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Verdeca, Fiano, Chardonnay, Vermentino: i bianchi di Notte Rossa e come sceglierli

vini bianchi estate Verdeca Fiano Chardonnay Vermentino vini bianchi Notte Rossa come sceglierli supermercatoVini bianchi per l’estate e non solo? Nei migliori supermercati, da nord a sud, ecco Verdeca, Fiano, Chardonnay, Vermentino di Notte Rossa, cantina che da anni, ormai, porta con continuità sulle tavole degli italiani i sapori e i profumi del Salento. Ma come scegliere l’etichetta giusta per i propri gusti nell’ampia gamma di vini bianchi Notte Rossa? La premessa è che Verdeca, Fiano, Chardonnay e Vermentino sono tutti vini dal modesto contenuto di alcol (12,5% vol.), molto freschi sapidi, dunque facili da bere. Caratteristiche che li rendono perfetti per la stagione più calda dell’anno, ma anche per pranzi leggeri a base di piatti di mare o per accompagnare spuntini salati, tutto l’anno. Un’ottima alternativa agli spumanti Notte Rossa, sempre più scelti dagli amanti delle bollicine.

Scegli Verdeca Puglia Igp 2023 Notte Notte Rossa se… 

Lavorata per valorizzare al meglio la delicatezza delle note floreali e la sua mineralità, la Verdeca Notte Rossa è ideale con la cucina di mare. Si abbina perfettamente a frutti di mare, crostacei e pesci accompagnati da salse leggere. Naso molto intenso, floreale fresco, agrumato, frutta esotica come ananas, melone, papaya, tocco di erbe della macchia mediterranea in sottofondo. Al palato un’ottima corrispondenza, con una sorprendente freschezza e una buona mineralità a sostenere i ritorni di frutta già avvertita al naso, che si ripresentano con altrettanta intensità. Convince in particolare la vena agrumata, che rende il sorso fresco e teso. Chiusura altrettanto fresca, leggermente sapida, certamente fruttata.

Scegli il Fiano Salento Igp 2023 Notte Rossa se…

Un vino ideale per la cucina di mare: antipasti misti, crostacei crudi, primi piatti con sughi rosa di pesce. Il Fiano Salento Notte Rossa rivela un naso in cui prevalgono gli agrumi e le note di frutta esotica matura. Più in sottofondo ricordi di erbe della macchia mediterranea, che rendono intrigante il quadro e invitano all’assaggio. Sorso disteso sul frutto esotico a polpa gialla e chiusura sapida, agrumata che invoglia a farne un altro speso. Vino di gran beva, che non stanca mai.

Scegli il Chardonnay Salento Igp 2023 Notte Rossa se…

È l’ideale per accompagnare antipasti leggeri di terra (carne bianca) e di mare, ma anche primi e secondi di pesce. Da provare anche con i formaggi a pasta semidura lieve­mente stagionati. Lo Chardonnay Salento Notte Rossa presenta il naso tipico del vitigno, su ricordi di frutta a polpa bianca e gialla perfettamente matura. Un quadro elegante in cui nessuna nota prevale sulle altre, tra ricordi di mela, pesca e un accenno di melone. Sorso pieno e goloso, connotato da una incantevole morbidezza. Finale leggermente sapido, sempre appannaggio della frutta gialla. Chiusura di sipario su richiami di banana matura.

Scegli il Vermentino Salento Igp 2023 Notte Rossa se…

Ami la cucina di mare, dagli antipasti ai primi piatti con salse leggere e ai secondi di pesce? Allora il vino da scegliere al supermercato è il Vermentino Salento Notte Rossa. Ha il naso più esotico del “gruppo”, con ricordi di frutta tropicale come ananas e melone, oltre a pesca gialla e fico d’india, che ben si amalgamano alle venature aromatiche mediterranee, di rosmarino e salvia. Sorso che abbina in maniera esemplare acidità e morbidezza, prima di una chiusura sapida e asciutta, che invoglia al prossimo sorso e al prossimo boccone, per godere ancora dell’abbinamento.


Notte Rossa
S.S. 7 ter Km 16
74028 Sava (TA)

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degustati da noi news news ed eventi vini#02

Servito fresco in abbinamento al pesce: red carpet a Venezia per il Valpolicella Superiore


Valpolicella Superiore
: liberi di degustarlo così, senza dover attendere il suo invecchiamento, servito fresco, in abbinamento al pesce e a piatti di mare come tartare di ricciola, capesante, bigoli allo scoglio, risotto con le vongole e filetto di branzino alla griglia, con erbe aromatiche. Una proposta innovativa che è stata al centro di “Venezia Superiore“, la due giorni organizzata in Laguna dal Consorzio Tutela Vini Valpolicella, interamente dedicata (e intitolata) al rosso del territorio veronese.
«Vogliamo valorizzare e ampliare il consumo di Valpolicella Superiore – sintetizza il presidente Christian Marchesini – aprendo frontiere e rompendo schemi ancora presenti, per cambiare lo stile di intendere gli abbinamenti col pesce e con gli aperitivi di un vino che rappresenta poco più del 7 % della produzione».

Un percorso che l’ente di Verona ha avviato in primis con l’Amarone, dedicando una (riuscitissima) masterclass all’abbinamento con la cucina marittima internazionale, in occasione di Amarone Opera prima 2022. Ora tocca al Superiore. Un vino decantato anche da Ernest Hemingway, che si rifugiava a Locanda Cipriani, sull’Isola di Torcello, sorseggiando un calice di Valpolicella Superiore. A distanza di svariati decenni, il Consorzio ha pensato di ambientare in questo luogo magico, incastonato nell’azzurro della Laguna di Venezia, ad un’ora di motoscafo da Piazza San Marco, il nuovo capitolo del vino più rappresentativo del territorio, con una produzione di 4,8 milioni di bottiglie (sui 18,1 milioni complessivi di Valpolicella Doc, dato ufficiale riferito agli imbottigliamenti 2022) a partire dai tre vitigni principali della denominazione: Corvina, Corvinone e Rondinella.

