quando abbiamo iniziato a fare sostenibilità a oggi, l’esperienza ci ha portati a modificare il nostro percorso. Quello che dieci anni fa conoscevamo e gli strumenti che avevamo erano diversi da quelli di oggi. Ora in agricoltura c’è la possibilità di attingere a piene mani alla rivoluzione digitale e a degli strumenti che alcuni anni fa erano inimmaginabili”.

Un modello di viticoltura 4.0, quella dell’azienda agricola Arnaldo Caprai, che si traduce non solo in una sostenibilità ambientale a 360 gradi, ma ha anche in effettivi risparmi economici: “Abbiamo i dati di ormai una ventina di vendemmie – fa sapere Caprai –  e i risultati sono evidenti: siamo passati da 600 ore di lavoro all’ettaro a 250-300 ore, e la qualità dell’uva è probabilmente migliorata”.

A dare ragione alle scelte dell’azienda umbra, anche i dati di “Grape assistence” e “Smart meteo” che consentono una riduzione di 1/3 di utilizzo di fitofarmaci in campagna (con punte di -60% in stagioni favorevoli) rispetto agli standard medi di buone pratiche.

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