Regione Lombardia candiderà il panettone come Patrimonio immateriale dell’umanità Unesco. Il dolce rappresenta Milano, la Lombardia e l’Italia nel mondo. «È il risultato di una forma d’arte – commenta l’assessore regionale Fabio Rolfi – che si tramanda da secoli e che è conservata e valorizzata dai nostri maestri pasticcieri, che saranno ambasciatori straordinari di questa candidatura».
Abbiamo già avviato interlocuzioni con le associazioni di categoria e con gli altri enti istituzionali. C’è unità di intenti per dare la giusta valorizzazione a un simbolo del nostro territorio. Il panettone è cultura e tradizione, ma anche economia. Crediamo che l’arte artigianale con cui viene realizzato meriti un riconoscimento mondiale».
Rolfi, assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi della Regione Lombardia, ha partecipato oggi a palazzo Bovara, a Milano, alla finale Italia della Coppa del mondo di panettone.
«La collaborazione della Regione Lombardia con Confcommercio e con l’associazione Maestro Martino è sempre più stretta e fattiva – ha aggiunto – con l’obiettivo unico di promuovere i prodotti di eccellenza del nostro territorio, grazie ai quali la Lombardia si fa conoscere a livello internazionale per qualità e sicurezza alimentare».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Il Consorzio Vini Alto Adige percorrerà oltre 6 mila chilometri per raggiungere Milano, Roma, Firenze, Bologna e Napoli, Palermo, Ferrara e Genova, partendo da Bolzano. Otto tra le maggiori città d’Italia verranno quindi coinvolte nel Roadshow dei Vini dell’Alto Adige, una serie di appuntamenti pensati dal Consorzio “per raggiungere gli operatori del settore”, persi di vista a causa dell’annullamento di molti eventi di settore.
“Abbiamo scelto di dare un segnale all’Italia: l’Alto Adige c’è ed è pronto a rimboccarsi le maniche e a macinare chilometri per incontrare tutti quegli operatori che, per le cause che tutti conosciamo, non sono potuti venire a conoscere i nostri vini in occasione di fiere di settore come Vinitaly o Prowein“, spiega Eduard Bernhart, Direttore del Consorzio Vini Alto Adige.
Il format potrà coinvolgere in ogni tappa fino ad 80 partecipanti suddivisi in due seminari distinti della durata di un’ora e mezza ciascuno. Il Roadshow, ospitato da strutture alberghiere di alto livello, offrirà ai partecipanti non soltanto la possibilità di degustare 10 tra le migliori referenze dell’Alto Adige, ma garantirà anche lo svolgersi dei seminari in totale sicurezza e nel rispetto delle normative anti Covid-19 vigenti.
La partecipazione ai seminari è riservata agli operatori del settore come enotecari, ristoratori, distributori e giornalisti, previa registrazione sulla piattaforma Eventbrite.
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Si allargano a macchia d’olio le operazioni anti caporalato in Italia. I finanzieri del Comando Provinciale del capoluogo lombardo hanno sequestrato un’azienda agricola di Cassina de’ Pecchi, in provincia di Milano, del valore complessivo di oltre 7,5 milioni di euro, su decreto emesso dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Milano, oggetto di successiva convalida da parte del Gip.
Il provvedimento costituisce l’esito delle indagini svolte dalla Compagnia di Gorgonzola che hanno consentito di portare alla luce un sistematico sfruttamento illecito della manodopera agricola a danno di circa 100 lavoratori extracomunitari.
Gli accertamenti hanno infatti permesso di rilevare anomalie nelle assunzioni e nelle retribuzioni dei dipendenti dell’azienda nonché evidenziato “gravi e perduranti violazioni delle norme che regolano l’impiego dei braccianti agricoli“.
In particolare, i lavoratori non solo erano obbligati a prestare estenuanti turni di oltre 9 ore giornaliere, ma ricevevano una paga oraria di 4,50 euro, nettamente inferiore a quella minima prevista dal contratto collettivo nazionale.
Inoltre, alla ingiusta retribuzione si aggiungevano degradanti condizioni d’impiego nei campi: i braccianti, infatti, soggetti alla continua vigilanza dei responsabili, erano costretti a sforzi fisici oltremodo gravosi, tesi a velocizzare la raccolta dei frutti e in spregio alle norme anti Covid-19 sul distanziamento sociale.
Approfittando delle condizioni di bisogno dei dipendenti mediante la minaccia che l’eventuale disobbedienza alle pressanti imposizioni datoriali avrebbe comportato sospensioni o licenziamenti in tronco, i titolari dell’azienda riuscivano a ridurre il costo della manodopera e massimizzare i guadagni.
Eloquente era la prassi dell’assunzione in prova per due giorni senza alcun compenso a cui seguiva, discrezionalmente e senza alcuna valida ragione, l’allontanamento del bracciante. Con tale modalità i responsabili dell’azienda riuscivano, ulteriormente, a ridurre i costi complessivi e sfruttare i giovani extracomunitari bisognosi di lavorare.
Al termine delle indagini sono state denunciate per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento della manodopera 7 persone, tra i quali, oltre ai due amministratori, anche due sorveglianti, due impiegati amministrativi e il consulente dell’azienda che predisponeva le buste paga.
Alla luce delle risultanze dell’indagine, la Procura della Repubblica ha disposto il sequestro di tutti i beni della società, consistenti in 53 immobili, tra terreni e fabbricati, 25 veicoli strumentali e 3 conti correnti e la nomina di un Amministratore Giudiziario ai fini della continuità aziendale nel rispetto delle leggi vigenti.
Durante l’esecuzione del provvedimento, inoltre, i finanzieri, anche grazie al supporto di personale dei Vigili del Fuoco e dell’ATS di Milano, hanno potuto verificare le precarie condizioni di sicurezza e di igiene in cui i braccianti erano costretti ad operare ovvero l’assenza di dispositivi di protezione individuale, di spogliatoi, di docce e di servizi igienici a sufficienza (era presente, infatti, un solo bagno chimico esterno).
Inoltre risultavano mancanti il piano di prevenzione incendi ed il piano di emergenza. Veniva tra l’altro accertato il precario deposito di diserbanti e fitofarmaci – sostanze che i responsabili facevano direttamente utilizzare ai braccianti, privi di ogni formazione, esponendoli, così, ad un grave rischio per la salute – nonché di generi alimentari destinati ad essere venduti ad operatori della grande distribuzione (sono stati, infatti, sequestrati oltre 27 mila barattoli di marmellata esposti al sole).
L’operazione di servizio testimonia l’attenzione della Guardia di Finanza a tutela del mercato del lavoro per contrastare, in particolare, le più gravi forme di prevaricazione e sfruttamento in danno dei lavoratori dipendenti, specie se costoro si trovano in condizioni di particolare debolezza o bisogno.
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Nuovi danni da maltempo nelle campagne in Lombardia. Lo rende noto la Coldiretti regionale sulla base di un monitoraggio in corso sul territorio, dal quale emerge che nelle ultime ore bombe d’acqua e grandinate, registrate anche ad alta quota, hanno danneggiato pascoli, cereali, frutta e verdura.
In Valle Brembana, in provincia di Bergamo, spiega la Coldiretti Lombardia, una forte pioggia di ghiaccio ha colpito l’alpeggio Cancervo, situato a circa 1600 metri di altitudine, a cavallo tra Taleggio e San Giovanni Bianco. I chicchi di grandine hanno formato una spessa coltre che ha schiacciato l’erba: impossibile pascolare per le mucche che in questo periodo si trovano su questi prati per la stagione estiva.
Nel Milanese – prosegue la Coldiretti regionale – ad avere la peggio sono stati frutta e verdura, mais e frumento. In particolare, nella zona dell’Abbiatense la tempesta di ghiaccio in pochi minuti ha spazzato la campagna di Cisliano triturando le coltivazioni di pomodori, meloni, angurie e verdura di stagione.
“La grandine – aggiunge la Coldiretti – ha colpito anche i campi di cereali nei comuni di Cusago e Gaggiano, mentre intorno alla frazione Castelletto di Abbiategrasso le piante di mais in fioritura sono state spianate o devastate. Infine, bombe d’acqua hanno allagato le coltivazioni in altri comuni della parte occidentale dell’area metropolitana: in corso la conta dei danni”.
La grandine ha lasciato il segno anche a nord del capoluogo su alcuni campi di mais del Basso Varesotto, da Sesto Calende a Busto Arsizio. L’incontro dell’aria calda della pianura con quella fredda della catena alpina aumenta la gravità dei fenomeni che si formano rapidi e si abbattono violenti sul territorio, a fasce di diversa intensità. Verifiche dei tecnici Coldiretti in corso anche nella zona di pianura dell’Oltrepo Pavese, in particolare tra Broni e Stradella.
“Questi episodi che colpiscono in modo improvviso e a macchia di leopardo le campagne – commenta la Coldiretti regionale – confermano i cambiamenti del clima che si avvertono anche in Italia, dove la primavera 2020 è stata la nona più bollente dal 1800 secondo Isac Cnr, che ha rilevato una temperatura superiore di 0,84 gradi la media”.
L’agricoltura – conclude la Coldiretti – è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con sfasamenti stagionali ed eventi estremi che hanno causato una perdita in Italia di oltre 14 miliardi di euro nel corso del decennio.
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Un lungo vademecum di regole da seguire. Sanificazioni continue, rispetto delle distanze, precedenza alle prenotazioni, archivio dei clienti per 14 giorni, utilizzo di mascherine. Sono solo alcune delle tante norme previste dalla fase 2 per la riapertura di bar e ristoranti, dopo il lockdown da Coronavirus in Italia.
Ingenti i danni al settore Horeca e alla produzione alimentare. A pesare sul calo, in molti casi, anche il calo delle presenze per la chiusura di uffici con lo smart working e l’assenza di turisti, italiani e stranieri.
Prima dell’emergenza Coronavirus, sempre sulla base delle stime di Coldiretti, la spesa degli italiani per pranzi, cene, aperitivi e colazioni fuori casa era pari al 35% dei consumi alimentari per un valore di 84 miliardi di euro.
Tra i tanti professionisti dell’Horeca colpiti dal lockdown c’è Fabrizio Concordati, titolare del ristorante Boccondivino di via Carducci a Milano. Una realtà familiare nata nel 1976, che negli anni ha raccolto sempre più il favore della clientela, anche internazionale.
Il segreto? Una formula invariata da sempre. Un menù degustazione fondato principalmente su una proposta di salumi e formaggi rigorosamente di origine italiana abbinati a 6 vini, anche questi italiani, pensati anche per il pairing con le diverse portate.
Fabrizio Concordati, diplomato sommelier nel 1993, ha raccolto il testimone del padre e avviato nel 2009 un’iniziativa fortunata, che ha aggiunto valore al ristorante: il “Boccondivino Lunch“, destinato alla clientela business, in pausa pranzo. Una fetta importante del fatturato, che con Covid-19 è venuta a mancare.
Abituato a rimboccarsi le maniche, dal 4 maggio Concordati ha cominciato ad occuparsi di tutto, dalla cucina al marketing, sino alle consegne a domicilio, il cosiddetto food delivery. Tracciamo il bilancio dei primi giorni di ripresa delle attività del ristorante Boccondivino.
Dal 4 maggio avete potuto riaprire con la modalità di asporto e domicilio: una novità assoluta il delivery a Milano, per la vostra attività. Come giudicate l’iniziativa?
Sì, abbiamo iniziato l’attività di asporto e delivery e contiamo di continuare. Nessuna problematica, solo una buona capacità organizzativa.
Riaccendere i fornelli in questa situazione di incertezza è un investimento al buio. Ne è valsa la pena in questi giorni?
Il bilancio di questi primi giorni sicuramente non è positivo. In media servivamo 40 coperti al giorno, abbiamo riaperto da una settimana e in tutto abbiamo registrato un totale 25 coperti in 7 giorni. Prevediamo che questo sarà l’andamento fino al mese di settembre. Otto le persone impiegate a pieno a regime, prima del lockdown da Coronavirus. Oggi si riducono a due.
Secondo il sondaggio effettuato sulla nostra pagina Facebook è emersa una generalizzata perplessità nel tornare con leggerezza al ristorante, per questioni economiche, timore di contagi, ma anche per le nuove regole di distanziamento. Si ritrova con i risultati?
Non credo che ci sia effettivamente timore da parte della gente o problematiche economiche. Il lavoro della maggior parte delle persone è continuato, anche se con modalità diverse. Credo piuttosto che i ristoranti e l’Horeca, più in generale, risentano più o meno la crisi in base alla tipologia dell’offerta.
C’è molta differenza tra la somministrazione rivolta alla clientela in cerca di svago rispetto a chi è abituato a interfacciarsi con un cliente business. È chiaro che in questo momento questi ultimi risentono maggiormente della situazione generale. Per quanto riguarda le regole di distanziamento, da questa prima fase di apertura mi sembra di constatare che la gente comune non le stia tenendo in grande considerazione.
È già possibile fare delle stime economiche per il futuro? Quanto torneranno gli incassi ‘standard’? Il servizio a domicilio ha compensato i coperti ridotti?
Per tornare agli incassi standard è necessario che riaprano le frontiere con il resto del mondo, ma soprattutto che l’economia delle grosse aziende torni ai livelli dello scorso anno. Cene aziendali e grandi eventi determinano considerevolmente il nostro lavoro.
Il delivery non può assolutamente compensare il servizio classico che è basato su una attenzione al cliente che non si può dare con il servizio a domicilio. In questo momento c’è un’offerta di piatti serviti di gran lunga superiore alla domanda.
‘Andrà tutto bene’, ‘Uniti ce la faremo’, ‘Gli italiani si rimboccano le maniche’. Motti che abbiamo sentito spesso in questo periodo. Per citare un aforisma di Esopo: ‘È facile essere coraggiosi a distanza di sicurezza’. D’altronde una ripresa deve essere auspicabile. Qual è il tuo pensiero in merito?
Che la salute pubblica deve venire prima di tutto il resto e il diritto alle cure deve sempre essere garantito. Nello stesso tempo un paese civile deve stare al fianco dei cittadini e garantire il sostegno al reddito di tutte le categorie di lavoratori, per tutta la durata dell’emergenza.
Se un impresa fino a gennaio fatturava 100 e da marzo in avanti sta fatturando zero, è chiaro che è necessario l’intervento delle istituzioni per la tutela di tutte le persone che in quella azienda ci lavorano, dipendenti e titolari.
