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Siccità, 3 miliardi di euro di danni: Po in secca, laghi e fiumi svuotati

Siccità, 3 miliardi di euro di danni Po in secca, laghi e fiumi svuotati

Sale a 3 miliardi di euro il conto dei danni causati dalla siccità che assedia città e campagne. Tra autobotti e razionamenti, il Po è in secca peggio che a Ferragosto, laghi e fiumi sono svuotati e i campi arsi. I raccolti bruciano sui terreni senz’acqua ed esplodono i costi per le irrigazioni di soccorso per salvare le piantine assetate e per l’acquisto del cibo per gli animali, con i foraggi bruciati dal caldo.

È quanto afferma la Coldiretti nel tracciare l’ultimo drammatico bilancio di un 2022 segnato fino ad ora da precipitazioni praticamente dimezzate e produzioni agricole devastate. Un panorama rovente che peggiora con l’ondata di calore che porta le temperature oltre i 40 gradi con le falde sempre più basse mentre si moltiplicano le ordinanze dei comuni per il razionamento dell’acqua.

In questa situazione di profonda crisi idrica, denuncia Coldiretti, «oltre a prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese agricole per i danni subiti è necessario agire nel breve periodo per definire le priorità di uso dell’acqua disponibile».

La precedenza, sempre secondo la confederazione, va data al settore agricolo «per garantire la disponibilità di cibo, in un momento in cui a causa degli effetti della guerra in Ucraina l’Italia ha bisogno di tutto il suo potenziale produttivo nazionale».

SICCITÀ, LETTERA DI COLDIRETTI A DRAGHI

Parole che il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha confermato nella lettera al presidente del Consiglio, Mario Draghi. «Accanto a misure per immediate per garantire l’approvvigionamento alimentare della popolazione –  si legge nella missiva – appare evidente l’urgenza di avviare un grande piano nazionale per gli invasi che Coldiretti propone da tempo».

a fronte di una crisi idrica la cui severità si appresta a superare quanto mai registrato dagli inizi del secolo scorso, venga poi dichiarato al più presto lo stato di emergenza nei territori interessati con l’intervento del sistema della Protezione civile per coordinare tutti i soggetti coinvolti, Regioni interessate, Autorità di bacino e Consorzi di bonifica, e cooperare per una gestione unitaria del bilancio idrico».

Una richiesta fatta propria anche dalle Regioni, con l’appello al Governo per lo stato di emergenza nel Nord Italia e per avere il supporto a livello nazionale della Protezione Civile.

UN QUARTO DELL’ITALIA A RISCHIO DESERTIFICAZIONE

Sempre secondo Coldiretti, più di un quarto del territorio nazionale (28%) sarebbe a rischio desertificazione, con una situazione di grave siccità che riguarda le regioni del Sud e del Nord. La grande sete minaccia un territorio del bacino padano che rappresenta più del 30% del Made in Italy agroalimentare.

Il Po, al Ponte della Becca (Pavia), è a -3,3 metri rispetto allo zero idrometrico. Un livello più basso di quello raggiunti a Ferragosto 2021. La siccità che colpisce così i raccolti, dal riso al girasole, dal mais alla soia, ma anche le produzioni di grano e di altri cereali e foraggi per l’alimentazione degli animali.

L’assenza di precipitazioni aggrava la situazione di dipendenza dell’Italia dall’estero, sul fronte di diverse materie prime. Il Bel paese produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 53% del mais per l’alimentazione delle stalle.

Non va meglio per grano duro per la pasta (56%) ed orzo (73%). «Una emergenza nazionale che riguarda coltivazioni ed allevamenti travolti da una catastrofe climatica che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003 che ha decimato le produzioni agricole nazionali».

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Lotta al cancro, Beca: approvata tra polemiche relazione che equipara vino a sigarette

La Commissione BecaThe Special Committee on Beating Cancer del Parlamento europeo ha approvato la Relazione sul Piano europeo di lotta al cancro che dovrà essere votata dall’Assemblea nelle prossime settimane. A nulla sono serviti gli allarmi lanciati dalle associazioni del settore del vino, in merito alla sostanziale equiparazione tra vino, alcolici e sigarette come potenziali veicoli di tumori.

In campo oggi anche Federvini che, sulla scorta di Ceev, ribadisce «l’importanza di basate su evidenze scientifiche evitando scorciatoie e semplificazioni ideologiche di stampo proibizionistico».

