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Run The Mix: il primo Mixology Contest di Pernod Ricard

Si è conclusa a Milano la prima edizione di Run The Mix, il nuovo talent di Pernod Ricard dedicato al mondo della mixology. L’idea è quella di un contest che valuti e premi la poliedricità della figura del bartender contemporaneo, che segua la nuova tendenza “healthy” e che sostenga i giovani mixologist.

Ad un Bartender contemporaneo infatti non si richiede più solo una grande capacità tecnica, ma anche competenze trasversali. Dal sapersi relazionare col cliente alla capacità di creare cocktail di bell’estetica, dal saper leggere le tendenze, al marketing fino alla conoscenza del food pairing.

La finale di Run The Mix ha visto sfidarsi tre squadre di giovani Bartender (un elemento per squadra deve essere under 30) a rappresentanza di Nord, Centro e Sud Italia: la Nordic Runners capitanata dal brand expert Paolo Rovellini e dalla guest bartender Cinzia Ferro, la Middle Runners guidata da Claudio Zerilli e dal guest bartender Leonardo Leuci, la Southern Runners con Matteo Bonandrini e il guest bartender Alexander Frezza. In palio un viaggio a Londra e visita alla distilleria Beefeater.

Alle squadre il compito di proporre una Signature drink list composta da tre drink “healthy”, con un massimo di 7 ingredienti di cui almeno 2 home made ed utilizzando un prodotto Pernod Ricard (da scegliere tra i whisky Jameson, Chivas, The Glenlivet, la vodka Absolut, il rum Havana Club, i gin Beefeater, Plymouth, Monkey, la tequila Altos ed Amaro Ramazzotti).

A giudicarli una Giuria eterogenea formata da l’esperto mixologist Francesco Cione Bar Manager dell’Octavius
Bar at The Stage Milano, Marco Sacco chef stellato patron del Piccolo Lago di Verbania, l’imprenditrice Lucia Stragapede fondatrice di Pastichéri, i drink stylist Nelum Francesca Caramini e Gabriele Litta titolari di Fluffer Studio, e Alberto Vaccaro Coach certificato dalla World Association of Business Coaches nonché Counselor professionista.

I VINCITORI
E’ stato il team Southern Runners a dimostrare di eccellere per tempo di esecuzione, estetica del cocktail, arte del garnish, gestualità e coreografia, gusto e aroma, food pairing, capacità di relazione, empatia e storytelling.

“La perfezione della semplicità del food pairing, la potenza evocativa, l’eleganza della presentazione e la bellezza cromatica arricchita da un garnish equilibrato e d’appeal. L’apertura verso il cliente resa concreta dalla libertà data alla giuria di scegliere il proprio cocktail. L’abilità tecnica unita al calore e alla passione e l’essere un collettivo’ coeso di idee, stili, conoscenze e skills strategiche.”

Questa la motivazione data dalla giuria per una decisione sofferta, visto l’alto livello messo in campo dalle tre squadre, che ha premiato la squadra composta da Riccardo Russo e Ugo Acampora da Napoli, Giuseppe Milillo da Giovinazzo e i due under 30 Luigi Rosario Grasso da Catania e Giovanni Maffeo da Lecce.

LA DRINK LIST VINCITRICE
Una drink list incentrata sul concetto di tempo sviluppato attraverso tre cocktail rappresentati da tre uccelli: il Colibrì, icona della giovinezza, il Punk, raffigurante l’adolescenza e la Civetta, a raffigurare la maturità. Sostanza nel bicchiere e nel food pairing e forma nell’estetica il tutto raccontato da un’iconografia pulita, avvincente e facilmente decodificabile.

COLIBRI’
40 ml di Absolut Elix
20 ml succo di pompelmo rosa
5 ml sciroppo di zucchero
15 ml panna fresca alla mandorla
15 ml Mole Poblano homemade
10 ml albume pastorizzato
2 gocce di acqua di fiori d’arancio
Soda
Garnish: grattugiata di cioccolato

Food Pairing:
Polpetta pollo alla mandorla con Mole Poblano e pomodoro secco

PUNK
40 ml di Altos Tequila infusa alla banana
20 ml di gin Monkey 47
100 ml di acqua di anguria cotta sottovuoto con timo limonato e santoreggia
20 ml succo di limone
Garnish : chips di banana

Food Pairing:
Coulis di anguria, mousse di yogurt salato aromatizzato al timo limonato e chips di banana disidratata

CIVETTA
4cl Jameson Black barrel
Fake Vermouth di cabernet
2 gocce di Angostura
3 gocce di Pernod
Profumo di rabarbaro sul finale
Zest di limone
Garnish: timo
Stir & strain attraverso polvere di caffè in tumbler basso con chunk cubo

Food Pairing:
cioccolato fondente con sale maldon e chutney di albicocche

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Jerry Thomas: il primo speakeasy di Roma e d’Italia si racconta in un libro


ROMA –
Il Jerry Thomas Speakeasy è, semplicemente, il cocktail bar che ha rivoluzionato il bere miscelato a Roma, e non solo. Primo “secret bar” in Italia, dove poter accedere unicamente tramite parola d’ordine, entrato ben cinque volte nella World’s 50 Best Bars e punto di riferimento per barman di tutta la Penisola, il locale oggi si racconta in un libro: “Twist on classic – I grandi cocktail del Jerry Thomas Project”.