VALPOLICELLA SUPERIORE E PESCE: L’ABBINAMENTO FUNZIONA

Ecco dunque servite capesante scottate alla griglia, bigoli di grano tenero allo scoglio, filetto di branzino alla griglia alle erbe aromatiche con verdure ai ferri e torta “Casanova” allo zabaione. In accompagnamento una wine list che includeva vini giovanissimi (vendemmia 2021) e altri di annate meno recenti, per concludere con un 2013 ancora in forma smagliante. Tutti i Valpolicella Superiore in passerella sul red carpet veneziano sono stati serviti a temperatura di 13-16 gradi, freschi e conservati in glacette refrigeranti. Pairing che hanno soddisfatto tutti, ma proprio tutti. Tanto da chiedersi se, effettivamente, gli abbinamenti classici del Valpolicella Superiore siano diventati ormai desueti.

La due giorni del Consorzio Vini Valpolicella a Venezia è proseguita a Hostaria in Certosa – Alajmo, sull’isola di Certosa. Qui è andato in scena un altro abbinamento da favola: tartare di ricciola con salsa tartara e insalata di gallinelle con Valpolicella Superiore 2021 e 2020. La finezza e la piacevolezza dei vini proposti è stata pari alla delicatezza del piatto presentato dallo chef Silvio Giavedoni e servito dal giovane team coordinato da Michele Pozzani. Che dire poi del risotto alle vongole con pomodoro, basilico e limone, a cui sono stati abbinati altri Valpolicella Superiore in grado di regalare sensazioni magiche al meglio in bocca. Il gusto tipico dello scartosso de pesse, con fiori di zucchina e salsa romesco sembrava disegnato per l’uvaggio veronese, declinato in una ricchissima wine list in cui il vino più datato risaliva al 2016.

TUTTI I PERCHÈ DEL VALPOLICELLA SUPERIORE

Spazio anche a momenti specificatamente tecnici in Laguna, nel corso di Venezia Superiore. Come sottolineato nel corso della masterclass condotta da J.C. Viens, la Valpolicella si estende in provincia di Verona, su un territorio collinare che supera i 450-500 metri  di altitudine. Da un punto di vista climatico, la zona risulta condizionata da diversi elementi, come la vicinanza al mare, al Lago di Garda e alla montagna. I vigneti sono costantemente baciati dal sole e accarezzati da correnti di aria fresca, con le escursioni termiche che giocano un altro ruolo fondamentale. Le uve allevate in Valpolicella e utilizzate per Valpolicella, Ripasso, Amarone e Recioto sono Corvina, Corvinone e Rondinella e in misura minore Molinara, Oseleta e Croatina.

Il Valpolicella Superiore viene prodotto con uve scelte nei vigneti migliori, talvolta con leggeri appassimenti che portano il vino ad alcolicità e strutture più sostenute. Vini che devono invecchiare almeno un anno. Alla vista, il vino si presenta generalmente di un colore rosso rubino, anche intenso. Al naso ha sentori di ciliegia, mandorla amara, rosa canina e spezie. Al palato sprigiona tutta la sua armonicità. È vellutato, elegante, equilibrato, fresco e piacevolmente tannico, senza eccessi. Il Valpolicella Superiore è un vino identitario, che sa esprimere la peculiarità del territorio, che rappresenta con la sua intensità e i suoi profumi in calice. Non manca una certa poliedricità delle interpretazioni.

Al di là dei tratti comuni, spostandosi da una cantina all’altra possono variare freschezza e corpo, con la presenza o meno di Oseleta o Molinara a fianco di Corvina e Corvinone, modificando gusto e profumi. Un ruolo determinante è anche quello dell’epoca della vendemmia, che qualcuno posticipa alla seconda metà di ottobre, nonché la scelta dell’affinamento – in tonneau o in botti grandi – e la sua durata. Ma la grande sfida del futuro del Valpolicella Superiore sono i cambiamenti climatici, con le temperature in costante aumento in Veneto, dal 1971. Una problematica che non sfugge al Consorzio, costantemente in osservazione insieme ai suoi viticoltori.

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degustati da noi vini#02

Usiglian del Vescovo: mille anni di vino sul “mare” di Pisa, da assaggiare a piedi nudi

PALAIA – Se non fosse per quella “a” di troppo in “Palaia” e per un altro paio di dettagli non trascurabili, Usiglian del Vescovo sarebbe lo stabilimento balneare perfetto. Invece è una cantina millenaria. Fra il Mar Tirreno e Firenze.

A richiamare la “plaia” il suolo sabbioso, in cui affondano le radici 25 ettari di ombrelloni mancati, che d’estate si colorano di rosso e di oro: Sangiovese, Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah, Petit Verdot, Chardonnay e Viognier, ormai abituati a convivere, spalla a spalla, con migliaia di conchiglie e fossili di epoca Pliocenica.

La boutique winery di proprietà di Luisa Angelini, esponente della nota famiglia di imprenditori del ramo farmaceutico, nel mare invisibile di Usiglian del Vescovo crede al punto da organizzare tasting in vigna, a piedi nudi.

“È così che facciamo comprendere agli ospiti le caratteristiche dei nostri vini”, chiarisce direttore di produzione Francesco Lomi. Da un terreno così povero, non possono nascere vini potenti e tannici.

Usiglian del Vescovo è il volto leggiadro e sornione di una Toscana fine ed elegante, che non rinuncia tuttavia al carattere e alla verve pisana, ben riconoscibile nei tratti salini dei bianchi e dei rossi della gamma. Calici che trasudano storia, tradizione e rispetto del terroir delle dolci colline della Valdera.

A dominare il borgo agricolo, un castello di cui si hanno notizie sin dal 1078. Fu Matilde di Canossa a donare l’allora Curtes altomedievale al Vescovo di Lucca. Tutt’attorno, 160 ettari di terreni, oggi suddivisi tra vigna, uliveto, prati e boschi. Una zona ancora selvaggia e incontaminata, coltivata secondo i dettami biologici.

“L’obiettivo – spiega ancora Francesco Lomi – è assecondare la finezza della nostra terra, regalando vini che parlino della zona da cui provengono. Un puzzle di vigneti molto frammentato, i cui pezzi si distinguono ancora oggi grazie al nome rinvenuto su una mappa dell’anno 1083″.

Rese bassissime per le uve che crescono nei piccoli “cru”: attorno ai 60 quintali per ettaro. L’esposizione e il microclima aiutano la vendemmia, con piogge regolari ed escursioni termiche che rinvigoriscono gli aromi.

LA DEGUSTAZIONE

Spumante Metodo classico Brut Rosé “Il Bruvé”: 85/100
Un Sangiovese spumantizzato col Metodo classico, non millesimato, che si rivela fresco, beverino, salino. Uno sparkling che ben si adatta all’aperitivo o ai momenti conviviali.