Federvini ritiene grave l’affermazione, contenuta nella relazione votata oggi dalla Commissione Beca, secondo cui «non esiste un livello sicuro di consumo di alcol». I dati scientifici a sostegno di tale affermazione sono «isolati, deboli e contestati anche da molti esponenti della stessa comunità scientifica».

Introducendo un riferimento all’assenza di un livello sicuro di consumo di bevande alcoliche – spiega Vittorio Cino, direttore generale di Federvini – la Commissione del Parlamento europeo ha addirittura fatto un passo indietro rispetto all’European beating cancer plan della Commissione europea, che invece prevedeva una chiara differenza tra consumo moderato ed abuso».

«DEMONIZZATI QUASI TRE MILLENNI DI STORIA»

«Il voto di oggi – sottolinea Cino – rischia invece di legittimare una posizione tesa a demonizzare quasi tre millenni di storia, cultura e tradizione della civiltà del bere italiana.  Cultura che per noi vuol dire convivialità, socialità, nell’ambito della Dieta mediterranea».

Il documento approvato dal Parlamento Europeo prevede raccomandazioni che vanno dall’introduzione di health warnings in etichetta, all’innalzamento generalizzato di accise e tasse sui prodotti alcolici. Sino a limiti da porre alla promozione e alla pubblicità, in particolare con riferimento alle manifestazioni sportive.

Si va concretizzando il rischio, già paventato da Federvini insieme alle sue associazioni di riferimento europee, come appunto Ceev – Comité Vins e spirits Europe, che «posizioni ideologiche radicali si traducano in decisioni che, lungi dal contrastare efficacemente l’abuso, colpiscono una fondamentale filiera produttiva agroalimentare italiana».

BECA, RELAZIONE APPROVATA TRA LE POLEMICHE

Nel mirino finisce inoltre «la stragrande maggioranza dei consumatori che si rapportano in maniera corretta e responsabile al mondo dei vini, degli aperitivi, degli amari, dei liquori e dei distillati». «Ci appelliamo alle forze politiche italiane presenti nel Parlamento Europeo – dichiara Micaela Pallini, Presidente di Federvini – affinché possano essere superati almeno gli aspetti più radicali di questo documento in occasione del passaggio in Assemblea plenaria, prevista nelle prime settimane del nuovo anno».

Questo è solo l’ultimo di una serie di tentativi che provano ad introdurre misure penalizzanti e discriminatorie nei confronti dei nostri prodotti: ecco perché invitiamo il Governo ad aprire un tavolo di confronto permanente tra Ministero dell’Agricoltura, Ministero della Salute e Ministero degli Esteri per definire al meglio una posizione italiana di equilibrio e moderazione, in vista dei prossimi appuntamenti internazionali».

«Dal Nutriscore allo zucchero, dalle carni rosse ai formaggi ai prodotti alcolici – conclude la numero uno di Federvini – molte categorie di prodotti ed un intero modello di consumo e stile di vita italiano, è messo sotto attacco. Chiediamo inoltre che il Governo tutto, al di là dei Ministeri competenti, a partire dal Presidente del Consiglio Mario Draghi, inserisca questo dossier tra quelli prioritari nell’agenda istituzionale dei prossimi mesi».

Vino e alcolici banditi nella lotta al cancro: produttori europei preoccupati dalle misure Ue

LA POSIZIONE DI COLDIRETTI

Sull’approvazione da parte del Parlamento europeo della relazione della Commissione Beca – The Special Committee on Beating Cancer interviene oggi anche Coldiretti. «È del tutto improprio assimilare l’abuso di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino», tuona il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

La relazione dell’Europarlamento «colpisce ingiustamente il vino Made in Italy che ha conquistato la leadership in Europa per produzione ed esportazioni con un fatturato record di 12 miliardi nel 2021 – continua -. Il vino in Italia è diventato anzi l’emblema di uno stile di vita “lento”, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre proprio all’assunzione sregolata di alcol».

«Il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini – evidenzia Prandini – non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate. L’equilibrio nutrizionale va infatti ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo condannando lo specifico prodotto».

BECA: PREOCCUPATA ANCHE ALLEANZA COOPERATIVE AGROALIMENTARI

Malumori per Beca anche da parte di Alleanza Cooperative Agroalimentari. «Anche se non siamo ancora davanti a proposte legislative concrete – commenta Luca Rigotti, coordinatore del settore Vitivinicolo – la votazione odierna del The Special Committee On Beating Cancer rappresenta un elemento di grande preoccupazione per il comparto vitivinicolo e per i Paesi produttori».

