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Angelo Gaja scrive a Sergio Germano: scossa al Consorzio Barolo-Barbaresco

Angelo Gaja scrive a Sergio Germano: scossa al Consorzio Barolo-Barbaresco
Con una lettera indirizzata al neo presidente Sergio Germano, Angelo Gaja dice la sua sulle recenti vicende del Consorzio di tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani. Diversi i riferimenti all’operato del predecessore di Germano, Matteo Ascheri e alla bocciatura delle proposte di modifica del disciplinare dei due grandi vini rossi delle Langhe. Angelo Gaja arriva quindi a suggerire l’istituzione di un «Comitato Senior»: «Non lo invoco per me – precisa – non ho più l’età per farne parte. Vi farei confluire di diritto i past-President, che sono i preziosi depositari della memoria storica del Consorzio. Assieme mi piacerebbe vedere invitati anche soggetti che hanno conoscenze storiche ed attuali del mercato. Giusto per fare un esempio, Ernesto Abbona, già past-President di Uiv; Gianni Gagliardo, Presidente di Deditus; Piero Quadrumolo per le cantine sociali; Luca Currado Vietti, che ha viaggiato ovunque nel mondo; Oscar Farinetti ad immaginare il futuro…. Il “Comitato Senior” non potrà interferire con l’attività del Cda, avrebbe unicamente una funzione consultiva».

GAJA: PRESIDENTE TUTTO FARE VS PRESIDENTE SUPER PARTES

Nell’esordio della lettera, Gaja si congratula con Germano per il nuovo incarico, per poi fare una distinzione precisa tra i «presidenti tutto fare» e il «presidente super partes». «Caro Sergio – si legge nella missiva – complimenti e grazie per esserti preso un badò e di volerlo portare avanti con entusiasmo. “Presidenti tutto-fare”. Continuiamo su questa strada, è così da sempre, e grazie a trovarli quelli che si sacrificano a fare il Presidente-tutto-fare. Una volta eletti si insediano in ufficio e portano avanti il lavoro avvalendosi del sostegno dei collaboratori. Ma il “peso” resta principalmente sulle spalle del Presidente-tutto-fare. Si può pensare anche ad un altro progetto?», si chiede Angelo Gaja prima di definire cosa sia un «presidente super partes».

«Avere un Presidente super partes – spiega Gaja – che vigila sul CdA, affidando al Direttore il compito di creare/costruire/ispirare l’azione sociale?  Ma un simile direttore è da inventare: che conosca almeno tre lingue estere, portatore di progetti innovativi e realizzabili, che abbia scritto libri, dotato di capacità oratorie, creatore di entusiasmo, una voglia matta di lavorare…  e così il Presidente tutto-fare che è uno dei NOSTRI, ci rassicura, ci dà molte più garanzie, ne andiamo orgogliosi e ce lo teniamo stretto».

LA LETTERA DI GAJA A SERGIO GERMANO: «GUARDARE AVANTI» E «VIGNETI A NORD»

Altro “capitolo” della lettera di Gaja a Sergio Germano è intitolato «Guardare avanti». «In uno dei discorsi di fine anno – si legge nella missiva – il Presidente Mattarella invitava a “leggere il presente con gli occhi di domani”. In effetti voleva essere uno stimolo ad osare. Si è spesso portati a “leggere il presente con gli occhi di ieri”. Perché conosciamo il passato, sappiamo cosa è stato utile e cosa no, abbiamo acquisito delle sicurezze, ad avviare il “nuovo” siamo prudenti».

Ecco poi il nodo dell’apertura del disciplinare ai vigneti a Nord, naufragata tra le polemiche. «La questione – scrive Angelo Gaja nella lettera indirizzata a Sergio Germano – ha generato un refolo irriverente in un bicchier d’acqua. Ci sono produttori che già da tempo avevano piantato dei vigneti di Nebbiolo nel versante Nord. Sottoporre i vini che si producono da quei vigneti al giudizio della commissione di degustazione aiuterebbe a capire».

GAJA: «IGP PIEMONTE? LA CASELLA MANCANTE DEL VINO PIEMONTESE».

Sempre nella missiva indirizzata a Sergio Germano, Angelo Gaja allarga il cerchio e affronta una tematica “calda” del vino piemontese, ovvero la mancanza di una “denominazione di ricaduta” regionale, a fronte della presenza della Doc Piemonte. «Avevo invano sostenuto a lungo l’istituzione dell’Indicazione geografica tipica. Al Piemonte del vino manca una casella… sembra che siano in pochi ad accorgersene». L’accusa, nemmeno troppo velata e condivisa da diversi produttori regionali, è che la Dop Piemonte venga utilizzata, in assenza dell’Igp Piemonte, come “denominazione di ricaduta”. Con conseguente danno di immagine per il brand “Piemonte”.

LA STOCCATA A FONDAZIONE CRC E I GIOVANI

È ricchissima di tematiche la lettera di Gaja a Germano. L’iconico produttore suggerisce anche una diversa gestione di Barolo en Primeur. «I proventi delle bottiglie offerte all’asta dai produttori, unitamente a parte (da definire) di quelli delle barriques di Vigna Gustava – si legge – debbono andare interamente/esclusivamente al Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e non essere lasciati nella più ampia disponibilità della Fondazione CRC».

Infine, il nodo delle nuove generazioni: «Aiutare i produttori giovani a partecipare è il compito più difficile. Gli strumenti moderni però sono quelli già ampiamente utilizzati dai giovani. Dotare il Consorzio di un Blog, sul quale i produttori identificabili per nome e cognome possano comunicare, avviare confronti sui temi di interesse dei nostri vini». Le ultime righe della lettera al neo presidente Sergio Germano paiono un disclaimer: «Facile, comodamente seduti a casa propria, fare il grillo parlante.  Non volevo essere arrogante. Caro Sergio, ti ringrazio in anticipo per il lavoro che svolgerai a beneficio di tutti noi. Con amicizia, Angelo Gaja».

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Dal Roero al Superconsorzio: Francesco Monchiero nuovo presidente di Piemonte Land of Wine

Francesco Monchiero è il nuovo presidente di Piemonte Land of Wine, il superconsorzio dei vini piemontesi. Già rappresentante del Consorzio Tutela Roero, si è visto affidare il nuovo incarico – occupato in precedenza dal dimissionario Matteo Ascheri – dall’assemblea riunita nel pomeriggio di ieri a Castagnito. A Monchiero il compito di riunire i consensi dei Consorzi di Tutela, guidando e definendo le strategie di promozione del vino piemontese per i prossimi 3 anni. Sul tavolo, i difficili rapporti tra l’Albese e l’Astigiano, ovvero tra le piccole-medie aziende e le cooperative piemontesi.

«Un riconoscimento per il lavoro fatto in questi 3 mandati per la denominazione del Roero – secondo la lettura dello stesso Monchiero, affidata a una nota stampa – per le strategie di valorizzazione e tutela messe in campo che hanno portato a una crescita della produzione del 40% dal 2013, anno di costituzione del Consorzio, e per un incremento del valore costante negli anni».

PIEMONTE LAND OF WINE, «LA CASA DEI CONSORZI PIEMONTESI»

«Sono felice di questa attestazione di sostegno da parte dei Presidenti riuniti in Piemonte Land – sono le prime parole di Francesco Monchiero da nuovo presidente di Piemonte Land of Wine -. Supportato della Regione Piemonte, intendo proseguire con questo spirito di fattiva collaborazione tra le parti coinvolte per far ripartire la promozione internazionale dei vini piemontesi e accrescerne la visibilità».

Piemonte Land è la casa comune dei Consorzi dei vini piemontesi, pur mantenendo ognuno di essi la propria peculiare identità. Al suo tavolo si elaborano e si definiscono le strategie e i programmi per proporsi all’esterno con la compattezza di un unico grande organismo e abbiamo in progetto di realizzare attività coordinate e strutturate per valorizzare tutto il Piemonte vitivinicolo come fatto in Roero».

Nato per offrire ai Consorzi di tutela dei vini piemontesi «un’assise in cui individuare operatività e strategie comuni», Piemonte Land of Wine, come ricorda lo stesso ente nella nota stampa, si pone l’obiettivo di «armonizzare la promozione dei vini, dell’eccellenza agroalimentare e delle bellezze del Piemonte in tutto il mondo, ottimizzando anche l’utilizzo dei fondi comunitari destinati alla promozione».

COS’È PIEMONTE LAND OF WINE

Piemonte Land of Wine nasce il 29 luglio 2011 per offrire ai consorzi di tutela del vino piemontesi un punto d’incontro per confrontarsi, individuare operatività e strategie comuni utili alla promozione del vino piemontese in Italia e nel mondo. Piemonte Land, che rappresenta oggi i Consorzi del vino ufficialmente riconosciuti dal Ministero dell’Agricoltura, promuove gli oltre 44 mila ettari di vigneto piemontesi, che dalle province di Alessandria, Asti e Cuneo si estendono fino ai piedi delle Alpi.

Un grande patrimonio enologico, per l’80% costituito dalle 18 Docg e 41 Doc regionali. Prima esperienza italiana di condivisione delle politiche promozionali tra Consorzi, Piemonte Land opera a favore non solo dei vini, ma anche dell’eccellenza agroalimentare e delle bellezze di una delle regioni vitivinicole più importanti al mondo, i cui territori sono divenuti patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO nel 2014.

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Da crack Piemonte Land of Wine a riforma Consorzi del vino: pressing di Fivi

«La regione Piemonte deve essere protagonista nella riforma sulla rappresentatività nei Consorzi». Lo affermano le delegazioni piemontesi della Federazione Italiana Vignaioli IndipendentiFivi in una lettera inviata all’assessore regionale Marco Protopapa. La missiva fa riferimento alla decisione del Consorzio di tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani di uscire dal “superconsorzio” Piemonte Land of Wine.

La vicenda, seguita alle dimissioni da presidente annunciate da Matteo Ascheri, ha suscitato infatti preoccupazione nelle delegazioni, che hanno visto estendersi al “Consorzio dei Consorzi” l’annoso problema della rappresentanza all’interno degli stessi.

I vignaioli indipendenti auspicano che la Regione – ai cui rappresentanti si ascrivono le leggi fondamentali della viticoltura italiana, nel 1963, nel 1992 e nel 2010 – proceda a individuare «un meccanismo decisionale per la governance capace di far sentire tutti a casa propria».

«Con la possibilità – aggiunge Fivi in una nota – di contribuire a decisioni condivise, frutto di un mondo del vino coeso, finalmente convinto dei propri mezzi e non più impegnato in guerre locali che poco hanno a che fare con la possibilità di contribuire al progresso del settore». Secondo Fivi, «il problema principale della coesione e visione comune risiede nell’attuale impianto nazionale di governance dei Consorzi».

Il potere è in mano a pochi grandi gruppi e le decisioni conseguono solo ai quintali di uva, agli ettolitri e al numero di bottiglie. Senza criteri di contemperamento che diano anche alle singole teste e alle braccia il ruolo che meritano.

Nessuno di coloro che assumono su di sé i rischi dell’impresa dalla terra al mercato, rinunciando giocoforza al gigantismo degli impianti e delle produzioni, si sente così adeguatamente valutato».

IL CRACK DI PIEMONTE LAND OF WINE

La vicenda di Piemonte Land of Wine è solo l’ultimo degli innumerevoli esempi di questo nodo, sempre più grosso, che è ormai al pettine della politica. Fivi ha proposto già oltre tre anni fa all’allora ministro Centinaio una soluzione equilibrata e soprattutto sperimentata: criteri di votazione che mantengano un ruolo all’entità delle produzioni, ma richiedano altresì una componente democratica basata sulle teste delle imprese.

Questo, sempre secondo la Federazione vignaioli indipendenti, per due ragioni. «In primis – spiegano i vignaioli – perché il favore costituzionale per la cooperazione non può tradursi in una delega permanente di associati che non prendono parte alla vita dei Consorzi e spesso nemmeno a quella delle stesse cooperative, consentendo a pochissimi di decidere per tanti e addirittura per intere denominazioni».

In secondo luogo, «perché la stessa Unione Europea funziona così, richiedendo sempre, per le decisioni, una doppia maggioranza: quella basata sul numero di abitanti (che favorisce i grandi Paesi) e quella basata sul numero dei Paesi Membri (che evidentemente assicura un ruolo anche agli Stati di dimensioni più ridotte)».

Il grido d’allarme di Fivi: «Consorzi del vino in mano a pochi grandi gruppi e coop»

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Grandi Langhe 2022 a Torino: Barolo e Barbaresco tendono la mano al grande pubblico

Grandi Langhe 2022 si prepara ad accogliere i professionisti del mondo del vino a Torino il 31 gennaio e 1° febbraio 2022. Buyer, enotecari, ristoratori e importatori italiani e internazionali possono iscriversi alla più grande degustazione dedicata alle denominazioni di Langhe e Roero, accedendo al sito web ufficiale della manifestazione.

Per la prima volta anche i privati consumatori potranno accedere alla manifestazione, durante una sessione a loro interamente dedicata, lunedì 31 gennaio dalle 18.30 alle 21.30. In questo caso, l’iscrizione è possibile sul sito di Ais Piemonte.

GRANDI LANGHE 2022: LA NUOVA LOCATION DI TORINO

Con l’apertura ai privati il Consorzio prosegue la sua strategia promozionale volta a stabilire «un filo sempre più diretto con i consumatori finali», che per la prima volta dalla nascita della manifestazione potranno degustare oltre 1500 etichette presso le Officine Grandi Riparazioni – Ogr di Torino.

Saranno accolti a Torino anche 50 buyer selezionati provenienti da Usa, Canada, Regno Unito e Scandinavia. Ben 220 cantine del territorio presenteranno le proprie etichette nei suggestivi spazi di Corso Castelfidardo, 22. Una location scelta strategicamente, «sia per riflettere la crescita della manifestazione che per garantire il rispetto delle normative sul distanziamento».

Il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e il Consorzio Tutela Roero, con il supporto della Regione Piemonte, sono i promotori della manifestazione, giunta alla sesta edizione dopo lo stop del 2021.

LE ASPETTATIVE DEI CONSORZI DI LANGHE E ROERO

«Siamo entusiasti di portare Grandi Langhe a Torino per la prima volta. La manifestazione è cresciuta molto negli anni e si è posizionata tra gli appuntamenti imperdibili del calendario enologico italiano», spiega Matteo Ascheri, Presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco.

