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Valpolicella, percorso ad ostacoli per la sottozona Valle di Mezzane

Valpolicella, percorso ad ostacoli per la sottozona Valle di Mezzane vignaioli valle di mezzane nero su bianco
Fare della Valle di Mezzane una sottozona della Valpolicella. È l’obiettivo di 13 cantine veronesi che si riconoscono sotto al nome di Vignaioli Valle di Mezzane. Tutte aziende di filiera, che producono da poche migliaia di bottiglie a un massimo di 140 mila, nell’omonima vallata ad Est di Verona compresa tra Vago di LavagnoMezzane di Sotto. Un percorso, il loro, ricco di ostacoli. Più di tipo “politico” che normativo. A complicare i giochi – non solo ai produttori della “Valpolicella Orientale” ma, più in generale, in vista del possibile riconoscimento della sottozona ad altre vallate della Valpolicella – sono i “diritti acquisiti” dai produttori della Valpantena, unica sottozona ufficiale della denominazione, istituita in simultanea con la Doc Valpolicella. Nel 1968.

Sin da allora, i produttori della Valpantena rivendicano in etichetta la sottozona basandosi sul medesimo disciplinare della Valpolicella. Il Consorzio presieduto da Christian Marchesini vorrebbe invece introdurre limitazioni di carattere produttivo (come rese inferiori e un periodo più lungo di affinamento per l’Amarone) nel disciplinare delle nuove sottozone. Per fare ciò, anche la Valpantena dovrebbe accettare regole più rigide. «Le sottozone – spiega Marchesini a winemag.it – hanno solitamente valori più restrittivi rispetto alle Doc. Per le vallate immaginiamo per esempio un periodo più lungo di affinamento dell’Amarone e rese in vigneto inferiori. Nel 1968 si decise di consentire alla Valpantena di utilizzare lo stesso disciplinare della Doc. E ad oggi, in maniera del tutto lecita, la decina di cantine della sottozona Valpantena produce i propri vini con le stesse regole, rivendicando la sottozona in etichetta».

SOTTOZONE VALPOLICELLA: POSSIBILE IL PASSO INDIETRO DELLA VALPANTENA?

Un passo indietro è possibile? «Una volta stilato un piano chiaro delle nuove sottozone – commenta ancora Marchesini – i produttori della Valpantena saranno chiamati ad accettare un disciplinare più restrittivo, in modo da uniformarsi alle regole delle altre vallate. L’auspicio è che si ragioni in termini di interesse generale. Nel 1968 io non c’ero, ma oggi la vedo come una cosa fattibile. Il percorso, però, sarà molto lungo». Non se ne parla ad alta voce. Ma, oltre alle possibili “resistenze” della Valpantena, potrebbero esserci quelle della Valpolicella Classica. Secondo indiscrezioni, alcuni produttori della zona “storica” non vedrebbero di buon grado l’istituzione di nuove sottozone, che darebbero luce (aka opportunità di mercato) ad altri areali. Segmentando ulteriormente l’offerta di etichette destinate ai mercati più attenti e a una clientela più matura.

Non solo. Con l’istituzione di nuove sottozone, potrebbero anche variare gli equilibri legati ai valori dei terreni. Ad oggi, pur con differenze tra collina e fondovalle, acquistare un terreno in Valle di Mezzane costa circa il 20% in meno rispetto alla Valpolicella Classica. Si parla di 4-500 mila euro contro i 6-700 mila euro di media. La maggior parte dei vigneti della vallata che si candida a diventare la seconda sottozona della Valpolicella è ad oggi in mano alle cooperative, dunque ai loro soci. Ma risulta che anche grandi brand come Quintarelli, Tedeschi e Allegrini raccolgano uve nella cosiddetta “Valpolicella Orientale” (definizione, questa, non particolarmente gradita ad alcuni produttori dell’areale).

