Bruno Pilzer è stato eletto all’unanimità alla presidenza dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino. Classe 1959 originario di Faver in Val di Cembra dove collabora nella distilleria di famiglia fondata nel 1957, tra i decani del settore e già vicepresidente dei precedenti Consigli dell’Istituto Pilzer rappresenta una delle tradizioni distillatorie tra le più storiche del Trentino e d’Italia.
Già da tanti anni lavora con la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige per diversi anni come analista, poi nella gestione della distilleria della Fondazione e recentemente anche come docente nel corso di Alta Formazione. Tra le attività anche quella di giudice per 9 volte in concorsi internazionali.
Un incarico che mi onora e al contempo mi investe di una grande responsabilità nel rappresentare non solo uno dei marchi del settore più conosciuti in Italia e nel mondo, ma soprattutto i tanti colleghi con i quali spero di poter condividere gli obiettivi di questo mandato – spiega Pilzer – devo ringraziare il presidente uscente, Mirko Scarabello con il quale in questi tre anni abbiamo intrapreso un nuovo percorso di promozione e di valorizzazione della grappa del Trentino, non sarà facile rimanere alla sua altezza”.
“Abbiamo un prodotto che rappresenta un fiore all’occhiello nel panorama internazionale dei distillati, da qui dobbiamo ripartire per raccontare la storia centenaria che ci ha portato a dove siamo oggi”.
Alla vicepresidenza ci sarà il giovane Alessandro Marzadro, alla terza generazione della distilleria omonima. Territorio, tutela, qualità, sono solo alcune delle parole chiave che il nuovo presidente dell’Istituto utilizza per parlare del prossimo futuro dell’Istituto.
Dalla promozione alla tutela, passando per la formazione: le prossime sfide dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino. “Il nostro obiettivo è quello di guardare sempre al futuro, senza perdere la tradizione, ma con grande attenzione all’innovazione. Vogliamo allo stesso tempo dialogare con il consumatore di oggi e di domani – continua Bruno Pilzer – per farlo avremo sicuramente bisogno di puntare su un concetto di promozione più dinamico e con un contatto diretto con l’appassionato”.
A questo proposito risulta importante il lavoro svolto in questi anni dal “sistema Trentino“, grazie anche all’attività di Trentino Marketing, volto a valorizzare soprattutto la promozione integrata del territorio, passando proprio dai prodotti di eccellenza come la grappa.
“L’idea è quella di diventare un modello di grappa turismo, così come da sempre esiste nel vino – dice ancora Pilzer – il tutto sfruttando da un lato il know how di tante distillerie che già da anni lo stanno facendo, con l’obiettivo di creare un percorso emozionale alla scoperta della grappa trentina che a differenza di altri distillati internazionali può contare su storie di persone e di territori tutte diverse tra di loro”.
La formazione, l’altro aspetto fondamentale per il miglioramento continuo della qualità “Partiamo da una base ottima che è rappresentata dalla Fondazione Mach che dobbiamo ringraziare perché in questi anni ha cambiato l’approccio didattico anche nei confronti della grappa e dei distillati – dice ancora il neo presidente – per poi avere un confronto continuo tra noi soci distillatori al fine di garantire agli appassionati del nostro prodotto quella continuità e quella eccellenza che da sempre ci ha permesso di fare la differenza”.
Oltre al presidente Bruno Pilzer e al Vicepresidente Alessandro Marzadro, compongono il CdA dell’Istituto gli altri consiglieri Rudy Zeni (Distilleria Zeni), Bernardino Poli (Casimiro), Carlo Pezzi (Pezzi), Giuliano Pisoni (Distilleria Pisoni), Luigi Cappelletti (Cappelletti Nova Salus), Fabio Andreis (Distillerie Trentine), Franco Bertagnolli (Bertagnolli).
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Santa Massenza, piccola frazione di Vallelaghi. Pochi chilometri da Trento, a destra dell’Adige, lungo la strada che attraversa la splendida Valle dei Laghi e conduce al lago di Garda. Poco più di 150 abitanti e 5 distillerie. Un fazzoletto di terra chiuso fra i vigneti ed il lago di Santa Massenza che custodisce la tradizione della distillazione artigianale. È qui che ogni anno va in scena la “La notte degli alambicchi accesi“.
Una manifestazione, organizzata con la collaborazione di Strada del Vino e dei Sapori del Trentino e Trentino Marketing, che fonde insieme teatro ed enoturismo svoltasi in questo 2019 dal 6 all’8 dicembre. Francesco Poli, Casimiro, Giovanni Poli, Maxentia, Giulio e Mauro Poli sono i produttori protagonisti.
Ci vuole più tempo a pronunciare i loro nomi che a recarsi a piedi da una distilleria all’altra. Centimetri che non impediscono, ad ognuna, di esprimersi con estrema identità. Tutte distillerie che “derivano” dall’attività di viticultura e “dall’esser vignaioli”. Tutte con un unico comune denominatore: la Nosiola.
L’unico vitigno autoctono trentino a bacca bianca trova qui il suo areale d’elezione. Quel vitigno che sfruttando i venti locali (il Pelér e l’Ora) da vita ad un passito fragrante e profumato, il Vino Santo, da in realtà anche ottimi vini fermi, basti pensare alla versione “col fondo” della distilleria Francesco Poli.