Il 2021 è stato purtroppo un anno di pausa forzata – continua -. I nostri produttori non vedono l’ora di poter tornare a incontrare i propri clienti di persona. Abbiamo preso tutte le misure necessarie per garantire a espositori e utenti un’esperienza sicura, piacevole e soprattutto di altissimo livello».

«La decisione di portare Grandi Langhe a Torino, città simbolo del Piemonte e già Capitale d’Italia, dimostra l’importanza assunta dall’evento», aggiunge Francesco Monchiero, presidente del Consorzio Tutela Roero.

«Grandi Langhe 2022 sarà l’occasione per incontrare gli operatori del settore – continua – piemontesi e non, che giocano un ruolo chiave nell’identità del nostro vino. Grazie alla partecipazione di 50 buyer provenienti dall’estero, si creeranno nuove opportunità di sviluppo in paesi consolidati o emergenti».

GRANDI LANGHE 2022: INFORMAZIONI IN BREVE

  • Le porte di Grandi Langhe 2022 apriranno per i professionisti di settore il 31 gennaio e 1° febbraio.
  • Dove e quando: dalle 10 alle 17 presso la Sala Fucine di OGR a Torino, in Corso Castelfidardo 22.
  • I privati consumatori e gli appassionati potranno acquistare il biglietto di ingresso sul sito web di Ais Piemonte.
  • I partecipanti dovranno necessariamente iscriversi in anticipo sul sito web. Quindi stampare e presentare il proprio biglietto d’ingresso, unitamente alla certificazione verde Covid-19 (green pass).
  • È obbligatorio indossare la mascherina all’interno durante i momenti in cui non si degusta.
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Barolo en Primeur 2021: all’asta 15 barrique di Vigna Gustava

“Barolo en primeur” sarà il primo grande evento ad unire la solidarietà al prestigio di un vino in affinamento. Un modo per ribadire l’importanza di fare sistema come mezzo per la promozione delle Langhe. Un progetto che ha l’ambizione di diventare un modello innovativo di valorizzazione del territorio enologico italiano.

Dalle uve di nebbiolo da Barolo della vigna storica Gustava, vigneto di quasi 4 ettari sotto il Castello di Grinzane Cavour e menzione geografica aggiuntiva ufficiale, sono state prodotte 15 barrique da collezione. Queste barrique, protagoniste di “Barolo en primeur 2021“, saranno battute in un asta di beneficienza il prossimo 30 ottobre.

L’evento benefico è promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, in collaborazione con la Fondazione CRC Donare e con il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. Un progetto enologico che ha l’ambizione di diventare un modello innovativo di promozione e valorizzazione del territorio.

Ciascuna barrique ancora in affinamento, e che sarà battuta in collaborazione con Christie’s e in collegamento simultaneo da New York, è associata a un progetto no-profit nel campo della salute, della ricerca, delle arti e della cultura, dell’inclusione sociale e della salvaguardia del patrimonio culturale.

LA VIGNA GUSTAVA

Il progetto si è posto l’intento di valorizzare la complessità degli elementi che compongono il vigneto storico Gustava, parte di un territorio Patrimonio Unesco. La conseguenza di questa eterogeneità è che le 15 barrique hanno ognuna caratteristiche uniche e diverse dalle altre. Nella vigna, suddivisa in quattro macro particelle in funzione dell’altitudine e dell’esposizione, sono stati adottati due differenti criteri per la raccolta delle uve.

Da un lato la distinzione tra i ceppi storici impiantati oltre 50 anni fa e quelli più giovani. Dall’altra quella tra le microzone interne, dovuta al differente dialogo delle radici delle viti con i microorganismi, i microelementi e le sostanze organiche presenti nelle diverse porzioni di terreno.

Vinificare in maniera separata queste uve ha permesso così di ottenere barrique dotate, ognuna, di una sua personalità. In questo progetto è coinvolto il Laboratorio Enosis Meraviglia di Donato Lanati. A Lanati è stato affidato l’incarico di guidare l’intero percorso tecnico, dalla maturazione delle uve alla vinificazione e al successivo affinamento.

È stato inoltre istituito un Comitato Scientifico di Indirizzo presieduto da Matteo Ascheri, presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe Dogliani. Nel comitato anche Vincenzo Gerbi, professore emerito dell’Università di Torino, e Vladimiro Rambaldi, amministratore unico dell’Agenzia di Pollenzo S.p.A,. Al progetto ha inoltre collaborato la ricercatrice Anna Schneider del Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante.

LE ETICHETTE

Le circa 300 bottiglie che si ricaveranno da ogni barrique a partire da gennaio 2024, al termine del periodo obbligatorio di affinamento, saranno numerate e vestite da un’etichetta creata in esclusiva da Giuseppe Penone. Le creazioni dell’artista, protagonista dell’Arte povera e tra gli scultori più importanti e riconosciuti a livello mondiale, ribadiranno l’importanza e la qualità del Barolo Gustava 2020.

Inoltre a ogni barrique sarà annesso un NFT (Non Fungible Tokens). Un certificato di autenticità digitale garantito tramite blockchain, coniato da Antonio Galloni, critico enologico di fama mondiale e Ceo di Vinous,.  Galloni sarà presente il 30 ottobre da New York e presenterà in video le singole caratteristiche e differenze delle 15 barrique.

I PROGETTI NO-PROFIT

L’asta di beneficienza (base d’asta 30 mila euro) su 14 delle 15 barrique si terrà il 30 ottobre. Tra gli scopi benefici ci sono il progetto di educazione attraverso l’arte e la ricerca dell’uguaglianza di genere in Cina del Forum filantropico Est-Ovest (EWPF). La piattaforma di collaborazione interculturale sui temi del cambiamento climatico, conservazione, sostenibilità, istruzione, leadership femminile.

Il progetto di avvicinamento all’arte contemporanea e alla sostenibilità per bambini e famiglie promosso dal Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea. Il restauro e valorizzazione del Cantinone del 1600 di Villa Arconati, alle porte di Milano, da parte di Fondazione Augusto Rancilio, ente con finalità di studio e ricerca nei campi dell’Architettura e Design.

La promozione e recupero dei saperi e del paesaggio dell’Alta Langa del Parco Culturale Alta Langa, ente non-profit per la promozione dell’Alta Langa finalizzato allo sviluppo socioeconomico, culturale, turistico del territorio.

Infine il progetto Thesaurus Monviso che intende mettere a sistema l’impegno dei giovani in ambito socioculturale e ambientale nel territorio delle Valli del Monviso. Realizzato dall’Associazione b612lab di Saluzzo, realtà internazionale di promozione delle politiche giovanili.

La gara di solidarietà per l’ultima barrique si terrà il 14 novembre durante l’Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba, sempre dal Castello di Grinzane Cavour e in live streaming con Hong Kong. Il ricavato sarà donato alla charity internazionale “Mother’s Choice” che opera dal 1987 in favore dei bambini orfani e delle giovani donne in difficoltà.

L’evento di beneficenza del 30 ottobre avrà come Madrina Evelina Christillin, Presidente della Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino e past president dell’ENIT, Agenzia Nazionale del Turismo. Sarà condotto e moderato da Valeria Ciardiello, giornalista impegnata da anni in confronti tematici legati al tema della Corporate Social Responsibility. A battere l’asta Cristiano De Lorenzo, direttore di Christie’s Italia.

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Grandi Langhe 2022 approda a Torino

Grandi Langhe, la manifestazione dedicata a buyer, distributori, enotecari e ristoratori italiani e stranieri, arriva a Torino il 31 gennaio e 1° febbraio 2022. L’evento, da anni uno dei primissimi appuntamenti del calendario enologico italiano, si terrà negli spazi di OGR Torino.

Dopo un anno di stop forzato dovuto alla pandemia le oltre 200 cantine di Langhe e Roero presenteranno le proprie etichette nell’hub di innovazione, enogastronomia e cultura del capoluogo piemontese. Una scelta strategica orientata alla volontà di farlo crescere sempre maggiormente

«Abbiamo deciso di cambiare la location di Grandi Langhe in primis per permettere il rispetto della normativa sul distanziamento. In secondo luogo per dare un segnale importante che rifletta la crescita che l’evento ha avuto nelle ultime edizioni. Le nostre denominazioni, inoltre, a inizio ottobre hanno registrato un +15% rispetto ai primi nove mesi del 2020». Spiega Matteo Ascheri, Presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco.

GRANDI LANGHE 2022

Il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, insieme al Consorzio Tutela Roero, sono promotori della manifestazione, che nel 2020 ha registrato oltre duemila presenze da 34 paesi.

«In questi anni l’afflusso di operatori è aumentato costantemente. La scelta di portare l’evento presso OGR Torino è dovuta alla volontà di rispondere all’esigenza di accogliere un maggior numero di persone interessate a conoscere meglio i nostri vini». Dichiara il Presidente del Consorzio Roero Francesco Monchiero.

La due giorni sarà dunque la prima occasione dell’anno per assaggiare le nuove annate di Barolo Docg, Barbaresco Docg, Roero Docg e delle altre denominazioni del territorio.

L’elenco delle cantine partecipanti sarà disponibile. Le iscrizioni, riservate esclusivamente agli operatori di settore, apriranno nel mese di dicembre.

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Matteo Ascheri rieletto presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani

Matteo Ascheri è stato riconfermato presidente del Consorzio di Tutela del Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. È stato eletto giovedì 17 giugno dall’Assemblea dei produttori, insieme al nuovo consiglio di amministrazione.

Rappresenterà gli interessi di 527 aziende vitivinicole associate al Consorzio (63 milioni di bottiglie) che curano 10 mila gli ettari di vigneti (Barolo 2184 ettari; Barbaresco 725; Dogliani 813; Diano d’Alba 216; Barbera d’Alba 1630; Nebbiolo d’Alba 1020; Dolcetto d’Alba 1013; Langhe 2051 ettari, di cui 734 Langhe Nebbiolo).

CHI È MATTEO ASCHERI

Imprenditore vitivinicolo di Bra, classe 1962, una laurea in Economia e Commercio, guiderà uno dei Consorzi del vino italiano più in vista a livello nazionale e internazionale. Eletto presidente nel 2018, Matteo Ascheri è stato anche vicepresidente del Consorzio dal 1992 al 1994. In passato ha ricoperto numerosi incarichi istituzionali.

Presidente del Consiglio di amministrazione e poi amministratore unico del Centro di Ricerca Vitivinicolo del Piemonte – Tenuta Cannona dal 1993 al 1999; presidente del Consiglio di amministrazione dell’Unione Produttori Vini Albesi dal 1991 al 1997; vicepresidente dell’Ente Turismo Alba – Bra Langhe e Roero dal 2002 al 2005.

Oggi siede nel Consiglio di amministrazione del Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero. Dal 2020 è inoltre presidente della collettiva dei consorzi piemontesi Piemonte Land Of Wine.

IL SECONDO MANDATO

Il secondo mandato di Ascheri si concentrerà in parte sul consolidamento dei risultati ottenuti nei primi tre anni di presidenza: promuovere le denominazioni Barolo e Barbaresco attraverso il programma europeo che nel 2020 ha portato 200 produttori di Langa a New York per il primo Barolo & Barbaresco World Opening; affrontare le sfide di settore in materia di sostenibilità ambientale ed etica del lavoro.

È inoltre in arrivo una campagna promozionale dedicata alla denominazione Langhe, una DOC che racchiude allo stesso tempo l’unicità e la complessità del territorio, un nome importante da rafforzare sia sul mercato italiano che su quello internazionale.

IL COMMENTO

«Questo secondo mandato – dichiara Matteo Ascheri – sarà un’opportunità importante per concludere il percorso iniziato nel 2018. Se in questi tre anni è stato importante consolidare i marchi Barolo e Barbaresco, da adesso in avanti sarà importante affrontare le sfide di tutte le denominazioni che rappresentiamo».

Quello che è certo è che nonostante le problematiche di quest’ultimo anno e mezzo partiamo da una base solida: nei primi cinque mesi del 2021 infatti le nostre denominazioni hanno registrato risultati molto buoni, con un +19,7% sull’imbottigliato e punte del 26-28% per Barolo e Barbaresco».

L’elenco completo dei consiglieri, dei vicepresidenti e del comitato di presidenza verrà pubblicato dopo il primo consiglio di amministrazione, previsto per mercoledì 23 giugno.

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Ecolog, La Corriera delle Langhe: meno traffico e più vendita diretta in cantina

È già stata ribattezzata “La Corriera delle Langhe“. Un progetto che unisce cantine, produttori di vino, aziende di trasporti, logistica e informatica nella zona Unesco del Piemonte, capitale di grandi vini come Barolo e Barbaresco, riconosciuti e apprezzati in tutto il mondo.

L’ambizione del Consorzio di Tutela e della Coldiretti Cuneo – capofila di Ecolog, questo il nome ufficiale dell’iniziativa presentata via web, in mattinata – è quella di ridurre il numero di camion per le strade dei piccoli borghi delle Langhe. Incrementando al contempo la vendita diretta ai turisti stranieri, che avranno la possibilità di vedersi recapitato il vino a casa, anche Oltreoceano, dopo averlo degustato e ordinato in cantina.

Trenta le winery che hanno aderito alla fase sperimentale del progetto. La Corriera delle Langhe entra ora nel vivo, con l’appello a tutte le aziende del territorio ad «aderire a un percorso virtuoso, che va ben oltre l’attenzione alla sostenibilità in vigna e in cantina».

I PARTNER DI ECOLOG

Sandri Trasporti, con il capoprogetto Andrea Beggio, si occupa della movimentazione dei vini con automezzi ecologici refrigerati, nonché della logistica, potendo contare su un magazzino iper-tecnologico alimentato da un impianto fotovoltaico nel Comune di Santa Vittoria d’Alba. Qui avverrà consegna degli ordini e lo stoccaggio, sempre a temperatura controllata.

L’altra azienda piemontese Tesisquare, sotto la guida del Ceo Giuseppe Pacotto, si concentra invece sulla supply chain, garantendo l’efficienza dei processi digitali di comunicazione tra produttori di vino e autotrasportatori, nonché tra vignaioli e cliente finale: l’enoturista, specie quello straniero, a cui sarà recapitato l’ordine nel giorno desiderato. Direttamente a domicilio.

