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Maltempo: vigneti e campi distrutti nel Lazio e in Campania, Puglia e Sicilia

Il maltempo, con trombe d’aria, nubifragi, grandinate di dimensioni anomale e precipitazioni violente ha colpito a macchia di leopardo le campagne dal Lazio alla Campania, dalla Puglia alla Sicilia provocando vittime e danni. Le perdite, in alcune zone, sarebbero fino all’80% dei raccolti, come nelle scorse settimane in Lombardia, in particolare nell’Oltrepò pavese.

È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti che esprime cordoglio per il quarantenne agricoltore siciliano morto colpito da un fulmine mentre andava a controllare le pecore mentre scatta l’allerta della protezione civile in 5 regioni del Sud in riferimento all’ultima ondata di perturbazioni che si è abbattuta sulla Penisola.

Campi allagati e raccolti devastati sono gli effetti del maltempo rilevati nelle campagne dal monitoraggio della Coldiretti con la grandine che è stata l’evento climatico più grave per i danni irreversibili che ha provocato ai raccolti, visto che in una manciata di minuti è in grado di distruggere il lavoro di un anno intero.

CINQUE GRANDINATE IN 3 GIORNI IN CAMPANIA

In Campania negli ultimi tre giorni ci sono state almeno cinque violente grandinate che hanno devastato uva, olive e verdure di stagione tra Avellino, Benevento e Caserta con perdite fino all’80% mentre nel Salernitano una bomba d’acqua ha provocato l’allagamento dei campi di cipollotto azzerando la produzione.

La Puglia ha dovuto fare i conti con un tornado che ha colpito il Salento nel Capo di Leuca e con un nubifragio nel Foggiano. «Oltre a uva e olive – spiega Coldiretti – il maltempo ha colpito anche ortaggi e legumi sono state le coltivazioni più colpite dal maltempo che non ha risparmiato vere e proprie eccellenze del territorio come i fagioli e lenticchie della Tuscia in provincia di Viterbo».

Gli eventi estremi – sottolinea la Coldiretti – si sono abbattuti nel centro sud su terreni secchi che non riescono ad assorbire con l’acqua che cade e tende ad allontanarsi per scorrimento, provocando frane e smottamenti e facendo salire il conto dei danni».

Ma a preoccupare sono anche gli incendi, favoriti dal mix esplosivo caldo e siccità con danni incalcolabili dal punto di vista economico ed ambientale. Tanto che, stima la Coldiretti, ci vorranno almeno 15 anni per ricostruire l’habitat nei boschi andati distrutti dalle fiamme.

E ad essere colpite sono state anche aziende agricole e campi coltivati. «Siamo di fronte – conclude la Coldiretti – a un impatto devastante con danni all’agricoltura che superano i 6 miliardi di euro, pari al 10% della produzione nazionale».

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Maltempo, grandine sui vigneti del Nord Italia: danni in Oltrepò pavese, Valtellina, Brescia e Bergamo

Vigneti distrutti, stalle scoperchiate, campi di soia e mais devastati, decine di alberi abbattuti. È quanto emerge da un primo monitoraggio della Coldiretti regionale sugli effetti dell’ultima ondata di maltempo che ha investito tutta la Lombardia ,dall’Oltrepò pavese a Milano, da Varese alla Valtellina, fino alle province di Brescia, Bergamo e Cremona.

In particolare danni ingenti si registrano nella Bergamasca, tra i comuni di Grumello del Monte, Carobbio degli Angeli, Chiuduno, Castelli Calepio, Gandosso e Sarnico. Prima la grandine con chicchi di ghiaccio grossi come palline da tennis. Poi un violento nubifragio hanno «triturato le foglie delle viti compromettendo l’intero raccolto».

Sfondati ettari di serre e danneggiata la verdura coltivata sotto i teli. Inoltre, vento forte e pioggia battente hanno spezzato il mais, scoperchiato i tetti delle stalle, abbattuto tensostrutture utilizzate dagli agriturismi e danneggiato diverse abitazioni di campagna.

LA STIMA DEI DANNI

Nel Pavese, come evidenzia ancora Coldiretti Lombardia, la tempesta di ghiaccio ha colpito a macchia di leopardo l’Oltrepò, ma anche le aree di Landriano, Bascapè, Marcignago, Bereguardo, Trivolzio e Vellezzo Bellini, dove mais e soia sono stati allettati.

Non è stato risparmiato il riso, ma con danni limitati perché le piantine sono ancora basse; rovinate anche le serre per la coltivazione delle orticole. Nell’area a sudovest di Milano, tra Melegnano, Rozzano e Abbiategrasso, chicchi di almeno 4 centimetri di diametro hanno devastato interi campi di mais e colpito il riso. Nel bilancio, inoltre, tetti sfondati e allagamenti tra i comuni del Parco Agricolo Sud Milano.

