Enologi reintegrati a Cantina Toblino Riccardo Cotarella Assoenologi Giustizia e fatta
«Giustizia è fatta». Il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, torna a commentare la vicenda dei due enologi licenziati da Cantina Toblino, reintegrati il 28 dicembre in seguito alla duplice ordinanza del Tribunale civile di Trento.
«Fa molto piacere che i due colleghi Lorenzo Tomazzoli e Marco Pederzolli siano stati valutati per quello che hanno realmente fatto», dichiara il numero uno dell’Associazione Enologi ed Enotecnici Italiani.
Aspetti legati al declassamento delle uve vengono preventivamente decisi dal Cda di una cantina. I due professionisti si sono rimessi a tali decisioni. Giustizia è stata fatta, dunque. Sono contento per loro e per la ristabilita immagine della nostra professione».
CANTINA TOBLINO REINTEGRA GLI ENOLOGI LICENZIATI
L’ordinanza del giudice del Lavoro del Tribunale civile di Trento, Giorgio Flaim, non lascia spazio a interpretazioni. I fatti alla base del licenziamento sono stati giudicati testualmente «inesistenti». È dunque venuto a mancare il principio di giusta causa, come sostenuto sin dagli esordi del dibattimento dall’avvocato di Lorenzo Tomazzoli e Marco Pederzolli, Osvaldo Cantone.
«Noi enologi siamo umani – continua Riccardo Cotarella, già intervenuto sulla vicenda a novembre 2020 – possiamo sbagliare. Ma questo caso è sembrato fin dall’inizio fuori da ogni dubbio. Ai due colleghi enologi non poteva essere addebitata alcuna responsabilità tale da giustificare il licenziamento».
COTARELLA: «GIUSTIZIA È FATTA»
Spesso e volentieri – chiosa il presidente di Assoenologi – si parte con principi di colpevolezza per nascondere altre problematiche, o per scaricare su altri le colpe di cose che non vanno. Non sempre la giustizia riesce ad essere così celere e precisa. Grande soddisfazione, dunque».
Riccardo Cotarella invita i due colleghi a «non farsi condizionare dalle contrapposizioni» degli ultimi 14 mesi. «Il giudice del Tribunale civile di Trento – continua – ha disposto il loro reintegro. Ora devono tornare sul posto di lavoro e fare bene, come hanno sempre fatto, da bravissimi professionisti quali sono. Dimostreranno anche così che hanno sempre fatto gli interessi di Cantina Toblino».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Cantina Toblino deve reintegrare enologi licenziati Decisione storica per categoria ordinanza tribunale di trento Lorenzo Tomazzoli e Marco Pederzolli tornano al lavoro
Cantina Toblino deve reintegrare gli enologi licenziati a ottobre 2020. Lo ha stabilito la duplice ordinanza del Tribunale civile di Trento, accogliendo il ricorso di Lorenzo Tomazzoli e Marco Pederzolli, assistiti dall’avvocato Osvaldo Cantone.
I due winemaker sono tornati sul libro paga della cooperativa trentina il 28 dicembre, per effetto della decisione del giudice del Lavoro Giorgio Flaim. Una chiusura di sipario 2021 indigesta per la cantina della Valle dei Laghi presieduta da Bruno Luterotti e diretta da Carlo De Biasi. Il testo del provvedimento è durissimo: il licenziamento è stato dettato da «fatti inesistenti».
«L’ordinanza del Tribunale civile di Trento – commenta in esclusiva a WineMag.it l’avvocato Osvaldo Cantone – parla da sé. Quello che ci rende più soddisfatti, al di là del reintegro sul posto di lavoro, è che le motivazioni addotte da Cantina Toblino per giustificare il licenziamento sono state definite “inesistenti”. Il giudice ha restituito dignità professionale a due enologi di chiara fama, dopo un licenziamento fortemente lesivo per la loro reputazione».
CANTINA TOBLINO, ENOLOGI LICENZIATI PER «FATTI INESISTENTI»
Oltre al pagamento delle mensilità e dei contributi previdenziali arretrati, la cooperativa dovrà pagare le spese di giudizio. Rigettata, invece, la domanda di risarcimento del danno per diffamazione e ingiuria, generato dalle accuse alla base del licenziamento.