Una zona, dunque, già nel mirino di grandi nomi, soprattutto per le specificità dei suoli (di matrice calcarea e addirittura vulcanica) di questa fetta della denominazione. Un aspetto sul quale puntano molto le 13 cantine del gruppo Vignaioli Valle di Mezzane (Benini Alessandro, Marinella Camerani, Falezze di Luca Anselmi, Grotta del Ninfeo, I Tamasotti, Il Monte Caro, Ilatium Morini, Le Guaite di Noemi, Talestri, Massimago, Carlo Alberto Negri, Roccolo Grassi e Giovanni Ruffo) che hanno messo a punto una Carta dei Suoli. A realizzarla, il noto pedologo Giuseppe Benciolini. Un progetto meticoloso, avviato nel 2023, che ha comportato sino a 30 carotaggi per ogni singola aziende. Campionature utili a identificare il profilo pedologico della vallata, attraverso il mosaico di specificità delle singole parcelle aziendali.

SARTORI: «LA VALPOLICELLA COME LA BORGOGNA, TRA 10, 50 O 100 ANNI»

«L’opportunità del riconoscimento della sottozona alla Valle di Mezzane – evidenzia uno dei portavoce dei Vignaioli Valle di Mezzane, Marco Sartori di Roccolo Grassi – è concreta. Il nostro gruppo si è raccolto sin dal 2022 attorno alla necessità di raccontare meglio l’intimità della nostra vallata, in cui si intersecano le denominazioni Valpolicella e Soave, “nero su bianco”. Soave e Bardolino, come altre denominazioni italiane, hanno già portato a compimento il lavoro su sottozone e Uga. I francesi, in questo campo, sono maestri, con una catalogazione molto rigida dei loro “cru”».

«Siamo convinti – aggiunge Sartori – che questa sia la strada anche per la sottozona Valle di Mezzane. Un modo per cominciare a mettere sul tavolo delle pedine utili a un pubblico più sofisticato di quello che cerca genericamente vini della Valpolicella. Ovvero quei professionisti del settore che, in 10, 50 o 100 anni sapranno riconoscere i vini della Valle di Mezzane fra quelli della Valpolicella. Così come oggi sa distinguere, tra loro, i Grand Cru di Borgogna. Senza nulla togliere ai grossi produttori, di cui tutti noi abbiamo un grande bisogno, le sottozone costituirebbero un elemento utilissimo soprattutto per i piccoli produttori. Cantine come le nostre vogliono mettere in bottiglia l’intimità di ogni singola parcella». Buone intenzioni che necessitano tempo. Ancor più, di cesellatura politica.

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Le Guaite di Noemi compie vent’anni in Valpolicella

Le Guaite di Noemi festeggia 20 anni dalla fondazione. Tanto è passato dall’entrata in produzione del vigneto di Stefano Pizzighella e della moglie Giulietta Dal Bosco, a Mezzane di Sotto (VR), in Valpolicella. Le Guaite sono diventate “di Noemi” nel 2015, anno in cui la figlia ha assunto le redini dell’azienda. Noemi Pizzighella, classe 1994, è la più giovane produttrice di Amarone e degli altri vini tipici della denominazione.

«Festeggiare i vent’anni dell’azienda – spiega Stefano Pizzighella – è per me una grande soddisfazione. Un traguardo che parla di determinazione, tenacia e passione. L’amore per questo lavoro e per la Valpolicella ha dato vita negli anni a vini che esprimono il territorio e la nostra identità familiare. Vini che sono cresciuti insieme all’azienda, raccontandone la storia».

«Prendere in mano le redini di questa azienda – commenta Noemi Pizzighella – è per me motivo d’orgoglio. Fin da bambina ho sentito il forte legame con la Valpolicella e con la sua tradizione vincola. Ora continuo il lavoro iniziato dai miei genitori, che mi accompagnano nella crescita dell’azienda, verso il futuro e verso il panorama internazionale».