Nell’alto Cremasco, una tromba d’aria e la grandine hanno piegato le colture in campo tra Rivolta d’Adda e Spino d’Adda, con stalle scoperchiate e decine di piante abbattute.

Vento e pioggia di ghiaccio anche ai piedi dell’arco alpino, dalla Valtellina al Varesotto con l’allettamento del granoturco. Una tempesta ha causato danni sul mais nella bassa Bresciana, nei comuni intorno a Montichiari. Fuori regione, danni anche in Veneto, in particolare in Valpolicella.

MALTEMPO IN ITALIA, MILIODI DI EURO DI DANNI

Con l’ultima ondata di maltempo, chiarisce la Coldiretti, salgono a svariate decine di milioni di euro i danni causati in tutta Italia dal clima. Una estate 2021 bollente e siccitosa, in cui si contano però fino ad ora già 149 eventi estremi a livello nazionale secondo i dati dell’European Severe Weather Database (ESWD).

Sulla sola Lombardia nel mese di giugno si è abbattuta in media una grandinata ogni tre giorni, con danni alle coltivazioni in un periodo cruciale con le raccolte in corso e mentre ci si avvicina alla vendemmia.

Anche in Italia – spiega la Coldiretti – siamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici, con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo.

«L’effetto dei cambiamenti climatici, con l’alternarsi di siccità e alluvioni – conclude la Coldiretti – non impatta solo sul turismo ma ha fatto perdere oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti».

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Tromba d’aria e grandine nel Mantovano, danni ai vigneti del Lambrusco

Ennesima perturbazione nel nord Italia. Dopo i vigneti della Valpolicella, questa volta finiscono in ginocchio le aree di produzione del Lambrusco, nel Mantovano, investite da una tromba d’aria unita alla grandine. È quanto emerge dal monitoraggio che i tecnici della Coldiretti Lombardia stanno realizzando nelle diverse zone della regione, investita da una nuova ondata di maltempo.

Colpiti a macchia di leopardo nolo i vigneti di Lambrusco pronti per la vendemmia 2020, ma anche i campi di mais, soia e fagioli. I chicchi di ghiaccio grandi come noci si sono abbattuti anche nel Cremonese, nel territorio casalasco.

Tra i comuni maggiormente interessati ci sono Casalmaggiore, Rivarolo del Re, Spineda. Danneggiati campi di mais di secondo raccolto e pomodori, mentre la pioggia prolungata ha causato allagamenti che hanno interessato anche cascine e abitazioni.

Como e Varese il maltempo ha investito i territori dell’alta provincia provocando problemi alla percorribilità delle strade poderali e non solo. Nell’alto lago di Como, la pioggia ha reso impraticabili le vie che dagli alpeggi riportano gli animali a valle. Alcuni pastori sono di fatto rimasti bloccati in alpe con le greggi e sono stati costretti a rimandare il ritorno nelle loro aziende agricole previsto per questo fine settimana.

“Siamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici – precisa Coldiretti – con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con grandine di maggiori dimensioni, una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense”.

“Il passaggio dal sole al maltempo è rapido – conclude Coldiretti – con costi per l’agricoltura italiana di oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti”.

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Grandine e vento, vigneti rasi al suolo in Valpolicella. Zaia: “Stato di calamità”

Grandine e vento si sono abbattute con estrema violenza sui vigneti della Valpolicella, nel pomeriggio odierno. Sono decine le aziende agricole che denunciano danni anche ingenti. Le raffiche d’aria e ghiaccio hanno raso al suolo diversi appezzamenti, colpendo in particolare le zone pianeggianti del circondario di Verona.

Centinaia le chiamate ai vigili del fuoco, anche nelle province di Vicenza e Padova. La scena che si è presentata agli occhi dei viticoltori è impietosa. Interi vigneti piegati su se stessi dal vento e i grappoli di uva staccati dalla pianta, mitragliati dalla grandine. A fare le spese del maltempo anche decine di volatili, trovati morti o agonizzanti.

Una vera e propria tragedia, che colpisce la città scaligera e i preziosi vigneti della Valpolicella in una fase molto delicata per la maturazione delle uve atte alla produzione – tra gli altri – del vino Amarone. Non a caso il presidente della Regione Veneto è intenzionato a chiedere lo stato di calamità.

E non è il primo episodio, dall’inizio del 2020. Una forte grandinata si è abbattuta sulle vigne della Valpolicella il 7 giugno, causando danni a macchia di leopardo. Nella memoria di decine di viticoltori è ancora viva anche la perturbazione del 3 settembre 2018.

