«Riparte il valzer delle acquisizioni tra le cantine italiane». Come riportato dal Sole 24 Ore, sei cantine italiane sarebbero in vendita. Le recenti riduzioni del costo del denaro stanno favorendo una nuova campagna di acquisizioni in tutto il Paese, da Nord a Sud, con un crescente interesse per le realtà vinicole di alta qualità e forte identità territoriale. Mentre il mercato del vino fermo di fascia media mostra segnali di difficoltà nei consumi, gli spumanti e le bottiglie provenienti da aree a denominazione, con un posizionamento medio-alto, continuano a suscitare grande appeal tra gli investitori.
CASTELLO DI NEIVE IN VENDITA?
Tra le aree di maggiore interesse spiccano le Langhe, dove tornano a circolare voci su un possibile cambio di proprietà del Castello di Neive, storica cantina del Barbaresco. Nei mesi scorsi si era già parlato di un interesse da parte della cantina Argiano di Montalcino, ma di recente sarebbero emersi nuovi potenziali acquirenti. Tuttavia, la situazione interna dell’azienda risulta complicata, con Carolina Stupino, erede del fondatore, pronta a vendere, ma sarebbe – sempre secondo Il Sole 24 Ore – in contrasto con un altro azionista di rilievo, il finanziere greco Giorgio Psacharopulo, titolare del 30% delle quote. Le prossime settimane saranno decisive per capire se verrà raggiunto un accordo tra i soci.
ZENATO NEL MIRINO DI SANTA MARGHERITA, FERRARI E FANTINI GROUP?
Cantine italiane in vendita anche in Valpolicella, altra denominazione di grande prestigio nel mirino degli investitori. La cantina Zenato, noto marchio del vino italiano grazie a prodotti come Amarone, Ripasso della Valpolicella e Lugana, sarebbe nel mirino di diversi pretendenti. Nonostante un apparente accordo interno che ha portato alla nomina di Lorenzo Miollo come amministratore, proseguono incontri sottotraccia con grandi gruppi vinicoli italiani, tra cui Santa Margherita Gruppo Vinicolo, Cantine Ferrari e Fantini Group. Zenato rappresenta un brand di notevole valore, capace di attirare l’interesse di molti per la sua forza commerciale e la solidità dei suoi prodotti.
QUADRA FRANCIACORTA E MIRABELLA SUL MERCATO?
Non meno dinamica è la situazione in Franciacorta, dove alcune cantine potrebbero presto cambiare proprietà, spinte dalle difficoltà nel passaggio generazionale. È il caso di Quadra Franciacorta, azienda sul mercato per mancanza di eredi pronti a succedere al fondatore Ugo Ghezzi, e che sembra aver attirato l’interesse del Gruppo Unipol, già presente nel settore vinicolo con diverse realtà in Toscana e Umbria. Si confermerebbe coì difficilissimo, a Quadra, sostituire Mario Falcetti. Anche la cantina Mirabella potrebbe finire sul mercato, con il socio Giuseppe Chitarra intenzionato a cedere il suo 24%, nonostante l’opposizione della famiglia fondatrice Schiavi e di altri azionisti di rilievo.
VARVAGLIONE COMPRA CLAUDIO QUARTA? RUMORS SU CONTE SPAGNOLETTI ZEULI
Sul fronte delle cantine italiane in vendita, il Sud Italia non resterebbe escluso. In Puglia, la famiglia Varvaglione sarebbe vicina all’acquisto delle tre cantine di Claudio Quarta, due delle quali situate in Salento e una in Irpinia. Si tratta di Tenute Eméra, nelle terre del Primitivo di Manduria (Marina Di Lizzano, Taranto), Cantina Moros nella zona del Negroamaro (Guagnano, Lecce) e Cantina Sanpaolo, nel cuore dell’Irpinia (Tufo, Avellino).
Non resterebbe indenne dalla girandola di interessi e potenziali cambi di proprietà la Murgia. Sempre secondo quanto riferisce Il Sole 24 Ore, l’azienda e i vigneti di proprietà del Conte Spagnoletti Zeuli, ad Andria (Tenuta Zagaria e Tenuta San Domenico) potrebbero passare nelle mani di Casillo Group, nota nel settore agroalimentare per marchi come Molino Casillo e Birra Molina. Anche in questo caso, le trattative sarebbe vicine a una conclusione.
