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Cia Toscana: vino senza alcol ipotesi Ue da scongiurare

Cia Toscana vino senza alcol ipotesi Ue da scongiurare

Luca Brunelli, presidente Cia Agricoltori Italiani della Toscana, si schiera apertamente contro la proposta da parte di Bruxelles di mettere acqua nel vino per abbassarne la gradazione alcolica, «Non possiamo accettare l’ipotesi che arriva dall’Ue di autorizzare la riduzione o addirittura l’eliminazione dell’alcol dal vino».

«È impensabile – prosegue Brunelli – immaginare un vino senza alcol o annacquato. In una regione che fa della massima qualità delle produzioni vitivinicole, un settore da 1 miliardo di euro solo per i vini a denominazione ed in grado di trainare l’economia regionale e l’occupazione».

L’eventualità prospettata andrebbe a danneggiare l’intero comparto vino anche se, come sembra, nessuna norma potrà essere imposta ai viticoltori con i necessari cambiamenti dei rigidi disciplinari interni di produzione. La scelta finale, infatti, su un’eventuale modifica del proprio prodotto rimarrà nelle loro mani.

«Sarà necessario continuare a batterci in Europa – sottolinea il presidente Cia Toscana – per norme chiare in etichetta, dove le informazioni riportate non traggano in alcun modo in inganno il consumatore, che deve essere messo in grado di valutare nel modo corretto ed informato».

«Insieme alla battaglia dell’Italia contro il Nutriscore – conclude Brunelli – è opportuno a questo punto fare piena chiarezza anche delle pratiche enologiche utilizzate per la produzione del vino. Norme che devono tutelare anche le aziende vitivinicole».

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Una Banca del vino per salvare la Toscana dalla distillazione: la proposta della Cia

Istituire una Banca del vino utile allo stoccaggio e ad evitare speculazioni sui prezzi. È la soluzione proposta dalla Confederazione italiana agricoltori (Cia) della Toscana, in alternativa alla vendemmia verde e alla distillazione, “non adatte alle produzioni di vino di alta qualità come quelle toscane”.

Grazie alla Banca del Vino, le aziende avrebbero la possibilità di riscuotere subito l’80 per cento del valore del vino “depositato” e il saldo al momento della vendita. Sono una trentina le aziende vitivinicole della provincia di Firenze che appoggiano l’iniziativa della Cia.

Questa mattina, i titolari delle cantine che aderirebbero alla Banca del vino si sono dati appuntamento in video conferenza con la Cia Toscana Centro, insieme ai tecnici Cia e al presidente Sandro Orlandini, al direttore Lapo Baldini, al presidente di Cia Toscana Luca Brunelli e a Francesco Sassoli, tecnico Cia regionale.

Al posto della vendemmia verde – ovvero la distruzione praticamente totale dei grappoli non ancora giunti a maturazione, riducendo a zero la resa della relativa superficie viticola – le aziende propongono il diradamento verde.

“La prima opzione – denunciano i viticoltori fiorentini – non permette di fare qualità: viene infatti fatta nelle aree dove si hanno rese di 300 quintali ad ettaro, mentre la media in provincia di Firenze è 80 quintali per ettaro”.

“Il modello del vino delle provincia di Firenze, ma anche della Toscana in generale – sottolinea Sandro Orlandini – è impostato sulla qualità e così vogliamo andare avanti, anche per affrontare il post emergenza che dovrà vedere questo settore compatto e con le idee chiare”.

“Per questo più che alla vendemmia verde siamo favorevoli al ‘diradamento verde’ che può abbassare le rese ma in modo mirato e garantendo così lo sviluppo dei grappoli migliori ed elevando la qualità. L’istituzione di una Banca del Vino è un’altra soluzione praticabile. Intanto però – aggiunge il presidente della Cia Toscana Centro – servirebbe una maggiore apertura anche da parte del sistema cooperativo ad altri mercati e non solo alla Gdo”.

“Le aziende del vino – aggiunge Luca Brunelli, presidente Cia Toscana – hanno mostrato la necessità di una grande coesione da parte dell’intera filiera: singoli produttori, associazioni, consorzi di tutela ed istituzioni. Sarà necessario fare squadra e fare promozione del vino toscano, promuovendo non solo il prodotto ma l’intero territorio”.

Il vino delle colline fiorentine, di fatto, è gravemente segnato dall’emergenza Coronavirus e dal relativo lockdown dell’Horeca. Le aziende che lavorano con la ristorazione stanno registrando una contrazione delle vendite dei almeno il 70 per cento. Meglio la situazione per le cantine che operano nella Grande distribuzione.

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