Grandine e vento sulla Valpolicella, il Consorzio: “5-6 milioni di euro di danni”

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Maltempo in Lombardia: grandine sui pascoli, frutta e verdura devastate a Milano

Nuovi danni da maltempo nelle campagne in Lombardia. Lo rende noto la Coldiretti regionale sulla base di un monitoraggio in corso sul territorio, dal quale emerge che nelle ultime ore bombe d’acqua e grandinate, registrate anche ad alta quota, hanno danneggiato pascoli, cereali, frutta e verdura.

In Valle Brembana, in provincia di Bergamo, spiega la Coldiretti Lombardia, una forte pioggia di ghiaccio ha colpito l’alpeggio Cancervo, situato a circa 1600 metri di altitudine, a  cavallo tra Taleggio e San Giovanni Bianco. I chicchi di grandine hanno formato una spessa coltre che ha schiacciato l’erba: impossibile pascolare per le mucche che in questo periodo si trovano su questi prati per la stagione estiva.

Nel Milanese – prosegue la Coldiretti regionale – ad avere la peggio sono stati frutta e verdura, mais e frumento. In particolare, nella zona dell’Abbiatense la tempesta di ghiaccio in pochi minuti ha spazzato la campagna di Cisliano triturando le coltivazioni di pomodori, meloni, angurie e verdura di stagione.

“La grandine – aggiunge la Coldiretti – ha colpito anche i campi di cereali nei comuni di Cusago e Gaggiano, mentre intorno alla frazione Castelletto di Abbiategrasso le piante di mais in fioritura sono state spianate o devastate. Infine, bombe d’acqua hanno allagato le coltivazioni in altri comuni della parte occidentale dell’area metropolitana: in corso la conta dei danni”.

La grandine ha lasciato il segno anche a nord del capoluogo su alcuni campi di mais del Basso Varesotto, da Sesto Calende a Busto Arsizio. L’incontro dell’aria calda della pianura con quella fredda della catena alpina aumenta la gravità dei fenomeni che si formano rapidi e si abbattono violenti sul territorio, a fasce di diversa intensità. Verifiche dei tecnici Coldiretti in corso anche nella zona di pianura dell’Oltrepo Pavese, in particolare tra Broni e Stradella.

“Questi episodi che colpiscono in modo improvviso e a macchia di leopardo le campagne – commenta la Coldiretti regionale – confermano i cambiamenti del clima che si avvertono anche in Italia, dove la primavera 2020 è stata la nona più bollente dal 1800 secondo Isac Cnr, che ha rilevato una temperatura superiore di 0,84 gradi la media”.

L’agricoltura – conclude la Coldiretti – è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con sfasamenti stagionali ed eventi estremi che hanno causato una perdita in Italia di oltre 14 miliardi di euro nel corso del decennio.

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Maltempo in Lombardia: Coldiretti chiede lo stato di emergenza

BRESCIA – “Riconoscere lo stato di emergenza in Lombardia a fronte dei molteplici episodi di maltempo che nei campi hanno provocato milioni di euro di danni sul territorio regionale, mettendo in ginocchio coltivazioni, aziende agricole, strade, con danni anche a case, capannoni e attrezzature agricole”.

È la richiesta avanzata durante il summit organizzato da Coldiretti a Brescia con Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti nazionale e Coldiretti Brescia; Paolo Voltini, Presidente di Coldiretti Lombardia; Gianmarco Centinaio, Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo; Fabio Rolfi, Assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi di Regione Lombardia; Raffaele Borriello, Direttore generale Ismea; Stefano Simeoni, Capo di Gabinetto della Prefettura di Brescia.

“Siamo in uno stato di emergenza – commenta il Presidente Paolo Voltini – mai come quest’anno i cambiamenti climatici hanno devastato le nostre campagne. Servono nell’immediato provvedimenti e misure concrete da parte delle istituzioni per far ripartire al più presto le nostre aziende, anche snellendo la burocrazia che rallenta i risarcimenti alle imprese colpite”.

“Ringrazio il Ministro Centinaio, l’Assessore regionale Rolfi, i Prefetti e le istituzioni che ai vari livelli si sono già attivate”. I primi interventi che trovano la disponibilità di Ismea – spiega la Coldiretti Lombardia – riguardano da una parte la moratoria di tre anni con il congelamento dei mutui che le aziende colpite hanno in corso con lo stesso Istituto, dall’altra l’attivazione del fondo di garanzia per ottenere finanziamenti agevolati dalle banche per ripristinare le strutture e far riprendere l’attività agricola”.

LA FOTOGRAFIA DAI CAMPI
Questa estate, spiega la Coldiretti Lombardia, è stata segnata da bolle di calore anomale ma anche da eventi estremi che hanno distrutto le coltivazioni nei campi con piante sradicate, serre divelte, uva e altra frutta flagellata come pure meloni e angurie ma anche campi allagati, soia e mais stesi a terra dalle forti tempeste di vento, trombe d’aria e temporali intensi accompagnati da grandinate killer con frane, strade di campagna impraticabili e pascoli isolati.