Introdurre il principio “no safe level” è assolutamente equivoco per il consumatore, oltre che dannoso per un intero settore che guida, in termini di commercio estero e di fatturato, il comparto agroalimentare Made in Italy».

«L’auspicio – conclude Rigotti – è che quando il dossier passerà nelle mani dell’aula plenaria del Parlamento Europeo, gli eurodeputati introducano elementi di maggiore equilibrio che mettano nella giusta prospettiva il consumo del vino, senza demonizzare il prodotto come tale”, conclude il Coordinatore vino di Alleanza Cooperative Agroalimentari».

LA POSIZIONE DEL BECA -THE SPECIAL COMMITTEE ON BEATING CANCER

L’istituzione del Beca – The Special Committee On Beating Cancer risale al 2020. «Questo comitato mette in risalto l’importanza della lotta contro il cancro per il futuro dell’Ue», spiegava nel settembre dello scorso anno Bartosz Arłukowicz, a capo del Comitato.

Si stima che nel 2020 saranno diagnosticati 2,7 milioni di nuovi casi di cancro e 1,3 milioni di persone saranno morte di cancro nell’UE. Si prevede che oltre 100 milioni di europei riceveranno una diagnosi di cancro nei prossimi 25 anni. Queste cifre mostrano l’immensa portata del problema che ci aspetta».

«L’impegno dei membri del Parlamento europeo nella creazione di un quadro comune di lotta al cancro è un’espressione della nostra solidarietà – continuava Bartosz Arłukowicz – ma anche della nostra responsabilità per il benessere dei nostri concittadini europei. Dovremmo sostenere i ricercatori, i medici, gli infermieri, gli assistenti sociali e fornire un aiuto concreto ai pazienti che lottano contro il cancro e a quelli che ne sono usciti».

Il tutto nell’annunciare che i successivi 12 mesi sarebbero stati «dedicati a stabilire una serie di raccomandazioni concrete per gli Stati membri e le istituzioni dell’Ue», al fine di «rafforzare la nostra resistenza contro il cancro». Una visione che si scontra con il Made in Italy. Nel terreno della pratica e della stessa scienza.

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Decreto Pratiche sleali, Mipaaf: stop vendita agroalimentare sotto ai costi di produzione

Riguarda anche il settore agroalimentare il Dl Pratiche sleali approvato in queste ore dal Consiglio dei Ministri. Non sarà più possibile «imporre condizioni contrattuali eccessivamente gravose, come la vendita di prodotti agricoli/alimentari a prezzi al di sotto dei costi di produzione».

«Vengono così definitivamente riequilibrati i rapporti di forza tra le parti negli scambi commerciali, garantendo una posizione più equa per gli agricoltori e i produttori», è il commento del Mipaaf. Più in generale, lo schema di decreto legislativo vieta le pratiche sleali nei rapporti commerciali della filiera agroalimentare. Sia tra imprese che in materia di commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari, a prescindere dai rispettivi fatturati dei contraenti.

AGROALIMENTARE: PIÙ TRASPARENZA NEGLI ACCORDI DI FORNITURA

Il Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (Icqrf) è designato quale autorità nazionale di contrasto. Sarà deputata all’attività di accertamento delle violazioni delle disposizioni previste.

Un altro incarico per l’Icqrf, dopo il recente annuncio dell’accordo con Amazon, per l’inasprimento dei controlli sulle violazioni dei marchi Dop e Igp italiani. Il Dl Pratiche sleali prevede l’introduzione di un livello minimo di tutela comune a tutta l’Unione europea.

NORME COMUNI IN TUTTA L’UNIONE EUROPEA

Comprende un elenco di pratiche commerciali sleali vietate e un elenco di pratiche che saranno autorizzate solo se concordate in termini chiari e univoci al momento della conclusione dell’accordo di fornitura.

L’approvazione del decreto Pratiche sleali da parte del Consiglio dei ministri è frutto del recepimento della direttiva europea. È stata proposta dal Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi e dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Stefano Patuanelli, di concerto con i Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, della Giustizia, dell’Economia e delle Finanze e del Ministro dello sviluppo economico.

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Vendita diretta vino e prodotti agroalimentari: governo verso la semplificazione

La semplificazione della vendita diretta di vino, in cantina, così come di tutti gli altri prodotti agroalimentari da parte delle imprese agricole, è una delle priorità del nuovo governo guidato da Mario Draghi.

Lo ha chiarito il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Stefano Patuanelli, nel presentare ieri, martedì 9 marzo, le linee programmatiche del Mipaaf alla Commissione Agricoltura del Senato.