Igt Toscana Bianco 2018 “Il Ginestraio”: 88/100
Chardonnay e Viognier, raccolti assieme e affinati per 4 mesi in barrique. Un bianco tendenzialmente morbido, ma dotato ancora una volta di una beva agilissima e fresca. Il Centro bocca e la chiusura salina compensano i sentori di legno e la componente glicerica, facendo risultare il vino equilibrato e asciutto.

Igt Costa Toscana Bianco 2017 “MilleEsettantotto”: 92/100
Chardonnay e Viognier lavorati in barrique e tonneau, per il 70% nuovi. Il vino viene quindi affinato in giare di coccio pesto. Si tratta della prima annata di questa etichetta, presentata a Vinitaly 2019: un vino che guarda ai bianchi francesi, strizzando l’occhio a mostri sacri come il Cervaro della Sala, a un prezzo più vantaggioso.

Il legno, in evidenza sia al naso sia al palato, rivela la gioventù del nettare. Le uve, vendemmiate tre giorni dopo quelle de “Il Ginestraio”, evidenziano tutta la maturità, oltre alla maggiore concentrazione degli zuccheri.

Gran bella pienezza al palato: la componente fruttata è compensata da un’ottima freschezza, rinvigorita nel finale da accenni di pepe bianco. Un bianco di assoluta gastronomicità, capace di dare grandi soddisfazioni a tavola.

Igt Costa Toscana Rosso 2016 “Il Grullaio”: 90/100
Prodotto sin dal 2009, è uno dei vini simbolo di Usiglian del Vescovo, ottenuto da Merlot e Cabernet Sauvignon. Poco contatto con le bucce e vinificazione in acciaio per questo rosso tutto frutto, freschezza e mineralità, con ricordi di macchia mediterranea e accenni di spezia. Buona la persistenza.

Igt Toscana Rosso 2017 “Mora del Roveto”: 87/100
Sangiovese 60%, Cabernet Sauvignon 20% e Merlot 20%, affinati in barrique di secondo passaggio. Al naso incantano le note floreali di viola e di rosa, sul frutto pieno. In bocca, al netto di una temperatura di servizio non proprio ideale, il nettare si rivela un po’ troppo potente sull’alcol. Il tannino è elegante e ben integrato e gioca bene con la freschezza, al sorso. Ottimo il rapporto qualità prezzo.

Igt Toscana Rosso 2015 “Il Barbiglione”: 89/100
La base è costituita dal Syrah, unito a piccole “dosi” di Merlot e Cabernet Sauvignon. Ancora una volta freschezza ed alcol risultano determinanti al sorso, oltre alla spezia e a una buona componente minerale, salina. Un vino che può tranquillamente affinare ancora in cantina.

Igt Toscana Rosso 2015 “MilleEottantatre”: 93/100
Petit Vedot in purezza, affinato due anni in tonneau nuovi. La migliore espressione dei rossi di casa Usiglian del Vescovo. Naso elegante e complesso, finissimo. Al palato gran pienezza, verticalità e gastronomicità, decisa anche da un tocco di radice di rabarbaro sul frutto, in chiusura.

Vin Santo del Chianti Doc 2011 Occhio di Pernice: 91/100
Vigna del 1984 per il 70% di Sangiovese, unito a un 30% di Malvasia bianca e Trebbiano. Tipico sin dal colore, ambrato. Al naso note di frutta secca, come arachidi e noci, unite ad albicocca disidratata. Buona corrispondenza al palato, in cui la vena aromatica viene sferzata da note di arancia cantina e spezia. Ottima la persistenza.

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***DISCLAIMER*** L’articolo è frutto di un pranzo-degustazione organizzato per la stampa dalla cantina e dal relativo ufficio stampa. I commenti espressi sono comunque frutto della completa autonomia di giudizio della nostra testata, nel rispetto assoluto dei nostri lettori

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Ecco Miolo Cuvée Tradition: il primo spumante brasiliano affinato in mare

Da oggi, “Abissi” di Bisson ha un fratello. Miolo Wine Group ha annunciato lo storico recupero della prima partita di spumante brasiliano affinato in mare. La cantina di Bento Gonçalves, nello Stato del Rio Grande do Sul, non lontano da Porto Alegre, è la prima ad ever utilizzato questo metodo in Brasile.

L’operazione di recupero delle bottiglie è avvenuta lo scorso 12 ottobre, a un anno dall’immersione del “Miolo
Cuvée tradition Brut” nel mare della Bretagna, nell’estremo nord-ovest della Francia. Lo spumante sarà distribuito entro fine anno nel mercato locale, ma anche in America e in Europa. In edizione “speciale e limitata”.

“Ci sono grandi aspettative in seguito al recupero delle bottiglie del nostro spumante dal mare – dichiara Adriano Miolo, amministratore delegato del gruppo -. Le festività natalizie di avvicinano. Siamo dunque in un momento speciale dell’anno per la vendita dei vini spumanti. Siamo sicuri che i nostri clienti e collezionisti vogliano avere nelle loro cantine il primo spumante brasiliano affinato in mare, per brindare alle vacanze”.

Strategicamente affondate nell’isola di Ouessant, in una regione nota come Baie du Stiff, le bottiglie di Miolo Cuvée Tradition sono rimaste per una anno a diretto contatto con l’acqua del mare, a una temperatura compresa tra gli 11 e i 13 gradi. Cullate da correnti morbide e costanti.

“Una grotta marina – evidenzia Adriano Miolo – dalle condizioni ideali per l’invecchiamento del vino: oscurità, umidità, costante temperatura e pressione. Potremo osservare gli effetti dell’invecchiamento dell’acqua attraverso prove di laboratorio e degustazioni. Un vino affinato in mare può avere 10 volte più composti molecolari di un vino invecchiato in modo tradizionale”.

Per questo, la Miolo Cuvée Tradition Brut avrebbe “più aromi e complessità”. “Nelle degustazioni alla cieca – continua Miolo – i risultati parlano chiaro sulla qualità di questo metodo. Gli spumanti affinati in mare presentano sapori più ricchi e floreali, complessità e freschezza, eccellenti note di burro e di mandorle”.