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La vendemmia 2024 in Franciacorta è già nella storia. L’inizio della raccolta delle uve è coinciso con l’avvio delle attività del nuovo Laboratorio di microvinificazione del Consorzio Franciacorta, in via dell’Industria 46/F, ad Erbusco (Brescia). Questa struttura innovativa, realizzata in collaborazione con Accademia Symposium in una parte degli spazi dell’Istituto Oeno Italia, supporterà d’ora in avanti le attività del team di Ricerca e Sviluppo guidato da Flavio Serina. Il Laboratorio di microvinificazione, investimento da circa 300 milaeuro, è il supporto essenziale per trasformare le diverse “tesi sperimentali” in vino spumantizzato secondo il metodo classico, valutando sul prodotto finito la bontà delle scelte agronomiche ed enologiche. La supervisione delle fasi di vinificazione è affidata, in loco, all’enologo Mario Falcetti (ex Quadra Franciacorta) e a un gruppo di tecnici. Un passo decisivo rispetto al passato, quando tali operazioni venivano svolte presso strutture esterne. Più attrezzate, ma lontane da Brescia.
FRANCIACORTA, VISITA AL NUOVO LABORATORIO DI MICROVINIFICAZIONE
Uno degli aspetti più significativi delle attività di ricerca e sviluppo condotte dal nuovo Laboratorio di microvinificazione del Consorzio Franciacorta riguarda la selezione genetica. Il gruppo di ricerca genetica dell’Istituto di San Michele all’Adige ha avviato degli incroci che potrebbero portare a ottenere, nel lungo periodo, nuove varietà di vite con caratteristiche adattive e qualitative superiori. Questi incroci, nati da genitori come l’Erbamat e lo Chardonnay, mirano a combinare resistenza alla siccità e qualità del raccolto, rispondendo così alle sfide poste dal cambiamento climatico in Franciacorta.
Nel vigneto sperimentale di Erbusco sono state messe a dimora circa 50 piante per incrocio, frutto delle selezioni iniziali. Lo screening continuerà negli anni, eliminando gli incroci meno promettenti e studiando quelli con maggiore potenziale e resistenza alle avversità. È il futuro che bussa alla porta del Consorzio Franciacorta, con la possibile introduzione di nuovi incroci capaci di sintetizzare (ed elevare) le caratteristiche positive di Chardonnay ed Erbamat. Un percorso che si svilupperà nell’arco dei prossimi decenni, con Mario Falcetti pronto a mettere a disposizione del territorio le competenze acquisite in anni di sperimentazione sull’Erbamat, con risultati sorprendenti a Quadra.
PIWI FRANCIACORTA: UN CAMPO SPERIMENTALI SUI VITIGNI RESISTENTI
In parallelo, il Laboratorio di Microvinificazione del Consorzio Franciacorta ha in carico lo studio dei comportamenti di una serie di vitigni Piwi resistenti alle malattie fungine, come Johanniter e Solaris, che potrebbero accelerare i tempi di risposta alle sfide climatiche. Alcuni di questi sono ancora in fase di omologazione. Altri sono già stati testati con successo in ambienti montani, come presso la Fondazione Mach di San Michele all’Adige. L’adattamento dei vitigni Piwi alle condizioni specifiche della Franciacorta è uno dei principali focus di questa fase di valutazione. Una sorta di risposta della più nota denominazione spumantistica italiana del Metodo classico alle sperimentazioni condotte in Champagne dall’Institut National de l’Origine et de la Qualité (Inao), sul vitigno Piwi Voltis.
In questo senso, il nuovo Laboratorio di microvinificazione del Consorzio – che sarà ufficialmente inaugurato il 5 ottobre, alle ore 11 – si presenta come un vero e proprio incubatore di idee e innovazioni. Oltre a fornire risultati nel breve termine, come la possibilità di vinificare in micro-lotti, in condizioni controllate, rappresenta un punto di svolta strategico per il futuro della viticoltura della Franciacorta. Il Consorzio, in collaborazione con l’Università di Milano e l’Accademia Symposium, sta infatti esplorando nuove tecniche di potatura, ombreggiamento e gestione del “microclima” delle vigne franciacortine. Tutte iniziative rivolte a migliorare la qualità dei vini della denominazione, con un occhio alla sostenibilità della produzione.