L’azienda agricola comprende oggi 10 ettari di vigneti e 3 ettari di uliveti di proprietà, per una produzione che si assesta tra le 25 e le 30 mila bottiglie l’anno. Sono cinquanta, invece, i quintali di olio assicurati dalle piante di Grignano, Leccio di Corno e Casaliva.

Le verticali di Valpolicella Superiore e Amarone della Valpolicella, i primi vini prodotti dall’azienda, hanno accompagnato le celebrazioni dei vent’anni de Le Guaite di Noemi, lunedì 6 giugno. Il percorso di crescita dell’azienda e la ricerca di una cifra stilistica volta a freschezza ed eleganza è risultato chiaro dall’annata 2002 alla 2011 del Valpolicella Superiore, sino alla 2014 dell’Amarone.

I VENT’ANNI DE LE GUAITE DI NOME: IL MEGLIO DELLA DEGUSTAZIONE
Valpolicella Superiore 2012, Le Guaite di Noemi

Uve Corvina, Rondinella e Croatina. Tre anni di barrique di primo passaggio. Colore rosso rubino scarico. Al naso intensi profumi di frutti rossi concentrati, alcuni accenni di spezie. Croccante e delicato al palato, acidità caratteristica, ma con buona struttura e piacevolezza, richiamata dai ritorni della frutta avvertita al naso.

Valpolicella Superiore 2011, Le Guaite di Noemi

Sempre Corvina, Rondinella, Croatina, ma annata più calda. Alla vista, il vino si presenta di un rosso rubino intenso. More e frutti rossi concentrati al naso. Le note balsamiche accompagnano il sorso, segnando il lungo percorso affrontato dal vino, sino ad oggi.

Amarone della Valpolicella 2010, Le Guaite di Noemi

Corvina, Rondinella, Croatina. Colore rosso rubino tendenzialmente purpureo. Presenti al naso note concentrate di prugna, susina, accenni balsamico e foglie di tè. Palato coerente col naso: il vino presenta una gran complessità, una struttura molto elegante, una lunga persistenza.

Amarone della Valpolicella 2009, Le Guaite di Noemi

Corvina, Rondinella, Croatina. Alla vista di un colore rosso rubino con riflessi purpurei. Al naso prugna matura, note balsamiche ed richiami erbacei. Rotondità e carattere al palato. Il vino presenta un’ottima evoluzione, con complessità e struttura elegante. Sorso preciso, di lunga persistenza.

Amarone della Valpolicella 2002, Le Guaite di Noemi

È il primo Amarone de Le Guaite, dall’entrata in produzione dei vigneti. Il vino perfetto per celebrare i 20 anni de Le Guaite di Noemi. Frutto e gran complessità accompagnano dal naso al sorso, connotato da una gran freschezza. Un vino ancora giovane, come Noemi Pizzighella. Una donna del vino dal futuro tutto da scrivere.

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Consorzio Valpolicella: esclusivo tasting all’Institute of Directors di Londra

 

 

SANT’AMBROGIO di VALPOLICELLA (VR) – Per il secondo anno consecutivo il Consorzio Vini Valpolicella sceglie l’Institute of Directors, al 116 di Pall Mall a Londra per il suo evento esclusivo nel Regno Unito. A condurre la masterclass dell’11 dicembre sarà Peter McCombie, Master of Wine da 25 anni e uno dei massimi esperti di vino italiano nel mondo. A seguire, un Walk Around Tasting con 12 aziende del territorio.

“Il Regno Unito si conferma piazza strategica per i vini rossi dop del Veneto – spiega Olga Bussinello, direttore del Consorzio – dove la Valpolicella incide per il 70%, con il primo semestre 2019 che ha segnato un +16,2% a valore sull’anno scorso e un +36,6% a volume. Il secondo Paese al mondo per import enologico, ritaglia inoltre un’importante fetta del suo paniere all’Amarone della Valpolicella, che qui fa arrivare l’11% dell’export totale del grande rosso veneto”.

