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Agroqualità diventa l’ente di di controllo terzo di riferimento per il Centro e Sud Italia

Agroqualità diventa l'ente di di controllo terzo di riferimento per il Centro e Sud Italia

A partire dal prossimo primo agosto Agroqualità sarà l’ente di controllo autorizzato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per 169 vini ad indicazione geografica (Docg, Doc, Igt) del Centro e Sud Italia.

«Con questa scelta da parte dei Consorzi di tutela – dichiara Enrico De Micheli, Amministratore Delegato di Agroqualità – e grazie alla collaborazione con le Camere di Commercio, Agroqualità consolida la propria presenza come player di rilievo nazionale nella certificazione del vino».

“È con grande senso di responsabilità – prosegue De Micheli – che affronteremo questo incarico nelle nuove regioni. Forti dell’esperienza maturata negli anni con molte delle eccellenze vitivinicole italiane, perseguiremo l’obiettivo di dare valore aggiunto ai produttori e fornire garanzie ai consumatori».

IL “PORTAFOGLIO” DI AGROQUALITÀ

Con le nuove indicazioni, che si aggiungono alle 68 già “in portafoglio”, Agroqualità diventa l’ente di riferimento per le denominazioni vitivinicole del Centro e del Sud Italia controllando, a livello nazionale, il 32% del totale.

Nove le regioni in cui Agroqualità opera in ambito vitivinicolo: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Puglia, Sardegna e Alto Piemonte. Tra i vini più noti che verranno certificati ci saranno il Montepulciano d’Abruzzo, l’Aglianico del Vulture, il Terre di Cosenza, il Taurasi, il Fiano di Avellino.

Sotto i controlli di Agroqualità anche il Greco di Tufo, la Falanghina del Sannio, l’Est!! Est!! Est!! di Montefiascone, il Castelli Romani, il Cannonau di Sardegna, il Vermentino di Sardegna, il Vermentino di Gallura, il Primitivo di Manduria, il Salice Salentino, il Ghemme e il Gattinara.

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Assoenologi: «Situazione Covid drammatica per i produttori, servono sostegni»

Assoenologi, nel corso della riunione del Tavolo Vitivinicolo che si è svolta in videocollegamento al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali alla presenza del sottosegretario Gian Marco Centinaio, ha proposto l’attivazione di ulteriori misure di sostegno a favore delle aziende vitivinicole, così da favorire la loro sopravvivenza in attesa del superamento della pandemia e il ritorno alle normali attività economiche.

Il presidente Riccardo Cotarella ha sottolineato quanto sia «drammatica la situazione che l’intero comparto, a tutti i livelli, sta vivendo», evidenziando la necessità immediata di correre in soccorso dei produttori «che sono l’anello al momento più debole, ma anche più importante, di tutta la catena vitivinicola e che più di altri stanno accusando la crisi che ha investito l’economia del vino e di tutti gli altri settori dell’imprenditoria nazionale».

Assoenologi ha pertanto avanzato al Ministero delle Politiche Agricole una serie di richieste, tra cui quella di adottare lo strumento della distillazione volontaria di crisi dedicata esclusivamente ai vini Doc e Igt, purché valutati a prezzi congrui, misura dettata dalla necessità di prepararsi per l’imminente raccolto 2021 e per far fronte alla mancanza del canale di distribuzione Horeca.

«Dall’analisi sulle giacenze di vino – ha precisato Cotarella – si evidenzia un aumento che in alcune regioni, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, arriva a toccare anche il 10-11%. Particolare preoccupazione è dettata dal fatto che le giacenze contengono importanti volumi di vini bianchi che vedranno crollare ancora di più il proprio valore con l’arrivo della prossima vendemmia».

Il presidente ha sottolineato come «c’è la necessità immediata di immettere liquidità a favore delle imprese per far ripartire il canale Horeca, favorire lo stoccaggio dei vini e di avviare una forte campagna di promozione a favore dell’enoturismo sia sul territorio nazionale che all’estero».