Ma non solo. Le vinacce della Nosiola sono alla base delle grappe delle Valle dei Laghi. Talvolta in purezza e talvolta in taglio con altri vitigni. Talvolta bianca, talvolta invecchiata.
Ecco quindi tornare, ancora una volta, Distilleria Francesco Poli che nelle parole di Alessandro spiega la necessità di “tutelare la biodiversità trentina” attraverso i vini da Nosiola, il Vino Santo, e la grappa di Nosiola e di Schiava (altro vitigno trentino, stavolta a bacca rossa).
Graziano, presso Giovanni Poli, invita all’assaggio di una mini verticale. Grappa di Nosiola 24mesi sorprende con una freschezza mentolata. Grappa di Nosiola 36 mesi è più morbida ed avvolgente. Grappa di Vino Santo rimanda alla frutta secca ed alle note sapide.
Dalle mani di Bernardino Poli (Casimiro) escono vini freschi e piacevoli non solo da Nosiola ma anche una Schiava Rosè ed un bianco da Piwi (Solaris, Johanniter, Bronner) profumato e tropicale. Le grappe invecchiate sono morbide mentre le bianche tendono a marcare la nota “verde” tipica della grappa tradizionale.
Mauro, di Giulio e Mauro Poli, presenta una grappa di Schiava e Nosiola dritta e verticale, cosi come la Grappa Maxentia che fa dell’immediatezza il suo biglietto da visita.
MASO NERO
Ben fuori dalla Valle dei Laghi, a Grumo frazione di San Michele all’Adige, in piena Piana Rotaliana, ha sede un’altra importante realtà della distillazione artigianale: l’Azienda Agricola Zeni, guidata da Rudy e dal padre Roberto.
Sintetizzare Zeni con una Grappa è quantomeno riduttivo. Zeni è un’azienda vinicola certificata bio dal 2011. Oltre 12 ettari vitati che danno vita a circa 120.000 bottiglie anno suddivise in 13 etichette di vini fermi e 3 etichette di Trento Doc “Maso Nero” (dal nome del maso nelle cui cantine riposa il metodo classico).
Zeni è una distilleria da 12.000 bottiglie anno suddivisa in 8 etichette. Grappe bianche affinate un anno in acciaio e grappe invecchiate in oltre 200 barrique finanche a 15 anni.
Zeni è anche Nero Brigante. Birra artigianale (al momento in gamma un Blanche, una Vienna ed una Golden Ale) ad alta fermentazione che utilizza i lieviti del Metodo Classico.
Espressioni di Teroldego in acciaio e legno, entrambe identificative di un territorio e di uno stile. Una Nosiola “vinificata in rosso” per estrarre il più possibile dalle bucce ed affinata per un mese in legno che racconta l’aromaticità del vitigno.
Trento Doc Rosè, 60% Pinot Nero 40% Chardonnay, profumato e croccante. Trento Doc Pas Dosè, 100% Pinot Bianco, ricco e rotondo nasconde la sua viva acidità fino alla chiusura, leggermente amaricante, del sorso.
Grappe da Teroldego. La 12 anni, vendemmia 2004, conquista con eleganza ed un ottimo bilanciamento fra varietale e legno. La Grado pieno, 59%, vendemmia 2001, è potente ma l’alcool non disturba ed in bocca sviluppa un ventaglio di aromi degna di distillati esteri più blasonati.
LA GRAPPA TRENTINA OGGI
Tutelata sin dal 1960, data di fondazione dell’Istituto di Tutela, la Grappa Trentina è oggi uno dei fiori all’occhiello della distillazione Italiana. Un disciplinare ferreo che limita tanto la zona di produzione (alla sola Provincia di Trento) quanto i tempi di distillazione (che deve concludersi entro il 31 dicembre per garantire la freschezza delle vinacce).
Ad oggi sotto il marchio di tutela Grappa del Trentino IG o Grappa Trentina IG viene prodotta circa il 10% dell’intera produzione nazionale. Grappe dalle sfumature diverse a seconda della sottozona, dei vitigni utilizzati e della mano del distillatore. Perché, ancora oggi, distillare è un’alchimia di scienza ed esperienza.
A fare il punto sulla Grappa Trentina oggi è Mirko Scarabello, presidente dell’Istituto di Tutela. Nelle sue parole emerge il quadro di un prodotto che ha retto bene agli scossoni del mercato dell’ultimo decennio, dato dal calo generale del consumo di alcolici dato dalla crisi e dai maggiori controlli sulle strade.
La Grappa Trentina ha resistito grazie alla sua qualità in un momento storico che ha fatto “pulizia” di molti prodotti non eccelsi e ad oggi vede un graduale recupero di mercato. Mercato che si sta aprendo sempre più verso il sud Italia in regioni che si scoprono amanti delle buona grappa.
Quote di mercato rosicchiate agli altri competitor nazionali, in primis grappe Piemontesi e Venete, che spesso faticano a tenere il passo qualitativo della Grappa del Trentino pur spuntando, a volte, prezzi più alti sul mercato.
Quote di mercato che ancora non si riesce a sottrarre ai distillati esteri quali Whisky, Rum e Cognac forti non solo di una fama ed una tradizione difficile da scalzare, ma anche di una tipologia di consumo diversa.