“Si sta verificando una tendenza alla tropicalizzazione che si evidenzia con una più elevata frequenza di manifestazioni violente – conclude la Coldiretti – grandine di maggiore dimensione, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal caldo al maltempo che compromettono le coltivazioni nei campi con danni per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne”.

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Maledetta primavera: è S.O.S api in Lombardia

E’ sos api in Lombardia con la produzione di miele millefiori e acacia crollata per colpa di questa pazza primavera. L’andamento climatico siccitoso del mese di marzo, seguito da un aprile e un maggio dal meteo particolarmente capriccioso caratterizzato da vento, pioggia e sbalzi termici non ha consentito alle api di trovare il nettare sufficiente da portare nell’alveare.

E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti regionale sugli effetti del maltempo alla vigilia della giornata mondiale delle api, che a livello planetario si festeggia domani 20 maggio dopo essere stata istituita dall’Onu nel 2018, per riconoscere il ruolo insostituibile svolto da questo insetto, tanto che Albert Einstein sosteneva che: “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.

La pazza primavera – sottolinea la Coldiretti – ha creato gravi problemi agli alveari con il maltempo che ha compromesso molte fioriture e le api che non hanno la possibilità di raccogliere il nettare. Il poco miele che sono riuscite a produrre – spiega la Coldiretti – se lo mangiano per sopravvivere.

La sofferenza delle api – precisa la Coldiretti – è uno degli effetti dei cambiamenti climatici in atto che sconvolgono la natura e si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo.

STAGIONE COMPROMESSA
“A causa del caldo anticipato – spiega Matteo Locatelli, apicoltore in provincia di Bergamo – le famiglie all’interno degli alveari hanno avuto uno sviluppo precoce e si sono ingrandite, ma poi le piogge e l’abbassamento repentino delle temperature hanno condizionato il lavoro delle api e il poco nettare che sono riuscite a raccogliere lo hanno utilizzato per sopravvivere. Per evitare il peggio siamo dovuti intervenire con un’alimentazione di soccorso. Nei casi più gravi le api stremate hanno iniziato ad eliminare la covata, e a cibarsi di pupe e larve. Questa situazione ha compromesso la produzione di miele di acacia, millefiori e tarassaco. Confidiamo nella produzione di castagno e tiglio che inizierà da metà giugno e poi nelle melate e nei mieli di montagna, con la speranza che l’andamento stagionale ritorni alla normalità”.

“Qui da noi, in pianura, di miele di acacia riusciremo a produrne davvero poco – conferma Serena Baschirotto, apicoltrice a nord ovest di Milano, verso l’area di Malpensa – Nell’ultimo periodo si sono verificate tutte insieme le condizioni peggiori per l’attività delle api: il freddo non le faceva uscire, la grandine ha rovinato la fioritura, il vento ha asciugato il nettare e la pioggia lo ha annacquato. Ora porteremo le arnie in montagna come facciamo ogni anno in questo periodo: speriamo di riuscire a produrre almeno là”.

NON SOLO MIELE A RISCHIO
La pioggia no stop compromette il duro lavoro delle api – continua la Coldiretti – ma non si tratta solo della produzione del miele poiché prodotti come mele, pere, kiwi, castagne, ciliegie, albicocche, susine, meloni, cocomeri, pomodori, zucchine, soia dipendono completamente o in parte dalle api per la produzione dei frutti.

Ma questi insetti sono utili anche per la produzione di carne con l’azione impollinatrice che svolgono nei confronti delle colture foraggere da seme come l’erba medica e il trifoglio, fondamentali per i prati destinati agli animali da allevamento. Anche la grande maggioranza delle colture orticole da seme, come l’aglio, la carota, i cavoli e la cipolla, si può riprodurre grazie alle api.

Forse questa è l’annata peggiore per il miele di acacia – conferma Gabriele Nichetti che ha le arnie a Crema – Con la produzione siamo sotto del 75% rispetto alla media. La fioritura dura 10-15 giorni e stavolta è capitata proprio nel periodo peggiore per temperature e condizioni meteo. Speriamo di rifarci con l’amorpha, che si trova lungo i fiumi Serio e Adda e, a giugno, con il tiglio”.

In Italia – spiega la Coldiretti – esistono più di 50 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino. Nelle campagne italiane – continua la Coldiretti – ci sono 1,2 milioni gli alveari curati da 45.000 apicoltori tra hobbisti e professionali con un valore stimato in più di 2 miliardi di euro per l’attività di impollinazione alle coltivazioni.

