Categorie
Vini al supermercato

Castello di Corbara “Miglior Cantina Gdo 2017” per vinialsuper

FacebookLinkedInWhatsAppCopy LinkEmailXShare

MILANO – Dicembre, tempo di bilanci. Prima della classifica dei migliori vini in vendita al supermercato degustati nel 2017, vogliamo presentare ai lettori la “Miglior Cantina Gdo 2017”.

Il premio di vinialsuper va quest’anno a Castello di Corbara, cantina di Orvieto che è riuscita a convincere a 360 gradi la nostra redazione.

Prima con la linea di vini in vendita in Gdo, in particolare sugli scaffali di Penny Market (insegna che annovera qualche chicca enologica a scaffale). Poi, direttamente a Orvieto, la prova del nove con l’assaggio del resto dei vini, destinati all’Horeca (enoteche e ristorazione).

Castello di Corbara, di fatto, è un vero e proprio scrigno. La cantina è letteralmente incastonata al centro di un anfiteatro di vigneti, zone boschive e pascoli, disposti ad anello sulle colline circostanti.

La direzione e lo stabile in cui avviene la vinificazione si trovano lungo il fiume Tevere, a un’altezza di 110 metri sul livello del mare. I vigneti più alti, invece, sono a 350 metri. Sul versante orientale, ecco il Lago di Corbara. Un bacino che caratterizza i vini della Castello di Corbara, in particolare le varietà a bacca rossa come il Sangiovese e il Merlot.

Cento, nel complesso, gli ettari vitati, quasi interamente costituiti da piante di mezzo secolo d’età. Ma la superficie “verde” è ben più ampia: 1200 ettari. Sui tre ordini di colline vengono allevati le varietà tipiche della Doc Orvieto e della Igt Umbria: Grechetto, Trebbiano, Malvasia, Verdello, Drupeggio e Sauvignon Blanc per i bianchi; Sangiovese, Merlot e Cabernet Sauvignon per i rossi.

La qualità espressa nel calice è tale da poter definire quest’angolo di Umbria come una “piccola Toscana”. Impreziosita, per di più, da vini bianchi come Orzalume, in vendita in Gdo: una vera e propria “chicca” nell’assortimento di Penny Market, insegna di Soft Discount fondata nel 1994 grazie a uno storico accordo tra il gruppo Rewe (ricordate i supermercati Billa, subentrati in Italia agli Standa?) ed Esselunga.

Non a caso, le viti di Grechetto presenti sulle colline di Castello di Corbara, utilizzate per ottenere l’Orvieto Doc e gli Umbria Igt, sono uniche. E danno vita a vini di grande longevità.

“Il nostro clone – precisa Francesca Bernicchi, Responsabile della produzione e factotum della cantina – non somiglia né a quello di Orvieto né a quello di Todi. E’ infatti il risultato di un progetto di selezione massale avviato agli albori del rilancio della cantina, nel 1997, in collaborazione con diversi centri di studio” e con la consulenza di “Mr Sangiovese”, Franco Bernabei.

Una consulenza passata poi nelle mani del figlio del noto enologo, Marco Bernabei, interrotta nel 2002, “quando la cantina era ormai in grado di camminare da sola”. A “inventare” Orzalume, infatti, è stata la stessa Francesca Bernicchi, una “Donna del vino” tenace e caparbia, vera e propria reggente di Castello di Corbara, in nome e per conto dell’imprenditore romano Fernando Patrizi, che con i suoi investimenti in terra orvietana ha dato linfa vitale a questo gioiello umbro.

Con Bernicchi alla guida, la cantina sfonda nella Grande distribuzione svincolandosi da Bigi (gruppo Giv), vicina di casa che – sino ad allora – ne vinificava le uve, detenendo tra l’altro il marchio “Castello di Corbara”. Oggi, il canale moderno ha un’incidenza del 40% sul totale delle bottiglie prodotte (circa 250 mila), in particolare identificato dalla linea “Campo della Fiera”, presente tra le altre in Coop e Conad (contratti locali).