Si arresta, invece, dopo diversi anni la corsa del vino italiano negli UK, a causa della decisa frenata nei primi 8 mesi di quest’anno degli sparkling (-9,1%). Nonostante ciò, in rialzo le performance dei vini fermi negli UK, che nei primi 8 mesi dell’anno siglano un +2,8% (fonte: Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor).

Le aziende che partecipano all’evento di Londra: Bertani, Costa Arènte, Cristiana Bettili Wines, Fumanelli, Latium Morini, Le Guaite di Noemi, Montresor, Pietro Zanoni, Roccolo Grassi, San Rustico, Sartori di Verona, Trabucchi.

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Approfondimenti

Il Consorzio tutela vini Valpolicella vola in Giappone

Sant’Ambrogio di Valpolicella – La Valpolicella accelera la promozione dei propri vini nel Sol Levante, forte dei primi positivi effetti dell’accordo commerciale Ue-Giappone entrato in vigore da febbraio.

Due le masterclass previste il 6 giugno a Tokyo in un periodo di massima attenzione verso le produzioni made in Italy, che secondo le ultime rilevazioni di Nomisma Wine Monitor (fonte dogane) hanno messo a segno una crescita tendenziale in valore nel primo trimestre del 3,4%.

UN MERCATO IN CRESCITA
Il Giappone è da tempo uno dei mercati strategici più interessanti per il nostro territorio – ha detto il direttore del Consorzio tutela vini Valpolicella, Olga Bussinelloe lo è ancora di più oggi, con un accordo bilaterale destinato a incrementare le nostre quote di mercato nel Paese culturalmente più maturo in campo enoico dell’Asia Orientale. I primi effetti, secondo quanto rilevato, indicano il sorpasso dell’Italia sul Cile, che perde quasi il 25% delle proprie vendite, e un aumento dei vini fermi imbottigliati made in Italy del 7%, a fronte di una domanda complessiva sul segmento a -4%. Segnali positivi questi – ha concluso Bussinello – che fanno ben sperare in un ulteriore salto di qualità dei rossi Dop del Veneto, per il 70% rappresentati dalla Valpolicella, che hanno chiuso il 2018 a +14,5%“.

L’Italia è ora il secondo fornitore di vino in Giappone dietro alla Francia, che anche grazie allo Champagne domina il trimestre con un +12,3% a valore e una quota di mercato monstre (55%). Bene anche gli indicatori legati al prezzo medio del prodotto italiano, in discreta crescita a 4,12 euro al litro. Tra gli altri Paesi perdono tutti i principali competitor extraUe (Cile, Usa e Australia), mentre risale prepotentemente la Spagna (+20%), anch’essa beneficiata da un partenariato che sul vino prevede l’azzeramento progressivo di dazi, una voce che sino a qualche mese fa pesava per circa il 15%.

Le 2 masterclass, programmate dal Consorzio tutela vini Valpolicella presso gli uffici della Camera di Commercio italiana in Giappone, coinvolgeranno i vini di 12 aziende associate e saranno condotte dal Valpolicella Wine Specialist, Irving So.

LE AZIENDE PARTECIPANTI
Bettili Cristiana, Cantina Valpantena Verona, Clementi, Gerardo Cesari, Ilatium, Le Guaite di Noemi, Mazzi, Novaia, Tenuta S. Maria di Gaetano Bertani, Valentina Cubi, Vigneti di Ettore, Zeni 

CONSORZIO PER LA TUTELA VINI VALPOLICELLA
Nato nel 1924 è una realtà associativa che comprende viticoltori, vinificatori e imbottigliatori della zona di produzione dei vini della Valpolicella, un territorio che include 19 comuni della provincia di Verona. La rappresentatività molto elevata (80% dei produttori che utilizzano la denominazione) consente al Consorzio di realizzare iniziative che valorizzano l’intero territorio: il vino e la sua terra d’origine, la sua storia, le tradizioni e le peculiarità che la rendono unica al mondo.

