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Derthona Timorasso sempre più “bianco di Langa”: i 10 migliori 2021 in anteprima

Derthona Timorasso, sempre più bianco di Langa i migliori 2021 in anteprimaC’è il nuovo cru di Borgogno, Scaldapulce, in vendita a 99 euro (in cantina): lassù, non per tutti i portafogli; manifesto dell’intenzione, del progetto, delle aspirazioni e delle aspettative degli storici produttori di Langa, in “trasferta” sui Colli Tortonesi. Ci sono poi La Spinetta, Vietti, Vite Colte, Voerzio Martini e “ragazzi d’oro” come Claudio Viberti di Giovanni Viberti, a dare ulteriore peso a quella che, ormai, è una certezza: il Derthona Timorasso è sempre più il vero “bianco di Langa”, l’alter ego di Barolo e Barbaresco, in Piemonte e nel mondo. Senza nulla togliere a Favorita o Nascetta / Nas-cëtta, il vitigno risollevato negli anni Novanta da un manipolo di vignaioli guidato dal genio Walter Massa è ormai sulla strada della definitiva consacrazione, nell’olimpo dei fine wines internazionali.

I passi compiuti sui Colli Tortonesi sono degni di un gigante. Il Timorasso (oggi al secolo “Derthona”, per la lungimirante decisione di legare il territorio al vino, non il nome del vitigno) è passato dai 3 ettari della fine degli anni Ottanta ai 330 ettari attuali, sui complessivi 1.257 ettari vitati del tortonese (56 comuni). La produzione supera di poco il milione di bottiglie, ma l’obiettivo è di arrivare a 3 milioni entro il 2030. Nei prossimi tre anni, in zona, si pianteranno ulteriori 160 ettari. Consentendo così ai produttori di fare massa critica sui mercati, soprattutto internazionali, forti anche della spinta dei grandi nomi che hanno investito nelle “nuove Langhe” del Piemonte “in bianco”.

Il tutto accompagnato da un rigido disciplinare che esclude il fondo valle ed esalta le peculiarità microclimatiche delle 6 valli della denominazione (Ossona, Grue, Curone, Scrivia, Borbera e Spinti) che da nord a sud disegnano un territorio costellato – tra l’altro – da suoli simili a quelli langaroli, per la presenza di Marne di Sant’Agata Fossili, molto comuni nella Docg Barbaresco (Barbaresco, sud di Neive e Treiso) ed in una porzione estesa della Docg Barolo (oltre a una buona porzione del territorio di Barolo, le troviamo nella parte est di La Morra, a Novello, a ovest e nord-est di Monforte, nonché a nord di Serralunga e a Grinzane Cavour).

Fondamentale, da queste parti più che altrove, la gestione agronomica del vigneto. A testimoniarlo è Davide Ferrarese, tra i massimi esperti italiani con la sua società di consulenza Vigna Veritas, con sede a Gavi, in Piemonte. «La prima vendemmia di Timorasso – riferisce – è stata uno shock per uno dei produttori di Langa che ha investito sui Colli Tortonesi. Le uve arrivate in cantina gli sembravano brutte. Mi ha chiamato preoccupatissimo. Una volta vinificate, è rimasto altrettanto scioccato, ma in positivo, dagli incredibili valori analitici, soprattutto in termini di acidità e pH. Il Timorasso è così: un po’ brutto da vedere, magari, ma in grado di dare risultati eccezionali, una volta vinificato».

Da buone ad ottime, di fatto, anche le impressioni della nuova annata del Timorasso. A Derthona Due.Zero 2023, lo scorso weekend, è stata presentata la vendemmia 2021 del grande bianco di Langa (pardon, dei Colli Tortonesi). L’impressione è che sia migliorata, in larga scala, in primis la gestione agronomica del vigneto del Timorasso, soprattutto sul fronte del controllo del tenore alcolico (il Tortonese è tra le zone più siccitose d’Italia). Lo dimostra l’assaggio alla cieca dei 41 campioni di altrettante cantine. Tra i nuovi trend un utilizzo più massiccio del legno rispetto al passato, con risultati non sempre ottimali in termini di bilanciamento e rispetto del varietale. Ecco i migliori Derthona Timorasso all’anteprima 2021.