Sono state tante le proteste dei ristoratori di Milano, chiavi riconsegnate al Sindaco, sedie all’arco della pace, scioperi della fame. Qualcuno non ha neppure riaperto. State facendo rete in qualche modo oppure, alla fine, è una battaglia che ognuno combatte solo?
Purtroppo non c’è una reale coesione del settore dovuta ai nostri pregressi storici.
Boccondivino è nel pieno centro di Milano. Clientela ricca, facoltosa, con buona disponibilità di portafoglio. Ma anche molti turisti, che oggi mancano. Alla luce della pandemia avete pensato di rivedere il vostro target?
Assolutamente no: Boccondivino è nato così 45 anni fa e così rimarrà, finché ne avrà la forza. Non a caso il nostro servizio di asporto negli uffici è studiato per garantire la qualità del prodotto e del servizio ai quali i nostri clienti sono abituati. E lo stesso vale per l’idea dell’apericenone serale.
Legata al menù anche una cantina ricca. Non si fa che parlare del futuro del vino nella ristorazione in questi giorni. Qual è la tua opinione in merito, da ristoratore e anche da esperto sommelier?
Molto semplice, a mio avviso: chi pensava di imbottigliare per vendere, solo perché in etichetta ci scriveva vino, è destinato scomparire, esattamente come la ristorazione improvvisata.
State abbinando al food anche la wine delivery? Come la gestite dal punto di vista del prezzo?
Tutte le nostre formule di menù comprendono sempre una o più proposte di vino, pertanto anche nel delivery il vino è parte integrante. La nostra forza, riconosciuta dalla clientela, risiede nell’ottimo rapporto qualità/prezzo. Un elemento che da sempre ci contraddistingue e che ci ha permesso di raggiungere risultati in termini di popolarità, anche a livello internazionale.
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Geoffrey Chaucer 2.0: ovvero come si passa dalle “tales”, alla brutta figura via social. In un post pubblicato ieri su Instragram, la Master of Wine americana Christy Canterbury denuncia di non aver ancora ricevuto, assieme al resto dei giudici internazionali, il compenso di 4 mila euro per aver preso parte al Comitato tecnico di Biwa – Best Italian Wine Awards, nell’estate 2019. Taggandosi a Milano, dove è stata stilata la classifica dei 50 migliori vini italiani dell’anno, Canterbury si rivolge in particolare a Luca Gardini, ideatore del premio.
Ciao, @gardiniluca! We are wondering when you or your business partner will pay us for last summer’s work @biwawards. We have waited 10 months. We international judges (@timatkinmw @spanishwinelover @kenichi_ohashi @yang.lu_ms) will miss #BIWA this year & wish the best to all Italian wine producers recovering from the difficult start to 2020″, recita il post Instagram della Master americana.
I colleghi giudici citati da Canterbury sono Kenichi Ohashi, unico Master of Wine giapponese, la giornalista spagnola Amaya Cervera, il Mw britannico Tim Atkin e il master sommelier cinese Yang Lu.
Nei commenti al post, è Cervera a rincarare la dose: “These are difficult times but our work was completed on September last year, long before the crisis broke” (“Sono tempi difficili, ma il nostro lavoro è stato completato a settembre dello scorso anno, molto prima dell’inizio della crisi” – ndr Coronavirus).
Sul piatto ci sarebbe un cachet di 4 mila euro, più volte richiesto a Luca Gardini dal team di esperti internazionali. Lo confermerebbe il commento di Tim Atkin: “We were promised by Luca that we would be paid promptly. So we’ve been waiting for ten months. For € 4000, which is a lot of money. Especially now” (“Luca ci ha promesso che ci avrebbe pagato tempestivamente. Abbiamo invece atteso 10 mesi. Per 4 mila euro, che sono un sacco di soldi. Specialmente oggi”).
Un gesto esemplare ed estremo, quello della denuncia social, che Atkin giustifica così: “We were left with no choice. We’ve been sending emails for month. In the end, calling people out publicly is the best way to make your point“. In sintesi, dopo mesi di email senza risposta, il gruppo di giudici ha deciso di lavare i panni sporchi in piazza. Pubblicamente.
La classifica Biwa è nata nel 2012 da un’idea di Luca Gardini e Andrea Grignaffini. Si legge sul sito web dell’evento che “negli anni ha saputo dare grande visibilità alle eccellenze vinicole del Paese sul panorama internazionale, approdando anche a Città del Messico, Londra, Hong Kong e Bordeaux”. Da ieri, prepotentemente, anche su Instagram.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Tra le misure del lockdown pensate per arginare Coronavirus, il governo del Sudafrica ha inserito il divieto di consumo, produzione ed export di vino. L’industria vitivinicola del Paese africano, già provata dal blocco della vendemmia revocato nel giro di 48 ore, è messa in ginocchio da un provvedimento che dura ormai da 7 settimane. Dovevano essere tre, stando ai primi proclami di Pretoria.
Secondo le stime dell’organizzazione locale Vinpro, un numero compreso tra 60 e 80 cantine – per la maggior parte a conduzione famigliare – rischiano la chiusura. Quattordicimila le persone che potrebbero perdere il lavoro. Una follia “proibizionista” che coinvolge grandi e piccole aziende del Sudafrica, Paese che esporta annualmente il 50% del vino prodotto.
Le misure del governo alimentano peraltro il contrabbando di alcolici in Sudafrica. E il blocco dell’export, oltre a costituire un unicum tra le misure messe in campo per contrastare Coronavirus a livello internazionale, fa perdere ai produttori gli spazi sugli scaffali delle distribuzioni internazionali, in favore di altri Paesi. Difficoltà che si riverberano anche sugli importatori italiani.
È il caso di Fabio Albani (nella foto) che dal quartier generale di Muggiò, a pochi chilometri da Milano, vende ogni anno in Italia circa 75 mila bottiglie di vino sudafricano. Una passione, quella per il Sudafrica, nata da una semplice vacanza, nel 2003. Afri Wines e l’e-commerce ViniSudafrica.itvengono fondati 6 anni più tardi, nel 2009.
Trenta aziende a catalogo, per un totale di oltre 200 etichette, destinate principalmente all’Horeca. “Le misure messe in atto dal Governo in Sudafrica – commenta Albani a WineMag.it – segnano non poco anche il nostro business e ci fanno rimanere con gli occhi aperti, aspettando che la situazione migliori”.
Se il blocco totale delle attività lavorative, in una fase cruciale per la vendemmia in Sudafrica come il mese di marzo, si è protratto solo per 2 giorni, dura invece da 7 settimane il divieto per le aziende di imbottigliare ed esportare le nuove annate, proprio quando sarebbe stata ora di presentarle.
Tutto è legato al fatto che l’ente certificatore dei vini del Sudafrica, Sawis, è chiuso e dunque i vini non possono essere sottoposti ai controlli previsti dalle normative internazionali in materia di origine, salubrità e analisi organolettica”.
La situazione, per Fabio Albani, è surreale. “Stiamo cercando di capire quanta merce è disponibile – spiega l’importatore a WineMag.it – per chiudere l’ordine di un container. Le vendite perdute ammontano a circa 5-6 mila bottiglie. Alla situazione in Sudafrica si è infatti aggiunta quella in Italia, con un ordine rimasto bloccato un mese al porto di Genova per carenza di personale deputato ai controlli, dirottato su altri tipologie di merce”.
Nel mese di aprile, Albani ha registrato gli stessi volumi degli anni scorsi. “Il fatto di esserci strutturati sin dagli albori con un e-commerce – spiega l’importatore – ci sta aiutando non poco, nonostante l’Horeca sia ferma. Stiamo anzi assistendo a un exploit in termini di valore, data la marginalità superiore che ha l’online”.
Il timore è che il Governo di Pretoria non faccia presto marcia indietro. “L’autunno in Sudafrica è ormai arrivato – conclude Fabio Albani – e secondo i virologi il freddo favorisce la proliferazione di Coronavirus. La curva dei contagi, di fatto, si sta pericolosamente alzando”. Meglio affrettarsi, dunque, per assaggiare un vino sudafricano.
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EDITORIALE – La forma a grappolo d’uva è un invito sulla cartina geografica. Eppure, l’Oltrepò pavese è ancora sconosciuto a gran parte dei milanesi. Vino e ospitalità, col passare degli anni, si sono fusi sempre più in quello che potrebbe essere uno dei paradisi dell’enologia italiana.
Oggi, le nuove formule di turismo di prossimità, dettate dall’emergenza Coronavirus, mettono involontariamente gli abitanti di Milano nell’angolo. Basta scuse, insomma. È ora di scoprire, anche solo per un weekend o una gita fuori porta, le bellezze di una terra che dista un’ora dal capoluogo della Lombardia.
Il biglietto da visita è fatto di numeri. L’Oltrepò conta 13.500 ettari di vigneti e 1.700 aziende vitivinicole, molte delle quali a conduzione famigliare, capaci di produrre oltre il 60% del vino lombardo. Il tutto lungo l’asse magico del 45° parallelo, che accomuna le migliori aree vinicole del mondo.
Ce n’è per tutti i gusti: dall’eleganza assoluta dello spumante Metodo classico a base Pinot Nero, ottenuto con la stessa tecnica dello Champagne, passando per i preziosi vini rossi da lungo affinamento, come il Buttafuoco Storico.
L’Oltrepò è anche terra di bianchi, grazie alla coltivazione di Riesling Renano e Italico, nonché del dolce Moscato. Spazio anche agli autoctoni come la Croatina e l’Ughetta di Canneto, dal nome del borgo alle porte di Pavia. Ecco una lista di cantine in cui scoprire la meraviglia dell’Oltrepò pavese. Dentro e fuori dal calice.
Siamo a Santa Giuletta, a circa 20 chilometri da Piemonte ed Emilia Romagna e a 50 dalla Liguria. “700 Enolocanda” è l’ultima sfida di Stefano Milanesi, vignaiolo che ha voluto creare “un posto in cui star bene, mangiare bere e dormire senza pensieri, in cui potersi sentire a casa”. Quattro le camere, tutte doppie, messe a disposizione da “700 Enolocanda” per il pernotto. Una proposta che ben si abbina a quella gastronomica dell’annesso ristorante.
700 Enolocanda
via Castello 31 27046 Santa Giuletta (PV) 0383 899137 info@700enolocanda.it
Storica realtà dell’Oltrepò pavese, Frecciarossa ha da poco celebrato 100 anni di orgoglio e rigore nella conduzione dell’azienda, avviata nel 1919. Tutti aspetti che la famiglia Radici Odero sa tramettere in ogni goccia dei propri vini, la cui punta di diamante è costituita proprio dal Pinot Nero. Frecciarossa è di fatto una delle aziende imperdibili per gli amanti del grande vitigno francese, così ben acclimatatosi in provincia di Pavia. Dal punto di vista dell’ospitalità, all’elegante “Villa Odero”, che può essere affittata per matrimoni ed eventi, Frecciarossa affianca “La Casina”, una casa vacanza con due camere da letto, a Casteggio (PV).
Frecciarossa Società Agricola Via Fratelli Vigorelli, 141 27045 Casteggio (PV)
+39 3939103208 info@frecciarossa.com
Questo il nome scelto per l’agriturismo da Amedeo Pietro Quaroni, attuale sindaco di Montù Beccaria (PV), ma ancor prima produttore di vino in Oltrepò pavese. Per l’esattezza siamo a Zenevredo. La Casa dei Nonni, oltre a un ristorante in cui gustare le prelibatezze enogastronomiche pavesi, mette a disposizione 5 camere da letto.
La Casa dei Nonni
Frazione Poalone, 6
27049 Zenevredo (PV)
Una formula ben rodata, quella dell’accoglienza di Montelio in Oltrepò pavese, certificata dal marchio Agriturismo Italia del Mipaaf. Ogni anno sono infatti 1.500 i visitatori, provenienti da tutto il mondo. All’interno di uno dei cortili sono state ristrutturate quelle che nel 1800 erano le case dei braccianti agricoli, per un totale di 6 comodi appartamenti completi di cucina, tutti arredati con l’elegante semplicità della campagna lombarda.
Azienda Agricola Montelio di C. e G. Brazzola via Domenico Mazza, 1
27050 Codevilla (PV) 0383 373090 cantine@montelio.it
Tra le realtà più giovani del vino dell’Oltrepò pavese, Tenuta Quvestra conta 12 ettari nel territorio di Santa Maria della Versa, patria degli spumanti italiani ottenuti da uve Pinot Nero. Lo staff ha puntato sin dagli esordi sul binomio tra ospitalità e produzione di vini di alto profilo, con la consulenza enologica di Mario Maffi. “Wine & Hospitality”, insomma, è molto più di uno slogan.
Un credo da portare avanti assieme alla scommessa sul territorio pavese, attraverso 6 soluzioni per il soggiorno: Bordolese, Renana, Jeroboam, Magnum, Balthazar e la maestosa Villa Magna. Tutte case-appartamento con piscina privata, da un minimo di 2 posti letto a un massimo di 12.
Tenuta Quvestra Società Agricola
Località Case Nuove, 9 – SP. 189
27047 Santa Maria della Versa (PV) +39 347 601 4109 info@quvestra.it
Circondata da boschi e vigneti, Tenuta Travaglino mette a disposizione un’accogliente struttura di charme: un ristorante con quattro eleganti camere e una suite con vista sul meraviglioso paesaggio collinare, lungo la strada che dal centro di Calvignano conduce a Casteggio. Il ristorante offre piatti della tradizione pavese, con rivisitazioni in chiave moderna attente agli abbinamenti con i vini del territorio.
Sono 32 le stanze dell’Agriturismo Torrazzetta a Borgo Priolo, nelle tipologie Standard, Superior e Suite famigliare. Nel complesso anche una piscina, un campo da tennis e calcetto e la possibilità di far visita agli animali della fattoria. Non manca ovviamente la proposta enologica, con i vini biologici prodotti secondo canoni vicini al mondo dei “naturali”. Non a caso Torrazzetta è la prima cantina certificata bio dell’Oltrepò pavese, sin dal 1984.
