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Assoenologi, al via il 75° Congresso nazionale

Assoenologi, al via il 75° Congresso nazionale

Dopo l’edizione a distanza del novembre 2020 ed il recente rinvio il Congresso nazionale di Assoenologi torna in presenza, a Verona il 25, 26 e 27 marzo 2022. Un appuntamento importante che ricade in occasione dei festeggiamenti per il 130° anniversario dalla nascita dell’Associazione degli enologi ed enotecnici italiani.

Una tre giorni di interessanti relazioni, tavole rotonde, degustazioni, e un’ambiziosa serata di gala con il concerto per i 130 anni di Assoenologi. E saranno proprio i “130 anni al servizio della categoria e del vino italiano” a fare da filo conduttore alla tre giorni congressuale.

IL PROGRAMMA DEL 25 MARZO

Il 75° Congresso si aprirà ufficialmente alle ore 17,45 di venerdì 25 marzo. L’intero congresso sarà interamente trasmesso in diretta anche sui canali social dell’Associazione. Si alterneranno al podio numerosi rappresentanti di istituzioni locali e nazionali.

Apriranno i lavori i saluti del presidente nazionale di Assoenologi Riccardo Cotarella e del presidente della Sezione veneta Alberto Marchisio. Interverranno il sindaco di Verona Federico Sboarina, il presidente di Veronafiere Maurizio Danese e il direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani. Chiuderà la presidente de Le Donne del Vino, Donatella Cinelli Colombini.

A questi interventi seguirà una tavola rotonda, condotta dal giornalista Bruno Vespa, sul tema “Tutela e valorizzazione del patrimonio vitivinicolo italiano”. Parteciperanno il sottosegretario di Stato alle politiche agricole Gian Marco Centinaio, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, e il senatore Dario Stefàno, presidente della Commissione permanente delle Politiche dell’Unione europea al Senato della Repubblica. Al temine i tre ospiti riceveranno il diploma di soci onorari di Assoenologi.

La prima giornata si chiuderà con la consegna dei Premi Speciali di Assoenologi:

  • Personaggio dell’anno” a Dario Stefàno;
  • Comunicazione” al giornalista di Repubblica Giuseppe Cerasa;
  • Miglior ricerca scientifica italiana” a Alberto De Iseppi per il lavoro “Valorizzazione delle fecce di vinificazione come fonte di mannoproteine per l’enologia” condotto con il Dipartimento Dafnae dell’Università di Padova, il Centro di Ricerca in Viticoltura ed Enologia (Cirve), di Conegliano e il South African Grape and Wine Research Institute di Stellenbosch, Sudafrica.
IL PROGRAMMA DEL 26 MARZO

Nella giornata di sabato 26 marzo saranno quattro i momenti congressuali che si terranno sempre presso il centro congressi di Veronafiere.

Il primo sarà dedicato alle “Tendenze del marketing e del mercato del vino”. Relatori saranno Denis Pantini, responsabile Nomisma Wine Monitor, Alessandro Rossi, National Category Manager Wine di Partesa, azienda leader nella distribuzione per il canale horeca. Vincenzo Russo, docente di Psicologia e neuromarketing presso la Iulm di Milano e Sergio Cimino, docente di organizzazione aziendale e strategia d’impresa in diverse università.

Il secondo chiamerà in causa tre ministri della Repubblica, Renato Brunetta, Massimo Garavaglia e Stefano Patuanelli che, con la professionale conduzione di Bruno Vespa, si confronteranno sul tema “Il vino al centro della ripresa economica”.

Il pomeriggio di sabato 26 marzo vedrà una tavola rotonda a cui parteciperanno Narciso Zanchetta, Ezio Rivella, Pietro Pittaro, Mario Consorte, Giancarlo Prevarin, per chiudere con il presidente in carica Riccardo Cotarella.

Seguirà un confronto su “La sostenibilità in vigneto e in cantina”. Parteciperanno il professor Ettore Capri dell’Università cattolica di Piacenza, Stefano Stefanucci, direttore di Equalitas e Giuseppe Ciotti, coordinatore del Sistema di qualità nazionale produzione integrata del Mipaaf. La conduzione è affidata al professor Vincenzo Gerbi, ordinario di Scienze e tecnologie alimentari presso l’Università degli Studi di Torino.

IL PROGRAMMA DEL 27 MARZO

Il congresso continuerà domenica 27 marzo con un programma di degustazioni. Alla presentazione di quindici vini provenienti da vitigni storici e particolari delle diverse regioni italiane, raccontati dai presidenti delle Sezioni Assoenologi insieme agli enologi che li hanno prodotti.

Seguirà una “verticale di Amarone” di cinque annate, la più vecchia sarà del 1967, condotta dal giornalista Luciano Ferraro e raccontata da Daniele Accordini e Andrea Lonardi, direttore tecnico della Cantina Bertani, artefice dei vini protagonisti di questa sessione.

Il 75° Congresso nazionale si svolge con il patrocinio del Ministero delle politiche agricole alimentari forestali, della Regione Veneto e del Comune di Verona. Partner istituzionali sono Consorzio Vini Valpolicela, Divinea, Veronafiere e Vinitaly.

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25 milioni di euro alla filiera vitivinicola: raggiunto l’accordo Stato-Regioni

Raggiunta in Conferenza Stato Regioni l’intesa sul decreto che assegna 25 milioni di euro alla filiera vitivinicola. Lo stanziamento è previsto all’interno del Fondo per lo Sviluppo e il Sostegno delle Filiere Agricole, della Pesca e dell’Acquacoltura.

I fondi dovranno essere impiegati per la realizzazione di campagne divulgative, formative e informative con il canale Horeca e della distribuzione. Potranno essere destinati anche al finanziamento di campagne di informazione, azioni in materia di promozione e pubblicità.

IL RUOLO DEI CONSORZI DELLE DOP E IG

Il decreto – spiega il Mipaaf – è volto a sostenere e incrementare le esportazioni dei prodotti vitivinicoli all’estero e, nel contempo, attrarre verso i prodotti vitivinicoli un sempre maggiore numero di consumatori extra-Ue. E accrescere la consapevolezza di un consumo di qualità dei prodotti Dop e Ig, ancora in contrazione a causa della pandemia da Covid-19».

Nell’ambito della filiera vitivinicola, i Consorzi di tutela delle Dop e Ig sono stati individuati come «i soggetti che attueranno le campagne di divulgazione e informazione, per le loro specifiche funzioni di tutela, di promozione, di valorizzazione, di informazione del consumatore e di cura generale degli interessi relativi alle denominazioni».

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Mipaaf, 2 milioni di euro per agricoltura: raddoppiati i fondi in Legge di Bilancio

Nella legge di Bilancio 2 miliardi di euro per l’agricoltura. Lo comunica il Mipaaf, dopo il passaggio definitivo alla Camera. Al centro della manovra, la gestione del rischio e la valorizzazione delle filiere agroalimentari e della gastronomia italiana.

Tra le misure previste, il potenziamento delle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura. Ma anche la nascita del Fondo di mutualizzazione nazionale a copertura dei rischi catastrofali e di due Fondi a sostegno degli investimenti in beni strumentali e nella valorizzazione di Dop, Igp e Stg e delle eccellenze della ristorazione e della pasticceria italiana.

FONDI RADDOPPIATI RISPETTO ALLO SCORSO ANNO

In campo, spiega il Mipaaf, anche l’implementazione ulteriore delle risorse per le assicurazioni agevolate, oltre a una serie di interventi ad hoc per favorire la transizione ecologica e digitale delle imprese. Non ultimo, incentivare l’ingresso degli agricoltori under 40 in agricoltura e dei giovani diplomati nei servizi enogastronomici e alberghieri.

I fondi destinati a sostenere e rilanciare il settore agricolo arrivano così a 2 miliardi. «Una cifra straordinaria – commenta il Ministero – che raddoppia lo stanziamento complessivo dello scorso anno e che conferma la centralità dell’agricoltura e della filiera agroalimentare nell’agenda politica del Governo».

«Rispetto allo scorso anno – dichiara il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Stefano Patuanelli – abbiamo raddoppiato le risorse, passando da 1 a 2 miliardi di euro. Abbiamo insistito in particolar modo sulla gestione del rischio e sulla garanzia del reddito ai produttori.

PATUANELLI: AL CENTRO LA TRANSIZIONE ECOLOGICA E SOCIALE

Crediamo che le politiche di sostegno all’agroalimentare debbano spostarsi sempre più in questa direzione, insieme a una serie di importanti misure destinate alle filiere. Esse rappresentano un settore determinante per il nostro Paese, in termini produttivi ed economici, ma anche in termini di tutela e salvaguardia del territorio e del paesaggio. Il tutto in un’ottica sempre più rivolta al processo di transizione ecologica, ambientale e sociale».

Oltre alla valorizzazione dei prodotti a denominazione d’origine e indicazione geografica e alla promozione delle eccellenze agroalimentari italiane, il Mipaaf considera «centrali le politiche di filiera».

Lo dimostra il rifinanziamento del Fondo per la competitività delle filiere e dei Distretti del Cibo. Così come il rafforzamento di alcune filiere tra cui quella delle carni bianche, dell’apistica, delle piante officinali, della frutta in guscio e della birra, grazie al taglio delle accise.

Vengono inoltre stanziati importanti fondi per «proseguire l’attuazione della Strategia nazionale forestale». E inserito un capitolo destinato ai produttori di vino Dop e Igp e biologico, per incentivare l’uso dell’innovazione in agricoltura.

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«Produzione sughero italiano obiettivo nazionale»: un piano per salvare la quercia

«La tutela della produzione di sughero italiano diventa un obiettivo nazionale». Così il deputato Alberto Manca, esponente M5S in commissione Agricoltura, nel commentare l’approvazione dell’emendamento alla Legge di Bilancio riguardante «l’obbligo di trattamento termico mediante tecniche di bollitura prima della movimentazione del sughero fuori dal territorio della Sardegna». Un passaggio utile al contenimento del Coraebus undatus, coleottero conosciuto come “perforatore della quercia da sughero“.

