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Enoturismo: approvato il primo quadro normativo

L’enoturismo conquista il suo primo storico quadro normativo dopo 25 anni di attività grazie all’approvazione della manovra di bilancio in Senato. Il settore che ad oggi genera un indotto turistico di quasi 3 miliardi di euro l’anno potrà finalmente attuare un ulteriore cambio di marcia a favore dei territori rurali e del vigneto Italia.

IL TESTO IN BREVE
Il capitolo “enoturismo” prevede la possibilità di fatturare degustazioni, visite in cantina, pacchetti enoturistici e vendemmie esperienziali equiparando la disciplina fiscale di queste pratiche a quella delle attività agrituristiche per gli imprenditori agricoli.  Una rampa di lancio, la più avanzata in Europa,  fondamentale per il futuro del comparto che andrà meglio definita attraverso le relative modalità attuative e con l’iter parlamentare del ddl Stefàno che aggiungerà altri elementi a quelli già approvati come la certificazione e la formazione degli operatori enoturistici, la cartellonistica stradale e la creazione di un osservatorio sull’enoturismo.

LE REAZIONI DELLA FILIERA
“Abbiamo ottenuto il riconoscimento giuridico e normativo di un’attività strategica della vitivinicoltura italiana che ha dato e continuerà a dare grandi opportunità ai produttori e per lo sviluppo socio-economico dei territori. Confido anche che si possa costituire a breve un tavolo di lavoro che coinvolga tutti i soggetti in grado di dare un contributo costruttivo alla definizione dei decreti attuativi previsti dalla norma. Un particolare ringraziamento – ha concluso – va al senatore Stefàno, al ministro Martina, allo staff del Mipaaf” ha dichiarato il Presidente dell’Unione Italiana Vini (Uiv), Ernesto Abbona.

“Che l’enoturismo sia un complesso di attività riconosciuto dalla legge italiana è un grande passo, il coronamento di 25 anni di attività del nostro Movimento e di questo dobbiamo ringraziare in primis il senatore Stefàno che ha investito tempo e lavoro, e che ci ha ascoltato, così come ha fatto il Mipaaf nella definizione di alcuni aspetti della norma. Da oggi l’enoturismo è adulto e si apre un nuovo grande lavoro da fare coinvolgendo il più possibile tutta la filiera per i decreti attuativi, per spiegare alle cantine come utilizzare questa grande leva in ottica di sviluppo in favore dei nostri territori vitivinicoli”, parole del presidente del Movimento turismo del vino (Mtv), Carlo Pietrasanta.

Grande soddisfazione per il Presidente di Città del vino Floriano Zambon che si è così espresso: “Siamo soddisfatti per la nascita di una normativa che presenta molti pregi e che l’associazione ha sostenuto. L’enoturismo, come patrimonio territoriale, qualità del servizio e accessibilità, permette infatti al comparto di coltivare una visione ampia e condivisa in termini economici, di occupazione, di capacità di restituire un’immagine positiva dei nostri territori. Ora l’auspicio è che si arrivi in tempi brevi alle norme attuative e quindi alle competenze specifiche, oltre ovviamente alla definizione delle capacità applicative. Non possiamo che ringraziare il convinto interessamento del senatore Dario Stefàno”.

Una legge che riempie un vuoto normativo regolamentando ciò che i vignaioli indipendenti fanno da tempo aprendo le porte delle loro cantine a chi desidera conocere le loro storie, visitare le vigne e degustare i vini secondo il presidente della Fivi (Federazione italiana vignaioli indipendenti) Matilde Poggi.

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Etichettatura, Martina: “Abbiamo fatto scelta di trasparenza. Pronti a difenderla in ogni sede”

“Noi abbiamo fatto una scelta chiara di trasparenza sull’indicazione d’origine in etichetta e siamo pronti a difenderla in ogni sede nazionale e comunitaria.”

Così commenta il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina la notizia del reclamo ufficiale presentato dall’organizzazione dell’industria alimentare europea FoodDrinkEurope alla Commissione Ue contro l’Italia per l’adozione dei decreti sull’indicazione obbligatoria di origine per il grano, riso e pomodoro.