«Mentre sul fronte fiscale – ha aggiunto Cotarella – è importante procedere a un’agevolazione a favore delle aziende sia in materia contributiva che dei versamenti delle imposte sui crediti. Altro tema che ad Assoenologi sta da sempre a cuore è quello legato alla sostenibilità, in tal senso è fondamentale che dal Ministero arrivi la definizione di quelle linee guida standard che ne possano permettere la certificazione».

Le misure proposte da Assoenologi richiedono un adeguato supporto economico, ma da ricercare al di fuori del budget stanziato nell’ambito del Piano Nazionale di Sostegno che è stato già ripartito e destinato a finanziare altre e altrettanto importanti iniziative a favore delle imprese.

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Il Consorzio Pinot Grigio Delle Venezie Doc ottiene il riconoscimento ufficiale del Ministero

A nemmeno un mese dall’iscrizione della Dop nel registro eAmbrosia da parte della Commissione Europea, il Consorzio Pinot Grigio Delle Venezie Doc ottiene finalmente dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mipaaf) il riconoscimento ufficiale e l’attribuzione dell’incarico a svolgere le legittime funzioni di promozione, valorizzazione, tutela, vigilanza, informazione (di cui all’articolo 41, comma 1 e 4 della legge 12 dicembre 2016, n. 238 per la Doc “delle Venezie”).

Ora diventiamo ufficialmente soggetto attivo anche nell’ambito dei finanziamenti per la promozione e valorizzazione del Pinot Grigio Delle Venezie Doc e potremo ripartire nel 2021 con un’offensiva decisa sui mercati mondiali”, dichiara il Presidente Albino Armani.

“Questo ultimo traguardo, conseguito grazie all’impegno illuminato, la dedizione e la grande competenza di Bepi Catarin, premia il lavoro svolto in modo sinergico e coordinato dalle regioni Veneto e Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e dalla Provincia Autonoma di Trento, al fine di tutelare e accrescere il valore della nostra filiera vitivinicola, che rappresenta il primo vino bianco fermo delle nostre esportazioni e una grande ricchezza del nostro sistema vitivinicolo nazionale”.

Con il Decreto Ministeriale dell’11 agosto 2020 si è concluso rapidamente l’iter di richiesta del riconoscimento avviato lo scorso 23 luglio, arrivato, come auspicato dal Consorzio, in tempo per questa vendemmia che tra pochi giorni inizierà in alcune aree di produzione del Pinot Grigio delle Venezie.

È solo nell’aprile del 2017 che viene formalizzata la nascita del Consorzio di Tutela, con la conseguente sostituzione della preesistente Igt e l’obbligo, dal 1° agosto 2018, di imbottigliare solo Pinot Grigio Delle Venezie Doc.

Ora questa Denominazione interregionale entra a pieno titolo nel ruolo di tutela, promozione e informazione di un’unica grande identità condivisa e radicata nel territorio delle Venezie, il Pinot grigio, allo scopo di affrontare in maniera coordinata i mercati internazionali, definendone uno stile e tutelandone l’immagine nel mondo.

Per l’anno prossimo il Consorzio punta non solo a rafforzare ulteriormente le posizioni acquisite sulle principali piazze di riferimento, tra cui Uk e Usa, animati da turbolenze legate ai temi Brexit e dazi che preoccupano la filiera, ma intende aprire una strada anche verso Paesi nuovi, dove il Pinot grigio delle Venezie è assente o marginalmente presente.

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Doc Sicilia: il Consiglio di Stato sospende la sentenza del Tar Lazio del 6 novembre 2019

Il Consiglio di Stato ha deciso di sospendere l’efficacia della sentenza di primo grado del Tar del Lazio del 6 novembre 2019 che aveva parzialmente annullato le modifiche ai disciplinari della Igt Terre Siciliane.

La decisione del Tar del Lazio era riferita quanto al divieto di uso in etichetta dei nomi delle uve Nero d’Avola e Grillo nell’Igt Terre Siciliane, e della DOP quanto alle rese per ettaro delle due varietà, chiedendo il ripristino di tali modifiche ai disciplinari. Decisione commentata positivamente anche da alcuni produttori come Paolo Calì.