Ecco quindi l’idea di proporre la Grappa anche come ingrediente nella Mixology, ad esempio attraverso la collaborazione e le creazioni del bartender Leonardo Veronesi (già incontrato da Winemag durante la nostra visita in Marzadro) per favorirne sempre più la conoscenza e la diffusione fra i consumatori più attenti.
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NOGAREDO (Trento) – Nell’ambito delle iniziative per festeggiare i 70 anni dell’azienda, Distilleria Marzadro ha organizzato il convegno “Grappa, il futuro che ci aspetta“. Un confronto tra produttori e categorie per riflettere sul futuro del settore e sui nuovi business.
Il convegno, nella sua prima edizione, ha messo l’accento, tra gli altri, su due aspetti fondamentali per il comparto delle distillerie italiane. Il primo è quello dell’economia circolare, di cui già oggi le distillerie sono un esempio perfetto, ma che può in futuro aprire nuove vie sulla diversificazione di prodotto.
Il secondo è quello della necessità, per il comparto, di “fare squadra“, di fare rete per meglio affrontare le sfide future. Uno dei punti di riferimento e dei mezzi per ottenere questo risultato può essere la creazione di un Consorzio di Tutela della Grappa che possa aiutare ad affrontare meglio i mercati esteri e tutelare le IG della Grappa.
Abbiamo voluto organizzare questo forum di discussione perché come impresa percepiamo la necessità di riflettere sulle strategie per il futuro. Il comparto distillatorio è ad un bivio: l’export diventa sempre più importante, ma le dimensioni aziendali delle nostre distillerie ci limitano; i prodotti sono apprezzati, ma il mercato cambia in fretta ed è necessario diversificare ed esplorare nuovi ambiti produttivi. Su questi temi è necessario riflettere tutti insieme” – dice il presidente di Distilleria Marzadro, Stefano Marzadro.
L’ECONOMIA CIRCOLARE
Una possibilità di aumentare il business per le distillerie è quella di diversificare il prodotto e di ampliare l’utilizzo della materia prima. Già oggi, oltre alla Grappa e ai distillati, le aziende sono un esempio perfetto di economia circolare: contribuiscono alla produzione di biogas, attraverso il conferimento delle vinacce esauste in impianti a biomassa.
Quello che deriva, poi, da questo secondo processo, cioè il “digestato“, può a sua volta essere utilizzato in agricoltura come nutrimento per il terreno, chiudendo quindi il cerchio della circolarità dei processi in distilleria. Man mano che il quadro regolatorio e la disciplina si consolida, le aziende sfruttano tutti i possibili utilizzi del prodotto.
Ma il futuro è molto più ricco di possibilità. Dai residui della distillazione si possono ricavare additivi alimentari, bioprodotti per la cosmetica e la nutraceutica. Alcune aziende già producono ad esempio additivi naturali per la panificazione come l’acido tartarico, mentre altre strade sono esplorate in via sperimentale, su scala di laboratorio o su scala-pilota.
Si parla anche, ad esempio, di farina di vinaccioli disoleata, derivante dalla lavorazione dei semi degli acini – da poco ufficialmente nella lista di combustibili rinnovabili e sostenibili, grazie al decreto ministeriale n.74 entrato in vigore lo scorso 21 agosto, voluto dal ministero dell’Ambiente di concerto con il Ministero della Salute e dello Sviluppo Economico – o di tessuti a base di vinaccia.
E, naturalmente, dei biocarburanti avanzati come il bioetanolo avanzato, in grado di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra di oltre il 70%. In questo contesto, l’Italia ha sviluppato una tecnologia innovativa e all’avanguardia nel mondo.
“Il settore distillatorio è fortemente impegnato nello sviluppo dell’economia circolare come strumento di sviluppo del comparto – ha commentato Sandro Cobror, direttore di AssoDistil – Le nostre distillerie, affermatesi negli anni grazie ai prodotti di indiscussa qualità come i nobili distillati, Grappa anzitutto, da sempre cercano di valorizzare al massimo la materia prima utilizzata, essa stessa sottoprodotto della filiera vitivinicola, ma oggi, grazie allo sviluppo di nuovi processi e tecnologie, il portafogli di prodotti di origine naturale si amplia enormemente creando delle opportunità di business inesplorate finora, come le applicazioni cosmetiche, nutraceutiche o nel mondo dei biopolimeri, che permettono sinergie con altri comparti industriali e produzioni a zero rifiuti, nella logica di una economia realmente rispettosa dell’ambiente e che valorizzi integralmente le materie prime: una vera economia circolare che vede il comparto tra i protagonisti dello sviluppo sostenibile”.
LA NECESSITA’ DI FARE SQUADRA
C’è, da parte delle imprese, una volontà esplicita di andare all’estero. Lo si evince anche dall’aumento della partecipazione alle fiere internazionali di settore. Negli ultimi tre anni, l’84% delle imprese ha avuto almeno un contatto con l’estero.
Le esportazioni sono in crescita soprattutto nei Paesi dove il made in Italy è maggiormente apprezzato: negli Stati Uniti, in Asia e in Europa. Nel vecchio continente, in particolare, si consolidano i mercati tradizionali come la Germania e la Svizzera.