Nel 2018 sarà possibile apprezzare i risultati dell’affinamento di nuovi lotti di spumante nelle cave subacquee dell’isola di Ouessant. Il prossimo anno sarà infatti prelevato lo spumante Miolo Cuvée Tradition Brut Rosé, in prodotto in quantità ancora più limitata rispetto al primo esperimento.

Lo spumante rosato si trova nel mare francese dal mese di giugno 2017, accanto a un altro lotto di Miolo Cuvée Traditon Brut che non sarà prelevato prima di un anno. Entrambi i prodotti Miolo sono ottenuti dalla vinificazione col metodo classico di uve Pinot Noir e Chardonnay allevate nella Vale dos Vinhedos (DO).

Miolo Wine, che ha per claim “vinhos brasileiros, vinhos do mundo“, opera in quattro diverse regioni del Brasile con vigneti di proprietà. Centoventi ettari nella Vale dos Vinhedos, 200 ettari nella Seival Estate della Campanha meridionale, 600 ettari nella Almadén Winery (Campanha centrale) e ulteriori 200 ettari nella Terranova Winery, nella Vale do São Francisco.

AL PRINCIPIO FU “ABISSI”
Molte le affinità degli spumanti marini di Miolo con quelli dell’italiana Bisson. Da 8 anni, la cantina di Chiavari affonda uno spumante metodo classico a base Bianchetta (60%), Vermentino Ligure (30%) e Cimixià (10%) al largo della Baia del Silenzio di Sestri Levante, in provincia di Genova.

Un progetto che ha avuto avvio nel maggio 2009, quando le prime 6500 bottiglie hanno iniziato a maturare nel fondale marino. Lo spumante viene prelevato solo in seguito a 18 mesi di permanenza in acqua. Anche per Bisson, l’immissione sul mercato è prevista nel periodo delle festività natalizie. Un’idea di Pierluigi Lugano, che conduce l’azienda ligure con la figlia Marta.

“Guardandomi attorno e pensando agli antichi relitti dei galeoni in fondo al mare che più volte hanno restituito prodotti alimentari dalle caratteristiche organolettiche intatte – spiega il produttore – ho deciso di coniugare la mia passione per il vino e il mare, pensando che l’ambiente ideale per l’affinamento di uno spumante potesse essere proprio il fondale marino. Profondità 60 metri, temperatura costante di 15 gradi, penombra, contropressione e una serie di fattori favorevoli per ottenere in questo contesto ideale la bollicina più esclusiva”.

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Approfondimenti

La “prima” del Primitivo di Manduria a Vinitaly

Da una storia antica e prestigiosa che lo consacrò come “vino da meditazione”, alla sua diversità e vastità territoriale tra terra e mare, alla sua pianta, l’alberello, la forma più antica di coltivazione della vite e a chi con amore lo sta valorizzando con le moderne tecnologie, alle sue tre varietà previste e al suo sapore e colore autenticamente unico. Sono queste le tante anime del Primitivo di Manduria, la più importante doc pugliese, che verranno raccontate dal Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria in occasione della 51° edizione del Vinitaly.

Qual è la differenza tra le diverse varietà? Cosa si cela dietro questa bacca rossa che, nonostante nasca in terreni diversi e produca perle enologiche dalle mille sfaccettature, riesce ad esprimere  un’unica denominazione? Queste risposte saranno svelate da Adua Villa, scrittrice sommelier (domenica 9 aprile) e Andrea Gori giornalista sommelier (lunedì 10 aprile) in due degustazioni alla cieca dal titolo Rosso Mediterraneo: in un calice la diversità di un territorio.

Un vero e proprio viaggio olfattivo in un grande territorio vitivinicolo –  che abbraccia Taranto e Brindisi, per un totale di 3.140 ettari di vigneti tra terra e mare – dove il vino Primitivo sembra assimilarne la cultura e incorporarne i profumi e i sapori. La terra si presenta rossa, calcarea, tufacea, collinare e perfino sabbiosa vicino al mare, e qui la pianta cresce rigogliosa nelle forme dell’alberello.

“Per la prima volta abbiamo conquistato un nostro spazio all’interno della grande kermesse di Verona – spiega Roberto Erario, presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria –  e come debutto abbiamo voluto puntare sui mille volti del Primitivo. Un vino che pur nella varietà territoriale e nella diversità di interpretazione aziendale, riesce a presentare un profilo olfattivo e gustativo facilmente identificabile. Ed è questa la prima condizione per poter parlare di territorio vitivinicolo”.

“Il nostro successo – conclude Erario – è dato da tutti i produttori, grandi e piccoli ed è proprio dall’intesa tra queste due anime del vino che stiamo realizzando grandi  risultati”. Ma le iniziative del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria non si fermano solo alle degustazioni  guidate. Dal 9 al 12 aprile, presso lo stand istituzionale (Padiglione 11, isola 32) sarà, inoltre, possibile assaggiare una selezione dei migliori Primitivo di Manduria delle cantine.

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Vini al supermercato

Nero di Troia Puglia Igp 2014, Grifo Ruvo

(3 / 5) l Nero di Troia è il vitigno a bacca nera principale del centro-nord pugliese, capace di dare vini strutturati e molto longevi. Il produttore Grifo, la Cantina Cooperativa della Riforma Fondiaria di Ruvo di Puglia, in provincia di Bari, propone nei supermercati la vendemmia 2014 con denominazione Puglia Igp.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice il vino si presenta rosso rubino con riflessi porpora che denotano gioventù. Al naso si riconoscono note avvolgenti di ciliegia e lampone maturo, violetta, pepe rosa, timo e sullo sfondo sentori tipici dell’affidamento in legno.

In bocca però non rispecchia le aspettative create precedentemente. Il corpo non è del tutto pieno, il tannino è già evoluto e non molto presente, la persistenza è un po’ corta. Bottiglia che ha già raggiunto il suo equilibrio: fatto di per sé piacevole, ma deludente vista la sua giovane età.

Da prendere in considerazione se si cerca un vino immediato e non troppo impegnativo. Da degustare ad una temperatura di 16° gradi e da abbinare a un primo con ragù di carne.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto da una selezione di uve Nero di Troia in purezza coltivate a Ruvo di Puglia, su terreni marnosi-argillosi a 400 metri sul livello del mare. La vendemmia è svolta manualmente e, dopo la vinificazione, il vino affina in botti di rovere per alcuni mesi.