Avverso tale sentenza hanno proposto ricorso in appello, al Consiglio di Stato, il Consorzio di tutela vini Doc Sicilia, l’Associazione vitivinicoltori IGT Terre Siciliane, la Regione Siciliana ed il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, richiedendo la riforma della sentenza del Tar Lazio e nelle more la sospensione dell’efficacia di tale sentenza.

L’udienza per decidere sulla richiesta di sospensione è stata fissata il 27 febbraio, ed in tale occasione il Consiglio di Stato ha sospeso l’efficacia della sentenza di primo grado. L’istanza era volta, oltre ad ottenere l’annullamento nel merito, a garantire ai vitivinicoltori siciliani, nelle more del giudizio, il mantenimento della disciplina di valorizzazione dei vitigni Nero d’Avola e Grillo introdotta nel 2017.

Disciplina che opera ormai dal 2017 e che ha favorito la crescente valorizzazione di tali vitigni e vini, con il consenso della grande maggioranza dei produttori. Il Consorzio Tutela Vini Doc Sicilia conferma il proprio impegno per la valorizzazione dei vini ottenuti dai vitigni Nero d’Avola e Grillo.

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Igt del vino italiano: che confusione! Sarà perché ti (bevi)amo

Si scrive “Indicazione geografica tipica“, si legge “fate un po’ quello che ve pare”. A tuffarsi nel mondo delle “Igt” del vino italiano (oggi “Igp”) si scoprono più cose che sfogliando Men’s Health.

Quello che potrebbe essere lo scrigno delle “tipicità” enologiche regionali, sembra in realtà il quadro di tanti improvvisati Miró.

Non si spiega altrimenti la presenza di vitigni come il Refosco dal Peduncolo Rosso, allevato in Friuli (dove è pure “Doc”), in un paio di Igt del Centro e Sud Italia, tra cui quella della Valle d’Itria, in Puglia.

Per non parlare della Glera, divenuta ormai il vitigno non autoctono più coltivato in Sicilia, soprattutto nella zona di Palermo, dove è stata introdotta in Igt nel 2009. Che dire, poi, del Primitivo? Un altro vitigno che i comuni mortali accosterebbero alla Puglia.

E invece è presente in alcune Igt del centro Italia (in Basilicata, per esempio), così come il Nebbiolo e la Freisa. Per non allontanarsi idealmente dal Piemonte, ecco la Barbera: in Igt in Campania, Puglia e Calabria.

Non manca neppure il Lambrusco. Scordatevi l’Emilia e la Romagna, pensando che la coltivazione di questa varietà a bacca rossa è ammessa in regioni come la Puglia, nelle Igt Daunia e (ancora lei) Valle D’Itria. Per regolamento del Mipaaf, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

Che dire del Teroldego in Toscana? L’ammissione alla coltivazione l’ha voluta tanti anni fa un dirigente originario del Trentino, appassionato di quest’uva. E lo ritroviamo, infatti, anche nella Igt Costa Toscana, di recentissima costituzione.

PAESE CHE VAI…
Stranezze, stravaganze, o colpi di genio che voler si dica, che non possono trovare una reale giustificazione nella tradizione ampelografica di alcuni areali.

Diciamoci, allora, che le Igt – fin troppo spesso – rischiano di sembrare riuscitissime trovate commerciali.

Tutto tranne che strumenti utili a veicolare la tipicità (e la varietà) del Made in Italy nel mondo, al di là del “lavoro” delle Denominazioni d’origine.

Un campo, quello delle Indicazioni geografiche del vino, che deve aver impegnato tante capocce. Lo si capisce dal numero. Sono ben 181, da Nord a Sud Italia. Veri e propri agglomerati di regolamentazioni e burocrazia, utili più ad occupare cassetti che a favorire la promozione “global” delle eccellenze “local” (ci si accontenterebbe anche del “national”).

Per citarne alcune delle più curiose, in ordine alfabetico: Igt Alto Livenza, Igt Benaco Bresciano, Igt Bettona, Igt Catalanesca del Monte Somma, Igt Colline del Genovesato, Igt del Vastese o Historium, Igt Epomeo.

E andiamo avanti: Igt Fontanarossa di Cerda, Igt Marmilla, Igt Pareolla, Igt Planargia, Igt Quistello, Igt Rotae, Igt Terre del Valeja, Igt Tharros, Igt Valdamato. L’elenco è lunghissimo. Cui prodest?