Due vocazioni per Torre degli Alberi: la produzione di “bollicine” e l’ospitalità. Siamo a Ruino, per un’offerta particolare. La struttura agrituristica viene infatti affittata a soli gruppi autogestiti, a disposizione di coloro che volessero visitare l’azienda, assaggiare gli spumanti e trascorrere un weekend o un soggiorno più lungo in campagna. La casa, denominata “Costantina”, è isolata e dista 300 metri dal piccolo paese. Ospita un massimo di 24 persone, distribuite in cinque stanze con letti a castello.
Torre Degli Alberi – Azienda Agricola Camillo e Filippo Dal Verme 27040 Ruino (Pv) 0385 955905 – 335 1320166 info@torredeglialberi.it
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
MILANO – Nestlé Italia ha nominato Giorgio Mondovì come nuovo Business Executive Officer della divisione Food del Gruppo e Business Manager del segmento basi Emena, a partire dal 4 maggio.
Laureato in Economia e Commercio, 53 anni, sposato e padre di due ragazze, Giorgio Mondovì è entrato in Nestlé nel 1991, assumendo nel corso degli anni ruoli di crescente responsabilità nell’area commerciale. Dopo un’esperienza in Nestlé Italiana come Direttore Vendite nelle divisioni Food e Bevande, nel 2005 viene chiamato a ricoprire l’incarico di Managing Director di Nestlé Malta.
Nel 2010 rientra in Italia come Business Executive Manager della Divisione Bevande di Nestlé Italiana con l’obiettivo di consolidare la presenza dei marchi sul mercato favorendo forte innovazione e sviluppo di nuovi prodotti. Dal 2013 assume il ruolo di International Business Unit Director del Gruppo Sanpellegrino, guidando lo sviluppo all’estero e la distribuzione dei brand S. Pellegrino e Acqua Panna in circa 150 Paesi.
Nel 2018, in qualità di Business Executive Officer Local Business Unit del Gruppo Sanpellegrino, torna a dedicarsi al mercato italiano con il compito di continuare a valorizzare il portafoglio prodotti e creare nuove opportunità commerciali. Nel nuovo ruolo a guida della divisione food, si occuperà di rafforzare i brand Buitoni, Garden Gourmet, Maggi e Thomy nei canali tradizionali e valorizzare la crescita nei nuovi segmenti.
Giorgio potrà contare sull’eccellenza produttiva dell’hub di Benevento, recentemente rinnovato in ottica Industria 4.0 con un investimento di 50 Mio di € per sviluppare, oltre al mercato italiano, l’export della pizza surgelata, già oggi distribuita in 7 Paesi europei.
La sua grande esperienza, unita alla profonda conoscenza del marchio e del mercato forniranno un contributo importante alla crescita dei brand, alla valorizzazione del Made in Italy e alle nuove sfide che attendono il settore.
Giorgio Mondovì subentra in questo ruolo a Stefano Bolognese, che assumerà un nuovo incarico all’interno del Gruppo come Head of International Business Unit Nestlé Waters Italy.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Se c’è un ristorante, a Milano, che interpreta in maniera maniacale la cucina tradizionale cinese, con un tocco prezioso di contemporaneità, quello è Ba-Restaurant. Lo ha aperto nel 2011, in via Raffaello Sanzio 22, la famigliaLiu (Claudio, Marco e Giulia). Ampliando un impero del gusto orientale che annovera anche Iyo e Gong.
Poco prima del lockdown, il tempo di rinnovare gli interni, ma non lo spirito e il personale. In cucina confermato il giovane ed estroso Executive Chef Bryan Hooi. Alle “bottiglie” un sommelier (Aspi) tanto esperto quanto entusiasta e discreto: Marco Spini.
Classe 1968 e una caratteristica che lo rende unico tra i sommelier italiani: il baffo all’insù, alla Salvador Dalí. Ma è unica anche la voglia di continuare ad aggiornare una Carta Vini che conta oggi quasi 500 etichette, nazionali e internazionali. Solo uno dei tanti professionisti costretti al lockdown, in una Milano che ha voglia di tornare normale, dopo la quarantena.
Marco Spini, quei baffi all’insù sono uno dei simboli del Ba. Ma bisogna poterseli permettere, dopo tanti anni di gavetta. Lei può, insomma
Dopo una formazione tecnica e artistica, sono entrato nel mondo del lavoro come impiegato, ma presto ho scoperto altri interessi, come quello per il vino. Nel 1994 mi sono iscritto al Primo livello con Ais. Pochi mesi dopo, la mia passione è diventata un lavoro, in qualità di commis-sommelier a “L’Osteria”, a Milano al fianco di Franco Bisignani, del quale divento da subito la spalla.
L’Osteria è un luogo magico, un vero e proprio antesignano del concetto che verrà molto dopo di Wine Bar: aperto nel 1977 da Franco, è una mescita di vino affiancato da Salumi e Formaggi. Il tutto accuratamente selezionato. Abbiamo 350 vini in carta con una trentina di vini al bicchiere.
Facciamo costruire un’azotatrice su misura da un artigiano di Alba, che ci permette di servire 8 grandi rossi al calice in mancanza di ossigeno. Tutte le sere si aprono almeno 40, 50 bottiglie, con almeno 3, 4 decantazioni al tavolo ed è un grandissimo successo, la clientela è molto variegata. Negli anni a venire il Naviglio esploderà e si riempirà di locali, siamo solo all’inizio, anni formidabili.
Ogni primo lunedì del mese ci riuniamo in Osteria insieme ad altri professionisti ( tra i quali voglio ricordare Maida Mercuri del Pont de Ferr, Roberto De Feudis de Le Vigne, Fabio Locatelli della Trattoria Madonnina ed il grande amico Gianni Frattola) ed assaggiamo tutti i campioni che ci inviano i commerciali e le aziende, commentandoli e condividendo le nostre impressioni. Ci chiamano “Il Gruppo dei Navigli“.
Insieme ci muoviamo per le fiere e le manifestazioni di settore (Vinitaly e Merano Wine Festival in primis), le degustazioni e le visite in azienda. Nel 1996 mi diplomo Sommelier professionista, nel 2000 con Franco prendo in gestione il locale, dove rimango fino al 2005. Poi mi prendo una piccola pausa.
Poi per 5 anni mi occupo di dirigere un bistrot in Zona Tortona , il “Piquenique” di via Bergognone, dove mi occupo anche della cucina del wine-bar, cui segue un anno presso “La Cantina di Franco” di via Sanzio.
Arrivo poi a “La Dogana del Buongusto”, nel 2013, dove a fianco di Nino Pappalettera, tutt’ora mio maestro di Sommellerie e mentore, entro nello staff del ristorante come chef de rang e sommelier.
Nel 2016 approdo al Ba-Restaurant come Head Sommelier. Marco Liu mi affida la responsabilità del beverage, lasciandomi la massima libertà nella composizione della nuova carta. Nasce da subito un bellissimo rapporto.
Mi occupo del rinnovamento della cantina, che riorganizzo e che poco dopo verrà anche climatizzata, creando una Carta vini che viene modellata sul menù e sulle mie suggestioni, ma con un occhio anche alle preferenze degli ospiti ed un altro alle nuove tendenze del mercato.
Nello specifico?
Al suo interno trovano posto grandi produttori e artigiani, vini rinomati e meno conosciuti, aziende dall’approccio convenzionale, biologico o biodinamico. Tutti i vini sono caratterizzati da finezza ed eleganza, qualità e pulizia delle sensazioni e dalla personalità: si deve sentire la mano che lo ha fatto, la storia da raccontare. Il telling.
In tre anni e oltre di lavoro ho quintuplicato la carta, in maniera graduale, un passo alla volta. La carta dei vini attualmente sfiora le 500 referenze, ed è in continuo divenire.
Al bicchiere oltre 40 vini e una novità: la “Carta dei Tè”. Si è occupato anche di questo?
Con la riapertura del nuovo locale ho implementato la mescita al calice consueta, composta da 5 “bolle”, 5 bianchi, 5 rossi, 11 vini da dessert. E con una proposta di grandi vini al bicchiere: 6 bianchi, 6 rossi, 3 dessert, serviti con Coravin e con rotazione mensile, quindi l’offerta al bicchiere è di oltre 40 vini.
Altra novità inserita la Carta dei Tè, l’abbinamento tradizionale cinese: 10 tè da me selezionati, in base alle caratteristiche di pairing. Al momento sono tre verdi, un bianco, un wulong, tre fermentati: due neri, un rosso,e poi due herbal.
Ovviamente il servizio del tè avviene secondo le regole con le giuste temperature, i giusti tempi di infusione e le quantità di foglie e viene eseguito da noi al tavolo, presentando l’infuso (le foglie bagnate, dopo infusione) e il liquore (la bevanda).
Altro mio importante compito è quello di supervisionare e coordinare il personale di sala in merito alle principali tecniche di sommellerie e di mantenere elevato lo standard di servizio.
Il suo ruolo in Aspi?
Collaboro con l’Associazione Aspi (Associazione della Sommellerie Professionale Italiana, unica referente nazionale di ASI, l’Association de la Sommellerie Internationale ndr), fondata nel 2008 da Giuseppe Vaccarini, grande maestro e riferimento per me importantissimo.
Partecipo attivamente alle attività di Aspi come Formatore, sia per i corsi di formazione rivolti ai professionisti che per quelli delle Scuole Alberghiere. Dal 2015 al 2017 ho rivestito il ruolo di Coordinatore per Milano e Provincia. Attualmente svolgo anche la funzione di Tutor per il Percorso Tutorato di preparazione all’esame di abilitazione professionale.
L’attualità del Ba-Restaurant è però legata al lockdown. Quando avete chiuso?
La prima chiusura è stata dal 26 febbraio al 4 marzo, per poi chiudere nuovamente dall’8 marzo, da disposizioni.
Siete pronti a riaprire? Con che misure?
Francamente siamo in attesa come tutti di attendere una definizione chiara delle nuove disposizioni. Partiamo da un ottima base: sulle questioni normative la policy di Ba è molto rigorosa, da sempre. Per noi, igiene del luogo di lavoro e del personale e il benessere e la sicurezza dell’ospite sono sempre state al primo posto.
Con la riapertura abbiamo ridotto i coperti e quindi già aumentato le distanze tra i tavoli. Andremo a calibrarle ulteriormente. Andremo a gestire ancor meglio i flussi della clientela, utilizzeremo tutte le nuove procedure che verranno stilate, quindi sanificazione, rilevazione della temperatura, monitoraggio degli ingressi, eccetera.
Sarà molto importante trasmettere fiducia e rassicurare il più possibile i nostri ospiti, alzando ancor di più il livello del comfort oltre che quello della sicurezza. Nel frattempo ci stiamo organizzando per il delivery, che sta per partire. E visto che avremole mascherine (la vorrei coi baffi!) impareremo a sorridere con gli occhi!
Quanti coperti assicuravate al giorno, in media, prima del lockdown?
Un centinaio tra pranzo e cena, su un totale di 64 coperti, tenendo conto che arriviamo da una chiusura di 4 mesi per totale ristrutturazione e che abbiamo riaperto il 10 dicembre 2019.
Quanto calici e bottiglie era abituato a servire, prima del lockdown? Più calici o più bottiglie?
Direi 30-35 bottiglie, più 25-30 calici, tenendo conto anche degli aperitivi e dei vini da dessert.
Più vini italiani o stranieri? Quali sono le aree più richieste?
Sicuramente più italiani, anche se Champagne e Borgogna hanno una buona richiesta, anche se più di nicchia. Per l’Italia sicuramente Alto Adige, Friuli, Piemonte, Toscana, Campania e Sicilia. Per l’estero i già detti Champagne e Borgogna, ma anche qualche escursione su Loira, Alsazia, Cȏte du Rhone e Bordeaux per la Francia; Reno e Mosella per la Germania.
Quali sono i prezzi medi di calici e bottiglie servite?
Si viaggia su una media di 35-40 euro a bottiglia e di 8-10 euro per il calice. I prezzi variano molto a seconda dei vini. La mia carta, peraltro, è tutta consultabile sul sito web di Ba Restaurant.
Oggi cosa fa il sommelier Marco Spini per tenersi in “allenamento”?
Bravo, mi alleno, dice bene: continua come sempre la mia ricerca personale: assaggio nuovi vini e cerco nuovi spunti per il futuro, leggo e mi documento, mi sento con i colleghi. E poi studio: la formazione continua per un sommelier contemporaneo è fondamentale, gli argomenti sono tantissimi ed il tempo è sempre poco, quindi ne approfitto a piene mani.
Con Aspi, in questo periodo, stiamo continuando con la formazione a distanza e stiamo realizzando una clip quotidiana dove ognuno di noi dà il proprio contributo per fare rete, farci forza e tenerci in contatto in questo particolare momento.
E, per mantenere il buon umore. che è una necessità in questo momento, leggo molto, vedo qualche film, ascolto bella buona musica e mi diverto in cucina, senza dimenticare un po’ di attività fisica quotidiana. Nonostante tutto ripenso alla normale giornata lavorativa: che bello, che nostalgia!
D’accordo, momento confessionale. Si sta concedendo qualche bottiglia in più, in quarantena, oppure non sono cambiate le sue abitudini di consumo?
Ho provato a fare il contrario, per cercare di contenere il peso, ma sono un debole! Ah!
Continuiamo con le confessioni. I tre migliori assaggi ai tempi del lockdown?
Monleale 1995, penultima bottiglia di 24 che presi nel 1997 dalle mani del Walter Massa, che mi consegnava il vino direttamente in Osteria: fantastico, ancora fresco e pungente, come il produttore!
Muller-Thurgau Pacherhof 2018. Novacella, Valle Isarco, bianco con naso esplosivo di frutta, fiori bianchi e spezia, bocca polputa con una bella tensione acido-sapida, nota minerale persistente: gran bella esecuzione!
Saint-Vèran Lieu(Inter)dit 2017 Verget: un bianco del Maconnais che non sfigura per nulla con quelli ben più blasonati della Cote de Beaune, uno Chardonnay perfetto, cristallino come solo i grandi Borgogna sanno essere, con un naso elegantissimo e ampio, una bocca di grande potenza con la terna mineralità-freschezza-sapidità infinite.
Un fuoriclasse del vulcanico Jean-Marie Guffens. Il nome del vino deriva dal fatto che il cru, da sempre, si chiama Cȏte Rotie. Siamo a Davayè, accanto a Macon, nulla a che vedere con la notissima Aoc della Cȏte du Rhone. Ma quest’ultima nel 2016 ha ottenuto “l’esclusiva”, quindi l’eclettico Jean-Marie l’ha chiamato appunto “Luogo(inter)detto”!