«La vendita diretta – ha dichiarato Patuanelli – è un’attività insostituibile e voce ogni giorno più importante per le imprese agricole, sempre più attente ad avere un rapporto diretto e di fiducia con i consumatori».

Si deve intervenire per semplificare le procedure, attraverso un miglioramento delle normative già oggi in essere e con nuove risorse per stimolare la nascita dei farmers market».

Più in generale, Patuanelli ha precisato che il governo ha intenzione di compiere «un lavoro mirato che dovrà essere svolto per le singole esigenze settoriali in ragione delle peculiarità di ciascuno».

Un riferimento implicito ai tavoli di filiera, come quelli su grano e pasta, olio, agrumi, zootecnico, birra, canapa, frutta in guscio, vino, ortofrutta, per citarne solo alcuni.

«Tutti – ha commentato il titolare del Mipaaf – rappresentano senza dubbio gli strumenti più adatti per la programmazione di interventi in grado di apportare valore aggiunto ai soggetti coinvolti e per operare scelte condivise e calibrate alle diverse realtà».

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Gruppo Italiano Torrefattori Caffè lancia l’allarme: perso il 40% di fatturato nel 2020

Gruppo Italiano Torrefattori Caffè (Gitc), associazione che riunisce 225 imprese del settore, ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio Mario Draghi e ai Ministeri in cui prende posizione contro la mancanza di prospettiva e di proporzionalità delle ultime misure restrittive e si fa portavoce di un’intera filiera italiana ormai sull’orlo del baratro.

Arriva ad un picco del 40% la perdita del fatturato nel 2020 per il comparto del caffè, vera eccellenza del Made in Italy nel mondo, che soffre insieme alla ristorazione delle limitazioni imposte nel corso dell’emergenza sanitaria da Covid-19.

Ad impedire ancora oggi la ripresa e l’organizzazione del settore Horeca sono soprattutto gli orizzonti temporali di massimo due settimane dettati dagli ultimi decreti, che non consentono alcun margine di programmazione per i pubblici esercizi. Uno scenario allarmante che annienta la possibilità di fronteggiare lo tsunami economico che sta travolgendo bar, ristoranti, hotel e tutte le filiere collegate, che nel 2019 rappresentavano il 18% del Pil italiano.

«A tutela delle Torrefazioni italiane e vicini ai pubblici esercizi, abbiamo interpellato il Presidente del Consiglio e i Ministeri di competenza affinché si impegnino ad agire ora, per arginare l’ondata di fallimenti che rischia di diventare inarrestabile», afferma Alessandro Bianchin, Presidente del Gruppo Italiano Torrefattori Caffè.

«Siamo disponibili ad un serio confronto – prosegue Bianchin – che porti alla revisione delle direttive e all’adozione di nuovi protocolli che permettano alle imprese di programmare e di lavorare. Non è più sostenibile, a quasi un anno dallo scoppio dell’emergenza sanitaria, continuare ad adottare un metodo che non consente alcun margine di programmazione per gli imprenditori, dettando aperture e chiusure da un giorno all’altro».

Tendendo una mano a sostegno della ristorazione Gitc porta in evidenza a Draghi e ai Ministeri dell’Economia e Finanze, Sviluppo Economico, Politiche Agricole Alimentari e Forestali il malcontento diffuso tra i commercianti e sottolinea come le nuove disposizioni stiano assumendo ormai un sapore oppressivo e punitivo per i pubblici esercizi.

Tra le proposte avanzate dal Gruppo Italiano Torrefattori Caffè, vi è l’ampliamento delle fasce orarie di fruizione per evitare il rischio di assembramenti, connesse ad accessi contingentati e su prenotazione per determinati tipi di servizi. Un modo per garantire il distanziamento e il tracciamento, pur permettendo ai ristoratori di lavorare.

Nella lettera sono quattro i punti di interesse sui quali Gitc accende l’attenzione: più chiarezza e certezza sui ristori, indennizzi e maggior inclusione a beneficio delle filiere collegate e quindi delle torrefazioni del caffè, apertura dei pubblici esercizi con un ampliamento della fascia oraria anche a condizione di nuovi e aggiornati protocolli, inserimento del caffè espresso italiano nel contributo a fondo perduto Mipaaf dedicato al canale Horeca per l’acquisto di prodotti italiani.