La Cantina Cooperativa della Riforma Fondiaria di Ruvo di Puglia è nata nel 1960 e vanta ben 1020 soci conferitori, concentrati sulla “valorizzazione di vitigni autoctoni come il Nero di Troia, il Bombino Bianco, il Bombino Nero, il Moscatello Selvatico e il Pampanuto”.

Prezzo: 3,99 euro
Acquistato presso: Esselunga

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news ed eventi

L’anima del Gaglioppo nei vini di ‘A Vita: Cirò Marina in un calice

Difficili. Aristocratici. Semplici. Contadini. Cinque calici. Numero dispari. Dentro, solo Gaglioppo. E’ una “verticale obliqua”. Black out. Come d’improvviso, il Mercato dei Vini Fivi sembra assumere le forme di una delle opere di Escher. Un labirinto. Prima mentale, visivo. Poi, gusto olfattivo. Tutto sembra studiato per confondere, a quel festival dell’ossimoro che è stata la degustazione con il produttore Francesco De Franco di ‘A Vita – Vignaioli a Cirò.

Specie se quei vini li hai appena degustati – fuori temperatura – al banchetto dell’azienda produttrice. E non t’hanno fatto una buona impressione, lontano dall’ambiente ovattato della Sala degustazioni dei padiglioni fieristici di Piacenza.

L’ultimo dei quattro “appuntamenti con il vignaiolo” sul calendario degli organizzatori, tra sabato 26 e domenica 27 novembre. Qui, il vino viene servito a gradazione perfetta. E fa il suo: sconvolge. In positivo. Per armonica contrapposizione di note stonate. Per quella capacità di mettere d’accordo tutti. Mostrando con semplicità mille sfaccettature diverse. Ma nello stesso quadro.

LA DEGUSTAZIONE
Calabria Igp Rosato 2015, Cirò Doc Rosso Classico 2012, Cirò Doc Rosso Classico Superiore 2013, Cirò Doc Riserva 2008 (Magnum), Cirò DOC Riserva 2010 (Magnum). Questa la batteria, raccontata da Francesco De Franco assieme all’amico e collega campano Bruno De Conciliis. Il vignaiolo di Prignano Cilento, Salerno, ricorre alla musica per descrivere il Gaglioppo di De Franco. E fa benissimo. Perché quelle di ‘A Vita non sono “etichette”. Sono spartiti. Riproduzioni fedeli dell’incoscienza. Dell’autore. E di Madre Natura.

Due elementi, uomo e terra, sembrano incontrarsi nei calici che assumono le fatture d’un girone dantesco. Al primo sguardo. Alla prima olfazione. Al primo sorso. Si finisce sempre più risucchiati verso l’ignoto. “Cerco di raccontare un territorio sconosciuto e le potenzialità del Gaglioppo”, dice al tavolo dei relatori un timido Francesco De Franco, quasi nascondendosi dietro all’asta bassa e stretta del microfono. Annuisce, facendosi ancora più piccolo, mentre il collega De Conciliis ne decanta l’opera. Non è un animale da palco, De Franco. Ma da campagna, sì.

IL RITRATTO
Basta sentirlo mentre parla della sua terra. La Calabria. Mentre racconta di quelle “vigne fronte mare”, a 300 metri dalla riva, sembra di sentire lo scrosciare delle onde dello Ionio sui muri freddi dei padiglioni Expo Piacenza. Chiudi gli occhi, mentre parla di quella “stretta pianura con i mari sui due lati, di terra d’argilla e calcare”. Anche perché, mentre De Franco illumina del sole calabrese la Sala degustazioni, in bocca ci sono i suoi vini. Iodio allo stato puro. Vini tesi, tra l’asprezza dei paesaggi disegnati a parole. E la viscosità marina, simile a quella dell’olio d’oliva. Tannini e frutta a bacca rossa si giocano le parti in grassetto sullo spartito, in ognuno dei cinque vini di ‘A Vita in batteria. E così, il Rosato 2015 pare “un piccolo, giovane guerriero” dai muscoli d’acciaio. Destinato a conquistare il mondo.

Nel 2013 le note di china e rabarbaro sono evidenti. Drogano l’olfatto. T’incollano il naso al calice. Il 2012 è pura follia. “Un vino che non vederò mai”, ammette d’aver pensato il viticoltore mentre lo imbottigliava. Poi, un’evoluzione inattesa in bottiglia. Che, oggi, porta le note grevi a farsi (relativamente) più morbide. Come la china, che si tramuta in zenzero. E’ la storia, in sintesi, di tutta una produzione. Il primo anno (vedi Rosato 2015) il tannino sembra costituire un elemento a sé nei vini di ‘A Vita. “Io li chiamo ‘vini del sorriso'”, ammette. Vini disturbanti, che al posto di dissetare, asciugano. Tolgono linfa vitale al succo. Ma dal secondo anno in poi, mineralità e acidità tornano a prevalere, a conti fatti. Bagnando e rinfrescando un tannino da elisir di lunga vita.

Un continuo rimando a leggerezza e pesantezza. Vini musicali, appunto. Da sincope. Come il 2008. Quello che assume le tinte più profonde. Grevi, al naso: rabarbaro (ancora lui), ma anche liquirizia e cuoio. Macerazione sulle bucce lunga 20 giorni e successivo affinamento in legno nuovo non tradiscono. Alcol attenuato da un’annata non caldissima, tannini pure. E’ il vino di più “facile” beva di ‘A Vita. Quello che esprime note quasi “dolci” al palato. Un Cirò Riserva aperto a note minerali, fresche. Deliziose. Così come appagante è la freschezza vegetale del Cirò Riserva 2010. Tutto giocato su frutta rossa, timo e mirto.

Il bello è che De Franco fa sembrare tutto semplice. Come lui. Come l’incedere di un quattro quarti su un metronomo appena tarato. “Non cerco nessun tecnicismo – spiega – piuttosto il mio obiettivo è quello di raccontare il Gaglioppo e Cirò, con le caratteristiche che assume di annata in annata, a fronte delle condizioni climatiche”. I vini di ‘A Vita sono vini fatti in casa. “Non ho rifermenti in zona o modelli da seguire – continua il vignaiolo Fivi – perché a Cirò ci sono grandi cantine o contadini che producono per sé e per le loro famiglie. Per questo sono libero di esprimere, semplicemente, quello che offre la terra”. “Mi piacerebbe che i miei vini fossero ricordati nel tempo perché raccontano la vera Cirò”. Grazie per il viaggio, Francesco De Franco.

