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Se la Francia del vino si “italianizza”

Igp Pays d Oc Se la Francia del vino si italianizza

EDITORIALE – Un territorio, un vitigno, un vino. Suona più o meno così il mantra del successo internazionale delle regioni vinicole francesi, che in questo modo si rendono più “comprensibili” agli occhi dei consumatori internazionali, valorizzando meglio i loro gioielli enologici.

Eppure, mentre l’Italia sembra fare sempre più suo questo concetto – nonostante le numerosissime resistenze che zavorrano diverse regioni vinicole, sprovviste persino di una vera e propria “piramide della qualità” a livello consortile – le ultime mosse in tema di comunicazione dei cugini d’Oltralpe fanno pensare a una svolta della Francia verso una certa… “italianizzazione“.

L’IGP PAYS D’OC, PATRIA DEI ROSATI FRANCESI

Due le regioni che stanno propendendo per un allargamento dei propri confini concettuali e comunicativi. La prima è Languedoc-Roussillon che con l’Igp Pays d’Oc, al suono dello slogan Liberté de style, “Libertà di stile”, punta ora ad andare ben oltre il ruolo di regione numero uno dei rosé francesi (272,9 milioni di bottiglie e 34% del market share della tipologia, contro i 139,5 milioni della Provenza).

Il 50% dei vigneti della regione (120 mila ettari su 240 mila totali) sono dedicati alla produzione di vini varietali – non solo rosé – ottenuti da uve come Merlot, Chardonnay e Grenache Noir, ma anche Cabernet Sauvignon, Sauvignon Blanc, Cinsault e Viognier.

Ed è questa gran varietà di scelta che sta puntando tutto il Syndicat des Producteurs de Vin de Pays d’Oc Igp e la locale Interprofession. Il tutto, insieme – e non è un aspetto secondario – all’ottimo rapporto qualità prezzo dei vini, che ne sta favorendo la notorietà sui mercati internazionali, in momenti in cui altre regioni francesi hanno raggiunto picchi inarrivabili.

LA SVOLTA IN BIANCO DEL MÉDOC


La seconda regione francese alla svolta della comunicazione è il Médoc. Nella nota Aoc dell’areale di Bordeaux è in atto un forte polemica per la proposta di inclusione di vitigni come Chardonnay, Chenin blanc, Viognier e Gros Manseng nella versione bianca del Médoc. Un’iniziativa che sta creando non pochi conflitti con le regioni vinicole francesi in cui queste varietà sono maggiormente rappresentative, come Borgogna e Loira.

A proporre la modifica del disciplinare e la svolta “in bianco” è niente meno del Consorzio vini Médoc, Haut-Médoc e Listrac-Médoc, che fa notare come i suoli di matrice ghiaiosa e argillo-calcarea della regione siano perfetti per la produzione di grandi vini bianchi, al pari dei rossi già noti internazionalmente (e forse meno bevuti d’un tempo, aggiungiamo noi).

Un cambio di passo connesso ai nuovi trend di consumo, che avvicina sempre più la Francia a una sorta di italianizzazione delle proprie denominazioni. D’altro canto, per la regione si tratterebbe di un ritorno al passato entro il 2025, ovvero a quell’Aoc Médoc Blanc per il quale diversi produttori nutrono nostalgia, pur potendo imbottigliare i loro bianchi come Aoc Bordeaux. Giusto o sbagliato, lo dirà solo il tempo. E allora Santé. Anzi, alla salute.

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Vini al supermercato

Cuvèe de la Motte du Bois Vins Duvernay

Più che una recensione, stavolta, ecco uno spunto di riflessione. Chi ci segue lo sa, la nostra mission è cercare di consigliare i nostri lettori allo scopo di bere bene al supermercato. Canale nel quale crediamo e che ci ha dato grosse soddisfazioni. Nella continua ricerca del prodotto da recensire, o della novità, qualche tempo fa ci siamo imbattuti in una bottiglia di vino, ultimo pezzo, messa in vendita nella corsia destinata alla merce in promozione. Siamo in un punto vendita della catena Penny Market. “Bollone” giallo a
evidenziare il prezzo a penna: appena 1,99 euro, per un vino che prometteva d’essere ”elegantemente francese”. Cuvèe de la Motte du Bois, imbottigliato da Vins Duvernay distributore dell’Alta Savoia Francese. Dire che non ci aspettavamo grosse emozioni da quella bottiglia sarebbe banale. Ma spesso, approcciarsi alla degustazione senza nessun pre concetto – soprattutto quello del prezzo – e con il consueto spirito critico, ci aiuta a risultare sempre obiettivi. Ecco dunque l’esito della degustazione. Un vino che nel calice si è mostrato giovanissimo, violaceo, pur non essendo un novello né aveva tutte le caratteristiche in termini di colori e profumi, presentandosi anche invitante da un certo punto di vista. Al gusto però, dire deludente è poco, la sensazione di bere un sorso di alcol purissimo, disinfettante. Anche lasciato ossigenare nulla, ancora alcol purissimo. Di quelli che hai paura anche ad usare in cucina col timore che prenda fuoco tutto.

CUI PRODEST?
Trattandosi di un vino francese davvero poche indicazioni in etichetta. Contattiamo il produttore, un grandissimo distributore francese che non risponde a nessuno dei nostri appelli. Contattiamo la catena, molto seria da questo punto di vista che ci risponde prontamente dispiaciuta di non poterci inviare la scheda in quanto il prodotto non è più in assortimento, ma che si trattava di un blend di vini francesi. ”E menomale”, abbiamo risposto alla direzione acquisti, perché quando ci si trova di fronte a un prodotto del genere la domanda ”ironica” nasce spontanea, alla Gigi Marzullo. Ma con tutti i vini ”deludenti” che si producono anche in Italia, dobbiamo pure andare a prenderli in Francia? Perché, a parte la diatriba renziana sui vini italiani migliori di quelli francesi, è  sicuramente vero che anche in Francia ci sono prodotti eccellenti. Ma anche prodotti scarsi. I vignaioli francesi hanno recentemente protestato contro la Spagna, sequestrando cisterne e sversandone i contenuti in strada. La nostra protesta è stata ”domestica”: con il vino Cuvèè de la Motte de Bois sversato nel lavandino. Con buona pace del vino, elegantemente francese.

Prezzo piene: 1,99 euro
Acquistato presso: Penny Market

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news ed eventi

Protesta francese contro il vino spagnolo: sversate in strada 5 autocisterne

Aspra protesta di un gruppo di produttori di vino della zona Languedoc-Roussillon nel Sud della Francia, appartenenti al cartello CRAV (Comité Régional d’Action Viticole), che da anni si batte per proteggere la produzione vinicola interna. Dopo aver dirottato cinque autocisterne di vino spagnolo,  al confine tra i due stati, hanno ricoperto le autocisterne di scritte ”vin non conforme” e quindi  sversato l’equivalente di 90.000 bottiglie di vino rosso e bianco in strada. La protesta è indirizzata sia verso il governo francese accusato di non favorire l’economia locale agevolando l’ingresso di vini spagnoli che hanno meno oneri burocratici da rispettare sia verso i produttori spagnoli che commercializzano vini prodotti in Spagna con la menzione Made in France. La Francia è il maggior acquirente di vino spagnolo: le importazioni di vino dalla vicina Spagna sono facilitate anche da una forbice di prezzo notevole visto che un litro di vino spagnolo costa solo 1,15 euro contro i 4,80 euro di quello francese.(foto le telegraph)
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