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Un’alleanza contro il cibo sintetico: ci sono anche Demeter e Città del Vino

Un'alleanza contro il cibo sintetico: ci sono anche Demeter e Città del VinoNasce una inedita, larga e composita alleanza per reclamare la difesa della cultura del cibo di qualità e spingersi contro quello artificiale e sintetico di cui fanno parte ACLI, AcliTerra, ADUSBEF, ANPIT, ASI, AssoBio, Centro Consumatori Italia, Cia, CNA, Città del Vino, Città dell’Olio, Codacons, CODICI, Consulta Distretto del Cibo, ctg, COLDIRETTI. E ancora: Demeter, Ecofuturo, EWA, FEDERBIO, Federparchi, FIPE, Fondazione QUALIVITA, Fondazione UNA, Fondazione UniVerde, GLOBE, GREENACCORD, GRE, Italia Nostra, Kyoto Club, LEGA CONSUMATORI, MASCI, MOVIMENTO CONSUMATORI, Naturasi, Salesiani per il sociale, Slow food Italia, UNPLI e Wilderness.

L’iniziativa è stata varata dai rappresentanti delle diverse Organizzazioni nel corso di un incontro nella Sala Consiglio Sede Coldiretti ed ha come primo obiettivo la sottoscrizione di un Manifesto «per esporre le ragioni dell’alleanza ed aprire un confronto con istituzioni, associazioni, mondo scientifico, imprese e cittadini per l’avvio di una battaglia, quella contro il cibo sintetico e artificiale, che è possibile vincere anche in una proiezione europea, nella certezza di agire per il bene comune».

«Una assunzione di responsabilità – concludono le Organizzazioni – nella ricerca delle ragioni tecniche e valoriali per contrastare rischi reali di desertificazione delle campagne, di speculazione finanziaria e monopolio brevettuale insieme a preoccupazioni di allarme per la salute dei consumatori».

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La “Rete vignaioli” e quella firma (sparita) della presidente Fivi, Matilde Poggi

AAA firma cercasi. Quella di Matilde Poggi è sparita dalla lista di produttori che aderisce alla Rete vignaioli italiani. Un elenco che si è allungato come un elastico, raggiungendo quota 500 in pochi giorni. Era il 24 aprile quando l’iniziativa-manifesto di circa 200 produttori artigianali di tutta la penisola, uniti per proporre soluzioni alla crisi del vino italiano a fronte di Covid-19, veniva lanciata con tanto di hashtag #ilvinononsiferma. Una lista che solo la presidente Fivi è riuscita ad accorciare. Col suo recente ripensamento.

Certo, deve aver creato non pochi imbarazzi nel direttivo Fivi vedere quel “Matilde Poggi” al numero 204, assieme ad altri vignaioli che costituiscono la vera base di cemento (armato), nonché il nucleo originario, di una Federazione che appare sempre più smarrita e crogiolante nei soli numeri (da record) del Mercato di Piacenza (l’edizione 2020, a proposito, rischia di essere annullata, causa incertezze legate a Coronavirus).

Un bel mirtillo, la firma della presidentessa della Federazione italiana vignaioli indipendenti, in una marmellata di primissima qualità, costituita anche da produttori che non aderiscono a Fivi. Abbastanza per costituire un caso, insomma. Dentro e fuori dalla “Indipendenti”.

Ebbene, oggi i “casi” sono diventati due: la firma e la sua sparizione. Tre, se si conta anche il silenzio di Poggi, che si rifiuta di spiegare le ragioni della cancellazione di quella firma, interpellata dall’ufficio stampa Fivi per conto della nostra testata. Utile, dunque, ricostruire nel dettaglio la vicenda.

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WineMag.it nota il nome e apre il dibattito immediatamente, quello stesso 24 aprile, nel presentare l’iniziativa della neocostituita “Rete“. Il comunicato stampa da parte di un nuovo “movimento” di vignaioli italiani, del resto, giunge a ciel sereno, nel quadro della crisi Covid-19. Unico riferimento per ricostruire i contorni della “formazione” è l’elenco di adesioni che viene allegato.

Strano ma vero, ecco comparire anche il nome della presidentessa Fivi tra quelli di altri vignaioli già attivi (collateralmente alla Federazione) sul fronte dazi Usa prima e sul “No a Vinitaly 2020“, poi. Strategia? Forse. Fatto sta che da un controllo incrociato, effettuato ieri, si assiste al taglio inatteso. Zac. La firma di Matilde Poggi è sparita dal manifesto #ilvinononsiferma.