Come cambierà la carta del vino del Ba, alla riapertura?
Come detto, la mia carta è, per definizione, in “continuo divenire”. Ho già in mente delle novità… Venite presto a trovarmi, vi aspetto!
Cambieranno i rapporti con i fornitori di vino del Ba-Restaurant?
È presto per fare delle previsioni. Di sicuro credo che saranno maggiormente vicini alle nostre realtà. Anche qui staremo a vedere, tutto dipende da come terrà il settore e da come e da quando ripartirà. Sono comunque ottimista.
Pensi che il conto vendita sia un’opzione profittevole da entrambe le parti del calice?
Potrebbe, ma anche su questo mi riservo di aspettare e vedere come sarà la ripresa.
Di cosa ha bisogno la filiera del vino italiano per ripartire?
Bella domanda! Sono sommelier, quindi posso parlare del mio settore. La situazione è seria e molto complessa e soprattutto mai sperimentata prima: i nostri amministratori stanno affrontando l’emergenza, sono stati commessi degli errori, inizialmente sottovalutazione, ma anche dall’estero ci sono arrivati esempi pessimi.
Gli aiuti promessi sono ancora troppo rallentati dalla burocrazia, mentre la categoria chiede aiuti immediati. Dopo quasi due mesi a incasso zero, molti locali sono a rischio di chiusura. Se tutto va bene si riapre a giugno, ma come è ancora tutto da definire. La vera ripresa avverrà con tempi molto lunghi, temo. Per la tenuta e la ripresa serve un serio e forte sostegno dello Stato e della Ue, su questo non vi è dubbio.
Cambieranno le abitudini dei clienti del Ba? Se sì, in previsione, come?
Domanda difficile, ci provo! Credo che la nostra clientela storica ritornerà. Con qualcuno ho avuto modo di confrontarmi. Verranno nuovi clienti, come sempre. Tutta la nostra ricerca non andrà perduta. Ma anche qui bisognerà vedere come e quando, e in che condizioni, le Autorità ci faranno ripartire.
C’è qualcosa che avrebbe gestito in maniera diversa nel contesto del lockdown della ristorazione?
Gli aiuti dovrebbero essere erogati in tempi rapidi e a fondo perduto, non con prestiti. Pare che in altri Paesi europei sia andata diversamente. Vanno fatti dei significativi sgravi fiscali e possibilmente azzerate o abbassate le imposte: Cosap, Tari, Imu, per citarne alcune.
Gli interventi che vediamo sono rallentati dalla burocrazia e perdono di efficacia. Hanno fatto aumentare la preoccupazione degli attori della ristorazione tutta. Come vado dicendo, dall’inizio di questa pandemia, sono molto più preoccupato da quello che succederà dopo, che dall’emergenza sanitaria in sé, anche se la salute pubblica va indiscutibilmente al primo posto.
Quali sono, a suo avviso, le istanze più urgenti per la ristorazione?
Per riaprire in sicurezza serviranno tamponi per dipendenti e datori di lavoro, divise, mascherine, guanti, sanificatori, monitoraggio in e out del cliente, termoscan del cliente, certificazione procedure, eccetera: quindi, assolutamente, aiuti a fondo perduto per sostenere questi costi.
Bisogna rivedere e snellire tutta la burocrazia connessa ai finanziamenti e alle Cig. Abbassare o annullare le tasse per occupazione suolo pubblico, Tari, Imu. Proseguire con il sostegno Cig.
Le banche dovrebbero da subito rivedere affitti e mutui, erogare crediti a fondo perduto per adeguamento alle nuove normative garantiti dallo Stato, che a sua volta dovrebbe accedere ad aiuti Ue. E poi erogare finanziamenti a reale garanzia pubblica (lo Stato garante) a tassi calmierati.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
MILANO – Le aziende – rappresentate da Aigrim – della ristorazione in concessione nelle aree di servizio autostradali, negli aeroporti e nelle stazioni ferroviariesi si trovano ad affrontare una pesante crisi economica.
Le imprese del settore svolgono un fondamentale servizio pubblico e, soprattutto sulle autostrade, proseguono nel garantire i servizi di ristorazione, nonostante un calo dei volumi tra l’85% e il 90% a seconda delle tratte. Il contesto del comparto è caratterizzato quindi da un sostanziale azzeramento dei volumi di vendita con forti perdite di liquidità.
A ciò si aggiungono gli impegni economici legati ai contratti di sub concessione stipulati con le diverse concessionarie autostradali, aeroportuali e ferroviarie. Tali contratti impongono canoni fissi e variabili, costi di gestione e investimenti dimensionati su volumi ad oggi non più esistenti.
Al momento le risposte da parte di alcune società concedenti aeroportuali ed autostradali sono risultate insufficienti per garantire la continuità del settore. Aigrim ha pertanto formulato delle proposte da applicarsi a tutto il periodo della ripresa, e non solo ai pochi mesi dell’emergenza allo scopo di salvaguardare le attività di ristorazione in concessione e i connessi posti di lavoro.
LE PROPOSTE DI AIGRIM
1) FASE DI EMERGENZA:
a) Azzeramento di tutti i canoni fissi, variabili e dei costi accessori.
b) Riconoscimento, da parte del Governo, del sovvenzionamento della parte di servizio pubblico.
2) FASE DELLA RIPRESA, FINO AL RITORNO AI VOLUMI PRE COVID-19:
a) Ripristino di soli canoni variabili a valori calmierati o comunque proporzionati al calo dei volumi.
b) Contributo alle spese di gestione delle aree in concessione.
c) Dilazione dei termini di pagamento affinché siano minimizzati gli impatti sulla liquidità dell’intero settore.
d) Sospensione di tutti gli investimenti, fatta eccezione per le attività di manutenzione non differibili e sospensione di tutte le nuove procedure di gara per l’intero anno 2020.
e) Proroga di tutte le Convenzioni in essere per un periodo minimo di 12 mesi e comunque per il tempo necessario alla remunerazione degli investimenti effettuati.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
MILANO – Le aziende della ristorazione in concessione nelle aree di servizio autostradali, negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie – rappresentato da Aigrim – si trovano ad affrontare una crisi economica senza precedenti.
Le imprese del settore svolgono un fondamentale servizio pubblico e, soprattutto sulle autostrade, proseguono nel garantire i servizi di ristorazione, nonostante un calo dei volumi tra l’85% e il 90% a seconda delle tratte. Il contesto del comparto è caratterizzato quindi da un sostanziale azzeramento dei volumi di vendita con forti perdite di liquidità.
A ciò si aggiungono gli impegni economici legati ai contratti di sub concessione stipulati con le diverse concessionarie autostradali, aeroportuali e ferroviarie. Tali contratti impongono canoni fissi e variabili, costi di gestione e investimenti dimensionati su volumi ad oggi non più esistenti.
Al momento le risposte da parte di alcune società concedenti aeroportuali ed autostradali sono risultate insufficienti per garantire la continuità del settore. Aigrim ha pertanto formulato delle proposte da applicarsi a tutto il periodo della ripresa, e non solo ai pochi mesi dell’emergenza allo scopo di salvaguardare le attività di ristorazione in concessione e i connessi posti di lavoro.
LE PROPOSTE DI AIGRIM
1) FASE DI EMERGENZA:
a) Azzeramento di tutti i canoni fissi, variabili e dei costi accessori.
b) Riconoscimento, da parte del Governo, del sovvenzionamento della parte di servizio pubblico.
2) FASE DELLA RIPRESA, FINO AL RITORNO AI VOLUMI PRE COVID-19:
a) Ripristino di soli canoni variabili a valori calmierati o comunque proporzionati al calo dei volumi.
b) Contributo alle spese di gestione delle aree in concessione.
c) Dilazione dei termini di pagamento affinché siano minimizzati gli impatti sulla liquidità dell’intero settore.
d) Sospensione di tutti gli investimenti, fatta eccezione per le attività di manutenzione non differibili e sospensione di tutte le nuove procedure di gara per l’intero anno 2020.
e) Proroga di tutte le Convenzioni in essere per un periodo minimo di 12 mesi e comunque per il tempo necessario alla remunerazione degli investimenti effettuati.
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VERONA – Signorvino, catena di negozi di vino specializzati del Gruppo Calzedonia, conferma tutte le nuove aperture in programma per il 2020. A Milano sono quasi pronti due nuovi store (Navigli e zona Corso Como), Parma nel centro commerciale La Galleria ad un passo dal centro storico ed in autunno a Roma in Piazza Barberini ed un secondo punto nel nuovo centro commerciale in zona Laurentina.
Tutti i negozi di Signorvino, come dell’intero Gruppo, sono stati chiusi prima dei severi provvedimenti del Governo, a tutela di clienti e dipendenti.
“I cantieri adesso sono ovviamente fermi ma siamo fiduciosi di poter riprendere i lavori quanto prima, non soltanto per poter dare seguito ai nostri progetti ma anche per poter dare un messaggio positivo alla collettività ed alle città nelle quali siamo presenti. Investire e continuare a credere nel Made in Italy in un momento così drammatico siamo sicuri che possa avere anche una valenza etica e sociale, oltre ad un concreto riscontro economico, basti pensare al nuovo fabbisogno di personale che avremo nelle città coinvolte” dichiara Luca Pizzighella, Brand Manager di Signorvino.
Già prima di questa emergenza l’implementazione del delivery era una priorità di Signorvino in procinto di essere testata ad aprile su Milano. Per quanto riguarda l’e-commerce in pochi mesi sarà messo a punto un sistema di vendita in linea con lo stile dei negozi per poter aprire il canale a fine maggio.
L’apertura nelle vendite on line non sarà un mero ampliamento del business ma un ulteriore strumento che permetterà di raggiungere un pubblico sempre più numeroso ed eterogeneo senza snaturare la mission, volta sempre alla promozione del vino italiano.
“Dopo aver vissuto, in maniera totalmente inaspettata, un periodo così triste, speriamo che il senso di unione che ci ha pervaso in queste settimane rimanga anche successivamente come un approccio più solidale gli uni con gli altri” commenta Pizzighella.
“Deve essere rafforzato il concetto di italianità come segno distintivo e valore aggiunto, visione che ha sempre contraddistinto il nostro brand Signorvino – vini 100% italiani e nel quale dimostriamo di credere dall’inizio del progetto. Un calice bevuto in buona compagnia rafforzerà il significato della condivisione, valore che assume oggi un ruolo più profondo” prosegue Pizzighella
“Posso dire inoltre che come Brand Manager i Signorvino sono rimasto commosso dalla dimostrazione di attaccamento all’azienda e al brand dei nostri dipendenti: ci sentiamo quotidianamente; sono i primi ad essere propositivi ed intenti a mandare avanti tutto quello che può proseguire o essere progettato da remoto. Anche i Wine Specialist degli store stanno dando il loro contributo ad esempio con dirette su Instragram per dare consigli ai nostri consumatori e tenendo corsi di aggiornamento on line per cuochi e camerieri con il supporto dei formatori della catena” conclude Pizzighella.
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Primo obiettivo centrato da Assoenologi nel sostegno del Paese a fronte di Covid-19. L’associazione che riunisce gli enologi ed enotecnici italiani ha donato 20 mila euro all’ospedale San Raffaele di Milano, per l’acquisto di un ventilatore polmonare. “La campagna di solidarietà continua”, annuncia il presidente Riccardo Cotarella.
“Il popolo del vino italiano – commenta il numero uno di Assoenologi – ancora una volta ha dato grande dimostrazione di generosità e sensibilità in un momento molto complesso per il nostro Paese e per l’intero pianeta a causa dell’emergenza Covid-19″.
Ma la raccolta fondi continua, con l’obiettivo di donare a un altro presidio ospedaliero ancora un respiratore. Ed è per questo che contiamo ancora sull’aiuto dell’intero mondo del vino, a cominciare dai colleghi enologi”.
“L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo è destinata a entrare nei libri di storia – continua Cotarella – e la storia di un Paese passa anche attraverso piccoli e grandi gesti di solidarietà. A questo appuntamento Assoenologi non vuole mancare, restando così al fianco di medici e infermieri che in queste settimane si stanno prendendo letteralmente cura della nostra Italia”.
“Confidando ancora sul cuore grande del mondo del vino, siamo certi di poter raggiungere ancora la cifra necessaria per l’acquisto di un altro ventilatore così prezioso nella lotta al Coronavirus”, conclude Cotarella. Il conto corrente messo a disposizione da Assoenologi per la raccolta fondi è il seguente: IT41N0103071860000002598601.
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Da oggi, acquistare la guida “TOP 100”migliori vini italiani di WineMag.it su Amazon Kindle aiuta a combattere l’emergenza Coronavirus (Covid-19). Abbiamo infatti deciso di devolvere al 100% il denaro raccolto dalle vendite della nostra guida ai migliori vini degustati nel 2019.
In particolare, i proventi saranno devoluti all’associazione Fraternita di Misericordia di Arese, comune alle porte di Milano, in Lombardia. I soccorritori sono incessantemente all’opera da giorni, per venire incontro alle necessità di centinaia di persone bisognose di soccorso e trasporto in ambulanza.
“Siamo un’associazione che lavora 24 ore su 24, sette giorni su sette – spiega il direttore generale Rossano Carrisi (nella foto, sotto) – e in questo periodo abbiamo immesso ulteriori risorse in servizio. Ad oggi sono cinque le ambulanze dedicate esclusivamente all’emergenza Covid-19, su turni di 12 ore”.
“La media degli interventi è di 7 per ogni turno di lavoro – continua il dirigente della Fraternita di Misericordia di Arese – dunque di circa 70 al giorno. Di questi servizi effettuati dalla nostra associazione, veicolati dal 118, l’80-85% riguarda Covid. I numeri, al momento, parlano chiaro: per un paziente che guarisce, uno muore“.
“C’è solo un modo per preservare il futuro del nostro Paese – conclude Carrisi – il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti: stare a casa, per non essere a nostra volta contagiati. Il virus viaggia tramite propagazione da contatto personale. Tutto quello che dobbiamo fare, dunque, è evitare i contatti e seguire le disposizioni”.
