MILANO – Tre praline di cioccolato. Tre calici di whisky. Abbinamento scontato? Abbinamento forzato? A proporre il gioco sono stati T’a Milano e The Glenlivet in occasione dello scorso Milano Whisky Festival. Una doppia verticale, whisky da un lato, praline d’altro, in un crescendo di intensità e consistenze.
Stefano Bettelli, Maître Chocolatier di T’a Milano, ha mostrato al pubblico come preparare le diverse praline ripiene in uno show cooking semplice ed istruttivo. Alain Winchester, Master Distiller di The Glenlivet, ha guidato la degustazione dei tre dram.
Ad ognuno dei presenti la possibilità di assaggiare e valutare come cioccolato e whisky lavorano al palato. Com’è andata? Ecco l’opinione di Winemag.
GLI ABBINAMENTI The Glenlivet 12 y.o – pralina al cioccolato equadoreño 55% con cuore morbido al Glenlivet. Croccante e scioglievole la pralina sviluppa in bocca la sua aromaticità floreale. The Glenlivet 12 y.o. è il punto di riferimento di se stesso, lieve e delicato con l’inconfondibile sentore di mela e legno.
Nel pairing il cioccolato risulta troppo dolce e troppo poco avvolgente rispetto al whisky. La bocca tende ad avvertire un sapore amaricante che predomina sulle altre sensazioni e taglia di netto la persistenza. Due ottimi prodotti che però, purtroppo, non lavorano bene insieme.
The Glenlivet 15 y.o. French Oak – Pralina al cioccolato Madagascar 55%. Aromatico, fruttato e con una viva acidità il cioccolato seduce subito il palato. Segue il whisky che, forte del suo invecchiamento in rovere francese, risulta morbido e rotondo.
L’abbinamento, che sulla carta rischia di finire con un nulla di fatto come il precedente, si rivela invece più azzeccato. Certo si crea ancora quella spiacevole sensazione amara ma le reciproche persistenze di pralina e scotch riescono a sgattaiolarne fuori regalando un finale più piacevole.
Chiude la verticale The Glenlivet Nadurra First Fill Selection abbinato ad una pralina con blend di cioccolati fondente al 66%. Pralina intensa, aromatica, con note di frutta e spezia. Nadurra è un gradazione piena a 60,3% invecchiato in sole botti ex bourbon di primo passaggi: arancia candita, vaniglia, frutta fresca ed una nota burrosa.
L’abbinamento stavolta è vincente. Il whisky pulisce bene il palato e si integra con gli aromi del cioccolato. Ne risultano avvantaggiati entrambi invogliando ad un secondo assaggio.
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Sarà per il suo profilo aromatico che varia a seconda delle botaniche utilizzate, sarà per il largo uso che se ne fa nei drink (favorito, per l’appunto, dai diversi aromi che porta in sé), sarà per la sua facilità di beva anche in un semplicissimo “gin tonic”. Fatto sta che il Gin sta attraversando anni di grande successo tanto in Italia quanto a livello internazionale.
Lo scorso 3 e 4 luglio abbiamo visitato Rutte & Zn, piccola distilleria di Gin e Genever che si trova a Dordercht, in Olanda. Meno di un milione di bottiglie all’anno (nulla a che vedere coi colossi del Whisky scozzesi o americani da milioni di ettolitri anno) per una realtà che può vantare ben 150 anni di storia sulle spalle.
Fondata nel 1872 da Simon Rutte, titolare di un caffè a Dordrecht che acquistava spezie, frutta esotica ed erbe aromatiche che da tutto il mondo giungevano nel vicino porto di Rotterdam per utilizzarle in distillazione nel suo retrobottega. Gin e Genever, i due distillati tipici dei Paesi Bassi. Un secolo e mezzo dopo Rutte è presente coi suoi prodotti in oltre 100 mercati in tutto il mondo.
LA DISTILLERIA Vriesestraat 130, 3311 NS Dordrecht. La distilleria è ancora lì, nella sede originale, nella bottega che fu di Simon Rutte. Un pittoresco edificio dal sapore tipicamente nederlandese che sembra uscito da un dipinto di Rembrandt, completamente in legno che fortuna vuole non abbia mai subito incendi nonostante gli alti rischi insiti nel processo di distillazione.
È la Master Distiller a guidarci nella visita. Myriam Hendrickx, leva 1965, Master Distiller di Rutte dal 2003. Ottava generazione di Master Distiller Rutte. Depositaria dei segreti di ogni prodotto. Una donna dal sorriso aperto ed i modi gentili che ben dissimulano un carattere deciso, indispensabile per ben svolgere quello che ancora oggi molti, erroneamente, considerano “un lavoro da uomini“.
