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Sostenibilità, Ziliani (Berlucchi): “Mangiate meno carne”. Mipaaf: “Certificazione unica”

MILANO – Una certificazione unica per la sostenibilità in viticoltura. Questa la grande riforma annunciata da Michele Alessi, dirigente del Mipaaf, in occasione del convegno “Bollicine e sostenibilità: la risposta di Franciacorta, Cava e Champagne”, andato in scena questa mattina a Simei 2019. In rappresentanza dei produttori bresciani Arturo Ziliani, amministratore delegato di Guido Berlucchi & C. Spa, protagonista di un intervento senza peli sulla lingua.

“Non so voi – ha esordito Ziliani nella sala convegni del padiglione 15 di Rho Fiera Milano – ma io qui sto morendo di caldo. La prima cosa da fare come cittadini, nell’ambito della sostenibilità, sarebbe quella di abbassare di 5, 6 gradi la temperatura in casa e, in seguito, negli ambienti pubblici”.

“La seconda causa globale di emissioni di gas serra è l’allevamento bestiame – ha aggiunto Ziliani – soprattutto bovini. Dobbiamo ridurre il consumo di carne: mangiare la bistecca una volta a settimana, magari pagandola la stessa cifra. Insomma: ridurre i consumi a parità di spesa. Ma così il Pil va giù: come si fa?”.

Il convegno, moderato da Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini, ha visto anche l’intervento del presidente Uiv Ernesto Abbona e di Roberta Sardone, ricercatrice Centro Politiche e Bio-Economie del Crea.

Per le testimonianze da Spagna e Francia Eva Plazas Torné, enologa di Caves Vilarnau, storica realtà del Penedès, e Pierre Naviaux, chief de projet développement durable del Comité interprofessionnel du vin de Champagne (Civc).

Al termine degli interventi degli esponenti di filiera, che hanno delineato le metodologie con le quali Franciacorta, Cava e Champagne stanno affrontando il tema della sostenibilità, Michele Alessi ha annunciato l’importante novità che riguarderà le aziende del settore vitivinicolo in Italia.

“Nel nostro Paese – ha sottolineato il dirigente del dipartimento condotto da Giuseppe Blasi – i sistemi di certificazione della sostenibilità sono troppi. Creavano e creano tuttora molta confusione nei consumatori: l’obiettivo principale è dar loro un’informazione corretta, che li tuteli dal proliferare di troppe certificazioni”.

“Per questo – ha proseguito Alessi – il Ministero vuole garantire uno standard unico nazionale, prendendo tutto quello che di buono già c’è, ma facendo una sintesi tra pubblico e privato. I pilastri su cui stiamo lavorando sono il sistema di qualità nazionale di produzione integrata (Sqnpi), già nel Sian, oltre a Equalitas e Tergeo di Uiv”.

Siamo al lavoro da parecchi mesi – ha continuato il dirigente Mipaaf – e siamo in procinto di fare una summa, con l’obiettivo di non sovraccaricare le aziende di piccole dimensioni. Interessante, in questo senso, l’esempio del Cava, in cui si prendono in considerazione i contatori delle aziende per stilare programmi di riduzione delle emissioni”.

In questo quadro si inserisce un’altra opzione al vaglio del Mipaaf: “Vorremmo creare un quaderno di campagna elettronico – ha evidenziato Michele Alessi – dal momento che ora è cartaceo e ha qualche difficoltà di gestione. Mettendo il quaderno ‘in linea’ si diventa più efficienti e controllabili”.

“Più in generale – ha concluso Alessi – puntiamo su un’adesione massiccia delle imprese al nostro progetto, garantito da una certificazione pubblica e da standard nazionali della sostenibilità in viticoltura, senza che questo causi aggravi nelle spese delle piccole aziende o il bisogno di rivolgersi a figure esterne per i nuovi adempimenti”.