Con l’acquisto della guida “Top 100” migliori vini italiani di WineMag.it si aiuterà l’associazione a fronteggiare l’emergenza, assicurandosi al contempo una selezione dei 100 migliori vini italiani destinati al mercato Horeca (enoteche, hotellerie e ristorazione), premiati dalla nostra redazione su oltre 3 mila vini degustati nel 2019.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
“Chiudere del tutto gli esercizi di somministrazione”, senza distinzioni: “Meglio un periodo di contenimento più severo, ma più limitato nel tempo”. Poi, un fondo d’emergenza per le imprese in difficoltà; cassa integrazionein deroga per i prossimi tre mesi per i dipendenti del settore; sospensione delle tasse per i prossimi 3 mesi, compresi quelli comunali, come il Cosap; infine, moratoria per il credito bancario e sospensione delle bollette.
Sono le richieste avanzate dai titolari di 112 esercizi di Milano e Pavia che si riconoscono nel Comitato Ristoratori Responsabili, in risposta alle disposizioni previste dal DPCM 8 Marzo 2020 per contenere l’epidemia Coronavirus Covid-19.
Destinatari della lettera aperta, della “massima urgenza”, sono il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Presidente della Regione Lombardia, il Ministro della Salute e il Sindaco della Città Metropolitana di Milano.
“Ci rendiamo tutti conto della gravità della situazione – scrivono i ristoratori – e siamo pronti a fare i sacrifici necessari, laddove siano dettati da logiche opportunità. La decisione di consentire l’apertura dei bar e ristoranti pone tuttavia delle grandi perplessità”.
Per la natura del servizio offerto da esercizi di somministrazione la richiesta di mantenere il metro di distanza interpersonale è praticamente impossibile da far rispettare. La promiscuità è ineliminabile tra personale di servizio e cliente e tra i clienti stessi anche nel caso si dispongano di tavoli delle misure adeguate”.
“Lasciare i gestori delle attività come baluardo di prevenzione del contagio che impongono la suddetta distanza a rischio di sanzione – continua il Comitato Ristoratori Responsabili – è un provvedimento che facciamo fatica a condividere”.
La maggior parte di questi esercizi opera nelle ore serali. Lasciare la possibilità di tenere aperto fino alle 18 crea una disparità significativa tra esercizi che lavorano durante il giorno e altri che lavorano prevalentemente la sera”.
“Mantenere gli esercizi aperti e raccomandare alla popolazione di non muoversi da casa propria equivale a condannare tali esercizi al fallimento. Non si contempla la possibilità di poter effettuare il delivery anche oltre le ore 18, misura questa che potrebbe almeno mitigare l’effetto crisi per alcune tipologie di attività”.
In sintesi, “nel miglior scenario possibile, l’inevitabile crollo degli incassi porterebbe alla chiusura e al licenziamento di molti addetti”, ammoniscono i titolari dei 112 esercizi di Milano e Pavia.
“Ci chiediamo pertanto – continua la lettera – se abbia senso chiudere tutto tranne i ristoranti e i bar. Se il fine ultimo è quello di evitare la socialità tout court, per quale motivo si vuole lasciare la possibilità di contatto e contagio in luoghi dove è intrinsecamente più difficile regolamentarla? Paradossalmente musei e cinema che devono rimanere chiusi hanno più possibilità di far rispettare le distanze regolamentando gli accessi”.
Siamo preoccupati come cittadini circa l’effettiva efficacia di misure prese a metà e come imprenditori della sopravvivenza delle nostre aziende. Chiediamo di essere ascoltati quanto prima e di lavorare insieme per trovare una soluzione più intelligente possibile”.
“Non affrontare questi nodi – aggiunge il Comitato Ristoratori Responsabili – porterebbe a una situazione di completa incertezza e probabili effetti negativi anche sul contenimento del contagio e una quasi certa emorragia di imprese che o licenziano in massa o soccombono senza poter più contribuire”.
Il mondo ci sta guardando – concludono i ristoratori – cogliamo l’occasione per dimostrare a tutti che sappiamo rispettare le regole ed essere responsabili per la comunità. Non vorremmo in un futuro essere additati come coloro che hanno sacrificato il bene pubblico per il proprio orticello”.
Di seguito l’elenco delle attività commerciali che hanno firmato la lettera aperta: Peck, Milano; Trippa, Milano; Ratanà, Milano; Princi, Milano; Il Liberty, Milano; Røst, Milano; Spazio, Milano; Poporoya, Milano; Al Pont de Ferr, Milano; Ca-ri-co Milano; Dabass, Milano; Il Nemico, Milano; Infernot, Pavia; Cascina Vittoria, Pavia; Vineria Eretica, Milano; Mestè, Milano; Antica Osteria del Mare, Milano; Onest, Milano; Botticella, Pavia; Bicerin, Milano.
E ancora: Fingers, Milano; Pastamadre, Milano; Kanpai, Milano; Bar Banco, Bar Elettrocadore, Milano; Nebbia, Milano; Wood Banco e Cucina, Milano; Deus Cafè, Milano; Shannara3, Milano; Shannara Ristorante, Milano; Taglio, Milano; Burbee Artisanal Burger&Beer, Milano; Loolapaloosa, Milano; Besame Mucho, Milano; Gialle&Co, Milano; Neta, Milano; Il Cavallante, Milano; Cibi di Strada, Pavia; Mandarin 2, Milano; Ciotto, Milano; *drinc, Milano.
La lista prosegue con Tàscaro, Milano; Ciz Cantina e Cucina, Milano; Cafè Gorille, Milano; Trattoria del Nuovo Macello, Milano; Tipografia Alimentare, Milano; Erba Brusca, Milano; Antica Osteria dei Sabbioni, Milano; Solo Crudo, Milano; Frigoriferi Milanesi, Milano; The Botanical Club, Milano; Elita Bar, Milano; 142 Restaurant, Milano; Trattoria dei Cacciatori, Peschiera Borromeo; Mu Dimsum, Milano; Gennaro Esposito, Milano; Pizza Bistrot, Milano.
Ancora: Trattoria Mirta, Milano; La Cantina di Franco, Milano; Caffè del Lupo, Milano; Esco Bistro Mediterraneo, Milano; 28 Posti, Milano; Altrimènti, Milano; Motelombroso, Milano; Flor, Milano; Fratelli Torcinelli, Milano; La Brisa, Milano; Trattoria del Gallo, Vigano di Gaggiano; Trattoria Angolo di Casa, Pavia; Dell’Angolo, Vittuone; Da Martino, Milano; Hygge, Milano; Ral Coctail Bar, Milano; Plaza Cafè, Milano; Osteria al Coniglio Bianco, Milano.
Nella lista: Bussarakham, Milano; Bullona, Milano; Vino al Vino, Milano; Upcycle Bike Cafè, Milano; Osteria della Madonna, Pavia; Hu Hancheng, Milano; Kandoo, Milano; Le Api Osteria, Milano; Ristorante Zibo, Milano; Insieme, Milano; Cantine Isola, Milano; La Ravioleria Sarpi, Milano; Manna, Milano; Sushi Kòboo, Milano; Asola e Gerri, Milano; Chinesebox, Milano; Bob, Milano; Aguasancta, Milano; Sine Ristorante Gastrocratico, Milano.
Infine: Nuova Arena, Milano; Torre degli Aquila, Pavia; Trattoria Caselle, Morimondo; Lon Fon, Milano; Osteria Nuovo Convento, Milano; Ta Hua, Milano; Locanda del Carmine, Pavia; Antica Mescita Origini, Pavia; Lacerba, Milano; Vinoir, Milano; Testina, Milano; Valhalla la Brace degli Dei, Milano; Vinyl Pub, Milano; Gelateria Vier Bar, Pavia; La Taverna Anzani, Milano; La Taverna Gourmet, Milano; Muzzi, Milano; Alvolo, Pavia; DistrEat, Milano.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
MILANO – In Lombardia mille enoteche attive sulle 7 mila complessive, presenti in Italia. È quanto emerge da una rilevazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Coldiretti Lombardia su dati dei primi nove mesi del 2019, relativi alle localizzazioni di oltre 650 imprese attive (che in molti casi hanno più sedi).
Rispetto al 2018 il numero di enoteche in regione (per l’esattezza 982) è sostanzialmente stabile, mentre cresce del +8,7% in cinque anni rispetto alle 903 attive nel 2014. Complessivamente si contano oltre mille addetti, in crescita del +8,6% nel quinquennio.
In Lombardia – spiega la Coldiretti regionale – sono quasi 5 milioni le persone che bevono vino, di queste 1,7 milioni lo consumano ogni giorno. Con 5 DOCG, 21 DOC e 15 IGT – continua la Coldiretti Lombardia – il vino è una delle produzioni agroalimentari di qualità della nostra regione, frutto di oltre 20 mila ettari di terreni coltivati a vigneto.
A livello nazionale le enoteche sono 7.209, in aumento del 4% in cinque anni e stabili nell’ultimo anno: in Italia sono impiegati quasi 8 mila addetti, un numero che si mantiene stabile in un anno e in crescita del 10% in cinque anni.
Nelle singole città, i primi 10 comuni in Italia per numero di enoteche attive sono: Roma al primo posto con 345 enoteche (+1,5% in un anno e +35% in dieci anni); Napoli con 221 attività (-1% in cinque e dieci anni); Milano con 141 (+ 5% in un anno, + 72% in dieci anni); Torino con 121 (+ 5% in un anno e + 64% in dieci anni); Firenze con 91 (+2% in un anno e + 7% in dieci); Genova con 80 enoteche; Venezia con 68; Palermo con 62; Bologna con 57 e infine Bari con 50.
“La crescita delle enoteche, con una sostanziale stabilità nell’ultimo anno, è un segnale interessante per un settore tipico dei nostri territori e in grado di generare attrattività anche per i visitatori stranieri”, afferma Vincenzo Mamoli, membro di giunta della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi.
A livello provinciale, Milano è prima in Lombardia con 259 enoteche (+1,2% in un anno, +9,3% in cinque). Le imprese a Brescia sono 166 (stabili rispetto a cinque anni fa), a Bergamo 99 (+19,3% in 5 anni, ma in calo nell’ultimo anno del 6% dopo il picco dell’anno precedente), a Varese 104 (+6% in cinque anni) e a Monza 80 (+5% in cinque anni). Un comparto che in Lombardia impiega circa 1.100 addetti, +8,6% in cinque anni.
Prime in Italia per enoteche le province di Napoli (528, +3% in 5 anni), Roma (480, +3%) e Milano (259, +9%). Dopo Milano c’è Torino (235, +6%), Bari (192), Firenze (172, + 5% in un anno), Brescia (166, stabile), Venezia (158, +7% in cinque anni), Padova (138, stabili). Tra le prime, crescono di più in Italia nell’ultimo anno Firenze (+5% con 172), Palermo (+4% con 100), Catania (+7% con 91), Torino e Treviso (+2,6%, con 235 e 78 rispettivamente).
L’identikit del settore in Lombardia Considerando le sedi di impresa attive in Lombardia (che possono avere più localizzazioni), le donne ne guidano il 19,5%, i giovani l’8,5%. A livello provinciale ci sono più donne a Mantova (28%, 8 delle 29 sedi di impresa) e Como (31% pari a 15 delle 48 totali), più giovani a Como (15%) e Varese (13%). Sono 24 in tutto le imprese straniere attive in Lombardia (3,7% del totale) di cui 11 attive a Milano.
In Italia, donne al 26,5% e giovani al 11%. Considerando le sedi di impresa (che possono avere più localizzazioni) e i territori con più di 50 attività nel settore, ci sono più giovani a Taranto (25% delle 56 sedi di impresa), a Catania (22% su 72 imprese), Caserta (15% su 100 imprese). Più donne a Taranto (37,5% delle 56 imprese), Caserta (42% su 100 imprese), Pisa (35% delle 51 imprese), Como (31% delle 48), Catania (36% delle 72 imprese) e Cagliari (31% di 87). Più stranieri a Firenze (12%) e Roma (10%).
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In un mercato dello Scotch Whisky dominato dai Single Malt risulta ancor più interessante l’esperimento “Chivas the Blend“.
Una masterclass, itinerante in diverse città italiane (Winemag ha partecipato a quella presso “Osteria Milano”, via privata G. Sbodio 30, Milano) che dimostra, esperienza pratica alla mano, quanto sia difficile creare un buon Blended Scotch Whisky.
L’idea è semplice: fornire ai partecipanti un piccolo kit col quale costruire il proprio blend. Nel kit (oltre ad una pipetta, un baker ed una bottiglietta in cui conservare il proprio lavoro) sei bottiglie di Whisky da 5 cl.
I sei Whisky sono un Chivas Regal 12 y.o. (in qualche modo “riferimento” per il gioco), un grain whisky e quattro Single Malt di cui è dato conoscere la nota principale (fruttato, agrumato, cremoso e affumicato).
Scopo: assemblare i 4 malti ed il grain per creare il proprio Blended Scotch Whisky. Seguendo il proprio istinto, il proprio naso ed i propri gusti ognuno ha così l’opportunità di assemblare un prodotto unico ed irripetibile.
Facile? No! Per nulla! Niente di più difficile. Assemblare un buon blend e creare un Whisky che sia equilibrato, in cui ogni nota non copra le altre e senza che il risultato sia “piatto” è tutto fuorché semplice.
Al di là degli evidenti aspetti ludici l’esperienza è incredibilmente formativa per comprendere quanto sia complesso e delicato il lavoro del Master Blender per creare un prodotto di qualità.
Non a caso la Brend Ambassador di Chivas, Farah Jafferji, ricorda che
ci sono stati meno Master Blender nella storia di Chivas (ndr. fondata ad Aberdeen nel 1801) che uomini sulla luna”.
Perché gestire con sapienza ed equilibrio whisky di annate diverse, invecchiati in legni diversi e provenienti da distillerie diverse è un’arte che si apprende lentamente.
Una parte dei consumatori è portata a pensare che il Single Malt sia la miglior espressione dello Scotch mentre i Blended siano in qualche misura prodotti di serie B. Nulla di più falso, esistono prodotti validi e prodotti meno interessanti per entrambi.
Mettere mano, seppur per gioco, all’arte dell’assemblaggio fa capire il “perché” di un blended – stile che ha delle profonde radici storiche.
I WHISKY DI CHIVAS
A dimostrare come il blending possa creare prodotti di assoluto interesse, la masterclass prevede la degustazione di due Whisky iconici: Chiavs Regal 12 y.o. e Chivas Regal 18 y.o.
Chivas Regal 12 y.o.
