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Valpolicella, percorso ad ostacoli per la sottozona Valle di Mezzane


Fare della Valle di Mezzane una sottozona della Valpolicella. È l’obiettivo di 13 cantine veronesi che si riconoscono sotto al nome di Vignaioli Valle di Mezzane. Tutte aziende di filiera, che producono da poche migliaia di bottiglie a un massimo di 140 mila, nell’omonima vallata ad Est di Verona compresa tra Vago di LavagnoMezzane di Sotto. Un percorso, il loro, ricco di ostacoli. Più di tipo “politico” che normativo. A complicare i giochi – non solo ai produttori della “Valpolicella Orientale” ma, più in generale, in vista del possibile riconoscimento della sottozona ad altre vallate della Valpolicella – sono i “diritti acquisiti” dai produttori della Valpantena, unica sottozona ufficiale della denominazione, istituita in simultanea con la Doc Valpolicella. Nel 1968.

Sin da allora, i produttori della Valpantena rivendicano in etichetta la sottozona basandosi sul medesimo disciplinare della Valpolicella. Il Consorzio presieduto da Christian Marchesini vorrebbe invece introdurre limitazioni di carattere produttivo (come rese inferiori e un periodo più lungo di affinamento per l’Amarone) nel disciplinare delle nuove sottozone. Per fare ciò, anche la Valpantena dovrebbe accettare regole più rigide. «Le sottozone – spiega Marchesini a winemag.it – hanno solitamente valori più restrittivi rispetto alle Doc. Per le vallate immaginiamo per esempio un periodo più lungo di affinamento dell’Amarone e rese in vigneto inferiori. Nel 1968 si decise di consentire alla Valpantena di utilizzare lo stesso disciplinare della Doc. E ad oggi, in maniera del tutto lecita, la decina di cantine della sottozona Valpantena produce i propri vini con le stesse regole, rivendicando la sottozona in etichetta».

SOTTOZONE VALPOLICELLA: POSSIBILE IL PASSO INDIETRO DELLA VALPANTENA?

Un passo indietro è possibile? «Una volta stilato un piano chiaro delle nuove sottozone – commenta ancora Marchesini – i produttori della Valpantena saranno chiamati ad accettare un disciplinare più restrittivo, in modo da uniformarsi alle regole delle altre vallate. L’auspicio è che si ragioni in termini di interesse generale. Nel 1968 io non c’ero, ma oggi la vedo come una cosa fattibile. Il percorso, però, sarà molto lungo». Non se ne parla ad alta voce. Ma, oltre alle possibili “resistenze” della Valpantena, potrebbero esserci quelle della Valpolicella Classica. Secondo indiscrezioni, alcuni produttori della zona “storica” non vedrebbero di buon grado l’istituzione di nuove sottozone, che darebbero luce (aka opportunità di mercato) ad altri areali. Segmentando ulteriormente l’offerta di etichette destinate ai mercati più attenti e a una clientela più matura.

Non solo. Con l’istituzione di nuove sottozone, potrebbero anche variare gli equilibri legati ai valori dei terreni. Ad oggi, pur con differenze tra collina e fondovalle, acquistare un terreno in Valle di Mezzane costa circa il 20% in meno rispetto alla Valpolicella Classica. Si parla di 4-500 mila euro contro i 6-700 mila euro di media. La maggior parte dei vigneti della vallata che si candida a diventare la seconda sottozona della Valpolicella è ad oggi in mano alle cooperative, dunque ai loro soci. Ma risulta che anche grandi brand come Quintarelli, Tedeschi e Allegrini raccolgano uve nella cosiddetta “Valpolicella Orientale” (definizione, questa, non particolarmente gradita ad alcuni produttori dell’areale).

Una zona, dunque, già nel mirino di grandi nomi, soprattutto per le specificità dei suoli (di matrice calcarea e addirittura vulcanica) di questa fetta della denominazione. Un aspetto sul quale puntano molto le 13 cantine del gruppo Vignaioli Valle di Mezzane (Benini Alessandro, Marinella Camerani, Falezze di Luca Anselmi, Grotta del Ninfeo, I Tamasotti, Il Monte Caro, Ilatium Morini, Le Guaite di Noemi, Talestri, Massimago, Carlo Alberto Negri, Roccolo Grassi e Giovanni Ruffo) che hanno messo a punto una Carta dei Suoli. A realizzarla, il noto pedologo Giuseppe Benciolini. Un progetto meticoloso, avviato nel 2023, che ha comportato sino a 30 carotaggi per ogni singola aziende. Campionature utili a identificare il profilo pedologico della vallata, attraverso il mosaico di specificità delle singole parcelle aziendali.