Rilevanti sono le importazioni dall’estero che nel 2018 sono risultate pari a 27,8 milioni di chili in aumento del 18% rispetto all’anno precedente. Quasi la metà di tutto il miele estero in Italia arriva da due soli paesi: Ungheria con oltre 11,3 milioni di chili e la Cina con 2,5 di chili ai vertici per l’insicurezza alimentare.

Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità – consiglia la Coldiretti – occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica.

Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti.

La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta – conclude la Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

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Approvato il modello di gestione avanzata del vigneto Soave

SOAVE – Approvato all’unanimità da Sindaci e tecnici il Modello di Gestione Avanzata del vigneto Soave che potrà essere recepito nei vari regolamenti comunali già da questa stagione vendemmiale.

Un documento fortemente voluto sia dai vertici del Consorzio Tutela Vino Soave sia dalle amministrazioni comunali, che di concerto con i tecnici agronomi che seguono la denominazione e le associazioni di categoria che rappresentano i viticoltori, hanno lavorato in questi mesi per la condivisione delle regole di utilizzo dei prodotti fitosanitari in vigneto.

IL MODELLO DI GESTIONE AVANZATA
Il modello di gestione avanzata, che diverrà un vero e proprio regolamento personalizzato per ogni comune, pone il focus sull’obiettivo di conciliare le esigenze della difesa fitosanitaria con la tutela della salute pubblica. Attenzione quindi alle misure di protezione dell’operatore e sull’irrorazione dei prodotti, con relativa riduzione dei dosaggi.

Grande spazio infine alla tutela della biodiversità funzionale con l’applicazione del Protocollo Biodiversity Friends (WBA) per la misurazione dello stato di salute del vigneto. Nel regolamento sono state inserite le linee guida per il monitoraggio di suolo, acqua e aria attraverso gli indici BF, come richiesto nell’ultimo documento sulla sostenibilità ambientale emesso dalla Regione Veneto e che è servito come traccia per la stesura finale del modello.

IL “5 MAGGIO” DI SOAVE TRA GRANDINE E MALTEMPO
A Soave si stanno facendo anche i conti con i danni del maltempo del 5 maggio che ha colpito alcune aree della denominazione, in particolar modo nel comune di Soave. Un evento anomalo per il periodo, che ha portato forti folate di vento accompagnate da piccoli chicchi di grandine alternati a precipitazioni intense.

Ancora presto per una stima definitiva dell’entità dell’evento; sebbene l’aspetto quantitativo può in parte essere stato compromesso, il profilo qualitativo non è stato toccato. Si conta sulla capacità di recupero della Garganega, varietà tardiva che aveva appena iniziato la sua fase vegetativa. La valutazione definitiva dei tecnici verrà effettuata comunque nelle prossime settimane.

Le basse temperature inoltre stanno tenendo lontane alcune malattie di carattere fungino e questo facilita le operazioni di protezione dei vigneti.

“Eventi estremi e fuori stagione come l’ultimo accaduto – ha dichiarato  Sandro Gini, presidente del Consorzio – rendono ancora più necessario un controllo e una gestione della denominazione più attenta sia alla salvaguardia dell’ambiente sia a quella della produzione. Avere un gruppo di lavoro così coeso e professionale ci permette di raggiungere obiettivi condivisi importanti come quello dell’applicazione del modello di gestione avanzata del vigneto Soave nei 13 comuni appartenenti alla denominazione”.

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Maltempo, danneggiati vigneti nel Bresciano e in Valtènesi


Vigneti e alberi abbattuti, serre di vivai scoperchiate e prati di erbai sferzati dalla furia dei vortici d’aria. Sono i primi effetti, segnalati dai tecnici Coldiretti, della perturbazione con pioggia e forte vento che in queste ore si sta abbattendo sul Bresciano nella zona della Valtenesi, nella parte occidentale del lago di Garda tra Lonato del Garda, Padenghe sul Garda, Soiano, Moniga del Garda e Salò.

I tecnici stanno monitorando la situazione minuto per minuto, per raccogliere le segnalazioni da parte delle aziende agricole. Al momento nella zona di Lonato del Garda colpiti i prati di erbai, con il loietto schiacciato dalla forza delle correnti d’aria che ne hanno così compromesso il raccolto. Diversi gli alberi caduti tra ippocastani, pini marittimi e platani. In corso verifiche su serre e tunnel.

Nella zona tra Soiano e Moniga del Garda danni ai vigneti, con pali tiranti e alcuni filari abbattuti, mentre a Salò il vento ha sradicato serre di vivai con piante stese a terra. A Tremosine è arrivata anche la neve. Sorvegliati speciali vigneti e oliveti, per cui si temono gli effetti dell’abbassamento delle temperature che rischiano di danneggiare la produzione.

L’eccezionalità degli eventi atmosferici, come evidenzia Coldiretti, “è ormai diventata la norma e si manifesta con una più elevata frequenza di sbalzi termici significativi, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal caldo al freddo”.

