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I Chiaretto di Bardolino di Le Fraghe e Guerrieri Rizzardi nell’associazione Rosés de Terroirs

I Chiaretto di Bardolino di Le Fraghe e Guerrieri Rizzardi nell'associazione Rosés de Terroirs

Le Fraghe e Guerrieri Rizzardi sono stati invitati a far parte di Rosés de Terroirs con i loro Chiaretto di Bardolino. Dal gruppo francese arriva così un riconoscimento della valorizzazione dei vini rosé da parte di due cantine italiane. «La sensazione – commenta il presidente del Consorzio di tutela del Chiaretto e del Bardolino, Franco Cristoforetti – è simile a quella che credo abbiano provato i Måneskin, quando sono stati invitati ad aprire il concerto dei Rolling Stones».

Guerrieri Rizzardi, con sede a Bardolino (VR), è guidata dai fratelli Agostino e Giuseppe Rizzardi, quest’ultimo vicepresidente del Consorzio del Chiaretto. Le Fraghe di Cavaion Veronese (VR) è invece la creatura della vignaiola Matilde Poggi, attuale presidente Fivi (Federazione italiana vignaioli indipendenti) e numero uno di Cevi – Confédération Européenne des Vignerons Indépendants, che riunisce e rappresenta i vignaioli indipendenti europei.

Poggi ha partecipato lo scorso 30 novembre alla prima assemblea generale dell’Association Internationale des Rosés de Terroirs, svoltasi a Tavel, cittadina nota per aver dato nome alla prima denominazione di origine al mondo dedicata esclusivamente al rosé, nel 1936. E non è un caso se il Chiaretto di Bardolino 2020 biologico “Rodon” di Le Fraghe sia presente nella Guida Top 100 Migliori vini italiani di WineMag.it, che valorizza proprio i vini di terroir, specie se frutto di parcelle e cru.

«Siamo orgogliosi che il vino rosa del lago di Garda veronese rappresenti il nostro Paese tra i più prestigiosi dei rosé francesi. È il segno ulteriore del successo della nostra denominazione, leader di mercato in Italia», continua il presidente del Consorzio di tutela del Chiaretto e del Bardolino.

Chiaretto di Bardolino: 2021 anno di svolta per il “vino rosa” del Lago di Garda

L’ASSOCIAZIONE ROSÉS DE TERROIRS

L’associazione Rosés de Terroirs è nata dai produttori di Tavel nel 2020. L’idea era quella di fondare un movimento dedicato alla promozione del rosé di territorio, concretizzatasi nella primavera di quest’anno. «Il rosé – spiega la coordinatrice del gruppo, Sandra Gay-Moulines – è ormai diventato uno stile di vino a sé stante, ma deve ancora farsi spazio nel mondo dei vini di terroir. I rosé di terroir esistono, ma la loro visibilità e la loro valorizzazione rimangono insufficienti».

L’obiettivo dell’associazione è dunque quello di «accelerare il riconoscimento dei rosé di terroir in Francia e nel mondo». E di «sviluppare un vero e proprio segmento di mercato dedicato a questo tipo di rosé». Vini caratterizzati, come il Chiaretto di Bardolino, da una profonda radice storica e da una fortissima identità territoriale, sottolineata anche dall’immenso lavoro compiuto dal Consorzio con l’individuazione delle tre sottozone del Bardolino, il rosso di casa gardesana.

Presidente dell’associazione Rosés de Terroirs è Guillaume Demoulin di Château de Trinquevedel, celebre produttore di Tavel, mentre il vicepresidente è Etienne Portalis di Château Pradeaux, uno dei nomi più conosciuti della denominazione di origine del Bandol, in Provenza.

Tra i fondatori del sodalizio compaiono aziende famosissime del rosé francese, come Château de Pibarnon, La Bastide Blanche, Domaine La Suffrène, Domaine de Terrebrune, Château de Roquefort. Ora ne fanno parte anche Le Fraghe e Guerrieri Rizzardi, con il Chiaretto di Bardolino a fare da capofila degli storici vini rosati italiani di territorio. La prima uscita pubblica avverrà a Wine Paris & Vinexpo Paris 2022, in programma a Parigi dal 14 al 16 febbraio.

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Vino italiano, Fem: “L’export migliora la qualità”

“La percentuale del vino italiano che viene venduta all’estero è in crescita e per molte aziende ha oltrepassato la soglia del 50% della produzione. Questo implica che all’interno delle azienda vitivinicola ci siano delle persone con delle competenze specifiche per seguire il lavoro di vendita e promozione sui mercati esteri”. Steve Kim, managing director di Vinitaly International, ha moderato oggi il settimo seminario internazionale di marketing del vino organizzato dalla Fondazione Edmund Mach (Fem) a San Michele all’Adige (Trento) e centrato sui nuovi modelli per l’export.

L’evento, rivolto ad esperti di marketing del vino, produttori e studenti, si inserisce all’interno del percorso formativo di eccellenza “executive master wine export management”, che forma gli specialisti dell’export vini. Professionisti in grado di supportare le aziende del vino nel complesso processo di internazionalizzazione. Oggi, al termine del seminario, si è svolta anche la consegna degli attestati a 24 nuovi manager del vino.

“Abbiamo analizzato quali sono queste competenze, i mercati storici del vino italiano, ma soprattutto quelli nuovi e la Cina in particolare, dove l’Italia del vino non è ancora riuscita ad affermarsi come hanno fatto i cugini d’Oltralpe, ma si stanno facendo enormi sforzi per recuperare terreno” ha detto Kim, l’esperta coreana a capo del braccio strategico internazionale di Vinitaly e impegnata ad utilizzare i canali innovativi per comunicare e celebrare “il vino italiano” all’estero – con un’enfasi creativa sui social media – sempre con un occhio di attenzione per aiutare i produttori italiani a vendere di più di una semplice bottiglia di vino.

LA CRESCITA
L’export vitivinicolo italiano è fortemente cresciuto in quest’ultimo ventennio a dimostrazione del grande appeal internazionale della nostra vitienologia. E’ cresciuta però anche la concorrenza sui mercati internazionali, sono aumentate le problematiche organizzative, si sono fortemente modificati i sistemi distributivi e la stessa rete di importazione si è decisamente evoluta in quest’ultimo quinquennio. Grandi evoluzioni che stanno obbligando le imprese enologiche italiane a grandi sforzi organizzativi e ad aumentare fortemente la loro capacità di gestire la loro presenza sui mercati internazionali.

“Occorre puntare sulla qualità del vino, ma anche creare marchi in grado di esprimere uno stile di vita. Se riusciamo a fare questo le opportunità sono enormi”, ha detto Matteo Lunelli, presidente di Cantine Ferrari nonché direttore dell’International Wine and Spirits Competition IWSC, intervenuto assieme ad Antonio Rallo, presidente di Unione Italiana Vini e titolare della cantina Donnafugata, Emilio Pedron, amministratore delegato di Bertani Domains, Raffaele Boscaini, responsabile Marketing Masi, Francesco Ferreri, presidente di Assovini Sicilia, Matilde Poggi, presidente Fivi e titolare di Le Fraghe, Roberta Crivellaro dello studio legale Whiter.

A conclusione della tavola rotonda si è svolta la consegna degli attestati ai 24 nuovi export manager del vino, provenienti da varie regioni italiane e selezionati da una commissione che ha valutato oltre 70 candidature. Intanto, è tutto pronto per il prossimo corso: il 31 dicembre scadono i termini per iscriversi alla quinta edizione del corso di wine export management.

 

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