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Perché la Sicilia naviga a “V.I.S.T.A.” sul Lucido (Catarratto)?

Perché la Sicilia naviga a V.I.S.T.A. sul Lucido (Catarratto) progetto Doc Sicilia, Irvo, Assoenologi
È arrivato il momento del Lucido, ovvero del Catarratto. Dopo Grillo e Nero d’Avola, il Consorzio Doc
Sicilia fa squadra con Assoenologi Sicilia e con l’Irvo – Istituto Regionale del Vino e dell’Olio promuovendo il progetto V.I.S.T.A. – Valorizzazione Innovativa e Sostenibile dei Terroir delle varietà Autoctone, che vede protagonista il vitigno a bacca bianca tipico siciliano, che vanta ben 32 mila ettari vitati sull’isola. Il presidente del Consorzio, Antonio Rallo, non ha dubbi: «Le potenzialità del vitigno Lucido sono davvero molto elevate e le sperimentazioni svolte finora lo stanno confermando. Stiamo lavorando con impegno congiuntamente ad Assoenologi sul fronte della vinificazione. Oggi – assicura – abbiamo la possibilità di condividere con il mondo della produzione gli esiti del lavoro finora svolto nell’ambito del progetto V.I.S.T.A. Lucido».

LUCIDO-CATARRATTO, TRA CRISI DELLA COOPERAZIONE E RILANCIO

La scelta non ricade certo casualmente sul Catarratto, etichettabile con il suo sinonimo ufficiale “Lucido”, sin dal 2018. La maggior parte degli ettari vitati andati perduti in Sicilia negli ultimi 40 anni è proprio ascrivibile al vitigno oggi al centro delle attenzioni di diverse organizzazioni e dei rappresentanti dei produttori, a vario livello. A detenere gli ettari perduti erano principalmente i soci delle diverse cooperative vinicole che operano in Sicilia.

È proprio su indicazione del sistema cooperativistico siciliano che la Doc Sicilia – forte altresì del favore di Assovini – acconsentì all’introduzione del sinonimo “Lucido”, considerato più facile da pronunciare e da ricordare, soprattutto dai consumatori stranieri (in chiave export e turismo). Oggi ecco l’importante passo avanti che vede unito, ancora una volta, il sistema vino della Sicilia, in un momento complicatissimo per la cooperazione vitivinicola siciliana.

V.I.S.T.A. LUCIDO: RICERCA E SPERIMENTAZIONE SUI VITIGNI AUTOCTONI SICLIANI

Antonio Sparacio, dirigente dell’unità operativa Ricerca e Sperimentazione dell’Irvo, conferma appunto che il futuro della Sicilia passa anche dal vitigno autoctono sinora rimasto all’ombra del Grillo. «La filosofia del progetto V.I.S.T.A. – dichiara – è la valorizzazione innovativa e sostenibile dei terroir delle varietà autoctone e, nello specifico, del Lucido. Le attività si svolgono sia in campo, per fare fronte agli effetti del cambiamento climatico, sia in cantina, per valorizzare il profilo gustativo e aromatico del Lucido. I protocolli applicati in sede di sperimentazione saranno ora trasmessi alle aziende che li applicheranno a produzioni più vaste, per ampliare la portata della ricerca».

Il coinvolgimento dei winemaker siciliani è un nodo cruciale del progetto. «La collaborazione di Assoenologi Sicilia con il Consorzio di tutela vini Doc Sicilia – assicura Giacomo Manzo, presidente di Assoenologi Sicilia – è molto forte e si basa sul comune obiettivo di migliorare il riconoscimento nel mondo del patrimonio vitivinicolo della Regione». Il tutto in un momento in cui i vini bianchi volano sui mercati, rispetto ai vini rossi. A sottolinearlo è Giuseppe Bursi, vicepresidente del Consorzio Doc Sicilia: «In un momento positivo per i vini bianchi, come testimoniano i numeri del Grillo che nell’ultimo anno ha visto incrementare del 15% il confezionato – spiega – è importante fare il possibile per inserire in questo trend anche il Catarratto-Lucido, che rappresenta un terzo del vigneto siciliano».

BURSI: «LUCIDO-CATARRATTO PER SOSTENERE LA COOPERAZIONE SICILIANA»

«Dare nuovo impulso a questa significativa porzione di produzione regionale – aggiunge Bursi – significa intervenire a sostegno dell’intera produzione enologica della regione, sostenendo anche l’intero comparto della cooperazione. Lo sforzo di analisi svolto dal Consorzio sulle zone di produzione e sulle soluzioni tecniche per la valorizzazione del Lucido può dare una spinta significativa a tutto il settore vinicolo regionale». Migliorare la qualità e crescere sul fronte degli imbottigliamenti, dunque. Ma non senza logica.

Come precisa l’altro presidente del Consorzio Doc Sicilia, Filippo Paladino: «L’obiettivo di definire gli areali più vocati per la produzione di Lucido consente di andare incontro alle preferenze dei consumatori. Al di là delle differenze tra diversi areali, le degustazioni dimostrano che il vitigno ha oggi forti caratteristiche identitarie, che sono confermate da tutte le sperimentazioni svolte».

LA VERSATILITÀ DEL VITIGNO LUCIDO-CATARRATTO

Giuseppe Figlioli, enologo e componente del Cda del Consorzio, sottolinea la «grande versatilità del Lucido», che si sta dimostrando «in grado di interpretare vini fermi, anche da evoluzione, vini spumanti Charmat (Metodo italiano), oltre a «buone espressioni con metodo classico». «Nel primo anno di ricerca – evidenzia Figlioli – abbiamo applicato a vini diversi lo stesso protocollo, per poter evidenziare le differenze esistenti tra i diversi areali e confermare la grande versatilità del vitigno. L’obiettivo del progetto V.I.S.T.A. Lucido è promuovere uno stile di vino che possa dare, appunto, “vista” al vino siciliano in tutto il mondo».