Calcolatrice alla mano, l’ammontare complessivo del risarcimento supera i 150 mila euro. Cantina Toblino stimava invece in 420 mila euro il danno causato dai due enologi, per aver declassato circa 2.500 quintali di uve destinate alla produzione di vini IgtVigneti delle Dolomiti: Nosiola, Schiava e Müller-Thurgau della Valle dei Laghi.
«Come evidenziato nei mesi scorsi anche dal presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella – commenta Lorenzo Tomazzoli – l’enologo di una cantina si rifà alle decisioni dei titolari. Nel nostro caso, come confermato dall’ordinanza, abbiamo eseguito alla lettera le direttive del Cda, declassando le uve conferite dai soci con un grado inferiore a 9% naturali».
In questo senso, la decisione del giudice del Tribunale civile di Trento entra nella storia e fa giurisprudenza. Non è solo una vittoria nostra, ma di tutta la classe degli enologi e degli enotecnici italiani».
TOMAZZOLI: «GLI ENOLOGI? SPESSO SOLO TOPI DI CANTINA»
«Persone che lavorano nelle retrovie – chiosa Lorenzo Tomazzoli – veri e propri “topi di cantina” a cui spesso non vengono riconosciuti i meriti, attribuiti ad altri. Io e il collega Marco Pederzolli non vediamo l’ora di tornare sul nostro posto di lavoro, per ricominciare da dove avevamo lasciato. A testa alta».
Parole tutt’altro che scontate quelle del noto e pluripremiato enologo trentino. «Sono stati 14 mesi durissimi per me e per la mia famiglia – confessa ancora l’enologo a WineMag.it -. In attesa della decisione del giudice mi sono proposto alle due maggiori cantine trentine, Mezzacorona e Cavit».
«Entrambe si sono dichiarate disposte ad accogliermi a braccia aperte, una volta chiuso definitivamente il capitolo giudiziario. Tornerò invece a Cantina Toblino, forte del fatto che le accuse mosse nei nostri confronti siano state ritenute infondate. Fra tre anni andrò in pensione senza macchie sul curriculum».
LICENZIAMENTO ENOLOGI CANTINA TOBLINO: GLI STRASCICHI
Ad occuparsi della vicenda del licenziamento degli enologi di Cantina Toblino era stato anche il Consiglio provinciale di Trento. Come riportato da WineMag.it – unica testata nazionale di settore ad aver dato spazio al caso, ndr – nel novembre 2020 il consigliere Filippo Degasperi (Gruppo Consiliare Onda Civica Trentino) chiamava in causa la cooperativa di Sarche di Madruzzo, attraverso un’interrogazione rivolta al presidente Walter Kaswalder.
Oggi, a commentare l’esito della duplice ordinanza firmata dal giudice Giorgio Flaim è la Flai-Cgil, sindacato di categoria di riferimento per i lavoratori agricoli e dell’industria di trasformazione alimentare.
Non solo i licenziamenti sono stati annullati – evidenzia il segretario generale del Trentino, Elisa Cattani – ma Cantina Toblino è stata condannata al reintegro sul posto di lavoro di Lorenzo Tomazzoli e Marco Pederzolli, ad un cospicuo risarcimento economico, al versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali dal giorno del licenziamento fino a quello dell’effettiva reintegra e alla refusione di tutte le spese legali sostenute dagli enologi».
«Riteniamo si tratti di un’enorme vittoria per tutte le lavoratrici e i lavoratori, enologi in primis in questo caso, che non debbono mai smettere di credere nella possibilità di vedere rispettati e tutelati i propri diritti», conclude Elisa Cattani.
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Coronavirus medici contro Cotarella Assoenologi Il vino non previene il virus 1
Mentre Cantina Toblino continua a trincerarsi nel silenzio stampa, è Riccardo Cotarella in persona ad esporsi sul caso del licenziamento dei due enologi della società cooperativa di Madruzzo (TN).