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Gruppo Italiano Torrefattori Caffè: «Il settore è sull’orlo del baratro»

È con una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio Mario Draghi e ai Ministeri che Gruppo Italiano Torrefattori Caffè (Gitc), associazione che riunisce 225 imprese del settore, prende posizione contro la mancanza di prospettiva e di proporzionalità delle ultime misure restrittive e si fa portavoce di un’intera filiera italiana ormai sull’orlo del baratro.

Arriva ad un picco del 40% la perdita del fatturato nel 2020 per il comparto del caffè, vera eccellenza del Made in Italy nel mondo, che soffre insieme alla ristorazione delle limitazioni imposte nel corso dell’emergenza sanitaria da Covid-19.

Ad impedire ancora oggi la ripresa e l’organizzazione del settore Horeca sono soprattutto gli orizzonti temporali di massimo due settimane dettati dagli ultimi decreti, che non consentono alcun margine di programmazione per i pubblici esercizi. Uno scenario allarmante che annienta la possibilità di fronteggiare lo tsunami economico che sta travolgendo bar, ristoranti, hotel e tutte le filiere collegate, che nel 2019 rappresentavano il 18% del Pil italiano.

«A tutela delle Torrefazioni italiane e vicini ai pubblici esercizi, abbiamo interpellato il Presidente del Consiglio e i Ministeri di competenza affinché si impegnino ad agire ora, per arginare l’ondata di fallimenti che rischia di diventare inarrestabile», afferma Alessandro Bianchin, Presidente del Gruppo Italiano Torrefattori Caffè.

«Siamo disponibili ad un serio confronto – prosegue Bianchin – che porti alla revisione delle direttive e all’adozione di nuovi protocolli che permettano alle imprese di programmare e di lavorare. Non è più sostenibile, a quasi un anno dallo scoppio dell’emergenza sanitaria, continuare ad adottare un metodo che non consente alcun margine di programmazione per gli imprenditori, dettando aperture e chiusure da un giorno all’altro».

Tendendo una mano a sostegno della ristorazione Gitc porta in evidenza a Draghi e ai Ministeri dell’Economia e Finanze, Sviluppo Economico, Politiche Agricole Alimentari e Forestali il malcontento diffuso tra i commercianti e sottolinea come le nuove disposizioni stiano assumendo ormai un sapore oppressivo e punitivo per i pubblici esercizi.

Tra le proposte avanzate dal Gruppo Italiano Torrefattori Caffè, vi è l’ampliamento delle fasce orarie di fruizione per evitare il rischio di assembramenti, connesse ad accessi contingentati e su prenotazione per determinati tipi di servizi. Un modo per garantire il distanziamento e il tracciamento, pur permettendo ai ristoratori di lavorare.

Nella lettera sono quattro i punti di interesse sui quali Gitc accende l’attenzione: più chiarezza e certezza sui ristori, indennizzi e maggior inclusione a beneficio delle filiere collegate e quindi delle torrefazioni del caffè, apertura dei pubblici esercizi con un ampliamento della fascia oraria anche a condizione di nuovi e aggiornati protocolli, inserimento del caffè espresso italiano nel contributo a fondo perduto Mipaaf dedicato al canale Horeca per l’acquisto di prodotti italiani.

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Il nuovo premier Mario Draghi? Ama il vino siciliano e beve Mandrarossa Settesoli

Nel caos politico delle ultime ore, una notizia che – almeno parzialmente – rassicura gli italiani: il nuovo premier incaricato Mario Draghi non è astemio. Anzi, ama il vino, in particolare quello siciliano di Mandrarossa Settesoli. A confermalo è Maria Isolina Catanese, ex agente della nota cooperativa di Menfi che nel 2016 ha viaggiato in aereo, sulla tratta Roma-Francoforte, proprio con Mario Draghi. In classe Economy.

Un episodio che la 43enne siciliana, originaria proprio di Menfi, la splendida “contea” della provincia di Palermo che ospita la storica cantina della trinacria, ha condiviso sui social per diffondere un messaggio di speranza e fiducia per gli italiani.

«Il mondo non ha bisogno del mio post – si legge – ma io lo scrivo ugualmente. Oggi sono felice di sapere che questo Grande Uomo, allo stesso tempo così semplice e umile, si prenderà cura del nostro Paese. E poi, in fondo in fondo, volevo solo raccontarvi che un giorno ho incontrato Mario Draghi… E mi ha fatto una buona impressione!».

Ben dettagliato il racconto di Maria Isolina Catanese. «Nel 2016 – spiega – in una delle mie trasferte Roma – Francoforte, ho provato lo stupore di trovarmi accanto, in classe Economy, un compagno di viaggio molto particolare: Mario Draghi».