[credits foto di copertina Azienda agricola Rallo – Marsala]

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Lucido, nuovo nome del Catarratto fa discutere. Planeta: “Difendiamo l’interesse della Sicilia”

PALERMO – A partire dalla vendemmia 2018, i produttori siciliani potranno etichettare col sinonimo “Lucido” il Catarratto. Una scelta volontaria, non un obbligo, offerto alle aziende vitivinicole dal Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia, in seguito all’avallo del Ministero giunto a fine novembre.

Una decisione dovuta principalmente alla cacofonia del termine, oltre alla difficoltà di pronuncia da parte degli stranieri. Il nome “Catarratto” limiterebbe l’export e, in generale, le vendite dei vini prodotti con questo straordinario vitigno, tra i più sottovalutati del Sud Italia e forse dell’intero Bel Paese.

PAROLA AI PROMOTORI
A difendere la scelta – contestata da diversi vignaioli siciliani e da una parte dell’opinione pubblica, che la vede come uno “stravolgimento della tradizione” – è Alessio Planeta, presidente di Assovini Sicilia, membro del Consiglio della Doc Sicilia e amministratore delegato dell’omonima cantina che ha sede legale a Menfi (AG).

“Chi critica la scelta di consentire l’utilizzo volontario del sinonimo Lucido per il Catarratto – commenta l’imprenditore – forse non considera che negli ultimi anni la Sicilia ha perso 40 mila ettari vitati, passando da 140 mila a poco più di 100 mila ettari. Di questi 40 mila ettari perduti, gran parte erano di Catarratto”.

“Le grandi detentrici di questo vitigno – precisa ancora Planeta – sono oggi le cantine sociali che da tempo avevano espresso la necessità di utilizzare il sinonimo in etichetta. Noi siamo stati ben contenti di aiutarle in questo percorso che guarda alla salvaguardia del vigneto siciliano”. Chiaro, dunque, che si tratti di un’iniziativa volta a favorire la commercializzazione delle etichette base Catarratto.

“Le cantine sociali – commenta Alessio Planeta – hanno necessità pressanti di vendere grandi quantità di vino, rivolgendosi per questa ragione anche alla Grande distribuzione organizzata. La scelta di un nome come Lucido, non inventato bensì riscontrabile nei più autorevoli testi di ampelografia siciliana, non potrà che agevolarle”.

Secondo le stime fornite da Planeta, le uve Catarratto vengono pagate in Sicilia fra i 30 e i 40 centesimi: “Forse anche meno in alcuni casi, con qualche eccezione dovuta alle zone dove è più difficile praticare la viticoltura”.

“Non si può far finta che vada tutto bene – ammonisce l’ad Planeta – o girarsi dall’altra parte al cospetto di aziende che chiedono una mano al Consorzio”. Questione di mesi, dunque. Poi sarà il mercato a dire chi ha ragione.

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Consorzio Doc Sicilia: il Catarratto diventa Lucido

I produttori siciliani avranno la possibilità di etichettare con il sinonimo “Lucido” i vini ottenuti dalle varietà Catarratto Bianco Comune e Catarratto Bianco Lucido coltivate nel territorio della Regione Sicilia.

La decisione arriva dopo due anni di trattative portate avanti a livello regionale e nazionale dal Consorzio di tutela vini Doc Sicilia. Interpretando le esigenze dei produttori vinicoli siciliani, il Consorzio si è fatto carico della necessità di trovare un’alternativa al nome “Catarratto”, che risultava, specie nei mercati internazionali, di scarso appeal o difficilmente pronunciabile. Da qui la scelta di fare ricorso a “Lucido”, termine usato anticamente in Sicilia per indicare entrambe le varietà di Catarratto.

“Siamo orgogliosi dell’ufficialità arrivata dal Ministero – commenta Antonio Rallo, Presidente del Consorzio di tutela vini Doc Sicilia – Come Consorzio abbiamo cercato di dare voce ad una necessità manifestata non solo dai produttori della nostra denominazione, ma da tutta la regione e per questo siamo felici di sapere che la misura sarà messa a disposizione di tutte le altre Doc e Igp della Regione Siciliana che producono Catarratto. Il via libera del Ministero è un segnale che siamo sulla buona strada, il nostro dialogo con il Ministero continuerà ad essere proficuo. È infatti in discussione in questo periodo la modifica del nostro Disciplinare di Produzione che speriamo arrivi nel più breve tempo possibile”.

Così, come da Decreto del 21 novembre 2018 – “Modifiche ed integrazioni al registro nazionale delle varietà di vite” (18A07626) – pubblicato in Gazzetta Ufficiale (Serie Generale n.279 del 30-11-2018) si stabilisce che le varietà Catarratto Bianco Comune e Catarratto Bianco Lucido, iscritti al registro nazionale delle varietà di vite rispettivamente ai numeri 058 e 059, possono essere etichettate con il sinonimo Lucido “ai soli fini della designazione dei vini provenienti dalle uve raccolte nella Regione Sicilia”.

Le due varietà di uva, Catarratto Bianco Comune e Catarratto Bianco Lucido, con rispettivamente 16.659 e 14.125 ettari rappresentano insieme circa il 30 per cento della superficie regionale vitata e, alla luce di questi numeri, la ratifica del Ministero non solo ripaga l’impegno del Consorzio ma lo conferma quale interlocutore chiave nelle richieste e trattative di interesse regionale con il Ministero.

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