Il numero uno di Assonologi interviene in esclusiva a WineMag.it in difesa dei colleghi Lorenzo Tomazzoli e Marco Pederzolli, fatti fuori dal Cda della cantina trentina: “Il provvedimento sembra spropositato“. Ma avverte: “La decisione sul declassamento delle uve spettava al Cda, non agli enologi”.
“Il caso – dichiara Cotarella – si presta ad almeno due ragionamenti. Un enologo ha il dovere morale, nonché professionale, di non prestarsi ad aggiustamenti delle uve non previsti dalla legge. Vale a dire: se entrano in cantina uve che non corrispondono alle caratteristiche previste dal disciplinare, è giusto declassarle”.
Ma laddove le normative permettano, attraverso procedure legalissime, di aumentarne per esempio il grado, oppure contenerne o aumentarne l’acidità fissa per raggiungere le indicazioni del disciplinari… La responsabilità finale di questa scelta non è più solo dell’enologo, ma compete all’amministrazione della cantina”.
I contorni poco chiari della vicenda e la presenza della sola “versione dei fatti” dei due enologi Tomazzoli e Pederzolli, suggerisce anche a Riccardo Cotarella la prudenza.
“Tutto dipende dal fatto che i due colleghi avessero o meno anche compiti di programmazione commerciale – sottolinea il numero uno di Assoenologi in esclusiva a WineMag.it – prerogativa che, generalmente, spetta al Consiglio di Amminsitrazione. In ogni caso, il licenziamento in tronco mi sembra un provvedimento sproporzionato”.
L’ipotesi avanzata da Lorenzo Tomazzoli e Marco Pederzolli è quella che sia stato creato un pretesto ad hoc (anzi, ad Igt) per giustificare il taglio. Di fatto, la coppia di enologi sostiene di aver operato alla stessa stregua degli anni precedenti con le uve destinate alla produzione dell’IgtVigneti della DolomitiNosiola, Schiava e Müller-Thurgau provenienti dai vigneti dei 600 soci della cooperativa, in Valle dei Laghi.
Se la consuetudine era quella di declassare le uve non consone, senza procedere ad arricchimenti pur legali, il discorso cambia del tutto e i colleghi avrebbero ragione. Ma a monte dei miei 58 anni di cantina suggerisco a tutti gli enologi di non assumersi mai responsabilità al di fuori della propria sfera operativa. E se questo succedere, prima di procedere è bene farsi mettere per iscritto come procedere”.
Intanto, secondo indiscrezioni che provengono dai corridoi di Cantina Toblino, la cooperativa guidata da Bruno Luterotti e Carlo De Biasi starebbe valutando una posizione più morbida nei confronti di Tomazzoli e Pederzolli.
Non si parla ovviamente di un reintegro, ipotesi che sarebbe rigettata dagli stessi winemaker. Piuttosto di una lauta indennità di buonuscita, utile a chiudere un capitolo che non fa certo bene alla reputazione della cantina trentina. A smuovere le carte in tavola, pare essere stato l’intervento di Tomazzoli coi vertici del Cda, in virtù del suo ruolo nel sindacato interno alla cooperativa.
“Il punto – dichiara a WineMag.it Marco Pederzolli – è che col nostro licenziamento si è creato un pericolosissimo precedente, che potrebbe allagarsi a macchia d’olio in tutte le sociali trentine e non solo: lasciare a casa chi si è comportato in maniera professionalmente prudente, come penso facciano tutti gli enologi in Trentino, non può far certo dormire sonni tranquilli a tutti gli onesti colleghi”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Cantina Toblino licenziati due enologi per aver declassato uve senza alcol standard 1
Squilla a lungo il telefono di Cantina Toblino, prima che qualcuno alzi la cornetta. L’interno è quello dell’amministrazione. Una voce femminile rompe il silenzio del centralino di via Longhe 1, a Sarche di Madruzzo (Trento): “Provo a passarle il direttore” (Carlo De Biasi, ndr). Pochi secondi per rimbalzare l’ospite sgradito. “Non siamo interessati a queste cose“, taglia corto la voce femminile.
