Alla giornata augurale ha partecipato Gian Marco Centinaio, Ministro delle Politiche Agricole alimentari, forestali e del turismo che ha dichiarato:
“Per troppi anni il made in italy è stato promosso dal sistema Italia in modo disarticolato. Diversamente da altri nostri competitor che, sui mercati internazionali, si presentano sotto un’unica bandiera. Questo è ciò che manca al vino e ad altri settori: la riconoscibilità del brand Italia. Con questa consapevolezza abbiamo già fatto una serie di incontri con i rappresentanti degli altri ministeri interessati e in questo momento il sottosegretario Geraci sta seguendo più di tutti lo sviluppo della promozione del nostro Paese all’estero”.
“L’Amarone è l’eccellenza dell’enogastronomia italiana in giro per il mondo – ha proseguito il ministro – e in Cina, dove non siamo ancora veramente partiti, questo vino potrebbe rappresentare perfettamente il gusto del suo consumatore medio. Ma il problema grosso è come andiamo a promuoverci: abbiamo troppe voci una diversa dall’altra. Nel vino, abbiamo un brand, come Vinitaly, riconosciuto in tutto il mondo che potrebbe diventare la sintesi a favore della promozione. L’auspicio è quello e io sono ottimista”.
VERONA CAPITALE DEL VINO
La centralità di Verona in campo agroalimentare ed enogastronomico sottolineata dal ministro Centinaio è stata ribadita anche dal presidente del Consorzio Tutela Vini Valpolicella, Andrea Sartori:
“Penso che Verona possa essere considerata la città italiana del vino perché concentra tutti gli asset di una filiera che va dalla produzione fino al turismo. Per questo -ha concluso Sartori – abbiamo l’ambizione di candidarci ad essere il riferimento dell’enoturismo in Italia. Serve un salto di qualità e il lavoro di tutti, a partire dalla messa in rete tra produttori, agenzie turistiche e aree a forte concentrazione ricettiva, come il Lago di Garda che conta 13 milioni di presenze l’anno”.
Relativamente all’Amarone, soddisfazione di Sartori: “Il 2015 è stata una grande annata, una di quelle da ricordare. Quindi tutto bene per la denominazione che conta su una redditività importante e un rinnovamento generazionale, ma c’è ancora moltissimo da fare a partire dall’export e sui mercati asiatici”.
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