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Alfredo Pratolongo è il nuovo Presidente di AssoBirra

Alfredo Pratolongo è il nuovo Presidente di AssoBirra

Alfredo Pratolongo (Heineken Italia) è il nuovo Presidente di AssoBirra, l’Associazione dei Birrai e dei Maltatori. Pratolongo succede a Michele Cason (Malteria Saplo) che rimane in AssoBirra in qualità di Past President.

Direttore Generale dell’Associazione è Andrea Bagnolini che curerà la rappresentanza dell’associazione all’interno di Confindustria e Federalimentare.

L’Assemblea di AssoBirra ha inoltre eletto all’unanimità i tre Vice Presidenti. Antonio Catalani (Malteria Agroalimentare Sud) in rappresentanza dei produttori di malto con delega a Materie Prime e relative Filiere.

Matteo Minelli (Birra Flea) in rappresentanza dei birrifici artigianali con delega a Internazionalizzazione e Sviluppo Associativo. Federico Sannella (Birra Peroni) in rappresentanza dei grandi birrifici con delega a Transizione Ecologica e Sostenibilità.

ALFREDO PRATOLONGO

Nato a Milano, Alfredo Pratolongo dal 2005 è Direttore Comunicazione e Affari Istituzionali di Heineken Italia S.p.A.. Dal 2017 è stato Vice Presidente di AssoBirra ed è Presidente della Fondazione Birra Moretti, organizzazione senza fini di lucro con l’obiettivo istituzionale di migliorare la cultura della birra in Italia.

Laureato all’Università Bocconi, ha frequentato la Harvard Business School e Imd. Ha sviluppato un percorso professionale in ambito comunicazione e relazioni istituzionali, operando in primarie agenzie di comunicazione, aziende italiane come Replay e multinazionali come McDonald’s Italia.

ANTONIO CATALANI

Nato a Melfi (PZ), Antonio Catalani si è specializzato in tecnologia birraria presso la Ucl di Lovanio in Belgio. Dal 1984 lavora presso la Malteria Agroalimentare Sud – Stabilimento Italmalt di Melfi, parte del Gruppo Adriatica S.p.A.. dive ricopre il ruolo di Direttore Generale. Vice Presidente della Sezione Alimentare di Confindustria Basilicata e fino al 2019 Vice Presidente del Clb – Cluster Lucano Bioeconomia.

MATTEO MINELLI

Nato a Gualdo Tadino (PG), Matteo Minelli è imprenditore nei settori delle rinnovabili, dell’agroalimentare e dell’edilizia. Amministratore Delegato di Ecosuntek S.p.A., società quotata all’Aim-Italia dal 2014, nel 2012 fonda la Matteo Minelli Agricola oggi Birra Flea Società Agricola.

Dal 2016 è componente del Consiglio Nazionale dei Giovani Imprenditori di Federalimentare e del Comitato di Indirizzo della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. È Past President della Sezione Territoriale Eugubino – Gualdese e membro del Consiglio Generale di Confindustria Umbria.

FEDERICO SANNELLA

Nato a Roma, Federico Sannella dal 2007 è Direttore Relazioni Esterne e Affari Istituzionali di Birra Peroni S.r.l, parte del Gruppo Asahi Europe & International. Ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità nel passato in British American Tobacco Italia e Philips Lighting tra Roma e Parigi.

Nel 2020 è stato riconfermato come Presidente della Sezione Alimentare di Unindustria, è componente del Consiglio Direttivo di Afdb – Associazione Formazione Distributori Bevande e membro dell’Organo di Amministrazione dell’Azienda Speciale Agro Camera della Camera di Commercio di Roma.

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Birra Peroni: investimento da 1,6 mln di euro per lo stabilimento di Bari

Birra Peroni investe su Bari. Questo mese entreranno in funzione presso lo storico stabilimento di via Bitritto tre nuovi serbatoi di fermentazione da 4.500 ettolitri l’uno. L’investimento, pari a 1.6 milioni di euro, conferma il legame con il territorio dell’azienda, che qui ha investito negli ultimi 10 anni oltre 26 milioni di euro.