Il volume, edito da Giunti, è stato presentato lo scorso 19 giugno con un grande evento a Roma, al quale era presente anche il curatore e giornalista Marco Bolasco. Quattro i protagonisti di questa storia: Roberto Artusio, Leonardo Leuci, Antonio Parlapiano e Alessandro Procoli, barman fondatori del progetto, oltre a un quinto d’eccezione, Mr Jerry Thomas.

Affettuosamente detto “il Professore”, il maestro ottocentesco dell’arte americana del cocktail, nato a Sacketts Harbor (NY) nel 1830 è ormai diventato “abitante onorario di Rione Ponte”.

Merito del successo raggiunto dal locale, come ricorda nella prefazione David Wondrich, esperto di mixology e scrittore newyorkese, anche lui presente all’evento. A lui, Mr Thomas ha dedicato persino una biografia (Imbibe!, Penguin group, 2007).

DIECI ANNI DI TRAMA

L’avventura del gruppo è iniziata 10 anni fa quasi per gioco e, certamente, senza alcuna previsione che si sarebbe arrivati tanto lontano. “Non potevamo immaginare un tale successo del nostro locale, figuriamoci di raccontarlo dieci anni dopo in un libro – spiega Alessandro Procoli – ma quando Marco Bolasco ci ha contattato per proporci di fare un volume sulla nostra storia ci siamo detti ‘ora o mai più’ e ci siamo buttati in questa impresa”.

“Ma lo devo confessare – ammette Procoli – fino a che non si è visto il libro finito, abbiamo creduto che non saremmo mai riusciti a portarla a termine”. Guardando indietro, in realtà, quello del Jerry Thomas sembra un destino già scritto.

Roberto Artusio, di origini torinesi, è senza dubbio il più silenzioso del quartetto. Ma conferma questa tesi: “Abbiamo iniziato a scrivere questo libro 18 anni fa, tutti e quattro assieme, quando Antonio ed io portavamo le cannucce ai bar. E quando litigai con Leo, proprio nel locale di Alessandro”.

La storia del Jerry Thomas inizia però nel 2010, dall’idea di riportare in auge uno stile di bar e di miscelazione analogo a quello del pre-proibizionismo americano, dall’Ottocento fino agli anni Venti.

Per capire l’entità della rivoluzione apportata da questo piccolo locale di Roma, nascosto in una viuzza buia del centro capitolino, tra il Tevere e Corso Vittorio Emanuele II, bisogna innanzitutto inquadrare il momento storico.

Gli anni Duemila avevano avviato nella Capitale un nuovo corso del bartending, con le multinazionali che avevano iniziato a puntare sulla figura e sulla formazione del barman, al fine di trasformarlo in brand ambassador.

NEL SEGNO DELLA RIVOLUZIONE

Nel 2009 i nostri tre (all’epoca Alessandro non era ancora socio) fondano il Jerry Thomas Project. L’obiettivo era organizzare una serie di training formativi, con ospiti internazionali di livello, primo dei quali il bartender slovacco Stanislav Vadrna.

Il format incontra l’interesse del pubblico e nel frattempo il gruppo si adopera per aprire un proprio laboratorio-studio, facendo ricadere la scelta proprio su questo piccolo spazio. Per le sue caratteristiche, il locale suggerì da sé lo stile di arredo più consono. Ovvero un salotto privato anni Venti.

L’inaugurazione coincide con la fine del seminario ed è una festa per tutti i bartender, felici di aver trovato un ritrovo “tutto per loro”. Gli inizi dell’attività non sono facili. Il “doppio turno” è la regola. Al Jerry dall’1 alle 6 del mattino. Dopo aver staccato dal loro altro impiego.

Ma la clientela pian piano si consolida, incuriosita anche dall’esclusività del locale al quale si accede solo con parola d’ordine. Fino al definitivo successo nel 2011, complice il nuovo ingresso in società di Alessandro Procoli, detto dagli amici il “vittoriano” per la sua eleganza e per questo scelto come pr del gruppo.

Da allora, gli ospiti del salotto più esclusivo di Roma sono stati tanti e sempre di alto livello, tra cui star internazionali come Jude Law che non ha mancato di spendere alcune entusiastiche parole nel libro.