La nuova lista di firmatari vede al suo posto, al numero 204, Fulvio Bressan (Bressan Mastri Vinai, Farra d’Isonzo). Il vignaiolo goriziano figurava al numero 203 nella lista originaria, seguito appunto al 204 da Poggi (Az. Agricola Le Fraghe, Cavaion Veronese), che a sua volta precedeva Gabriele Succi (Az. Agr. Costa Archi, Castel Bolognese), rimasto al numero 205. Una magia mal riuscita.

La vicenda ricorda più quelle serate sfortunate in cui incappa saltuariamente qualche arbitro di Serie A, in confusione durante il big-match della domenica. Quelle sere in cui il direttore di gara sbaglia due volte: la prima nell’assegnare un rigore che non c’è.

La seconda nel pensare di rimediare regalando un penalty inesistente, in favore dell’altra squadra. Sfuggendo poi alle telecamere e ai microfoni, a fine partita, per infilandosi negli spogliatoi, sotto la doccia. Serve acqua, del resto: se son Fivi, fioriranno.

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Viticoltura eroica: Manifesto del Cervim per vignaioli estremi e biodiversità

Un Manifesto per dare ancora più forza alla viticoltura eroica, ai “vignaioli estremi” che operano in montagna, in zone di forte pendenza e nelle piccole isole, preservando la biodiversità. È il “Manifesto della viticoltura eroica” stilato dal Cervim.

Il documento è stato presentato nelle scorse settimane, in occasione di Vins Extrêmes e sarà protagonista dell’interno 2020 in occasione degli eventi e delle manifestazioni enologiche del Centro di Ricerca, Studi, Salvaguardia, Coordinamento e Valorizzazione per la Viticoltura Montana.

“Il Manifesto della viticoltura eroica – sottolinea il presidente Cevim, Roberto Gaudio – rappresenta una sintesi propositiva di cosa siano i vigneti estremi e il lavoro quotidiano dei vignaioli, a vantaggio di ambiente, paesaggio e biodiversità”.

“Un Manifesto – continua Gaudio – che è anche un impegno che il mondo del vino si è preso per promuovere questa tipologia di viticoltura e che sarà firmato e condiviso da enti, Consorzi di tutela, singoli produttori e associazioni del vino, mondo della ricerca e professionisti”.

Fra i grandi eventi del Cervim della prima parte dell’anno, il Vinitaly (a Verona dal 19 al 22 aprile) e il VII Congresso Internazionale sulla Viticoltura di Montagna e in Forte Pendenza, che si terrà a Vila Real, in Portogallo, dal 14 al 16 maggio. Di seguito il testo integrale del manifesto.

La viticoltura eroica è una straordinaria espressione della capacità dell’uomo di dare un futuro sostenibile a persone che operano in territori geografici peculiari e difficili. I vigneti eroici rappresentano un monumento al lavoro dell’uomo e alla conservazione del territorio e devono essere tutelati anche per il loro interesse storico, culturale e soprattutto paesaggistico.

La viticoltura eroica svolge un ruolo fondamentale per la conservazione dell’ambiente in aree delicate e fragili, preservandolo dall’abbandono e dalle aggressioni del cambiamento climatico. Le viti, coltivate in zone eroiche, crescono in ambienti vocati e sono conservatrici di biodiversità varietale, da esse si ottengono vini originali e di elevata qualità organolettica.

La coltivazione delle viti nelle aree eroiche è un’attività fondamentale per il mantenimento dell’agricoltura e della presenza dell’uomo in siti con difficoltà strutturali permanenti, oltre che per un corretto rapporto fra le diverse attività produttive a beneficio dell’economia circolare.

La viticoltura eroica con i suoi paesaggi unici rappresenta un valore aggiunto a vantaggio anche del turismo e delle attività ad esso collegate. La viticoltura eroica deve trovare adeguati riconoscimenti nel quadro di una politica coerente e complessiva in favore dei suoi territori e del loro sviluppo sostenibile.

La produzione dei vini eroici e più onerosa che in altri ambienti. Sul mercato la loro origine deve essere chiaramente riconoscibile e valorizzata attraverso l’utilizzo dell’apposito marchio ‘CERVIM – Viticoltura Eroica’ così da garantire sia la giusta remunerazione al produttore sia la riconoscibilità al consumatore.

I territori interessati dalla viticoltura eroica dovranno avere gli adeguati riconoscimenti internazionali, UNESCO e FAO, oltre a quelli nazionali. Al fine della tutela e promozione della viticoltura eroica l’Istituzione di riferimento a livello internazionale è il CERVIM”.

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