«L’arrivo di questi tre nuovi fermentatori – spiega Michele Cason, Direttore dello stabilimento Birra Peroni di Bari – ci consentirà di mantenere adeguati tempi di fermentazione e maturazione e garantire la qualità dei nostri prodotti, permettendoci di migliorare ulteriormente la nostra efficienza e sostenibilità produttiva».

«Con questo investimento – prosegue Cason – avviamo una nuova fase di sviluppo per l’azienda che vedrà in questo anno l’introduzione di nuovi brand con una strategia di differenziazione del portafoglio che risponde all’ambizione di affermarci nel segmento delle birre analcoliche per promuovere un consumo sempre più responsabile».

«Nel 2020 abbiamo prodotto circa 1,9 milioni di ettolitri – conclude Cason – con un costante miglioramento delle performance ambientali. Complessivamente, negli ultimi 10 anni, per ogni litro prodotto abbiamo ridotto del 27% l’impiego di acqua, del 48% il consumo di energia termica e del 22% il consumo di energia elettrica, consentendo allo stabilimento di Bari di raggiungere posizioni di eccellenza in termini di sostenibilità ambientale a livello mondiale».

IL VIAGGIO DEI SERBATOI DALLA GERMANIA A BARI

Il 10 febbraio i tre serbatoi, prodotti a Burgstädt (Germania), hanno iniziato il loro viaggio per l’Italia attraverso il fiume Reno, in gran parte ghiacciato a causa delle basse temperature del periodo. Dall’Europoort di Rotterdam, nei Paesi Bassi, sono stati caricati su una nave speciale che è arrivata al porto di Bari nella notte tra il 9 e il 10 marzo.

Tre convogli speciali hanno quindi portato i serbatoi allo stabilimento passando sul Ponte Adriatico. Lungo il percorso, per permettere il passaggio, si è dovuto procedere con lo smontaggio e il rimontaggio di alcune linee elettriche.

Ognuno dei tre fermentatori ha un diametro di circa 7 metri, una lunghezza di 19 metri, un peso di 29 tonnellate circa e può contenere 4.500 hl di birra finita, il corrispondente di 4 cotte.

LO STABILIMENTO DI BARI
Lo stabilimento di via Bitritto è parte integrante del tessuto economico della città e sviluppa un indotto di circa 60 milioni di euro all’anno sul territorio, assorbendo circa il 40% degli investimenti che l’azienda sostiene in Italia. Birra Peroni è presente in Puglia anche attraverso la filiera agricola con circa 7 mila ettari coltivati a orzo distico.

Il primo sito produttivo di Birra Peroni a Bari risale al 1924 mentre l’attuale stabilimento, che si sviluppa su 185.500 mq e ha una capacità produttiva media annua pari a 2,5 mln di ettolitri, è operativo per l’intero ciclo produttivo dal luglio 1963.

I brand prodotti a Bari, nelle 3 linee produttive dedicate a bottiglie e bottiglie vuoto a rendere, sono: Peroni, Peroni senza glutine, Nastro Azzurro, Nastro Azzurro Zero, Tourtel, Raffo e Wührer.

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Italgrob, Assobibe e Assobirra: “Nel DL Ristori ignorati i codici Ateco della filiera”

Ordini fermi, prodotti fermi su bancali, cali di produzione e attività. Sono le immediate, gravi ed inevitabili ripercussioni delle nuove chiusure imposte ai punti di consumo di alimenti e bevande sugli operatori della Filiera. Un danno che aumenta ogni giorno. Italgrob, Assobibe e Assobirra, congiuntamente sollecitano il Governo ad attuare, subito, correttivi immediati al DL Ristori. Non riflessioni ma azioni immediate.

Le tre associazioni della filiera del Beverage chiedono di non focalizzare le misure solo sul punto vendita finale aggiungendo i codici Ateco dei soggetti che riforniscono le attività dell’Horeca, di fatto chiuse, e ripensando accise e nuove tasse in arrivo nel 2021 che aumenteranno l’effetto recessivo.