Affascinate la storia di Rutte, ma più affascinate ancora ascoltare e toccare con mano il processo produttivo. Vedere l’unico alambicco della distilleria in funzione, cercare di capire le logiche che Myriam segue per perseguire la massima qualità dei prodotti.
GIN O GENEVER?
Chiara e semplice anche la spiegazione fra Gin e Genever. Mentre il Gin è un ri-distillato che utilizza alcol neutro di grano cui vengono aggiunte le varie botaniche con una prevalenza di ginepro, per il Genever (o Jenever, in un certo senso “il papà” del Gin) si utilizza alcol sia da grano che da malto e fra le botaniche il ginepro non è così prevalente come nel Gin. Il Genever inoltre, per disciplinare, può essere prodotto solo in Olanda, Belgio e piccole regioni di Francia e Germania.
Rutte è incredibilmente attenta alla scelta delle botaniche, la maggior parte delle quali viene utilizzata fresca. La scelta di utilizzare alcune “dry” è legata solo o all’impossibilità di reperire quella materia prima “fresh” (per problemi di conservazione) o perché quella data botanica nel processo di essiccazione concentra i propri aromi, risultando quindi migliore. Una curiosità: il ginepro utilizzato è sempre e rigorosamente di origine italiana.
Ogni botanica viene studiata nel laboratorio di Rutte sia per garantire costanza qualitativa nella produzione che per sperimentare nuove soluzioni in una continua ricerca di nuovi profili aromatici che arricchiscano la gamma della distilleria.
Talune botaniche vengono utilizzate in infusione prima della distillazione o del blending, tali altre direttamente in distillazione. Ed è qui una delle grandi abilità di Myriam: saper leggere le erbe e le spezie per poter permettere loro di regalare il meglio al prodotto finale.
Il processo di distillazione avviene tradizionalmente in un unico alambicco discontinuo in rame. O per meglio dire il processo di ri-distillazione; Rutte, come la maggior parte dei produttori di Gin, non distilla direttamente l’alcol puro da grano o malto ma lo acquista da fornitori di fiducia su filiera controllata, principalmente per una questione di tassazione.
Ogni singola fase del processo produttivo, dalla selezione delle botaniche fino all’affinamento, avviene all’interno della piccola bottega di Dordrecht. Solo imbottigliamento e confezionamento avvengono in un impianto lì vicino per problemi di spazio.
“Blending a true love for the past with a nose for the future” (“mescolando un sincero amore per il passato con un naso rivolto al futuro”). È così che a volte Myriam definisce il proprio lavoro e lo spirito di Rutte mentre ci guida nella degustazione di alcuni dei prodotti più iconici di Rutte.
LA DEGUSTAZIONE Old Simon Genever. Un’antica ricetta messa a punto dallo stesso Simon Rutte a fine ottocento. Fra le botaniche anche noci e nocciole tostate, macis, liquirizia, angelica e coriandolo.
Naso fresco e fruttato di frutta gialla con una nota boisé probabilmente data dalla tostatura. Man mano che gli si permette di aprirsi lasciandolo nel bicchiere la nota legnosa tende a calare lasciando maggior spazio alla parte fruttata e ad un sentore speziato. Pulito e morbido al palato.
Dry Gin. Anche qui abbiamo a che fare con una ricetta tradizionale della famiglia Rutte che prevede oltre a ginepro e coriandolo anche angelica, radice di iris, cannella, scorza d’arancia fresca e finocchio. Dritto e preciso come un Dry Gin deve essere. Profumi compatti fra cui si distinguono accanto al ginepro una nota agrumata di pompelmo ed una leggere dolcezza floreale.
Celery Gin. Sempre un Dry, ma qui la ricetta è stata messa a punto proprio da Myriam Hendrickx che ha visto nel sedano l’alleato ideale per la realizzazione di questo prodotto. Il risultato è un gin freso e sapido con un piacevole profumo di menta piperita, sedano, prezzemolo ed una nota citrica. Lasciato un attimo nel bicchiere ecco emergere note di agrumi e di pesca. Sorso leggero e scorrevole.
Old Ton Genever. Ricetta del 1918 recuperata dai vecchi documenti della distilleria. Limone, zenzero, cannella, ginepro, foglie di arancio, assenzio. Al naso risulta evidente la nota maltata che regala una dolcezza che sposa le note fresche ed agrumate. Avvolgente il sorso.
Paradyswyn Genever. Mela, lampone, ciliegia, ginepro, angelica, semi di coriandolo. 100% alcol da malto ed invecchiamento in legno per un perioda da 4 ad 8 anni.
Un prodotto sui generis, quasi l’anello mancante fra il gin ed il whisky. Accanto alle note di malto e spezie tipiche del legno ecco emergere frutta tropicale, albicocca disidratata e frutta secca.