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ICQRF, MIPAAF: bloccata importazione di zucchero dall’estero per adulterare il vino

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che si è conclusa una indagine internazionale coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord e realizzata dalla Guardia di Finanza di Caserta e dall’Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e della Repressione Frodi del Mipaaf (ICQRF) per fare luce sull’importazione di zucchero dalla Croazia, Isole Mauritius, Serbia e Slovenia per adulterare il vino attraverso una rete di imprese e persone in Campania, Puglia, Sicilia e Veneto.

Sono 36 gli indagati, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere, frode nell’esercizio del commercio, vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, falsità in registri e notificazioni, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione fiscale, emissione di fatture per operazioni inesistenti e autoriciclaggio.

Sotto sequestro beni immobili, rapporti finanziari e partecipazioni societarie riconducibili agli indagati per oltre 12 milioni di euro. Secondo gli inquirenti, le persone coinvolte avrebbero importato lo zucchero di provenienza estera e lo avrebbero poi veicolato a una società con sede a Sant’Antimo (Napoli) attraverso l’interposizione fittizia di imprese “cartiere” nazionali, formalmente attive ma di fatto non operative e risultate inadempienti agli obblighi fiscali.

Attraverso questo complesso sistema, sarebbero riusciti a commercializzare lo zucchero agli imprenditori vitivinicoli evadendo le imposte e a prezzi estremamente competitivi.

A loro volta, gli imprenditori avrebbero usato lo zucchero acquistato per la sofisticazione del vino, attraverso l’incremento della gradazione alcolometrica, nonché per la produzione di mosti, mosti concentrati e zuccheri liquidi d’uva.

“Grazie all’impegno e alla determinazione delle donne e degli uomini dell’ICQRF, che hanno lavorato in sinergia con le altre forze dell’Ordine coinvolte nell’operazione – commenta il Vice Ministro Andrea Olivero – riusciamo a reprimere le frodi e contrastare efficacemente la concorrenza sleale dimostrando la massima attenzione verso la tutela dei consumatori”.

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Mipaaf: export agroalimentare in crescita, +11,4% rispetto al 2017

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che, sulla base dei dati Istat sul commercio estero diffusi oggi, l’export agroalimentare nel mese di Febbraio è pari a 3,2 miliardi di euro con un incremento del 3% rispetto al febbraio dell’anno scorso.

Nei primi due mesi di questo anno si registra un incremento dell’11,4% rispetto al periodo Gennaio-Febbraio del 2017, arrivando a quota 6,3 miliardi. In particolare, aumentano le esportazioni verso la Francia (+5,6%) e Stati Uniti (+6%).

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MIPAAF: il ministero a Vinitaly 2018 con eventi su ricerca ed innovazione nel campo del vino e dell’olio

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali sarà presente anche quest’anno alla Fiera di Verona dove si svolgeranno in contemporanea, da domenica 15 a mercoledì 18 aprile 2018, Vinitaly – Salone internazionale del vino e dei distillati e Sol&Agrifood – Salone internazionale dell’agroalimentare di qualità.

In programma, presso l’area espositiva del Mipaaf al piano terra del PalaExpo, all’interno della fiera, convegni, seminari di Agea, Ismea, Crea e presentazioni di ricerche, con la partecipazione anche del Vice Ministro Andrea Olivero, per promuovere il comparto vitivinicolo e olivicolo-oleario, valorizzare al meglio le produzioni di qualità e informare gli operatori sugli strumenti a disposizione in materia di semplificazione amministrativa e controlli.

Presente anche l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) che metterà gratuitamente a disposizione degli operatori della filiera vinicola il proprio personale per aiutare le aziende ad operare in modo corretto ed efficiente. I funzionari dell’ICQRF saranno a disposizione tutti i giorni dell’evento, dalle ore 10:00 alle 18:00.