Nel nostro areale – ha spiegato Matteo Ascheri, presidente Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani – si producono complessivamente circa 80 milioni di bottiglie.

Con Ecolog, rivolgendoci soprattutto alle cantine più piccole, situate in luoghi difficili da raggiungere ma responsabili del 60% della produzione complessiva, ci prefiggiamo di movimentare non meno di 30-40 milioni di bottiglie annue, riducendo l’impatto del trasporto sull’ambiente».

Secondo le stime, i singoli trasportatori compiono un percorso di 300 chilometri per la presa degli ordini nelle varie aziende agricole. L’obiettivo è di ottimizzare le tratte, riducendo il tragitto a 250 chilometri.

«Non una riduzione ragguardevole – ha sottolineato Ascheri – ma il vero scopo dell’iniziativa è ridurre i mezzi in transito tra le cantine, passando dai circa 30 a 20. Si assisterà così a una riduzione delle emissioni del 40%. Per le cantine e per tutto il territorio delle Langhe questo è un investimento, che porterà a benefici tangibili».

Ne è convinto anche Fabiano Porcu, direttore di Coldiretti Cuneo: «La congestione del territorio dovuta al traffico di mezzi di trasporto, anche pesanti – ha dichiarato – mal si coniuga con l’enoturismo. Ecolog mira a risolvere questo problema e non solo, affiancando le cantine nella vendita diretta al consumatore, specie estero. Un aspetto, quest’ultimo, su cui stiamo spingendo molto nell’ottica della semplificazione burocratica».

I BORGHI DELLE LANGHE SEMPRE PIÙ “CAR FREE”
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Un aiuto arriverà a breve anche dalla Regione Piemonte, che plaude all’iniziativa con il presidente Alberto Cirio. «Bruno Ceretto – ha dichiarato il numero uno di Via Farigliano 9 – dice sempre che il miglior auspicio è che i turisti arrivino nelle Langhe con il Suv: non tanto per lo status sociale, ma perché questi autoveicoli hanno tanto spazio per il vino, nel bagagliaio!».

Scherzi a parte, con Ecolog le Langhe si muovono nell’unica direzione possibile: quella dello sviluppo e della crescita sostenibile, in un momento in cui la parola “sostenibilità” è divenuta quasi più importante, nel mondo delle Doc e delle Docg».

In quest’ottica, Regione Piemonte darà presto il suo appoggio concreto all’iniziativa. «Nella prossima programmazione del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) – ha annunciato Cirio – inseriremo stanziamenti ad hoc per rendere i Comuni delle Langhe aree pedonali, “car free”, attraverso la realizzazione di parcheggi, specie interrati e integrati nell’ambiente, come vuole la normativa delle aree Unesco, all’ingresso dei vari borghi».

«L’innovazione introdotta da Ecolog – ha aggiunto l’assessore regionale all’Agricoltura, Cibo, Caccia e Pesca Marco Protopapa – può diventare un esempio per tutti i territori italiani vocati a specifiche colture e alla tutela del paesaggio».

PRIMI COMMENTI DALLE CANTINE
Positivi i primi commenti che arrivano dai 30 produttori coinvolti nella fase sperimentale del progetto, sin dallo scorso anno. Come Livia Fontana della storica Azienda Agricola Ettore Fontana di Castiglione Falletto (CN).

Il periodo segnato dalla pandemia Covid-19 – ha commentato – è stato paradossalmente propizio per sviluppare questa iniziativa, vista l’assenza di turisti nelle Langhe.

La piattaforma è facilissima da usare, il ritiro dei vini è sempre stato super puntuale ed efficiente, oltre ad essere compiuto con mezzi ecologici e in grado di non interrompere la catena del freddo, dalla cantina al magazzino».

«Credo che Ecolog sia un progetto che meriti di poter essere allargato ad altri settori –  ha aggiunto – e che aiuti i produttori a incrementare le vendite con gli enoturisti stranieri, soddisfacendo finalmente le tante richieste di acquisto che rimanevano inevase. Più siamo, più saremo, meglio sarà».

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Cuneo: nasce il contratto condiviso di alloggio per stagionali

Nasce il contratto condiviso di alloggio per i lavoratori stagionali, frutto di un intenso lavoro di concertazione fra le Parti sociali che rappresentano tutte le realtà produttive e lavorative del comparto. L’intesa è stata siglata ieri a Cuneo tra il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, Coldiretti Cuneo, Cia Cuneo, Confagricoltura Cuneo e Confcooperative Cuneo.

Tutte le parti in causa sottolineano l’importanza del lavoro costituzionalmente inteso quale valore sociale e non solo economico che nasce dall’esigenza di offrire un alloggio ai lavoratori anche quando sono assunti dalla Cooperativa e non direttamente dalle aziende agricole.

Nel settore vitivinicolo è molto diffuso che le aziende agricole stipulino dei contratti con Cooperative per attività in vigna e spesso, nel periodo della vendemmia accade che ci sia più offerta che domanda in termini lavorativi. Con questo contratto standard, le Organizzazioni e le aziende agricole si vogliono assicurare che tutti i lavoratori abbiano un alloggio, nonostante nessuno sia tenuto, per legge, a fornirne uno.

«Il contratto di prestazione standard concordato tra le Organizzazioni professionali a cui siamo arrivati – dichiara Fabiano Porcu, Direttore di Coldiretti Cuneo – è uno strumento di fondamentale importanza sia per i lavoratori agricoli – stagionali e non – sia per le aziende. È un atto di solidarietà ma anche di civiltà, un passo concreto in avanti per sostenere e facilitare le imprese agricole e per tutelare i lavoratori impegnati nella raccolta delle uve».

«Parallelamente alla sfida della sostenibilità ambientale, è necessario che il nostro settore affronti la questione della tutela della manodopera – aggiunge Matteo Ascheri, presidente del Consorzio Barolo Barbaresco – Questo accordo è un primo passo importante per fronteggiare le problematiche che talvolta possono insorgere nel comparto vitivinicolo in momenti cruciali come la vendemmia. La questione merita molta attenzione e siamo consapevoli che questa intesa rappresenti l’inizio di un percorso articolato e necessario».

Per le Organizzazioni è fondamentale l’impegno, attraverso la contrattazione e la bilateralità. È di fondamentale importanza che un tessuto produttivo sia basato su presupposti etici ed organizzativi e che garantisca la qualità di processi e prodotti, dichiarando irrinunciabile e fondamento di ogni strategia il valore dell’integrazione, dell’educazione e della promozione socio-culturale.

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Piemonte Land of Perfection diventa Piemonte Land of Wine

Piemonte Land of Perfection diventa Piemonte Land of Wine. A 10 anni esatti dalla sua costituzione il gruppo dei Consorzi di tutela del vino piemontese operante nel settore della promozione e valorizzazione delle Doc e Docg regionali in tutto il mondo, cambia nome e immagine.

Il nuovo logo, la nuova identità grafica e il nuovo brand vogliono comunicare il legame che unisce il vino ai suoi territori di origine mettendo l’eccellenza vitivinicola al centro della strategia di valorizzazione, sia che si tratti di mercati internazionali, sia che si lavori per iniziative locali.

“Una scelta dettata dalla volontà di riflettere anche nel nome il riferimento al vino e all’identità regionale, attraverso un nuovo brand, evocativo e proiettato verso il futuro – commenta Matteo Ascheri, Presidente di Piemonte Land of Wine – Oggi il Consorzio adotta questa come denominazione della società, mantenendo inalterati i valori, gli obiettivi e le persone”.

L’obiettivo principale è quello di proseguire nel percorso a fianco dei produttori e consolidare la crescita costante che ha accompagnato i risultati di questi dieci anni: più di 80 progetti di sviluppo realizzati in 16 Paesi con un investimento globale di oltre 20 milioni di euro.

Nato per offrire ai Consorzi di tutela dei vini piemontesi un’assise in cui individuare operatività e strategie comuni, Piemonte Land of Wine ha l’obiettivo di armonizzare la promozione dei vini, dell’eccellenza agroalimentare e delle bellezze del Piemonte in tutto il mondo, ottimizzando anche l’utilizzo dei fondi comunitari destinati alla promozione.

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Barolo e Barbaresco diventano “merce di scambio” con Intesa San Paolo

Un finanziamento di 5 anni da parte di banca Intesa San Paolo, a fronte dell’iscrizione (in pegno) delle ultime tre annate di vino “atto a divenire” Barolo e delle ultime 2 annate di vino “atto a divenire” Barbaresco. C’è l’accordo tra Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e l’istituto di credito.

Il valore della garanzia, per la quale la Direzione Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria di Intesa San Paolo ha stanziato un plafond di 50 milioni di euro, è calcolato sulla base del prezzo delle uve pubblicato dalla Camera di Commercio di Cuneo.

L’operazione si basa sulla struttura giuridica del “pegno rotativo non possessorio” su prodotti agricoli e alimentari, secondo cui il produttore può disporre liberamente del vino dato in garanzia per tutti i processi di lavorazione e affinamento.

Il Consorzio dei vini delle Langhe è intervenuto fin dalle prime fasi dell’accordo, facendo da tramite rispetto alle effettive necessità delle cantine e anche in futuro avrà un ruolo attivo nell’iniziativa.

L’operazione – tecnicamente una cartolarizzazione messa a punto dalla Divisione IMI Corporate & Investment Banking – è pensata proprio per venire incontro ai bisogni delle cantine, tra liquidità, credito e sostegno all’export.

«Nonostante i problemi legati alla pandemia e le previsioni funeste – commenta Matteo Ascheri, presidente del Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco Alba Langhe e Dogliani – il nostro settore ha retto bene nel 2020».

È chiaro che nel 2021 ci saranno ancora molte incertezze sui nostri mercati. Sapere di poter contare sulla collaborazione con un istituto di credito di primaria importanza e attento alle esigenze delle nostre cantine come Intesa Sanpaolo ci rende ottimisti e fiduciosi».

Per Teresio Testa, Direttore regionale Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo: «Abbiamo voluto costruire una soluzione su misura per il nostro territorio e darle forza con un primo stanziamento di 50 milioni di euro. Il vino che si affina in cantina diventa un attivo nel bilancio dell’azienda».

«Un’idea semplice – aggiunge Testa – ma che richiede una Banca che voglia assumersi il rischio, un partner affidabile come il Consorzio e il coraggio dei nostri produttori che comprendono come l’unica via praticabile sia continuare ad investire in digitalizzazione, nuovi strumenti di lavoro, formazione, comunicazione».

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Barolo, Quadrumolo (Terre da Vino): “Fare le scarpe ad Ascheri? No, l’ho votato!”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Piero Quadrumolo, presidente di Terre da Vino, cooperativa di Castiglione Falletto (CN) che produce il Barolo 2015 “Conte di Zanone”, citato nel seguente articolo:

Altro che crisi: Consorzio del Barolo sotto attacco per un “no” al giornalista prezzolato

Direttore buongiorno,
purtroppo non ci conosciamo e mi avrebbe fatto piacere scambiare due opinioni prima e non dopo l’articolo.

Volevo solo precisare che sono entrato involontariamente in una polemica assurda per un volantino di un supermercato (ne escono migliaia al giorno) e mi trovo coinvolto in un presunto “golpe” ai danni del Presidente del Consorzio che peraltro avevo votato!

Io ho semplicemente raccontato che esiste una crisi di mercato e che la riduzione delle rese era l’unica strada percorribile per sostenere i prezzi. Purtroppo in economia non serve il buonismo ma azioni concrete.

La dirigenza del Consorzio ha portato in assemblea la proposta ed i soci l’hanno respinta. Mi sembrava chiaro che non fosse una critica al Presidente ma ad una scelta sbagliata secondo me (ma assolutamente legittima) della maggioranza dei produttori.

Se poi, parallelamente, qualcuno sta lavorando per fare le scarpe al Presidente (cosa che ho capito solo in questi giorni)  la prego di credere che non sono né coinvolto né interessato e quindi di puntare il dito in altra direzione. Sempre disponibile per affrontare problemi concreti e non inutili polemiche, le auguro buona giornata e buon lavoro.

Piero Quadrumolo
Presidente Terre da Vino Spa
Via Bergesia 6 -12060 Barolo (CN) – ITALIA


Una lettera che chiarisce l’ulteriore strumentalizzazione effettuata dal blog di settore contro il Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani, al solo fine di delegittimare l’operato della presidenza e della direzione, peraltro in un momento difficile come il 2020.

Non a caso, su WineMag.it le parole del presidente di Terre da Vino, Pietro Quadrumolo, sono state sintetizzate e riportate al tempo verbale condizionale, essendo state rilasciate al blog in questione e non alla nostra redazione.

Con l’occasione porgo i più cordiali saluti al presidente Quadrumolo, confermandogli che stiamo remando nella stessa direzione, ognuno sulla barca: quella della corretta informazione, la mia; quella della qualità da promuovere ad alta voce a Barolo, la sua. Entrambe, scelte foriere di decisioni e prese di posizione difficili, ma giuste.

Davide Bortonedirettore di WineMag.it

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Altro che crisi: Consorzio del Barolo sotto attacco per un “no” al giornalista prezzolato

Si è proposto al Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani come “brand ambassador” e “organizzatore di grandi eventi internazionali”. Al “no” del presidente Matteo Ascheri e del suo entourage, ha messo sotto attacco la Denominazione con diversi articoli dai toni scandalistici, per vendicare l’affronto.

La “brutta storia” del Barolo, in un anno difficile come il 2020, non è legata tanto alle difficoltà di mercato causate dall’emergenza Covid e da un’Horeca a mezzo servizio. Quanto alla “vena poetica”, vendicativa ed egocentrica, di un giornalista deluso dal mancato ingaggio.

Un tranello ben architettato, in cui sta cascando mezza stampa italiana, protagonista di titoli che – prendendo in considerazione qualche estemporaneo, annuale “taglio prezzo” natalizio della Grande distribuzione – sembrano voler denigrare più l’operato del Consorzio che analizzare a fondo il fenomeno, con la responsabilità che si deve a chi ha l’onere e l’onore di informare i lettori.

Nel mirino, così, finiscono due tra i manager più dinamici (e invidiati) del panorama vitivinicolo italiano: Matteo Ascheri e Andrea Ferrero, rispettivamente presidente e direttore del “Bureau” che tutela le pregiatissime denominazioni piemontesi delle Langhe e del Roero.