Italgrob (Federazione Italiana Distributori Horeca) nel lockdown di marzo-giugno ha registrato perdite di fatturato per oltre l’80% situazione che, con questa seconda ondata, rischia di precipitare definitivamente mettendo a rischio oltre 800 aziende e migliaia di posti di lavoro.

L’improprio obbligo di chiusura alle 18.00 dei locali e lo smart working – dichiara Vincenzo Caso, Presidente di Italgrob – drenano consumi che si tramutano in mancati incassi per i locali che a loro volta si ripercuotono direttamente sulle aziende di distribuzione. I nostri mezzi sono fermi e i depositi pieni di merci che non potremo vendere. Il paradosso è che nel decreto Ristori tutto questo non viene considerato”.

È come se la categoria non esistesse – prosegue – in quanto sono stati indebitamente ignorati i codici Ateco dei distributori (46.30). Chiediamo un pronto reintegro dei nostri codici Ateco, anche in relazione di quanto previsto nel comma 2 dell’art 1 del Decreto Ristori. Chiediamo inoltre, così come consesso ai locali della ristorazione, la totale abolizione del secondo semestre Imu”.

Per il Presidente di Assobibe Giangiacomo Pierini “non si può pensare di introdurre nuove tasse nel 2021, stressare le imprese oggi già in difficoltà a causa degli ulteriori cali di attività”. Il riferimento è al primo decreto attuativo della Sugar tax, pubblicato pochi giorni fa, che aumenta del 28% la fiscalità su un litro di bibita “togliendo liquidità ogni mese ai produttori e generando costi per l’adeguamento alle decine di nuove procedure burocratiche. È necessaria – conclude Pierini – la sospensione subito almeno per tutto il 2021, non pochi mesi”.

Gli fa eco Michele Cason, Presidente di Assobirra, sottolineando come “la birra è l’unica bevanda da pasto a pagare le accise. Un’anomalia che ora più che mai non può essere ignorata e che incide in maniera significativa su tutta la filiera: produttori, distributori, pubblici esercizi e consumatori”, e ribadendo le proposte di Assobirra per degli interventi strutturali che assicurino una boccata d’ossigeno all’intero comparto.

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AssoBirra: riduzione delle accise e credito d’imposta al consumo per la ripartenza

AssoBirra ha formulato due proposte, una strutturale ed una congiunturale, a supporto non solo del comparto “Birra”, ma dell’intera filiera. Il tutto durante un incontro istituzionale digitale al quale hanno preso parte, oltre al presidente Michele Cason e al vice Alfredo Pratolongo, anche l’onorevole Fabio Melilli, presidente della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, Luciano Sbraga, vice direttore generale di Fipe e Luca Paolazzi, partner di Ref Ricerche e Ceresio Investors advisor.

RIDUZIONE DELLE ACCISE
Una richiesta chiara, precisa e strutturale: riduzione della accise. L’accisa è una tassa che incide in maniera significativa su tutta la filiera, che colpisce tutti gli attori – produttori, distributori e consumatori – e che, come sottolinea Luca Paolazzi, è una tassa regressiva che ha un’incidenza maggiore sulle birre più popolari e un peso inferiore su quelle di fascia alta.

Le accise – dichiara Alfredo Pratolongo – sono salite del 30% fra il 2013 ed il 2015 aumentando il differenziale fra i prodotti. Ricordiamo infatti che la birra è l’unica bevanda da pasto sottoposta ad accisa.

Questo ha portato ad una penalizzazione degli investimenti che invece sono aumentati quando le accise erano calate nel 1,7% nel periodo precedente gli aumenti. Occorre una revisione strutturale delle accise per riportare ‘frizzantezza’ ed investimenti nel settore”.

Secondo le stime di AssoBirra una riduzione del 30% delle accise nei prossimi 3 anni sarà compensata dall’aumento dei numeri di vendita. Un aumento dei volumi che porteranno con se nuove entrate per le casse dello stato, sotto forma di Iva ed altri contributi, generando un saldo positivo.