Il Consorzio annovera importanti ruoli istituzionali: si occupa della promozione, valorizzazione, informazione dei vini e del territorio della Valpolicella, della tutela del marchio e della viticoltura nella zona di produzione dei vini Valpolicella, della vigilanza, salvaguardia e difesa della denominazione.

L’area di produzione è molto ampia ed è riconducibile a tre zone distinte: la zona Classica, (Sant’Ambrogio di Valpolicella, San Pietro in Cariano, Fumane, Marano e Negrar); la zona Valpantena, comprendente l’omonima valle; la zona DOC Valpolicella, con Verona, Illasi, Tramigna e Mezzane.

Le varietà autoctone che danno vita ai vini delle denominazioni vini Valpolicella sono: Corvina, Corvinone, Rondinella e Molinara. I vini della denominazione sono il Valpolicella doc, il Valpolicella Ripasso doc, l’Amarone della Valpolicella e il Recioto della Valpolicella entrambi docg

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Anteprima Amarone 2014: i nostri migliori assaggi

VERONA – In attesa che l’Unesco riconosca il metodo dell'”Appassimento” come “Patrimonio immateriale dell’Umanità” – iter già avviato, che richiede ancora un minimo di 3 anni – Verona celebra all’Anteprima della vendemmia 2014 i 50 anni dal riconoscimento della Doc Amarone della Valpolicella.

Ieri, al palazzo della Gran Guardia di piazza Bra, sono stati presentati alla stampa 43 campioni. Oggi l’evento è aperto al pubblico, dalle 10 alle 19 (biglietto in vendita qui). Un tasting numericamente dimezzato rispetto all’Anteprima 2017, quando nei calici c’era l’Amarone 2013.

Due i motivi. Molti produttori, a causa delle avverse condizioni meteo, hanno deciso di non imbottigliare l’Amarone 2014, declassando i vini ottenuti da uve Corvina, Corvinone e Rondinella. Duecentocinquanta i millimetri di pioggia caduti solo a luglio. Circa il 50% della produzione è andato perduto, col 30% in meno dell’uva messa a riposo.

In secondo luogo, è in atto da diversi anni una scissione tra le “Famiglie storiche” dell’Amarone (le cosiddette “Famiglie dell’Amarone d’Arte”) e il Consorzio di Tutela Vini Valpolicella. Una partita che si gioca su temi legati alla qualità del Re dei Vini della Valpolicella, “minata dall’aumento delle produzioni nei vigneti di pianura”.

La mancanza di marchi pregiati come Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre d’Orti, Venturini e Zenato ha certamente impoverito le batterie in degustazione.

I NOSTRI TOP
Tra i 43 campioni della vendemmia 2014, a dire la verità, la qualità è media, con poche punte d’eccellenza. Accanto a tanti vini puliti e dignitosi, ma comunque non memorabili, segnaliamo una decina di assaggi che si “staccano”. Mostrando buoni margini di miglioramento in bottiglia, negli anni a venire.

Tra questi, molti sono prodotti da giovani aziende, condotte da giovani produttori. Un aspetto che fa ben sperare per il futuro della Valpolicella e dell’Amarone. Un vino che, da solo, accentra 2 miliardi di export. Gli ultimi dati, di fatto, risultano positivi: 600 milioni di euro di fatturato complessivo per la Denominazione, nel 2017.

Rendita fondiaria giunta a quota 24 mila euro. E un +10% di crescita sui mercati internazionali, con la Germania che segna il vero boom (+30%). Al top anche l’Italia: +20%. Alla Gdo “un ruolo marginale”, ma comunque a doppia cifra (25%), con una crescita altrettanto positiva nel 2017: +13%.