SARTORI: «LA VALPOLICELLA COME LA BORGOGNA, TRA 10, 50 O 100 ANNI»

«L’opportunità del riconoscimento della sottozona alla Valle di Mezzane – evidenzia uno dei portavoce dei Vignaioli Valle di Mezzane, Marco Sartori di Roccolo Grassi – è concreta. Il nostro gruppo si è raccolto sin dal 2022 attorno alla necessità di raccontare meglio l’intimità della nostra vallata, in cui si intersecano le denominazioni Valpolicella e Soave, “nero su bianco”. Soave e Bardolino, come altre denominazioni italiane, hanno già portato a compimento il lavoro su sottozone e Uga. I francesi, in questo campo, sono maestri, con una catalogazione molto rigida dei loro “cru”».

«Siamo convinti – aggiunge Sartori – che questa sia la strada anche per la sottozona Valle di Mezzane. Un modo per cominciare a mettere sul tavolo delle pedine utili a un pubblico più sofisticato di quello che cerca genericamente vini della Valpolicella. Ovvero quei professionisti del settore che, in 10, 50 o 100 anni sapranno riconoscere i vini della Valle di Mezzane fra quelli della Valpolicella. Così come oggi sa distinguere, tra loro, i Grand Cru di Borgogna. Senza nulla togliere ai grossi produttori, di cui tutti noi abbiamo un grande bisogno, le sottozone costituirebbero un elemento utilissimo soprattutto per i piccoli produttori. Cantine come le nostre vogliono mettere in bottiglia l’intimità di ogni singola parcella». Buone intenzioni che necessitano tempo. Ancor più, di cesellatura politica.

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Andrea Sartori nuovo presidente del Consorzio Tutela Vini Valpolicella

“Sono felice di essere stato scelto per svolgere questo incarico proprio nella zona viticola dove la mia famiglia ha iniziato questo percorso. Credo che i vini della Valpolicella rappresentino, in questo momento, un volano non solo per la viticoltura di Verona ma anche per l’intera economia del nostro sistema: confido dunque in un lavoro di collaborazione di tutto il consiglio di amministrazione per mantenere e per amplificare questo nostro ruolo di primaria importanza”.

Questa la prima dichiarazione di Andrea Sartori (nella foto), nuovo presidente del Consorzio per la Tutela dei Vini Valpolicella, ente che tutela – tra gli altri vini – uno dei simboli del Made in Italy nel mondo: l’Amarone.

Esponente della quarta generazione di una famiglia storicamente votata alla produzione del vino, dal 2000 è Presidente di Casa Vinicola Sartori. Dal 2004 al 2010 è stato Presidente di Unione Italiana Vini e, sempre in questi anni, è stato Presidente della Confederazione Vite e Vino e dell’E.M.E. Dopo un periodo di studi alla Columbia Business School della Columbia University, in U.S.A., nel 2015 è diventato Presidente di Italia del Vino Consorzio. Carica, quest’ultima, che manterrà fino al 2018.

Oltre ad Andrea Sartori, il nuovo corso del Consorzio per la Tutela dei Vini Valpolicella si avvarrà di consiglieri di fresca nomina: Roberta Corrà, Direttore Generale Gruppo Italiano Vini; Umberto Pasqua di Bisceglie, Presidente Pasqua Vigneti e Cantine; Marco Speri, Titolare Secondo Marco; Marcello Vaona, Titolare Azienda Agricola Novaia.

I revisori dei conti di nuova nomina sono Ernesto Maraia ed Egidio Chiecchi. I Consiglieri riconfermati sono Daniele Accordini, Direttore Generale Cantina Sociale di Negrar; Sergio Andreoli, Consigliere di amministrazione del Gruppo Collins S.p.a. e Consigliere di amministrazione Cantina di Colognola; Mauro Bustaggi, Titolare Corte Figaretto; Luca Degani, Direttore Generale Cantina Valpantena Verona; Paolo Fiorini, Responsabile tecnico Cantina di Soave; Lucio Furia, Presidente Società Agricola Tenute Salvaterra; Andrea Lonardi, Direttore Commerciale Bertani Domains; Giuseppe Nicolis, Titolare Nicolis Angelo e Figli; Marco Sartori, Titolare Azienda Agricola Roccolo Grassi; Vittorio Zardini, Presidente Cantina Sociale di San Pietro in Cariano. Il revisore dei conti riconfermato è Franco Puntin.

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