Un insetto in grado di deprezzare il valore del sughero gentile fino al 75 per cento. Ora il Mipaaf si metterà al lavoro per redigere i termini della procedura. Saranno chiariti nei dettagli da un decreto del Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali.

SUGHERO ITALIANO: EMENDAMENTO ALLA LEGGE DI BILANCIO

«Il deprezzamento causato dal coleottero Coraebus undatus determina un grave danno per tutta la filiera produttiva. Soprattutto in Sardegna, dove è ampiamente diffusa e dove si concentra l’85 per cento della produzione italiana di sughero naturale, con 120 mila quintali raccolti ogni anno», commenta Alberto Manca, promotore dell’emendamento assieme al senatore Emiliano Fenu.

Le larve del Coraebus durano due-tre anni. Si sviluppano sotto la corteccia, vicino all’alburno, costruendo gallerie che possono arrivare anche a due metri di lunghezza. Un evidente danno alla qualità del sughero italiano.

Attraverso il confronto con gli imprenditori del settore e i ricercatori abbiamo richiesto questa modifica normativa. Imponendo la bollitura, si sterilizza il prodotto e si determina una riduzione dell’infestazione.

Abbiamo previsto inoltre uno stanziamento di 150 mila euro per il 2022. L’obiettivo è di effettuare attività di monitoraggio del Coraebus undatus mediante una convenzione tra Mipaaf e Università degli Studi di Sassari».

MONITORAGGIO CORAEBUS UNDATUS: STANZIATI 150 MILA EURO

«Il nostro scopo, di concerto con il mondo produttivo in primis sardo – continua l’esponente del M5S Alberto Manca – è tutelare l’alta qualità delle produzioni di sughero italiano, rafforzando il sistema sughericolo nazionale. E dando la possibilità di non perdere quote in un mercato internazionale sempre più competitivo».

Nei territori in cui è estratto, il sughero rappresenta un’integrazione importante al reddito degli imprenditori agricoli. «Il contrasto al parassita – conclude Manca – servirà anche a stabilizzare il prezzo del sughero. Una materia che, altrimenti, rischierebbe di subire fluttuazioni di mercato legate alla qualità non ottimale dei prodotti».

Cork Trip in Portogallo: il sughero, dal campo alla bottiglia

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Decreto Pratiche sleali, Mipaaf: stop vendita agroalimentare sotto ai costi di produzione

Riguarda anche il settore agroalimentare il Dl Pratiche sleali approvato in queste ore dal Consiglio dei Ministri. Non sarà più possibile «imporre condizioni contrattuali eccessivamente gravose, come la vendita di prodotti agricoli/alimentari a prezzi al di sotto dei costi di produzione».

«Vengono così definitivamente riequilibrati i rapporti di forza tra le parti negli scambi commerciali, garantendo una posizione più equa per gli agricoltori e i produttori», è il commento del Mipaaf. Più in generale, lo schema di decreto legislativo vieta le pratiche sleali nei rapporti commerciali della filiera agroalimentare. Sia tra imprese che in materia di commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari, a prescindere dai rispettivi fatturati dei contraenti.

AGROALIMENTARE: PIÙ TRASPARENZA NEGLI ACCORDI DI FORNITURA

Il Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (Icqrf) è designato quale autorità nazionale di contrasto. Sarà deputata all’attività di accertamento delle violazioni delle disposizioni previste.

Un altro incarico per l’Icqrf, dopo il recente annuncio dell’accordo con Amazon, per l’inasprimento dei controlli sulle violazioni dei marchi Dop e Igp italiani. Il Dl Pratiche sleali prevede l’introduzione di un livello minimo di tutela comune a tutta l’Unione europea.

NORME COMUNI IN TUTTA L’UNIONE EUROPEA

Comprende un elenco di pratiche commerciali sleali vietate e un elenco di pratiche che saranno autorizzate solo se concordate in termini chiari e univoci al momento della conclusione dell’accordo di fornitura.

L’approvazione del decreto Pratiche sleali da parte del Consiglio dei ministri è frutto del recepimento della direttiva europea. È stata proposta dal Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi e dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Stefano Patuanelli, di concerto con i Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, della Giustizia, dell’Economia e delle Finanze e del Ministro dello sviluppo economico.

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Amazon rafforza tutela agroalimentare Made in Italy: accordo con il Mipaaf

Amazon e l’Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) rafforzano la collaborazione esistente per la tutela del Made in Italy. Un accordo, spiega il Mipaaf, utile «all’individuazione e segnalazione delle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale dei prodotti a Denominazione di Origine Protetta (Dop) e di Indicazione Geografica Protetta (Igp), nonché delle pratiche sleali relative alla corretta informazione sugli alimenti».

A garantire gli obiettivi sarà il «monitoraggio quotidiano dei marketplace online» effettuato dall’Icqrf, che consentirà ad Amazon di rimuovere tempestivamente i prodotti contraffatti. «La tutela della qualità delle produzioni agroalimentari – commenta il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli (nella foto) – rappresenta per l’Italia uno degli obiettivi principali della politica agroalimentare, poiché il nostro Paese ha il più alto numero di prodotti Dop e Igp in Europa».

Garantire la tutela dei nostri prodotti – ha aggiunto – è un contributo alla trasparenza del mercato, alla difesa dei diritti del consumatore e al lavoro dei nostri agricoltori e delle nostre aziende. La difesa dei prodotti di eccellenza passa solo attraverso la totale trasparenza nei confronti del consumatore e proprio per questo continuiamo a portare avanti con costante impegno le nostre battaglie in materia di etichettatura di origine e nutrizionale anche nei marketplace online che stanno diventando sempre più un canale complementare al commercio tradizionale».

Soddisfazione condivisa con Dharmesh Mehta, vice president of Customer Trust and Partner Support di Amazon. «Siamo lieti di firmare questo accordo con il Mipaaf- sottolinea – il primo al mondo di questo tipo che Amazon ha firmato con un governo per tutelare le eccellenze enogastronomiche italiane, supportando le piccole imprese che producono questi prodotti. L’accordo è una buona notizia per i nostri clienti in tutto il mondo. Possono gustare le prelibatezze italiane sapendo che i prodotti che vedono nel nostro negozio sono prodotti genuini e di altissima qualità».

Molti dei partner di vendita di Amazon sono piccole e medie imprese e rappresentano la maggior parte dei prodotti fisici venduti nei negozi Amazon. Nel 2020, Amazon ha investito oltre 700 milioni di dollari e ha impiegato più di 10.000 persone per proteggere il negozio da frodi e abusi».

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Vino Nobile di Montepulciano: al via la prima vendemmia delle “Pievi”

È cominciata la vendemmia 2021 a Montepulciano. Per la prima volta le aziende potranno mettere in produzione il Vino Nobile di Montepulciano con menzione “Pieve. Non spaventa più di tanto dunque il calo produttivo in linea con altre zone della Toscana, a fronte tra l’altro di una qualità notevole delle uve in pianta.

«Alla incredibile e affascinante atmosfera che caratterizza ogni anno la vendemmia, quest’anno dobbiamo aggiungere anche la curiosità di mettere in cantina le uve per dare vita alla nuova tipologia di Vino Nobile di Montepulciano», spiega il presidente del Consorzio, Andrea Rossi.

«L’unanimità espressa dalle aziende in sede di approvazione del disciplinare si riscontra anche nell’interesse a partecipare con la prima vendemmia disponibile a questo nuovo percorso che porterà ad arricchire la storia della nostra denominazione», conclude Rossi.

L’ANNATA 2021: MERCATO IN CRESCITA NONOSTANTE LA PANDEMIA

È presto per fare previsioni su come andrà l’annata, ma di certo fino a oggi non sono state registrate situazioni di particolare preoccupazione. In agosto il clima è stato in linea con la stagione e le temperature della notte hanno bilanciato il caldo della giornata.

Ottimo segnale anche dalle vendite. Con +44% nei primi otto mesi del 2021 il Vino Nobile è uno dei vini toscani più ricercati. Per finire il ritorno dell’enoturismo che sta perdurando anche durante tutto il settembre e l’ottobre. Ne consegue una risalita del segmento delle vendite dirette e del consumo locale. Una fetta di mercato questa fondamentale per una denominazione come quella di Montepulciano.

In generale un buon proseguimento di vendemmia per il Vino Nobile di Montepulciano. Attività che in questo periodo occupa più di mille lavoratori stagionali, oltre ai circa 1200 addetti del settore (di cui il 60% tra i 20 e 40 anni).

“PIEVI”: CARATTERIZZAIONE TERRITORIALE DEL VINO

Con l’approvazione del disciplinare da parte della Regione Toscana, ora l’iter sta attendendo il parere del Mipaaf. Un disciplinare che è il risultato di tutto il percorso di analisi e ricerca compiuto dal Consorzio in oltre un anno di lavoro.

Lo studio storico della geologia e della geografia del territorio ha portato alla individuazione di 12 zone che saranno anteposte con la menzione “Pieve” in etichetta. Questo aspetto rappresenta l’identità del Vino Nobile di Montepulciano che guarda appunto al passato.

La scelta di utilizzare i toponimi territoriali riferibili a quelli delle antiche Pievi in cui era suddiviso il territorio già dall’epoca tardo romana e longobarda, nasce da un approfondimento di tipo storico, paesaggistico e produttivo vitivinicolo.

In particolare la volontà del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano è quella di ribadire e codificare una realtà fisica con antica radice storica. Realtà che caratterizza il territorio poliziano che trova la sua eco anche nel catasto Leopoldino dei primi decenni del XIX secolo.

Una suddivisione del territorio in sottozone definite con il toponimo. Un vino che avrà come caratteristiche il territorio, l’uvaggio che sarà legato al Sangiovese e ai soli vitigni autoctoni complementari ammessi dal disciplinare con uve esclusivamente prodotte dall’azienda imbottigliatrice.

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Vendemmia 2021: clima brucia il 9% del raccolto, bene la qualità

Poca ma buona, a tratti ottima, in un contesto di mercato in forte ripresa. Scende a 44,5 milioni di ettolitri la produzione nazionale di vino 2021. Un dato in calo del 9% rispetto ai 49 milioni di ettolitri del 2020 (dato Agea). Dato che non scalfisce il primato produttivo tricolore. Un’annata che vede la Spagna ferma attorno ai 40 milioni di ettolitri e la Francia penalizzata da un andamento climatico particolarmente avverso.