Tra gli Amarone delle vecchie annate la spunta, su tutti, la straordinaria produzione di Celestino Gaspari, con la sua Zýmē. L’allievo di Quintarelli cammina ormai da anni sulle proprie gambe, portando avanti con grandissima coerenza la propria filosifia. Zýmē, di fatto, è ormai un must quando si parla di Veneto, Valpolicella e vini italiani ai vertici della qualità.

1) Amarone della Valpolicella Classico Docg 2014 “Acinatico”, Accordini Stefano. Non è un caso se, tra i promossi, troviamo l’Amarone della Accordini Stefano. SI tratta dell’azienda collocata gegraficamente più in alto nella Valpolicella Classica, a 550 metri sul livello del mare.

“Un giusto mix tra innovazione, tradizione e moda”, come piace definirlo a Marco Accordini. Una definizione perfetta per un Amarone che, nel calice, presenta un naso suadente, intenso. Corrispondente al palato, sfodera una persistenza tra le migliori dell’intera Anteprima, su note saline e di liquirizia.

Convince appieno anche “Il Fornetto” 2011, nome del vigneto di 1,4 ettari dal quale prende il via la storia della cantina, grazie al nonno di Marco, Stefano Accordini.

Un vero e proprio “cru” sui 26 ettari complessivi attuali dell’azienda (250 mila bottiglie l’anno). Solo 3 mila bottiglie per questa gemma, su cui vale davvero la pena investire, anche in prospettiva.

2) Amarone della Valpolicella Classico Docg 2014 Albino Armani. Non certo un Amarone “grasso”, come tanti altri. Di Armani premiamo l’eleganza e la raffinatezza, soprattutto dopo l’assaggio di un’altra etichetta, ai banchi di degustazione. Grazie a “Cuslanus” Riserva 2013, la filosofia produttiva di questa azienda è finalmente chiara.

Albino Armani cerca Amaroni in cravatta. Di poche parole, ma diretti. Un vino pulito, pronto, senza fronzoli, quello uscito dalla vendemmia 2014. Un Amarone quotidiano, che non richiede abbinamenti particolarmente complessi ed elaborati. La vittoria della semplicità, senza cadere nell’esilità di tanti altri campioni dell’Anteprima 2018.

La Riserva 2013 “Cuslanus” si inserisce nello stesso filotto. Ma una selezione più accurata nel vigneto posto a 500 metri sul livello del mare, rende la spezia più integrata nel contesto. Un Amarone più strutturato, senza perdere tuttavia la consueta eleganza.

3) Amarone della Valpolicella Docg 2014, Bertani. Menzione Valpantena per l’Amarone 2014 della storica Bertani, una delle aziende che ha deciso di non produrre l’Amarone “top di gamma”. Quello nei calici dell’Anteprima, tuttavia, pare molto più di un semplice ripiego.

Un Amarone che – come conferma poi ai banchi di degustazione Rossana Schioppetto, Trade Marketing & Communication di Bertani – punta a un target ben preciso: i giovani che si affacciano per le prime volte alla degustazione del Re della Valpolicella. Tradotto: facilità di beva, freschezza e sentori accattivanti ma tutt’altro che ruffiani. Un buon prodotto, ma certo non un Amarone da intenditori.

4) Amarone della Valpolicella Docg 2014 “Punta Tolotti”, Ca’ Rugate. Il “cru” di Montecchia di Crosara, a 440 metri circa sul livello del mare, regala un Amarone di buona prospettiva. Botte grande di rovere austriaco e tonneaux (al 90% di quinto passaggio) per l’affinamento di “Punta Tolotti”.

Caldo che pare abbiano scaldato il bicchiere, prima di servirlo, rivela uno dei nasi migliori delle batterie in Anteprima. Sbuffi di pepe nero ed erbe di campo fanno da contorno alla frutta rossa. Corrispondente al palato, con piacevoli richiami erbacei freschi che lo rendono balsamico.

Di Ca’ Rugate assaggiamo anche l’Amarone 2007, affinato solo in tonneaux. Una conferma delle ottime prerogative di Punta Tolotti 2014: 10 anni sulle spalle e ancora tanta vita davanti.