Alfredo Pratolongo – Vice Presidente AssoBirra

CREDITO D’IMPOSTA PER LA “BIRRA ALLA SPINA”
Di natura congiunturale la seconda proposta di AssoBirra: attivare un credito d’imposta per la birra alla spina. Una misura a favore non della produzione della birra ma rivolta espressamente al consumo. Dei 9,0 mld di euro generati dal comparto ben 5,7 sono da ricondursi al canale Horeca, canale duramente colpito tanto dal lockdown della scorsa primavera quanto dalle recenti restrizioni.

La birra – sottolinea Pratolongo – crea valore e può essere un’importante supporto nel momento in cui riaprirà la ristorazione. Ad esempio in Italia si contano circa 120.000 pizzerie, basti pensare al valore aggiunto che la birra ha sullo scontrino medio di queste pizzerie.

Il credito d’imposta per i prossimi 6 mesi, 10 mesi o per un anno sulla birra alla spina porterà un beneficio agli esercizi commerciali dando più marginalità a fronte di un prevedibile calo del numero di clienti, stimolando gli imprenditori a rimanere nel business“.

“In questo momento la Birra sta chiedendo qualcosa che non è per se stessa – conclude il Vice Presidente – ma per i punti di consumo. L’Horeca è il canale che più è capace di remunerare la filiera e la cui chiusura ha penalizzato chi ha investito in qualità e posizionamento del prodotto. Durante il lockdown c’è stato un aumento dell’e-commerce ma che non sostituisce la ristorazione sul valore aggiunto”.

La proposta trova l’appoggio di Luciano Sbraga, Vice Direttore Generale Fipe, il quale sottolinea come “oltre 130 mila esercizi a novembre non saranno aperti perché svolgono la loro attività prevalentemente la sera o esclusivamente dopo le ore 18, perché mancano i turisti o i pranzi di lavoro”.

Non siamo irresponsabili ma chiediamo il rispetto come imprese. Occorre approcciare il problema dal punto di vista della filiera per stimolare la domanda. Corretto in questo senso ridurre la tassazione”.

LA BIRRA COME MOTORE DELL’ECONOMIA
Come emerge dai dati presentati da Luca Paolazzi, Partner di Ref Ricerche e Ceresio Investors advisor, il comparto Birra è uno dei motori trainanti dell’economia del paese. Un settore che nel decennio 2009-2019 ha segnato un +35% in valore, figlio di un +24% della produzione ed un export cresciuto del 98% a fronte di un calo del 4% dell’import.

Nello stesso periodo il Pil è cresciuto “solo” del 2%, l’attività manifatturiera ha segnato un +16% ed i consumi delle famiglie sono cresciuti dell’1%. La birra cresce e genera valore ad un tasso nettamente più veloce rispetto all’economia del paese.

Proprio questo poderoso tasso di crescita (+5% nel solo 2019 a fronte di un -1,3% dell’intera industria italiana), unito alla grande convivialità tipica dello spirito italiano che la birra porta con se, sono il pilastro su cui AssoBirra formula le sue proposte.

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AssoBirra: “Il settore brassicolo come leva per la rinascita dell’Italia”

La produzione di birra nel 2019 ha segnato un +5 %, a fonte di un -1,3% dell’intera industria italiana, creando un valore aggiunto di 9 miliardi di euro lungo una filiera che parte dalle coltivazioni di orzo e luppoli e si conclude al consumo. Filiera che coinvolge settori diversi fra loro e di cui la produzione rappresenta solo uno dei tasselli del puzzle.

AssoBirra, forte di questa considerazione e dei numeri estremamente positivi presentati oggi nell’Annual report, propone il comparto come una delle leve su cui lavorare per il rilancio del paese post lockdown. Proposte concrete, di breve e di lungo periodo, per la ripartenza.

Credito d’imposta di valore pari all’accisa sulla birra in fusto, quindi venduta alla spina, per dare immediata marginalità ai dettaglianti. Un aiuto diretto all’horeca, canale ove si sviluppano i due terzi del valore aggiunto del settore e messo in ginocchio dalla pandemia. Nel lungo periodo si rende invece necessario un intervento strutturale.