In particolare, la ritorsione prende avvio su un blog di settore a fine novembre 2020. In un post, si denuncia la presenza di un Barolo 2015 in promozione a 9,90 euro nei supermercati Esselunga. Un prezzo ritenuto scandaloso – per certi versi a buona ragione – per la pregiata Denominazione. Nel mirino, tuttavia, non finisce né l’insegna, né la cantina produttrice.

Il primo capro espiatorio, non a caso, è proprio Ascheri, menzionato addirittura nel titolo e criticato – ancora una volta non a caso – anche per gli eventi internazionali del Consorzio di Tutela a New York (500 consumatori in due ore per l’evento aperto al pubblico nell’ambito del Barolo & Barbaresco World Opening del 4 febbraio, al Center415 di Midtown Manhattan). In secondo luogo si cita il direttore Andrea Ferrero e, a ruota libera, il Consorzio.

Di lì a pochi giorni, lo stesso blog – sul quale era apparsa in estate la notizia del presunto ingaggio del titolare come brand ambassador dell’azienda Contratto (famiglia Rivetti) rivelatasi in poche ore una bufala – dà spazio al presidente della cantina produttrice del Barolo in promozione negli store Esselunga, un marchio privato denominato “Conte di Zanone“.

Stando al virgolettato, Piero Quadrumolo (nella foto), numero uno di Terre da Vino, cooperativa sociale di Castiglione Falletto produttrice della private label dell’insegna di Milano, coglie l’occasione per scagliarsi – a sua volta – sul Consorzio e i suoi associati, attribuendo in sostanza all’ente le responsabilità del prezzaccio.

Dopo mie pressioni quasi in solitaria per ridurre le rese – avrebbe dichiarato il numero uno della cooperativa delle Langhe – i produttori, a grande maggioranza, hanno respinto la proposta, preferendo che fosse il libero mercato a riallineare domanda e offerta: così il prodotto ha perso 1-1,5 Euro/litro.

Alla richiesta dell’Esselunga di fare una promo sul Barolo per Natale, abbiamo proposto un prezzo in linea con il mercato, con il quale sia noi che la catena abbiamo un margine corretto“.

Tutto vero, ma non esattamente “tutto”. Il blog in questione, di fatto, non sa che Terre del Barolo, altra cooperativa di di Castiglione Falletto operante sul mercato con svariati nomi (vera storpiatura della legislazione vitivinicola italiana), ha acconsentito alla vendita di Barolo in Gdo a cifre ben più basse di 9,90 euro, in tempi non sospetti.

https://www.vinialsupermercato.it/chi-ha-ucciso-il-barolo-tigros-le-calende/

Il 27 ottobre 2017, l’unica testata italiana indipendente specializzata nella critica del vino in vendita nella Grande distribuzione, Vinialsupermercato.it (network WineMag), riferiva infatti il caso del Barolo “Le Calende”, in vendita da Tigros a 8,99 euro: quasi un euro in meno rispetto al prezzo del “Conte di Zanone” di Terre da Vino.

Anche in quel caso, con buona pace del portafogli dell’insegna e del produttore. Periodo (fine ottobre, lontano da Natale) e insegna diversa (Tigros al posto Esselunga) fanno ben comprendere come possano capitare, in un canale come la Gdo, prezzi “stracciati” anche per il Barolo, utilizzato come “prodotto civetta” sui volantini dei supermercati.

Un fenomeno difficilmente gestibile dai Consorzi del vino italiano, che non hanno voce in capitolo (diretta) in materia di posizionamento prezzo nei canali distributivi. Sembra abbastanza, ma non è ancora tutto.

Mentre parte della critica enogastronomica italiana pare concentrata, nelle ultime settimane, all’annientamento sistematico del Consorzio di Tutela di Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani, nonché dei suoi primi attori Ascheri e Ferrero, al 30 novembre il Barolo segna un +9% nella produzione e l’aggregato delle Denominazioni un +0,5% (fonte Consorzio). Più bottiglie da vendere, dunque. A che “prezzo”? Lo dirà il mercato.

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Grandi Langhe 2021 sale sul Piemonte Wine Truck e diventa itinerante

Grandi Langhe 2021 sale sul Piemonte Wine Truck e diventa itinerante. La manifestazione dedicata ai professionisti di settore, che negli ultimi due anni si è tenuta ad Alba al Palazzo Mostre e Congressi, nel 2021 sarà ‘su ruote’. Visiterà così le località italiane maggiormente rinomate per l’enogastronomia.

“Avevamo due opzioni per l’edizione 2021: rinunciare o trasformare Grandi Langhe in qualcosa di originale, unico, flessibile e sicuro sulla base delle limitazioni agli eventi promozionali che sono sorte negli ultimi tempi. Abbiamo raccolto la sfida e scelto la seconda”, dichiara Matteo Ascheri, presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani.

“La speranza – aggiunge il direttore del Consorzio Andrea Ferrero – è quella di rivedere il paese e gli eventi ripartire nel 2021. Grandi Langhe On the Road avrà un format molto diverso e si trasformerà in un evento ancora più esclusivo che potrà svolgersi nel pieno rispetto di eventuali restrizioni”.

L’iniziativa è resa possibile dalla struttura messa a disposizione dalla Regione Piemonte, utilizzata già in occasione di diversi eventi e manifestazioni come il Merano Wine Festival. L’unità mobile che si sposterà tra le varie città italiane verrà allestita con dieci postazioni singole per degustare le etichette del territorio.

Il ‘Piemonte Wine Truck’ di Grandi Langhe verrà accuratamente gestito dai sommelier professionisti dell’Associazione Italiana Sommelier (AIS) che assisteranno i visitatori nella degustazione, alla quale sarà possibile accedere solo su prenotazione e singolarmente, in ottemperanza alle norme di sicurezza e di distanziamento sociale.

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Consorzio del Barolo e Coldiretti Cuneo: insieme per la sfida green per le colline Unesco

Ottimizzare i flussi dei trasporti di vino in area Unesco riducendo l’impatto del traffico e delle emissioni in atmosfera e, attraverso un hub logistico, agevolare la vendita diretta a distanza anche attraverso l’e-commerce, nonché rendendo il territorio più vivibile per i cittadini e più godibile per i turisti. Sono questi gli obiettivi dell’ambizioso progetto, in studio da oltre un anno, messo a punto in stretta sinergia da Coldiretti Cuneo e Consorzio di tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani, con la collaborazione di partner operativi per i trasporti, la logistica e l’informatica.

“Le strade e le colline vitate – dichiara il Presidente del Consorzio del Barolo Matteo Ascheri – sono sempre più frequentate, oltre che dai turisti tradizionali, dai cicloturisti, sull’onda del boom delle e-bike: un trend in crescita che ottimizza la fruizione delle attrazioni naturali e antropiche del territorio ma che mal si concilia con la circolazione di grossi mezzi quali autoarticolati o Tir”.

Si prevede allora un servizio di ritiro e consegna delle merci programmato nelle cantine, modificabile al bisogno, con automezzi di ridotte dimensioni e green, e il temporaneo stoccaggio in appositi magazzini condizionati e organizzati (hub) per la preparazione del groupage in attesa del carico sul mezzo, in genere di grande portata, verso la destinazione finale con percorrenza delle grandi arterie viarie”.

Il progetto, condiviso da tutti i componenti del gruppo di lavoro, intende offrire alle cantine un servizio per la movimentazione e la gestione delle merci in fase di vendita, fondato sulla sostenibilità, grazie all’utilizzo di mezzi idonei a ridurre il decongestionamento del traffico con possibile estensione ad altre aree, a beneficio di chi vive queste terre e di chi viene a scoprirle, attratto dalle opportunità di enoturismo offerte dai vitivinicoltori.

“In stretta connessione con questa attività – aggiunge il Direttore di Coldiretti Cuneo Fabiano Porcu – il gruppo di lavoro sta lavorando ad una rete che realizzi un servizio d’appoggio per le vendite oltre confine, anche tramite l’utilizzo di canali e-commerce, che durante il lockdown hanno dimostrato particolare efficacia. Un incentivo, dunque, alla vendita rivolta al consumatore finale, oggi ostacolata da formalità fiscali, doganali, burocratiche, oltre che da oggettive complicanze logistiche distributive”.

Raccolto il consenso dei rappresentanti dei Sindaci e dell’Associazione dei Paesaggi Unesco, Coldiretti Cuneo e Consorzio del Barolo sono pronti a realizzare il protocollo sperimentale che vedrà coinvolte alcune cantine, prima di estendere l’operazione all’intero territorio interessato.

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L’accordo: Intesa Sanpaolo e Consorzio Barolo e Barbaresco insieme per il rilancio della regione

La consolidata collaborazione tra Intesa Sanpaolo e Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco Alba Langhe e Dogliani è stata formalizzata con un accordo siglato dal Presidente del Consorzio Matteo Ascheri e dal Direttore regionale Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo Teresio Testa.

Siamo molto soddisfatti dell’accordo raggiunto con Intesa Sanpaolo – dichiara Ascheri – perché mette a disposizione delle cantine provvedimenti importanti per superare un momento complicato. Particolarmente interessante lo strumento di finanziamento delle scorte di magazzino, una misura pensata appositamente per i grandi vini da invecchiamento come Barolo e Barbaresco”.

Le oltre 500 aziende associate avranno benefici in termini di accesso immediato al credito, servizi per la formazione, digitalizzazione, welfare aziendale e sviluppo commerciale. A disposizione delle aziende agricole finanziamenti dedicati per l’acquisto terreni, reimpianti vigneti, ciclo d’invecchiamento del vino e per sostenere gli investimenti nel settore.

Strada aperta anche agli accordi di filiera, che la Banca sostiene dal 2015 attraverso un progetto particolarmente innovativo, al quale ha appena destinato ulteriori 10 miliardi di euro. L’obiettivo è creare sinergie tra aziende fornitrici trasferendo loro il merito creditizio del capofiliera. In Piemonte ne beneficiano attualmente 3.000 realtà imprenditoriali, organizzate in 74 filiere, per un giro d’affari di oltre 6 miliardi di euro.

L’accordo di collaborazione renderà infine immediatamente fruibili le misure per imprese e famiglie messe a punto da Intesa Sanpaolo per far fronte all’emergenza Covid-19 e agevolare la ripartenza, come moratoria prestiti e mutui, anticipo cassa integrazione in deroga, linee di liquidità, plafond per i settori più colpiti, per esempio il turismo, con rimborsi posticipati.

Sono convinto – sottolinea Testa – che l’aver formalizzato questa nostra storica collaborazione ci permetterà di realizzare in tempi brevi molti progetti che abbiamo in cantiere, rafforzando un meccanismo distrettuale già molto ben avviato, motore dell’economia del territorio. Abbiamo ben chiare le esigenze delle aziende consociate: crescita, innovazione, export, gestione del magazzino”.

Sul fronte dell’e-commerce, che nel solo settore Food con il lockdown è cresciuto del 55% rispetto al 2019, Intesa Sanpaolo offre l’accesso a Destination Gusto, piattaforma online per la valorizzazione e la vendita delle eccellenze enogastronomiche del Made in Italy.

Uno studio di settore della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo evidenzia come il Piemonte, seconda esportatrice di vini dopo il Veneto, sia riuscita a mantenere le esportazioni in territorio positivo nel primo trimestre 2020 con un +1,4% per il Piemonte ed un +5,2% per il solo distretto delle Langhe, Roero e Monferrato.

Dati più severi sono attesi per il secondo trimestre dell’anno. Nel mese di aprile il fatturato del settore bevande in Italia è sceso del 30%. Più penalizzate le imprese non esportatrici, soprattutto quelle legate al canale Horeca, che intermedia circa il 42% del vino destinato ai consumatori finali. Il Covid-19 ha impattato meno sulla Gdo, che ne intermedia circa il 37%.

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Matteo Ascheri è il nuovo Presidente di Piemonte Land of Perfection

Matteo Ascheri è stato eletto Presidente di Piemonte Land of Perfection, il superconsorzio piemontese che dal 2011 offre ai consorzi di tutela un tavolo di confronto continuo dove individuare operatività e strategie comuni per valorizzare la produzione enologica regionale. Ad affiancare il Presidente del Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani ci saranno Filippo Mobrici e Paolo Ricagno, in qualità di vicepresidenti.

“Ringrazio i membri del Consiglio per la fiducia che hanno voluto accordarmi – dichiara il neopresidente – e verso i quali mi impegno fin da oggi a rappresentare pariteticamente tutto il comparto del vino piemontese, a prescindere dalle differenze che inevitabilmente esistono in una regione così ricca e composita come la nostra”.

L’affermazione della nostra produzione vitivinicola sul mercato nazionale e internazionale è una sfida che può essere vinta solamente evidenziando la grande ricchezza e biodiversità che si esprime in ogni singola denominazione piemontese”.

“Per questo – conclude Ascheri – nel proseguire il lavoro promozionale fin qui svolto dai miei predecessori, che ringrazio, punterò a dare a ogni denominazione la massima importanza, valorizzandone le peculiarità all’interno di quella casa comune del vino piemontese rappresentata da Piemonte Land”.

Attualmente Piemonte Land raggruppa tutti i quattordici consorzi riconosciuti dal Mipaaf, coprendo la quasi totalità della superficie vitivinicola regionale, pari a 44.200 ettari. Con la presenza di circa 20 vitigni autoctoni storici, si producono 17 Docg e 42 Doc che rendono il Piemonte una delle eccellenze del panorama enologico mondiale.

COMPOSIZIONE DEL NUOVO CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DI PIEMONTE LAND OF PERFECTION

Presidente

  • Matteo Ascheri – Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani;

Vicepresidenti

  • Filippo Mobrici – Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato;
  • Paolo Ricagno – Consorzio Brachetto e Vini d’Acqui;

Consiglieri

  • Stefano Chiarlo – Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato;
  • Andrea Ferrero – Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani;
  • Andrea Fontana – Consorzio Nebbioli Alto Piemonte, in rappresentanza del Consorzio Vini Docg Caluso Doc Carema e Canavese, Consorzio Alta Langa, Consorzio Vini Colli Tortonesi, Consorzio della Freisa di Chieri e Collina Torinese, Consorzio dell’Ovada Docg, Consorzio Colline del Monferrato Casalese, Consorzio vini Pinerolese Doc;
  • Roberto Ghio – Consorzio del Gavi;
  • Massimo Marasso – Consorzio dell’Asti Docg;
  • Francesco Monchiero – Consorzio del Roero;
  • Giulio Porzio – Vignaioli Piemontesi;
  • Stefano Ricagno – Consorzio dell’Asti Docg;
  • Davide Viglino – Vignaioli Piemontesi;

Sindaco Revisore Unico

  • Antonino Dogliani
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Barolo e Barbaresco, riserva vendemmiale 2020 al 10% e taglio di 70 mila ettolitri

Il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani intende introdurre una riserva vendemmiale pari al 10% della produzione massima di uva ammessa per le Docg Barolo e Barbaresco, per la vendemmia 2020. L’ente deciderà come destinare la “scorta” in base all’andamento del mercato, entro il 1° gennaio 2024 per il Barolo e il 1° gennaio 2023 per il Barbaresco, prime date utili per l’immissione al consumo dei due vini.

