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Cantina Lodali a Treiso: una storia d’amore lunga 80 vendemmie

TREISO – Gli sguardi della gente. Penetranti come coltellate. Giudicanti, indignati o compassionevoli. Eppure tutti tremendamente uguali. Vestiti di quell’ironia beffarda che i bempensanti riservano ai temerari, cercando di convincersi che siano mezzi matti, che prima o poi falliranno. Per arrivare a festeggiare nel 2019 le 80 vendemmie di Cantina Lodali a Treiso (CN), la signora Maria Margherita Ghione ha dovuto costruirsi attorno almeno due corazze. La prima per proteggere il cuore. La seconda gli occhi.

Oggi, Rita – in paese la conoscono tutti con questo nome – è una donna del vino senza spillette da mostrare né slogan ritriti da snocciolare sui palchi. Un’eroina con una storia di vita e d’amore da raccontare, all’insegna del Nebbiolo e delle sue sfaccettature più alte, che in Piemonte significano Barbaresco e Barolo.

Rita, classe 1941, faceva la parrucchiera quando Lorenzo Lodali, figlio di Giovanni Lodali, fondatore nel 1939 di una grande cantina a Treiso, le chiese di sposarlo: “Ma devi lasciare il lavoro”, le disse. Lei non esitò un attimo.

Appese forbice e pettine al chiodo. Chiuse il negozio. E il 15 agosto 1976 diventò la moglie di uno dei vignaioli più in vista di Treiso. Erano gli anni in cui Lorenzo lanciava sul mercato i primi cru di Barolo e Barbaresco.

Ma la soddisfazione più grande della coppia fu Walter: il figlio tanto desiderato, nato nove mesi dopo il matrimonio, nel 1977. Proprio nella città dell’amore, Venezia, qualcosa ruppe l’idillio. All’improvviso.

“Era notte fonda – racconta la signora Rita – e Lorenzo continuava a tossire. Uscì a farsi un giro, per prendere un po’ d’aria. Ma non servì a nulla. Dovemmo tornare a casa, a Treiso, interrompendo il tour al quale eravamo stati invitati per ritirare cinque premi“. La diagnosi del medico, un amico fidato di Milano, fu terribile.

Con il figlio ancora piccolo, la signora Rita capì che aveva poco tempo per imparare il mestiere. “Senza dirlo chiaramente – racconta – mi mettevo accanto a Lorenzo, mentre lavorava. Con la scusa di stargli vicino, annotavo come compilava le carte e come si muoveva in cantina. Facevo domande per capirne di più, insomma. Ho imparato così anche a scrivere a macchina, perché non ero mica una ‘studiata’ come lui”.

Il marito di Rita scompare nel 1982, a pochi giri di lancette da quel “sì” sull’altare e quando Walter aveva solo 4 anni e mezzo. “La gente del paese e la banca si aspettava che vendessi tutto – commenta decisa la signora Rita – ma feci di testa mia. Ricordo ancora gli sguardi e le chiacchiere, attorno alla mia decisione di non mollare l’azienda”.

Qualcuno, di certo, pensava fossi matta. Ma oggi posso dire che tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per mio marito: la cantina non poteva chiudere o essere venduta. Al posto di vendere io e mio figlio abbiamo investito. E oggi siamo qui a festeggiare le 80 vendemmie di Lodali”.

La grande festa, in compagnia dei dipendenti, dei clienti e della stampa, si è svolta lo scorso 29 ottobre a Treiso. L’aperitivo e la cena curata dagli chef di Florian Maison e de La Ciau del Tornavento, Umberto De Martino e Maurilio Garola, hanno fatto da contorno a momenti di sentita commozione, a coronamento del grande legame tra mamma Rita e il figlio Walter.

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“Abbiamo tenuto duro con un consulente enologo – sottolinea la regina di casa Lodali – fino a quando Walter si è iscritto alla scuola enologica. Il professore mi diceva che non aveva voglia di studiare, ma ho saputo convincerlo! La mia soddisfazione più grande è stata quando il docente è venuto in cantina a dirmi che adesso è lui che deve imparare da Walter!”.

