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Orvieto Doc: lo spumante “scaccia crisi” si presenta al pubblico


ORVIETO –
Due anni di blocco dei nuovi impianti di vigneti e una novità “spumeggiante”, per risollevare le sorti del vino Doc di Orvieto. Domenica 16 giugno il borgo umbro ospita “Benvenuto Orvieto diVino” 2019, che porterà con sé una novità assoluta: la presentazione del nuovo spumante Doc Orvieto, sul mercato entro i prossimi 3 anni.

Si tratta del frutto dell’accordo tra i produttori del Consorzio di Tutela per rilanciare la Denominazione, alle prese con l’ennesimo stato di crisi. Lo stop agli impianti è stato avallato dalla Regione Umbria in seguito al crollo dell’imbottigliamento e all’aumento delle giacenze.

Strascichi della vendemmia 2018, in cui è stata varata la diminuzione della resa da 80 a 75 quintali all’ettaro nei 18 Comuni aderenti alla Doc Orvieto. Un provvedimento che riguarda circa 2.400 ettari complessivi, distribuiti tra le province di Terni e Viterbo.

Sarà il mercato a dire se la scelta del Consorzio è quella corretta. Di certo, la scelta di introdurre la tipologia “Spumante Doc Orvieto” è conseguenza del “fenomeno Prosecco”, il metodo Martinotti (Charmat) del Veneto che sta facendo sfaceli in tutto il mondo.

In particolare, la sperimentazione è stata eseguita sul Trebbiano Biotipo T34, storicamente utilizzato per l’Orvieto Doc. Il nuovo spumante dovrebbe rispecchiare le caratteristiche di differenti terroir a disposizione dei viticoltori: vulcanico, argilloso, alluvionale e sabbioso.

D’altro canto, un gruppo di cinque aziende della zona di Orvieto sta cercando di risollevare le sorti della Denominazione facendo fronte comune, con l’obiettivo di ridare lustro a uno dei vini bianchi da lungo affinamento più interessanti d’Italia. Si tratta di Cantine Neri, Madonna del Latte, Palazzone, Sergio Mottura e Tenuta di Salviano.

Un fronte comune – spiegano i cinque produttori – per sostenere un modo condiviso di fare vino: assoluto rispetto ed esaltazione del territorio, minimo impatto ambientale, sapiente gestione del vigneto. E, in cantina, un’attenzione maniacale per conservare in maniera naturale il patrimonio varietale che rappresenta il carattere di questa terra”.

La chiave nella riscoperta di varietà locali come il Procanico, il Verdello e il Drupeggio, accanto alle più note Malvasia Toscana, Grechetto e Trebbiano Toscano, piuttosto che nel lancio di un nuovo prodotto.

L’EVENTO
L’inaugurazione di “Benvenuto Orvieto diVino” 2019 è prevista per le 9 al pozzo di San Patrizio. Interverranno l’onorevole Filippo Gallinella, presidente commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, il giornalista Rai Bruno Vespa, Michele Zanardo, presidente del Comitato nazionale vini del ministero delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e Riccardo Cotarella, presidente del Comitato scientifico di Orvieto diVino.

Sarà possibile degustare il primo spumante metodo Martinotti (Charmat) prodotto con lo stesso uvaggio della denominazione dell’Orvieto Doc. Un tasting guidato dall’enologo Mattia Vezzola e dal giornalista Alberto Lupetti.

A seguire il percorso di degustazione all’interno del pozzo. Protagonisti gli Orvieto Doc Classico prodotti dalle 22 cantine associate al Consorzio tutela vini. Alle 11, nel centro storico della città, avverrà la posa della Formella celebrativa della prima edizione dell’evento.

A mezzogiorno, nella sala congressi della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, si terranno le relazioni di Bruno Vespa (“Storia dell’Orvieto dai tempi antichi ai giorni nostri”), Giuseppe Cerasa (presentazione della Guida di Repubblica “Orvieto Doc Classico”, Alessandro Masnaghetti (“Orvieto – Vigneti e Zone di Produzione), Daniele Cernilli (“Orvieto Doc – Storie, Territorio e Cantine”) e Attilio Scienza (“Futuro della viticoltura Orvietana”).

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Orvieto: patto tra cinque viticoltori per rilanciare il vino bianco simbolo dell’Umbria


MILANO –
Non sarà come la galoppata di Garibaldi e dei suoi Mille, prima della partenza per la Sicilia da Talamone (se non altro perché la direzione è inversa). Ma la determinazione che muove cinque produttori di Orvieto, uniti per il rilancio della Denominazione, suona già come una mezza vittoria.

Brindò con l’Orvieto – nel lontano 1860 – l’Eroe dei due Mondi, per benedire il viaggio verso il Meridione. E hanno brindato con l’Orvieto i titolari di Cantine Neri, Madonna del Latte, Palazzone, Sergio Mottura e Tenuta di Salviano, che a Milano hanno presentato alla stampa il loro progetto di qualità.

Un fronte comune – spiegano i cinque produttori – per sostenere un modo condiviso di fare vino: assoluto rispetto ed esaltazione del territorio, minimo impatto ambientale, sapiente gestione del vigneto. E, in cantina, un’attenzione maniacale per conservare in maniera naturale il patrimonio varietale che rappresenta il carattere di questa terra”.

Facile a dirsi, più difficile a farsi. Specie in una terra che ha visto trasformare il suo vino bianco d’elezione, noto sin dall’epoca degli etruschi, in merce di bassa lega. Degna solo dei grandi serbatoi dello sfuso e dei commercianti del vino. La chiave nella riscoperta di varietà locali, come il Procanico, il Verdello e il Drupeggio, accanto alle più note Malvasia Toscana, Grechetto e Trebbiano Toscano.

CINQUE AMICI, UN PROGETTO

Un progetto di collaborazione, quello delle cinque cantine orvietane, in cui ognuno mantiene la propria personalità. Come cinque amici al bar, che al posto di sfidarsi giocano la stessa partita a carte, col mondo del vino seduto a capotavola. Non ancora una vera e propria Associazione, la cui costituzione non viene comunque esclusa.

C’è la Cantina Neri di Bardano: un’azienda familiare che conta circa 80 ettari di terreno, di cui cinquanta vitati. C’è poi la Tenuta di Salviano, realtà storica arroccata sulle rive del Lago di Corbara. Focalizzata sui vitigni autoctoni.

Madonna del Latte è la vera principessa “verde” del gruppo, che ha trovato casa tra Orvieto e il Lago di Bolsena. Palazzone la cantina dal nome che evoca grandeur: un’azienda che sorge a pochi passi da Orvieto, capace di disegnare nel calice la grande eterogeneità del terreno, sin dalla fine degli anni Sessanta.

E infine Sergio Mottura, storico sostenitore degli autoctoni. Ha sempre ricercato e sperimentato sul campo diversi aspetti della vinificazione e della gestione della vigna, con l’intento di esaltare le potenzialità del territorio.

Tra le leve di promozione dell’Orvieto c’è la sua longevità, dimostrata dalla degustazione di alcune vecchie annate delle cinque cantine. “L’obiettivo – sintetizza Enrico Neri – non è proporre vini pronti dopo 15 anni, ma gridare al mondo i due volti dell’Orvieto: buono a pochi mesi dalla vendemmia e, ancor di più, con qualche anno sulle spalle”.

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