“Dal 2002 ad oggi – sottolinea Francesca Bernicchi – è migliorato moltissimo il valore che le insegne della Grande distribuzione organizzata sono riuscite a garantire ai vini a scaffale. Grazie alla Gdo ci siamo fatti conoscere molto in Italia, per la vetrina offerta ai nostri vini”.

Completano l’offerta di Castello di Corbara 90 posti letto distribuiti in 20 casali, tutti ricavati dalle vecchie abitazioni dei mezzadri che popolavano le colline, prima dell’accorpamento dei vigneti sotto un’unica bandiera.

Non manca un eccellente agriturismo, dove poter abbinare i vini prodotti dalla cantina alle prelibatezze della gastronomia orvietana.

LA PREMIAZIONE
La premiazione di Castello di Corbara da parte della redazione di vinialsuper è avvenuta mercoledì 29 novembre, a Milano.

A ospitarla è stato il Movida Restaurant & Cocktail Bar di via Ascanio Sforza 41, in zona Navigli. A ritirare la targa, per la cantina di Orvieto, Marco Graziani (nella foto).

Un’occasione utile per degustare alcune delle etichette della cantina, nell’ambito di un più vasto tasting che ha visto protagoniste le migliori etichette selezionate da vinialsuper nel 2016 e inserite nella speciale classifica dei migliori vini dello scorso anno.

Special guests dell’evento Fabio Marazzi di Cantina Scuropasso (Oltrepò pavese) e Umberto Quaquarini dell’Azienda agricola biologica Francesco Quaquarini, realtà oltrepadana premiata lo scorso anno da vinialsuper come “Miglior cantina Gdo”.

Per l’occasione, la Strada del vino e dei sapori dell’Oltrepo pavese ha offerto in degustazione Salame di Varzi Dop e formaggi della Valle Staffora.

Categorie
news visite in cantina

Morbegno in Cantina, sabato da record per il vino di Valtellina: i nostri migliori assaggi

Cifre da capogiro per Morbegno in Cantina, nella giornata di sabato 8 ottobre. Sono 5631 i pass staccati ieri, validi per l’accesso alle vecchie cantine della città, fatte rivivere a suon di vino e prodotti gastronomici tipici della Valtellina. Impeccabile l’organizzazione, che è riuscita a tamponare i possibili disagi dovuti alle lunghe code alle porte delle cantine. La manifestazione prosegue quest’oggi e si chiuderà il prossimo weekend: sabato 15 e domenica 16 ottobre, in concomitanza con la Festa del Bitto, uno dei prodotti caseari lombardi più pregiati (il Bitto Storico è un presidio Slow Food). L’edizione 2016 prevede, proprio nel fine settimana conclusivo, un nuovo percorso speciale volto a valorizzare l’enogastronimia locale. “Quest’anno – spiega Paolo Angelone (nella foto, a destra), presidente del Consorzio Turistico di Morbegno – abbiamo cercato di dare all’evento una connotazione ancora più valtellinese. Oltre ai vini, ai banchetti allestiti all’interno delle 31 cantine visitabili è possibile trovare esclusivamente prodotti della nostra Valtellina: dai salumi ai formaggi, senza dimenticare dolci come la Bisciola. Un modo per valorizzare non solo dal punto di vista enologico ma anche gastronomico il nostro splendido territorio”. “Morbegno – aggiunge Alberto Zecca (nella foto, a sinistra), vicepresidente del Consorzio Turistico – gode di una posizione strategica non solo nel contesto della Valtellina, ma anche in quello lombardo. Ogni anno accogliamo una media di 20 mila persone, che giungono anche da altre regioni d’Italia, come per esempio il Piemonte e la Toscana, ma anche da altri Paesi, come la Svizzera, per godere delle nostre tipicità. E il feedback che ci viene offerto è sempre positivo”.