La misura, come sottolinea il Consorzio di Tutela, sarà sottoposta al parere delle aziende associate nell’assemblea ordinaria che sarà convocata prima della nuova vendemmia. L’obiettivo è quello di “rafforzare le misure a tutela delle denominazioni Barolo e Barbaresco”.

Il Consiglio di Amministrazione ha inoltre deciso di ridurre la quantità di vino non destinato alle Dop, modificando la destinazione degli esuberi di produzione di tutte le denominazioni, ad eccezione di Verduno Pelaverga Doc e Dogliani Docg.

Gli esuberi di produzione verranno quindi ridotti rispetto all’attuale 20% della resa a ettaro al 5%, con il restante 15% obbligatoriamente destinato ad usi alternativi, come la distillazione. Questo provvedimento consentirà di eliminare potenzialmente circa 70 mila ettolitri dal mercato, valorizzando le produzioni di qualità.

La resa di uva a ettaro delle Denominazione di Origine tutelate dal Consorzio infatti è tra le più basse in Italia e un’ulteriore eliminazione di eventuali esuberi di produzione, secondo l’ente, “contribuirà ad aumentarne il potenziale qualitativo, nel pieno rispetto della filosofia produttiva che il mercato ci riconosce da tempo”.

“Abbiamo volutamente atteso e riflettuto sulla situazione attuale prima di prendere dei provvedimenti – commenta il presidente del Consorzio Matteo Ascheri – per evitare di intervenire in modo affrettato. Abbiamo osservato con attenzione i dati dei primi mesi del 2020, che ci permettono un cauto ottimismo anche alla luce della recente ripartenza delle attività”.

Siamo ovviamente pronti a intervenire con ulteriori misure, se fosse necessario nei prossimi mesi. Il nostro obiettivo era e rimane la valorizzazione e la promozione delle nostre denominazioni attraverso strategie differenziate e mirate”.

Strategie che il Consorzio ha inizialmente messo in campo un anno fa, attraverso il blocco triennale degli impianti di nuovi vigneti destinati alla produzione di Barolo e ha rafforzato con una massiccia promozione sui mercati internazionali.

Sono inoltre in fase di studio e realizzazione alcuni progetti strettamente legati alla tutela del territorio e alla sostenibilità in ambito fitosanitario, con l’obiettivo di ottenere una fotografia reale della situazione nei vigneti e in cantina, oltre a un piano che punta a ottimizzare la movimentazione delle merci all’interno dell’areale Unesco.

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Tappo a vite e Barolo, il retroscena: come andò quella riunione del Consorzio del 2013

È una norma della comunità europea del 2013 a stabilire che il tappo a vite, conosciuto a livello internazionale come “Screwcap of stelvin type“, può essere utilizzato su tutti i vini a Denominazione dell’Unione. Barolo compreso. Spettava ai singoli consorzi “opporsi”, modificando il disciplinare per proseguire col solo sughero. Lo ha fatto Montalcino, col Brunello; la Valpolicella, con l’Amarone. “Territori diversi dal nostro – spiega a WineMag.it Andrea Ferrero, direttore del Consorzio Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani – molto frammentato. Motivo per il quale la riunione del Consorzio del 16 dicembre 2013 non ha raggiunto il quorum“.

Così, la liberalizzazione del tappo a vite sul “re dei vini italiani” è finita sotto l’albero di Natale dei produttori delle Langhe. “Secondo le normative dell’epoca – precisa Ferrero – per validare l’assemblea e procedere alla modifica del disciplinare relativamente alle chiusure, serviva il 51% dei voti spettanti ai soci del Consorzio che utilizzavano la Denominazione Barolo. Questo perché il Consorzio è autorizzato ad operare Erga Omnes“.

“Non abbiamo raggiunto il quorum previsto e di conseguenza l’assemblea è andata deserta”, ricorda Ferrero. “Quello del tappo a vite – aggiunge il direttore del Consorzio – è un argomento molto dibattuto. Il fatto che i produttori non abbiano dimostrato interesse per la riunione, dimostra come si propenda per la liberalizzazione, o quantomeno per lasciare ai singoli la decisione sul metodo ci tappatura del vino”.

“Il Consorzio del Barolo è fatto da una moltitudine di produttori, ognuno responsabile delle proprie scelte, come in altre zone d’Italia: quanto accaduto fa parte del gioco. Tutti i presenti avrebbero votato in favore del solo sughero, ma la nostra realtà è molto frammentata. Occorrono molte teste per un voto, al contrario di altre zone dove le realtà cooperative mettono assieme il quorum”.

Ferrero non si dice contrario a prescindere al tappo a vite sul Barolo: “Probabilmente, su vini da invecchiamento importante come il Barolo, potrebbe avere qualche limite. Ma sono democratico: saranno il mercato e le strategie delle singole cantine a decidere il da farsi”.

Il direttore del Consorzio di Alba di dice “certo che non assisteremo all’abbandono del tappo in sughero”. “Le richieste di un Barolo con lo ‘Screwcap of stelvin type’ – fa notare – arrivano infatti da un’area ben specifica. I monopoli scandinavi sono spesso fantasiosi, se ne sentono di tutti i colori, come richieste improbabili di vini in bag in box“.

Non era invece in carica, nel 2013, l’attuale presidente Matteo Ascheri, eletto nel 2018: “Il quorum dell’assemblea chiamata ad esprimersi sulle nuove direttive Ue – ribadisce – fu sfiorato, ma non raggiunto. Il nostro problema è assieme la nostra forza: il Consorzio è fatto da tante piccole aziende esclusive, ben 350, con superfici medie bassissime, attorno ai 2 ettari. Difficile, dunque, riunire tutti assieme anche solo il 50% più 1 dei produttori”.

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Barolo col tappo a vite per la Svezia: lo chiede un tender del Systembolaget

Barolo col tappo a vite o, meglio, “Screwcap of stelvin type”. La richiesta è stata messa nero su bianco in un tender del Monopolio della Svezia. Lo Systembolaget, ovvero la rete di 445 negozi che controlla la vendita di alcolici nel Paese scandinavo, chiede mille bottiglie del vino simbolo del Piemonte, vendemmia 2014, 2015 o 2016, rigorosamente “tappate” a vite. È disposto a pagarle tra le 500 e le 999 corone svedesi (Sek): tradotto, tra i 45,54 e i 90,98 euro. Il prezzo di un ottimo Barolo, col tradizionale tappo in sughero. Nessuna operazione al ribasso, dunque.

Quella dello screwcap sul Barolo appare la scelta di un mercato pronto, su tutti i fronti. Consumatori e professionisti del settore (buyer, sommelier, enotecari) sembrano aver ormai digerito tutte le perplessità legate al tappo a vite. Tanto da accettarlo anche su vini rossi da lungo affinamento. Senza storcere il naso.

Il tender del Monopolio svedese contiene tuttavia un errore e dovrà essere riformulato per trovare qualche temerario vignaiolo di Langa disposto a soddisfarne le richieste. Il disciplinare del Barolo Docg, infatti, permette l’utilizzo del tappo a vite solo sui vini senza menzioni, come “base” e “riserva”.

Lo stelvin è vietato, invece, come metodo di tappatura dei Barolo in cui sia presente in etichetta una menzione di “vigna“, una menzione geografica aggiuntiva (Mga) o una menzione comunale.

Al contrario di quanto avvenuto in altri Consorzi italiani – Brunello di Montalcino e Amarone della Valpolicella, per citare altri due vini rossi italiani da lungo affinamento – nelle Langhe non ha raggiunto il quorum l’assemblea del Consorzio chiamata a recepire le indicazioni dell’Unione europea, in materia di chiusure da adottare sui vini comunitari a denominazione (Regolamento Ue n. 1308/2013).

Un aspetto chiarito a WineMag.it dal presidente del Consorzio di Tutela del Barolo, Matteo Ascheri: “Il Barolo con il tappo a vite è ammesso, in quanto il disciplinare di produzione non prevede limitazioni di sorta. I produttori stessi, una decina di anni fa, sono stati chiamati ad esprimersi in merito, ma l’assemblea convocata a riguardo non ha raggiunto il numero legale e quindi si è ammessa una liberalizzazione totale sulle chiusure“.

“Il futuro del Barolo – commenta ancora Ascheri (nella foto, sopra) – non è tuttavia legato al tappo a vite. Tale chiusura può essere ottima per vini con evoluzione breve, ma può dare problemi per vini destinati ad un lungo invecchiamento in bottiglia”.

Altre chiusure alternative al sughero naturale, come il sughero polverizzato e trattato o simili – aggiunge Ascheri – possono rappresentare il giusto compromesso tra neutralità della chiusura e potenziale evolutivo del vino. Oltre a garantire il 100% delle bottiglie prodotte, consentono di salvaguardare il percepito del cliente finale. Un aspetto che non è da sottovalutare”.

Quanto al tender dei Monopoli scandinavi: “Il più delle volte riscontriamo richieste estemporanee, quasi ‘umilianti’ per i produttori – chiosa il presidente del Consorzio piemontese – a volte assurde. Sono mercati importanti anche se ancora relativamente giovani, con consumatori attenti e alla ricerca di prodotti come i nostri. Dispiace che i Monopoli, che sono l’intermediario principale su quei mercati, rappresentino una interlocuzione a volte difficile e contrastante per i produttori stessi”.

Non occorre andare troppo lontano dal territorio d’elezione del Barolo per trovare, invece, grande entusiasmo nei confronti del tender targato Systembolaget. “Il Barolo col tappo a vite – commenta Gianluca Morino, vignaiolo Fivi di Cascina Garitina, a Castel Boglione (AT) – può aprire nuovi scenari per tanti vini e invogliare tanti altri produttori a usare un tappo sicuro”.

“Personalmente estenderei la possibilità di utilizzare lo ‘screwcap of stelvin type‘ anche ai vini con menzione vigna, geografica o comunale – aggiunge Morino – motivo per il quale il tender del mercato svedese dovrà essere modificato per trovare recepimento in Langa. Una forzatura dettata dal fatto che, spesso, i buyer non conoscono i disciplinari con precisione e avanzano richieste insoddisfabili”.

Per aggirare questo ostacolo, Gianluca Morino, così come altri produttori che utilizzano il tappo a vite in Italia, evitano la “menzione” in etichetta. “Sul mio Nizza Docg ‘900’ appare la scritta ‘Margherita‘ come nome di fantasia, ma in realtà si tratta della ‘Vigna Margherita’. Un escamotage che vorrei evitare di usare, se solo le normative me lo consentissero”.

Entusiasta del tender svedese anche un altro strenuo sostenitore del tappo a vite, il re del Timorasso Walter Massa. “Se sommelier, degustatori e importatori del Monopolio scandinavo hanno avanzato una simile richiesta – ipotizza il vignaiolo di Monleale – è certamente perché avranno avuto riscontri positivi sulla tenuta della denominazione, dopo aver effettuato appositi test in loco, ritappando dei Barolo almeno negli ultimi 15 anni“.

“Questo tender rivoluzionario – continua Massa, che a gennaio ha presentato il tappo a vite ‘intelligente’ sui suoi Derthona 2018 – è certamente la risposta dettata da risultati e degustazioni tecniche, ben oltre la mera richiesta del mercato: sfido chiunque a sostenere che gli svedesi propongano ai loro consumatori un vino ‘tarocco’, risultando responsabili in prima persona di questa scelta”.

Si tratta di un’operazione di grande rispetto nei confronti del consumatore finale – aggiunge – oltre che nei confronti del vino e della denominazione. Sono pronto a partire per Stoccolma e offrire al primo produttore di Langa che aderirà a questo tender una bottiglia del suo vino, appena sarà sul mercato!”.

“Anche perché – chiosa Massa – sono stufo di sentir dire che il Derthona è il Barolo bianco. Quest’auspicabile apertura del Barolo al tappo a vite fungerebbe da reale trait d’union tra un vino bianco e un grande vino, per dimostrare che anche i vini bianchi sono grandi vini, capaci di affinare a lungo nel tempo”.

Grande entusiasmo anche in Alto Adige, alla corte di un altro produttore simbolo della battaglia per la diffusione del tappo a vite in Italia: “Sono ormai sono 14 anni che lavoriamo con lo screwcap – commenta Franz Haas (nella foto, sopra) – ovvero dal 2006, senza essercene ancora pentiti. Anzi! Lo usiamo anche per vini importanti e abbiamo le prove che sia di gran lunga migliore del sughero, eliminandone tutte le influenze negative”.

In questi giorni di lockdown dettato dai decreti volti a contenere Covid-19, Haas sta approfittando per assaggiare vecchie annate in cantina. Tappate proprio con lo stelvin. “Ieri sera, in famiglia – rivela a WineMag.it – abbiamo aperto un Pinot Nero del 2001 risultato in condizioni straordinarie: sembrava Borgogna! Più passa il tempo, più il tappo a vite esalta il vino in bottiglia, compresi i vini rossi da invecchiamento”.

“Ben venga se qualcuno, anche in Langa, voglia cogliere l’opportunità di un tender del mercato scandinavo – conclude Haas – contribuendo a propagare la cultura di questa tecnica di tappatura. Più siamo e più importanti sono i vini tappati a vite, prima ci libereremo delle rogne legate al sughero”. Che la Svezia sia foriera di rivoluzioni?

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A Grandi Langhe 2020 spicca la “longevità” dei Barolo 2016

Una quinta edizione, quella di Grandi Langhe 2020 (ad Alba, 27 e 28 gennaio), col segno “più“. Aumentano infatti gli ingressi da parte degli operatori del settore, +30% rispetto al 2019. Oltre 2000 professionisti provenienti da 34 paesi nel mondo per degustare le nuove annate di Barolo 2016, Barbaresco 2017 e Roero 2017, e delle altre denominazioni di Langhe e Roero.

