L’annata 2020 è, secondo molti viticultori della Borgogna, un’annata unica non solo per la particolare situazione sanitaria internazionale, ma anche perché segnata da una precocità storica, dal germogliamento alla vendemmia con un risultato assolutamente di rilevo.
Il bel tempo che si è fatto sentire sulla Francia da metà marzo fino a metà settembre ha fatto si che le viti germogliassero con tre settimane di anticipo. Anticipo che si è conservato fino alla vendemmia, iniziate il 12 agosto nel Mâconnais.
Le alte temperature estive, unite alla mancanza di precipitazioni, hanno provocato un deficit idrico a macchia di leopardo a seconda della sottozona. Un’annata che è quindi più che mai lo specchio delle diversità della Borgogna. In ogni denominazione, o anche all’interno della stessa denominazione, la maturazione delle uve è giunta in momenti diversi e la scelta del periodo di raccolta ha richiesto sangue freddo e pazienza.
Le uve sono risultate sane grazie all’assenza di piogge. Condizioni che generano vini equilibrati e un’annata probabilmente vocata all’invecchiamento. Tanto per i rossi quanto per i bianchi. I vini bianchi risultano fruttati e con un’ottima acidità, mentre i rossi si distinguono per il colore carico. Vini concentrati e di carattere ma senza essere pesanti.
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