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Vini al supermercato

Inferno Valtellina Superiore Docg 2011, Nera

(4 / 5) Tra i colossi del vino di Valtellina, la casa vinicola Pietro Nera di Chiuro. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it finisce oggi l’Inferno Valtellina Superiore Docg, vendemmia 2011.

LA DEGUSTAZIONE
All’esame visivo, il vino si presenta di un rosso rubino trasparente. L’annata e la tipologia di vino suggeriscono di per sé un’apertura della bottiglia con il giusto anticipo. Il nettare si presenta di fatto piuttosto timido all’olfatto.

Rivela comunque le caratteristiche note di frutti a bacca rossa (lampone) e fiori (viola), su sfondo lievemente speziato, con una punta di resine alpine. Al palato, l’Inferno Nera è asciutto, moderatamente caldo e astringente, più per acidità che per tannino. Un Nebbiolo che sembra aver ormai raggiunto l’apice della maturazione, prima dell’inevitabile “scollinamento”.

Questo Valtellina Superiore Docg conserva tuttavia una buona persistenza, su note di frutta a bacca rossa che si vestono, prima di scomparire, di un’inaspettata sapidità. L’Inferno Nera può essere abbinato a primi con rigogliosi ragù, secondi di carne come arrosti, cacciagione e grigliate, e formaggi di media stagionatura, meglio se Valtellinesi.

LA VINIFICAZIONE
“I vini che fanno parte della linea di produzione ‘classica’ sono destinati a soddisfare il pubblico che ricerca la qualità con particolare attenzione al prezzo”, precisa il produttore sul proprio sito web. Una premessa che fa intuire il posizionamento qualitativo della gamma presente (con etichette diverse) in varie catene della Gdo, rispetto al valore assoluto che è in grado di esprimere l’area vitivinicola valtellinese.

In particolare, l’Inferno Valtellina Superiore Docg Nera è ottenuto da uve del vitigno Nebbiolo, localmente denominate Chiavennasca, con una piccola aggiunta delle autoctone Pignola e Rossola. La resa per ettaro, per quanto riguarda il Nebbiolo, è di 70 quintali.

I vigneti, ricadenti sul versante retico da est a ovest con esposizione a sud, sono situati all’interno della zona di produzione del Valtellina Superiore Inferno, a un’altitudine compresa tra i 300 e i 450 metri sul livello del mare, nei comuni di Montagna in Valtellina, Poggiridenti e Tresivio (Sondrio).

Il terreno in cui affondano le radici le piante è di tipo franco-sabbioso, permeabile all’acqua, moderatamente profondo. La vinificazione prevede una fermentazione a cappello sommerso, con macerazione sulle bucce per circa 10 giorni, a temperatura controllata.

Il disciplinare di produzione del Valtellina Superiore Dogc prevede la maturazione del vino per almeno di 24 mesi di cui 12 in botti di rovere, prima di essere messo in commercio. Di fatto, l’Inferno Nera matura 12 mesi in botti di rovere, per poi essere travasato in serbatoi di acciaio inox e vasche di calcestruzzo, prima dell’imbottigliamento.

Prezzo: 7,89 euro
Acquistato presso: Carrefour / Esselunga

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Vini al supermercato

Pinot Nero Sudtirol Alto Adige Doc 2013, Cantina Cortaccia

(5 / 5) Etichetta impegnativa per il pubblico non ‘germanofono’, quella del Blauburgunder Kurtatsch. Per chi mastica solo italiano, aiutano le scritte Pinot Nero (Blau burgunder, appunto) e Cortaccia (Kurtatsch), la cantina produttrice.

Disquisizioni linguistiche e di marketing del vino a parte, quel che conta è il contenuto. E il Blauburgunder Pinot Nero 2013 della cantina Kurtatsch, vale proprio la pena d’essere acquistato e stappato.

Si aggira tra gli 8 e i 9 euro, di fatto, il prezzo di questo prezioso nettare della Doc Sudtirol Alto Adige, sugli scaffali dei supermercati. E questo è il momento perfetto per assaporarne l’evoluzione in bottiglia, a tre anni dalla vendemmia e dall’immissione in vetro.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il Pinot Nero Cortaccia 2013 si presenta del tipico rosso rubino. Meno trasparente, tuttavia, rispetto ad altri vini ottenuti dallo stesso vitigno. Al naso i richiami sono quelli attesi: sottobosco, piccoli frutti a bacca rossa e nera. Sentori intensi, fini, decisi ma delicati.

Un naso, dunque, che disegna un palato capace di confermare le attese: le note fruttate si mescolano a una sensazione di velluto che rende piacevole la beva. Alla delicatezza della frutta fa spazio un’acidità piacevole, rinfrescante. E una sapidità percettibile, ma dosata e pacata.

Una volta deglutito, il Pinot Nero 2013 di cantina Cortaccia si rivela lungo, su note  che si fanno vagamente speziate, ad accompagnare i frutti di bosco. Buon vino da meditazione, accompagna al meglio ricchi primi piatti e secondi di carne rossa, alla griglia o arrosto, oltre alla selvaggina e ai formaggi stagionati. La temperatura di servizio deve aggirarsi fra i 16 e i 17 gradi.

LA VINIFICAZIONE
Tra i prodotto di punta della linea “Selection” di Cantina Cortaccia, questo Pinot Nero è ottenuto al 100% dalle omonime uve originarie dalle Borgogna francese, che da oltre un secolo hanno trovato una seconda, accogliente casa nei terreni del Sudtirolo.

In particolare, la zona produttiva si trova nel comune di Montagna, in località Gleno, provincia di Bolzano: uno splendido paesino situato a 500 metri sul livello del mare, ai piedi del Monte Cislon, il cui paesaggio è dominato da vigne e folti boschi. Il terreno è misto sabbioso e argilloso, caratteristiche che in bottiglia si traducono nel giusto compromesso tra una pronta bevibilità del prodotto e una complessità non banale.

La vinificazione del Pinot Nero Cortaccia prevede una fermentazione a temperatura controllata in vasche aperte e un successivo affinamento in legno grande, meno invasivo delle piccole barrique. Cantina Cortaccia conta oggi 190 soci, che coltivano 190 ettari di terreni, dislocati tra i 220 e i 900 metri di altitudine.