“Fin da piccolo, a 7, 8 anni – conferma Walter Lodali, un omone dallo sguardo gentile – andavo in cantina a mettere le bottiglie vuote sulla macchina imbottigliatrice. Mia mamma mi ha insegnato a fare le fatture, a scrivere a macchina. Le devo tutto. Di donne del vino, oggi, ce ne sono tante. Ma negli anni Ottanta, c’era lei. E forse altre due”.

Andava da sola al mercato del vino di Alba, in mezzo a soli uomini, tra cui Gaja. Tutti le dicevano che si sarebbe ‘mangiata’ tutto, che avrebbe venduto tutto. Erano sicuri che non ce l’avrebbe fatta.

Adesso, essere qua a festeggiare le 80 vendemmie, per me è la conferma di aver scelto la strada giusta: quella di continuare sui passi segnati da mio padre e mia madre e, ancor prima, da mio nonno”.

“Ottanta vendemmie sono un piccolo traguardo, ma un grande stimolo ad andare avanti con la consapevolezza di vivere la vita più bella del mondo: semplicemente quella dei contadini, che coltivano la vite riuscendo a dare un’emozione, trasformando con serietà e pazienza l’uva in vino”, chiosa Walter Lodali.

Ed è il Barbaresco, ancor più del Barolo, la migliore espressione dei vini dell’ormai storica cantina di Treiso. Rocche dei Sette Fratelli (Giacone) più del Bricco Ambrogio, dunque, il cru che il figlio di Giovanni Lodali è riuscito a valorizzare e rilanciare.

Gli investimenti dell’azienda continuano nella Denominazione, con il nuovo impianto nell’area ricompresa nel cru Bricco di Treiso, che darà i suoi primi frutti tra circa cinque anni.

La produzione di Barbaresco passerà così da 15 a 28 mila bottiglie, staccando ulteriormente il Barolo (per il quale Lodali ha l’autorizzazione all’imbottigliamento fuori territorio, come cantina storica) fermo a 18 mila.

“Mi sento più barbareschista che barolista – ammette Walter Lodali – perché sono di Treiso, l’azienda è di Treiso e nel cuore e nel sangue ho il Barbaresco. Senza dimenticare il Nebbiolo, che è il più grande vitigno del mondo!”.

LA DEGUSTAZIONE

Nebbiolo d’Alba Doc 2018 “Sant’Ambrogio” (Magnum): 91/100
Annata in commercio dall’inizio del mese novembre. Si presenta nel calice di un rubino intenso, luminoso, con riflessi granati. Il naso è suadente e disegna note di frutta a bacca rossa e nera molto precise, giustamente mature, croccanti.

Spiccano ribes e fragolina di bosco, sulla mora. Note accese di spezia stuzzicano le narici, avvolte in un soffice velo di rosa, viola e cipria. In bocca è un tripudio di gioventù assoluta, su note corrispondenti al naso. Con l’ossigenazione, il vino guadagna in complessità e freschezza.

Le uve provengono dai vigneti del Comune di Pocapaglia (CN). La vendemmia avviene a mano, in cassette. Alla pigia-diraspatura e alla macerazione a temperatura controllata per circa 12 giorni, fa seguito un affinamento di 12 mesi in botti da 26 ettolitri di rovere di Slavonia. Tre mesi in bottiglia precedono la commercializzazione.

Barbaresco Docg 2016 “Lorens” (Magnum): 94/100
Un Barbaresco che, in una parola, si può definire “profondo”. Le note balsamiche giocano su una vena di agrumi e frutti rossi di gran precisione, ammantate dal fiore di viola. Dopo un approccio iniziale prepotente, anche l’alcol si integra e lascia spazio al bel bouquet. Il frutto, pieno e croccante, risulta corrispondente al palato.

Spazio anche a liquirizia e mentuccia, in un sorso fresco e di grandissima prospettiva. Elegante il tannino: ruvido al punto giusto, asciuga ma non tronca il sorso, pur rilevandosi (giustamente) in fase giovanile. Ottima la persistenza. Vino destinato ad avere un’ottima evoluzione in bottiglia.