Le anomalie climatiche, con il ripetersi di eventi estremi, sono costate all’agricoltura italiana oltre 14 miliardi di euro in un decennio tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.

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Mantovano sotto la grandine: distrutti vigneti e campi di mais

MANTOVA – Coltivazioni di mais e vigneti distrutti. E’ quanto emerge dal primo monitoraggio di Coldiretti Lombardia sul maltempo che questa notte ha investito l’Alto e Medio Mantovano in particolare i comuni di Roverbella, Medole e Castel d’Ario.

Il vento ha scoperchiato edifici e la tempesta di ghiaccio ha devastato le vigne e centinaia di ettari di mais. Secondo una prima stima, i danni ammontano a diverse decine di migliaia di euro. Grandine e forti raffiche d’aria hanno interessato anche la città di Montichiari, in provincia di Brescia.

“La violenta tempesta che si è scatenata intorno alle 3.30 di notte – afferma Paolo Avanzi, allevatore di Roverbella (Mantova) con 80 ettari coltivati e 230 bovine per la produzione di latte – ha distrutto 25 ettari di mais, con danni per circa 60 mila euro”.

Il produttore sarà costretto a trinciare prima e comunque con una perdita sensibile di prodotto, all’incirca del 50-60% rispetto a una stagione normale. “Di solito – evidenzia Avanzi – la razione alimentare dei miei animali è costituita solo da mais, cereali, foraggio ed erba medica che coltivo, ma per colpa di questa grandinata dovrò acquistare mais all’esterno, con un ulteriore aggravio di costi”.

Dall’inizio dell’anno, secondo la stima Coldiretti Lombardia, solo nel Mantovano i danni causati dal maltempo hanno già superato i 15 milioni di euro. In questa fase stagionale, la grandine è l’evento più grave per gli agricoltori perché causa danni irreversibili e provoca la perdita dell’intero raccolto dopo un anno di lavoro.

“Sono gli effetti – sottolinea la Coldiretti – dei cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo”.

Uno sconvolgimento che impatta duramente sull’attività agricola. Dall’inizio dell’anno, sempre secondo Coldiretti, sono oltre mezzo miliardo i danni provocati dal maltempo all’agricoltura.

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Vendemmia 2016: in Lombardia calo del 13%, causa maltempo

La vendemmia 2016 in Lombardia si attesterà intorno al milione e 188mila ettolitri di vino e di mosto con un calo del 13% rispetto allo scorso anno. È quanto afferma la Coldiretti regionale sulla base delle previsioni Ismea. “A livello regionale viene confermato il trend rilevato nella prima settimana di agosto alla vigilia della partenza della vendemmia a livello nazionale a Coccaglio nel Bresciano con le uve da spumante della Franciacorta – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – adesso molto dipenderà dall’evoluzione del mese di settembre anche se le buone escursioni termiche fra notte e giorno fanno ben sperare in un’ottima qualità su tutte le uve: dal Mantovano alla Valtellina, dall’Oltrepò alla Franciacorta, fino al Lugana e alle colline del San Colombano”. Quest’anno, come evidenzia sempre Coldiretti Lombardia, il maltempo ha lasciato il segno soprattutto fra i vigneti della Bergamasca e del Mantovano con cali medi di oltre il 10% ma con punte, per alcune aree colpite dalla grandine, anche del 40%.

L’ultima zona a raccogliere sarà la Valtellina con le sue uve rosse intorno alla metà di ottobre, e dovrebbe registrare quantità in linea con lo scorso anno. In Lombardia – spiega la Coldiretti regionale – ci sono oltre 20 mila ettari a vigneto dei quali 17.500 sono dedicati a produzioni di qualità Doc, Docg e Igt.

Le province più ‘vinicole’ sono Pavia e Brescia, che da sole rappresentano i due terzi delle superfici vitate in Lombardia e il 70% delle oltre tremila aziende agricole lombarde. A seguire si trovano Mantova, Sondrio, Bergamo, Milano e Lodi (con le colline fra San Colombano e Graffignana), ma zone viticole con piccole produzioni si stanno sviluppando anche fra Como, Lecco e Varese. 

L’intera filiera, fra occupati diretti e indiretti, temporanei e fissi, offre lavoro – stima la Coldiretti regionale – a circa 30 mila persone in Lombardia e la produzione genera un export di circa 280 milioni di euro all’anno, diretto in particolare verso Stati Uniti, Gran Bretagna, Svizzera, Canada e Giappone. “Il vino – aggiunge Prandini – è uno dei pilastri della dieta mediterranea e un suo consumo responsabile ed equilibrato è fonte di salute”.

