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Moio e Scienza: «Futuro Piwi nelle Dop Ue passa da ricerca, terroir ed enologia leggera»

Moio e Scienza «Futuro Piwi nelle Dop Ue passa da ricerca, terroir ed enologia leggera»

A partire da gennaio 2022 i vitigni resistenti Piwi potranno essere inseriti nelle Dop del vino dell’Ue. Lo ha ricordato questa mattina il prof Attilio Scienza, in occasione del convegno scientifico organizzato da Fondazione Edmund Mach (Fem) a San Michele all’Adige (TN). Tra gli interventi anche quello del presidente dell’Oiv, il prof Luigi Moio, che ha ricordato come il futuro dei Piwi passi prima tutto dalla loro qualità organolettica, «ovvero dall’esaltazione del terroir, attraverso un’enologia leggera, non invasiva».

L’occasione di abbinare profilo sensoriale e peculiarità “green” dei Pilzwiderstandfähig (letteralmente “viti resistenti ai funghi”) è stata offerta dalle premiazioni della prima rassegna nazionale dei vini ottenuti da varietà resistenti alle malattie fungine (qui i vincitori). Un concorso organizzato proprio da Fem, supportato dal Consorzio Innovazione Vite e dall’associazione Piwi international.

VINI PIWI E DI TERROIR: MOIO INDICA LA STRADA

«Questa data è importante nella storia della viticoltura italiana – ha dichiarato il prof Scienza – perché da questo momento abbiamo tutti molta più fiducia sul fronte del breeding. Anche perché dal primo gennaio 2022 la comunità europea consentirà l’uso dei vitigni resistenti nelle Dop. Responsabili di Consorzio e denominazioni si mettano tutti quanti in linea, per chiedere al Comitato l’inserimento dei vitigni resistenti nei loro vini».

Le sperimentazioni sui Piwi, in corso in Italia, sono dunque a un punto di svolta. «Ma non bisogna perdere di vista l’aspetto olfattivo estetico – ha avvertito il prof Luigi Moio -. Le varie correnti di  cosiddetti “vini veri” e “vini naturali” portano qualcuno a pensare che i difetti non siano più difetti».

Bisogna sempre mantenere e, anzi, amplificare l’identità sensoriale dei vini. Perché il vino è un modello di diversità che la nostra società, spesso votata all’omologazione, si sta imponendo. Il vino è differente da qualsiasi altra bevanda alcolica e dall’identità sensoriale legata al territorio di provenienza passa anche il futuro dei Piwi».

I VITIGNI RESISTENTI ALLA PROVA DEL CALICE

Un percorso non senza ostacoli. «Diversi studi hanno dimostrato che non ci siano grandissime differenze analitiche ed organolettiche tra i vini ottenuti da vitigni resistenti e quelli da varietà classiche», ha sottolineato il prof. Fulvio Mattivi, ordinario di Chimica degli Alimenti all’Università di Trento, in Fondazione Mach dal 1987.

«Di certo – ha aggiunto – non possiamo pretendere adesso dai Piwi lo stesso livello di qualità dato dai vitigni classici, che hanno trovato da centinaia di anni la loro perfetta combinazione con il territorio».

Serve una continua sperimentazione e una stretta collaborazione tra centri di studio europei internazionali, perché è stato dimostrato che i resistenti cambiano drammaticamente profilo anche se spostati di poco, a livello per esempio di altimetria. La crescita dei Piwi ci sarà. Ma non potrà prescindere dalla loro qualità, in quanto vini».

Di rilievo anche un altro punto toccato dal prof Fulvio Mattivi nel suo intervento. «Molti ritengono che i vitigni resistenti alle malattie fungine siano una novità – ha evidenziato – ma già nel 1929 lo studioso Ernest Pée-Laby descrive i patogeni di ben 202 nuovi vitigni.

PIWI, L’AVVERTIMENTO DEL PROF. MATTIVI

Tra questi, quattro sono i principali: peronospora, oidio, antracnosi e marciume nero. Gran parte dei Piwi attuali considerata solo 2 o 3 di questi, non tutti e 4. Va data una risposta completa, perché quando si riesce a portare a zero i trattamenti per peronospora e oidio, grazie alle caratteristiche del genotipo, si rischia l’attacco da parte degli altri due patogeni».

