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Più terroir e “montagna” nei Müller Thurgau 2020: il bianco trentino alla svolta

L’emergenza Covid-19 non è riuscita a fermare il Concorso Internazionale Vini Müller Thurgau, giunto nel 2021 alla maggiore età. La degustazione avvenuta in mattinata è utile a tagliare l’importante traguardo dei 18 anni. Sessanta i vini in degustazione alla cieca a Cembra, finiti sotto l’esame di 18 tecnici di settore tra enologi, sommelier e stampa specializzata.

Ben quaranta i Müller Thurgau provenienti dal Trentino. Un numero considerevole, che consente di tirare le somme sull’evoluzione del Concorso e dei prodotti con il noto vitigno.

«Negli ultimi 6 anni – commenta Mattia Clementi, ex presidente del Comitato organizzatore del Concorso – il profilo dei Muller premiati e le attenzioni dei consumatori durante i giorni della Rassegna sono cambiato molto».

Se un tempo la giuria tendeva a premiare l’intensità olfattiva, ultimamente la giuria sembra propendere per Müller Thurgau più convincenti sotto il profil gustativo. In particolare, vengono apprezzate le etichette che esprimono la tipicità del vitigno, ovvero i toni minerali e sapidi, molto più legati alla montagna».

«Un trend – continua Mattia Clementi – che crediamo sarà confermato anche quest’anno. Uno dei fini ultimi del Concorso Internazionale organizzato annualmente a Cembra è infatti quello di affiancare i consumatori nell’approccio al vitigno. Un vino che può facilmente entrare nelle case per il suo alto gradiente di gastronomicità».

Un concetto espresso anche dall’enologo Matteo Moser. «Il Müller Thurgau è un vino estremamente moderno – spiega – e in linea con la tendenza a una cucina e a una gastronomia che va verso canoni di leggerezza e salubrità».

Non vedo perché bistrattarlo, come purtroppo avviene. Si tratta di un vino che premia sapidità, mineralità e freschezza. I vini a cui chiedere struttura, corpo e alcolicità sono altri».

D’accordo con Clementi e Moser l’altro enologo Walter Webber: «Il Muller è un vino di montagna – commenta – non possiamo pretendere grandi strutture. Il suo punto di forza è la freschezza».

«Non deve essere un Sauvignon – continua il winemaker – e va ricordato che il disciplinare, in Trentino, non permette l’utilizzo di aggiunte di uve aromatiche come Moscato o Gewürztraminer. Cosa aspettarsi? Note vegetali, fresche e tinte agrumate».

LA PREMIAZIONE DEL CONCORSO INTERNAZIONALE VINI MÜLLER THURGAU

Non è un caso, dunque, se nel 2021 il Comitato organizzatore abbia scelto Federico Quaranta per annunciare i vincitori del Concorso. La cerimonia è in programma venerdì 30 luglio, a partire dalle 20.30, nel corso della XXXIV Rassegna Müller Thurgau: Vino di Montagna.

Il noto volto televisivo e anima di Decanter stimolerà il confronto tra produttori e pubblico, vero obiettivo della competizione. A seguire, il conduttore sarà protagonista di un “taste&talk show”.

Una chiacchierata informale per conoscere meglio, tra aneddoti e curiosità, il Müller Thurgau e le sue tante sfaccettature. Ad entrambi gli incontri, che si svolgeranno nel nuovo spazio Fuori di Taste, sarà possibile iscriversi attraverso il sito della manifestazione.

«È una vera soddisfazione essere arrivati anche quest’anno ad una numerica così importante di vini partecipanti – dichiara Renzo Folgheraiter, presidente Comitato Mostra Valle di Cembra – che, peraltro, avrebbe potuto essere anche più alta.

Molte aziende, infatti, vista la situazione, hanno preferito posticipare l’imbottigliamento o stanno attendendo la migliore maturazione, consapevoli della valenza della competizione.

Come si può immaginare è stata oltretutto una corsa contro il tempo, che ovviamente non ha agevolato il contatto con nuove realtà fuori dai confini nazionali».