Secondo le previsioni vendemmiali di Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini, presentate oggi nel corso di una conferenza stampa online alla presenza anche del sottosegretario alle Politiche agricole, alimentari e forestali, Gianmarco Centinaio, il vigneto Italia resiste e si presenta in buone condizioni all’appuntamento con la vendemmia.

Segnali incoraggianti anche sul fronte cruciale della ripartenza. In positivo sia l’export (2,7 miliardi di euro e +11% nei primi 5 mesi dell’anno) che il mercato interno, trainato dalla riapertura dell’Horeca e dalla ripresa del turismo.

«Il vino è uscito a testa alta dalla prova del Covid», dice Fabio Del Bravo, responsabile Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale Ismea. «Quello che all’indomani dello scoppio della crisi pandemica si preannunciava come uno dei comparti più colpiti, per via della sua forte esposizione verso il circuito dell’Horeca e i mercati esteri – aggiunge – ha invece dimostrato una straordinaria capacità di adattamento».

La prospettiva di una minor produzione, assieme alla ritrovata dinamicità della domanda, genera ottimismo anche sull’andamento futuro dei listini. Un buon segnale dopo una campagna 2020/21 con i prezzi in flessione del 3% (indice Ismea rispetto alla campagna precedente).

La crisi – continua Del Bravo – ha fornito alle cantine italiane uno stimolo straordinario all’innovazione digitale e alla diversificazione dei canali commerciali».

I dati Ismea delineano buone prospettive per la campagna che sta per aprirsi. Il tutto grazie al significativo rimbalzo dell’export, al rialzo dei listini, e alla ripresa dell’ontrade. Inoltre il buon andamento registrato delle vendite domestiche favorisce l’ottimismo. Un chiaro segnale del maggiore orientamento dei consumatori verso la qualità.

IL PUNTO DI ASSOENOLOGI

«I cambiamenti climatici, con una tropicalizzazione del clima, stanno condizionando sempre più il mondo dell’agricoltura e quindi del vino. È compito di noi enologi mitigare gli effetti negativi ed esaltare quelli positivi – ha dichiarato Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi -. Particolare attenzione va alla custodia e alla sostenibilità ambientale, elementi ormai necessari anche per un adeguato riconoscimento da parte dei consumatori».

La qualità dipende anzitutto dall’andamento climatico, ma molto anche dal modo di condurre la vigna attraverso la scienza e la conoscenza che sono alla base dell’attività di noi enologi. Laddove viene applicata con la massima meticolosità – prosegue Cotarella – avremo una vendemmia molto buona, in alcuni casi ottima ed eccellente».

«Questo, unito alle caratteristiche eterogenee del nostro territorio, porta a una situazione di previsioni vendemmiali molto differenti, anche in zone limitrofe. Ma per l’eccezionale capacità della vite di adattarsi e al lavoro incessante di vignaioli ed enologi la qualità delle uve appare buona. Ci sono inoltre punte di eccellenza, in tutto il vigneto Italia», conclude il presidente di Assoenologi.

L’ANDAMENTO DEI MERCATI

«Questa, che potremmo chiamare la vendemmia del rilancio, si presenta in un quadro positivo che ci aiuta a proseguire il nostro entusiasmante sviluppo sui mercati internazionali», commenta Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini.

Segnali di forte crescita si registrano, nel primo semestre 2021, su tutte le principali piazze, come Usa (+18% valore), Canada (+13%), Svizzera (+19%) e Giappone (+2%), ma assistiamo a forti rimbalzi anche in Russia e Cina.

È necessario proseguire con determinazione, spirito di squadra e “logica di sistema” nella promozione del “sistema Italia”».

«Logica quanto mai necessaria e complementare alla promozione “di brand” – prosegue Abbona – con effetti positivi sull’immagine del nostro Paese e dell’enoturismo. Il Mipaaf su questo tema deve giocare un ruolo da protagonista coinvolgendo le imprese nella definizione di azioni, mercati target e strumenti di comunicazione».

ANDAMENTO CLIMATICO E VEGETATIVO

I mutamenti climatici, assieme ad un andamento meteorologico molto incerto dopo un inverno piovoso e con temperature nella norma, sono stati protagonisti anche nel Belpaese. Gelate primaverili, grandinate di luglio, siccità e ondate di caldo estivo hanno colpito molti areali, con importanti differenze qualitative e quantitative anche in territori limitrofi.

Complessivamente, la situazione del vigneto italiano appare comunque buona, mentre si attende con attenzione l’evoluzione nei mesi di settembre e ottobre. Dalle prime analisi, si evidenziano delle gradazioni medio alte, con qualche criticità sul rapporto zuccheri/acidità.

Guardando al calendario, la fase di fioritura è iniziata nella norma rispetto alla media 2001-2020 al Sud, mentre si evidenziano ritardi di 4-6 giorni al centro e di 6-10 giorni al Nord. Ad oggi, è stato raccolto circa il 25% dell’uva, con la Sicilia al taglio del nastro già a fine luglio.

Tra la fine di agosto e la prima settimana di settembre si sono svolte le operazioni di vendemmia per le varietà precoci (Chardonnay, Pinot, Sauvignon) nella maggior parte delle regioni italiane. Si stima che su tutto il territorio il pieno della vendemmia 2021 sarà quest’anno posticipato all’ultima decade di settembre, per concludersi verso la fine di ottobre se non agli inizi di novembre.

GEOGRAFIA DEL VIGNETO ITALIA 2021

Nella classifica per regioni, il Veneto si conferma capofila con quasi 11 milioni di ettolitri, seguito da Puglia (8,5), Emilia Romagna (6,7) e Sicilia (3,9). Una produzione complessiva delle quattro regioni di circa 26 milioni di ettolitri, pari al 60% di tutto il vino italiano.

Osservando i trend, spicca la contrazione della Toscana, vessata dalle gelate di aprile che hanno determinato una perdita del 25% del raccolto regionale, senza risparmiare il resto del Centro Italia (Umbria -18%, Marche -13% e Lazio -10%).

Al Nord è la Lombardia a registrare il decremento più importante (-20%), mentre sul versante Est si segnala il -15% dell’Emilia Romagna, con il resto delle regioni che oscillano tra il -10% e -7%.

E se l’Abruzzo segna il primato in negativo al Sud (-18%), seguito da Molise (-15%), Sardegna (-15%) e Basilicata (-10%), si distinguono con incrementi produttivi Sicilia, Calabria e Campania. La Puglia contiene le perdite a -5%.

Tra i produttori del Bel paese, il commento di Andrea Sartori, presidente di Casa Vinicola Sartori in merito alla vendemmia 2021: «Si rileva una tendenza al rialzo dei valori di scambio delle uve – sottolinea – causata dalla diminuzione della produzione. È altresì positivo il dato relativo alle vendite sia sul mercato interno sia sul versante estero, con una domanda in aumento dell’11% nei primi 5 mesi dell’anno».

VENDEMMIA 2021: TUTTI I DATI REGIONE PER REGIONE
Produzione di vino e mosto in Italia (migliaia di ettolitri)

Regione

2020

2021*

Var.%

Piemonte

2.703

2.433

-10%

Valle d’Aosta

19

18

-7%

Lombardia

1.541

1.233

-20%

Trentino-Alto A.

         1.294

1.168

-10%

Veneto

11.717

10.838

-7%

Friuli-V.Giulia

1.853

1.723

-7%

Liguria

40

36

-10%

Emilia-Romagna

7.890

6.707

-15%

Toscana

2.209

1.650

-25%

Umbria

378

312

-18%

Marche

889

778

-13%

Lazio

784

706

-10%

Abruzzo

3.494

2.883

-18%

Molise

235

200

-15%

Campania

715

751

5%

Puglia

9.000

8.550

-5%

Basilicata

73

65

-10%

Calabria

97

106

10%

Sicilia

3.660

3.986

9%

Sardegna

475

404

-15%

Italia

         49.066

         44.546

-9%

(Qui il report integrale)
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Icqrf e Guardia di Finanza: maxi sequestro di alcol denaturato

«Ringraziamo l’Icqrf e la Guardia di Finanza per l’ottimo lavoro svolto. La vigilanza è fondamentale per assicurare al consumatore la qualità e la sicurezza dei prodotti dell’agroalimentare italiano».

Con queste parole Sandro Cobror, Direttore generale AssoDistil, commenta i risultati dell’operazione “Bad Drink“, condotta dall’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi del Mipaaf insieme alla Guardia di Finanza di Napoli. Operazione conclusasi con il sequestro di oltre 2.800 litri di alcol, 9 mila bottiglie di liquori e una grande quantità di confezioni di champagne e vini.

«Il settore distillatorio – prosegue Cobror – prende le distanze da pratiche scorrette che creano sconcerto nel consumatore e minano l’immagine dello stesso settore che invece rappresenta un’eccellenza italiana. Settore popolato da tantissime piccole e medie imprese che lavorano seriamente e con scrupolo ogni giorno per produrre distillati di alta qualità garantita da severi controlli e secondo rigidi protocolli».

«Ogni goccia di acquavite è tracciata, ogni minuto di invecchiamento è certificato, ogni etichetta è controllata dagli appositi organismi. Il nostro settore – conclude Cobror – lavora nel pieno rispetto delle normative».

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Decreto Sostenibilità viticoltura, Italia primo Paese in Europa con standard pubblico

L’Italia sarà il primo Paese in Europa con uno standard pubblico sulla sostenibilità in viticoltura. Il provvedimento, inserito nel Decreto Sostenibilità, è stato approvato dal Ministero delle Politiche agricole. Prime reazioni positive da parte della filiera.

«Un passaggio fondamentale in chiave socioeconomica per il vino italiano», commenta il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Ernesto Abbona. L’adozione odierna da parte del Mipaaf del decreto sulla costituzione del comitato della Sostenibilità vitivinicola è solo il primo passo.