“In attesa che ci sia una piena attuazione del regolamento europeo in materia – prosegue il Ministro – l’Italia garantisce ai consumatori il diritto a conoscere l’origine delle materie prime di latte, pasta, riso e derivati del pomodoro. I decreti sono pienamente operativi, come confermato anche di recente dalla decisione del Tar del Lazio che ha rigettato il ricorso per la sospensiva. Andiamo avanti per valorizzare le nostre filiere e tutelare il lavoro dei nostri agricoltori”.

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Emergenza Chianti: il Consorzio scrive al ministro Martina

Siccità e sostegno al reddito per le imprese, sburocratizzazione, registro telematico ed ex voucher. Il Consorzio Vino Chianti scrive al Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina.

Dopo l’incontro dello scorso 29 agosto a Firenze, l’ente del vino toscano ha messo nero su bianco le richieste di un settore che sta vivendo “un’annata complicata”.

“I viticoltori stanno lavorando con la grande difficoltà – spiega Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti – come non accadeva da decenni. La qualità è garantita, ma in alcune zone abbiamo registrato cali di produzione del 50%  Abbiamo chiesto al Ministro di gestire questa situazione con interventi straordinari”.

“A rischio – spiega Busi – ci sono gli investimenti delle imprese e i posti di lavoro. Abbiamo raccolto le richieste dei viticoltori, proponendo anche delle soluzioni. Il nostro vuole essere un contributo costruttivo, per risollevare un settore fondamentale per la nostra economia”.

Una moratoria sui pagamenti alle banche, Enti previdenziali e detassazione fiscale, quindi,  come primo intervento per dare respiro alle aziende dopo la grave siccità che ha procurato danni ingenti alle uve Dop e Igp. Uno squilibrio nella produzione che si riverserà nei bilanci aziendali con perdite di fatturato.

“Data l’eccezionalità del fenomeno – si legge nella lettera inviata al ministro Martina – a nulla servono i normali strumenti oggi in essere, come l’assicurazione agevolata, ma occorre almeno una moratoria della situazione debitoria delle aziende nei confronti degli istituti bancari, degli enti previdenziali e la detassazione fiscale 2017 per riportare i bilanci aziendali alla normalità nel medio termine”.

EXPORT E VOUCHER
“Affinché non si ripetano situazione di tale gravità – continua la missiva – si richiede anche una nuova gestione delle risorse idriche disponibili, sviluppando una rete di bacini strategica e incentivando aziende agricole o Enti a realizzarli. Per quelli esistenti invece, nel rispetto delle regole della sicurezza, la semplice manutenzione dovrebbe avere carichi burocratici e costi ridotti al minimo”.

Nella lettera si affronta anche il tema dell’export. “E’ necessaria una più tempestiva promozione del prodotto all’estero attraverso lo strumento dell’Ocm promozione, che al momento risulta essere ancora alla firma della Corte dei Conti, impedendo di fatto la possibilità di presentare progetti per tempo, e una sburocratizzazione del settore”.

Si evidenziano anche le criticità dei nuovi strumenti che sostituiscono i voucher. Se il primo, come scrive il Consorzio “era uno strumento molto efficace e di semplice applicazione per il settore agricolo, lo strumento che li ha sostituiti, oltre alla difficoltà iniziale dell’uso e del funzionamento, appare complesso e si rischia che ingeneri aree grigie anziché mettere a pulito situazioni non chiare”.

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Erga Omnes nei Consorzi: lettera di Fivi al ministro Martina

La Fivi – Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti – chiede che venga rispettato l’obbligo per i Consorzi che si avvalgono dell’erga omnes di fornire una rendicontazione separata per le azioni di promozione della Denominazione. Lo fa attraverso una lettera indirizzata al Ministro Martina, dopo numerose segnalazioni ricevute da parte di delegazioni di produttori aderenti a FIVI in diverse parti d’Italia.

I Consorzi di Tutela dei vini a Denominazione d’Origine, in base alla legge in vigore, possono infatti richiedere contributi a chi rivendica la Denominazione, anche se non soci, per finanziare le proprie attività. Questo a condizione che gli associati siano almeno il 40% dei produttori e che producano almeno il 66% del vino certificato.