Un aspetto tutt’altro che secondario, se si vuole continuare a considerare i Piwi la risposta “più green” a disposizione della viticoltura del futuro. Un movimento che, tra mille tentennamenti, si allarga in Italia. Con Emilia Romagna, Marche e Abruzzo ultime regioni italiane ad aver autorizzato l’allevamento di alcune varietà resistenti, al momento solo per la produzione di vini da tavola o Igt.

L’avallo dell’Ue, che dal primo gennaio 2022 dà appunto il via libera all’inserimento dei Piwi nei vini Dop, ovvero nelle Denominazione di origine protetta, potrà dare ulteriore slancio alla nicchia. Prima, però, si dovrà passare dal recepimento della direttiva nei disciplinari di produzione. Un percorso che si preannuncia lungo e non privo di (ulteriori) ostacoli.

“Vino naturale? Terroir e ossidazione non possono convivere”. Parola di Luigi Moio

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Oiv cambia sede in vista del centenario: da Parigi a Dijon

Quasi neppure modo di ambientarsi per il nuovo presidente italiano, Luigi Moio, che è già tempo di cambiare sede. L’Oiv, Organizzazione internazionale della Vigna del Vino, ha stabilito di trasferire il proprio quartier generale da Parigi a Dijon (Digione).

Il provvedimento è stato votato dall’Assemblea generale nelle scorse ore e diventerà effettivo da settembre 2022. Una proposta arrivata dalla Francia e accettata dai 48 Stati membri, nel nome della «stabilità temporale, giuridica e finanziaria dell’Organizzazione». L’Oiv ha sede in Francia dalla sua istituzione, avvenuta nel 1924.

NUOVA SEDE PER L’OIV: DA PARIGI AL DIJON

Il segretario di Stato francese, Jean-Baptiste Lemoyne, è stato ricevuto dal sindaco di Dijon, François Rebsamen, che ha ringraziato il governo francese per il suo impegno e i membri dell’OIV per la loro «fiducia nel progetto portato avanti dalla città di Digione».

«Una città – ha detto Lemoyne – riconosciuta per la sua qualità di vita e classificata tra le metropoli più attraenti della sua categoria all’interno di un capoluogo regionale a vocazione internazionale».

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Luigi Moio nuovo presidente Oiv: guiderà la rivoluzione della biodiversità in vigna

Luigi Moio eletto nuovo presidente Oiv in occasione di una delle più accese riunione dell’assemblea generale dell’Organizzazione internazionale della vite e del vino. Proposta Digione come nuova città ospitante dell’Oiv, ma non solo. La biodiversità è stata inclusa nelle risoluzioni dell’Organisation Internationale de la vigne et du vin. È stata poi aggiunta la lingua russa alle cinque già ufficiali. Dato infine il via libera al prossimo Congresso Mondiale della Vite e del Vino.

Per l’Italia, una presidenza che era nell’aria da diversi mesi. Quella di Luigi Moio, dal 1998 consulente scientifico per il Ministero delle Politiche Agricole. Nel 2001, Moio ha fondato la cantina Quintodecimo, una delle realtà vitivinicole più fulgide della Campania.

Succede a Regina Vanderlinde (eletta primo vicepresidente) e resterà in carica per 3 anni. Il secondo vicepresidente e direttore generale è Pau Roca. In occasione della 19a Assemblea Generale, l’Oiv ha eletto anche i presidenti degli organi scientifici. Per la Commissione I Viticoltura, Ahmed Altindisli (Turchia) succede a Vittorino Novello (Italia).

Per la Commissione II Enologia, Fernando Zamora (Spagna) succede a Dominique Tusseau (Francia). Per la Commissione III Diritto ed Economia, Yvette van der Merwe (Sud Africa) succede a Dimitar Andreevski (Bulgaria).

E ancora per la Commissione IV Sicurezza e Salute, Pierre-Louis Teissedre (Francia) succede a Gheorghe Arpentin (Moldavia). Nella Sottocommissione Metodi di analisi, Manuel Humberto Manzano (Argentina) succede a Markus Hrderich (Australia). Infine, Luís Carlos Ferreira Peres de Sousa (Portogallo) succede ad Alejandro Marianetti (Argentina) nella Sottocommissione Prodotti non fermentati, uva da tavola e uva passa.