«UN MOTIVO DI ORGOGLIO»

«Un motivo di orgoglio per l’Italia – sottolinea Abbona – ma ora serve accelerare con il disciplinare di produzione, per chiudere un quadro giuridico che consentirà alle imprese di applicare il nuovo modello già a partire dalla prossima vendemmia».

Secondo una recente indagine su un campione di 17 mila intervistati in 17 Paesi realizzata da Wine Intelligence, i vini prodotti in modo sostenibile sono al secondo posto tra 13 giovani tipologie produttive che offrono maggiori opportunità di crescita.

SEMPRE PIÙ RICHIESTA

Tra i Paesi con una maggior sensibilità dei consumatori verso i vini sostenibili, gli Stati Uniti, la Germania e il Regno Unito – che rappresentano anche la top 3 della domanda di vino italiano – ma anche i Paesi del Nord Europa, la Svizzera, il Brasile e l’Australia.

Sempre secondo Uiv, «con il provvedimento a regime, il vino italiano avrà uno standard pubblico unico nel suo genere, attraverso un disciplinare basato sul sistema nazionale di produzione integrata declinato in tutte le regioni italiane».

Unione italiana vini auspica «regole uniche per tutti i produttori in materia di impiego di agrofarmaci e di buone prassi in vigna e in cantina (circa 40), ma anche – una volta raggiunta la certificazione – un logo unico e pubblico riconoscibile ai consumatori».

Unione italiana vini accoglie con favore la possibilità data alle imprese che oggi già vantano certificazioni ambientali di essere inserite – senza costi e per un periodo transitorio di 2 anni – nel nuovo standard della sostenibilità, «evitando così doppi adempimenti».

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Sequestrate 2 tonnellate di mitili in un centro ittico di Sorrento

Oltre 2 tonnellate di mitili sono stati sequestrati in un importante centro ittico del Comune di Sorrento. Sanzioni per 26 mila euro ai titolari, per le irregolarità rinvenute tra le vasche di stabulazione. Le verifiche hanno interessato aspetti amministrativi e di tracciabilità e qualità dei prodotti ittici.

L’operazione è stata compiuta nelle ultime ore dal Centro Controllo Area Pesca della Direziona Marittima di Napoli e dalla Capitaneria di Porto Guardia Costiera di Castellammare di Stabia. Sul posto anche gli Ispettori pesca della Guardia Costiera stabbiese, i Carabinieri del Nucleo Ispettorato Nazionale del Lavoro di Napoli e il personale dell’Icqrf del Mipaaf.

CLIENTI IN TUTTA ITALIA

Il centro ittico finito nel mirino è specializzato nella fornitura a mezzo catering di diverse strutture alberghiere e ristoranti della penisola. Un punto di riferimento, in particolare, per i ristoranti e le attività Horeca operanti nelle isole della Campania.

Gli ispettori dell’Icqrf hanno proceduto al campionamento per analisi dei prodotti alimentari. Svolti anche accertamenti sulla tracciabilità e verifiche dell’etichettatura su tutti i prodotti dell’azienda. I dati raccolti sono stati poi incrociati in tutta Italia, con quelli dei fornitori.

L’operazione è volta ad assicurare la qualità dei prodotti agroalimentari e tutelare la salute di cittadini nella imminente ripartenza della stagione turistica. Un momento molto atteso, all’allentamento delle misure Covid-19.

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Accordo Mipaaf-eBay a tutela dell’agroalimentare sul web

È stato rinnovato oggi l’accordo tra il Mipaaf – Icqrf, Origin Italia, Federdoc ed eBay per la tutela delle Indicazioni Geografiche sulla piattaforma e-commerce. Un’alleanza nata nel 2014 per contrastare la contraffazione e proteggere i marchi di origine e che negli ultimi anni ha ottenuto risultati eccezionali.

La sottoscrizione dell’accordo da parte del Ministro Patuanelli consolida la collaborazione esistente con eBay, confermando il ruolo strategico della piattaforma di e-commerce nella promozione delle eccellenze agroalimentari di qualità certificata del nostro Paese e nella tutela dei consumatori e acquirenti online.

Con il nuovo accordo, della durata di due anni, la tutela è estesa anche ai profili di etichettatura dei prodotti per verificarne la regolarità e la rispondenza alle norme comunitarie e nazionali in materia.

«Il rinnovo dell’accordo conferma la bontà del lavoro di collaborazione sin qui svolto ed evidenzia la consapevolezza che occorra fare “sistema” per sostenere, incoraggiare e tutelare l’agricoltura italiana e l’immenso patrimonio agroalimentare del Paese, proteggendo al contempo il consumatore», dichiara il Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli

«I prodotti italiani Dop e Igp – prosegue Patuanelli – riconosciuti a livello europeo come diritti di proprietà intellettuale meritano la stessa tutela e protezione alla stregua dei più famosi brand del mondo».

«In eBay, crediamo fortemente nell’importanza di valorizzare i prodotti Made in Italy facilitandone la promozione, l’accessibilità e l’internazionalizzazione – afferma Alice Acciarri, General Manager di eBay in Italia – Il rinnovo dell’accordo ci permette di continuare questo importante percorso volto a garantire i più alti standard di sicurezza per le eccellenze italiane all’interno del nostro marketplace».

Grazie all’intenso lavoro di controllo dell’Icqrf (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari) ordini e prodotti che usurpano, imitano o evocano prodotti di qualità ad indicazione geografica, vengono tempestivamente segnalati direttamente al sistema di protezione della proprietà intellettuale di eBay e rimosse dopo brevissimo tempo.

Si tratta di una attività svolta nel massimo livello di cooperazione e sinergia e che ha portato ad un livello di efficienza nei risultati del 99% dei casi, anche grazie alla collaborazione fattiva e al know-how delle rappresentanze dei Consorzi di Tutela, Origin Italia e Federdoc.

«Siamo particolarmente lieti – dichiara Riccardo Ricci Curbastro, presidente Federdoc – di contribuire attivamente all’attività di protezione dei vini a denominazione per contrastare la contraffazione dei prodotti italiani. Una efficace forma di protezione verso la indiscussa qualità e originalità del nostro patrimonio vinicolo che certamente contribuisce ad accrescerne il valore e l’unicità».

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Jamin, lo Champagne negli abissi di Portofino che fa infuriare Bisson e la Lega

Si chiama Champagne Jamin -52 Underwater Cloe Marie Kottakis Menocinquantadue ed è la risposta italo-francese ad Abissi di Bisson. Un progetto molto simile a quello della cantina ligure guidata da Pierluigi PieroLugano. In questo caso sono le “bollicine” francesi – Pinot Noir in purezza dell’Aube – ad affinare nei fondali di Portofino, al posto delle autoctone Bianchetta Genovese, Vermentino, Cimixià che compongono la cuvée del notissimo spumante Metodo classico Pas Dosé Portofino Doc.

Un progetto che Pierluigi Lugano ha contestato sin dagli esordi, senza successo. Oggi il caso è finito addirittura alla Camera, attraverso un’interrogazione presentata dal deputato spezzino della Lega Nord Lorenzo Viviani, sottoscritta anche da altri 8 deputati del Carroccio, tra cui il commissario regionale Lega Liguria, Edoardo Rixi.

Nell’occhio del ciclone le 3 mila bottiglie di Champagne immerse nei fondali liguri dalla società Jamin Portofino Srl, amministrata sin dalla fondazione (4 dicembre 2015) da Emanuele Kottakhs, residente a Camogli ed ex titolare di un’officina per la sostituzione di vetri di auto a Cogorno, sempre in provincia di Genova.

Tra i soci, oltre all’ex nazionale di nuoto sincronizzato Chiara Reviglio, figura anche Massimiliano Gorrino, ex dipendente della Drafinsub Srl, la ditta incaricata del recupero di Abissi di Bisson dai fondali.

L’INTERVENTO DELLA LEGA NORD
«La vicenda – spiega il leghista Viviani a Rpl Radio Padania Libera – ci è stata segnalata da Coldiretti. La domanda potrebbe essere la seguente: “Un imprenditore può prendere una ‘bottiglia X’ di vino e immergerla nel mare, dove gli pare, secondo il diritto d’impresa?”. La risposta è “Ni”. Su quelle bottiglie di Champagne c’è il simbolo dell’Area marina protetta di Portofino, con tanto di scritta “Portofino”: un richiamo geografico molto esplicito a un territorio tutelato dall’omonima Doc».

Una presa di posizione, quella della Lega Nord, che non nasconde rilievi nazionalistici. «È giusto promuovere in un’area marina protetta italiana dei prodotti che vengono da un’altra parte, dai cugini francesi – chiede Viviani – quando abbiamo il nostro vino che viene fatto con costi altissimi? Parliamo di terrazzamenti, di fatica immane. Parliamo di persone che meriterebbero uno stipendio dallo Stato oltre alla tutela da parte delle istituzioni».

Puoi valorizzare lo Champagne immergendolo a Montecarlo o a Marsiglia: richiamare Portofino per vendere Champagne mi sembra inopportuno. Proviamo a fare l’inverso? “Ciaone”».

Sulla vicenda interviene anche Marco Rezzano, presidente dell’Enoteca regionale della Liguria: «Si tratta di un imprenditore ligure che, avendo trovato un accordo abbastanza singolare con l’Area protetta, riesce a proporre questo Champagne sul mercato con varie tempistiche di affinamento. Se il Mipaaf verificherà che esiste infrazione di quanto prevede il disciplinare dei vini nel comprensorio di Portofino, bisognerà quantomeno togliere la dicitura dalla bottiglia».

LA REPLICA
Dal canto suo, la società Jamin difende la propria “italianità” e precisa la natura del progetto attraverso un comunicato stampa: «Siamo un’azienda 100% italiana, iscritta al registro delle imprese italiane nella sezione speciale delle Start up innovative a carattere scientifico».

La società ha per oggetto lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico nel settore alimentare e più specificamente lo studio e lo sviluppo di tecniche di cantinamento subacqueo per prodotti vinosi e alimentari in genere».

Quanto alla scritta “Portofino” sulle etichette dello Champagne Jamin -52 Underwater Cloe Marie Kottakis Menocinquantadue, «rispetta i termini di legge nella retro-etichetta, come da accordo di promozione in essere, in cui viene riportato il Disegno/Logo della Area Marina Protetta per la collaborazione allo studio».