Le uve provengono esclusivamente da Treiso. Il Nebbiolo viene diradato all’invaiatura e raccolto a mano in cassette, al momento della piena maturazione. Seguono pigia-diraspatura, macerazione a temperatura controllata per circa 25 giorni e affinamento per 24 mesi in barrique e tonneau. Dodici i mesi di bottiglia prima della commercializzazione.

Barolo Docg 2015 “Lorens” (Magnum): 92/100
Vino che tinge il calice di un rubino intenso e luminoso, con riflessi granati. Colpisce per la maturità del frutto, più piena di quella del Barbaresco. L’impressione, al netto di un tannino vivo, è che ci si trovi di fronte a un Barolo gustoso e goloso, giocato su prontezza, freschezza e facilità di beva. Un Barolo che ha comunque molta vita davanti.

Le uve provengono da vigneti di proprietà di Lodali, nel comune di Roddi (Bricco Ambrogio). Come per il Barbaresco, il Nebbiolo viene diradato all’invaiatura e la vendemmia avviene in maniera manuale, in cassette.

La tecnica di vinificazione prevede pigia-diraspatura, macerazione a temperatura controllata per circa 25 giorni e 30 mesi di affinamento in barriques e tonneaux. Dodici i mesi di bottiglia che anticipano la commercializzazione.

Moscato d’Asti Dop 2019: 89/100
Gran freschezza e beva instancabile per questo Moscato d’Asti che accompagna alla perfezione la pasticceria e il fine pasto. Giallo paglierino acceso, profuma di fiori freschi e ha un sapore armonico, dettato dall’aromaticità dell’uva.

La zona di produzione è quella di Treiso. Anche per il Moscato, la vendemmia di cantina Lodali avviene in maniera manuale, con selezione dei migliori grappoli. La fermentazione avviene in autoclave e si protrae per circa un mese. Sono tre i mesi che precedono la commercializzazione.

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Approfondimenti

Ad Alassio si brinda a tutte bollicine con “un mare di champagne”