“Oltre un terzo dei partecipanti è arrivato dall’estero, a conferma del fatto che il nome di Grandi Langhe si sta affermando sempre di più anche fuori dall’Italia” – dice il presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani Matteo Ascheri.

Fra i 206 banchetti si disegna il tratto di una nuova annata, in particolare per il Barolo 2016, in gran forma e con ogni probabilità destinata a farsi ricordare a lungo nel calice: un’annata nel pieno delle potenzialità di affinamento per il rosso simbolo delle Langhe.

GLI ASSAGGI DI WINEMAG.IT

Conferme e novità, grandi e piccoli produttori fra gli assaggi di WineMag. Ecco quelli più convincenti.

Barolo Bussia Docg 2016, Fogliati. Un Barolo ricco, pieno e scorrevole. Naso che coinvolge alternando il frutto ad un terziario aromatico che a tratti ricorda sentori di brace. Tannino vellutato e grande freschezza. Un Barolo che sembra parlare la stessa lingua del vicino di cru (e, coincidenza, di banchetto) Giacomo Fenocchio. Ottima prima vendemmia per i fratelli Annalisa e Guido Chiappa.

Sono loro la “storia di copertina“. Ragazzi poco più che trentenni che hanno recuperato i vigneti di famiglia fra Castiglione Falletto e Monforte. Viti di circa 70 anni, condotte in regime bio, estese su 7 ettari ma di cui al momento solo 2,8 sono produttivi.

Circa 6000 bottiglie per una sfida ed una scommessa che, a giudicar dal loro primo Barolo, è vinta con ampio margine. Ne è conferma anche il Langhe Nebbiolo Docg 2018. Fiori e frutto al naso scalcianti nella loro gioventù ed una bocca sostenuta dalla stessa sapida mineralità del Barolo.

Barolo Bussia Docg 2016, Giacomo Fenocchio. Un nome che è una certezza ma in questo caso la mano di Claudio ha disegnato una linea di cru (Cannubi, Castellero, Villero e Bussia) che da soli spiegano il motivo di tanto successo. Il Bussia in particolare ha un naso ricco e profondo ed una mineralità che restano nella memoria.

Così come il Barolo Bussia Docg 2010, chiaramente più evoluto ed intrigante ma in qualche modo “fratello maggiore” del 2016. Due annate che messe a confronto hanno molto di cui parlare.

Barolo Docg 2016 “La Tartufaia”, Giulia Negri – Serradenari. Grande riconferma per Giulia, che dopo l’ottima performance del 2019 con “La Tartufaia” 2015 presenta qui una nuova annata del suo cru. Diverso eppur con la stessa prospettiva il 2016 ha naso complesso ed è avvolgente al palato in un gioco continuo fra freschezza e tannino.

Barolo Scarrone Docg 2016, Bava. Un Barolo ruvido che apre su note fruttate per chiudere il sorso con un tannino a tratti spigoloso. Vino che lascia immaginare possibilità di allungo e maggior finezza nel tempo. Impressione confermata dall’assaggio del Barolo Scarrone Docg 2011; vino succoso, pieno e fresco.

Un 2011 che per freschezza “e gioventù” se la gioca con molti 2016 presenti. Quando rispettare il vino ed il territorio paga “sulla distanza”.

Barolo Riserva Docg 2013, Virna Borgogno. Conquista subito per la sua balsamicità mentolata. Una freschezza al naso che fa da contraltare a terziari, piacevoli ed evidenti, “scuri” di spezie e frutta rossa surmatura.

Barbaresco Montersino Docg 2017, Albino Rocca. Pulito, preciso, “didattico” nel senso più bello del termine. Barbaresco che non fa discutere fra “modernità” e “tradizione”, semplicemente si fa apprezzare e gustare.

Barbera d’Alba Superiore Doc 2017, Marengo Mauro. Naso intenso e ricco di frutto rosso, lieve nota di legno. Armonico e sapido in bocca non nasconde la sua viva freschezza.

Langhe Nebbiolo Doc 2017, Garesio. Un Nebbiolo che apre ematico ed agrumato per regalare note floreali e di frutto rosso in un secondo momento. Piacevolmente scorrevole e minerale al sorso è dotato una piacevolissima persistenza.

Il Barolo Gianetto Docg 2016, sempre di Garesio e qui presente in campione per degustazione perché non ancora imbottigliato, è un vino di struttura in cui il tannino si presenta ancora in modo potente. Da riassaggiare fra qualche tempo.

Sul fronte dei bianchi a stupire è il Vino Bianco “Sabbia” 2017 di Demarie. Un Arneis macerato e brevemente affinato in barrique. Colore carico ma non “ornage”, occorre lasciarlo scaldare un po’ nel bicchiere per poterne godere a pieno.

Circa 3000 bottiglie che conquistano il naso con profumi di pesca, albicocca, camomilla ed un po’ di spezia. In bocca è sapido, fresco e di corpo. Lunga la persistenza sulle stesse note del naso.

Deltetto sfoggia una coppia di Arneis in splendida forma. Roero Arneis Docg 2018 “San Michele” è profumato al limite dell’aromatico. Frutta esotica che dona morbidezza e frutta bianca che da freschezza. Roero Arneis Riserva Docg 2017 “San Defendente” mostra una maggiore evoluzione.

Note morbide accompagnate da una mineralità di idrocarburo. Il campione di “Atto a diventare” San Defendente 2018 conferma la propensione della cantina ai bianchi da invecchiamento.

Langhe Nascetta Doc 2018, La Rachilana. Vitigno ancora poco noto e poco coltivato vista la sua scarsa rappresentazione qui a Grandi Langhe 2020. Quella di La Rachilana si fa notare per la sua facilità di beva. Apre il sorso in modo verticale per poi allargare su note fruttate durante la persistenza, non lunghissima ma assolutamente piacevole.

Langhe Doc Sauvignon 2018, Silvano Bolmida. Attenzione ai terreni ed alle tecniche di viticoltura che pagano (ancora) regalando un Sauvignon non banale. Pulito e preciso, sapido. Grande frutta e varietale ma senza quella potenza della “foglia di pomodoro” che solitamente ci si aspetta da questi vini. Un’etichetta già presente nella Guida TOP 100 – 2019 di WineMag.it.

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Approfondimenti

Le Langhe sbarcano a New York

La “Grande Mela” è pronta ad accogliere la prima tappa del Barolo & Barbaresco World Opening, evento dedicato a Barolo e Barbaresco previsto per il 4 e 5 febbraio 2020. Sarà una grande degustazione dedicata alle menzioni geografiche aggiuntive e una valutazione tecnica delle nuove annate da parte di 100 palati internazionali.

L’iniziativa dedicata ai due grandi rossi piemontesi è ideata dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. Il 4 febbraio 2020, presso il centralissimo Center415 a Manhattan, operatori del settore e consumatori avranno l’occasione di assaggiare i vini di 220 produttori di Barolo e Barbaresco, in quella che è la prima e più grande degustazione al mondo interamente dedicata alle menzioni geografiche aggiuntive (MeGA) delle due denominazioni.

In aggiunta ai classici stand aziendali, il BBWO Grand Tasting presenterà anche due grandi banconi geografici, che avranno lo scopo di rappresentare tutte le menzioni rivendicate nei due territori. Ad affiancare Barolo e Barbaresco in questo evento così atteso, due partner d’eccezione: la Fontina DOP della Valle d’Aosta e il Riso di Baraggia Biellese e Vercellese DOP.

I due marchi, noti e apprezzati in Italia e nel mondo, saranno presenti a New York, prima di una serie di attività di comunicazione e informazione promossa dal gruppo dei tre Consorzi, a cui seguiranno altre attività negli Usa e in Cina. La degustazione è rivolta a buyer, importatori, distributori, ristoratori, giornalisti e altri professionisti di settore. Dalle ore 18 è anche prevista una sessione per i consumatori.

“Avere 200 produttori delle Langhe in trasferta a New York è un evento straordinario – ha dichiarato il Presidente del Consorzio di Tutela Matteo Ascheri – Questo primo BBWO rappresenta un’occasione unica per parlare al consumatore finale dei nostri vini e allo stesso tempo contribuisce a rafforzare la conoscenza delle menzioni geografiche aggiuntive tra gli addetti ai lavori.”

La giornata successiva sarà invece dedicata alle nuove annate di Barolo (2016) e Barbaresco (2017): una commissione composta dai 100 migliori palati – Masters of Wine, critici, giornalisti e Master Sommeliers – provenienti dai cinque continenti giudicherà le due annate con un punteggio in centesimi che verrà rivelato durante una prestigiosa cena di gala nel cuore del World Trade Center.

Ospiti d’eccezione della serata per rendere omaggio a Barolo e Barbaresco – ma anche all’Italia intera – saranno il trio musicale Il Volo e lo chef pluristellato Massimo Bottura, che firmerà il menù dedicato ai due vini piemontesi. A condurre la serata uno dei più apprezzati e irriverenti showman italiani: Alessandro Cattelan.

Parte del ricavato della vendita dei biglietti della degustazione verrà donato all’associazione City Harvest che distribuisce pasti a oltre un milione di newyorkesi in difficoltà.

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Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba: raccolti 420 mila euro

ALBA – I migliori esemplari di Tartufo Bianco d’Alba, in abbinamento a prestigiose bottiglie di Barolo e Barbaresco, presentati nei grandi formati magnum, sono stati mandati all’incanto in occasione della XX edizione dell’Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba®, rinnovando il collaudato connubio tra questo magnifico prodotto della terra e la solidarietà internazionale. Il ricavato complessivo dell’edizione 2019 dell’Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba ammonta a 420 mila euro, una delle somme più alte raccolte nella storia dell’evento.

Matteo Ascheri, presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani: “Il successo di un’altra Asta Mondiale conferma l’interesse e la passione del mondo nei confronti dei prodotti dell’eccellenza piemontese come il tartufo bianco e i nostri grandi vini Barolo e Barbaresco. Il sistema Piemonte del food and wine si dimostra ancora una volta vincente e unico”.

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Approfondimenti

Al via la seconda edizione della Barolo & Barbaresco Academy

In seguito al successo della prima edizione il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e la Strada del Barolo e grandi vini di Langa organizzano una nuova edizione della “Barolo & Barbaresco Academy – Langhe Wine School“.

Un percorso di formazione intensivo rivolto ai professionisti del mondo del vino che intendono approfondire la conoscenza sui vini e sul territorio delle Langhe in modo innovativo e interattivo.

Il corso si terrà dal 6 all’8 dicembre 2019 presso la sala didattica del Castello di Grinzane Cavour ed è rivolta a formatori, brand manager, giornalisti e buyer con l’obiettivo di creare una rete globale di ambasciatori delle Langhe.

“Forti del successo della prima edizione della Barolo & Barbaresco Academy, continuiamo a credere fortemente in questo progetto, che offre la possibilità ai professionisti di acquisire competenze specifiche sui vini del nostro territorio. Abbiamo ricevuto un ottimo feedback relativo al corso di settembre e siamo pronti a partire con la seconda edizione” – spiega il presidente del Consorzio di Tutela Matteo Ascheri.

“La Strada del Barolo opera da 13 anni per promuovere la cultura vinicola di questo straordinario territorio – chiarisce il presidente Lorenzo Olivero – Negli anni abbiamo promosso diverse iniziative finalizzate a tale scopo, primo fra tutto il progetto Wine Tasting Experience®, e oggi siamo orgogliosi di poter mettere il nostro know-how a disposizione di un progetto così ambizioso e innovativo”.

Il percorso formativo è articolato in moduli di tre giorni, dal venerdì alla domenica, dedicati alla storia e alla geologia, alla parte pedoclimatica, ai vitigni e all’enologia. Una vera e propria full immersion fra lezioni in aula, degustazioni, pranzi in abbinamento e tour guidati condotti da docenti di alto livello, selezionati fra le personalità più autorevoli del panorama enologico piemontese.

A fare da prezioso cicerone in tutti i percorsi di assaggio e nel tour delle M.G.A. del Barolo e del Barbaresco sarà il sommelier, guida turistica e storyteller Sandro Minella. Con il Dott. Edmondo Bonelli, naturalista e autore di importanti ritrovamenti fossili, si guarderà alla terra attraverso le ere geologiche con una lezione interamente dedicata alla geologia del bacino terziario piemontese.

Gli aspetti agronomici, legati sia al vitigno Nebbiolo che ad altre varietà del territorio, vedranno protagonista l’esperto agronomo e professore Edoardo Monticelli, mentre sarà il professore e ricercatore Vincenzo Gerbi dell’Università di Torino a condurre una lezione sull’evoluzione delle tecniche enologiche dei nostri vini.

Un occhio al mercato, infine, con Maurizio Gily, poliedrica figura a cavallo tra agronomia e giornalismo, per ragionare sulle sfide e le opportunità de i grandi vini di Langa.

Tutti gli incontri si terranno in lingua italiana, con traduzione simultanea in inglese, ad eccezione del tour in bus delle M.G.A. del Barolo e del Barbaresco, che sarà soltanto in inglese. Non mancheranno diversi momenti di degustazione durante i diversi moduli.

Per garantire un elevato livello di approfondimento del corso, la partecipazione alla Barolo & Barbaresco Academy sarà riservata a un numero limitato di partecipanti.

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Un successo la prima edizione della Barolo & Barbaresco Academy

Dal 13 al 15 settembre 2019 si è tenuta presso la sala didattica del Castello di Grinzane Cavour la prima edizione della “Barolo & Barbaresco Academy – Langhe Wine School”. Un percorso di formazione intensivo rivolto ai professionisti del mondo del vino, promosso e organizzato dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani insieme alla Strada del Barolo e grandi vini di Langa.

A questa prima edizione hanno aderito 22 professionisti del mondo del vino provenienti da 7 paesi diversi, dall’Europa al Giappone, passando per la Russia: si tratta di sommelier, wine educators, importatori, blogger e giornalisti, ma anche produttori di vino, responsabili vendite e marketing presso prestigiose aziende vinicole piemontesi interessati ad approfondire la conoscenza sui vini e sul territorio delle Langhe.