“Recentemente, a Bruxelles, presso l’Istituto Italiano di Cultura, Federvini ha presentato con Nomisma e Mediobanca un’analisi approfondita del settore spiriti in Italia – ha spiegato Ottavio Cagiano de Azevedo, direttore generale di Federvini – Alla presenza di diversi parlamentari italiani è stato messo in luce che, i cali di consumo sul mercato nazionale, hanno spinto molte aziende a cercare nuovi mercati con l’internazionalizzazione. Ed ora il settore delle bevande spiritose sta vivendo un momento di grande espansione nell’export”.
“La Grappa – prosegue Cagiano – indicazione geografica italiana di prestigio, è in linea, ma fatica di più, dovendo incontrare consumatori non abituati ai suoi profumi e sapori. L’aver intrapreso la strada della miscelazione ha permesso di registrare nel primo semestre del 2019 un valore export pari a 20 milioni di Euro. Tra i mercati principali ricordiamo la Germania e gli Stati Uniti”.
“Di qui le preoccupazioni per le tensioni di queste ore sui possibili nuovi dazi, all’entrata negli USA e le attese legate alla Brexit, dato che il Regno Unito rappresenta anch’esso un grande mercato di consumo. Sono dati che complessivamente non possono che dare soddisfazione anche se permangono criticità in altre aree, come ad esempio nel Sud Est asiatico, dove parametri analitici, non in linea con quelli ammessi a livello europeo, costituiscono un ostacolo rilevante” conclude il direttore.
Sono convinto che la più grande sfida peri il futuro della Grappa si giocherà sui mercati internazionali, dove c’è una grande necessità di far conoscere la nostra acquavite di bandiera e gli elementi di unicità che stanno alla base del suo carattere inimitabile. Il far squadra in questo senso, come alcune aziende già hanno iniziato a fare negli ultimi anni, è fondamentale per poter creare i presupposti di un virtuoso sviluppo dell’export del nostro settore” – ha detto Elvio Bonollo, quarta generazione della famiglia alla guida dell’omonimo gruppo.
Alla propensione delle imprese all’export non corrisponde, però, una forza strutturale che permetta di gestire le esportazioni: le aziende sono troppo piccole per poter affrontare i mercati esteri. Il comparto necessita di fare rete, di stipulare intese, di unire le forze per poter aumentare la competitività.
Il Consorzio di Tutela della Grappa può rappresentare uno degli strumenti per raggiungere l’obiettivo di fare sistema e fare sinergie operative.
“Nell’ottica delle sinergie necessarie, ciò che abbiamo realizzato in Trentino con l’Istituto di Tutela della Grappa – ha aggiunto Mirko Scarabello, presidente dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino – può essere d’esempio. L’esperienza di collaborazione e di intesa tra le diverse distillerie sul territorio, infatti, ha portato in passato e continua a portare nel presente a iniziative condivise ve a politiche comuni”.
Ad oggi non c’è in Italia un ente che tuteli la denominazione d’origine della grappa (IG), non esiste un unico soggetto che possa operare sul fronte della promozione, come invece accade per il settore del vino. Nell’ottica dell’unione e della condivisione tra produttori, il consorzio può diventare un mezzo importante per riconoscersi in un unico soggetto, che intervenga con finanziamenti propri per la promozione e la tutela del prodotto.
L’iter normativo per il riconoscimento del Consorzio di Tutela per gli spiriti è già partito e si è da tempo in attesa di un decreto definitivo.
PIANI DI CONTROLLO E FORMAZIONE
Anche i piani di controllo e la formazione giocano un ruolo decisivo nello sviluppo del futuro delle distillerie. “Con il riconoscimento delle 36 denominazioni italiane a Indicazione Geografica, avvenuto con il recente Regolamento CE 787 – ha spiegato Cesare Mazzetti, presidente del Comitato Acquaviti di AssoDisti – assume massima importanza l’aspetto dei controlli”
“Infatti ogni denominazione, con le 10 Grappe in testa, ha uno specifico disciplinare produttivo che ogni produttore è tenuto ad osservare strettamente. I controlli, esercitati da un Organismo appositamente designato dal Ministero su indicazione dei produttori, servono a garantire ai consumatori la qualità del prodotto, e agli operatori una leale concorrenza sul mercato. AssoDistil, in rappresentanza dei distillatori, ha concordato con gli Uffici del Ministero delle Politiche Agricole/ICQRF uno schema di linee guida che orientino la stesura di uno specifico Piano dei Controlli per ciascuna denominazione”.
“Diventa oggi basilare che i produttori effettuino una scelta oculata dell’Organismo cui affidare i controlli, che riguardano tutti gli aspetti produttivi, fino all’etichettatura con la quale il distillato verrà posto in commercio” conclude Mazzetti.
“Negli ultimi anni – dichiara Sergio Moser, tecnologo e docente di Fondazione Mach – la Fondazione Mach ha messo in campo corsi post diploma di alta formazione per tecnici delle bevande, in tali corsi a numero chiuso sono previsti specifici insegnamenti sulla tecnica di distillazione e sulle possibilità di riutilizzo dei sottoprodotti dell’industria enologica”.
“Nel corso di laurea di primo livello in Viticoltura ed enologia, esiste inoltre uno specifico insegnamento rivolto allo studio della tecnologia dei distillati. La Fondazione Mach volge particolare attenzione nello studio delle attitudini alla distillazione di vinacce ottenute dalla vinificazione di uve resistenti alle principali crittogame della vite, che come tali nella loro coltivazione richiedono un limitato impatto input chimico (non necessitano di trattamenti chimici)”.