5) Amarone della Valpolicella Classico Docg 2014, Corte Lonardi. E’ stato imbottigliato appena 15 giorni fa l’Amarone 2014 Corte Lonardi in degustazione al palazzo della Gran Guardia. Ma si capisce subito che non si tratta di un’etichetta spinta da logiche commerciali.

Vigne a 400 metri sul livello del mare a Marano di Valpolicella e doppio passaggio in tonneaux di 25 e 50 ettolitri per un Amarone che si prepara a sfidare il tempo, nelle logiche aziendali ben esposte da Silvia Lonardi, a capo delle Vendite dell’azienda condotta dal padre Giuseppe.

Frutta, spezia e componente vegetale sono ben integrate nel sorso, asciugato da un tannino che deve ancora arrotondarsi. Un vino prospettiva, appunto. Così come la Riserva 2012 di Corte Lonardi (3 e mezzo di tonneaux e 1 anno e mezzo di bottiglia), altro assaggio che ci convince in pieno.

6) Amarone della Valpolicella Docg 2014, I Tamasotti. Giacomo Brusco, 28 anni, e Sabrina Zantedeschi, 25, si sposeranno presto. Ma “I Tamasotti” sono già un riuscitissimo matrimonio d’intenti: quelli di Giacomo, agrotecnico che ha ereditato i vigneti (3 ettari) e l’agriturismo di famiglia, e Sabrina, enologa fresca di laurea all’università di Verona.

Il loro Amarone 2014 (1100 bottiglie prodotte) colpisce per lo stile moderno ma non ruffiano e per la “verità” del naso e del palato. Un vino tutto sommato pronto, con ampi margini di miglioramento in bottiglia, negli anni. Naso caldo e suadente, che spazia dalla marasca al ribes, passando per grassi richiami di toffee.

Li troveremo anche al palato, uniti a un tannino vivo, ma non disturbante. La prima vendemmia di Amarone, per questa coppia di giovani produttori veronesi, è la 2013: solo 600 bottiglie. Ragazzi di cui si sentirà parlare in futuro, ne siamo certi.

7) Amarone della Valpolicella Docg 2014, Le Guaite di Noemi. Quello de Le Guaite di Noemi è l’unico campione prelevato da botte che ci convince, durante il tasting della vendemmia 2014. Il successivo assaggio di altri Amarone, di vendemmie precedenti, conferma le aspettative.

L’annata 2014 si presenta tutto sommato pulita al naso in tutte le sue componenti, dalla frutta al vegetale, passando per le spezie, ben integrate. La bocca è ancora scomposta, ma serve tempo per valorizzare quello che pare il “plus” dell’etichetta: una componente minerale davvero interessantissima.

Ottimi gli Amarone 2008 e il 2009 serviti dalla giovanissima Noemi Pizzighella. Una che ci sa fare davvero: entrata di recente nell’azienda di famiglia, ha rivisto il packaging e rilanciato le vendite in Italia, con un esemplificativo +120% nel primo anno di attività.

I modelli sono Dal Forno e Quintarelli. I vicini di casa Giacomo Brusco e Sabrina Zantedeschi de “I Tamasotti”. Tutto bene, insomma, per un’altra realtà tutto sommato recente, che si affaccia sulla Valpolicella dal 2002.

8) Amarone della Valpolicella Dop Classico 2010 “Campedel”, Gamba. Menzione particolare per questo Amarone ottenuto dal vigneto Campedel di Gnirega, nel cuore della Valpolicella Classica, a un’altitudine di 300 metri sul livello del mare.

Bel frutto e un’evoluzione tutta giocata su sentori speziati pregevoli, uniti a una mineralità che chiama il sorso successivo. Uno di quegli Amarone che non stancano mai. Da mettere in tavola subito, con almeno un paio di bottiglie di “scorta” in cantina.

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