Sloe Gin. Ginepro, galanga, fiori d’arancio, genziana, vaniglia e prugne selvatiche (da cui il colore). Molto molto fruttato, quasi come un liquore, ma supportato da una fresca acidità tanto al naso quanto al palato. Buona persistenza con chiusura leggermente amaricante.
IL FOOD PAIRING
Non solo degustazione in purezza. I distillati di Rutte sono stati protagonisti anche di interessanti accostamenti di food pairing, tanto in purezza quanto in drink dedicati. Dal pesce fresco crudo abbinato al Genever consumato con semplicità all’aperto lungo i canali di Dordrecht (esperienza assolutamente da provare) alle fritture tradizionali accostate ad un semplice gin tonic.
Non ultime le sofisticate preparazioni preparate dal ristorante In de keuken von Floris di Rotterdam accostate a cocktail a base Rutte o a Gin e Genever in purezza. Che il food pairing con distillati in purezza o drink sia davvero la nuova frontiera delle esperienze Gourmet?
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CATANIA – Chef stellati, pasticceri internazionali, operatori del settore agroalimentare e della ristorazione, produttori da tutta Italia e Malta e non solo, l’arena del “SUDrink -bar show” con bartender campioni del mondo.
Sono questi alcuni degli stuzzicanti ingredienti che condiranno il Cooking Fest, il salone dell’enogastronomia e delle tecnologie per la cucina del Sud Italia, dedicato alle eccellenze del settore food, beverage, contract, retail e technology, che si terrà dal 30 marzo al 2 aprile all’interno del centro fieristico le Ciminiere di Catania.
Ricerca e sperimentazione saranno i due obiettivi del salone che vuole essere punto di riferimento per i professionisti della ristorazione e gli appassionati di cucina che, per 4 giorni “golosi”, potranno confrontarsi sulle ultime tendenze del settore alimentare.
Una passerella di piatti gourmet, per lanciare nuove proposte e tendenze di gusto, creative ed innovative che rappresentano i nuovi trends della tavola. Una vetrina in cui il mondo del food and wine di qualità sarà in scena con degustazioni, seminari, momenti di approfondimento e tanti produttori da incontrare.
IL CONGRESSO FIC
Ristoratori, panificatori, macellai, sommelier, barman e associazioni di categoria si metteranno in gioco percorrendo il filone dell’avanguardia, della ricerca e della sperimentazione del settore. A dare un valore aggiunto alla manifestazione il 30° congresso della “Fic- Federazione italiana cuochi“.
Un evento che sarà condiviso con tutti i territori delle varie regioni d’Italia, accolti dalla città di Catania. Il Congresso, il cui tema sarà “Gusto in scena”, torna in Sicilia per la terza volta: la prima è stata nel 1979, la seconda nel 2002.
A distanza di 17 anni si riunisce nell’isola la grande famiglia dei cuochi. LA FIC che conta oltre 18 mila iscritti tra cuochi professionisti, chef patron, docenti e allievi degli istituti professionali alberghieri, 93 associazioni provinciali e territoriali, 20 unioni regionali e più di 11 delegazioni estere.
Ci sarà spazio anche per il Wine Bar, con le migliori etichette vitivinicole proposte da AIS Sicilia in abbinamento ai piatti realizzati dai Cuochi FIC, Info Idee, con aree tematiche dedicate al mondo del lavoro e delle malattie professionali, al futuro della ristorazione e alla cucina italiana all’estero.
IL BEVERAGE Riflettori puntati anche sul settore del beverage all’interno del Cooking fest, con la superlativa arena del “SUDrink – bar show“, il salone dentro il salone, un expo aperto al settore dei professionisti HO.RE.CA. e SUPER HO.RE.CA., dedicato alle aziende alberghiere, di ristorazione, bar e Catering ma anche a semplici curiosi attirati dal mondo del bar.
Un evento nell’evento, strettamente legato al mercato moderno del beverage che avrà come obiettivo quello di unire la rappresentanza della distillazione nazionale con l’evoluzione dei locali e dei trend di consumo.
Cuore pulsante del “SuDrink – bar show” sarà la “Tasting Room“, l’area che accoglierà un percorso fatto di distillerie, brand, importatori e distributori. Non solo degustazioni al banco, ma anche tasting guidati da master distiller e brand ambassador delle più rinomate marche del beverage internazionale, che racconteranno culture, storie e tradizioni di territori e prodotti.
Ad arricchire e rendere ancora più stimolante la manifestazione sarà il Fuori Salone, un viaggio serale tra i migliori locali catanesi che, con un programma ricchissimo di eventi, porterà migliaia di visitatori e turisti alla scoperta dei cocktail più gustosi del capoluogo etneo in un vero e proprio tour tra le bellezze del centro storico della città.
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