SEI ANNI DI BATTAGLIE
La querelle, in realtà, affonda le radici nel 2016, anno in cui Jamin ha presentato la richiesta di immersione delle proprie gabbie contenenti lo Champagne nel mare di Portofino. L’anno precedente, Pierluigi Lugano aveva depositato il brevetto di Abissi, con la tecnica di immersione e affinamento dello spumante nei fondali liguri.

Una procedura perfezionata nel lontano 2008, consacrata dal pagamento del canone di occupazione del fondale di Portofino. Un business cresciuto a dismisura, così come il prezzo medio di Abissi, passato dai 30 euro delle prime 6.500 bottiglie agli attuali 50 euro per il millesimo 2016.

Le bottiglie prodotte da Bisson sono oggi circa 30 mila, ma la nuova cantina inaugurata da Lugano a Sestri Levante il 30 marzo 2019 è in grado di ospitarne almeno il triplo, assieme al resto della produzione.

Dal canto suo, Jamin Srl ha proceduto a luci spente sino all’ottenimento di tutte le autorizzazioni necessarie per l’inabissamento delle gabbie nella Baia del Silenzio, prima di avviare una campagna di promozione dei propri prodotti su social, testate e blog di settore, tuttora in corso. L’ultima parola sulla bontà del progetto spetta al Mipaaf.

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Pubblicato il Report dell’attività operativa dell’Icqrf

Oltre 70 mila controlli, 1.142 interventi fuori dei confini nazionali riguardanti in particolare le attività di controllo per l’e-commerce sul web a tutela delle Indicazioni Geografiche, 22 milioni di kg di merce sequestrata, per un valore di oltre 21 milioni di euro.

È on line sul sito del Mipaaf il Report 2020 dell’attività operativa dell‘Ispettorato Centrale Repressione Frodi (Icqrf) con i dettagli sugli interventi contro frodi, fenomeni di italian sounding e contraffazioni ai danni del made in Italy agroalimentare e dei consumatori, e nel contrasto alla criminalità agroalimentare.

Su 37.508 operatori ispezionati e 77.080 prodotti controllati, le irregolarità hanno riguardato l’11% dei prodotti e il 7,4% dei campioni analizzati. Dati che confermano come la qualità dei nostri prodotti sia salvaguardata da un efficace sistema di controlli.

“Il Report dell’Icqrf – dice il Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli – dimostra che nonostante le difficoltà dovute alla crisi pandemica in atto, l’Ispettorato è riuscito nel 2020 ad assicurare un numero di controlli in evoluzione positiva rispetto agli anni precedenti, mettendo in evidenza la qualità e la garanzia dei nostri prodotti agroalimentari nel mercato nazionale e sulle piazze internazionali”.

“La difesa delle produzioni agroalimentari, la tutela della qualità e della salubrità degli alimenti, il contrasto alle pratiche sleali, l’intenso lavoro di vigilanza sulle attività di controllo delle produzioni a indicazione geografica, le attività analitiche dei laboratori a tutela della qualità, sono elementi centrali nelle attività svolte – ha conclude il Ministro – e confermano la qualità del sistema dei controlli italiano e il posizionamento dell’Icqrf tra le principali Autorità antifrode nel food a livello mondiale“.

I controlli hanno riguardato per oltre il 90% i prodotti alimentari e per circa il 10% i mezzi tecnici per l’agricoltura (mangimi, fertilizzanti, sementi, prodotti fitosanitari). 159 le notizie di reato e 4.119 le contestazioni amministrative a cui si aggiungono 4.762 diffide emesse nei confronti degli operatori.

Inoltre, in quanto Autorità sanzionatoria per numerose violazioni nell’agroalimentare anche contestate da altre Autorità di controllo, l’Icqrf ha emesso 1.899 ordinanze di ingiunzioni di pagamento, per un importo di circa 17 milioni di euro.

A livello internazionale e sul web, in qualità di Autorità ex officio per i prodotti Dop/Igp e Organismo di contatto in sede UE per l’Italia nel settore vitivinicolo, l’Ispettorato ha attivato nel 2020 1.142 interventi, 1.079 in particolare grazie alla continua collaborazione con i web marketplace Alibaba, Amazon, Ebay e Rakuten che, con il 99% di successi, hanno consentito di garantire alle nostre denominazioni d’origine la stessa protezione contro la contraffazione prevista per i marchi privati.

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Rinnovato l’accordo fra Mipaaf e Alibaba

È stato rinnovato l’accordo tra il Mipaaf e il Gruppo Alibaba per promuovere le eccellenze agroalimentari del nostro Paese e combattere i falsi. L’accordo consolida la collaborazione esistente con il Gruppo Alibaba, confermandone il ruolo strategico nella promozione delle eccellenze agroalimentari di qualità certificata del nostro Paese e nella tutela dei consumatori e acquirenti online.

Tramite l’Icqrf (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari), ordini e prodotti sospetti, che violano o evocano indicazioni geografiche tutelate, possono infatti essere segnalati direttamente al sistema di protezione della proprietà intellettuale di Alibaba.

Da quando, nel 2016, è iniziata l’alleanza del Ministero con Alibaba per contrastare la contraffazione e proteggere i marchi d’origine sono circa 200 le inserzioni di prodotti rimosse, sia nell’ambito dei marketplace B2B che B2C di Alibaba.

Per individuare i falsi il Mipaaf ha costituito una task force operativa dell’Ispettorato repressione frodi che quotidianamente cerca i prodotti contraffatti e li segnala ad Alibaba. Entro 3 giorni le inserzioni illecite vengono rimosse e i venditori informati che stanno violando le indicazioni geografiche italiane.

Con il nuovo accordo, sono attualmente 41 le indicazioni geografiche italiane riconosciute e protette da Alibaba sulle proprie piattaforme di e-commerce.

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Il Rito del caffè espresso Italiano tradizionale candidato a Patrimonio dell’Unesco

Si è conclusa ieri l’istruttoria delle proposte di candidature che ha portato il Rito del caffè espresso italiano tradizionale e la Cultura del caffè espresso napoletano ad essere già inserite nell’Inventario dei Prodotti agroalimentari italiani (Inpai).

Ora il Mipaaf presenta le candidature a patrimonio culturale immateriale dell’umanità del Rito del caffè espresso italiano tradizionale, che è anche vera e propria arte, e in subordine quella della Cultura del caffè napoletano, realtà tra rito e socialità.

Il Gruppo di lavoro Unesco del Mipaaf ha quindi deciso all’unanimità di proporre le candidature e di inviare la documentazione alla Commissione Nazionale dell’Unesco che dovrà decidere l’avvio del procedimento per l’inserimento nel patrimonio immateriale dell’umanità di un elemento che ha importanti risvolti culturali, sociali, storici e di tradizione.

La priorità per l’elemento Rito del caffè espresso italiano tradizionale, a parità degli elementi costitutivi del dossier, è stata determinata dalla presentazione della relativa proposta all’inizio del 2019 mentre quella della Cultura del caffè espresso napoletano è stata presentata alla metà dello scorso anno.

«Siamo consapevoli che la strada da percorrere non è finita e che ora la palla passerà alla Commissione Nazionale Unesco, e poi ancora a Parigi – dichiara Giorgio Caballini di Sassoferrato, Presidente del Consorzio di tutela del caffè espresso Italiano Tradizionale – Eppure questo è un riconoscimento importante da parte delle Istituzioni che fa seguito all’appoggio trasversale dimostrato da tutte le parti politiche già dallo scorso 2019».

Dopo la scadenza del termine per la presentazione delle candidature, prevista per il 31 marzo, l’Unesco sarà chiamata a pronunciarsi sulla proposta di candidatura.

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Il Mipaaf candida ufficialmente il Rito del caffè a patrimonio immateriale Unesco

Il Mipaaf presenta le candidature a patrimonio culturale immateriale dell’umanità del Rito del caffè espresso italiano tradizionale, che è anche vera e propria arte, e in subordine quella della Cultura del caffè napoletano, realtà tra rito e socialità.

Si è infatti conclusa ieri l’istruttoria delle proposte di candidature che ha portato il Rito del caffè espresso italiano tradizionale e la Cultura del caffè espresso napoletano ad essere già inserite nell’Inventario dei Prodotti agroalimentari italiani (Inpai).

Il Gruppo di lavoro Unesco del Mipaaf ha quindi deciso all’unanimità di proporre le candidature e di inviare la documentazione alla Commissione Nazionale dell’Unesco che dovrà decidere l’avvio del procedimento per l’inserimento nel patrimonio immateriale dell’umanità di un elemento che ha importanti risvolti culturali, sociali, storici e di tradizione.

La priorità per l’elemento Rito del caffè espresso italiano tradizionale, a parità degli elementi costitutivi del dossier, è stata determinata dalla presentazione della relativa proposta all’inizio del 2019 mentre quella della Cultura del caffè espresso napoletano è stata presentata alla metà dello scorso anno.

«Siamo consapevoli che la strada da percorrere non è finita e che ora la palla passerà alla Commissione Nazionale Unesco, e poi ancora a Parigi – dichiara Giorgio Caballini di Sassoferrato, Presidente del Consorzio di tutela del caffè espresso Italiano Tradizionale – Eppure questo è un riconoscimento importante da parte delle Istituzioni che fa seguito all’appoggio trasversale dimostrato da tutte le parti politiche già dallo scorso 2019».

Dopo la scadenza del termine per la presentazione delle candidature, prevista per il 31 marzo, l’Unesco sarà chiamata a pronunciarsi sulla proposta di candidatura.

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Eletto il nuovo CdA del Consorzio Cerasuolo di Vittoria

È stato eletto ieri il nuovo CdA del Consorzio di Tutela dei vini Cerasuolo di Vittoria Docg e Vittoria Doc. A farne parte sono Rosario Giudice (Horus 2), Silvio Balloni (Santa Tresa), Achille Alessi (Dimore di Giurfo), Antonio Rallo (Donnafugata), Gaetana Iacono (Valle dell’Acate) e Marco Parisi (Feudi del Pisciotto).