IL LIBRO

Il volume, ben 224 pagine, prevede una parte introduttiva con la storia del locale, una parte dedicata all’evoluzione del bere miscelato, dalle bevande ancestrali ai cocktail, e le indicazioni su come creare ricette originali partendo dai classici, i cosiddetti “twist on classic“.

Il concetto di “twist” è proprio una delle prerogative del Jerry Thomas Project, che ne ha fatto il proprio marchio distintivo con l’applicazione della “regola tridimensionale” ovvero i tre modi attraverso cui attuare con successo la modifica di una ricetta classica.

Noi abbiamo fatto semplicemente quello che facevano tutti i barman americani del pre-proibizionismo – spiega Antonio Parlapiano – ovvero modificare ricette già buone e funzionanti per dargli uno stile nostro.

Ma l’abbiamo fatto con passione e soprattutto con divertimento, e credo sia stata proprio questa la chiave del nostro successo. Qualche esempio? Il ‘Milf Julep‘ invece che Mint, con latte di mandorla, o il frozen ‘Frozinone‘ in onore della nostra regione”.


Si entra quindi nel vivo del ricettario vero e proprio, ordinato per tipologie di cocktail, dei quali è proposta sia la versione originale sia le rivisitazioni del JTP, sempre accompagnate dalle splendide foto di Alberto Blasetti, affermato fotografo di food per diverse testate, ma al suo esordio con un libro.

Chiudono la pubblicazione la sezione dedicata ad “attrezzature, tecniche e ingredienti”, l’utile indice dei drink e le bio dei quattro eroi del JTP. Soci, sì. Ma prima di tutto amici, mossi dalla speranza “che i loro locale continui ad essere sempre un bar di amici per amici”. Parola di Leonardo. Le premesse ci sono tutte.

The Jerry Thomas Project
Vicolo Cellini, 30
00186 Roma
Tel. 06 96845937 – mob. +39 370 1146287
www.thejerrythomasproject.it

Prenotazione obbligatoria


“Twist on classic – I grandi cocktail del Jerry Thomas Project” – di Jerry Thomas Project
Giunti Editore
pagine 224 – Euro 29,00

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Roma Bar Show: due giorni dedicati al mondo del Beverage

Si terrà a Roma, lunedì 23 e martedì 24 settembre 2019, presso il Palazzo dei Congressi dell’EUR (Piazza John Kennedy, 1) dalle ore 10:00 alle ore 21:00, la prima edizione di Roma Bar Show, evento internazionale dedicato interamente al mondo del beverage.

Masterclass, talk e conferenze, eventi collaterali, un fuori salone dedicati al trade e al pubblico, stand delle principali aziende e del settore, il food pairing e lo street food, il caffè, ma soprattutto liquori, vini, spiriti, birra, distillati, i migliori bartender e i loro cocktail, per un evento che coinvolgerà l’intera città di Roma.

Professionisti del settore e ospiti internazionali interverranno per condividere le proprie esperienze e conoscenze su trend e novità del settore. Nella sua prima edizione Roma Bar Show celebrerà il Centenario del Negroni, declinato nelle interpretazioni di rappresentativi bartender italiani.

Tra le aree tematiche il Mexico Village, che racconterà con l’agave, il tequila e il sotol, le tradizioni legate a questa terra, grazie a un cocktail bar in stile messicano con guest bartender di diverse realtà del panorama internazionale; la Gin Area grazie alla collaborazione con IlGin.it che convoglierà le aziende del settore gin italiane e straniere; la suggestiva Terrazza del Palazzo dei Congressi con il suo splendido belvedere che abbraccia l’intera città di Roma che celebrerà l’aperitivo italiano con una serie di eventi.

Tra le iniziative in programma, la finale italiana di “The Vero Bartender”, cocktail competition targata Montenegro che si svolgerà martedì 24 settembre, ma anche l’arrivo di “La Classica 2019” evento ciclistico promosso da Martini Racing, che quest’anno vedrà la sua conclusione a Roma Bar Show coinvolgendo ciclisti bartender provenienti da tutto il mondo.

“Il progetto Roma Bar Show – spiegano gli organizzatori – nasce dall’esigenza del trade, delle aziende e degli addetti ai lavori, di ritrovarsi e confrontarsi in un evento italiano di profilo internazionale con lo scopo di elevare le attività della spirit industry e della mixology in Italia. Fin da questa prima edizione, la manifestazione ha l’obiettivo di divenire la fiera leader in Italia dedicata al mondo del bar, del beverage e dell’accoglienza”.