Dobbiamo far fronte alle domande degli appassionati – ha confermato il presidente Uiv, Ernesto Abbona – che sempre più spesso vogliono sapere cosa c’è nel bicchiere, oltre alla gioia che ci restituisce. Serve una norma unica che regoli il concetto di sostenibilità. Una soluzione semplice, netta, coerente, che dia serenità a consumatori”.

“Solo in questo modo – ha sottolineato Abbona – i consumatori sapranno quale condizione agraria è stata utilizzata per la produzione del vino che stanno degustando. Ma c’è di più. A differenza di altri comparti, chi produce vino abita generalmente nell’ambito aziendale o nelle immediate vicinanze. Per questo la sostenibilità diventa ancor più motivo di interesse pressante, perché tocca le famiglie di chi produce e i collaboratori, oltre ai consumatori”.

EMISSIONI DI GAS SERRA IN AUMENTO NEL 2019

Il tutto mentre il Centro studi del Ministero dell’Ambiente, l’Ispra, diffondeva le stime tendenziali delle emissioni di gas serra, nel terzo trimestre del 2019. La previsione è di un incremento rispetto all’anno precedente, pari allo 0,6%, a fronte di una crescita del Pil pari a 0,3% rispetto all’anno precedente.

“Non si verifica l’auspicabile disaccoppiamento tra l’andamento delle emissioni e la tendenza dell’indice economico”, commentano i ricercatori dell’Istituto. “L’incremento stimato – continuano – è principalmente dovuto alla crescita dei consumi di combustibili per la produzione di energia elettrica (4,1%), dovuta prevalentemente alla riduzione della produzione di energia idroelettrica e delle importazioni”.

Risultano in decremento i consumi di carburanti – e quindi le emissioni – nel settore dei trasporti (-0,1%) e di combustibili fossili nel settore del riscaldamento domestico (-0,4%). Quello della produzione di vino, in sé, non è comunque uno dei comparti più incisivi in termini di emissioni.

Lo hanno dimostrato anche i dati snocciolati al convegno di Simei da Pierre Naviaux del Comité interprofessionnel du vin de Champagne (Civc). Nell’ambito della regione francese, la carboon footprint della “viticoltura” tocca quota 10% e quella della voce “vino” il 4%.

Ben più imponente sulle condizioni del pianeta l’indotto dello Champagne: i trasporti aerei per raggiungere la regione e movimentare merci al 13%, quelli navali al 17%. Incidono drasticamente sulla carbon footprint il packaging (32%) e le infrastrutture, due degli elementi nel mirino del Comité, che si è dato come obiettivo di medio termine (2025) la riduzione delle emissioni di anidride carbonica del 25%, fino al 75% entro il 2050.

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Enovitis: le nuove frontiere della ricerca al centro del convegno dedicato ai vitigni resistenti

Fabbrico (RE) – “La ricerca e l’innovazione non si possono fermare, perché rappresentano la chiave fondamentale per dare risposte alla sostenibilità, tema caro all’intero comparto vitivinicolo, intesa nella sua ampia accezione, economica, sociale e ambientale. In questa direzione il tema dei vigneti resistenti che stiamo affrontando oggi e il progetto portato avanti dall’Emilia Romagna rappresentano un’importante iniziativa per il futuro in termini economici e di sviluppo. La nuova PAC post 2020 sarà la giusta occasione per adeguare la normativa europea e favorire il trasferimento dell’innovazione dai centri di ricerca alle imprese, asset competitivo di primaria importanza per le nuove sfide del mercato”.

Con queste parole Paolo Castelletti, Segretario Generale di Unione Italiana Vini, ha espresso la posizione di UIV al convegno “Lambrusco: progetto ed esperienze per un vigneto sostenibile”, evento centrale, organizzato da “Il Corriere Vinicolo” e moderato dal Direttore Giulio Somma, della prima giornata di Enovitis in campo a Fabbrico (RE).