Fila 8. Io 8A, le nostre borse all’8B, lui all’8C. Dopo il decollo ci siamo girati contemporaneamente a prendere i nostri rispettivi iPad. Io sono rimasta in silenzio per un po’, facevo finta di lavorare, ma poi non ce l’ho più fatta e mi sono girata verso di lui a chiedere, quasi sottovoce: “Mi scusi… ma io … ho l’onore di viaggiare con il prof. Mario DRAGHI??” … “Ed in classe economy??”

È stata una domanda così spontanea da suscitare in lui una sincera risata. Infatti mi ha prontamente risposto: “E perché no?”… ed io sgranando gli occhi gli dissi: “Ma Lei ha visto chi è seduto in prima classe?!”

Gli ho strappato un’altra risata e poi, a sorpresa ha messo via l’iPad ed abbiamo iniziato a chiacchierare. Mi ha chiesto innanzitutto se andavo a Francoforte per studio o per lavoro. “Per lavoro”, gli risposi, piena di orgoglio! Quello infatti è stato uno degli ultimi viaggi in cui portavo in giro per il mondo il frutto del lavoro della mia terra natía: Settesoli – Mandrarossa.

Con grande stupore da parte mia, lui conosceva benissimo la storia della cantina. Conosceva altrettanto bene l’opera compiuta da Diego Planeta, fu lui infatti a nominarmelo per primo. Poi con tanta semplicità mi raccontò delle sue vacanze in Sicilia con la moglie l’estate precedente; le impressioni sulla nostra terra e di quanto fosse meravigliosa; e così via… un continuo semplice scambio di racconti fino all’arrivo a Francoforte».

Il racconto dell’ex agente di Mandrarossa Settesoli continua: «Appena atterrati mi disse: “Dunque, riassumendo: se io vado in un ristorante a Francoforte e chiedo una bottiglia di Settesoli sarà opera sua?”… “Non proprio” gli dissi, “comunque vengo qui per far crescere la conoscenza del marchio”».

Così tirai fuori il mio biglietto da visita precisando che non mi sarei aspettata una corrispondenza ma era solo per ricordare ‘eventualmente’ il brand scritto su quel biglietto. Al ristorante ‘eventualmente’ avrebbe dovuto chiedere di quel marchio mentre nella grande distribuzione avrebbe trovato Settesoli. Tutto chiaro».

Ci siamo salutati cordialmente. Lui mi ha augurato buona fortuna, poi sono arrivati degli uomini in abito scuro che lo hanno scortato fino ad una porta secondaria del finger.

Rientrando in Sicilia, dopo il mio viaggio, chiesi il permesso alla direzione di inviare una 3L di Cartagho alla Banca Centrale Europea. Qualcuno mi assecondò. Altri mi risero dietro.

Io però non avevo un indirizzo quindi cercai su Google “BCE contatti” (le mie soluzioni semplici a cose complesse). Mi rispose una segretaria, esposi la mia richiesta e lei mi passò un altro interno.

Mi rispose un’altra segretaria. Lasciai le mie generalità, raccontai del volo e del motivo del regalo; diedi il numero di volo; il n. di sedile; quello mio; quello del Prof. Draghi, e spiegai che a nome della cantina desideravo omaggiarlo con il frutto del lavoro dei nostri agricoltori come da racconto in aereo.

La signorina mi fece attendere qualche minuto al telefono e poi mi disse che potevo inviare il regalo all’indirizzo che mi avrebbe fornito e che il dono non doveva superare il valore certificato di € 50.

Il racconto dell’incontro di Maria Isolina Catanese con il premier Mario Draghi continua: «Chiesi un certificato scritto al magazzino che a sua volta organizzò velocemente la spedizione! Io scrissi due righe di mio pugno facendo riferimento alla sua richiesta in aereo e, a nome di tutti, in carta intestata Settesoli/Mandrarossa, inviammo la Jeroboam di Cartagho. Fine.

Un incontro a lieto fine. «Circa quindici giorni dopo – continua Catanese – al ritorno da un altro viaggio di lavoro, trovai come sempre la posta ammassata sulla mia scrivania. Tutta pubblicità! Stavo per differenziare il contenuto nelle pattumiere quando all’improvviso… Eccola! Una busta BCE… Non mi aspettavo una risposta a dire il vero. Invece, apro la busta e trovo i suoi ringraziamenti. Rigorosamente scritta a mano… Da lui e non da altri, perché quella firma la conosciamo tutti… È su tutte le banconote».

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