Ognuno dei consiglieri è stato eletto nella categoria in cui si è candidato e cioè in quella di produttore, vinificatore o imbottigliatore, per la Docg o per la Doc Vittoria, nel rispetto di quanto previsto dal regolamento elettorale, tenendo cioè in considerazione la ripartizione dei voti tra i vari associati calcolati in base alla quantità di prodotto (uva rivendicata, vino vinificato e vino imbottigliato) nell’ultima campagna vendemmiale precedente l’Assemblea.

Si è inoltre tenuta in considerazione la richiesta avanzata lo scorso anno dal Mipaaf ossia che la distribuzione del numero dei consiglieri tra le due denominazioni tutelate (Cerasuolo di Vittoria DOCG e Vittoria DOC) fosse coerente con la quantità di prodotto reale rappresentata dalle denominazioni.

È stata fissata per il 22 marzo prossimo, alle ore 16.30 la prima riunione del neo CdA in cui si procederà all’elezione del nuovo presidente del Consorzio di Tutela.

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Vendita diretta vino e prodotti agroalimentari: governo verso la semplificazione

La semplificazione della vendita diretta di vino, in cantina, così come di tutti gli altri prodotti agroalimentari da parte delle imprese agricole, è una delle priorità del nuovo governo guidato da Mario Draghi.

Lo ha chiarito il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Stefano Patuanelli, nel presentare ieri, martedì 9 marzo, le linee programmatiche del Mipaaf alla Commissione Agricoltura del Senato.

«La vendita diretta – ha dichiarato Patuanelli – è un’attività insostituibile e voce ogni giorno più importante per le imprese agricole, sempre più attente ad avere un rapporto diretto e di fiducia con i consumatori».

Si deve intervenire per semplificare le procedure, attraverso un miglioramento delle normative già oggi in essere e con nuove risorse per stimolare la nascita dei farmers market».

Più in generale, Patuanelli ha precisato che il governo ha intenzione di compiere «un lavoro mirato che dovrà essere svolto per le singole esigenze settoriali in ragione delle peculiarità di ciascuno».

Un riferimento implicito ai tavoli di filiera, come quelli su grano e pasta, olio, agrumi, zootecnico, birra, canapa, frutta in guscio, vino, ortofrutta, per citarne solo alcuni.

«Tutti – ha commentato il titolare del Mipaaf – rappresentano senza dubbio gli strumenti più adatti per la programmazione di interventi in grado di apportare valore aggiunto ai soggetti coinvolti e per operare scelte condivise e calibrate alle diverse realtà».

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Federdoc: decisioni del Governo cinese lesive per i Consorzi di tutela

Federdoc ha presentato agli On.li Ministri Patuanelli e Di Maio, e a seguire alla Direzione Generale Piue VII del Mipaaf, la propria preoccupazione circa la recente decisione delle autorità cinesi di considerare i Consorzi di tutela alla stregua di Organizzazioni non Governative, obbligando gli stessi a designare un rappresentante legale cinese per proseguire le attività di promozione già programmate, comprese quelle presenti anche negli Ocm in corso in scadenza a fine marzo 2021.

«L’Amministrazione cinese sta interpretando in modo estensivo una norma di legge del 2017 – sottolinea il presidente di Federdoc Riccardo Ricci Curbastro – In sintesi, i Consorzi dovrebbero riconoscere nell’immediato che ad essi stessi vengano applicate le norme nazionali in materia di Organizzazioni non Governative; il che equivarrebbe a dichiarare che le attività promozionali in corso di svolgimento e ancora da realizzare sul territorio cinese costituirebbero una violazione della legge nazionale senza la sottoscrizione di una lettera di intenti».

Secondo Federdoc appare piuttosto evidente come una simile richiesta sia illegittima, in quanto costituisce una barriera non tariffaria imposta in modo totalmente arbitrario dal Governo cinese che paventa inoltre l’applicazione di sanzioni del tutto irragionevoli nei confronti Consorzi di tutela del vino, quali l’esclusione per un quinquennio da qualsiasi attività promozionale sul proprio territorio.

Una decisione, quella del Governo Cinese, che sconcerta anche perché giunge a pochi giorni di distanza dall’entrata in vigore dell’accordo bilaterale UE-Cina dello scorso 1° Marzo, riguardante proprio la tutela e la protezione dei prodotti a Indicazione Geografica.

Una contraddizione non priva di ambiguità, per la quale Federdoc ha appunto già fatto specifica richiesta al Ministero delle Politiche Agricole, affinché lo stesso si attivi anche nel sensibilizzare la Commissione Europea allo scopo di porre rimedio a quello che appare come un evidente ferita inferta ai Consorzi.

«Abbiamo appreso – aggiunge Ricci Curbastro –-che le istituzioni cinesi stanno già applicando la norma in oggetto anche ai Comitati Interprofessionali del vino francesi e ad altri soggetti che si occupano di promozione dei vini europei a Indicazione Geografica. È una situazione che va risolta quanto prima».

«Intanto Federdoc – prosegue il presidente . chiede ai Ministeri interessati di voler verificare con estrema urgenza la possibilità di applicare delle flessibilità ai Consorzi che non riescono, per causa di forza maggiore, a realizzare le proprie attività in Cina. Il che significa non solo non applicare penalità ma anche di dare la possibilità, per non perdere i fondi, di una modifica immediata dei progetti di promozione con conseguente riallocazione delle risorse in azioni da svolgersi in altri Paesi».

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Gruppo Italiano Torrefattori Caffè lancia l’allarme: perso il 40% di fatturato nel 2020

Gruppo Italiano Torrefattori Caffè (Gitc), associazione che riunisce 225 imprese del settore, ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio Mario Draghi e ai Ministeri in cui prende posizione contro la mancanza di prospettiva e di proporzionalità delle ultime misure restrittive e si fa portavoce di un’intera filiera italiana ormai sull’orlo del baratro.

Arriva ad un picco del 40% la perdita del fatturato nel 2020 per il comparto del caffè, vera eccellenza del Made in Italy nel mondo, che soffre insieme alla ristorazione delle limitazioni imposte nel corso dell’emergenza sanitaria da Covid-19.

Ad impedire ancora oggi la ripresa e l’organizzazione del settore Horeca sono soprattutto gli orizzonti temporali di massimo due settimane dettati dagli ultimi decreti, che non consentono alcun margine di programmazione per i pubblici esercizi. Uno scenario allarmante che annienta la possibilità di fronteggiare lo tsunami economico che sta travolgendo bar, ristoranti, hotel e tutte le filiere collegate, che nel 2019 rappresentavano il 18% del Pil italiano.

«A tutela delle Torrefazioni italiane e vicini ai pubblici esercizi, abbiamo interpellato il Presidente del Consiglio e i Ministeri di competenza affinché si impegnino ad agire ora, per arginare l’ondata di fallimenti che rischia di diventare inarrestabile», afferma Alessandro Bianchin, Presidente del Gruppo Italiano Torrefattori Caffè.

«Siamo disponibili ad un serio confronto – prosegue Bianchin – che porti alla revisione delle direttive e all’adozione di nuovi protocolli che permettano alle imprese di programmare e di lavorare. Non è più sostenibile, a quasi un anno dallo scoppio dell’emergenza sanitaria, continuare ad adottare un metodo che non consente alcun margine di programmazione per gli imprenditori, dettando aperture e chiusure da un giorno all’altro».

Tendendo una mano a sostegno della ristorazione Gitc porta in evidenza a Draghi e ai Ministeri dell’Economia e Finanze, Sviluppo Economico, Politiche Agricole Alimentari e Forestali il malcontento diffuso tra i commercianti e sottolinea come le nuove disposizioni stiano assumendo ormai un sapore oppressivo e punitivo per i pubblici esercizi.

Tra le proposte avanzate dal Gruppo Italiano Torrefattori Caffè, vi è l’ampliamento delle fasce orarie di fruizione per evitare il rischio di assembramenti, connesse ad accessi contingentati e su prenotazione per determinati tipi di servizi. Un modo per garantire il distanziamento e il tracciamento, pur permettendo ai ristoratori di lavorare.

Nella lettera sono quattro i punti di interesse sui quali Gitc accende l’attenzione: più chiarezza e certezza sui ristori, indennizzi e maggior inclusione a beneficio delle filiere collegate e quindi delle torrefazioni del caffè, apertura dei pubblici esercizi con un ampliamento della fascia oraria anche a condizione di nuovi e aggiornati protocolli, inserimento del caffè espresso italiano nel contributo a fondo perduto Mipaaf dedicato al canale Horeca per l’acquisto di prodotti italiani.

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Gruppo Italiano Torrefattori Caffè: «Il settore è sull’orlo del baratro»

È con una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio Mario Draghi e ai Ministeri che Gruppo Italiano Torrefattori Caffè (Gitc), associazione che riunisce 225 imprese del settore, prende posizione contro la mancanza di prospettiva e di proporzionalità delle ultime misure restrittive e si fa portavoce di un’intera filiera italiana ormai sull’orlo del baratro.

Arriva ad un picco del 40% la perdita del fatturato nel 2020 per il comparto del caffè, vera eccellenza del Made in Italy nel mondo, che soffre insieme alla ristorazione delle limitazioni imposte nel corso dell’emergenza sanitaria da Covid-19.

Ad impedire ancora oggi la ripresa e l’organizzazione del settore Horeca sono soprattutto gli orizzonti temporali di massimo due settimane dettati dagli ultimi decreti, che non consentono alcun margine di programmazione per i pubblici esercizi. Uno scenario allarmante che annienta la possibilità di fronteggiare lo tsunami economico che sta travolgendo bar, ristoranti, hotel e tutte le filiere collegate, che nel 2019 rappresentavano il 18% del Pil italiano.

«A tutela delle Torrefazioni italiane e vicini ai pubblici esercizi, abbiamo interpellato il Presidente del Consiglio e i Ministeri di competenza affinché si impegnino ad agire ora, per arginare l’ondata di fallimenti che rischia di diventare inarrestabile», afferma Alessandro Bianchin, Presidente del Gruppo Italiano Torrefattori Caffè.