La legge però prevede anche che le voci di spesa di cui si chiede contribuzione ai non soci debbano avere un bilancio separato. Molte delegazioni Fivi locali hanno segnalato che i Consorzi stanno inviando richieste di contribuzione ai non soci. Questo senza specificare né dare visibilità a quali azioni intraprese tali contributi si riferiscano. Addirittura, a queste richieste non si accompagna il bilancio dedicato previsto dalla legge.

“Chiediamo al Ministro Martina di intervenire – dichiara la Presidente Fivi Matilde Poggi (nella foto)- per richiamare i Consorzi alla necessità di adeguarsi al quadro normativo vigente, fornendo una chiara rendicontazione del loro operato suddivisa tra le azioni intraprese a favore dei soli soci e quelle intraprese a favore di tutti coloro che rivendicano la denominazione”.

Sempre sullo stesso tema, la Fivi ha di recente richiesto al Ministro Martina di rivedere il meccanismo di attribuzione dei voti all’interno dei Consorzi di Tutela, in modo da dare più spazio ai Vignaioli, evitando il dominio delle cooperative di primo e secondo grado nei consorzi più importanti.

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Testo Unico, Fivi: “Sui Consorzi del vino ancora tanto da fare”

Un sorriso a metà. La Fivi è soddisfatta “solo in parte” per l’approvazione del Testo Unico del Vino. Questa la prima reazione – nemmeno troppo a caldo – della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti all’approvazione in Commissione Agricoltura della Camera del nuovo Testo Unico sulla viticoltura e la produzione del vino, che è quindi diventato legge. Un testo che tenta di mettere ordine in un settore “fortemente appesantito da pratiche burocratiche che ne minano la competitività”.

Da sempre attiva nello stimolare il legislatore, già nel 2012 la FIVI aveva consegnato all’allora Ministro Catania un dossier per la riduzione della burocrazia nel settore vitivinicolo. Lo studio, redatto in collaborazione con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, metteva in evidenza le criticità della legislazione italiana e proponeva le soluzioni per risolverle. “È viva quindi la soddisfazione nel vedere alcune delle richieste della FIVI rientrare nel nuovo Testo Unico – sottolinea la Federazione dei vignaioli indipendenti – come l’istituto della diffida e il Registro Unico dei Controlli” che crea “un raccordo tra le diverse autorità che operano nel sistema dei controlli, in modo da evitare visite doppie nella stessa cantina”.

“Adesso attendiamo fiduciosi – commenta il presidente FIVI Matilde Poggi – i decreti attuativi e speriamo che portino a un effettivo snellimento della burocrazia. Resta il rammarico per il mancato intervento sulla rappresentatività nei Consorzi“. Recentemente, infatti, la FIVI è intervenuta con una lettera al Ministro Martina, chiedendo di rivedere il meccanismo di attribuzione dei voti all’interno dei Consorzi di Tutela, in modo da dare più spazio ai vignaioli, evitando il dominio delle cooperative di primo e secondo grado nei consorzi più importanti.

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Fivi, lettera al ministro: “Basta all’egemonia delle coop nei Consorzi del vino”

Sembra una risposta indiretta (o direttissima, dipende dai punti di vista) alle polemiche che nascono quotidianamente nel mondo del vino italiano. Fivi, Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, attraverso una lettera inviata al ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Maurizio Martina, chiede di “rivedere il modello di attribuzione del diritto di voto all’interno dei consorzi di tutela”. Come? “Prevedendo che i voti in assemblea spettino in misura fissa, per il 30% alla produzione delle uve, per il 30% alla trasformazione delle uve e per il 30% all’imbottigliamento”. Il restante 10% “sarebbe distribuito in base ai volumi prodotti nell’anno vendemmiale precedente dai soggetti rientranti in una o più delle tre categorie sopra citate”. Per garantire che il bilanciamento sia efficace, Fivi propone inoltre che i produttori che conferiscono alle cantine cooperative mantengano i voti connessi alla produzione di uva, per lasciare alle cooperative i voti derivanti dalla trasformazione e dall’imbottigliamento.