Sempre secondo Folgheraiter, la manifestazione e il concorso «sono ormai fortemente accreditati verso le cantine produttrici». «Il Concorso Internazionale Vini Müller Thurgau – conclude – è ormai un appuntamento immancabile del mondo enologico».

Sono 42 i vini del 2020, capaci di mostrare il nuovo corso del vitigno del Trentino. Accanto ai vini più recenti, ben 16 etichette del 2019, una del 2018 e, addirittura, una del 2013. Una riprova di quanto emerso negli ultimi anni di concorso, ovvero la capacità di sfidare il tempo dei vini prodotti con il Müller Thurgau negli areali più vocati.

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Vendemmia 2019, parola ai produttori: focus in 6 regioni, da Nord a Sud


Come stanno affrontando la vendemmia 2019 i produttori italiani? La risposta in un viaggio ideale, da Nord a Sud della Penisola: un focus dall’Etna alla Sardegna, passando per Trentino Alto Adige, Piemonte, Franciacorta, Oltrepò pavese, chiudendo in Toscana.

DALLE ISOLE
Iniziamo dalle isole. Sull’Etna in Sicilia, Vincenzo Lo Mauro, Manager di Passopisciaro, racconta di un clima estremamente rigido con molte gelate in inverno e fino a primavera inoltrata.

“Da giugno in poi – continua – si sono avute temperature costanti attorno ai 30°C con buone escursioni termiche la notte. Il freddo ha agito anche come antiparassitario naturale, mentre l’importante riserva idrica data dalle piogge primaverili è ottima per affrontare un’estate piuttosto calda”.

Dalle terre del Vermentino di Gallura in Sardegna, Luca Vitaletti, agronomo di Siddùra rileva che l’autunno e l’inverno hanno registrato temperature abbastanza miti, mentre la primavera è stata caratterizzata da temperature al di sotto della norma che hanno rallentato lo sviluppo della vite.

“Tuttavia – evidenzia Vitaletti – le discrete riserve idriche accumulate durante questa stagione hanno permesso di recuperare il rallentamento in termini di stagione e di limitare l’utilizzo dell’innovativo sistema di irrigazione di cui dispongono le nostre vigne”.

“Grazie ad appositi sensori e a una stazione meteo che trasmette continuamente dati ai nostri computer, riusciamo a identificare in maniera puntuale gli stati di bisogno e a intervenire solo dove e quando necessario, risparmiando acqua e trattamenti”, conclude l’agronomo della cantina sarda.

NEL NORD ITALIA
Un’altalena di temperature durante la primavera è quanto si è verificato anche in Alto Adige, dove Andrea Moser, enologo di Cantina Kaltern, evidenzia che “l’importante ritardo nello sviluppo vegetativo è stato recuperato con l’inizio dell’estate e ora a luglio è presente una vegetazione regolare e carico di uve buono”.

“È anche possibile che la vendemmia slitti a settembre, mese dalle belle escursioni termiche, fondamentali per conservare l’acidità dei vitigni a bacca bianca”, sostiene Andrea Moser.

In Trentino Anselmo Guerrieri Gonzaga di San Leonardo si sofferma sul mese di maggio che “ha registrato temperature ben sotto la media, poi finalmente il sole di giugno ha fatto riprendere le vigne, che oggi appaiono molto rigogliose e con uva sana. Come sempre è davvero troppo presto per cantar vittoria. Lo faremo solo quando l’uva sarà al sicuro nelle nostre vasche di cemento!”.

Sempre in Trentino ma più a nord, Matteo Moser, enologo di Moser Trento ha registrato temperature fino a -10°C nei mesi di gennaio-febbraio, successivamente “dopo un marzo-aprile temperato, è giunta un’ondata di freddo siberiano che ha rallentato lo sviluppo delle viti. Il prosieguo dell’annata è stato piuttosto caldo e asciutto e questo ha garantito la sanità delle viti e un impiego molto limitato di trattamenti”.