«Siamo disponibili ad un serio confronto – prosegue Bianchin – che porti alla revisione delle direttive e all’adozione di nuovi protocolli che permettano alle imprese di programmare e di lavorare. Non è più sostenibile, a quasi un anno dallo scoppio dell’emergenza sanitaria, continuare ad adottare un metodo che non consente alcun margine di programmazione per gli imprenditori, dettando aperture e chiusure da un giorno all’altro».

Tendendo una mano a sostegno della ristorazione Gitc porta in evidenza a Draghi e ai Ministeri dell’Economia e Finanze, Sviluppo Economico, Politiche Agricole Alimentari e Forestali il malcontento diffuso tra i commercianti e sottolinea come le nuove disposizioni stiano assumendo ormai un sapore oppressivo e punitivo per i pubblici esercizi.

Tra le proposte avanzate dal Gruppo Italiano Torrefattori Caffè, vi è l’ampliamento delle fasce orarie di fruizione per evitare il rischio di assembramenti, connesse ad accessi contingentati e su prenotazione per determinati tipi di servizi. Un modo per garantire il distanziamento e il tracciamento, pur permettendo ai ristoratori di lavorare.

Nella lettera sono quattro i punti di interesse sui quali Gitc accende l’attenzione: più chiarezza e certezza sui ristori, indennizzi e maggior inclusione a beneficio delle filiere collegate e quindi delle torrefazioni del caffè, apertura dei pubblici esercizi con un ampliamento della fascia oraria anche a condizione di nuovi e aggiornati protocolli, inserimento del caffè espresso italiano nel contributo a fondo perduto Mipaaf dedicato al canale Horeca per l’acquisto di prodotti italiani.

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Decreto fermentazione e riferimentazione vini: intesa in Conferenza Stato-Regioni

Come ogni anno il Mipaaf ha individuato, d’intesa con le Regioni, le tipologie di vini per le quali possa essere consentita la fermentazione o la rifermentazione oltre il termine ultimo del 31 dicembre. L’accordo, riguardante la campagna viticola 2020-2021, è stato raggiunto oggi in Conferenza Stato-Regioni.

L’intesa sul decreto ministeriale fissa al 30 giugno il periodo entro i quali sono consentite le fermentazioni e le rifermentazioni in deroga al normale periodo di vendemmia. La deadline riguarda i vini a denominazione di origine e indicazione geografica con le menzioni “passito“, “vin santo“, “vendemmia tardiva” oppure quelli prodotti con uve appassite o stramature, nonché per i mosti di uve parzialmente fermentati con sovrapressione.

Per i vini senza Denominazione di origine (Do) e Indicazione geografica (Ig), quali i vini ottenuti da uve appassite o vini per i quali il processo di vinificazione avviene in contenitori di terracotta o altre tipologie di recipienti riempiti di uva pigiata unitamente alle bucce, il termine ultimo per le fermentazioni e rifermentazioni è fissato ancora una volta al 30 giugno.

Per il vino a Denominazione Colli di Conegliano “Torchiato di Fregona”, infine, la data ultima per il procedimento è fissata al 31 agosto.

«Il decreto ottempera ad una specifica disposizione del Testo Unico sul vino», commenta il Sottosegretario alle Politiche Agricole, Giuseppe L’Abbate che ha partecipato all’odierna seduta della Conferenza Stato Regioni.

«Abbiamo sostanzialmente confermato le previsioni dei precedenti decreti ministeriali che hanno normato la materia in passato – conclude L’Abbate – dando continuità al lavoro portato avanti dal Ministero delle Politiche Agricole a tutela delle produzioni di qualità del nostro Paese».

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Mipaaf accelera su sostenibilità e riconoscimento in etichetta

Sostenibilità, ‘pacchetto ripartenza‘ con la ristorazione e Ocm promozione i temi trattati durane il Consiglio nazionale di Unione italiana vini (Uiv), presieduto dal presidente, Ernesto Abbona, assieme all’europarlamentare Paolo De Castro, al direttore generale Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) Roberto Calugi, e al sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe L’Abbate.

Saremo i primi in Europa – ha detto L’Abbate intervenendo sull’agenda legata alla norma sul sistema di certificazione, che porterà l’Italia ad avere un unico riconoscimento anche in etichetta – ad avere uno strumento di questo tipo, in grado di garantire la sostenibilità ambientale, economica e sociale. Un modello, quello del vino, che sarà di esempio anche per altre filiere, come quella olivicola e dell’ortofrutta”.

Secondo Uiv, l’iter sulla certificazione concertato dal Mipaaf ha registrato di recente una forte accelerazione; già lunedì prossimo è prevista una revisione avanzata del testo mentre l’obiettivo è ora di avere la norma approvata entro la fine di gennaio. Con questa tempistica, l’adesione delle aziende è prevista già per il mese di marzo, in tempo per certificare la vendemmia 2021.

In arrivo anche ulteriori 10 milioni di euro di fondi per lo stoccaggio dei vini con una misura che “con grande probabilità sarà approvata in Legge di Bilancio“, ha sottolineato L’Abate. Uiv richiede che il provvedimento riguardi anche i vini imbottigliati.

Al Consiglio nazionale di fine anno si è inoltre saldata la partnership con i pubblici esercizi. “Stiamo definendo – ha detto il segretario Generale Uiv, Paolo Castelletti – una forma di coordinamento con la Fipe; un percorso comune che sia in grado di pensare e proporre un ‘pacchetto ripartenza’ per il rilancio dei settori una volta conclusa la fase di emergenza sanitaria”.

Per il direttore generale di Fipe Roberto Calugi sono 60 mila in Italia le imprese della ristorazione a rischio chiusura, falcidiate da un calo del volume d’affari di 36 miliardi (96 miliardi di euro il fatturato precedente) a cui si aggiungerà un’ulteriore perdita di 4 miliardi nel fine anno.

Il balletto sulle chiusure di questi giorni – commenta Calugi – rappresenta una totale mancanza di rispetto verso il settore, che ancora oggi non sa se e come organizzarsi per le prossime festività. Un comparto che mediamente acquista produzioni alimentari per 20 miliardi di euro l’anno e questo dimostra quanto sia uno sbocco strategico per il vino”.

In materia di promozione, Unione italiana vini ha infine chiesto al Ministero delle Politiche agricole una integrazione di fondi sulla misura Ocm, per effetto dell’incremento del contributo pubblico riservato alla campagna 2020-2021 (dal 50% al 60%), che comporta un maggior intervento sul plafond di circa 8 milioni di euro.

“I progetti a valere sul bando nazionale hanno da sempre dimostrato di essere i più efficaci. Sarebbe sbagliato – ha concluso Castelletti – risolvere l’esigenza con tagli alla misura, vista la necessità delle imprese di investire in promozione per rilanciare l’immagine del vino italiano all’estero”.

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Oiv, bilaterale con Bellanova: focus su export e internazionalizzazione vino italiano

Il piano strategico 2020-2024 dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (Oiv), il possibile ruolo dell’Italia, in considerazione del peso che il nostro Paese ha nel settore vitivinicolo e le strategie da attuare per sostenere il comparto, tra i più economicamente colpiti dalla crisi generata dal Coronavirus.

Sono stati questi alcuni dei temi trattati nel corso del bilaterale svoltosi ieri, 22 ottobre, al Mipaaf tra la Ministra Teresa Bellanova e il Direttore Generale dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, Pau Roca. Un confronto cordiale che ha toccato a 360 gradi le questioni relative al settore e si è voluto soffermare anche sul futuro, a partire da export e internazionalizzazione.

L’Italia mantiene un forte interesse nelle attività dell’Oiv e in quanto primo produttore mondiale di vino ha interesse ad un rafforzamento dell’Organizzazione, in termini di membri e di capacità di indurre il rispetto di standard comuni”, ha affermato Bellanova nel corso del colloquio.

E ancora: “Stiamo attraversando tutti un momento molto difficile e delicato a causa della pandemia e in questo contesto l’intero settore del vino, dai produttori alle aziende, sta vivendo una fase di seria difficoltà che ci preoccupa molto. Oggi più che mai ritengo quindi che l’Oiv abbia una grande responsabilità nel fornire il supporto tecnico e scientifico necessario ad aiutare il settore e confermo la volontà italiana di contribuire al meglio”.

Per ottenere risultati soddisfacenti – ha proseguito – è necessario un reciproco supporto. Siamo disponibili a continuare a sostenere le iniziative dell’organizzazione e nel contempo auspichiamo che le nostre richieste in ambito OIV ricevano la massima considerazione”.

Per quanto riguarda i mercati esteri, la Ministra ha sottolineato l’apprezzamento italiano per gli sforzi volti ad avvicinare la Cina, un attore sempre più importante sui mercati mondiali, e ha espresso preoccupazione per la recente norma russa sull’etichettatura dei vini, “che sta danneggiando il nostro export ed appare lontana dagli standard Oiv”.

In particolare, tra gli altri aspetti, nella normativa 468 FZ del Cremlino è assente la protezione delle indicazioni geografiche, oltre a prevedere la facoltà delle Autorità russe ad effettuare ispezioni ed azioni di controllo negli stabilimenti europei.

In materia di promozione, Bellanova ha convenuto sull’opportunità di vagliare nuove iniziative, tra cui la possibilità di un padiglione Oiv all’Expo di Osaka 2025, pur con attenzione alla sostenibilità finanziaria.

Nel confronto è stato anche affrontato il tema della trasformazione digitale del settore vitivinicolo, su cui il Direttore Generale dell’Oiv ha riconosciuto la leadership italiana e le possibilità di un’accresciuta cooperazione.

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Giacenze vino italiano: 35,8 milioni di ettolitri, calo dell’1,2% in una settimana

Aggiornati i dati sulle giacenze di vino italiano. Sono 35,8 milioni di ettolitri di vino in giacenza negli stabilimenti enologici italiani, in calo del 1,2% in una sola settimana, e del 3% rispetto al 30 settembre di un anno fa. In riduzione anche i depositi di olio di oliva rispetto all’ultima rilevazione, anche se si tratta di numeri ancora molto altri, superiori del 47,6 % rispetto allo stesso periodo di un anno fa.