“Queste cose” sono il licenziamento in tronco dei due enologi Lorenzo Tomazzoli e Marco Pederzolli. Fatti fuori dalla cooperativa guidata dal presidente Bruno Luterotti, stando alla ricostruzione dei winemaker, per aver declassato circa 2.500 quintali di uve destinate alla produzione di alcuni vini IgtVigneti della Dolomiti: Nosiola, Schiava e Müller-Thurgau provenienti dai vigneti di 600 soci, nella Valle dei Laghi.
Un provvedimento impugnato dai due enologi, decisi a far valere le loro ragioni. Il licenziamento in tronco, di fatto, è stato deciso “per giusta causa“. Un duro colpo soprattutto per Tomazzoli, a Cantina Toblino da quasi 40 anni.
È il suo braccio destro Pederzolli a chiarire i contorni della vicenda, in una lettera inviata a WineMag.it condivisa in toto con il veterano Tomazzoli: “Secondo l’azienda – spiega l’enologo – avremmo dovuto adottare un’interpretazione diversa dal solito per alcune partite di uve, abbassando da 9 a 8,50% vol la gradazione minima naturale utile per essere rivendicate come Vigneti delle Dolomiti Igt, al posto di essere declassate alla produzione di vino da tavola”.
Sino a quel momento, secondo i due enologi, a Cantina Toblino non erano mai stati accettati gradi inferiori al 9% vol per l’Igt, nonostante il disciplinare dell’indicazione geografica non imponga soglie minime. Un motivo di vanto per la cooperativa, che al contempo assicurava una corretta remunerazione delle uve ai soci viticoltori virtuosi, senza ricorrere all’arricchimento in cantina.
“Ponendo di partire dai 10% vol prescritti per legge per il consumo dell’Igt Vigneti delle Dolomiti – continua Pederzolli – avremmo dovuto procedere, come mai fatto prima, a un eventuale arricchimento fino a 1,50% vol delle uve giunte in cantina a 8,50% vol. Una pratica lecita, ma mai effettuata prima, in difesa della qualità della produzione”.
Pederzolli non è in grado di stabilire a quanto ammonti il danno arrecato da questa scelta. Anzi, rincara la dose ai microfoni di WineMag.it: “Credo di essere oggettivo nell’affermare che il danno posto alla base del nostro licenziamento non esista affatto, dal momento che la vendita del vino come Igt o come vino da tavola, in canali interni all’azienda, avrebbe generato valori molto simili. L’azienda, peraltro, non hai mai parlato di cifre”.
La lettera di contestazione che preannunciava il licenziamento è stata notificata ai due enologi di Cantina Toblino alla fine di settembre. La coppia di winemaker, sentendosi in trappola, ha deciso di ingaggiare uno dei migliori avvocati giuslavoristi su piazza, Osvaldo Cantone del Foro di Verona (studio legale Menichetti).
La risposta dei due enologi è arrivata nei tempi previsti sulla scrivania del presidente Bruno Luterotti e del direttore generale Carlo De Biasi. “Abbiamo chiesto un’audizione orale di fronte al Cda, che si è sempre negato, mandando avanti l’avvocato. Non avremmo chiesto pietà o uno sconto di pena, ma quantomeno di essere ascoltati”, continua Pederzolli.
Per meglio comprendere quanto accaduto, l’enologo ricorre a un esempio figurato. “Mettiamo il caso che un trasportatore percorra un tratto urbano. Qui il limite di velocità non è segnalato, ma è risaputo essere di 50 km/h. Il trasportatore conduce il veicolo a 49,99 km/h, ma si vede contestare di non aver transitato a 55 km/h, esistendo probabilmente una tolleranza, ed avendo quindi creato un danno alla ditta per il ritardo che ha accumulato andando più prudente”.
Se poi avesse preso una multa o causato un incidente? A questo proposito i vertici di Cantina Toblino hanno sempre tenuto a ribadire che ‘chi sbaglia paga’. La contestazione viene mossa praticamente per ‘eccesso di zelo’ agli esecutori diretti o indiretti”.