Focus è stato l’ambizioso progetto pilota “Vitigni resistenti in Emilia Romagna”, finanziato da imprese del settore, tra cui Cantine Riunite-Civ, in collaborazione con la Fondazione E. Mach, Vivai Cooperativi Rauscedo e Winepoint. A presentare i risultati del progetto avviato nel 2016 è stato Giovanni Nigro (Responsabile Filiera Vitivinicola e Olivo-Oleicola Centro Ricerche Produzioni Vegetali Soc. Coop.) che ha fatto il punto sullo stato di avanzamento e annunciato il nuovo sviluppo della ricerca sull’applicazione dei resistenti sui vitigni autoctoni.

“Qualsiasi imprenditore – ha commentato Corrado Casoli, Presidente di Cantine Riunite e Civ – deve porsi la questione dell’evoluzione nel campo della ricerca. La ricerca va fatta, perché essere contrari a priori significa non guardare al futuro. L’attenzione al cambiamento deve spingere a muoversi in una direzione che salvaguardi realmente il territorio e le sue caratteristiche. Per questo sosteniamo con orgoglio questo progetto. Attualmente il Lambrusco è il rosso più bevuto e venduto nel mondo, con 160 milioni di bottiglie prodotte. Per mantenere e accrescere il primato dobbiamo guardare al consumatore che è sempre più attento alla sostenibilità, non solo ambientale, ma anche economica e umana”.

Ad approfondire le nuove frontiere della ricerca è stato Marco Stefanini (Unità di Genetica e Miglioramento Genetico della vite – Fondazione Edmund Mach), che ha spiegato le tecniche utilizzate per rendere i vigneti resistenti, partendo da quelle tradizionali, come l’incrocio tra varietà diverse, fino alla cisgenesi e il genoma editing, che accorcia i tempi della sperimentazione e permette di ottenere vitigni resistenti, mantenendo inalterato il patrimonio genetico della pianta.

Le prospettive aperte sono state contestualizzate all’interno dell’impalcatura normativa di carattere nazionale e comunitaria, che potrebbe subire interessanti cambiamenti con la prossima riforma della Pac, affrontata da Michele Alessi del ministero delle Politiche Agricole.

“Attualmente gli ibridi si possono utilizzare solo per i vini comuni e per quelli a indicazione geografica – ha sottolineato Alessi – Ma nella proposta di revisione della PAC avanzata dalla Commissione Europea c’è un’importante apertura per consentire in futuro la produzione anche dei vini Doc con i vitigni resistenti. Una proposta che dobbiamo analizzare con grande attenzione. Il Ministero si impegnerà a sentire tutte le voci delle imprese, facendosi carico delle loro istanze per capire come il sistema Italia vuole agire”.

Il convegno, che ha registrato il tutto esaurito, è stato al centro di una giornata che ha fatto registrare, oltre 4.500 presenze.

“Anche quest’anno Enovitis in Campo – spiega Luciano Rizzi, Direttore Commerciale Area Agriexpo&Tecnology Veronafiere – si conferma un grande successo. Da cinque anni collaboriamo con UIV in questa manifestazione unica nel suo genere, che sa intercettare i cambiamenti e le nuove esigenze del mercato. Cambiamenti che gli espositori hanno saputo cavalcare, puntando su innovazione e tecnologia”.

E proprio innovazione e tecnologia hanno trovato espressione massima nella premiazione dei vincitori dell’Innovation Challenge “New Technology Enovitis in campo 2018”, che quest’anno è stato assegnato a: Rex 4-120 Gt di Landini, un trattore dalla larghezza ridotta e con caratteristiche tecnologicamente perfezionate per ottimizzare le lavorazioni nel vigneto; Fendt 200 Vfp Vario di Fendt-Agco Italia spa, un trattore di facile conduzione e, in più, grazie alla tecnologia Gps Rtk, la macchina può essere direzionata in automatico tra i filari, applicabile nella viticoltura di precisione; Ibisco di Gowan Italia srl, agrofarmaco per la protezione della vite dall’Oidio.

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