Quella che fino a ieri era una richiesta oggi è diventata una necessità – dichiara Alfredo Pratolongo, Vice Presidente di AssoBirra – Non tutti sanno che in Italia la birra è l’unica bevanda da pasto a pagare le accise, una penalizzazione assolutamente ingiustificata che ha visto un aggravio fiscale del 30% tra l’ottobre 2013 e il gennaio 2015″.

I NUMERI DEL COMPARTO
Nel 2019, la produzione di birra in Italia è passata da 16,4 a 17,2 milioni di ettolitri, in linea con il trend positivo che negli ultimi 10 anni ha visto la produzione aumentare i volumi del 35%. Al 9° posto in Europa per produzione l’Italia è cresciuta anche per quanto riguarda l’export con un volume di 3,5 milioni di ettolitri (+13%).

L’incremento ha riguardato l’intero comparto, compreso il ramo dei piccoli produttori che in Italia conta circa 850 strutture per una crescita totale del +3,8%. Risultati trainati dal consumo interno che ha raggiunto la cifra record di 34,6 litri pro-capite e che si riflettono anche sull’occupazione per un totale di oltre 144 mila occupati lungo tutta la filiera.

Il 2019 ha confermato la crescente predilezione degli italiani per la birra che assume un ruolo sempre più di rilievo nel panorama italiano e di conseguenza nell’economia nazionale – afferma Michele Cason, Presidente di AssoBirra – Tuttavia, l’emergenza sanitaria mette a rischio la sopravvivenza di molte realtà e le prospettive di crescita a medio termine”.

“Siamo convinti che le potenzialità insite nella filiera dell’orzo, così come nella coltivazione del luppolo, meritino un’adeguata valorizzazione soprattutto a livello europeo di politica agricola comune”.

LA SOSTENIBILITÀ COME VALORE
Gli investimenti in sostenibilità del comparto hanno consentito di raggiungere e superare con un anno di anticipo gli obiettivi previsti per il 2020:  riduzione di acqua del 35%, di Co2 del 58%, ed energia del26%. Un altro passo in avanti nel percorso di sviluppo sostenibile dell’Italia alla luce delle sfide contenute nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

Continua inoltre l’impegno delle aziende brassicole nella promozione del consumo responsabile, con campagne d’informazione mirate ad aumentare la consapevolezza dei consumatori sui rischi connessi all’abuso e all’uso scorretto delle bevande alcoliche, stimolando il confronto con le Istituzioni sulle misure da adottare congiuntamente per sensibilizzare l’opinione pubblica.

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AssoBirra, Assobibe e Mineracqua: “Riaprire prima in sicurezza e sostenere la filiera”

Il lungo periodo di Lockdown con la chiusura di tutti i locali ha di fatto azzerato la liquidità lungo tutta la filiera Horeca. Con la riapertura dei locali alla data ipotizzata del 1° giugno la perdita secca lungo tutta la filiera è stimata a 20 miliardi di euro. La filiera Horeca, con il suo indotto di almeno un milione e duecentomila occupati, 320 mila pubblici esercizi, 5000 aziende di distribuzione e centinaia di produttori, è letteralmente in ginocchio.

Come per altri settori, è necessario anticipare la riapertura con le doverose misure di protezione e di distanziamento sociale, nonché pensare come aiutare una Fase 2 che, senza turismo e limitazioni varie, rischia di non produrre benefici economici, ma solo costi.

Alla luce di questo inevitabile tracollo, le principali Associazioni fra i produttori di birra, bevande e acque minerali (AssoBirra, Assobibe e Mineracqua) destinate al canale Horeca e la Federazione Italgrob rappresentativa della categoria dei distributori del Food & Beverage, pongono all’attenzione del Governo le gravi criticità e allo stesso tempo chiedono:

TORNARE A LAVORARE:

  • anticipare al 18 maggio l’apertura dei locali Horeca (Bar e Ristoranti), con protocolli di sicurezza e misure di distanziamento a tutela di lavoratori e clienti.