Costantemente presente sul mercato dal 1938 è il Chivas Regal per definizione. Fresco ed erbaceo con note di mela rossa, un pizzico di miele ed una leggera spezia. In bocca è piacevolmente sfuggente e beverino con ricordi di frutta e biscotti al burro. Finale non lunghissimo e con una chiusura leggermente amaricante.
Chivas Regal 18 y.o.
Nato nel 1997 per mano del Master Blender Colin Scott ha naso intenso ed armonico. Scorza d’agrumi, cioccolato fondente e caramello le note dominanti. In bocca mostra più corpo del 12 y.o. con una texture vellutata ed una leggera nota affumicata. Buona persistenza che gioca sui sentori del legno.
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MILANO – Un banco d’assaggio animato da 27 produttori di uve Dolcetto, coltivate in 22 comuni collinari dell’Alto Monferrato Ovadese e immediati dintorni, tra Acqui e Gavi, in provincia di Alessandria. È quanto propone il Consorzio di tutela dell’Ovada Docg, a Milano.
L’appuntamento è per lunedì 10 febbraio 2020, dalle ore 15.30 alle 20.30, al The Westin Palace di Piazza della Repubblica, 20. Ciascuna cantina presenterà una selezione delle proprie etichette. L’evento, organizzato dal Consorzio in collaborazione con Ais Milano, è a ingresso è gratuito.
In contemporanea ai banchi di assaggio si terrà una Masterclass dal titolo “Ovada Revolution”. Interverranno il presidente del Consorzio di Tutela dell’Ovada Docg, Italo Danielli, e il produttore Giuseppe Ravera. La degustazione sarà condotta da Andrea Dani, sommelier e degustatore Ais. Per la masterclass è obbligatorio l’accredito all’indirizzo email info@ovada.eu.
Territorio dalla grande vocazione vitivinicola, l’Ovadese è splendido anche dal punto di vista paesaggistico, incastonato tra borghi medievali e antichi castelli. Il particolare microclima che lo caratterizza, con la presenza del vento marino che soffia dalla Liguria, rende unico il vino che si ottiene in questo territorio.
Le caratteristiche dei terreni, argillosi, tufacei, calcarei e loro combinazioni, esaltano le migliori espressioni del Dolcetto. Un vino dal colore rosso rubino intenso, con tonalità di mora, ricchissimo di antociani, dalla buona bevibilità anche in gioventù, che sa dare il meglio di sé anche dopo alcuni anni di affinamento.
L’Ovada Docg può essere considerato un vino di elevata “gastronomicità“. Si abbina infatti armoniosamente con i più svariati piatti di terra della tradizionale cucina piemontese ed in particolare con alcuni dei prodotti tipici dell’ovadese come gli agnolotti e i ravioli ripieni di carne, lo stoccafisso e, soprattutto, la perbureira, una particolare pasta e fagioli tipica di Ovada caratterizzata da un saporito soffritto a base di aglio e olio extravergine.
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Olio Officina Festival, il grande happening dedicato agli oli d’oliva e ai condimenti, giunto quest’anno alla nona edizione, celebrerà dal 6 all’8 febbraio 2020 il 60° anniversario della categoria merceologica “Olio extra vergine di oliva” e il 10° anno di attività del progetto culturale Olio Officina, ideato da Luigi Caricato (nella foto, sotto). Due anniversari nel nome di un alimento-condimento universale, che lega popoli e culture differenti.
Non a caso il tema portante della nuova edizione sarà proprio “L’olio dei popoli“. OOF 2020 si svilupperà come sempre su tre giorni, con un ricco programma nel consueto Palazzo delle Stelline di Corso Magenta 61, a Milano, dove gli incontri, i laboratori di assaggio, le mostre d’arte e tutte le attività si svolgeranno distribuite in sei sale e nel chiostro interno.
Per la prima volta Olio Officina Festival sarà a ingresso libero, salvo le sessioni delle scuole di assaggio, dove per ragioni organizzative è richiesto un numero limitato di partecipanti per ciascuna sala. Dopo il successo degli anni passati, questa volta le sale dedicate agli assaggi saranno tre. Oltre alla prevendita on line, il sito web dell’evento offre la possibilità di acquisto diretto nei giorni della manifestazione fino a esaurimento dei posti.
Ci sono gli assaggi di olio in purezza, ma anche degli oli in abbinamento, l’assaggio delle olive da tavola e dei paté, come pure sessioni dedicate all’olio e al gelato e occasioni per apprezzare l’olio con finger food inusuali.
Nel pomeriggio di giovedì 6 febbraio, in sala Leonardo saranno assegnati i premi Olio Officina Cultura dell’olio a sei personalità del nostro tempo: da Antonio Mela a Cristina Santagata, Lucio Carli, Massimo Cocchi e Guido Conti.
Alle 18 si terrà una rappresentazione scenica da titolo “L’olio è servito. Sul palco”, dove Francesca Raviola, maître di Palazzo di Varignana si cimenterà nel servizio di degustazione, come al ristorante.
Venerdì 7 e sabato 8 febbraio saranno invece i due giorni cardine del festival, dalle 9 del mattino fino alle 19.30, in un lungo non stop. Nel chiostro sarà possibile degustare gli oli provenienti da diverse regioni italiane. Solo venerdì gli oli del resto del mondo, perfino gli extra vergini giapponesi, una rarità.
Cresce intanto l’attesa per la nuova collaborazione con l’Istituto europeo del Design. Saranno infatti gli allievi dello IED di Milano a interpretare con illustrazioni e videoclip il tema portante della nona edizione di OOF: “L’olio dei popoli” dopo avere creato la nuova immagine di questa edizione.
I SEMINARI CONSIGLIATI DA WINEMAG.IT
– Dramma del sottocosto, un mercato avvilito
Se è a tutti gli effetti un grande alimento, da tutti universalmente ritenuto un functional food, il mercato tuttavia non riesce ad assegnare il giusto valore a un prodotto come l’olio extra vergine di oliva cui, addirittura una corrente di pensiero attribuisce il ruolo di alimento “nutraceutico”.
Nonostante ciò, malgrado le grandi virtù riconosciute dalla scienza, viene di fatto minacciato il valore e l’onorabilità stessa degli oli. L’occasione dei 60 anni dell’extra vergine è quella che consente a maggior ragione di dire stop al sottocosto praticato in maniera selvaggia dalla Grande distribuzione organizzata.
Possibili soluzioni e alternative ci sarebbero, e proprio per questo a OOF 2020 si elaborerà un documento ufficiale da porre all’attenzione dei buyer della Gdo. A discuterne vi saranno tra gli altri il direttore generale di Assitol Andrea Carrassi, il direttore commerciale di Salov Mauro Tosini, l’analista di mercato Daniele Tirelli e altri imprenditori del settore.
– L’olio per la donna Venerdì alle ore 15 in sala Leonardo c’è “You, l’olio per te donna”, un progetto tutto al femminile di Sommariva Tradizione Agricola. A parlarne sul palco di OOF 2020 sarà la stessa ideatrice e promotrice, Alice Sommariva, e con lei la giornalista televisiva Francesca Carollo e la cantautrice e conduttrice televisiva Jo Squillo, dell’Associazione Wall of Dolls.
You è un olio evo monocultivar Taggiasca pensato per tutte le donne che ogni giorno combattono una propria personale battaglia, o contro una malattia, o contro la violenza fisica, psicologica e sessuale, o contro la discriminazione di genere o contro il body shaming.
Le olive da cui l’olio viene estratto provengono da terreni appartenenti a donne e sempre da loro stesse coltivati. Il progetto ha un’importante valenza simbolica, anche in ragione del fatto che parte del ricavato della vendita sarà devoluto in beneficenza.
– A scuola di abbinamenti Quest’anno cresce anche l’attenzione al corretto impiego degli oli, con la sezione di approfondimento denominata “A scuola di abbinamenti”. Si va dall’abbinamento classico tra oli e pani, con degustazione comparata tra pani e oli differenti, a cura di Aibi-Assitol, all’olio per i gelati.
Tre le tipologie di gelato realizzate con olio evo: dal gusto vegano al gusto tradizionale, realizzati con olio evo al posto di grassi animali, al gusto all’olio da olive taggiasche, una specialità della gelateria Toldo Milano, a cura del mastro gelataio Antonio Cipriano.
Interessanti anche le due sessioni dal titolo “L’olio e il pesto”. Dimostrazione pratica con assaggi”, dove l’olio Dop Riviera Ligure verrà utilizzato nella preparazione del pesto con Basilico Genovese DOP. Entrambe le sessioni di assaggio saranno a cura di Flavio Corazza.
– Spazio agli aceti
Non mancano ovviamente gli aceti a Olio Officina Festival. A raccontare e far degustare una molteplicità di tipologie è l’Acetificio Mengazzoli, con sedi a Levata Curtatone, in provincia di Mantova, e a Mirandola, in provincia di Modena.
Si degusteranno pertanto alcune innovazioni di prodotto, come il Parpaccio, l’aceto solido da grattugiare, o gli aceti balsamici di Modena Igp, oppure, modulati in altre versioni, la crema di Balsamico o la perla di aceto Balsamico IGP, nonché i classici aceti di vino o gli aceti di vino monovitigno, come pure gli aceti di mele.
Imparare a degustare e apprezzare gli aceti è un altro passo importate che il consumatore è chiamato a fare, perché non può rifugiarsi nella categoria merceologica “aceti” senza nemmeno curiosare tra le tante formulazioni e distinte qualità. A condurre gli assaggi guidati saranno Elda Mengazzoli ed Eleonora Vincenti.
-Il turismo dell’olio
Per una guida alla corretta comprensione del significato di “turismo dell’olio”, anche alla luce della nuova legislazione in materia, verranno messi in evidenza i buoni esempi di Garda, Liguria e Puglia.
Si va da Laura Turri che interviene sul tema “La cura del territorio, tra gli olivi e i frantoi che diventano attrattiva e polo culturale”, all’assessore del comune di Vieste Dario Carlino, il quale interviene su “La settimana dell’olio a Vieste e su come rendere fruibile il territorio e aprirlo al grande pubblico”.
Per finire con Alessandro Giacobbe, del Consorzio dell’olio Dop Riviera Ligure, che racconta l’iniziativa “Oliveti aperti”, un nuovo modo di scoprire l’olio a partire da dove nasce la materia prima. La Liguria è inoltre protagonista con il presidente di AIS nazionale il sommelier Antonello Maietta, e con lui il presidente del movimento culturale TreDream, Flavio Lenardon.
– Laboratori di assaggio Ad Olio Officina Festival 2020 le sezioni dedicate agli assaggi si incrementeranno sensibilmente. Se l’ingresso alla manifestazione per la prima volta è libero, le sessioni di assaggio sono invece a pagamento, proposte al prezzo di 5 euro per ciascuna sessione. Ricca e variegata la proposta.
Visto il tema portante del festival, “L’olio dei popoli”, particolarmente efficace è la proposta di due sessioni dedicate venerdì 7 febbraio agli oli dal mondo, a cura del capo panel e vicepresidente Onaoo Marcello Scoccia.
Interessanti le provenienze degli oli che saranno messi in degustazione, si andrà dalla Spagna alla Grecia e alla Turchia, dalla Tunisia al Marocco, dal Cile all’Argentina, dall’Australia alla California, fino a considerare anche gli oli del Giappone e Israele. C’è modo di farsi un’approfondita cultura delle diverse origini, soprattutto di quelle aree produttive più inconsuete.
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PESCHIERA DEL GARDA – Cresce il Lugana nei mercati mondiali e chiude l’ultima campagna di commercializzazione con un +27% sull’anno precedente, raggiungendo le 22 milioni di bottiglie vendute. La Doc conferma ancora una volta il proprio primato dell’export, con oltre il 70% di imbottigliato che oltrepassa il confine e quote maggioritarie da attribuire ancora una volta alla capolista Germania e agli Stati Uniti.
Ma sono soprattutto gli USA a mostrare per la Doc performance senza precedenti, con un +15% di bottiglie importate rispetto al 2018, e a confermarsi quindi come mercato di maggior potenziale e interesse per le esportazioni vinicole del Lugana, che continua a guardare a ovest senza timore e anzi con fiducia e ottimismo.
Il Consorzio di tutela ha infatti deciso di aumentare gli investimenti e intensificare le iniziative promozionali che interesseranno le principali piazze del vino degli States, da New York a San Francisco, da Seattle a Denver, da Miami a Boston.
Certamente preoccupa il tema dazi, che rischia di diventare un conto molto salato anche per i produttori gardesani, in una situazione che a tutti gli effetti mina l’intero comparto vinicolo continentale. E il discorso vale soprattutto per il vino italiano, che resta tra i vini imbottigliati più richiesti dal consumatore medio statunitense.
“La temporanea tregua raggiunta in questi giorni tra USA e Francia ci fa sperare – afferma il Direttore del Consorzio Andrea Bottarel – La tendenza sembra infatti quella di prendere il giusto tempo per raggiungere accordi che tutelino i reciproci interessi, come nel caso Brexit. Il vino italiano esportato in USA e UK muove di fatto un indotto importante anche per gli operatori del settore dei paesi di destinazione. È doveroso essere prudenti, ma sarebbe altresì controproducente arrestare ora la promozione in un momento di effettiva crescita”.
La Doc Lugana non registra soltanto un trend di vendite decisamente positivo, ma anche in termini di posizionamento guadagna il podio per essere il vino bianco italiano con il prezzo medio allo scaffale più alto sfiorando quota 8 Euro a bottiglia, con un aumento del 35,7% in valore e del 31% in volume sull’anno precedente (dinamica che in effetti ha interessato l’intero comparto, provocando cambiamenti significativi nei trend di acquisto nazionali e internazionali).
Un grande obiettivo per il Consorzio, che proprio negli ultimi mesi si è esposto in favore di interventi e comportamenti, da parte di ogni attore della filiera produttiva, che salvaguardassero ed aiutassero ad aumentare il valore economico della Denominazione Lugana.
“siamo soddisfatti dei risultati e pronti ad affrontare la prossima campagna in un clima di serenità commerciale, in un mercato che si prospetta equilibrato, a fronte anche delle misure di governo richieste e messe in atto in vista dell’ultima vendemmia” – Dichiara il Presidente Ettore Nicoletto.