La prima edizione della Barolo & Barbaresco Academy ci ha dato moltissime soddisfazioni e possiamo certamente considerarla un successo, sia per l’ottimo profilo dei partecipanti che per l’organizzazione delle giornate di lezione. Come Consorzio ci siamo spesi a lungo per vedere realizzato questo progetto e non vediamo l’ora di pianificare le prossime edizioni” – ha spiegato il presidente del Consorzio di Tutela Matteo Ascheri.

“Il progetto è quello di creare una rete globale di ambasciatori delle Langhe, che siano in grado di comunicare e divulgare in modo corretto ed esaustivo i nostri vini e il nostro territorio ed è con queste finalità che è nata la partnership con la Strada del Barolo e grandi vini di Langa – chiarisce il presidente Lorenzo Olivero – la nostra associazione opera da 13 anni per promuovere la cultura vinicola di questo straordinario territorio, negli anni abbiamo organizzato diverse iniziative finalizzate a tale scopo, primo fra tutto il progetto Wine Tasting Experience, e oggi siamo orgogliosi di poter mettere il nostro know-how a disposizione di un progetto così ambizioso e innovativo”.

Il percorso formativo della Barolo & Barbaresco Academy è stato articolato in moduli di tre giorni, dal venerdì alla domenica, e molto spazio è dedicato alle “esperienze sul campo”: oltre alle lezioni in aula, i partecipanti hanno avuto l’opportunità di prendere parte a due tour guidati fra i “cru” del Barolo e del Barbaresco e a diversi momenti di degustazione.

Di notevole interesse la degustazione “a isole” del sabato pomeriggio, con una selezione di vini dei Cavalieri del Tartufo, suddivisi secondo tre criteri: nella prima “isola” sono stati proposti quattro vini per spiegare le espressioni del Nebbiolo in quattro diversi tipi di suolo.

La seconda “isola” prevedeva la degustazione di vini prodotti a partire da quattro diversi vitigni per presentare le principali varietà delle Langhe. Infine la terza “isola” è stata utilizzata per spiegare come le diverse tecniche di vinificazione possono determinare all’essenza di un Barolo.

Altri due importanti momenti di degustazione hanno caratterizzato il programma della domenica: una degustazione di diversi Barolo suddivisi secondo criteri di territorio presso l’Enoteca Regionale del Barolo e un pranzo con abbinamento di quattro etichette di Barbaresco presso la Trattoria Antica Torre.

Particolare gradimento è stato espresso da parte dei partecipanti per la competenza dei docenti: tutti professionisti di alto livello, selezionati fra le personalità più autorevoli del panorama enologico piemontese. Un altro aspetto decisamente apprezzato è stata la completezza degli argomenti trattatati. Ad esempio l’approfondimento sulla geologia e le caratteristiche pedoclimatiche nei vigneti di Langhe, Roero e Monferrato è stato giudicato particolarmente utile ed efficace, anche perché propedeutico ai due tour delle M.G.A. del Barolo e del Barbaresco.

Considerato il successo di questa prima edizione, è già in programma una seconda edizione della Barolo & Barbaresco Academy, che si terrà da venerdì 6 a domenica 8 dicembre 2019, inoltre, per chi fosse interessato, è possibile organizzare anche corsi “on-demand” con proposte personalizzate.

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Barolo, nuovi impianti bloccati per tre anni

Una misura previdente volta a tutelare la denominazione e anche il paesaggio, con il fine ultimo di premiare la qualità del prodotto e di conseguenza il lavoro dei produttori di Barolo.

Approvato in consiglio di amministrazione ed annunciato in occasione di un incontro con i produttori lo scorso 12 luglio, il blocco degli impianti è una misura che fa parte della gestione ordinaria di una denominazione e non si tratta di una misura anticrisi. È uno strumento necessario per gestire la capacità produttiva in un momento in cui è bene essere cauti a prescindere dal trend positivo di lungo periodo.

“La situazione attuale dei mercati non è critica ma importante essere previdenti davanti alla contrazione delle esportazioni verso alcuni paesi come il Regno Unito e la Germania e a fronte di una produzione che negli anni è incrementata. Il modo più semplice per contenere il problema è intervenire sugli ettari vitati” ha dichiarato il presidente del Consorzio Matteo Ascheri.

Il sistema era già contingentato: dal 2011 era già in vigore un bando regionale che prevedeva un numero massimo di ettari ogni anno. Lo stop di tre anni permetterà da un lato di tutelare un paesaggio sempre maggiormente interconnesso con la viticoltura e dall’altro di dare ai mercati la possibilità di calibrarsi sull’aumentata produzione di Barolo degli ultimi anni.

“Il blocco triennale dei nuovi vigneti di Barolo – ha concluso il Presidente – è peraltro in linea con l’obiettivo del Consorzio di innalzare il livello qualitativo di consumo di questo vino, perseguito anche attraverso le attività di promozione all’estero: in ultima analisi, è uno strumento di promozione della qualità attraverso il controllo della quantità”.

La misura verrà presentata alla Regione Piemonte nelle prossime settimane

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Barolo & Barbaresco World Opening: nel 2020 prima tappa a New York per celebrare i grandi rossi piemontesi

Il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani ha scelto il palco di Collisioni per rivelare i dettagli dell’iniziativa promozionale annunciata lo scorso Vinitaly che prenderà il via il prossimo febbraio negli Stati Uniti, denominata Barolo & Barbaresco World Opening (BBWO).

Concepita come una vera e propria celebrazione dei marchi Barolo e Barbaresco, il progetto si articolerà su tre eventi.

Si partirà il 4 febbraio 2020 con la prima degustazione mondiale dedicata alle menzioni geografiche aggiuntive (MeGA) di Barolo e Barbaresco, aperta a operatori commerciali, giornalisti e privati consumatori.

“L’obiettivo è duplice: da un lato vogliamo illustrare nel modo più chiaro possibile al pubblico americano il concetto di menzione geografica aggiuntiva e di conseguenza, sottolineare l’identità unica di questi vini. Dall’altro vogliamo dare la possibilità agli operatori di settore di degustare per la prima volta il maggior numero possibile di menzioni di Barolo e Barbaresco. Per questo abbiamo in programma di allestire, oltre ai banchi dei produttori, un grande bancone di assaggio ‘geografico’, distintamente diviso per comune” ha spiega il Presidente del Consorzio Matteo Ascheri.

Il giorno successivo, i migliori palati dai cinque continenti selezionati dal Consorzio avranno il compito di degustare le nuove annate di Barolo (2016) e Barbaresco (2017) con lo scopo di assegnare un punteggio in centesimi alle due annate.

Il gran finale del Barolo & Barbaresco World Opening avrà luogo nel cuore del World Trade Center con una cena di gala stellata animata dalla presenza di Alessandro Cattelan in qualità di presentatore e da un concerto del gruppo musicale Il Volo. Il trio italiano, divenuto celebre in tutto il mondo per lo stile inconfondibile che unisce brani pop a
tonalità liriche, è stato infatti coinvolto come musical ambassador dell’iniziativa.

Dal mondo dell’enogastronomia a quello della musica: una celebrazione a tutto tondo non solo dei prestigiosi rossi piemontesi ma delle eccellenze che l’Italia ha sapientemente esportato in tutto il mondo.

Dopo quella newyorkese sono previste altre due edizioni, una a Shanghai (2021) e una sulla West Coast degli Stati Uniti (2022).

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Matteo Ascheri Revolution: il Barolo inizia a dare del tu al consumatore


Il bello è che potrebbe tirarsela come pochi in Italia, Matteo Ascheri. Invece, il presidente del Consorzio del Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani ti saluta con quel sorriso contagioso. Si libera presto dei buyer americani coi quali sta colloquiando. E ti concede l’intervista con una ventina di minuti d’anticipo rispetto all’orario prefissato a Vinitaly.

Se è vero che l’eleganza non è farsi notare ma farsi ricordare, Ascheri ha imboccato la strada giusta. Per sé. E per il Barolo. Da tutti i punti di vista. Già, perché quella che sta apportando al Consorzio piemontese è una vera e propria Rivoluzione.

Culturale, d’immagine, di metodo. D’approccio. Ma soprattutto di comunicazione del Barolo, in Italia e nel mondo. Una rivoluzione vera, concreta. Fatta di parole e di fatti. Una “Revolution” che parte da un semplice assunto.

Per anni, il Consorzio del Barolo e del Barbaresco ha affidato la comunicazione alle aziende, chiamate a raccontare le Denominazioni in piena autonomia. Poi si è concentrato sul trade. Adesso è arrivato il momento di parlare al consumatore finale“.

Come? Le strade pensate da Ascheri sono molteplici. La più interessante, per chi ha sete di Barolo – ebbene sì, il Barolo si produce ma poi va bevuto – è la partnership con Vivino. “Chiederemo alle aziende del Consorzio di mettere a disposizione da un minimo di 6 a un massimo di 12-18 bottiglie di Barolo, da vendere a un prezzo interessante, stilato dalle stesse cantine”.

Una sorta di “operazione flash” pensata, appunto, per il consumatore finale. Che per un breve periodo potrà acquistare online dei grandi Barolo. E si parla di etichette di gran valore. Anche perché c’è di mezzo un risvolto Charity.

Riteniamo che questo sia un modo molto efficace e diretto per promuovere la Denominazione e ampliare il parterre del pubblico a persone che pensano di non potersi neppure avvicinare al Barolo”, spiega Ascheri. La somma raccolta sarà poi devoluta in beneficenza dal Consorzio di Tutela a un ente bisognoso, ancora da stabilire. Chapeau.

IL BAROLO NEI DISCOUNT
Un modo come un altro per far parlare di Barolo. E arginare il fenomeno del ribasso negli hard discount. “Parliamoci chiaro – sottolinea il presidente del Consorzio – questa non è una battaglia alla Grande distribuzione o ai consumatori che, per motivi di portafoglio, fanno la spesa al discount. Il nostro obiettivo è controllare l’offerta, arginando fenomeni speculativi che danneggiano l’immagine della Denominazione”.

Eppure Ascheri sa bene che il fenomeno del Barolo al Lidl o all’Eurospin, o quello del Barolo in promozione a 10 euro sugli scaffali di altre insegne della DO, è frutto di un sistema in perfetto equilibrio.

“Il meccanismo che genera questo tipo di prezzi è assolutamente sostenibile a tutti i livelli – commenta il presidente – perché è redditizio per il contadino, redditizio per l’insegna della grande distribuzione e, soprattutto, vantaggioso per il consumatore finale”.

Quindi o ci lamentiamo e basta, aspettando che la cosa degeneri – chiosa Matteo Ascheri – o facciamo qualcosa. E non si tratta di scacciare i mercanti dal tempio, perché in fondo siamo tutti mercanti. Piuttosto dobbiamo fare in modo che le aziende trovino altri canali di vendita per le loro uve, in modo da colmare il vuoto in cui si inseriscono imbottigliatori che condizionano il prezzo del Barolo negli hard discount”.

I dati, del resto, parlano chiaro nelle Langhe. Su oltre 650 aziende produttrici di Barolo associate al Consorzio, oltre 350 fanno parte della categoria “imbottigliatori“. Non va meglio al Barbaresco, dove il gap si riduce ancora: qui sono più della metà dei 300 produttori consorziati.

SOLUZIONI? “ANCHE L’AUTOTASSAZIONE”

“L’offerta di uve Nebbiolo e, di conseguenza, di Barolo come vino finito – evidenzia Ascheri – è cresciuta a livello esponenziale. In 20 anni siamo passati da 1.200 a 2.200 ettari vitati e da 6 a 14,5 milioni di bottiglie“.

E’ arrivato il momento di governare questa crescita. Abbiamo bloccato fino al 2022 i nuovi bandi per i vigneti e abbiamo intenzione di intervenire quanto prima anche sulle rese, magari introducendo la riserva vendemmiale“, annuncia Ascheri a WineMag.it.

Se necessario, per portare avanti il progetto di avvicinamento del Barolo al grande pubblico dei consumatori, il Consorzio è pronto all’autotassazione. “Abbiamo programmato investimenti per 3 milioni di euro in tre anni – ribadisce il presidente – finanziati dall’Erga Omnes”.

“Se non bastassero siamo pronti ad attingere dalle nostre tasche: in questo modo saremmo ancora più autonomi circa l’utilizzo dei fondi, focalizzandoli sugli obiettivi che ci siamo preposti”, precisa Ascheri.

E non finisce qui. Al vaglio del Consorzio di Tutela c’è anche la creazione di una “Barolo & Barbaresco Wine School“. Una sorta di Accademia, in stile Chianti o Valpolicella, in cui formare i professionisti chiamati alla comunicazione e alla vendita del Barolo e del Barbaresco, in Italia e nel mondo.

Il tutto a corollario dell’evento internazionale che segnerà il prossimo triennio della gloriosa Denominazione piemontese: Barolo & Barbaresco World Opening, l’Anteprima mondiale delle nuove annate (2016 e 2017) in programma a New York.

Prevista per febbraio 2020 e pensata come un vero e proprio spettacolo dedicato ai due rossi piemontesi, l’iniziativa sarà la vera sintesi della volontà del Consorzio di “cambiare passo e strategia sulla promozione delle Denominazioni che rappresenta”. Cin, cin.

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Barolo & Barbaresco World Opening: il Consorzio sceglie New York per l’anteprima mondiale


Il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani si fa promotore per la prima volta di Barolo & Barbaresco World Opening. Un evento esclusivo dedicato al lancio delle nuove annate di Barolo (2016) e Barbaresco (2017), in anteprima mondiale dalla città di New York.

“Il messaggio che vogliamo comunicare al consumatore finale è duplice – dichiara il Presidente del Consorzio Matteo Ascheri (nella foto) – ovvero che questi sono vini di qualità eccezionale e unica e sono prodotti in quantità limitata: parliamo di circa 14 milioni di bottiglie per il Barolo 2016 e appena 4 milioni di Barbaresco 2017″.

Prevista per febbraio 2020 e pensata come un vero e proprio spettacolo dedicato ai due rossi piemontesi, l’iniziativa è espressione della volontà del Consorzio di “cambiare passo e strategia sulla promozione delle Denominazioni che rappresenta”.