LABORATORIO DI MICROVINIFICAZIONE: IL FUTURO DELLA FRANCIACORTA È OGGI
La ricerca sui portainnesti resistenti alla siccità e il miglioramento genetico delle varietà tradizionali rappresentano infatti solo una parte di un piano molto più ampio e ambizioso. L’iniziativa, di fatto, ha anche un forte valore formativo, coinvolgendo studenti e tirocinanti che potranno apprendere “sul campo”, partecipando in prima persona alle attività del Laboratorio di Microvinificazione. Un apporto significativo della Franciacorta alle competenze delle generazioni future di tecnici del settore che, proprio in via dell’Industria 51 ad Erbusco, potranno “sporcarsi le mani” e fare vera esperienza.
La struttura non solo permette di vinificare sul territorio bresciano le uve cresciute nella zona, evitando i problemi legati al trasporto delle uve in altri laboratori – come in passato avveniva appunto con l’Istituto di San Michele all’Adige, nei pressi di Trento – ma offre anche la possibilità di migliorare le tecniche di vinificazione e di sperimentare con una varietà di tecnologie innovative. Tra queste l’uso di kegs in acciaio (gli stessi contenitori utilizzati per la birra) per lo stoccaggio e il controllo delle fasi della fermentazione di piccole partite di mosto.
MARIO FALCETTI: «FRANCIACORTA PRONTA ALLE SFIDE INTERNAZIONALI»
«Il nuovo Laboratorio di microvinificazione del Consorzio Franciacorta – commenta Mario Falcetti – getta le basi per una nuova era di ricerca e sviluppo della denominazione, in grado di confrontarsi non solo con le sfide poste dai cambiamenti climatici, ma anche con il panorama competitivo internazionale, valorizzando ancor più le specificità e le eccellenze del territorio. La sfida, dunque, non è tanto competere con altre zone vitivinicole, come la Champagne, quanto valorizzare e potenziare le risorse locali attraverso l’innovazione scientifica e tecnologica».
Laboratorio di microvinificazione del Consorzio Franciacorta
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Mario Falcetti Eretiq lascia Quadra Franciacorta Pronto a nuove sfide
Mario Falcetti lascia Quadra Franciacorta e la notizia è di quelle che fanno rumore. Grazie a un lavoro scrupoloso avviato sin dal suo ingresso in azienda, nel 2008, il direttore generale ed enologo della cantina di Cologne (Brescia) è riuscito a diventare in pochi anni il simbolo, anzi il sinonimo stesso, di Quadra Franciacorta. In un’intervista esclusiva rilasciata a winemag.it, Mario Falcetti chiarisce di aver rassegnato le proprie dimissioni dal consiglio di amministrazione all’inizio del mese di aprile. I primi dissidi con la dirigenza della cantina, fondata nel 2003 dall’imprenditore del settore dell’energia rinnovabile Ugo Ghezzi, risalirebbero tuttavia a oltre un anno fa. Nulla, sino ad oggi, lasciava presagire un tale epilogo.
«Ci sono cose a cui mi sono riavvicinato molto nell’ultimo periodo, come la ricerca e la sperimentazione nel territorio franciacortino – commenta Mario Falcetti a winemag.it – che rimarranno primari nel mio futuro. La mia strada si divide definitivamente da quella di Quadra per differenti vedute sul futuro, ma non voglio e non posso perdere di vista il fatto che sono un agronomo ed un enologo ed è questo che continuerò a fare in futuro, molto probabilmente nel ruolo di consulente».
MARIO FALCETTI: «CHIUDO CON QUADRA, NON CON LA FRANCIACORTA»
La rottura di Falcetti con Quadra non significa infatti una rottura con la Franciacorta. «Tutt’altro – continua Mario Falcetti – anche perché sono in una fase della mia vita professionale in cui la qualità di quello che faccio sarà privilegiata rispetto alla quantità. Per esempio continua ad affascinarmi il lavoro avviato con il Consorzio Franciacorta sull’Erbamat, nel ruolo di coordinatore del Gruppo Sperimentazione e Ricerca». Ma non è escluso un ruolo di Falcetti anche all’estero, per esempio in Champagne o in Provenza, territori con i quali è sempre rimasto in contatto, nell’arco di tutta la carriera. «In ogni caso voglio tenere la Franciacorta baricentrica», annuncia l’ormai ex direttore generale di Quadra, sempre in esclusiva a winemag.it.