“Credo che questo tema interpreti a pieno in chiave futura il rispetto dell’ambiente e il possibile riutilizzo degli scarti di lavorazione dell’industria enologica per l’ottenimento di prodotti (Grappe) di alto livello qualitativo” chiosa Moser.
I DATI DEL SETTORE
Oggi, il settore delle distillerie in Italia costituisce un comparto dalla forte tradizione ma necessariamente di nicchia, basandosi su una materia prima dalla disponibilità limitata come, ad esempio, le vinacce. Sul territorio nazionale si contano circa 140 aziende distillatorie. Diventano circa 300 se si comprendono le aziende di imbottigliamento e dell’indotto in generale.
Le distillerie sono collocate per lo più nel centro-nord. L’80% di esse non supera i 10 addetti, si tratta cioè per lo più di micro imprese, che producono eccellenze spesso conosciute solo nel territorio nazionale o regionale. Tutto il comparto fattura complessivamente circa 300 milioni l’anno.
La produzione di grappa è sostanzialmente stabile: vengono prodotti ogni anno tra gli 80 e i 90mila ettanidri (un ettanidro corrisponde a cento litri di alcol), ovvero circa 200mila ettolitri di distillati. Aumenta invece nel tempo la qualità e la ricercatezza nel prodotto.
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Chi ha detto che una buona grappa non si può bere anche d’estate? L’analisi sui consumi dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino sorprende i più scettici.
“Ci sono tante sfumature e modalità di degustazione che fanno delle nostre grappe un prodotto per tutte le occasioni, anche in estate – afferma il presidente dell’Istituto, Mirko Scarabello – non solo in montagna”.
“Oggi possiamo dire che i nostri distillati sono consumati in estate in tutto il Paese, grazie a una preparazione e conoscenza più accurate da parte del consumatore finale”, aggiunge Scarabello.
Avete pensato alla grappa con il ghiaccio? Sbagliato. Un’aggiunta di componente acquosa rovinerebbe l’intensità, i profumi e il gusto del distillato. Tuttavia alcune grappe, soprattutto quelle più giovani, morbide e aromatiche, possono essere consumate nei mesi estivi ad una temperatura leggermente più fresca rispetto a quella ‘ambiente’.
Questo permette di non far prevalere l’alcol, che con il caldo tende a farsi sentire in maniera preponderante, di mantenere i profumi del distillato e di goderne tutte le sue caratteristiche organolettiche.
Ad avvalorare questa tesi anche l’indagine di mercato compiuta dall’Istituto Talos-Am per conto dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino. Se prima il consumo di grappa era soprattutto legato alla fine dei pasti come digestivo, oggi la grappa viene scelta anche per accompagnare conversazioni dopo cena o nei locali di tendenza. Non necessariamente nei periodi invernali.
Secondo i dati dell’Istituto, almeno il 30% degli italiani consumerebbe grappa in maniera regolare. Oltre il 75% degli italiani, del resto, conosce l’acquavite. In generale piace la tradizionale grappa bianca morbida. Ma la tendenza degli ultimi anni ha fatto sì che anche le grappe invecchiate siano apprezzate da un gran numero sempre maggiore di consumatori.
Non solo uomini, ma anche donne (sempre di più negli ultimi anni) e giovani che al posto dei soliti super alcolici cominciano ad apprezzare i distillati di qualità quali le grappe. Tra i motivi principali che spingono a bere grappa il gusto di questo prodotto, ma anche il retrogusto persistente delle grappe più invecchiate.
Di quelle trentine colpiscono le 4 “T”: Territorio, Tempestività, Tradizione e Tutela. Ovvero la ricetta per una grappa di qualità, scritta nel disciplinare di produzione delle grappe marchiate con il Tridente. L’unica “Docg dei distillati” in Italia, garantita dal disciplinare dell’Istituto trentino.
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TRENTO – Si è svolta ieri alla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, l’annuale Assemblea ordinaria della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino, alla presenza dell’Assessore Provinciale all’agricoltura, foreste, caccia e pesca Giulia Zanotelli, del Presidente del Consorzio Vini del Trentino Pietro Patton, del Presidente dell’Istituto Tutela Grappa del Trentino Mirko Scarabello, di Trentino Marketing e di numerosi rappresentanti delle istituzioni del territorio.
Prima di iniziare la propria relazione, il Presidente Francesco Antoniolli ha voluto ringraziare la Fem per l’ospitalità e, in particolare, il Presidente Andrea Segrè, presente in sala, annunciando la nuova collaborazione proprio con l’Istituto di ricerca e l’Università di Trento. Un progetto rivolto specificatamente ai giovani ancora in fase di studio ma perfettamente in linea con la mission dell’Associazione, che prenderà il via nei prossimi mesi.
“Tra i punti principali su cui mi preme porre l’attenzione – ha proseguito Antoniolli – vi è sicuramente il turismo enogastronomico, su cui abbiamo fortemente puntato negli ultimi anni con progetti realizzati ad hoc, come i pacchetti vacanza Viaggi di Gusto, pensati proprio per esaltare le eccellenze del territorio con proposte create su misura per il turista”.
“La volontà, in questo senso – ha proseguito – è quella di creare una vera e propria ‘economia delle esperienze’ in grado di conquistare gli ospiti che scelgono di affidarsi alla Strada del Vino e dei Sapori del Trentino per l’organizzazione della propria vacanza e di favorire una consapevole cultura di prodotto”.