IL PROGRAMMA

DOMENICA 15 APRILE

ore 15:00, Area Talk Show – “Doc delle Venezie, anno uno! Territorio e nuova brand identity del Pinot grigio, stile italiano” – a cura del Consorzio Tutela Vini DOC delle Venezie.

ore 15:00, Sala Conferenze – convegno “Il mercato del lavoro in viticultura, criticità e sviluppi, influenza della manodopera alla qualità del prodotto finale”

LUNEDÌ 16 APRILE

ore 12:30, Area Talk Show – “Olio extravergine di oliva: ci trovi gusto, guadagni benessere” – a cura di Ismea.

ore 15:00, Area Talk Show – “Internet of things e il mondo del vino” – a cura di Federdoc.

ore16:00, Area Talk Show – “Filiera 4.0 – La Blockchain a garanzia delle produzioni agroalimentari” – a cura di Agea.

ore 17:00, Area Talk Show- “Degustare la ricerca. Attraverso i vini prodotti dai centri CREA Viticoltura ed Enologia e con l’aiuto dei ricercatori sarà possibile scoprire la scienza nascosta in un calice”.

ore 10:30, Sala Conferenze – “Equalitas: la Certificazione della sostenibilità della filiera vitivinicola”.

ore 12:30, Sala Conferenze – “Le sfide della ricerca per la viticoltura che verrà” – a cura del CREA.

ore 15:30, Sala Conferenze – “Sistema di qualità nazionale produzione integrata (SQNPI): l’esperienza del Consorzio Vini del Trentino”.

MARTEDÌ 17 APRILE

ore 10:00, Area Talk Show – “Un sorso di innovazione. Dalle analisi sensoriali all’adozione di nuove tecniche in cantina, l’impegno della ricerca per mantenere il nettare di Bacco sempre più al passo con i tempi” – a cura del CREA.

ore 14:30, Area Talk Show – convegno “Wine & Landscape 2.0 – Architecture”.

ore 12:00, Sala Conferenze – “OCM vino: le risorse finanziarie investite nel settore vitivinicolo per accrescerne la competitività”.

ore 13:30, Sala Conferenze – “Buone pratiche di multifunzionalità agricola” – a cura di Ismea / Rete Rurale Nazionale.

ore 16:00 – Sala Conferenze – “Il settore del vino e dell’olio. Quale futuro nella PAC post 2020” – a cura del CREA / Rete Rurale Nazionale.

MERCOLEDÌ 18 APRILE

ore 10:00, Area Talk Show – Premiazione del concorso legato alla campagna “Olio Extra Vergine. La sua ricchezza, la nostra fortuna”.

ore 10:00, Sala Conferenze – “Apprendimento di…vino. Sulla scia del concorso enologico, ricercatori CREA e studenti a confronto sulla cultura e sulla scienza del vino.

ore 14:30, Sala Conferenze – Concorso enologico “Istituti Agrari d’Italia” – a cura del CREA.

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Mipaaf – Federbio: scontro su riforma controlli del biologico

Inizia tra le polemiche l’iter per l’approvazione del decreto sui controlli in materia di produzione agricola e agroalimentare biologica. Lo scorso venerdì, il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera allo schema legislativo che aggiorna le disposizioni ferme al decreto 220 del 1995, adeguandole anche alle normative europee. Una “bozza” che non convince la Federazione italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica.

“La riconferma dei poteri all’Ispettorato Centrale Repressione Frodi del Ministero è l’anticamera dell’inefficacia del provvedimento”, commenta Federbio in una nota. “Federbio propone il nuovo Comando Unità per la Tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare dell’Arma dei Carabinieri come autorità più qualificata per migliorare sensibilmente l’efficacia dei controlli sul biologico italiano e rendere questo settore un faro per lo sviluppo dell’agroalimentare a livello europeo”.

Il provvedimento, così come approvato dal Consiglio dei Ministri, si pone l’obiettivo di “garantire una maggiore tutela del consumatore e assicurare una maggiore tutela del commercio e della concorrenza. Semplificare e unificare in un solo testo di legge la materia dei controlli sulla produzione agricola biologica e rendere il sistema dei controlli più efficace anche sotto il profilo della repressione”.

“Vogliamo rendere sempre più forte, sicuro e trasparente – ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina – il settore biologico italiano. Siamo leader in Europa per numero di operatori e vediamo una crescita progressiva delle superfici coltivate a biologico. Con questo provvedimento c’è un salto di qualità nei controlli, per dare sempre più garanzie ai consumatori e ai produttori onesti”.