La decisione di troncare dopo 15 anni con l’azienda della famiglia Ghezzi, per divergenze di vedute sul futuro “piano industriale” della cantina, è stata annunciata da Mario Falcetti attraverso una «nota» diramata da un ufficio stampa specializzato nel settore del vino, poco prima delle ore 16 odierne. Tra le righe del comunicato, l’ex dirigente si dichiara «pronto a un nuovo capitolo della vita professionale, dopo aver contribuito al consolidamento dei primi dieci anni di Contadi Castaldi e dopo altri quindici di direzione aziendale e tecnica in Quadra: un lungo tempo, questo, che ha dato all’azienda un’identità riconosciuta sul panorama nazionale».
MARIO FALCETTI “L’ERETIQ”: «IO, DA SEMPRE CONTROCORRENTE»
«Da sempre una visione controcorrente – si legge ancora nella nota diramata alla stampa – immaginando prima e creando poi, vini del tutto innovativi, il Satèn, l’Eretiq e il Vegan, solo per citarne alcuni, diventati un paradigma stilistico autorevole e un riferimento per il comparto». Mario Falcetti ha alle spalle una più che trentennale esperienza agronomica ed enologica in aree vinicole italiane e straniere, partendo dal Trentino-Alto Adige (il suo primo incarico presso l’istituto Tecnico di San Michele all’Adige), passando per Toscana, Sicilia e Puglia per approdare, infine, in provincia di Brescia. Da un biennio nel CdA del Consorzio Franciacorta, ha assunto la delega alla Ricerca & Sviluppo, coordinando quindi l’operatività del comparto tecnico.
Falcetti definisce il suo approccio «scientifico di matrice “francese”», tanto da averlo portato «a stimolare la nascita del Rapporto di Attività (sempre con il supporto dell’Ufficio R&D e del Comitato Tecnico stesso), l’annuario che raccoglie e sintetizza i lavori di monitoraggio e di ricerca svolti in ambito consortile, con il contributo di diversi atenei». Altre importanti innovazioni alle quali l’ex direttore generale ed enologo di Quadra ha prestato il suo contributo, sempre in seno al Consorzio Franciacorta, «vedranno presso la luce».
«ESSERE PRODUTTORI SOLO IN CHIAVE BUSINESS NON BASTA PIÙ»
Negli ultimi anni, Mario Falcetti ha intensificato le relazioni con diverse realtà transalpine, in primis la Champagne, apportando a più riprese il proprio contributo come relatore. In questo contesto, ha contribuito a portare in Franciacorta, o meglio a Brescia, la seconda edizione dello Sparkling Wine Forum, un partecipato e dinamico incontro di carattere tecnico-scientifico per il settore spumantistico.
«Il nostro settore sta cambiando rapidamente – conclude Mario Falcetti – e sta ridefinendo i propri paradigmi valoriali. Essere produttori solo in chiave business non credo possa più bastare. Occorre una visione strategica di lungo periodo, implementare ricerca, innovazione, valori di sostenibilità etica ed ambientale. La mia mente, per come si muove, non può certo accontentarsi di “gestire” una navigazione di conserva. Meglio sempre il mare aperto, le onde alte, inseguendo un nuovo, bellissimo approdo».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
erbamat quadra franciacorta Erbamat dilemma Franciacorta al bivio sul vitigno autoctono mario falcetti spronta colleghi produttori
Due squadre, anzi due “parrocchie”: sostenitori e detrattori. Ad oltre vent’anni dall’inizio delle prime sperimentazioni, l’Erbamat continua a dividere la Franciacorta tra produttori che investono in nuovi impianti (ancora pochissimi) e generale scettiscismo (il sentimento imperante). A dirlo sono i dati del vigneto dell’Erbamat, ancora inchiodati nel 2024 tra i 10 e i 12 ettari. Una cifra irrisoria, se si considera che il vitigno è stato riscoperto negli anni Ottanta, quando si pensava di poterne ottenere dei vini bianchi fermi, più che degli spumanti. Risale invece agli anni Novanta la consacrazione dell’Erbamat come varietà «capace di apportare acidità e finezza alle cuvée»: parola del Centro Vitivinicolo Provinciale di Brescia che, in collaborazione con il professor Attilio Scienza, era arrivato a una conclusione che molti sembrano ancora ignorare. Soprattutto quando si accosta il termine «finezza» all’Erbamat, noto per lo più per l’alto contenuto di acido malico.