Anche Mamete Prevostini, presidente del Consorzio Vini di Valtellina e di Ascovilo, è soddisfatto dal primo bilancio dell’evento: “C’è continuità rispetto agli altri anni – commenta – e i dati sono molto incoraggianti. Per noi, la vera novità è stata l’introduzione dei wine lab in occasione della domenica d’apertura di Morbegno in Cantina. Un’iniziativa che ha dato lustro e risalto alla manifestazione e che ripeteremo certamente il prossimo anno, in collaborazione con i produttori”. Prevostini anticipa anche qualche cifra sulla prossima vendemmia: “La Valtellina produce in media 3,5 milioni di bottiglie all’anno. Un dato che subirà una lieve flessione con la vendemmia 2016, appena iniziata per le uve dello Sforzato. Nonostante le piogge di inizio stagione, che hanno favorito la peronospora, le uve risultano ad oggi in buono stato”.

I MIGLIORI VINI DEGUSTATI
Davvero ampia l’offerta enologica nelle 31 cantine fatte rivere da Morbegno in Cantina. La scopriamo con la complicità di un ‘Cicerone’ d’eccezione, il sommelier Ais Massimo Origgi, brianzolo, oggi valtellinese d’azione che collabora da tempo con il Consorzio Turistico. Al terzo weekend di degustazione la parte del leone spetta ai medio-grandi produttori, capaci di fornire agli organizzatori un quantitativo più elevato di vino. Di fatto, ieri non v’era traccia dei nuovi ‘monumenti’ della viticoltura valtellinese. Aziende come Dirupi e Rivetti & Lauro, per citarne due su tutte, che per via della limitata produzione sono riuscite a fare bella mostra di sé solo in occasione del fine settimana di apertura dell’evento. L’altra faccia della medaglia è che i mostri sacri di Valtellina – i vari Arpepe, Mamete Prevostini, Nino Negri e Rainoldi – hanno saputo confermare la grandezza della loro stella, degna di un palcoscenico nazionale ed internazionale. Un palco su cui può salire di diritto, nelle sue varie coniugazioni, la Chiavennasca, nome col quale viene chiamata localmente l’uva Nebbiolo (a proposito: secondo alcuni recenti studi, il vitigno sarebbe originario proprio della Valtellina e non del Piemonte).

A vini da non perdere come lo Sforzato di Valtellina Albareda di Mamete Prevostini (in degustazione una vendemmia 2012 succosa, più pronta ad oggi di un vino di luminosa prospettiva come il 5 Stelle Sfursat di Nino Negri 2011, ancora un ‘infante’ nel calice) si affiancano gli ottimi Inferno Carlo Negri Valtellina Superiore Docg 2012 (degustabile sul percorso rosso, ‘fermata’ Gerosa: rivela anch’esso un futuro strabiliante per acidità e tannino) e il Grumello 2011 Arpepe (40 giorni sulle bucce e utilizzo di botti di castagno, come vuole la tradizione, ormai sulla via della definitiva riscoperta). Per completezza e qualità della gamma espressa a Morbegno in Cantina, un riconoscimento speciale va alla Aldo Rainoldi, capaci di spaziare dall’ottimo Inferno in vendita nei supermercati a prodotti di straordinaria freschezza e piacevolezza come il Prugnolo 2012, 13%, criomacerazione e utilizzo di barrique precedentemente utilizzate per lo Sforzato: un “vino quotidiano” d’eccezione il cui prezzo si aggira sui 10 euro.

Senza dimenticare, sempre di Rainoldi, le punte espresse dalle due Riserve di Sassella e Grumello Docg 2010 (interessante da valutare nell’evoluzione in bottiglia il primo, mentre il secondo, ottenuto da un unico vigneto posto a 600 metri sul livello del mare, oltre allo sprint futuro, regala un presente già delizioso), nonché dal Brut Rosè Metodo Classico, ottenuto da uve Nebbiolo vinificate in rosato assieme a una piccola percentuale di uve Pignola e Rossola: letteralmente l’unica bollicina che merita una menzione tra quelle presenti ai banchi d’assaggio. Ottima anche la vendemmia tardiva Crespino, sempre a firma Rainoldi. Da concedersi al termine della degustazione il sorprendente passito Vertemate di Mamete Prevostini, nome che ricorda la splendida villa di Piuro (frazione del Comune di Prosto, nei pressi di Chiavenna, SO) nei cui giardini sorgono le vigne di Riesling e Gewurztraminer da cui prende vita questo vino speciale (residuo zuccherino elevato, pari a 80-90 g/l).