AIUTARE LE IMPRESE SU COSTI e LIQUIDITA’ con:

  • l’aumento del plafond per il credito d’imposta legato alla sanificazione dei luoghi e degli strumenti di lavoro;
  • l’estensione a 20 anni del periodo per la restituzione dei finanziamenti previsti dal Decreto Liquidità;
  • un indennizzo a fondo perduto pari al 50% del fatturato dei mesi di lockdown (marzo, aprile e maggio) oppure del 20% del fatturato dell’anno precedente;
  • Prevedere un credito di imposta per i crediti inesigibili derivanti dalla crisi COVID-19

SOSTENERE LA RIPRESA:

  • con una riduzione dell’aliquota IVA dal 22% al 10%, sui prodotti Beverage del fuori casa, al fine di incentivare i consumi nei prossimi mesi.

 

Il mercato del fuoricasa italiano che a fine 2019 ha sviluppato un giro di affari complessivo di 86 miliardi, pari all’8% dei consumi totali delle famiglie (Alimentari non alimentari e servizi), è uno degli assi portanti dell’economia del Paese, un emblema del made in Italy, fattore di attrazione turistica al pari del grande patrimonio architettonico paesaggistico, artistico e culturale che vanta il nostro Paese.

È un dovere di tutti proteggerlo e rilanciarlo, Assobirra, Assobibe, Mineracqua e Italgrob insieme alle aziende che rappresentano, sono pronte ad attuare ogni possibile azione per sostenere il settore. Un settore che tra distribuzione e pubblici esercizi da lavoro a circa 1,2 milioni di persone a cui si aggiungono le decine di migliaia di posti di lavoro delle aziende di produzione del Food & Beverage.

Posti di lavoro estremamente a rischio se non si interviene con misure urgenti ed adeguate. In questo difficilissimo momento è necessario l’intervento concreto dello Stato per superare la crisi in atto e rilanciare le prospettive di un settore vitale, sia dal punto di vista economico che sociale.

Michele Cason, Presidente di AssoBirra, sottolinea come “il settore birrario sostiene con forza la richiesta dell’intera filiera dell’industria delle bevande, di anticipare il prima possibile, naturalmente nel rispetto dei protocolli di sicurezza, la riapertura del canale della ristorazione, non oltre il prossimo 18 maggio. Contestualmente, nell’ambito della forte pressione fiscale che già oggi il comparto birrario subisce e su cui grava anche in aggiunta la più alta delle aliquote Iva, chiede che almeno per quanto riguarda i prodotti del settore bevande del canale Ho.Re.Ca. l’aliquota possa essere ridotta dall’attuale 22 al 10%, per incentivare la ripresa dei consumi”.

“Il fuori casa per il settore bevande analcoliche rappresenta ca il 40% del fatturato del settore – evidenzia Vittorio Cino, Presidente di AssoBibe – pertanto preoccupa molto il perdurare del blocco di questo canale e delle difficoltà che si ripercuotono nella filiera. Servono rassicurazioni subito per poter ripartire, con le dovute precauzioni per la sicurezza di tutti, e per affrontare una realtà che non sarà normale per un lungo periodo. Non possiamo permetterci una visione di breve periodo sulle attività economiche che, ricordo, generano posti di lavoro. Auspichiamo quindi interventi fiscali che liberino risorse per imprese e consumatori, lavorando anche sulle aliquote Iva che per la maggior parte degli alimenti è al 4 o 10% rispetto al 22% del beverage”.

Vincenzo Caso, Presidente di Italgrob sottolinea “come la prolungata chiusura del mercato Horeca abbia di fatto azzerato la liquidità lungo la filiera, dove gli operatori più danneggiati sono proprio i distributori impossibilitati ad incassare anche i crediti pregressi al lockdown. Far riaprire i locali è una priorità, ma nel rispetto di quella sicurezza che comunque imporrà nuovi e pesanti costi. È pertanto assolutamente necessario – ribadisce Caso – che vengano riconosciuti adeguati crediti di imposta, sia per gestire i nuovi protocolli di sicurezza, ad esempio per la sanificazione degli impianti spina, sia per recuperare in parte crediti oramai inesigibili. Se il Governo non interviene prontamente sono a rischio chiusura almeno 500 aziende di distribuzione, un danno incalcolabile per tutto il sistema HoReCa”.