Del 2023 l’identificazione dei primi due cloni certificati, che potrebbero dare ulteriore spinta alla sperimentazione. «Il progetto Erbamat è stato avviato un po’ “a porte chiuse”, con il coinvolgimento di un numero limitato di aziende che ne hanno fatto quasi un vessillo, mentre molte altre cantine si sono sentite un po’ tagliate fuori almeno in quella fase, iniziando così, per certi versi, a “remare contro” e portando avanti ancora oggi dello scetticismo», ammette a winemag.it Mario Falcetti, dal 2022 coordinatore del Gruppo di lavoro Ricerca e Sviluppo del Consorzio Tutela del Franciacorta, nonché direttore ed enologo di Quadra Franciacorta. «Io stesso ero tra i grandi scettici – continua – perché sostanzialmente si assaggiavano vini diversi, di aziende diverse, prodotti in annate diverse, con composizioni varietali, assemblaggi e tipi di affinamento differenti. Quindi era difficile trarre un filo conduttore».
L’ERBAMAT TRA CURIOSITÀ E SCETTICISMO IN FRANCIACORTA
Alla fine, però, ha vinto la curiosità a casa di una delle cantine più meticolose e all’avanguardia della denominazione, non a caso dirette da uno degli enologi più preparati e controcorrente d’Italia. L’occasione per il primo impianto di Erbamat di Quadra arriva nel 2021, quando emerge la necessità di reimpostare il vigneto sul tetto della moderna cantina di Via Sant’Eusebio, 1 a Cologne (Bs). Un piccolo appezzamento con terreno di riporto, che Falcetti decide di dedicare all’antica varietà autoctona bresciana.
«Nel 2022 – spiega – i primi grappolini ci hanno consentito di realizzare una micro vinificazione: abbiamo ottenuto 150 bottiglie, che assaggiamo in test interni o confronti con esperti del settore, senza nessuna velleità commerciale. Oggi, a maggio 2024, hanno circa un anno di permanenza sui lieviti. Con lavendemmia 2023 dell’Erbamat, più generosa, abbiamo applicato il protocollo di vinificazione “Franciacorta”: vendemmia manuale, pressatura soffice e fermentazione nelle medesime vasche della gamma Quadra. Nei prossimi giorni ne faremo una tiratura un po’ più importante: circa un migliaio di bottiglie, che intendiamo mettere in commercio a un prezzo capace di convincere i curiosi all’assaggio, per amplificare il messaggio dell’Erbamat tra i tanti visitatori che già ce lo chiedono».
L’ERBAMAT DI QUADRA FRANCIACORTA: LA DEGUSTAZIONE
Erbamat Quadra Franciacorta Degustazione con mario falcetti 2022 2023 tasting notes 1
Erbamat Quadra Franciacorta Degustazione con mario falcetti 2022 2023 tasting notes 2
Degustate in anteprima, i due millesimi di Erbamat di Quadra (entrambi in purezza e non dosati) appaiono diversi tra loro pur registrando tenore alcolico e acidità simle (10,50/10,80% vol. e 8 g/l). La 2022 inizia oggi a distendersi nel calice, presentando un deciso profilo “semi-aromatico” mai avvertito in altri campioni del vitigno, prodotti da altre cantine. Molto lontano dall’idea del Franciacorta, si lascia apprezzare a partire dal secondo sorso, per il sostanziale equilibrio tra la componente “aromatica”, davvero non sottovalutabile e fine, e la verve fresca e masticabile – più che tagliente – dell’acidità. Uno spumante, in definitiva, di assoluta dignità.
La base 2023 dell’Ebamat di Quadra, incredibilmente (o forse no), appare più vicina all’idea di Franciacorta di quanto si possa immaginare. Il profilo semi-aromatico è più attenuato e la percezione della sapidità – presente anche nel 2022 – fa il paio con la freschezza, sul fronte delle “durezze”. Ancora una volta c’è equilibrio, sapore, carattere deciso. E non manca, per l’appunto, una certa “identità territoriale”, specie se si pensa all’approccio di Quadra al Franciacorta e all’assoluta riconoscibilità dello stile della cantina situata all’ombra del Monte Orfano. Il tutto al netto della differenza tra il vitigno ancestrale e le varietà Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco. Per tirare le somme, un altro spumante più che mai promettente e da provare.