Infine il Consorzio del Lugana apre il programma promozionale 2020, come sempre ricco e variegato, al fianco di Slow Wine, nell’ambito degli apprezzati tour che portano l’eccellenza vitivinicola italiana nel mondo, precisamente il 3 febbraio a Monaco di Baviera e dal 18 al 25 febbraio negli Stati Uniti.
Il Lugana torna in scena agli immancabili appuntamenti con Prowein a marzo e Vinitaly ad aprile, per proseguire a maggio con due masterclass aperte a stampa ed operatori ad Amburgo e Vienna – che si aggiungono a due panel di degustazione in collaborazione con la rivista di settore di lingua tedesca Vinum – e con la London Wine Fair (UK).
Il primo e intenso semestre di attività della Denominazione del Garda si chiuderà con l’attesa kermesse itinerante dedicata esclusivamente al Lugana, declinato in tutte le sue tipologie, Armonie Senza Tempo, che quest’anno ha scelto come proscenio l’eclettica e dinamica piazza di Milano.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
L’associazione Go Wine inaugura l’anno 2020 a Milano con l’ormai tradizionale appuntamento dedicato ai vini autoctoni italiani. Una serata di degustazione che raggiunge a gennaio il traguardo della undicesima edizione.
Sarà possibile conoscere ed apprezzare una selezione importante di vini da vitigno autoctono, con un panorama di etichette articolato e dando voce a varietà da scoprire.
Il riferimento è legato al libro “Autoctono si nasce…” pubblicato anni fa da Go Wine Editore e ad altre iniziative che hanno sempre visto l’associazione privilegiare la cultura e la comunicazione a favore dei vitigni-vini di territorio.
Nelle sale dell’Hotel Michelangelo (Piazza Luigi di Savoia, 6 – Milano) sarà presentato un banco d’assaggio con una qualificata selezione di aziende italiane direttamente presenti; un’enoteca completerà il panorama della degustazione.
Un’importante selezione di vini, espressione di terroir nascosti e dai sapori nuovi, per un irripetibile viaggio tra i più insoliti e rari autoctoni italiani.
PROGRAMMA Ore 15,30 -18,30: Anteprima: degustazione riservata ad operatori professionali (giornalisti, enoteche, ristoranti, wine bar) Ore 18,30 – 22,00: Apertura del banco d’assaggio al pubblico di enoappassionati
Nel corso della serata breve conferenza di presentazione
Il costo della degustazione per il pubblico è di € 20,00 (€ 13,00 Soci Go Wine, Rid. soci associazioni di settore € 18,00). L’ingresso sarà gratuito per coloro che decideranno di associarsi a Go Wine direttamente al banco accredito della serata (benefit non valido per i soci familiari). L’iscrizione sarà valevole fino al 31 dicembre 2020.
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MILANO – Una bottiglia Magnum, in edizione limitata di solo 120 esemplari, è stata realizzata in esclusiva per AC Milan dalla cantina vinicola La Montina di Monticelli Brusati (BS), partner del Club per la quinta stagione consecutiva.
Il Club rossonero per onorare una Storia che intreccia i cammini di tanti tra giocatori, allenatori, presidenti, professionisti e tifosi, ha deciso di brindare con una bottiglia speciale, che racchiuda solo il meglio della produzione spumantistica italiana.
Oltre alla Magnum da 1,5 litri La Montina ha realizzato per il 120° anniversario del Milan la versione classica da 0,75 litri. A differenziare le due proposte sono la tipologia del Franciacorta e la confezione.
Per la Magnum si è scelto il Franciacorta Brut (l’unione di uve Chardonnay e Pinot Nero, rese più cremose da un leggero residuo zuccherino), mentre per la versione da 0,75 litri il Franciacorta Extra Brut, che è la versione più incisiva e fresca della gamma della cantina.
Entrambe le bottiglie sono vestite di un abito consono all’occasione, rispettoso dei colori più rappresentativi della società: il rosso, il nero e l’oro.
A ricordare nei colori, come nella grafica della confezione Magnum, le storiche parole di Hebert Kilpin, padre fondatore della società: “Saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari!”
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MILANO – Diciassette monitor per gustarsi le partite del club rossonero e i principali appuntamenti calcistici e sportivi. Cento sedute per il ristorante, 80 per il bar, una sala privé, un dehors che si affaccia su Piazza Gino Valle e 2 impasti biologici per le pizze. Sette giorni su sette di apertura. Sono i numeri di Casa Milan – Bistrot dello Sport, nuovo punto di riferimento della ristorazione meneghina, dedicato agli sportivi ma non solo.
Il bar ristorante e pizzeria è nato dalla partnership tra Casa Milan e Gruppo Ethos, nel quartiere Portello. La nuova gestione, affidata all’azienda di ristorazione lombarda, si è insediata lo scorso 9 novembre nel building rossonero.
Con il “Bistrot dello Sport” il Gruppo Ethos, marchio consolidato nella ristorazione milanese e attivo sul territorio lombardo da trent’anni, apre il suo terzo ristorante in città, dopo Grani&Braci e Karné.
LA LOCATION
Il nuovo Bistrot dello Sport, ospitato all’interno del building Casa Milan, si affaccia sulla Piazza Gino Valle, una delle più grandi della città e parte della rinascita del quartiere Portello. Intende proporre una versione inedita del binomio cibo/sport: un luogo per gustare a tutto tondo un ambiente moderno e di design e una cucina curata e di qualità.
I 17 monitor presenti all’interno del ristorante celebreranno il Club calcistico di casa, ma daranno spazio anche ai più importanti match calcistici del campionato italiano e delle coppe internazionali.
Quello del calcio non sarà un monopolio. il Bistrot dello Sport proporrà i più importanti appuntamenti sportivi: ciclismo, rugby, pallavolo, pallacanestro, sport outdoor e specialità invernali.
IL MENU
Il menu propone un percorso tra piatti di terra e mare, il cui filo conduttore è quello di una cucina contemporanea, che attinge alle eccellenze italiane e propone ricette classiche, come il risotto alla zucca e porcini o la cotoletta alla milanese, insieme a piatti con accostamenti intriganti, per esempio la tartare di manzo Fassone Garronese con maionese alla nocciola, polvere d’olio di oliva e crostini di pane al timo.
Il Bistrot popone anche le pizze con due diversi impasti: lievito madre e farina di canapa. Concludono il menu i dessert, elevati alla dignità di una portata principale. Ci sono i grandi classici, come il tiramisù, ma anche proposte più estrose come la Bavarese al the verde matcha con crumble ai semi di canapa.
È disponibile anche un menu con piatti senza glutine e un menu per bambini. Il Bar apre alle 8 con le colazioni, con caffè biologico a marchio Torrefazione Libera, tostato artigianalmente dal mastro torrefattore del Gruppo Ethos, da accompagnare con croissant, dessert monoporzione, centrifugati di frutta e verdura.
Durante l’orario del pranzo, integra l’offerta del ristorante con panini, piadine e bowls a base di riso basmati e verdure. All’ora dell’aperitivo, il Bar propone un cocktail con un tagliere di stuzzicherie abbinato (10 euro).
I COMMENTI
“Siamo felici di iniziare questa attività con un partner importante come Ac Milan – commenta Beppe Scotti, amministratore delegato del Gruppo – la nostra azienda ha come punti di forza la duttilità e l’efficienza, e siamo stati scelti dal Club Rossonero proprio per la competenza che abbiamo costruito in trent’anni di attività nella ristorazione. Non sono tante le aziende ristorative che vantano questa longevità”.
Il Gruppo, con un fatturato di 18,5 milioni di euro per il 2018, costituisce un caso sui generis nell’ambito della ristorazione commerciale: ha dei tratti in comune con la ristorazione di catena – della quale ha assimilato l’organizzazione aziendale – distanziandosene allo stesso tempo, visto che ogni ristorante è un format caratterizzato da brand, arredi e menu distinti dagli altri.
“Sono particolarmente orgoglioso della partnership che abbiamo instaurato con il Gruppo Ethos – sottolinea Casper Stylsvig, Chief Revenue Officer di AC Milan – un punto di riferimento della ristorazione milanese”.
“Grazie a questo accordo, nato dalla comune passione per lo sport e per la buona cucina – continua Stylsvig – la nostra sede si propone sempre di più come un vivace polo di attrazione per i tifosi rossoneri e per tutti i cittadini di Milano. Sono sicuro che questo legame con il Gruppo Ethos darà ottimi risultati e sarà apprezzato dai nostri futuri ospiti”.
Anche in questa nuova apertura, il Gruppo Ethos propone i punti di forza della propria offerta: una ristorazione di qualità basata sulla ricerca di materie prime biologiche, un’offerta ampia in grado di incontrare i gusti di una clientela eterogenea, attenzione verso le esigenze alimentari dei clienti.
Molteplice anche l’offerta dei servizi, dedicati ai pranzi di lavoro durante la settimana, alle famiglie, alle persone con intolleranze alimentari e, questa volta, in particolar modo, agli appassionati dello sport.
Casa Milan Bistrot dello Sport Via Aldo Rossi, 8 Milano Tel. 02.62285616 https://www.bistrotdellosport.it/ Aperto 7 giorni su 7 Da lunedì a giovedì: Bar 8-20 | Ristorante 12-15 Venerdì: Bar 8-20 | Ristorante 12-15 e 19-23 Sabato, domenica e giorni di partite: Bar 9-20 | Ristorante 12-15 e 19-23
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MILANO – Torna all’Excelsior Hotel Gallia di Milano “Io bevo così“, edizione 2020 (la VII) di uno degli appuntamenti più esclusivi dedicati al vino naturale in Italia. L’evento è in programma lunedì 27 gennaio presso il prestigioso 5 stelle di piazza Duca d’Aosta 9 ed è riservato a professionisti e alla stampa del settore Horeca. I migliori assaggi dell’edizione 2019 e l’intervista esclusiva rilasciata a WineMag.it dagli organizzatori.
Visto il successo crescente registrato nella storia della manifestazione, Andrea Sala e Andrea Pesce, ideatori del format, hanno riservato agli ospiti di Io Bevo Così 2020 un nuovo spazio dedicato al mondo degli Spirits: Gin, grappe, rum, whisky, liquori e amari di grandi maestri, che indicheranno la strada verso le nuove tendenze della ristorazione. Per partecipare occorre registrarsia questo link.
“L’obiettivo della manifestazione – spiegano Sala e Pesce – è sempre stato quello di far conoscere e apprezzare i vini naturali a un pubblico sempre più ampio e alla ristorazione italiana. Dal 2014, Io Bevo Così è cresciuta anno dopo anno, grazie anche alle numerose aziende che hanno seguito e sostenuto il percorso intrapreso dagli organizzatori condividendo con loro questa visione”.
Sono stati 1840 i ristoratori accreditati nell’edizione 2019, accanto a 370 giornalisti: 130 i produttori, con 820 vini in degustazione. L’altra novità riguarda i cultori della buona cucina.
Domenica 26 gennaio, sempre all’Excelsior Hotel Gallia, è in programma la Cena di Gala. Un appuntamento ormai consolidato per rimarcare il fil rouge che lega Io Bevo Così al mondo dell’alta ristorazione.
Il servizio sarà curato dallo staff della prestigiosa struttura, che può vantare da diversi anni la consulenza dei Fratelli Cerea del Ristorante Da Vittorio di Brusaporto (BG), 3 stelle Michelin.
Altri rinomati chef si alterneranno in cucina, per proporre un menu di sei portate. I vini verranno selezionati dagli organizzatori tra le aziende partecipanti alle degustazione del giorno successivo.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
MILANO – Atmosfere cupe e fumose. Silhouette in controluce. Trame oscure. Ambientazioni metropolitane. Essenzialità nell’uso della parola o della macchina da presa. Elementi che hanno caratterizzato il genere Noir, tanto in letteratura quanto nel cinema. Elementi che oggi compongono la Drink List Autunno-Inverno di The Spirit, a Milano.
L’ispirazione Noir si distacca dalle precedenti Drink List del locale. Proprio come nel “hard boiled” gli undici drink puntano a sapori diretti, essenziali, puliti. Come raccontano i ragazzi dello staff di The Spirit, Marco, Ivan, Christian e Carlo, i drink sono spogliati del superfluo col preciso scopo di colpire ed attrarre il cliente grazie al liquido in essi contenuto e non ad un dressing accattivante.
Ecco quindi che le undici preparazione non presentano garnish se non quando questa è funzionale alla degustazione. Nessuno uso di succhi o concentrati di agrumi (primo locale del capoluogo lombardo in questo senso) e ricerca di equilibrio fra gli ingredienti. Perchè “semplice” non vuol necessariamente dire “banale”.
“Speedy Underworld”, “Redemption”, “Loss of Innocence”, “The Anti Hero”, “Privat Detective”, “Flashback”, “The Femme Fatale”, “Eroticism”, “Smoke”, “Emasculation”, “Chiaroscuro”. Nomi evocativi che raccontano una storia, quasi che Milano sia la San Francisco di Sam Spade o la Los Angeles di Philip Marlowe per il tempo di una bevuta.
GLI ASSAGGI DI WINEMAG Speedy Underworld Johnnie Walker Green Label Whisky
Vermouth del Professore rosso
Riduzione di IPA
Soda
Appena lo si accosta al naso arriva inconfondibile la nota di Green Label col suo profumo di Scotch dei grandi spazi aperti, con una lieve nota erbacea. Al sorso il drink si fa più rotondo ed avvolgente, si avverte la leggera dolcezza del vermouth mentre la soda dona un leggero pizzicolio. Chiude leggermente amaricante, grazie alla IPA. Bevuta appagante e più complessa di quanto ci si aspetti.
The Anti Hero
Altos Tequila Blanco
Casamigos Mezcal
Italicus (liquore al bergamotto)
Liquore al caramello
Al naso risulta fumoso. In bocca fresco ed erbaceo. Se al naso la vince il Mezcal in bocca si avverte di più il Tequila. Ma non solo. In bocca si avverte una leggera dolcezza che gioca a nascondino coi sentori di fumo che tornano nel finale. Sapido quel tanto da invogliare al sorso successivo.
The Femme Fatal
Spitsmith Dry Gin
Frutti rossi
Rabarbaro
Prosecco
Colore rosso vivo, come le labbra della Femme Fatal. Molto profumato gioca sulle dolcezze dei frutti rossi. Vena acida data da un tocco di pompelmo rosa e texture fine data dal prosecco. Chiusura leggermente amare che ne fa un ottimo aperitivo.
