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Trevigiano, 14 lavoratori in nero nelle vigne: blitz delle Fiamme Gialle

Due distinti controlli da parte delle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Treviso hanno consentito di scovare 14 lavoratori in nero nelle vigne del Trevigiano. I blitz sono avvenuti lo scorso fine settimana nella zona di Conegliano e Vittorio Veneto.

Il primo intervento ha riguardato 6 lavoratori di nazionalità pakistana, intenti a prestare la propria opera di potatori, completamente in nero, in un vigneto nella disponibilità di un’azienda agricola di Orsago. I potatori erano stati forniti in appalto da un’altra ditta della vicina provincia di Pordenone.

L’operazione ha preso spunto da una mirata attività di monitoraggio del territorio di Conegliano e dintorni, finalizzata proprio all’individuazione della manodopera impiegata “abusivamente” nel settore viticolo, a tutela delle aziende più virtuose del comparto.

Il secondo intervento ha preso spunto da un controllo di un veicolo commerciale alla barriera autostradale dell’A28 di Cordignano. A bordo viaggiavano un afghano, titolare di una ditta di Casier, e 8 suoi dipendenti, tra afghani e pakistani.

Anche in questo caso, le indagini della Finanza hanno consentito di accertare che l’imprenditore straniero aveva impiegato il personale in nero per la potatura dei vigneti presso un’azienda agricola-viticola della zona.

Le due ditte di Pordenone e Casier sono state contestate sanzioni pecuniarie amministrative tra i 1.800 e o 10.800 euro per ciascun lavoratore. Sono state segnalate inoltre segnalate all’Ispettorato Territoriale del Lavoro per la sospensione dell’attività, prevista nei casi in cui la manodopera impiegata in nero sia pari o superiore al 20% del totale dei lavoratori presenti sul luogo di lavoro.

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Uva da tavola 2020 tra caporalato, macero e sottocosto: l’appello dei produttori siciliani

Tre opzioni e un pericolo, a sancire un quadro sconfortante, sotto ogni profilo: l’uva da tavola 2020 finisce al macero, resta su pianta o viene venduta a prezzi stracciati, che non garantiscono la giusta remuneratività agli agricoltori, strozzati da fenomeni come caporalato, lavoro nero e “grigio“.

L’allarme, unito a un appello alla ministra Teresa Bellanova, arriva da una delle terre più rappresentative per la produzione dell’uva da tavola italiana: Mazzarrone, teatro dell’omonima Igp, in provincia di Catania.

“La campagna 2020 – denuncia Salvatore Secolo, responsabile della Uila-Uil di Mazzarrone – si è rivelata molto complessa nelle principali regioni produttrici del Paese: mi riferisco a Sicilia e Puglia, che rappresentano il 90% dei 46.000 ettari coltivati in Italia”.

Le inefficienze della filiera dell’uva da tavola stanno mettendo in crisi un comparto strategico per l’agricoltura italiana, danneggiando esclusivamente agricoltori. Molto spesso i produttori sono costretti a lasciare sulle piante i prodotti del loro lavoro e dei loro sacrifici. Oppure devono portare la propria uva da tavola al macero, pagata quel poco che basta per rifarsi delle spese sostenute solo per la raccolta, se non di meno”.

Le soluzioni? “Al Ministro delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova, nonché alle varie istituzioni competenti in ogni Regione italiana – commenta Secolo (nella foto, sotto) – chiediamo innanzitutto un maggior vigore alla campagna di promozione istituzionale per l’uva da tavola; inoltre, di attivarsi allo scopo di ‘risarcire’ tutti quei produttori di uva da tavola che sono costretti loro malgrado di portarla al macero, quando è invendibile per via delle avversità atmosferiche o dalle disastrose malattie che imperversano in agricoltura”.

“L’incentivo – continua il sindacalista della sigla Uila-Uil – dovrebbe essere almeno pari a 0,35 centesimi di euro al chilogrammo. Ritengo sia questo il giusto ‘risarcimento’ in favore dei produttori d’uva che invece devono accontentarsi di una remunerazione molto bassa, che non permette neanche di coprire le spese per la campagna, lavorando sottocosto e senza un giusto compenso, tanto da rischiare il collasso“.

Gli aiuti, secondo Salvatore Secolo, sarebbero anche utili ad “evitare il diffondersi del deprecabile e triste fenomeno del caporalato, certamente alimentato da produttori e aziende che, pur di essere competitive, ricorrono a forme di illegalità per avere manodopera sottocosto“.

Il riferimento del sindacalista è a “tante aziende, anche estere, che riducono all’osso i costi del personale impiegato”. “Il lavoro nero o ‘grigio’, sottopagato – continua il sindacalista Uil – va combattuto e fatto emergere, anche ricorrendo a incentivi come questo, che consentono ai produttori e alle aziende agricole assunzioni regolari, utili a migliorare l’economia”.

Da Mazzarrone arriva anche un invito alla digitalizzazione delle aziende agricole, utile a segmentare il mercato. “I produttori di uva da tavola, tecnicamente bravissimi – evidenzia Salvatore Secolo – non dovrebbero più vendere il proprio prodotto solo tramite la Grande distribuzione organizzata, a meno che il prezzo non venga stabilito dagli stessi produttori di uva da tavola, con remunerazioni non inferiori a un euro al chilogrammo”.

“I produttori debbono organizzarsi e provare a vendere l’uva italiana direttamente agli italiani. L’Italia è un mercato importante, oggi frastornato da frutta di pessima qualità che arriva da chissà dove. Peraltro a prezzi bassi. Servono subito iniziative di natura legislativa ed economica, finalizzate a far uscire dalla crisi le numerose realtà famigliari che hanno fondato la loro attività lavorativa sulla tanto decantata, ma penalizzata, agricoltura italiana”.

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