Dal Piemonte del Barolo, anche Alessandro Bonelli, enologo di Damilano, parla di “germogliamento precoce, seguito da un generale abbassamento delle temperature nella primavera inoltrata, che ha rallentato la produzione vegetativa della pianta. Maggio e giugno invece sono stati molto caldi, con temperature anche di 27-28°C mai viste negli ultimi 60 anni”, che hanno riequilibrato il ritardo accumulato in precedenza aprendo ad ottime prospettive di raccolta.

Sul fronte bolle della Lombardia, arrivano dalla Franciacorta le parole del Responsabile Tecnico di Mosnel, Flavio Polenghi: “Stiamo per arrivare alla vendemmia di un’annata sicuramente impegnativa e double-face. Le piogge cadute ad inizio invaiatura, come meglio non poteva essere, hanno dato frescura e carica ai grappoli, per affrontare il rush finale”.

“Prevediamo una vendemmia ‘posticipata’ – continua Polenghi – che permetterà alla pianta di beneficiare di una maturazione in condizioni più favorevoli e con prospettive qualitative di alto livello”.

Per Ottavia Giorgi di Vistarino di Conte Vistarino in Oltrepò Pavese invece, le temperature record “con punte di 37°-40°C a fine giugno e pochissime precipitazioni (4-10 mm) fanno presagire che l’inizio della vendemmia sarà in agosto come negli ultimi 15 anni. Al momento si prospetta una grande annata per le basi spumante, grazie alla sanità delle uve e alla qualità dovuta anche al leggero calo produttivo rispetto al 2018”.

IN TOSCANA
Ginevra Venerosi Pesciolini di Tenuta di Ghizzano (Terre di Pisa) racconta: “Dopo un inverno relativamente siccitoso, le piogge di maggio e giugno hanno riequilibrato il terreno che, avendo una buona percentuale di argilla, ha trattenuto bene l’umidità. Le alte temperature che sono seguite non sono state perciò un problema. I due temporali di luglio poi hanno davvero creato le condizioni ideali per un’ottima annata, sia in quantità che in qualità”.

In Chianti Classico, Alessandro François di Castello di Querceto parla di situazione ottimale: “Le abbondanti piogge primaverili sono state un toccasana per le riserve idriche e l’annata ad oggi è positiva sia per qualità sia per quantità”.

Giulio Carmassi, enologo di Gagliole, invece, rileva che questo “è l’anno in cui si stanno vedendo maggiormente gli effetti del cambiamento climatico perché ogni mese sembra avere una storia a sé. Le piante per fortuna stanno dimostrando grandi capacità di resilienza”.

Il racconto di Alessandro Campatelli, di Riecine a Gaiole in Chianti è linea: “L’annata 2019 conferma che le piogge autunnali si sono spostate in primavera. Come sempre incrociamo le dita per un agosto ideale, ma le premesse per un’ottima vendemmia ci sono tutte!”.

Montalcino, Carlo Ferrini di Giodo osserva che “non ci sono state assolutamente malattie in vigna, condizione rara. Fioritura e allegagione hanno coinciso con il cessare delle piogge, l’allegagione è stata molto bella e si sta assistendo alla produzione di grappoli di aspetto magnifico”.

Anche Fabrizio Lazzeri, agronomo di Tenute Silvio Nardi conferma che “i presupposti per una buona annata ci sono tutti. Al momento i grappoli appaiono di medie-piccole dimensioni e non estremamente compatti. Questo favorirà la maturazione delle uve e potrà aumentarne l’aspetto qualitativo”.

Concludiamo con la voce di Donata Vieri, enologa di Fattoria le Pupille che racconta di un ottimo equilibrio vegeto-produttivo in Maremma. “Qui in inverno le temperature hanno alternato giornate fredde e secche – evidenzia – con vento di tramontana, a giornate fresche e umide ma poco piovose. Le vere piogge ristoratrici sono arrivate in tarda primavera. Poi il caldo e il bel tempo una volta arrivati non hanno più lasciato la nostra terra”.

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Francesco Moser, Trentodoc da borraccia. In serbo la Riserva

TRENTO – Sembra di vederlo ancora lì, “su strada”. A bruciare chilometri e avversari. Anche mentre sorride contagioso, con indosso il vestito buono. E quella camicia che lascia trasparire la maglietta della salute. Bianca. Ma per tutti ancora “rosa”, almeno di riflesso.