«Ovviamente – precisa Mario Falcetti – trattandosi di spumanti 100% Erbamat non possono aderire alla denominazione Franciacorta e la 2023 sarà necessariamente messa in commercio come VSQ. Il senso di queste bottiglie è capire il potenziale dell’Erbamat. Al di là che incuriosito, nel mio ruolo di direttore aziendale, mi sento particolarmente investito del ruolo di investigazione e di valorizzazione dell’Erbamat, in qualità di coordinatore del Gruppo di lavoro Ricerca e Sviluppo del Consorzio Tutela. Voglio essere un ponte tra questo team e il Consiglio di amministrazione e mi piacerebbe che questo tipo di esperienza non avesse padroni, promotori unici o ricettori del concetto che sta alla base dell’Erbamat. Vorrei che questo tema fosse visto come un campo neutro di confronto, sul quale affidarsi semplicemente al bicchiere».
FRANCIACORTA, SENTI FALCETTI: «DUE MOTIVI PER CREDERE NELL’ERBAMAT»
Perché altre aziende dovrebbero investire nell’Erbamat? «Abbiamo un’acidità che mantiene una gran persistenza anche in un periodo di raccolta così ritardato – risponde Falcetti – che quindi, con i cambiamenti climatici, diventerà sempre più un patrimonio. L’altro aspetto che io giudico interessante in un’ottica futura di vini più aderenti alle esigenze del consumatore, o al cambiamento del gusto, è che l’Erbamat non è una macchina da accumulo zuccherino come il Pinot Noir o lo Chardonnay: fatica a raggiungere gli 11 gradi in volume naturali, perfetti per le nostre basi Franciacorta».
«Lo osservo con la neutralità del ricercatore – aggiunge Falcetti – cercando di avere risposte dalla pianta e dal bicchiere. Mi auguro possa fare proseliti, non tanto perché auspico o immagino uno stravolgimento del panorama ampelografico della Franciacorta, ma in quanto la percentuale del 10% massimo nella cuvée stabilita nel 2017 dal disciplinare potrebbe essere aumentata. E mi riferisco, in particolare, alle cuvée della tipologia Brut, alle quali potrebbe dare un contributo senza andare a spostare gli equilibri ai quali siamo abituati».
BRESCIANINI SULL’ERBAMAT: «ANCORA PRESTO, MA ALL’ESTERO È GIÀ UNA CHANCE»
Silvano Brescianini, presidente del Consorzio Franciacorta e ceo di Barone Pizzini – foto credits Vinitaly International
Sull’argomento interviene anche Silvano Brescianini, in duplice veste: quella di presidente del Consorzio Tutela del Franciacorta e di direttore generale di Barone Pizzini, che dal 2008 ha impiantato il vitigno autoctono bresciano ed è tra le aziende che stanno sperimentando di più sulla varietà: «Ho sempre sostenuto che l’Erbamat è un regalo che ci fa la storia: non capita a tutti di trovare un vitigno già presente nel bresciano sin dalla metà del Cinquecento».
«Inoltre – continua – è anche una varietà che ha caratteristiche “tecniche” interessanti per fare Franciacorta. Oggi si parla solo della sua acidità, ma un altro aspetto molto interessante è il suo basso contenuto di polifenoli: in parole povere, non ha sostanze che “invecchiano”. Ossida molto poco. Dunque, più si aumenta la percentuale di Erbamat, più cresce la necessità di far perdurare l’affinamento sui lieviti, perché ha una sorta di “effetto antiage”. Lo stiamo studiando e abbiamo solo una possibilità all’anno, ovvero la vendemmia, per fare progressi in termini analitici. Oggi, come presidente della Franciacorta, mi sento di dire che ci stiamo mettendo il nostro impegno per capire se il vitigno possa dare maggiore personalità alle nostre cuvée».
«Come produttore, per conto di Barone Pizzini – aggiunge Silvano Brescianini – mi sento invece di dire che la varietà è molto interessante e che, a mio avviso, in un’epoca in cui lo storytelling ha un certo valore, soprattutto all’estero, parlare di una varietà presente nel Bresciano sin dal Cinquecento e sottolineare che i nostri Franciacorta possono essere ottenuti da un vitigno che abbiamo solo noi, è un aspetto da non sottovalutare. Posso assicurare che a New York, parlare di Erbamat, fa un certo effetto e gli Stati Uniti sono un nostro mercato che non si può sottovalutare». Una storia, insomma, ancora tutta da scrivere.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
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