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Birra Pedavena

È uno di quei marchi commerciali che riscuote molto seguito. Che sia per la storia travagliata del birrificio, che sia per la sua posizione geografica a ridosso delle Dolomiti e per una qualche forma di legame territoriale o che sia per una presunta qualità di prodotto fatto sta che non è raro sentirsi dire “a me piace la Pedavena“. Ma come si comporta la famosa Birra Pedavena al calice? Abbiamo assaggiato per voi la versione Pedavena Speciale.

LA DEGUSTAZIONE
Un bel dorato carico con schiuma candida e piuttosto compatta. Naso piuttosto intenso in relazione alla categoria (tipologia-prezzo) che apre sui sentori aromatici del luppulo. Note agrumate ed erbacee seguite poi dalla dolcezza del malto. Piena al sorso risulta piuttosto avvolgente e poco amaricante. Dominano in bocca le note maltate e morbide che lasciano spazio all’amaro del luppolo solo delicatamente sul finale. Una birra fresca e dalla bevuta rotonda e piacevole.

BIRRA PEDAVENA
Storia travagliata, dicevamo, quella del Birrificio di Pedavena. Fondato nel 1897 dai fratelli Luciani che, originari di Canale d’Agordo, scelsero il comune di Pedavena (BL) per la qualità dell’acqua e cresciuto negli anni vide requisire i propri impianti dall’esercito Austro-ungarico dopo la battaglia di Caporetto. Tornato in mano ai proprietari nel dopoguerra riparte la crescita che porta Pedavena ad acquisire Dreher nel 1928 non che ulteriori stabilimenti nel secondo dopoguerra.

Con l’apertura di un nuovo impianto nel 1965  a Massafra (provincia di Taranto. L’attuale impianto Heineken da cui provengono le birre Dreher e Birra Messina) la crescita continua fino alle prime avvisaglie di crisi concretizzatasi nel 1974 con l’acquisizione da parte di Heineken. Proprio Heineken decide, nel 2004, la chiusura dello stabilimento di Pedavena.

Grazie alla mobilitazione dei dipendenti, dei sindacati, delle autorità locali, della popolazione (oltre 44.000 le firme raccolte), e all’interessamento di imprenditori della zona nel 2006 l’impianto ed il marchio vengono rilevati da Birra Castello. Ripresa la produzione, dallo stabilimento bellunese escono oggi le bottiglie a marchio Pedavena, Birra Dolomiti ed alcune private label della Gdo.

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Birra Messina cristalli di sale

Uno spot pubblicitario, in onda dallo scorso 16 giugno, che scomoda una delle più emozionanti colonne sonore del maestro Morricone, mostra la dura bellezza della Sicilia e la racconta attraverso una poesia in dialetto siciliano. Dietro lo spot non solo un nuovo prodotto, Birra Messina cristalli di sale, ma anche un vero e proprio progetto industriale.

LA STORIA DI BIRRIFICIO MESSINA
Nata a Messina nel 1923, come “Birra Trinacria“, Birra Messina ha visto crescere la propria produzione soddisfando la domanda del sud Italia fino agli anni ’80 quando, a causa della concorrenza di marchi stranieri, si ebbero le prime avvisaglie di crisi. Nel 1988 marchio e stabilimento vengono acquistati da Dreher, gruppo Heineken. La produzione venne progressivamente spostata sull’impianto Dreher-Heineken di Massafra (Taranto) fino a giungere nel 2007 alla dismissione dell’impianto messinese.

Vicende alterne e vari tentativi di recupero fra il 2007 ed il 2011, anno delle definitiva chiusura. Nel 2013 15 ex operai decidono di investire il loro TFR per rilevare il birrificio fondando la “Cooperativa Birrificio Messina” per far riprendere la produzione di marchi locali.

Nel 2016 un nuovo impianto ed a gennaio 2019 la svolta: un accordo quinquennale con Heineken per produrre 25 mila ettolitri anno (la restante quota continuerà ad essere prodotta a Massafra) della nuova Birra Messina cristalli di sale.

Una bella storia di coraggio ed imprenditoria locale per la salvaguardia del lavoro, del territorio, dell’identità culturale. Ma dietro al progetto industriale, dietro alla nuova etichetta luminosa nel suo giocare col bianco e l’azzurro, coi decori tipici del barocco siciliano e con la nave simbolo di un luogo fulcro della comunicazione, com’è questa nuova birra? Winemag l’ha assaggiata per voi.

LA DEGUSTAZIONE
Birra di malto a bassa fermentazione stile Lager la Cristalli di sale vede nella propria ricetta proprio l’utilizzo di sale marino delle saline di Trapani. Piccole quantità aggiunte col luppolo a fine bollitura per esaltare i sapori senza rendere la birra “salata”.

Colore dorato, leggermente opaco ma al contempo luminoso. Schiuma bianca, soffice e compatta. Non particolarmente intesa al naso ha profumi freschi, agrumati e floreali. In bocca si comporta meglio che al naso regalando un sorso morbido e vellutato.

Piuttosto pieno il corpo se paragonato ad altri marchi industriali dello stesso gruppo. Piacevole e delicata lascia la bocca pulita con una punta di salinità (chissà, forse data proprio da quel pizzico di sale in ricetta) che invita al sorso successivo.

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