In seguito alla decisione di rendere annuale Grandi Langhe (qui i migliori assaggi 2019), la degustazione dedicata ai professionisti prevista per il 27-28 gennaio 2020 ad Alba, il Consorzio ha infatti deciso di rivolgersi direttamente ai consumatori di tutto il mondo. Obiettivo chiaro: “Promuovere i brand Barolo e Barbaresco”.

Grandi vini, cibo stellato e musica italiana saranno i grandi protagonisti della manifestazione: testimonial del Barolo & Barbaresco World Opening sarà infatti il gruppo musicale italiano Il Volo, mentre la cena di gala offrirà il meglio della gastronomia del territorio. Una vera e propria celebrazione dell’italianità in tutte le sue forme.

L’ANTEPRIMA
Barolo & Barbaresco World Opening vedrà i 50 migliori palati dai cinque continenti – critici, giornalisti, giudici, sommeliers – dare un giudizio complessivo sulle annate di Barolo e Barbaresco prima che queste vengano presentate al mondo su una piattaforma dedicata.

La scelta di New York come location non è casuale: gli Stati Uniti sono il mercato estero principale per i vini delle Langhe, con il consumatore medio americano già cosciente della qualità dei prodotti.

“Questo progetto conferma il Direttore del Consorzio Andrea Ferrero – si colloca all’interno di un piano di promozione triennale con focus su Stati Uniti e in Cina, due mercati profondamente diversi ma essenziali per le nostre denominazioni. Dopo quella newyorkese, è prevista una tappa a Shanghai nel 2021 e una a San Francisco nel 2022″.

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E’ il tempo delle “Barolo Girls”. Grandi Langhe 2019 all’insegna delle “quote rosa”


ALBA –
Pink power. Anzi, “Barolo Girls” power. Sono tanti i Barolo e i Barbaresco delle produttrici piemontesi a convincere a Grandi Langhe 2019. In grande spolvero le etichette di diverse winemaker, tra l’altro giovani e – in qualche caso – alle prime vendemmie, anche se supportate da famiglie di lunga tradizione enologica.

“Quote rosa” e numeri soddisfacenti per l’ultima edizione della kermesse, andata in scena il 28 e 29 gennaio ad Alba. La manifestazione dedicata alle nuove annate di Barolo (2015)Barbaresco (2016)Roero (2016) e agli altri vini Doc del territorio – su tutti un Dolcetto d’Alba in netta crescita qualitativa – ha visto raddoppiare gli ingressi. Il modo migliore per dare il via, in Piemonte, alle Anteprime del vino italiano del 2019.

Siamo molto soddisfatti dall’edizione 2019 di Grandi Langhe – dichiara Matteo Ascheri (nella foto sotto), presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani -. Ci sono state molte novità, prima fra tutte l’anticipo al mese di gennaio che oggi posso dire essersi rivelata decisione assolutamente indovinata”.

I NUMERI
“Dati alla mano possiamo dire che le novità introdotte in questo Grandi Langhe abbiano portato ottimi risultati, ma noi stiamo già pensando al futuro: in particolare ai prossimi eventi del 2019, dichiarato dalla Regione Piemonte ‘Anno del Dolcetto’, e naturalmente alla prossima edizione di Grandi Langhe”.

Duecentosei cantine presenti al Palazzo Mostre e Congressi “G. Morra” di Alba, 21 sommelier under 35 provenienti da dieci nazioni, 150 tra giornalisti e addetti internazionali del settore, oltre a 6 seminari di approfondimento. Questi i numeri che hanno contribuito a rendere l’esperienza di Grandi Langhe memorabile.

Abbiamo lavorato in sinergia con il Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero – evidenzia Andrea Ferrero, direttore del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani – per offrire un’edizione all’insegna delle novità e di alto livello qualitativo con l’obiettivo di perfezionarci sempre più e affermarci come appuntamento imperdibile per il mondo del vino nazionale e internazionale”.

I MIGLIORI ASSAGGI DI BAROLO E BARBARESCO
Oltre 800 gli assaggi effettuati in due giorni da WineMag ai banchi di 180 produttori, sui 206 presenti a Grandi Langhe 2019. Queste le etichette più convincenti di Barolo e Barbaresco, spaziando tra nuove e vecchie annate.

Barolo Docg 2015 “La Tartufaia”, Giulia Negri – Serradenari (94/100)
Giulia (nella foto) ha 39 di febbre ma tiene duro al secondo giorno di Grandi Langhe. Ed è in gran forma anche la sua batteria di vini, con “Tartufaia” 2015 a spiccare su tutti. Naso generoso, palato succoso e al contempo verticale, di gran prospettiva. Ottima la persistenza. Giulia è diventata grande.

Barolo Docg 2015, Trediberri (93/100)
Altro Barolo dal tocco femminile: Stefania Brocco è il braccio destro del marito Nicola Oberto. La loro prima vendemmia risale al 2010 e di Trediberri si sentirà parlare a lungo. E bene. Ottime prospettive per il Barolo 2015 (assemblaggio delle vigne Berri e Capalot), capace di coniugare in maniera ineccepibile il nuovo corso della Denominazione con quello tradizionale. Old & New style in un solo calice.

Barolo Brunate Docg 2015, Oddero Poderi e Cantine (92/100)
Terzo gradino del podio per il Brunate di un’altra winemaker, Mariacristina Oddero, che nelle vesti di enologa ha raccolto l’eredità del padre Giacomo. Un nettare giocato su una mentolata freschezza, che invita al sorso successivo senza stancare. Eppure mai banale. Ottima, tra le annate meno recenti, anche la Riserva 2012 Bussia, ben più austera, tannica e aristocratica.

Barolo Bussia 2015, Poderi Luigi Einaudi (89/100)
Buon compromesso tra Cannubi e Vigna Costa Grimaldi (Terlo) con il Bussia Einaudi. Frutto, mineralità e tannino di prospettiva per un Barolo molto elegante e verticale, che entro 5-6 anni inizierà a offrire anche una gran beva.

Barolo Scarrone Docg 2010, Bava (89/100)
Il coraggio di rispettare il vino, fregandosene del mercato. Già, perché l’annata di Barolo di Bava in commercio è proprio questa: la 2010. E dopo l’Albarossa (altro vino da provare) ecco il re dei rossi piemontesi a esaltare le scelte di questo validissimo produttore. Il cru di Castiglione Falletto racconta nel calice un’elegante, dolce potenza.

Barolo Docg 2015, Negretti (88/100)
Freschezza, frutto, bella prospettiva. Non manca davvero nulla al Barolo 2015 dei fratelli Negretti, tra i più agili e verticali, nonché minerali, in degustazione a Grandi Langhe 2019. Frutta e alcol trovano perfetti alleati nel terreno in evidenza e nei tannini.

Barolo Docg 2015, Rizieri (87/100)
Gran precisione del frutto per il Barolo di Barbara e Arturo Verrotti di Pianella. Tannino dolce, su eleganti note di cannella e liquirizia. Longevità assicurata da un’ottima freschezza. Un Barolo spensierato, ma fatto con la testa.

Barolo Riserva Docg 2011, Demarie (87/100)
Seimila bottiglie per questa Riserva 2011 che regala una beva agile, su note di agrumi, cacao e tannino integrato.

Barolo Docg del Comune di Serralunga d’Alba 2015, Tenuta Cucco (85/100)
Il Barolo qualità prezzo della manifestazione, poco più di 20 euro in cantina. Siamo a Vughera, cru di Serralunga, per un rosso dalla gran bevibilità, fresco e fruttato.

Barbaresco Riserva 2013, Manera (92/100)
Un Barbaresco deciso, potente, eppure così preciso e fresco, che si inizia ad apprezzare adesso ma ha una vita lunghissima davanti. Frutto sotto spirito, spezie. E, al contempo, balsamicità per un sorso equilibrato e di gran persistenza.

Barbaresco Docg Asili 2016, Ca’ del Baio (91/100)
Campione di botte in gran spolvero. Vigna esposta a Sudovest pieno. Frutto profondo, scuro. Agrumi, speziatura netta, ma anche petali di rosa e viola secchi. In bocca corrispondente: struttura ben marcata, senza perdere neppure un millimetro in termini di eleganza. Sarà grande.

Barbaresco Docg Rabajà-Bas 2015, Castello di Verduno (90/100)
Un’altra chicca nella “carta dei vini” di Castello di Verduno. La nuova etichetta riflette le caratteristiche del terroir. Bel frutto, sale, mineralità spiccata e una bocca che risulta assieme grassa ed elegante. Solo 1.800 bottiglie. Castello di Verduno, per ora, è l’unica cantina a produrre questa menzione dall’ottimo rapporto qualità prezzo (25 euro).

Barbaresco Docg Asili 2015, Cascina Luisin (90/100)
Ben più concentrato e del “fratello” Paulin, su note esaltanti di frutto di bosco, arancia rossa e giusta vena amara data dal tannino. Giovane, ma diventerà grande alla grande.

Barbaresco Docg Gallina 2016, Francone (88/100)
Un Barbaresco giocato nettamente sull’eleganza, più che sulla potenza. Le armi vincenti sono la gran freschezza, unita alla pulizia e precisione delle note fruttate e dei terziari integrati.


LA SORPRESA DOLCETTO E GLI ALTRI ROSSI
Che i produttori piemontesi stiano tornando a dare centralità al Dolcetto? E’ una speranza di tutti i veri amanti di questo vino e di questo vitigno, espiantato per fare spazio al Nebbiolo e, in alcuni casi, anche ad altri vitigni internazionali. Uno su tutti sorprende Grandi Langhe 2019: eccolo di seguito, assieme agli altri rossi.

Dolcetto di Diano d’Alba Docg Superiore 2016 “Garabei”, Abrigo Giovanni (90/100)
Esposizione diversa per questo Dolcetto rispetto all’altro della gamma, “Sorì dei Crava” 2017, pur ottimo ma con meno prospettiva. “Garabei” è concentrato, potente, di gran struttura, eppure conserva un’ottima bevibilità. Vino dal gran potenziale a tavola.

Nebbiolo d’Alba Superiore Doc 2016 “Sansteu”, Ghiomo Azienda agricola (92/100)
Vini da masticare quelli di Giuseppino Anfossi, che a Guarene (CN) nega di far miracoli racchiusi in bottiglia: “Interpreto solo il terreno”.

Poi, però, una mezza ammissione: “Le cose belle sono quelle diverse, altrimenti faremmo tutti Coca-Cola”. Al limite dei concetti vinnaturisti la produzione di Ghiomo, ma guai a dirlo. Su tutti questo Nebbiolo Superiore 2016 già bellissimo al palato, ma che si può dimenticare in cantina.

Roero Docg Riserva 2015 “Ciabot San Giorgio”, Negro Angelo & Figli (92/100)
Nebbiolo, of course. E di quelli da ricordare. Naso fruttato di gran eleganza e precisione, impreziosito da una vena speziata. Ingresso di bocca verticale, che poi si allarga sul frutto e su una dosata vena salina, chiudendo su agrumi, tannino e mentuccia. Gran prospettiva e ottimo rapporto qualità prezzo, attorno ai 20 euro.

Barbera d’Alba Superiore Doc 2015 “Rocca delle Marasche”, Deltetto 1953 (90/100)
La barrique usata in maniera davvero sapiente conferisce il giusto apporto a questa Barbera giovanissima, di grande prospettiva e davvero tipica, in tutte le sue componenti.

Barbera d’Alba Doc Superiore 2013 “Vigna veja”, Renato Buganza (89/100)
Un rosso capace di unire più anime, dalla vena floreale alla potenza, conservando eleganza. Frutto, spezia, legno molto ben integrato e gran bella struttura per una Barbera dai tratti decisamente gastronomici.

Nebbiolo d’Alba Doc 2015, Rizieri (88/100)
Finalmente un Nebbiolo che è un Nebbiolo vero e non un “piccolo Barolo” o un wannabe Barolo. Nebbiolo preciso, veritiero, ben fatto, elegante. Cinquemila bottiglie complessive.


BIANCHI E SPUMANTI
Non solo rossi, ovviamente, a Grandi Langhe 2019. Ecco la nostra selezione di spumanti e bianchi.

Roero Arneis Spumante Docg 2011, Negro Angelo & Figli (89/100)
Terreno e vitigno in gran evidenza in questo spumante davvero sensato, prodotto solo nelle migliori annate. Ottantaquattro mesi sui lieviti per un Metodo classico da Arneis in purezza. Ottimo rapporto qualità prezzo, attorno ai 18 euro.

Metodo Classico Brut Rosè Vsq “Maria Teresa”, Antica Cascina dei Conti di Roero (86/100)
Trentasei mesi sui lieviti per questo millesimato croccante, ottenuto da uve Nebbiolo in purezza.

Langhe Doc Arneis 2018 “Montebertotto”, Castello di Neive (92/100)
Il vitigno nella sua massima espressione. Ancora da esprimere appieno, ovviamente, trattandosi di un vino in bottiglia da pochissimo, ma già capace di mettere in mostra la stoffa del campione. Tre diverse epoche di maturazione e di raccolta poi assemblate, per un Arneis che in bocca sembra fatto a gradoni espressivi, tra loro sequenziali. Chapeau.

Roero Arneis Docg 2018, Mauro Molino (90/100)
Un Arneis capace di coniugare un naso e un palato allo stesso tempo alpino e marino. In bottiglia da poco, ma già molto espressivo su venature di macchia mediterranea, erbe medicinali, mineralità e frutto.

Langhe Doc Sauvignon 2017, Silvano Bolmida (89/100)
Un Sauvignon giocato sui primari, sulla frutta, ma senza la minima sbavatura. Leggero accenno alla foglia di pomodoro. Un manifesto della grande attenzione in vigna e in cantina di questo viticoltore, che segue scrupolosi protocolli nel segno del rispetto della natura, ma sopratutto del terroir e dell’espressività del vitigno.

Nascetta 2017, Renato Buganza (88/100)
Non molte le espressioni di Nascetta presenti a Grandi Langhe 2019. Questa decisamente la più veritiera e rispettosa del vitigno autoctono piemontese.


LA SORPRESA

Linea vini Az. Agr. Chiesa
Su tutti? Il Roero Arneis Docg 2017 dal naso suadente, ben oltre il frutto, verso la radice di liquirizia, la camomilla, i fiori di campo e un accenno fumé. Ma è tutta ottima, fresca e beverina, la linea di vini dei fratelli Davide e Daniele Chiesa di Santo Stefano Roero, tra le migliori soprese “young” di Grandi Langhe 2019.

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