“Nulla viene invece addebitato al direttore generale – continua Marco Pederzolli – più volte intervenuto nella gestione dei gradi minimi delle bolle, o al consulente incaricato dal Cda nella vendemmia 2017 (e anche dopo) di controllare ed impostare il funzionamento della contabilità vitivinicola”.
Inoltre si prescinde dal fatto che tutti, ivi compreso il Presidente e l’intero Cda avessero piena conoscenza circa l’operato oggetto di contestazione visto che era espressamente previsto nel regolamento di conferimento per soci e delegati dai soci”.
“Il grado minimo delle uve – continua l’enologo trentino – garantisce, attraverso il vinificatore, la migliore qualità possibile del prodotto al consumatore, tutelando l’immagine della maison e del territorio di cui porta il nome”.
Pederzolli rivolge alla sua ormai ex azienda una domanda: “Quale immagine dei ‘Vigneti delle Dolomiti’ passa al consumatore con un vino prodotto da uve a soli 8% vol? In questo caso meglio la denominazione generica ‘Vino Bianco’ o ‘Vino rosso’, che comunque i normali canali di vendita aziendali sono in grado di valorizzare nel prezzo”.
Carlo De Biasi, direttore di Cantina Toblino
I due enologi, di fatto, si sentono vittime di questa vicenda e non colpevoli: “La questione è un pretesto creato in ‘laboratorio’, sottoposto solo a cose fatte al Cda, il quale, ritengo in modo discutibile, non ha ritenuto di sentire altri punti di vista. La partita era già chiusa prima di essere aperta, poco importa delle giustificazioni addotte, e doveva essere messa via il più rapidamente possibile”.
Poi, alcune considerazioni più generali: “Secondo me la posta in gioco non è solo liberare i posti di due ‘rompi’. Ritengo che, alla vigilia del rinnovo di tutto il Cda, serva un capro espiatorio per ‘coprire’ la decisione arbitraria della cantina di pagare 40 €/q.le l’uva sotto i 14,20 babo (9 %vol), quindi Nosiola, Müller-Thurgau e Schiava.
Evidentemente questo ha messo in difficoltà i viticoltori eroici dei vitigni emblema della Valle dei Laghi che, con il precedente sistema di pagamento, potevano almeno coprire i costi di produzione”.
La situazione, a Sarche di Madruzzo, sarebbe agitata. “Se si conferma il trend dell’anno scorso – attacca Pederzolli – l’attuale presidenza potrebbe trovare un fronte critico alla prossima assemblea dei soci. Creando ad arte un motivo di preoccupazione si libera il campo da possibili outsider verso la riconferma”.
“Il più prestigioso e prezioso vignaiolo collettivo espresso dal Trentino’ – continua – oggi dimostra una triste similitudine con il Titanic. Tutti abbiamo in mente lo splendido ‘Transatlantico’ di quattro anni fa (2016)”.
Il lungo umile lavoro degli ‘Uomini della Toblino’ ha costruito in 50 anni di storia una azienda ben organizzata, con due società controllate (per gestire azienda agricola ed osteria) ambiziose ed in sostanziale equilibrio. Stiamo ancora apprezzando la qualità di vini buoni venduti ad un giusto prezzo, in decisa corsa verso il bio”.
“Da tempo il Titanic però ha cozzato nell’iceberg – continua Pederzolli – e sta calando su un fianco. Calano i prezzi delle uve, nonostante siano aumentate le liquidazioni del consorzio di secondo grado o le cantine consorelle migliorino le performance di bilancio”.
Per la prima volta è iniziata una fuga di soci verso altre cooperative dove, oltre alle migliori liquidazioni, possano trovare la disponibilità ad affrontare serenamente le situazioni che la produzione viticola propone. Le due società controllate sono entrate in una fase di pesante perdita di bilancio”.
Durissima anche la chiosa dei due enologi licenziati da Toblino: “L’orchestra continua a suonare sulle note di ‘circolari soci’ autocelebrative, post, foto che ritraggono un paesaggio ormai passato. E quando due marinai lanciano l’allarme, il capitano preferisce farli fuori e buttarli a mare, calpestandone la dignità di persone e lavoratori”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
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