Un giro d’Italia e tre Parigi-Roubaix, a coronare un gran bel palmarès. Lui, la sua bicicletta. E una borraccia. Stai a vedere, piena di TrentodocFrancesco Moser non ce lo dirà mai. Ma i suoi spumanti di montagna parlano chiaro. Dritti, essenziali. Timidi, a tratti. Eppure pronti a esplodere nell’allungo. Sul traguardo. Spumanti in salita. Spumanti sudati, secchi. Verticali.

Spumanti a denti stretti, che lo zucchero è per ragazzini. Spumanti da borraccia. Dalla bici, quell’omone dagli occhi grandi e profondi, è sceso ormai trent’anni fa. Oggi supervisiona altre volate. Quelle imposte agli spumanti Trento Doc della sua cantina di Maso Warth, sopra Trento. In ogni sorso, il rigore d’un tempo.

La stessa disciplina con la quale dev’essere cresciuto Carlo, il figlio maggiore, artefice del rilancio del marchio assieme al cugino Matteo Moser, enologo, e alla sorella Francesca. Una bella famiglia, con un progetto in testa: dalla vigna alla cantina, per dare senso e compimento a una rivoluzione iniziata nel 2011.

LA NOVITA’
La gamma di spumanti Moser è ampia il giusto. I prezzi più che mai abbordabili: non sia mai che qualcuno pensi che il ciclista si sia montato la testa. O, peggio, voglia sfruttare la popolarità per un euro in più al calice. Neanche per idea. Eppure, la gemma deve ancora arrivare: uno spumante Trentodoc “Riserva”.

Una nuova etichetta, dunque. Che oggi sta riposando in cantina e attende solo il momento giusto per essere messa in commercio. Si tratterà, presumibilmente, di un millesimato 2011 o 2013 (ma è solo una supposizione). Minimo 100 mesi sui lieviti (questa, invece, è una certezza).

Ad anticiparlo è l’intera famiglia, che ieri ha accolto la stampa di settore a Maso Warth. A dare un senso all’ambiziosa etichetta del futuro, due verticali che hanno dimostrato la buona tenuta nel tempo dei nettari di casa Moser.

LA DEGUSTAZIONE
Brut Nature 2015 / 2011 e “51,151” Brut sboccatura 2015, 2014 e 2011 (indietro, dunque, fino alla vendemmia 2008). Un tasting utile a scoprire quanto sia cresciuta la cantina, in termini di consapevolezza dei propri mezzi, negli ultimi anni.

Splendida di fatto, tra le nuove annate, la vendemmia 2015 di Nature, non ancora in commercio: farà parlare di sé, nell’allungo, per la sua longevità e il suo stile purista, che disegna un Trentodoc dominato da note agrumate, calcaree e saline. L’essenza della semplicità, che si tramuta in complessità.

Percezione dei lieviti pressoché bandita in casa Moser, col varietale dello Chardonnay e del suo terroir sempre in primo piano (eccezion fatta per la vendemmia 2014, la più dura da “portare a casa” intatta). Ottima la 2013, sempre di Brut Nature, in commercio dal prossimo anno: naso più largo ed espressivo dei precedenti, con esotico e salino d’alga.

Note fumè e di pietra focaia nel 2012 (sboccatura 01/2018). Al naso verbena, ginestra, fiori di vaniglia. Bella spalla acida al palato, a sorreggere note pacate di miele. In forma – anche se non proprio da urlo per un utilizzo del legno troppo invasivo – la 2011, all’inizio del lavoro di conversione della produzione verso più alti standard qualitativi (presto arriverà anche la certificazione bio).

Tra le annate del Brut “51,151” a colpire è invece la 2014: quella da portare a casa, oggi. Bocca elegantemente austera, bel frutto, sapidità. Non le manca nulla. Per gli amanti delle (piacevoli) ossidazioni, da provare la 2011: colore giallo carico che fa presagire un naso mieloso, che in bocca troverà corrispondenza con l’esotico maturo.

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