“Mettiamo in un unico testo tutte le disposizioni in materia – aggiunge Martina – e soprattutto introduciamo disposizioni contro i conflitti di interesse che si sono verificati in passato. Rendiamo più corretti e trasparenti i rapporti tra controllori e controllati, in modo da rafforzare la credibilità di un settore assolutamente strategico”.

IL SISTEMA DEI CONTROLLI
Il decreto conferma che il Ministero Delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mipaaf) è l’autorità competente per l’organizzazione dei controlli e che delega tali compiti ad organismi di controllo privati e autorizzati. L’Ispettorato centrale per la tutela della qualità e la repressione frodi dei prodotti agroalimentari rilascia le autorizzazioni all’esercizio dei compiti di controllo e dunque vigila e controlla l’attività degli organismi.

Al fine di rafforzare il sistema, al Comando unità tutela forestale, ambientale e agroalimentare dei Carabinieri è attribuita, oltre all’attività di controllo sugli operatori, anche quella di vigilanza sugli organismi di controllo. Le Regioni e le province autonome conservano ed esercitano l’attività di vigilanza e controllo negli ambiti territoriali di competenza.

Il decreto introduce inoltre “meccanismi a rafforzamento della leale concorrenza e per l’eliminazione dei conflitti di interessi degli organismi di controllo”. Per questo “gli operatori del biologico non possono detenere partecipazioni societarie degli organismi di controllo”. Gli organismi di controllo “non possono controllare per più di 5 anni lo stesso operatore e devono garantire adeguate esperienza e competenza delle risorse umane impiegate”.

Vengono poi introdotti nuovi “obblighi di comportamento degli organismi di controllo”, che discendono dai “principi di trasparenza e correttezza e conseguenti sanzioni amministrative pecuniarie, con funzioni deterrenti”. La norma istituisce “una banca dati pubblica di tutte le transazioni commerciali del settore biologico fruibile da tutti gli operatoti del sistema, per rendere più trasparenti le transazioni e più tempestiva l’azione antifrode e maggiore la tutela dei consumatori”.

LA POSIZIONE DI FEDERBIO
“Chiediamo da anni una riforma radicale del sistema di certificazione di settore – dichiara Paolo Carnemolla (nella foto), presidente di Federbio – a cui abbiamo lavorato concretamente in tutte le precedenti legislature. Abbiamo denunciato, come Federazione che rappresenta tutte le componenti del biologico italiano, le inefficienze e i comportamenti scorretti di tutti i protagonisti del sistema di certificazione, anche quando si è trattato di organismi di certificazione soci di Federbio.

“Abbiamo dato piena disponibilità al ministro Martina a sostenere un provvedimento che intervenisse in maniera drastica su alcune degenerazioni del sistema di certificazione e quindi accogliamo di buon grado alcune novità introdotte dal testo approvato dal Consiglio dei Ministri”.

“Non possiamo però accettare – continua Carnemolla – che si intervenga in maniera drastica solo sulla parte privata del sistema, ovvero su organismi di certificazione e operatori, con evidenti impatti e oneri, lasciando all’Ispettorato centrale repressione frodi le medesime funzioni e responsabilità per le quali si è dimostrato negli anni recenti quanto meno inadeguato, attribuendogli un potere ancora maggiore attraverso un sistema di sanzioni amministrative pericolosamente discrezionale e autoreferenziale”.

“Ci chiediamo – conclude Carnemolla – che senso abbiano avuto la riforma del Corpo Forestale e la costituzione di un nuovo Comando presso l’arma dei Carabinieri, che comprende anche le competenze del Nucleo antifrodi operante presso il Mipaaf, se questa che è la più grande e qualificata forza di polizia ambientale e agroalimentare in Europa non viene utilizzata a tutela di un settore strategico per ambiente e agroalimentare come il biologico. Una scelta che agevolerebbe anche un maggiore coinvolgimento delle Regioni, altrimenti di fatto escluse dall’attività di vigilanza nel loro territorio”.

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