In Lombardia – spiega Coldiretti su dati Istat – quasi 5 milioni di persone consumano vino durante l’anno e il 19% ne beve uno o due bicchieri al giorno. “I nostri vini – conclude Prandini – sono sempre più conosciuti all’estero, dove in genere vanno molto forti gli spumanti. Le bollicine della Franciacorta, ad esempio, piacciono sia in nord Europa che negli Stati Uniti. Ma tutto il vino italiano in generale viene visto come un prodotto di alto livello non solo come qualità intrinseca, ma come capacità di raccontare un territorio e la filosofia che ci sta dietro. Il vino di qualità racconta un po’ la via italiana al buon vivere”.

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Bergamo, vigneti devastati dalla grandine in Valcalepio (foto gallery)

Colpiti i vigneti in Valcalepio, distrutti i frutteti a Valbrembo. E’ più simile a un bollettino di guerra che a una stima dei danni il monitoraggio che Coldiretti Lombardia e Coldiretti Bergamo stanno effettuando dopo la tempesta di acqua, ghiaccio e vento che ha colpito la provincia di Bergamo. “La grandinata di ieri aveva una tale intensità che ha distrutto l’intero raccolto del frutteto che ho a Valbrembo – spiega con amarezza Matteo Locatelli dell’azienda frutticola Sant’Anna – le ciliegie e le pesche già presenti sugli alberi sono praticamente da buttare. Un raccolto perso. I chicchi di ghiaccio hanno colpito con violenza anche le gemme e i rami quindi avrò sicuramente dei problemi anche con la produzione del prossimo anno. Sono  stati danneggiati anche i frutteti che si trovano in zona Astino, alle porte di Bergamo; non so se riuscirò a salvare qualcosa”. Il nubifragio ha coinvolto in modo grave anche la Valcavallina. “La grandinata ha colpito il nostro territorio come una furia – spiega Angelo Casali, agricoltore di Berzo San Fermo – i vigneti attorno all’abitato sono stati distrutti con danni che vanno dal 90 al 100%. Un disastro. Non si contano gli alberi sradicati e gli smottamenti tra i filari. Alcune aziende agricole sono state allagate e l’acqua ha compromesso fieno e macchinari”. Nella zona di Berzo San Fermo – spiega la Coldiretti provinciale – sono esondati il Bescasolo, il San Fermo, il Seresina e altri corsi d’acqua. A cause di frane e smottamenti alcune frazioni sono isolate. Quattro aziende agricole non si sono ancora potute raggiungere. Oltre agli agricoltori sono impegnati anche la Protezione Civile e la Forestale. La situazione è grave anche a Foresto Sparso, dove le coltivazioni sono state coperte da una colte di ghiaccio dovuta dall’abbondante grandinata e l’acqua esondata dal torrente Cherio ha invaso strade e campi. A Chiuduno, spiega la Coldiretti, le serre sono state invase dall’acqua che ha completamente sommerso le colture in atto. Gravi danni si rilevano anche alle colture di zucchine e piselli a Seriate. Le segnalazioni di danni ci stanno arrivando da ieri sera e sono continuate senza sosta  anche questa mattina – sottolinea Coldiretti Bergamo – conseguenze gravi anche nelle nostre migliori zone per la produzione del Valcalepio. Negli ultimi dieci anni il maltempo ha causato danni per 14 miliardi di euro all’agricoltura italiana.

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Svizzera, maltempo: “candele antigelo” nelle vigne. Italia, a rischio la vendemmia 2016 in Val D’Aosta, Campania e Abruzzo

Bidoncini colmi di cera paraffinica, che rilasciano calore, una volta “innescati”, soprattutto sui bordi. E’ così che i viticoltori svizzeri del canton Grigioni combattono l’ondata di freddo che si è abbattuta negli ultimi giorni sull’Europa. In altre aree, come la vicina Austria, il raccolto della vendemmia 2016 parrebbe ormai gravemente compromesso.

In Italia, la situazione non è migliore. I bidoncini utilizzati nelle vigne della Svizzera, capaci di regalare immagini mozzafiato ricordando enormi candele (foto: Gian Ehrenzeller/Keystone), presentano tuttavia un’azione limitata a temperature di -4, -5 gradi centigradi. E risultano utili in assenza di vento.

Vengono posizionate con una densità che varia fra i 300 e i 350 bidoncini per ettaro. Non si tratta tuttavia di un’esclusiva svizzera. I generatori di calore, noti anche col nome di “candele antigelo”, vengono utilizzati anche in Italia. Ne fanno uso, per esempio, gli agricoltori piemontesi per difendere il raccolto dalle gelate primaverili.

Con 320 ettari di vigne coltivate, il cantone dei Grigioni risulta la decima area di produzione vinicola della Svizzera. In particolare, dal Rheintal di Coira proviene l’80 % della produzione viticola dei Grigioni.