Si tratta dei report “Cantina Italia” e “Frantoio Italia”, redatti dall’Icqrf, l’Ispettorato centrale repressioni frodi del Ministero delle Politiche Agricole, a cadenza settimanale da quando è scoppiata l’emergenza Covid 19 in Italia.

L’obiettivo è monitorare la quantità di stoccaggio di vino e olio presenti sul territorio nazionale ed evitare così fenomeni speculativi e pratiche sleali, ancor più in questo specifico periodo dell’anno in cui la vendemmia in tutto il territorio italiano sta volgendo al termine e sta per iniziare la raccolta delle olive.

Nel dettaglio, per quanto riguarda il vino, rispetto a un anno fa è stata osservata una riduzione del 3% % per i vini, e un incremento dei mosti (+32,2%) e dei vini nuovi ancora in fermentazione (VNAIF) che si attestano al +110,2%. Circa il 58% del vino in Italia è detenuto nelle cantine delle regioni del Nord.

Nel solo Veneto è presente circa un quarto del vino nazionale, grazie soprattutto al significativo contributo delle giacenze delle province di Verona e Treviso. Il 53,7% del vino detenuto è Dop, con una prevalenza del rosso (59,8%). Il 25,9% del vino è Igp, anche in questo caso con prevalenza del rosso.

Lo stock di olio detenuto in Italia al 30 settembre ammonta a invece a 260.168 tonnellate, di cui il 71,1% è rappresentato da Olio Extra Vergine di Oliva (EVO). Nell’ambito dell’olio EVO, il 51,57% (95.139 t) è di origine italiana e il 40,2% è di origine UE.

Malgrado una flessione del 1,3 per cento in una sola settimana, le giacenze di olio continuano ad essere molto alte. Da segnalare la giacenza di olio extra vergine di oliva e di olio vergine di oliva da agricoltura biologica che risulta pari a 28.220 tonnellate, quasi esclusivamente EVO, e costituisce il 15,2% dell’EVO complessivamente conservato in Italia. A livello regionale, la Puglia, la Toscana e Umbria hanno in giacenza il 59% dell’intero stock di olio presente in Italia.

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Nasce tavolo tecnico con Mipaaf, Maeci, Ice e Uiv all’interno del Patto per l’Export

“La scelta da parte del ministero degli Affari Esteri di procedere alla ricostituzione di un tavolo di lavoro tecnico dedicato al vino assieme ai rappresentanti del Mipaaf e di Ice nell’ambito delle azioni previste dal Patto per l’Export va nella direzione da noi auspicata e sostenuta. Per questo apprezziamo quanto annunciato oggi dal sottosegretario al Maeci, Manlio Di Stefano e dalla ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova”.

Con queste parole Ernesto Abbona, presidente di Unione italiana vini (Uiv), ha commentato la nascita di un tavolo strategico per l’internazionalizzazione nel merito del Patto per L’Export.

Il tavolo del vino all’interno del patto per l’export – ha detto il sottosegretario agli Affari Esteri, Manlio Di Stefano – può essere un esperimento di successo e segue l’esempio, già adottato, di consultazione permanente tra settori che ora vogliamo applicare anche al vino”.

Secondo l’associazione di riferimento per il vino italiano, che interverrà in rappresentanza delle imprese, sarà fondamentale portare al tavolo azioni concrete di rilancio di un export che per la prima volta nel corso degli ultimi 2 decenni sta subendo una flessione a causa dell’emergenza sanitaria. Tra queste, l’implementazione urgente di un piano di comunicazione istituzionale concentrato sui mercati prioritari (es. Usa, Canada, Cina), pianificato e condiviso anche in ottica di rilancio enoturistico.

Una regia di sistema che punti a convogliare le risorse in macroazioni evitando la dispersione in iniziative minori sia nell’impatto che nella portata. Per Uiv occorrerà predisporre piani integrati in ottica di mercato ma anche di brand awareness in favore del prodotto enologico made in Italy presso mercati strategici ancora culturalmente lontani.

Soddisfazione espressa anche dalla ministra alle Politiche agricole, Teresa Bellanova: “Lo specifico tavolo sul sostegno all’internazionalizzazione sarà convocato quanto prima – come da me richiesto – e avrà una natura estremamente operativa. Perché non mi stancherò mai di dire che è dalle imprese che devono arrivare le indicazioni per ottimizzare le strategie e le politiche mirate al settore”.

In merito alla strategia di rilancio e in particolare all’aumento, richiesto da Uiv, da 100 a 150 milioni di euro relativo alla misura di Ocm promozione, Bellanova ha assicurato “il massimo impegno anche per predisporre risorse aggiuntive su progetti nazionali. Su questo ci stiamo lavorando e ribadiamo piena disponibilità al confronto con le Regioni e in condivisione di tutte le parti”.

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Provola dei Nebrodi, da oggi Dop

La Provola dei Nebrodi è Dop. Ad annunciare l’iscrizione della nuova Denominazione di Origine protetta è la Ministra Teresa Bellanova: “Un’altra eccellenza agroalimentare italiana entra a far parte del registro Ig Food dell’Unione Europea: è la Provola dei Nebrodi Dop, prodotta in alcuni comuni della provincia di Catania, Enna e Messina, in Sicilia“.

È il prodotto numero 306 che ottiene questo importante riconoscimento, ha sottolineato Bellanova, non solo dell’altissima qualità del nostro Made in Italy ma anche del valore fondamentale delle nostre tradizioni agroalimentari”.

“Ancor di più in un territorio che per troppo tempo è stato soggetto alle speculazioni di mafia e criminalità organizzata e che oggi può guardare avanti, puntando sulle sue eccellenze per assicurare a lavoratori e imprese un’importante leva di sviluppo per il futuro. Complimenti a chi ci ha creduto e oggi vede riconosciuto l’impegno e il lavoro”, ha concluso la Ministra. [foto dipasqualeformaggi]

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All’Italia il premio Oiv per il miglior testo in materia di diritto vitivinicolo

Libro dell’anno in materia di diritto vitivinicolo“. Con questa motivazione l’Oiv, l’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, ha premiato lo scorso 8 settembre l’italiano “La Nuova Normativa Vitivinicola“, presentato a novembre al Mipaaf alla presenza della Ministra Bellanova.

Il testo, pensato per aiutare i protagonisti del settore a comprendere e utilizzare al meglio il Testo Unico sul vino e i decreti attuativi correlati, è stato riconosciuto dagli addetti ai lavori come strumento strategico fondamentale per migliorare e semplificare la vita delle aziende, utile anche agli studenti degli istituti agrari e professionali.

Inoltre, con “La Nuova Normativa Vitivinicola”, scritto da Stefano Sequino, funzionario del Dipartimento Icqrf del Mipaaf, Luigi Bonifazi, agronomo e responsabile dello schema di certificazione dei vini per 3A-Pta, e Massimiliano Apollonio, imprenditore ed enologo, si evidenzia in modo tangibile l’importanza dell’essere giunti ad un corpus giuridico poderoso nel campo del vino.

Il Premio Oiv, la massima espressione mondiale del settore, previsto dal Regolamento interno dell’Organizzazione per evidenziare le opere di riferimento in ciascuna delle 11 categorie in gara, è assegnato ogni anno da una Giuria internazionale composta da personalità eminenti del mondo vitivinicolo che rappresentano i paesi membri aderenti all’organismo.

Nella stessa Cerimonia l’Oiv ha assegnato altri 18 premi e 10 menzioni speciali tra 30 opere segnalate, suddivise in 27 pubblicazioni editoriali e 3 siti web.

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Il Consorzio Pinot Grigio Delle Venezie Doc ottiene il riconoscimento ufficiale del Ministero

A nemmeno un mese dall’iscrizione della Dop nel registro eAmbrosia da parte della Commissione Europea, il Consorzio Pinot Grigio Delle Venezie Doc ottiene finalmente dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mipaaf) il riconoscimento ufficiale e l’attribuzione dell’incarico a svolgere le legittime funzioni di promozione, valorizzazione, tutela, vigilanza, informazione (di cui all’articolo 41, comma 1 e 4 della legge 12 dicembre 2016, n. 238 per la Doc “delle Venezie”).

Ora diventiamo ufficialmente soggetto attivo anche nell’ambito dei finanziamenti per la promozione e valorizzazione del Pinot Grigio Delle Venezie Doc e potremo ripartire nel 2021 con un’offensiva decisa sui mercati mondiali”, dichiara il Presidente Albino Armani.

“Questo ultimo traguardo, conseguito grazie all’impegno illuminato, la dedizione e la grande competenza di Bepi Catarin, premia il lavoro svolto in modo sinergico e coordinato dalle regioni Veneto e Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e dalla Provincia Autonoma di Trento, al fine di tutelare e accrescere il valore della nostra filiera vitivinicola, che rappresenta il primo vino bianco fermo delle nostre esportazioni e una grande ricchezza del nostro sistema vitivinicolo nazionale”.

Con il Decreto Ministeriale dell’11 agosto 2020 si è concluso rapidamente l’iter di richiesta del riconoscimento avviato lo scorso 23 luglio, arrivato, come auspicato dal Consorzio, in tempo per questa vendemmia che tra pochi giorni inizierà in alcune aree di produzione del Pinot Grigio delle Venezie.

È solo nell’aprile del 2017 che viene formalizzata la nascita del Consorzio di Tutela, con la conseguente sostituzione della preesistente Igt e l’obbligo, dal 1° agosto 2018, di imbottigliare solo Pinot Grigio Delle Venezie Doc.

Ora questa Denominazione interregionale entra a pieno titolo nel ruolo di tutela, promozione e informazione di un’unica grande identità condivisa e radicata nel territorio delle Venezie, il Pinot grigio, allo scopo di affrontare in maniera coordinata i mercati internazionali, definendone uno stile e tutelandone l’immagine nel mondo.

Per l’anno prossimo il Consorzio punta non solo a rafforzare ulteriormente le posizioni acquisite sulle principali piazze di riferimento, tra cui Uk e Usa, animati da turbolenze legate ai temi Brexit e dazi che preoccupano la filiera, ma intende aprire una strada anche verso Paesi nuovi, dove il Pinot grigio delle Venezie è assente o marginalmente presente.

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