Enrico Zoppas, Presidente di Mineracqua chiede che, nel rispetto dei protocolli di sicurezza, possano essere concesse misure eccezionali e contingenti per rilanciare i consumi “fuori casa” delle acque minerali naturali, emblema del made in Italy, e nel contempo dare adeguate garanzie occupazionali ai lavoratori della filiera.

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Nuovo direttivo per AssoBirra: il presidente è Michele Cason

Nella riunione di Roma dello scorso 20 luglio, l’assemblea di AssoBirra, l’Associazione dei Birrai e dei Maltatori, ha eletto il nuovo presidente: Michele Cason (Malteria Saplo). Succede ad Albeto Frausin (Carlsberg Italia), che rimane negli organi dell’Associazione in qualità di past president.

AssoBirra rappresenta gran parte delle aziende che producono e commercializzano birra e malto in Italia, dando lavoro direttamente e con l’indotto a circa 137 mila persone.

Eletto all’unanimità, Cason sarà affiancato nel suo compito dai tre neo vice presidenti Antonio Catalani (Malteria Agroalimentare Sud), Matteo Minelli (Birra Flea) e Alfredo Pratolongo (Heineken Italia).

Nato a Merano (BZ), Michele Cason si laurea in Scienze Agrarie all’Università di Padova per poi prendere un master in Scienze Birrarie alla Nottingham University e frequentare la Hult International Business School. Dal 1998 lavora in Saplo, malteria controllata da Birra Peroni, dove ricopre vari ruoli fino a diventare membro del Consiglio di Amministrazione.

È membro, in rappresentanza dell’Italia, dell’Europen Brewery Convention, di The Brewers of Europe e siede nel Comitato Esecutivo e nel Comitato Tecnico di Euromalt. E’ inoltre membro del consiglio scientifico del CERB (Centro di Eccellenza per la Ricerca sulla Birra dell’Università di Perugia).

Nato a Melfi (PZ), Antonio Catalani si specializza in tecnologia birraria presso la UCL di Louvain in Belgio. Dal 1984 lavora presso la malteria Agroalimentare Sud – Italmalt di Melfi dove attualmente ricopre il ruolo di Direttore Generale. Dal 2007 è consigliere della Sezione Alimentare di Confindustria Basilicata. E’ inoltre vice Presidente del CLB (Cluster Lucano di Bioeconomia).

Nato a Gualdo Tadino (PG), Matteo Minelli è imprenditore nei settori delle rinnovabili, dell’agroalimentare e dell’edilizia. Amministratore Delegato di Ecosuntek S.p.A. (società quotata all’AIM-Italia dal 2014). Nel 2012 fonda la Matteo Minelli Agricola oggi Flea Agricola s r.l., che produce e commercializza birra artigianale in Italia ed all’estero. Dal 2016 è inoltre componente del Consiglio Nazionale dei Giovani Imprenditori di Federalimentare e del Comitato di Indirizzo della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, oltre che Presidente della Sezione Territoriale Eugubino – Gualdese di Confindustria Umbria.

Nato a Milano, Alfredo Pratolongo dal 2005 è Direttore Comunicazione e Affari Istituzionali di Heineken Italia S.p.A.. Dal 2015 Vice-Presidente e dal 2017 Presidente della Fondazione Birra Moretti (organizzazione senza fini di lucro con l’obiettivo istituzionale di migliorare la Cultura della birra in Italia). Laureato all’università Bocconi, successivamente frequenta la Harvard Business School e IMD. Ha sviluppato un percorso professionale ventennale in ambito comunicazione e relazioni istituzionali, operando in primarie agenzie di comunicazione ed in realtà italiane (Replay) e multinazionali (McDonald’s Italia). (credits foto La stampa)

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