Prezzo: 8,90 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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birra news

“Luppoli di mare”: le eccellenze birrarie abruzzesi in riva al mare

Un cammino degustativo tra le birre artigianali abruzzesi. Il tutto in riva al mare di Montesilvano. Si chiama ‘Luppoli di Mare’ la nuova manifestazione, organizzata da Confesercenti, nell’ambito di FestEstiva, il cartellone eventi montesilvanese, in collaborazione con l’associazione Commercianti ‘Montesilvano nel Cuore’. Dopo le fortunate edizioni di ‘Cerasuolo a Mare’, Confesercenti propone alla citta’ un viaggio tra malto e luppoli alla scoperta delle birre regionali.15 stabilimenti balneari della citta’, dal 6 all’8 luglio, dalle 19:00 all’una si trasformeranno in punti di degustazione, dove sara’ possibile assaggiare e conoscere, con il supporto di un sommelier, circa 45 diverse tipologie di birra prodotte da 16 birrifici regionali. La manifestazione e’ stata presentata questa mattina da Paolo Cilli, assessore al Commercio, Gianni Taucci, direttore provinciale di Confesercenti ed Elio Di Giuseppe, presidente Fiba Confesercenti. «L’idea di ‘Luppoli di Mare’ prosegue l’iniziativa di ‘Cerasuolo a Mare’ che quest’anno giungera’ alla sua terza edizione – afferma il direttore di Confesercenti, Gianni Taucci -. Con queste manifestazioni spingiamo il pubblico a visitare il lungomare di Montesilvano, proponendo un viaggio nel gusto. In questo caso sara’ possibile conoscere da vicino i birrifici artigianali della regione. E’ quanto si legge in un comunicato diffuso, poco fa, dal servizio informazione e comunicazione del Comune di Montesilvano. La notizia, qui riportata secondo il testo completo del comunicato diffuso, e’ stata divulgata, alle ore 14, anche sulle pagine del portale web dell’ente, sul quale e’ stata rilanciata la notizia. Ogni azienda partecipante proporra’ al pubblico 3 tipologie di birre diverse. Ad esse verra’ affiancata una degustazione di prodotti tipici, preparata dagli stabilimenti e dai ristoranti aderenti. Siamo molto soddisfatti delle adesioni raccolte».

«Gli stabilimenti balneari di Montesilvano hanno compreso le opportunita’ che possono derivare da questo genere di manifestazioni – ha aggiunto l’assessore Paolo Cilli -. Con ‘Cerasuolo a Mare’, due anni fa, e’ iniziata una sperimentazione importante che ha coinvolto gli stabilimenti balneari nelle aperture serali e che si rinsalda ulteriormente con ‘Luppoli di Mare’. È fondamentale che tutti contribuiscano attivamente allo sviluppo economico e turistico della citta’, e queste iniziative sono un’occasione ideale». «Attraverso questi eventi – ha concluso Di Giuseppe – vogliamo connotare la riviera di Montesilvano come vetrina dei prodotti enogastronomici della nostra terra, valorizzando al tempo stesse le aziende produttrici e i luoghi del nostro lungomare che si mettono a disposizione per ospitare queste degustazioni». Acquistando, al costo di 5 euro, un kit comprensivo di una sacchetta porta bicchiere e del bicchiere da degustazione e di un buono di 5 euro presso la Conad Forum, sara’ possibile usufruire di una degustazione. Alla degustazione delle birre verra’ abbinato un menu’ preparato ad hoc dagli stabilimenti balneari, non incluso nel biglietto. Gli stabilimenti e i birrifici coinvolti:Stabilimento La Racchetta – Birrificio Deb’s; Stabilimento La Riviera – Birrificio Tocci Oppidum; Stabilimento La Rosa dei Venti – Birrificio Bertona; Stabilimento Bagni Padovani – Birrificio Mezzopasso; Ristorante Sapo’ – Birrificio Desmond; Stabilimento Pallino Beach – Birrificio Leardi; Stabilimento Onda Verde – Birrificio Alkibia; Stabilimento Hotel Sole – Birrificio Bibibir; Stabilimento Sabbia d’Oro – Birrificio Almond’22; Stabilimento Bagni Bruno – Birrificio Anbra; Stabilimento New Sporting – Birrificio Maiella; Stabilimento Settebello – Birrificio Delphin Beer; Stabilimento La Bussola – Birrificio Opperbacco; Stabilimento La Conchiglia Azzurra – Birrificio La Casa di Cura; Stabilimento Il Veliero – Birrificio Antica Birra degli Abruzzi e Birrificio Birra del Borgo.

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Il mare di Alassio? E’ di champagne. Per due giorni

I sogni diventano realtà, ad Alassio. Ma solo per due giorni. “Un mare di Champagne” è il nome della più grande degustazione di “bollicine” francesi della riviera ligure. Interverranno ben quarantadue maison, che presenteranno oltre cento Champagne. L’appuntamento è dalle ore 12.00 alle ore 20.00 presso il Grand Hotel Alassio & Spa di Alassio, Savona. Spazio anche per le primizie gastronomiche di Selecta Spa: dal Baccalà dissalato tradizionale Rafols alle Ostriche Cadoret, dalle Mazzancolle di Porto Santo Spirito al gusto inconfondibile dei Salumi del Podere Cadassa. La degustazione è aperta agli operatori di settore (sommellier tesserati Fisar, Onav, Ais, Fis, Amira, Donne del Vino, Accademia della Cucina, Slow Food, ingresso a 25 euro), al pubblico di appassionati (35 euro) e alla stampa italiana. L’accredito online, unitamente al bonifico bancario, garantiscono l’accesso alla degustazione, giunta ormai alla sua IV edizione. Di tutto rispetto la lista delle maison di Champagne presenti: AD Coutels, AR Lenoble, Ayala, Barons de Rothschild, Bonnaire, Charles Heidsieck, Chassenay d’Arce, Collet, Comte de Montaigne, De Castelnau, De Venoge, Delaplace, Deutz, Devaux, Drappier, Duval Leroy, Encry, Frank Pascal, Gremillet, Henriot, Lancelot-Pienne, Lanson, Le Brun Servenay, Legras & Haas, Louis Brochet, Louis de Sacy, Palmer & Co, Paul Bara, Paul Goerg, Paul Louis Martin, Perrier-Jouët, Pierre Gimonnet & Fils, Piper Heidsieck, Pol Roger, R & L Legras, Steinbrück, Ulysse Collin, V. Etien, Veuve Clicquot, Vieille France, Vollereaux, Vranken Pommery. La degustazione è aperta agli operatori di settore, al pubblico di appassionati e alla stampa italiana.

