La società “Futura Srl”, cui risponde la “Vespa Vignaioli per passione”, attende i permessi per l’inizio dei lavori nella cittadina della provincia di Taranto.
“Abbiamo fatto il progetto – annuncia Bruno Vespa – è tutto pronto dal nostro punto di vista. Ma è ancora presto per parlarne. Poi in Puglia ci sono sempre problemi per i contributi, per il bando, eccetera. Abbiamo fatto tutto e stiamo aspettando. Dunque speriamo di avere notizie certe entro breve”.
“Di certo – precisa Vespa – sarà una cantina per 400 mila bottiglie. Un’evoluzione rispetto alle attuali 150 mila. La Gdo, in questo contesto, sarà fondamentale. Assolutamente. Vedo che la grande distribuzione sta crescendo. Così come lo scontrino medio”.
Il noto giornalista si è reso protagonista, a mezzogiorno, della MasterClass dedicata a tre “gioielli” di Futura Srl: il Brut Rosè 2013 da uve Negroamaro “Noitrè”, il Primitivo di Manduria 2015 “Raccontami” e il Nero di Troia 2014 “Helena”. Teatro della degustazione Palazzo delle Stelline, nell’ambito dell’edizione 2017 di Milano Bottiglie Aperte.
I VINI
Ottimo anche il Primitivo di Manduria 2015 “Raccontami”, che colpisce per la prontezza della beva. Un vino costruito come tale dall’enologo Riccardo Cotarella, vero e proprio braccio destro del Bruno Vespa “vignaiolo”. Frutto prepotentemente succoso e tannino di velluto, vestito di sentori di cioccolato. Pare, per certi versi, un Amarone del Sud.
Più “animale” l’impatto alle narici e a palato di “Helena”. Il Nero di Troia in purezza è stato concepito per colpire i consumatori più esigenti. Si posiziona, di fatto, su una fascia prezzo superiore. “Quando ho fatto presente a Cotarella che da Londra mi veniva richiesto un vino dal costo superiore a quelli già commercializzati – ha spiegato Vespa – lui non ha avuto dubbi: Nero di Troia. Si tratta di un uvaggio un po’ sfigato, bistrattato, usato soprattutto per i tagli. Il nostro obiettivo è invece quello di valorizzarlo al massimo, in purezza”.
“Helena”, alla cieca, rischierebbe d’esser scambiato per uno Chateauneuf du Pape. L’istinto animale delle uve Nero di Troia ricorda infatti quello della Granache noir. Al naso e al palato è tutto un rincorrersi di note grezze, dure e speziate, ben calibrate dall’ennesimo frutto rosso devastante. Il risultato è un vino tanto gastronomico quanto godibile davanti a un buon libro, da meditazione.
IL BRUNO VESPA VIGNAIOLO
Il giornalista replica alle domande di vinialsuper senza perdere il controllo. “Un produttore ha il diritto di fare la vendemmia? Sì. Anche se si chiama Bruno Vespa. Secondo alcuni, questo diritto non c’è. Ma non posso certo trasformarmi in contadino. Io rispetto chi lavora la terra. Io non lavoro la terra. Ma credo di avere il diritto di farlo, anzi quest’anno ho fatto per la prima volta una vendemmia”.
“Il mio contributo in cantina – ha aggiunto il conduttore – è dunque nullo. Perché in cantina ci va l’enologo. Ma se la domanda verte sul mio impegno per l’azienda, beh…è veramente superiore a quello che ciascuno possa immaginare”.
Vespa racconta di più. “Al termine di un giorno particolarmente impegnativo per il vino – ha evidenziato il giornalista – ero negli studi di Porta a Porta e stavo per entrare. Sulla sigla, in quei pochi secondi, dissi alla mia assistente: ‘Oh, finalmente un po’ di relax!”. Luci ed ombre di Masseria Li Reni, la tenuta di 34 ettari (25 vitati) che Bruno Vespa dirige assieme ai figli Alessandro e Federico.
Motivazioni che hanno convinto anche Marco Longo di Masseria Duca D’Ascoli, presente alla Masterclass. “La nomino ambasciatore del Nero di Troia nel mondo”, ha commentato il produttore pugliese (nella foto sopra), specializzato nella produzione di Nero di Troia bio, rivolgendosi a Vespa.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.