Un progetto – ha aggiunto Antoniolli – che acquisisce ancora più valore alla luce del recente impegno a livello nazionale a fianco della neonata Federazione Italiana delle Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori, soggetto formatosi con l’obiettivo di unire le forze per assumere maggiore autorevolezza nel confronto con le Istituzioni nazionali proprio nell’ambito delle scelte relative al turismo enogastronomico e che mi vede impegnato in prima persona in qualità di Vicepresidente e rappresentante dell’area Nord Est”.
Non è mancato inoltre un accenno al compito di coordinamento delle manifestazioni enologiche provinciali affidato dalla Provincia Autonoma di Trento tramite Trentino Marketing per il triennio 2016-2018 che ha contribuito a confermare il ruolo strategico dell’Associazione nel panorama della promozione turistica.
Un incarico affrontato “con l’intento di aumentare ulteriormente il livello qualitativo degli eventi, favorire la notorietà delle produzioni enologiche del territorio e arricchire di nuovi contenuti la proposta turistica del Trentino”.
LASSOCIAZIONE
E dopo la panoramica generale, la parola è passata alla direttrice Elena Chincarini, che è scesa maggiormente nel dettaglio sull’operatività svolta nel 2018 e sul programma 2019, a seguito di una breve fotografia dello stato dell’Associazione che attualmente conta circa 370 i soci.
Un quarto sono cantine, distillerie e birrifici; segue un’importante fetta di produttori gastronomici (circa il 22%) e di ristoranti (circa il 16%) e poi enti, musei e istituzioni; enoteche e botteghe; Comuni e strutture ricettive. Cinque, in particolare, i macroambiti di intervento, ovvero gli eventi e iniziative, le manifestazioni enologiche, la comunicazione, la cultura di prodotto/formazione e il turismo enogastronomico.
Analizzando i numeri, sono state 278 le giornate evento direttamente organizzate dall’Associazione o compartecipate. Di queste, 64 quelle relative alle manifestazioni enologiche provinciali, come gli appuntamenti specificatamente dedicati ai vini testimonial o alla grappa artigianale trentina (DiVinNosiola, Müller Thurgau: Vino di Montagna, Settembre Rotaliano, La Vigna Eccellente: ed è subito Isera.
E ancora Trentodoc: Bollicine sulla Città, La notte degli alambicchi accesi), quelli legati ad associazioni riconosciute a livello nazionale (Calici di Stelle, Uva e dintorni e Cantine Aperte) e le iniziative altamente qualificanti a tema enologico, nate per valorizzare le produzioni vitivinicole attraverso esperienze dirette.
Sono un esempio, in tal senso, quelli organizzati direttamente dalla Strada del Vino e dei Sapori del Trentino, come Gemme di gusto, Castelli DiVini, DiVin Ottobre, DOC-Denominazione di Origine Culturale, ma anche quelli organizzati da altri soggetti, come Di maso in maso…di vino in vino, la Rassegna del Vino Paesano, Pic nic con i Vignaioli, Alta Vallagarina Wine Festival, Calici di stelle, Festival dell’Uva, Festa dell’Uva, Caneve Aperte e Reboro Territorio e passione.
Sul fronte della promozione e comunicazione, le visualizzazione pagina/anno del sito web istituzionale tastetrentino.it sono salite a 435 mila per 138 mila utenti unici, provenienti soprattutto da Milano ma anche da Roma e da città vicine come Bolzano, Verona e Bologna.
La pagina più vista è proprio quella dedicata agli eventi della Strada del Vino e dei Sapori che, a seguito della traduzione in inglese, ha registrato una interessante crescita degli utenti USA, al secondo posto dopo l’Italia.
Centonovanta mila i contatti web/social e importante incremento anche dell’attività social su tutte le principali piattaforme: dal 2019 ad oggi Facebook è cresciuto del 31% per la parte istituzionale e del 29% per quella dedicata agli eventi; Instagram del 34%, Twitter del 23% e Flickr addirittura del 64%.
E ancora, 130 mila le brochure stampate e distribuite su tutto il territorio provinciale e 4 mila i contatti iscritti alla newsletter, costantemente aggiornati sulle iniziative messe in campo dall’Associazione con una media di circa 30 invii l’anno e un incoraggiante 35% di aperture. Cresce infine la visibilità sui media locali e nazionali, con un migliaio di articoli usciti su stampa locale e nazionale e l’attivazione di tre viaggi stampa nel corso dell’anno.
LA FORMAZIONE
In tema di cultura di prodotto e formazione, si è recentemente conclusa la quarta edizione del progetto “Ambasciatori del territorio”, organizzato insieme all’Istituto Alberghiero di Levico Terme e Rovereto per favorire la preparazione di cuochi che sappiano esaltare al meglio le caratteristiche dei prodotti tipici trentini e di personale di sala che sappia adeguatamente raccontarli, e si è proseguito con il percorso formativo rivolto ai soci, sviluppato e finanziato attraverso i Fondi Interprofessionali.
In riferimento all’offerta turistica che, come aveva giustamente ricordato il Presidente all’inizio del suo intervento rappresenta una voce fondamentale per la Strada del Vino e dei Sapori del Trentino, sono state 60 le richieste pervenute nel corso del 2018da parte di coppie e gruppi organizzati.