BIODIVERSITÀ INCLUSA NELLE RISOLUZIONI ADOTTATE

Come di consueto, nella sua assemblea annuale l’Organizzazione vota nuove risoluzioni. Biodiversità, pratiche enologiche, indicazioni geografiche e buone pratiche per i consumatori negli eventi legati al vino sono al centro delle 19 nuove risoluzioni votate all’unanimità.

Per quanto riguarda la biodiversità, gli Stati membri dell’Oiv hanno riconosciuto che «i microrganismi sono potenzialmente indicatori precoci dell’influenza di fattori esterni sulla biodiversità complessiva del vigneto». D’altra parte, l’impegno è quello di «promuovere e incoraggiare lo sviluppo di politiche per la valutazione qualitativa e dell’abbondanza microbica in vigna».

ADOZIONE DELLA LINGUA RUSSA

Dopo diversi mesi di negoziati, il russo è stato adottato dagli Stati membri dell’Oiv. Sarà la sesta lingua ufficiale adottata dall’Oiv. Questa nuova misura «consentirà alla comunità di lingua russa di comprendere meglio e appropriarsi degli standard e delle pratiche internazionali che l’Oiv ha adottato per migliorare le condizioni di produzione e commercializzazione della vite e dei prodotti del vino».

VIA LIBERA AL PROSSIMO CONGRESSO MONDIALE DELLA VITE E DEL VINO

Diversi i temi importanti in agenda. Il Messico ha confermato l’intenzione di organizzare il 43° Congresso mondiale della vigna e del vino, nel novembre 2022. Una proposta accolta con grande favore dagli Stati membri dell’Oiv, accompagnata dal logo ufficiale dell’evento. Segnerà il ritorno del Congresso dell’Oiv dal 2019, dopo una pausa forzata a causa della pandemia Covid-19 e delle misure volte ad arginare la sua diffusione.

DECISIONI IN MATERIA DI SICUREZZA E SALUTE

Infine, l’Oiv ha adottato linee guida per la prevenzione dei rischi legati al consumo di alcol. L’obiettivo dell’Organizzazione internazionale della vite e del vino è «standardizzare la metodologia per offrire test dell’etilometro ai consumatori che partecipano a eventi enologici».

Il tutto nell’ambito di un «programma educativo promosso per incoraggiare la moderazione e la responsabilità del consumo di vino a questi eventi». L’Oiv incoraggia gli organizzatori delle fiere del vino rivolte ai consumatori «a includere questa attività come parte della loro responsabilità sociale».

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“Vino naturale? Terroir e ossidazione non possono convivere”. Parola di Luigi Moio

“I produttori di vino naturale devono essere chiari: terroir e ossidazione non possono convivere nello stesso vino”. Parola del professor Luigi Moio, intervenuto ieri in occasione del webinar “Natural Wines: Beyond the Philosophy” organizzato dall’Oiv, l’Organizzazione internazionale della vigna e del vino.

“A meno che non sia ricercata, come nel caso dei vini fortificati come il Madeira, l’ossidazione è un difetto dei vini. La questione è molto semplice – ha sottolineato il professore ordinario di Enologia dell’Università degli Studi di Napoli – se un produttore sostiene di produrre ‘vini di terroir‘, deve cercare la purezza, intesa anche come assenza di ossidazione, in modo che le qualità del ‘terroir’ si esprimano appieno, senza distorsioni, in occasione dell’analisi sensoriale del vino”.

L’ossidazione è un processo di deteriorazione ed è una caratteristica positiva solo quando ricercata, nei cosiddetti vini ossidativi: solo a quel punto diviene una questione di gusto e consente al consumatore di scegliere ciò che lo aggrada”.

Il professor Luigi Moio ha poi chiarito quale può essere, a suo avviso, la strada per il futuro dei vini naturali. “Per produrre un grande vino naturale occorre un background in scienze come la biochimica, oltre che di enologia. Non si può lasciare che le cose avvengano solo spontaneamente. Il futuro dei vini naturali è questo”.

Il webinar sul tema dei vini naturali è stato organizzato dall’Oiv con l’intento di “sondare un argomento non ancora del tutto esplorato a livello internazionale, senza tuttavia prendere posizioni favorevoli o contrarie al movimento”.

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