Lutto nel mondo del vino spagnolo per la morte di Pere Llopart i Vilarós, scomparso martedì 1 dicembre all’età di 91 anni. Da presidente di Celler Llopart, ha contribuito al rilancio di una delle aziende simbolo del mondo del Metodo classico spagnolo, prima all’interno della denominazione Cava e negli ultimi anni nel brand collettivo Corpinnat, riconosciuto dall’Ue per il rigido disciplinare di produzione.
In occasione di una visita di WineMag.it nel Penedés, lo scorso anno in Contrada de Sant Sadurni a Ordal, a Els Casots, non lontano da Barcellona, Pere Llopart i Vilarós commentava così gli ultimi anni di attività di una cantina ormai nella storia delle “bollicine” spagnole: “No soy un revolucionario. Esta no es una revolución. Es evolución”.
Non sono un rivoluzionario. Questa è non è una rivoluzione. È evoluzione”
A dare l’annuncio della morte del padre sono stati i figli, in un toccante messaggio affidato ai social: “Pere, la tua spinta, lo sforzo e la coerenza saranno sempre con noi. Ci prenderemo cura della tua eredità. E seguiremo le tue orme con l’amore che ci hai sempre dimostrato”.
Cordoglio è stato espresso anche dal Corpinnat: “La famiglia Corpinnat si unisce al dolore della famiglia Llopart per la morte del padre e del fondatore della cantina. Pere Llopart i Vilar è stato un uomo onorevole, laborioso, costante, fedele e impegnato a valorizzare la sua terra. Ecco come vorrebbe essere ricordato. Rip”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
La notizia circola da inizio anno, ma abbiamo compiuto approfondite verifiche, attendendo che le acque si placassero. Soprattutto abbiamo assaggiato a Prowein 2019 tutti i Cava disponibili. Per affermare che le “bollicine” spagnole di qualità non esistono più. O quasi. E’ l’effetto principale della decisione dell’Associació d’Elaboradors i Viticultors “Corpinnat” (Avec), che ha annunciato l’uscita dalla Denominación de Origen Protegida Cava. QUI IL REPORTAGE di WINEMAG.IT NEL PENEDÈS
Sotto il tetto di Avec, costituita nel settembre 2017 e presieduta da Xavier Gramona, operano le 9 cantine bandiera del Cava di qualità, che non potranno più utilizzare questa dicitura. Si tratta di Gramona, Llopart, Nadal, Recaredo, Sabaté i Coca e Torelló, cui si sono poi aggiunte Can Feixes, Júlia Bernet e Mas Candí.
Un duro colpo alla Denominazione di origine controllata della Spagna che esporta il maggior numero di bottiglie, pari al 60% della produzione, in 100 Paesi. Riunendo 38 mila ettari di vigneti, 6.800 viticoltori e 380 cantine.
IL NUOVO BRAND
Gli spumanti prodotti da Avec, come ha annunciato la portavoce Recaredo sul proprio sito web, stanno iniziando a circolare in questi giorni con la marca collettiva “Corpinnat”. Un brand già riconosciuto dall’Unione Europea per i “Vinos Espumosos de Calidad” prodotti dalle 9 aziende aderenti ad Avec.
L’idea – spiegano gli scissionisti – è quella di garantire la qualità e la tipicità dei spumanti della Regione del Penedès, qualcosa che la DO Cava non poteva garantire. Le nove cantine associate a Corpinnat sono state costrette ad abbandonare la DO pur avendo creato il marchio con la chiara volontà di vivere e operare all’interno della Denominazione”.
L’ultima proposta presentata dal Consorzio è inaccettabile per Corpinnat, “poiché richiede una serie di deroghe che mettono in discussione la natura stessa del marchio collettivo”, che riguardano la delimitazione territoriale o l’uso o dei controlli di qualità esterna.
Anche grazie alle pressioni dei 9 produttori di qualità, il Consejo Regulador del Cava guidato da Javier Pagés ha avviato negli ultimi mesi alcune azioni volte al miglioramento qualitativo dei Cava, come il progetto di zonazione.
Ma le trattative tra i due organismi, come riferisce la stessa Recaredo, hanno subito una pesante battuta d’arresto nell’agosto dello scorso anno, “quando il Consorzio ha approvato una modifica al regolamento per rendere impossibile la presenza del marchio ‘Corpinnat’ all’interno della DO Cava”.
Corpinnat mira a valorizzare l’eccellenza degli spumanti realizzati nel cuore del Penedès con una delle più severe normative di produzione al mondo, che certifica i più alti standard di qualità.
La missione di CORPINNAT è promuovere ed energizzare l’intero settore in termini di prestigio e posizionamento, un obiettivo perfettamente compatibile con Cava. Tuttavia, poiché il Consiglio regolatore del DO Cava non è stato compreso in questo modo”.
“Senza chiudere alcuna porta in futuro – continua Recaredo come portavoce di Avec – Corpinnat inizia una nuova tappa con l’impegno di continuare a lavorare per il bene dell’intero settore, a favore del viticoltore come motore di cambiamento e trasformazione e con l’obiettivo di posizionare i grandi spumanti che vengono prodotti nel cuore di Penedès tra i migliori del mondo”.
Tra le richieste unilaterali di Corpinnat al Consorzio del Cava c’è l’obbligo di lavorare con uve 100% biologiche e raccolte a mano, un minimo di 18 mesi di affinamento in bottiglia (attualmente i mesi sono solo 9), il riconoscimento del ruolo del viticoltore nella catena del Cava e la garanzia che il 100% del processo di vinificazione venga effettuato all’interno della proprietà.
LE REAZIONI
Apparentemente serafica la risposta dell’industria del Cava. Tutti i principali attori – dal Consejo Regulador de Cava all’Institut del Cava, passando per Pimecava, le cooperative, l’Asociación de Viticultores del Penedés e l’Unió de Pagesos y Joves Agricultors i Ramaders de Catalunya (JARC) – hanno mostrato compattezza di fronte agli scissionisti.
La dimostrazione che gli interessi delle parti sono troppo diversi. Ma le spallucce potrebbero essere motivate anche dai numeri di Corpinnat, irrisori all’interno del mare di Cava spagnolo. Le 9 aziende, di fatto, aggregano solo lo 0,94% della produzione complessiva.
“Difenderemo il Cava e saremo fermi sul fatto che nessuno usi l’etichetta né il marchio Cava se non fa parte della Denominazione”, ha sentenziato il presidente del Consorzio della DO, Javier Pagés.
Anche se alcuni membri hanno deciso di andarsene – ha aggiunto – dobbiamo accettare come normale che in un settore così vasto come il Cava ci siano discrepanze. Tuttavia l’importante è continuare con la nostra roadmap, introducendo cambiamenti per il consumatore per ottenere competitività e leadership”.
Pagés ha poi annunciato che il Consorzio sta lavorando “a un progetto eccitante”, che include “l’offerta al consumatore di una migliore differenziazione delle qualità del Cava con una scala di valore nell’etichettatura, aggiungendo l’origine nei Cava Premium per evidenziare la singolarità del territorio, incoraggiare il consumo e garantire che le nuove regole siano ben regolate dalla DO”.
Un lavoro necessario, che forse porterà i Cava a incrementare il proprio valore a scaffale, anche in Spagna. Di fatto, la maggior parte degli spumanti Metodo Classico della DO degustati da WineMag.it a Prowein 2019 hanno un prezzo medio che supera di poco i 3 euro. E una qualità in linea con le politiche di pricing.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
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