Eroticism
Belvedere Vodka
Infuso al Whey (latte di yogurt)
Sciroppo di Whey
Bitter al cioccolato
Ce lo si aspetterebbe cremoso vista la lista degli ingredienti, invece è quanto di più scorrevole ci sia. Apertura e chiusura di beva che punta sull’acidità. Nel mezzo il corpo è leggero e gioca con una leggere vena amaricante. Il calice più fresco della serata.
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Un’idea diversa per promuovere il whiskey. Di più, un progetto in cui il brand quasi passa da attore principale a supporter del progetto stesso. È “Il Whiskey del tuo quartiere“, la nuova iniziativa di Jameson Irish Whiskey.
L’idea di fondo si discosta dal solito modo di promuovere il prodotto. Non più solo un proporre il proprio whiskey attraverso campagne spot e prezzi aggressivi ma la voglia di integrare il consumo con il tessuto sociale di un quartiere.
Il progetto sostiene iniziative sociali per rigenerare otto quartieri fra Roma, Milano e Napoli, un brindisi alla volta. Tre iniziative selezionate (da settembre ad oggi) per ogni quartiere attraverso il sito di Jameson Loves neighborhood. Fare qualcosa di concreto per quei luoghi, zone abitate ed amate dai residenti.
Da novembre a giugno, in alcuni locali selezionati, cuore di riferimento di ogni quartiere, è possibile votare la proposta più amata e partecipare attivamente all’operazione di crowdfunding. Per ogni drink a base Jameson, infatti, una quota sarà devoluta all’iniziativa vincente.
Il progetto riflette l’anima informale, laboriosa e audace di Jameson. Sine Metu, ‘senza paura’ in latino, è infatti il motto dell’Irish blended whiskey. Un’esortazione a collaborare per migliorare insieme il quartiere che si ama ed un modo per integrare il consumo di Jameson al tessuto sociale.
Winemag ha avuto modo di assaggiare, durante la presentazione relativa al progetto Milano Navigli presso Ral Cocktail Bar, due dei drink rappresentativi del progetto-quartiere.
Stone Street (Jameson, Vermoth rosso, Aphrodite bitter) è una sorta di boulevardier a base Jameson. Incisivo come deve essere conquista con note agrumate per poi spostari su note più calde e secche.
Jameson Basil Smash (Jameson, basilico, sciroppo di zenzero, lemon) si presenta fresco ed erbaceo. Lo zenzero dona una leggera piccantezza e lo rende accattivante al sorso.
LE INIZIATIVE DE “IL WHISKEY DEL TUO QUARTIERE”
MILANO NOLO
1. Abbellire e valorizzare Piazza Morbegno
2. Regalare un’opera di street art a NoLo
3. Illuminare con le luminarie di Natale il quartiere
PORTA VENZIA
1. Nuovi punti luce in Via Paolo Frisi
2. Opere di street art in Via Paolo Frisi
3. Regalare un’installazione creativa al quartiere
NAVIGLI
1. Installare nel quartiere panchine/cestini creativi
2. Ripulire e valorizzare portoni/muri
3. Adottare i ponti del Naviglio Grande
NAPOLI
CHIAIA
1. Recupero urbano del marciapiede in Vico II Alabardieri
2. Intervento di manutenzione presso Piazza Vittoria
3. Intervento di recupero sito storico nel quartiere
CENTRO STORICO
1. Nuove luminarie per il miglioramento del quartiere
2. Recupero Vico Giuseppe Orilia
3. Creazione di targhe in ferro celebrative per le strade più famose
ROMA MONTI E DINTORNI
1. Creare la prima via “plastic free” con contenitori dedicati alla plastica
2. Potenziamento dell’illuminazione nel quartiere
3. Posaceneri artistici nei maggiori centri di aggregazione del quartiere
PIGNETO
1. Miglioramento dell’illuminazione pedonale
2. Bonifica aiuola Via del Pigneto
3. Creazione guida ai luoghi e storia del quartiere
CENTOCELLE
1. Potenziamento dell’illuminazione grazie ad artisti locali
2. Regalare fioriere artistiche al quartiere
3. Valorizzare Piazza dei Gerani
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MILANO – “Dopo un anno di studi promossi da Unione Italiana Vini, culminati in una due giorni di tavoli tematici e un simposio che ne ha tracciato le linee guida, a Simei è stata codificata per la prima volta la ‘via italiana‘ all’uso del legno in cantina che riscopre una tradizione molto antica del nostro Paese: la modalità di maturazione del vino in botti grandi”.
Con queste parole Paolo Castelletti, Segretario Generale di Unione Italiana Vini, ha aperto il Simposio internazionale “Vino e legno: strategie di affinamento. Quale futuro?“, promosso da Uiv e dal Corriere Vinicolo e coordinato dal Master of Wine Justin Knock.
“Una modalità – precisa Castelletti – che valorizza ed esprime al meglio il carattere del vino e di conseguenza il territorio che rappresenta. Un modello, quello italiano, che sta prendendo sempre più piede anche all’estero”.
Partendo da una inedita ricerca, commissionata da Uiv, condotta presso alcune delle aziende vinicole più importanti di Francia, Italia, Stati Uniti, Australia, Spagna, Sud Africa, Cile e Argentina, e prendendo spunto dalla serie di interviste pubblicate dal Corriere Vinicolo ai wine maker di celebri aziende vinicole al mondo, ci si è interrogati su come sta evolvendo a livello internazionale la pratica di maturazione del vino nel legno e su quali sono gli stili nell’uso del legno in cantina.
I lavori di questo importante e inedito convegno sono stati inaugurati mercoledì 20 novembre da tre tavoli coordinati da Justin Knock, Franco Battistutta, docente di Scienze e Tecnologie alimentari dell’Università degli studi di Udine, e Gabriele Gorelli, sommelier e professionista in comunicazione visiva.
I risultati di questi workshop – che ha indagato l’utilizzo del legno per migliorare il carattere del terroir, i metodi di invecchiamento in legno e gli atteggiamenti del mercato nei confronti del vino affinato in legno – insieme a quelli della ricerca sono stati presentati al Simposio e commentati da un partecipato panel di relatori.
Tra gli altri Nicholas Vivas, ricercatore in scienza e tecnica dell’affinamento del vino in legno; Niccolò D’Afflitto, direttore tecnico Frescobaldi; Lorenzo Landi, enologo; Stefano Ferrante, Direttore tecnico Zonin1821; Piero Garbellotto, amministratore delegato di Garbellotto Spa; Andrea Lonardi, Direttore operativo Bertani Domains; Benoît Caron, Tonnellerie Bel Air e Anouck Chapuzet Varron, della Tonnellerie Vinea.
Il Simposio è così stata l’occasione per codificare per la prima volta la ‘via Italiana’ all’uso del legno in cantina, dove riemerge la scoperta di una modalità di maturazione del vino in botti grandi, che si differenzia dalla ‘via francese‘ legata a barrique e tonneaux.
Le botti grandi, molto utilizzate in Italia nei territori votati alla grande vinificazione in rosso di qualità, risultano infatti avere meno impatto sul carattere del vino, che resta più autentico ed espressione del territorio. Una pratica di maturazione che il mondo enologico sta sempre più seguendo a livello internazionale, per venire incontro all’esigenza e alla sensibilità legate alla valorizzazione dell’identità territoriale.
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MILANO – Degustazioni gratuite, workshop interattivi, performance di baristi, torrefattori e mixologist. Persino una mostra fotografica, dal titolo emblematico “People of Milan“: la poliedrica cultura del caffè dei milanesi attraverso alcuni scatti di persone immortalate in luoghi iconici della città in svariate situazioni in cui sono alle prese con la bevanda più amata al mondo.
Questo e altro sarà il “Milan Coffee Festival” che persegue anche quest’anno l’obiettivo di celebrare il caffè artigianale nelle sue molteplici declinazioni e, per la sua seconda edizione, si trasferisce in una location più grande. Da sabato 30 novembre a lunedì 2 dicembre a ospitare l’evento sarà il celebre Superstudio Più di via Tortona.
Forte del successo riscosso al debutto italiano, il format internazionale ideato da Allegra Events, approdato lo scorso anno a Milano dopo aver spopolato a Londra, Amsterdam, New York, Los Angeles e Cape Town, intende consolidare anche in Italia il suo posizionamento come evento di riferimento per gli amanti del caffè e gli operatori del settore.
“L’Italia – dichiara Ludovic Rossignol-Isanovic, co-founder di Allegra Events e ideatore del Coffee Festival – è al culmine di una rivoluzione del mondo del caffè e siamo molto orgogliosi di esserne parte integrante, rappresentando il cambiamento e colmando il divario tra la cultura del caffè espresso tradizionale e il movimento emergente degli ‘specialty’. Si tratta di un momento importante anche perché ci trasferiremo nella nostra nuova casa, il Superstudio Più; uno spazio così bello, in una posizione strategica, a dimostrazione di quanto l’evento sia cresciuto rapidamente. Abbiamo grandi progetti per il ‘Milan Coffee Festival’, per cui il nostro consiglio è di stare bene attenti ai prossimi sviluppi”.
Molteplici anche quest’anno saranno le esperienze e le attività in cui potranno cimentarsi i visitatori nelle diverse aree espositive. THE LAB, POWERED BY LAVAZZA e supportato dai macinacaffè EUREKA interamente dedicati al filtro, offrirà un programma interattivo comprensivo di dimostrazioni, workshop, degustazioni, conferenze e dibattiti live su svariati argomenti.
LA MARZOCCO TRUE ARTISAN CAFE’ sarà invece il pop-up in cui si alterneranno le migliori caffetterie e torrefazioni indipendenti, italiane e non, che proporranno bevande e cocktail d’autore offrendo al pubblico la possibilità di incontrare gli artigiani del caffè.
Sempre a cura de La Marzocco, ma all’esterno dell’area espositiva, sarà allestito anche un Winter Garden per immergersi nell’atmosfera natalizia tra abeti, caldarroste e vin brulé.
Per i puristi dell’espresso sarà d’obbligo una sosta al LA CIMBALI & FAEMA ESPRESSO BAR, dove oltre al caffè tradizionale all’italiana sarà possibile sorseggiare anche deliziosi monorigine di alcuni dei torrefattori italiani più apprezzati, imparando da loro i segreti per la preparazione dell’espresso perfetto.
Oltre al “blind tasting” di una gamma di espressi estratti a regola d’arte dagli esperti Faema, si potranno degustare gli abbinamenti con il cioccolato proposti dal maestro pasticciere Gianluca Fusto, i dolci senza zucchero del laboratorio di pasticceria Eutopia Milano o il panettone delle feste con MUMAC Academy.
Da non perdere l’Espresso Negroni con Campari, una rivisitazione a base di caffè di un classico senza tempo.
Anche quest’anno non mancherà LATTE ART LIVE, un’area interamente dedicata alla Latte Art con una serie di dimostrazioni e competizioni fra i maggiori esperti in tecniche di decorazione della superficie di espressi e cappuccini tramite l’uso del latte, quest’anno realizzata in partnership con l’azienda leader nei macinacaffè Eureka, in postazione con il grinder più compatto e silenzioso sul mercato, l’Atom Specialty 75.
Saranno riproposti inoltre THE BREW BAR, in collaborazione con BRITA, dove protagoniste saranno le preparazioni a filtro – Chemex, Aeropress, V60 e French Press – e l’acqua, elemento importante per valorizzare l’aroma e il gusto del caffè, e THE ROASTER VILLAGE, punto di incontro dei piccoli torrefattori italiani di qualità (quest’anno saranno presenti His Majesty The Coffee, Tomassi Coffee Roaster, Cafezal Specialty Coffee, Nero Scuro, Flash Back e Il Manovale), che avranno la possibilità di servire e far conoscere i loro pregiati “specialty coffee” utilizzando le macchine del modello Linea Mini de La Marzocco.
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MILANO – Tre praline di cioccolato. Tre calici di whisky. Abbinamento scontato? Abbinamento forzato? A proporre il gioco sono stati T’a Milano e The Glenlivet in occasione dello scorso Milano Whisky Festival. Una doppia verticale, whisky da un lato, praline d’altro, in un crescendo di intensità e consistenze.
Stefano Bettelli, Maître Chocolatier di T’a Milano, ha mostrato al pubblico come preparare le diverse praline ripiene in uno show cooking semplice ed istruttivo. Alain Winchester, Master Distiller di The Glenlivet, ha guidato la degustazione dei tre dram.
Ad ognuno dei presenti la possibilità di assaggiare e valutare come cioccolato e whisky lavorano al palato. Com’è andata? Ecco l’opinione di Winemag.
GLI ABBINAMENTI The Glenlivet 12 y.o – pralina al cioccolato equadoreño 55% con cuore morbido al Glenlivet. Croccante e scioglievole la pralina sviluppa in bocca la sua aromaticità floreale. The Glenlivet 12 y.o. è il punto di riferimento di se stesso, lieve e delicato con l’inconfondibile sentore di mela e legno.
Nel pairing il cioccolato risulta troppo dolce e troppo poco avvolgente rispetto al whisky. La bocca tende ad avvertire un sapore amaricante che predomina sulle altre sensazioni e taglia di netto la persistenza. Due ottimi prodotti che però, purtroppo, non lavorano bene insieme.
The Glenlivet 15 y.o. French Oak – Pralina al cioccolato Madagascar 55%. Aromatico, fruttato e con una viva acidità il cioccolato seduce subito il palato. Segue il whisky che, forte del suo invecchiamento in rovere francese, risulta morbido e rotondo.
L’abbinamento, che sulla carta rischia di finire con un nulla di fatto come il precedente, si rivela invece più azzeccato. Certo si crea ancora quella spiacevole sensazione amara ma le reciproche persistenze di pralina e scotch riescono a sgattaiolarne fuori regalando un finale più piacevole.
Chiude la verticale The Glenlivet Nadurra First Fill Selection abbinato ad una pralina con blend di cioccolati fondente al 66%. Pralina intensa, aromatica, con note di frutta e spezia. Nadurra è un gradazione piena a 60,3% invecchiato in sole botti ex bourbon di primo passaggi: arancia candita, vaniglia, frutta fresca ed una nota burrosa.
L’abbinamento stavolta è vincente. Il whisky pulisce bene il palato e si integra con gli aromi del cioccolato. Ne risultano avvantaggiati entrambi invogliando ad un secondo assaggio.
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