Le cooperative potrebbero in ogni caso raccogliere le deleghe dai singoli soci per l’attività di produzione. Ma tali deleghe “dovrebbero essere rinnovate a ogni singola assemblea”. La proposta è che ogni Consorzio di Tutela deliberi in merito al numero di deleghe massime che ciascun consorziato potrà portare in Assemblea, con un massimo di dieci. Questa misura andrebbe a riequilibrare il peso all’interno dei consorzi, dove oggi quello che dovrebbe essere un esercizio associato del voto, si trasforma in realtà nella golden share di un presidente o un direttore di cooperativa.

“La cooperazione ha enormi meriti in questo Paese e gode meritatamente della tutela Costituzionale – commenta la presidente Fivi Matilde Poggi – ma non crediamo rispecchi la volontà del legislatore la singolare circostanza che si è venuta a creare nei consorzi governati completamente da gruppi cooperativi, che sono in grado di imporre le proprie decisioni non solo a tutti gli altri consorziati, ma anche e soprattutto ai non consorziati in virtù dell’erga omnes. Lo scopo di questa proposta della FIVI è anche quello di evitare che si verifichino fenomeni di abbandono dei Consorzi esistenti per dare vita alla costituzione di nuovi, come già avvenuto nell’area di Soave, in Trentino e in corso di avvenimento in Oltrepò Pavese“. In quest’ultima area, in effetti, la scissione è già avvenuta, con la creazione del Distretto del Vino di Qualità dell’Oltrepò Pavese, presieduto da Fabiano Giorgi.

La rappresentatività all’interno dei consorzi è oggi normata dal D.Lgs 61/2010, che prevede l’ammissione di viticoltori singoli o associati, di vinificatori e di imbottigliatori. “Questi possono votare in misura ponderale alla quantità prodotta nella precedente campagna vendemmiale -fa notare la Fivi – e se il consorziato svolge più di una funzione i voti si cumulano. Ciò ha portato al dominio delle cooperative di primo e secondo grado nei consorzi più importanti”.

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Cina, con Alibaba crescono le vendite di vino italiano. Export a 100 milioni

Le vendite del vino Made in Italy sono cresciute del 12% per un valore che a fine anno supereranno per la prima volta i 100 milioni di euro, anche grazie alla spinta generata dall’iniziativa di Alibaba. E’ quanto stima la Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi ai primi 5 mesi del 2016 in occasione della giornata dedicata dal colosso del commercio Alibaba al vino con il Tmall 9.9 Global Wine & Spirits Festival al quale prendono parte 50 cantine dall’Italia con 500 etichette. Una scelta molto discussa nell’anniversario dei 40 anni della morte di Mao Zedong che segna il profondo cambiamento in atto nella società ed economia in Cina che è diventata il più grande consumatore mondiale di vino rosso. Il vino italiano in Cina nel 2016 cresce ad un tasso pari al triplo di quello medio sui mercati esteri (+4%) ma è anche il prodotto agroalimentare italiano piu’ presente nel gigante asiatico dove rappresenta in valore oltre ¼ delle esportazioni complessive del Made in Italy a tavola (27%).

Esistono tuttavia ancora grandi opportunità di crescita in un Paese come il gigante asiatico che è diventato addirittura il principale consumatore mondiale di vino rosso davanti ad Italia e Francia. Peraltro a differenza di quanto avviene nei Paesi tradizionalmente produttori la domanda di vino dei cittadini cinesi continua a crescere ed ha raggiunto – precisa la Coldiretti – i 16 milioni di ettolitri nel 2015, 0,5 milioni di ettolitri in piu’ rispetto all’anno precedente. L’andamento delle esportazioni che hanno raggiunto il valore record di 5,4 miliardi nel 2015 – sottolinea la Coldiretti – ha un valore particolarmente importante per l’Italia che realizza all’estero oltre la metà del fatturato del vino Made in Italy. Il vino in Italia – conclude la Coldiretti – attiva un motore economico che genera quasi 10 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino e che da opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone.

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