La sottozona “Herrschaft”, compresa tra le comunità di Malans, Jenins, Fläsch, e Maienfeld, a 600 metri sul livello del mare, subisce l’influsso del vento Foehn, freddo e secco, che si riscalda nel suo viaggio verso i territori di pianura. Non a caso, la regione vitivinicola dei Grigioni sorge su coni di deiezione glaciali, chiamati “Rüfen”. Secondo le previsioni meteo, il gelo non abbandonerà l’Europa centrale prima del 6 di maggio.

IL MALTEMPO E L’AGRICOLTURA
In Italia, la situazione non sarà migliore. Il maltempo, con il brusco abbassamento della temperatura e gelate tardive notturne, “ha distrutto vigneti, colture frutticole e orticole ma anche cereali e legumi colpendo a macchia di leopardo le campagne da nord a sud”.

È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sugli effetti di freddo, neve, violenti temporali e soprattutto gelo fuori stagione sui raccolti, il cui sviluppo è stato anticipato da un inverno che si era classificato come il terzo più caldo di sempre con temperature superiori di 1,76 gradi rispetto alla media.

In Valle d’Aosta, le temperature sono scese fino a 16 gradi sotto lo zero in alta montagna, mettendo a rischio le gemme dei vigneti più alti d’Europa di Morgex. Nel fondovalle valdostano si registrano invece problemi per le piante in fiore e per le coltivazioni appena impiantate di zucchine e pomodori.

In Campania, ad Avellino, a rischio è la prossima campagna vinicola dei pregiati Fiano, Greco e Taurasi ma i viticoltori sperano ora che le piante possano reagire attraverso le cosiddette “gemme dormienti”, che potrebbero prendere vita dopo la completa distruzione delle altre.

L’allarme è esteso anche alle campagne in Abruzzo, per le gelate primaverili su vigneti, colture frutticole e orticole di centinaia di aziende agricole aquilane. E nell’alto molisano, per danni ai vigneti ma anche ai germogli degli olivi mentre nel Lazio a Frosinone si rilevano per il gelo danni ai vigneti di Cabernet nella Valle di Comino e alle orticole nella piana di Cassino e Pontecorvo.

Le temperature notturne che scendono fuori stagione di due o tre gradi sotto lo zero fanno cadere le gemme delle vigne con la conseguente perdita della produzione di uva e quindi di vino. Le piante da frutta, spiega Coldiretti, “si trovano in una fase di ripresa vegetativa particolarmente delicata e sono molto sensibili alle gelate tardive che pregiudicano i raccolti estivi”.

Il caldo inverno ha anche anticipato l’arrivo di molte primizie nei campi che adesso sono state danneggiate dal maltempo. Si tratta degli effetti dei cambiamenti climatici che in Italia si manifestano con ripetuti sfasamenti stagionali ed eventi estremi anche con il rapido passaggio dalla siccità all’alluvione, precipitazioni brevi ed intense e un maggiore rischio per gelate tardive con pesanti effetti sull’agricoltura italiana. Che negli ultimi dieci anni ha subito danni per 14 miliardi di euro a causa delle bizzarrie del tempo.

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L’ondata di gelo distrugge i vigneti in Irpinia e in Molise, raccolto compromesso

Ingenti danni in Irpinia, colpita da un’ondata di gelo che ha distrutto interi ettari di vigne. Allarme alla Coldiretti: “Stiamo ricevendo migliaia di segnalazioni da tutta la provincia – ha dichiarato il direttore di Coldiretti, Salvatore Loffreda – il freddo fuori stagione che si è abbattuto sulle campagne ha distrutto vigneti, colture frutticole e orticole ma anche cereali e leguminose: i vigneti sono i più colpiti dalla gelata e ci preoccupa perché è a rischio la prossima campagna vinicola, con serie ripercussioni sull’economia della provincia”.

Mentre si procede a una prima stima dei danni Coldiretti ha già richiesto alla provincia e alla Regione Campania il riconoscimento dei danni alle aziende e agli operatori del settore colpiti dall’emergenza. “Una situazione gravissima che ci ha spinto a chiedere subito alla Regione e alla Provincia di attivare tutte le procedure utili al riconoscimento dei danni e al conseguente ristoro in favore delle numerose attività coinvolte – ha detto il direttore di Coldiretti, Loffreda – siamo certi che non mancherà il supporto delle istituzioni per consentire ai tanti operatori impegnati nel comparto agricolo di fronteggiare questo disastro”.

Mal comune mezzo gaudio non è proprio il caso di dirlo in questo caso visto che anche in Alto Molise i danni sono ingenti: la nevicata del 25 Aprile ha distrutto i vigneti, i germogli sono stati colpiti e non sarà possibile nessun raccolto. Disperato l’appello degli agricoltori alle autorità affinchè intervengano con sgravi fiscali per le aziende che in poche ore hanno visto perso il lavoro di mesi.

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