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Olivier Dubost nuovo Managing Director di Carlsberg Italia

Olivier Dubost nuovo Managing Director di Carlsberg Italia

Olivier Dubost assumerà l’incarico di Managing Director di Carlsberg Italia dal 1° luglio 2022. La filiale italiana del Gruppo Carlsberg, produttore di birra tra i leader a livello globale, sostituisce così Kaare Jessen.

Dubost avrà il compito di consolidare il business di Carlsberg in Italia, attualmente il terzo produttore nazionale di birra. Dovrà inoltre sviluppare ulteriormente i marchi e i prodotti dell’azienda, valorizzando i talenti del team locale e proseguendo nella declinazione della strategia di sostenibilità del Gruppo “Together Towards Zero”.

«Sono entusiasta di poter guidare il team italiano di Carlsberg – commenta il nuovo Managing Director di Carlsberg Italia – con l’obiettivo di consolidare ed espandere la strategia di crescita del business nel mercato locale, puntando sui nostri capisaldi di qualità, innovazione e sostenibilità dei prodotti, generando valore condiviso con gli stakeholder e l’intera comunità».

Attraverso la valorizzazione dei talenti di Carlsberg Italia, la nostra sfida è quella di crescere, continuando a produrre birra per un oggi e un domani migliori».

CARLSBERG ITALIA: LA CARRIERA DI OLIVER DUBOST

Olivier Bubost porta con sé più di 26 anni di esperienza commerciale sia in Europa che in Asia. Nel Gruppo Carlsberg da oltre 11 anni, prima della nomina in Carlsberg Italia, Olivier Dubost ha ricoperto il ruolo di General Manager di Carlsberg Singapore e di Presidente di MayBev, importante distributore commerciale di Singapore.

Non prima di aver trascorso quasi 2 anni a Hong Kong, come Vice President Commercial per l’Asia. L’ingresso in Carlsberg nel 2011, come Vice President Marketing di Brasseries Kronenbourg in Francia.

Prima ancora, Bubost ha lavorato per 13 anni in Colgate Palmolive e per 2 anni in Lvmh. Madrelingua francese, parla inglese e spagnolo e ha vissuto e lavorato nel Regno Unito, in Spagna, in Francia, a Hong Kong e a Singapore.

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Vino italiano, Fem: “L’export migliora la qualità”

“La percentuale del vino italiano che viene venduta all’estero è in crescita e per molte aziende ha oltrepassato la soglia del 50% della produzione. Questo implica che all’interno delle azienda vitivinicola ci siano delle persone con delle competenze specifiche per seguire il lavoro di vendita e promozione sui mercati esteri”. Steve Kim, managing director di Vinitaly International, ha moderato oggi il settimo seminario internazionale di marketing del vino organizzato dalla Fondazione Edmund Mach (Fem) a San Michele all’Adige (Trento) e centrato sui nuovi modelli per l’export.

L’evento, rivolto ad esperti di marketing del vino, produttori e studenti, si inserisce all’interno del percorso formativo di eccellenza “executive master wine export management”, che forma gli specialisti dell’export vini. Professionisti in grado di supportare le aziende del vino nel complesso processo di internazionalizzazione. Oggi, al termine del seminario, si è svolta anche la consegna degli attestati a 24 nuovi manager del vino.

“Abbiamo analizzato quali sono queste competenze, i mercati storici del vino italiano, ma soprattutto quelli nuovi e la Cina in particolare, dove l’Italia del vino non è ancora riuscita ad affermarsi come hanno fatto i cugini d’Oltralpe, ma si stanno facendo enormi sforzi per recuperare terreno” ha detto Kim, l’esperta coreana a capo del braccio strategico internazionale di Vinitaly e impegnata ad utilizzare i canali innovativi per comunicare e celebrare “il vino italiano” all’estero – con un’enfasi creativa sui social media – sempre con un occhio di attenzione per aiutare i produttori italiani a vendere di più di una semplice bottiglia di vino.

LA CRESCITA
L’export vitivinicolo italiano è fortemente cresciuto in quest’ultimo ventennio a dimostrazione del grande appeal internazionale della nostra vitienologia. E’ cresciuta però anche la concorrenza sui mercati internazionali, sono aumentate le problematiche organizzative, si sono fortemente modificati i sistemi distributivi e la stessa rete di importazione si è decisamente evoluta in quest’ultimo quinquennio. Grandi evoluzioni che stanno obbligando le imprese enologiche italiane a grandi sforzi organizzativi e ad aumentare fortemente la loro capacità di gestire la loro presenza sui mercati internazionali.

“Occorre puntare sulla qualità del vino, ma anche creare marchi in grado di esprimere uno stile di vita. Se riusciamo a fare questo le opportunità sono enormi”, ha detto Matteo Lunelli, presidente di Cantine Ferrari nonché direttore dell’International Wine and Spirits Competition IWSC, intervenuto assieme ad Antonio Rallo, presidente di Unione Italiana Vini e titolare della cantina Donnafugata, Emilio Pedron, amministratore delegato di Bertani Domains, Raffaele Boscaini, responsabile Marketing Masi, Francesco Ferreri, presidente di Assovini Sicilia, Matilde Poggi, presidente Fivi e titolare di Le Fraghe, Roberta Crivellaro dello studio legale Whiter.

A conclusione della tavola rotonda si è svolta la consegna degli attestati ai 24 nuovi export manager del vino, provenienti da varie regioni italiane e selezionati da una commissione che ha valutato oltre 70 candidature. Intanto, è tutto pronto per il prossimo corso: il 31 dicembre scadono i termini per iscriversi alla quinta edizione del corso di wine export management.

 

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