Tra i ‘volti’ meno noti al pubblico non residente in Valtellina, da non perdere il Valtellina Superiore Valgella Docg 2009 di Cantina Motalli (Teglio, SO): vino di grande complessità, ottenuto in purezza da uve Chiavennasca del singolo cru ‘Le Urscele’. Anche il Valtellina Superiore Docg Grumello 2011 Red Edition di Plozza Vini Tirano, con il suo doppio passaggio in legno (prima rovere, poi castagno) svela ottime potenzialità di evoluzione, con un tannino e un’acidità stuzzicanti, in prospettiva. E’ invece di Triacca (Tenuta La Gatta di Bianzone, SO) il Valtellina Superiore Docg 2011 “Prestigio”, 14%, 100% Chiavennasca che affina 12 mesi in barrique di rovere francese nuove: un altro ottimo aspirante al trono della longevità.

De La Perla di Marco Triacca, invece, è il Valtellina Superiore Docg 2011 “La Mossa”: ottenuto dal vigneto situato in Valgella, affina due anni in botti grandi di rovere e un anno in bottiglia, prima della commercializzazione. Degno di nota anche il Valtellina Superiore Docg Riserva 2009 “Giupa” di Caven, azienda agricola del gruppo Nera Vini. Prodotto in edizione limitata dalla vendemmia tardiva di uve Nebbiolo, affina per circa 6 mesi in piccole botti di rovere, per poi maturare per ulteriori 18 mesi in botte grande, sempre di rovere. Da provare, infine, “Le Filine”, il Valtellina Superiore Docg 2011 di Vini Dei Giop, realtà di Villa di Tirano che opera in regime biologico, pur non certificato. Ennesimo vino di prospettiva, ottenuto da piccoli appezzamenti di vigna, “Le Filine” appunto, strappati letteralmente alle rocce, che fanno da contorno.

NON SOLO VINO
Due, in assoluto, gli incontri da non mancare con la gastronomia Valtellinese a Morbegno in Cantina. Il pilastro locale, vera e propria istituzione in città, è il negozio di alimentari Fratelli Ciapponi di Piazza III Novembre 23. Una di quelle botteghe d’altri tempi, in cui trovare delizie enogastronomiche non solo locali. Del posto sono certamente le forme di formaggio Bitto in bella mostra nelle ‘segrete’ del negozio, aperte al pubblico. Tra queste, si potrà scorgere anche qualche forma di Bitto Storico di 15 anni. Fornitissima anche l’enoteca, che oltre a offrire una panorama pressoché completo della viticultura Valtellinese, non dimentica di annoverare le più prestigiose case vinicole italiane, passando addirittura per alcune tra le più note maison di Champagne francese. I più fortunati riusciranno anche a conoscere il signor Ciapponi, anima e cuore della storica attività, pronto a regalare sorrisi e battute geniali.

Per i più giovani, invece, l’appuntamento è con il modernissimo food truck Marco Gerosa e Massimo Rapella “L’idea è quella di proporre ai nostri tempi i sapori che avevano in bocca i nostri nonni – spiega Marco Gerosa -. Pertanto è nata l’idea del cibo ‘bio-grafico’, che riprende ricette storiche tradizionali, mediante utilizzo di materia prima esclusivamente locale. Un esempio su tutti è quello delle farine: è più facile trovarne di estere, anche nel nostro territorio. I nostri prodotti sono invece ottenuti da farina di grano saraceno e segale nata, cresciuta e macinata in Valtelina, in particolare nei comuni di Ponte e Morbegno. I nostri nonni di certo non compravano saraceno in Cina! Il valore aggiunto è la valorizzazione della territorialità e della tipicità dei prodotti ottenuti dall’arco alpino, unici al mondo. E anche i nostri salumi vengono trattati come li trattavano i nostri nonni”. Un evento al mese per Il Carretto Valtellina Street Food, che a Morbegno propone, oltre agli sciatt, un panino di segale della Valtellina spalmato con burro aromatizzato al timo selvatico, ripieno di slinzega di codone.

Exit mobile version