La due giorni è promossa e organizzata da RIBS SRL di Andrea Fofi, Fabio Bacchi, Leonardo Leuci e The Jerry Thomas Project e Giuseppe Gallo. La partnership di Acqua San Pellegrino garantirà ai visitatori acqua per tutta la manifestazione, Ghiaccio Facile fornirà gli spazi espositivi e i bar all’interno del Roma Bar Show ghiaccio di alta qualità. L’APP “Tu Drink”, integrata per la manifestazione consentirà ai visitatori di orientarsi tra spazi espositivi, eventi e attività fuori salone.

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Roma Whisky Festival, a Roma il 2 e 3 marzo

Si tiene a Roma, sabato 2 e domenica 3 marzo 2019, presso il Salone delle Fontane all’Eur (via Ciro il Grande, 10) l’ottava edizione di Roma Whisky Festival. Imperdibile appuntamento per tutti coloro che vivono il mondo del whisky, Roma Whisky Festival si conferma un evento ricco di degustazioni, masterclass, seminari sulla mixology, incontri e, per il secondo anno consecutivo, stand dei migliori cognac e armagnac, affidati a esperti del settore con l’obiettivo di creare appuntamenti ad alto contenuto di “spirito”.

Ma anche, per la prima volta, una mostra dedicata al design e all’architettura di una distilleria in costruzione in Scozia. Il tutto con la direzione artistica di Andrea Fofi, affiancato dai whisky consultant, Pino Perrone, Andrea Franco e la scozzese Rachel Rennie.

La passata edizione ha registrato un incremento di pubblico del 15% rispetto al 2017, con circa 4500 visitatori in due giorni, a fronte di 60 aziende di whisky e 10 di cognac e armagnac presenti, oltre alle 10 aziende extra-whisky (food, sodati, bar tools) e i 6 cocktail bar presenti. Oltre 70 i giornalisti accreditati e oltre 2000 le etichette rappresentate con whisky provenienti da: Scozia, Irlanda, Galles, Stati Uniti, Canada, Giappone, India, Francia, Italia, Islanda, Taiwan e Australia.

L’ottava edizione presenterà masterclass di noti brand e ospiti internazionali del mondo della miscelazione, che terranno seminari e talk. Noti già alcuni speaker per i seminari mixology, figure di spicco del bartending internazionale, tra cui Leonardo Leuci del Jerry Thomas Speakeasy, Gabriele Manfredi ex Oriole Bar di Londra e Filippo Sisti della rivelazione milanese Talea. Inoltre, i mini-corsi da 25 minuti sull’ABC del whisky per i neofiti curata dalla Whisky Academy del festival nella figura della Brand Ambassador Chiara Marinelli.

Confermata l’area Cognac e Armagnac, l’area Cocktail Bar rappresentata da 4 note realtà romane (Jerry Thomas Speakeasy, Drink Kong, Argot e Freni e Frizioni) e quella food.

All’interno del salone, come di consueto, ampio spazio dedicato alle bottiglie vintage e rare, presenti quest’anno grazie alla nota casa d’aste online Katawiki. In occasione del Festival sarà anche presentato come ogni anno il nuovo imbottigliamento ufficiale in serie limitata di Roma Whisky Festival, che quest’anno vedrà il whisky scozzese Caol Ila protagonista.

La manifestazione nasce nel 2012 grazie alla passione per gli eventi di uno dei due fondatori, Andrea Fofi e per quella del whisky da parte di Rachel Rennie, ma soprattutto per la mancanza a Roma di un evento sul mondo del distillato.

La compagine si è allargata con l’arrivo di Pino Perrone, Emiliano Capobianco e Andrea Franco e la manifestazione è cresciuta in modo esponenziale, al punto tale da poter essere annoverata tra i Festival internazionali di maggior rilievo.

“L’ottava edizione – sottolinea Andrea Fofi – vuole essere l’edizione delle conferme nonché del preludio a futuri cambiamenti che apporteremo negli anni a venire per rafforzare il Brand RWF sul mercato. La crescita della manifestazione, considerata ormai tra le più importanti a livello internazionale, è evidente e ne siamo fieri e felicissimi. Non possiamo non riconoscere lo sforzo e la fiducia riconosciutaci dalle aziende partecipanti e dal pubblico numerassimo che ci segue durante tutto il corso dell’anno nei nostri eventi e attività di formazione”.

“Fiducia – continua Andrea Fofi – che di anno in anno tentiamo di ripagare attraverso la proposizione di nuovi contenuti: quest’anno ad esempio vi sarà, la Bowmore Room Experience, una mostra dedicata all’architettura e al design nel mondo del whisky presentata dallo studio di architettura Threesixty Architecture di Glasgow, impegnato nella progettazione di una nuova distilleria a Edimburgo. Ma anche la presenza di nuovi ospiti internazionali, momenti di intrattenimento e attività promozionali e di comunicazione sempre più importanti”.

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