IL PROGRAMMA
Oltre alla degustazione, “Un Mare di Champagne” prevede anche tre seminari di approfondimento presso la Sala riservata Grand Hotel Alassio & Spa: anche in questo caso occorre iscriversi per partecipare, sino all’esaurimento dei posti disponibili. Dalle 15 alle 15.45 spazio a “Champagne, un vino unico al mondo: storia e leggenda, uomini e terroir”. Relatore Livia Riva, La Dame du Vin. Dalle 16 alle 17 “Champagne e Cucina: esaltazione del gusto ed arte e scienza del servizio”, relatore Alessandro Scorsone. Chiude i seminari, dalle 17.15 alle 18.15, “Chef e Champagne: magia in cucina”, che vedrà nuovamente relatrice Livia Riva, oltre all’intervento di Alida Gotta, finalista Master Chef 2015, che delizierà gli ospiti col suo show cooking. Un Mare di Champagne si chiuderà martedì 21 giugno con la cena di gala al Golf Club di Garlenda, location di grandissimo prestigio. Il menu degustazione, preparato a più mani da tutti gli chef Macramè, vedrà anche la partecipazione di illustri Ospiti stellati: Maurulio Garola di La Ciau del Tornavento di Treiso; Federico Gallo della Locanda del Pilone di Madonna di Como; Massimo Viglietti, dell’Enoteca Achilli di Roma; e Franco Ascari, chef pasticcere di Selecta Spa. Ogni portata sarà abbinata ad uno Champagne: Perrier-Jouet, Deutz, V. Etien, Devaux e Krug. E’ previsto un servizio di navetta, su richiesta. Per informazioni e prenotazione (obbligatoria) alla cena di gala: +39 3664815006. Una vera e propria esperienza di gusto: anche perché, ciascuna portata, sarà accompagnata da un abbinamento Champagne diverso. Grande protagonista della serata sarà il pastry chef di Selecta Franco Ascari, che per l’occasione proporrà la sua ultima deliziosa creazione: Mousse di Albicocca e Basilico, Crumble al Sesamo nero, Gelato Coeur de Guanaja 80% Valrhona.

GLI ORGANIZZATORI
Macramé è un Consorzio che oggi riunisce ristorazione e ricettività. Ha come obiettivo primario “la continua ricerca del bello e del buono, attraverso il divertimento, l’intrattenimento, le curiosità, la promozione del territorio”. In particolare si distingue nella cucina, che – per dirla alla Macramé – “è espressione fedele di un territorio ricco di prodotti di altissimo pregio”. Dai frutti del mare a quelli della terra, la missione è “valorizzare la materia prima nel rispetto della stagionalità e della natura trasferendo nei piatti la passione e la creatività che contraddistinguono i diversi ristoranti”. Tanti attori con le proprie peculiarità ma uniti da un comune denominatore: offrire il meglio ai propri ospiti. Al termine della stagione 2012, il Gabbiano e il Palma, ovvero Paolo e Massimo mettono le basi del Consorzio, coinvolgendo altri cinque ristoranti affini. Ed è così che nasce il primo evento del gruppo: “Alassio Street Food Festival – la cucina gourmet scende in strada”. Da questa fortunata esperienza prendono il via una serie di incontri, in cui si disquisisce di cucina e si degustano grandi etichette. Le voci dei sette cominciano a sovrapporsi e piano piano a fondersi in un’unica melodia. Come una trama di preziosi fili che con pazienza e abile maestria diventa un bellissimo merletto. Ecco trovato il titolo che li rappresenta: Macramè. Il sotto titolo è presto stilato: “Dire, Fare, Mangiare”. E anche Bere. Oggi il consorzio Macramè si compone di otto elementi: Gabbiano, Lamberti, La Prua, Mozart, Panama, Villa della Pergola, Viola e Chef Massimo Viglietti.

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#vinoaspasso: a Rapallo due serate all’insegna del buon vino

Il Civ CIVediamo a Rapallo, Centro Integrato di Via, con il patrocinio del Comune di Rapallo ha accolto con entusiasmo l’idea di 5 enoteche cittadine di creare un evento legato al vino di qualità ed al mestiere del vinattiere, che a Rapallo è decisamente ancora vivo e ricco di professionalità.  Così è nato “Vino a spasso”, la manifestazione dell’orgoglio enotecaro. Venerdì 10 e sabato 11 giugno dalle ore 17 alle 21.30 per le enoteche di Rapallo:

Enoteca Big Market  Via Mameli 132
Enoteca Cantin-Na du Pusu Via Venezia 113
Enoteca Cantine d’Italia Via Mazzini 59
Enoteca Il Ghiottone Via Maggiocco 26
Enoteca Parlacomemangi Piazza Martiri della Libertà 11 (Chiosco della Musica)

Ogni enoteca nei due giorni metterà a disposizione una batteria di grandi vini al prezzo popolare di 3 euro a bicchiere (5 euro per un supervino) compresa una “tappa”, ovvero un piattino di specialità gastronomiche. La gente potrà divertirsi a girare per le 5 enoteche ad assaggiare le proposte al bicchiere. Se nei due giorni si riuscirà a collezionare il timbro di ogni bottega sull’apposita scheda, si potrà godere della possibilità nelle settimane a venire, di acquistare per una volta in ogni enoteca con lo sconto del 10%! La manifestazione è stata completamente pagata dalle enoteche stesse attraverso l’organizzazione del Civ. Il marchio e la locandina originali di “Vino a spasso” sono state create e disegnate dal maestro Enrico Macchiavello, pagato per l’occasione in bottiglie di vino! “Vino a spasso” raccomanda, l’uso dei mezzi pubblici o dei taxi o l’accompagnamento in auto da parte di un autista sobrio per il rientro a casa. Nessuno degli Osti continuerà a versare vino a chi mostrerà segni di ebbrezza. Collaborare tra colleghi-concorrenti non è cosa semplice, ma durante l’organizzazione dell’evento abbiamo scoperto che è meglio essere uniti per dar valore al nostro lavoro e per riportare le gente ad affidarsi alla passione dei professionisti quando devono scegliere il vino: e così ci siamo scoperti anche buoni amici! Per informazioni: Guido Porrati 328.2155098 – Facebook: Vino a spasso –  #vinoaspasso

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