L’obiettivo è quello di strutturare un’offerta modulabile per soddisfare ogni specifica esigenza e cercare di coinvolgere soprattutto i gruppi organizzati, incrementando al contempo ulteriormente il servizio al fine di arrivare ad un break event point nel triennio, equiparando costi a ricavi.
IL BILANCIO E IL FUTURO
Spazio, ovviamente, anche alla presentazione e approvazione del bilancio consuntivo – presentato dal Revisore dei Conti Marcello Condini, il cui incarico è stato rinnovato nel corso dell’Assemblea – che vede 391 mila euro di costi di produzione, a cui vanno aggiunti circa 2 mila euro di costi finanziari, contro 394 mila euro di valore della produzione, di cui il 44% deriva da proventi per servizi, il 27% dalle quote associative e il 23% da contributi.
Come gli anni scorsi, l’Assemblea ha deciso di inserire il risultato di esercizio positivo a riserva del Patrimonio netto, a quota 77 mila euro, come fondo per le iniziative future. Tante, inoltre, le novità in programma per il 2019, a partire dall’inserimento di una nuova iniziativa estiva nel già ricco calendario di manifestazioni, studiato in un’ottica di continuità con il 2018.
Si tratta Forti nel Gusto, rassegna organizzata in collaborazione l’Assessorato alla Cultura della Provincia Autonoma di Trento e il circuito dei Forti del Trentino, che prevede tre appuntamenti estivi – 4 luglio a Forte Cherle, 18 luglio alla Tagliata Superiore di Civezzano e 1 agosto a Forte Corno – con percorso guidato sul territorio per raggiungere il forte, visita dello stesso, pic-nic all’aperto e musica a cura del Nuovo Ensemble di Trento.
Un’ulteriore occasione di connubio tra cultura ed enogastronomia, binomio promosso dalla Strada anche attraverso Castelli Divini (28 giugno al Castello di Segonzano, 26 luglio a Castel Restor di Comano Terme e 30 settembre al Castello di Avio) e DOC – Denominazione di Origine Culturale, quest’anno in programma il 14 settembre a Trento.
L’Associazione promuoverà inoltre cinque incontri per stimolare un confronto tra gli organizzatori degli eventi dedicati ai vini testimonial al fine di condividere gli aspetti migliorabili delle rispettive manifestazioni.
In merito all’offerta turistica, collaborerà a stretto contatto con le Apt d’ambito per la creazione di pacchetti vacanza dedicati ai vini testimonial in corrispondenza delle relative manifestazioni enologiche, mentre in tema di comunicazione, si lavorerà su un’attività strategica a livello istituzionale e darà ampio spazio sui social ai produttori con visite e post dedicati.
E ancora, annunciata la volontà di tradurre anche le iniziative degli associati in inglese e la richiesta a Trentino Marketing di geolocalizzare la mappa dei soci per facilitare l’accessibilità da parte dei visitatori.
Una istanza che parte dall’analisi del target principale della Strada composto da utenti della fascia di età 25-45 seguita dai 45-55, e dalle modalità di accesso al sito, che avvengono per il 58% tramite mobile.
In tema di formazione, ai progetti già in essere si aggiungerà un corso rivolto alle Pro Loco del Trentino incentrato sulle carni prodotte e lavorate sul territorio. Un tema di grande attualità che prevede un’introduzione complessiva sulla attività della Federazione Provinciale Allevatori e due appuntamenti dedicati a carni suine e bovine, arricchiti dal coinvolgimento diretto di ristoratori associati.
Infine il turismo enogastronomico. Dopo una profonda analisi del settore portata avanti anche grazie alla partecipazione alle principali fiere di riferimento – da cui è emerso che la spesa media del turista enogastronomico è cresciuta del 70% negli ultimi cinque anni, attestandosi sui 150 euro al giorno, ovvero la più alta tra i vari ambiti turistici – si stanno definendo proposte specifiche per gruppi di acquisto selezionati, come “Trentino a 4 sensi”, dedicata specificatamente ai non vedenti, tradotti in LIS, e “Mistery Tour”, proposta a sorpresa per target di alto livello.
Al termine dell’intervento della direttrice, sono stati presentati i cinque Comitati Tecnici Territoriali eletti nei mesi scorsi e i rispettivi Presidenti e Vicepresidenti, che sono entrati così a far parte ufficialmente del nuovo Comitato di Gestione: Francesco Antoniolli e Stefano Delugan per il territorio “Trento e Valsugana”.
Daniele Endrici e Francesco Anderlini per il territorio “Piana Rotaliana”; Sergio Valentini e Luca Miorandi per il territorio “Vallagarina”; Francesco Armanini e Andrea Santuliana per il territorio “Lago di Garda, Dolomiti di Brenta”; Rosario Pilati e Vera Rossi per il territorio “Colline Avisiane, Faedo e Valle di Cembra”. Tra una settimana, la nomina del Presidente dell’Associazione per il prossimo triennio.
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TRENTO –Più quantità e buona qualità. A circa un mese dall’accensione degli alambicchi, l’Istituto di Tutela Grappa del Trentino fa il punto della situazione sull’annata 2018.