Esplorare tutte le declinazioni del gusto, anche quelle in apparenza più ardite, per scoprire la pienezza dei sapori. L’esperienza che sarà possibile provare in occasione della cena di gala che avrà luogo il 21 giugno presso la Club House del Golf Club Garlenda, nell’entroterra di Alassio – a chiusura della quarta edizione dell’evento dedicato al Roi des Vins “Un Mare di Champagne” – è esattamente questo: un’avventura nel gusto. Sarà un sontuoso percorso a tappe, ciascuna delle quali accuratamente studiata, preparata e illustrata da noti Chef, e abbinata alla perfezione ad uno Champagne. A partire dagli amuse-bouche, che spaziano dalle ostriche abbinate al gin tonic alle prugne e foie-gras, e accompagnati da un Perrier-Jouet Grand Brut, gli ospiti verranno condotti verso un inusuale antipasto di seppie, caviale e caffè, annaffiato da uno Champagne Deuz-Brut Classic. La guida, in questa prima tappa, sarà Massimo Viglietti, Chef dell’Enoteca Achilli di Roma. Uno chef sorprendente, amante delle contaminazioni: la sua cucina, da alcuni definita “anarchica”, può essere paragonata a una session di free jazz, in equilibrio tra conoscenza perfetta degli ingredienti e dei sapori, ed estrema libertà nell’esecuzione e negli abbinamenti. Da qui gli ospiti della cena di gala partiranno verso la Caramella di Gamberi di Oneglia impanata nella Tonda gentile e Grissini, sorseggiando un calice di Champagne V. Etien 1er millésime 2010. A condurli, lo Chef Maurilio Garola, della Ciau del Tornavento di Treiso.Profumi di sottobosco e di mare che si fondono tra le mani dello Chef stellato che accompagna gli ospiti, con grazia e in punta di piedi, in una visita in equilibrio tra i sapori del mare della Liguria e le colline del Piemonte. La cucina di Maurilio Garola riporta alla tradizione delle Langhe, ai colori delle vigne e dei noccioleti, allo scorrere delle stagioni e all’amore profondo verso la propria terra, sempre con gli occhi puntati verso il futuro, in rivisitazioni rispettose, consapevoli e sempre, immancabilmente eccellenti. La parte centrale del viaggio degli ospiti della cena di gala a chiusura di “Un Mare di Champagne” sarà, giustamente, affidata ai padroni di casa: il Tortello di Culatello, Burrata e Mazzancolle, accompagnato da uno Champagne Devaux – Cuvée D Rosé, infatti, è affidata agli Chefs Macramé di Alassio, gli organizzatori dell’intero evento del 20 e 21 giugno. Macramé – Dire, Fare, Mangiare -, è la storia di un incontro e di un’alleanza: nove Chefs Alassini si sono uniti in consorzio per far conoscere Alassio, il suo splendido golfo, la città, le eccellenze del suo territorio. Come il piatto che gli Chefs hanno pensato appositamente per questa cena di gala, incontro tra le nebbie della Pianura Padana tra le quali stagiona il culatello, il sole della Puglia che vede nascere la burrata e il blu profondo ed intenso del mare di Alassio dal quale provengono le mazzancolle, Macramé – Dire, Fare, Mangiare- dimostra come dall’intreccio di storie ed esperienze possano nascere esperienze innovative e vincenti. Il viaggio nei sapori proseguirà tra la Liguria, il Piemonte e i mari del Sud grazie al Rombo chiodato in foglia di Banano, Vaniglia, Lemongrass e ristretto di Vitello. Ovviamente, non mancherà la Francia, grazie allo Champagne Krug Grande Cuvée che accompagnerà questo piatto sorprendente. Sarà Federico Gallo, lo Chef stellato della Locanda del Pilone di Madonna di Como, a condurre gli ospiti alla scoperta di nuovi confini, tra incontri e contaminazioni che arrivano fino alle isole dell’Oceano Indiano profumate di orchidee e vaniglia. La sua cucina, infatti, riesce a coniugare la tradizione del territorio e le terre lontane, creando armonie nelle quali l’“altrove” e l’inaspettato diventano immediatamente casa. A concludere la cena di gala del 21 giugno presso la Club House del Golf Club Garlenda e la quarta edizione di “Un Mare di Champagne”, la Mousse di Albicocca e Basilico, Crumble al Sesamo nero, Gelato Coeur de Guanaja. A Franco Ascari, Chef Pasticcere Selecta, l’onore di accompagnare gli ospiti all’approdo del loro percorso tra Champagne e sapori. L’esperienza di Franco Ascari è essa stessa un viaggio nel viaggio, dalle cucine più prestigiose all’incontro con la pasticceria: folgorante, in grado di cambiare la vita, come solo i grandi incontri sanno fare. Lo studio, la passione, la ricerca di nuove combinazioni, di consistenze e ingredienti, traspaiono nei suoi dessert. I suoi dessert sono la degna, inimitabile conclusione di una cena perfetta.
A proposito di “Un mare di Champagne”:  115 Etichette, 42 Maisons, 2 giorni, Seminari a tema, 1 torneo di Golf al suo esordio, 1 cena di Gala: sono questi i numeri e gli appuntamenti della prossima edizione – la quarta – di “Un mare di Champagne”, la manifestazione organizzata dal consorzio Macramé – Dire Fare Mangiare con il patrocinio del Comune di Alassio. Anche quest’anno la cornice sarà quella del Grand Hotel Alassio & SPA, la splendida struttura neoclassica risalente alla fine del 1800 e riaperta, dopo un’accurata opera di restauro, nel 2010. L’incantevole e suggestiva terrazza affacciata sul Golfo accoglierà operatori del settore, giornalisti e appassionati di bollicine, che confluiranno nella città ligure per partecipare al più grande evento italiano dedicato al Roi des Vins: l’obiettivo è ripetere e superare il grande successo della scorsa edizione, che ha attirato oltre cinquecento estimatori, e durante la quale sono stati fatti saltare i tappi di più di mille bottiglie di Champagne.  Per partecipare alla Cena di Gala, per avere informazioni e per prenotare (obbligatoria):  Mobile + 39 366 4815006. E’ previsto un servizio di navetta dal Grand Hotel di Alassio su prenotazione. Per informazioni sull’evento “Un mare di Champagne”: http://www.macrame-alassio.it

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