“Naturalmente è presto per tirare una somma complessiva – spiega il presidente Mirko Scarabello – ma da un sondaggio sulle nostre distillerie possiamo senz’altro dire che siamo di fronte a un’annata positiva sia dal punto di vista della qualità che della quantità, naturalmente legata alla produzione di uva e quindi di vinacce”.
“Come noto – precisa il numero uno dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino – il nostro disciplinare rispetto agli altri in Italia prevede la chiusura degli alambicchi entro il 31 dicembre, ma per novembre le vinacce trentine saranno già distillate”.
L’ANNATA 2018
Facile produrre più del 2017, vendemmia compromessa dalla siccità. Le prime stime parlando di un 20% in più di grappa alla fine della distillazione, per l’annata 2018.
Il lavoro del distillatore, che trasforma un’ottima materia prima in un ottimo distillato, produrrà risultati tangibili solo tra circa un mese e mezzo, quando la grappa si sarà “riarmonizzata”.
Sempre secondo l’Istituto di riferimento, “l’annata in Trentino è particolarmente favorevole per le uve a bacca rossa, visto l’andamento climatico e il buon grado di maturazione raggiunto”. Anche nelle valli a prevalenza di vitigni a bacca bianca “le rese sono buone e la qualità della vinaccia notevole, con profumi di grande livello”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Un’elezione all’unanimità quella che ha nominato Mirko Scarabello alla presidenza dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino.
Classe 1967, trentino doc, percorso di studi all’attuale Fondazione Mach di San Michele all’Adige. Dopo qualche anno di lavoro nel mondo del vino, nel Chianti Classico in Toscana, Mirko Scarabello dagli anni ’90 ha dedicato la sua carriera al mondo della grappa e dal 1998 è prima responsabile di produzione poi direttore tecnico e mastro distillatore della distilleria Segnana, storico marchio della famiglia Lunelli che ha contribuito negli anni a promuovere e internazionalizzare il concetto di grappa di qualità e di grappa trentina in particolare.
Consigliere dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino dal 2017, ora ne è alla presidenza. «Un incarico che mi onora, soprattutto perché prendo il testimone da Beppe Bertagnolli, un vero e proprio ambasciatore della grappa del Trentino – spiega il neo presidente Scarabello – cercherò di portare avanti le attività contando su una grande intesa con il consiglio e cercando di essere il più possibile vicino alle esigenze dei nostri distillatori».
Dopo otto mandati di presidenza con Beppe Bertagnolli, si rinnova così in gran parte l’assetto di uno degli istituti di tutela più antichi in Italia per il settore delle bevande. Alla vicepresidenza la conferma di un altro decano della grappa in Trentino, Bruno Pilzer, dell’omonima distilleria in Val di Cembra.
Territorio, tutela, qualità, sono solo alcune delle parole chiave che il nuovo presidente dell’Istituto utilizza per parlare del prossimo futuro dell’Istituto. «Ci aspetta subito una grande sfida – commenta Mirko Scarabello – che è quella di creare un protocollo sui controlli dell’Ig Grappa del Trentino, cosa che cominceremo a fare dai primi di giugno discutendone prima in sede di Assodistil poi con confronti sul territorio».
Dopo la creazione del marchio europeo infatti, sarà necessario trovare un piano di controlli e soprattutto individuare il futuro certificatore. «Un impegno che rispetto ad altre regioni ci trova già più preparati – continua in proposito il presidente dell’Istituto – anche perché siamo l’unica realtà in Italia che dagli anni Sessanta si è dotata di un disciplinare più rigido e territoriale».
Dalla promozione alla tutela, le prossime sfide dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino. «E’ la nostra fortuna produrre in una terra come quella del Trentino – dice il nuovo presidente Mirko Scarabello – noi siamo partiti dalle nostre piccole distillerie per farci conoscere in tutto il mondo e abbiamo capito che è il Trentino che il consumatore cerca e trova nei nostri prodotti; il 70 per cento delle nostre terre è rappresentato da montagne, è anche grazie al nostro lavoro che riusciamo a sostenere questo ambiente così unico per clima, conformazione, paesaggio ed è la stessa unicità che dà valore alle nostre grappe».
A questo proposito il consiglio lavorerà molto sulle sinergie con altri partner trentini e non solo. «Dovremo puntare sul gioco di squadra cercando di unire le forze con altre realtà del territorio trentino, ma non solo – continua il presidente Scarabello – per farlo abbiamo bisogno di cominciare un percorso che guardi ai nuovi consumatori, pur puntando sul valore aggiunto che abbiamo e che troviamo nella tradizione del nostro prodotto».
Tra le azioni in programma anche il potenziamento della comunicazione e dell’immagine del marchio del Tridente attraverso gli strumenti tradizionali, ma soprattutto utilizzando il linguaggio dei nuovi sistemi di comunicazione, a partire dai social network. «Un modo per cominciare a raccontare un prodotto storico con mezzi innovativi», sottolinea Mirko Scarabello.
Come detto, Vicepresidente dell’Istituto sarà ancora Bruno Pilzer (distilleria Pilzer), mentre gli altri consiglieri sono Luigi Cappelletti (Antica Erboristeria Dr. Cappelletti), Alessandro Marzadro (Marzadro), Carlo Pezzi (distilleria Pezzi), Giuliano Pisoni (distilleria Pisoni), Bernardino Poli (Casimiro), Rudy Zeni (distilleria Zeni).
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