I MIGLIORI DERTHONA TIMORASSO 2021 A DERTHONA DUE.ZERO 2023

(in ordine di degustazione alla cieca)

Derthona 2021, Canevaro Luca

Colore più carico del precedente, un giallo paglierino intenso, dai riflessi dorati. Naso sul frutto giallo, pesca, albicocca matura. Buon corredo di erbe aromatiche di contorno. Al palato è pieno, succoso, polposo, ricco di materia, con la componente glicerica ben controbilanciata da una freschezza viva. Vino di ottima prospettiva.

Colli Tortonesi Doc Timorasso 2021 “Rugiada del mattino”, Cascina I Carpini

Giallo dorato. Al naso albicocca sotto sciroppo, bei ricordi mentolati, erbe aromatiche. Al palato è intenso, di grandissima concentrazione e opulenza sul frutto giallo, ben riequilibrato da un’acidità vibrante. Componente salina importante, per un vino all’inizio del suo percorso, ma già godibile.

Derthona 2021, Borgogno

Giallo paglierino intenso. Nota netta di pirazinica, è Tenuta Pastura? Il frutto giallo non manca di polpa e controbilancia le note verdi, dando slancio e setosità al sorso. Un campione già molto godibile, con del leggero residuo zuccherino apparente che contribuisce a rendere la chiusura intrigante. Vino gastronomico, sin d’ora godibile.

Derthona 2021, Oltretorrente

Giallo paglierino riflessi dorati. Altra impronta umami, salinità e frutto giallo. Bellissima espressione del frutto al palato, sferzata da ricordi agrumati, speziati di zenzero. Tra i campioni più attaccati al territorio. Vino giovanissimo, all’inizio di un lungo percorso di vita.

Derthona 2021 “Thimos”, Alvio Pestarino

Giallo paglierino. Bel naso tra frutto giallo, polposo, ed erbe aromatiche. Al palato è intenso sul frutto giallo e sull’agrume, ben controbilanciati dalla vena glicerica. Vino che premia la beva, l’immediatezza, ma non rinuncia a tutte le caratteristiche del vitigno, compresa la prospettiva di lungo affinamento.

Terre di Libarna Doc 2021 “Archetipo”, Ezio Poggio

Giallo paglierino tendente al dorato. Bel naso generoso, sulla frutta di maturità piena, con accenti terziari. Al palato è goloso, sulla frutta gialla (pesca, albicocca) e deviazioni tropicali. Chiude asciutto ma equilibrato, nonostante l’opulenza del frutto, dalla texture cremosa.

Derthona 2021 “Grue”, Pomodolce

Giallo tendente all’oro. Vino che brilla in termini di espressione del varietale, compatto e goloso. Bella fragranza del frutto e chiusura asciutta che invita al sorso successivo. Vino di terroir.

Colli Tortonesi Doc Timorasso 2021 “Francesca”, Vigne Marina Coppi

Giallo paglierino intenso. Ottima intensità e precisione sul frutto, sulla maturità della pesca e dell’albicocca. Al palato freschezza viva, d’agrume (ricordi di pompelmo rosa), a controbilanciare la vena glicerica. Vino all’inizio di una lunga vita.

Derthona 2021, Vigneti Repetto

Giallo paglierino. Al naso e al palato un’ottima corrispondenza che si dipana su note di pesca gialla e agrumi, tra tensione acida e mineralità che danno vita a sensazioni umami e ricordi di pietra bagnata. Palato teso e fruttato, per uno dei campioni più completi in termini di rispetto, espressione ed esaltazione del varietale del Timorasso.

Derthona 2021, Voerzio Martini (BEST IN SHOW)

Al naso netta mentuccia, sul frutto, che ricorda alcune espressioni di Timorasso della Val Borbera. Splendida espressione, sia al naso che al palato, della componente agrumata, che si accosta a un frutto giallo polposo. Sorso croccante, sapido, di gran pulizia e goloso, ad anticipare una chiusura tesa, minerale, che incita la beva. Vino di prospettiva assoluta e miglior campione dell’annata 2021: best in show di Derthona Due.Zero 2023.

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Prima dell’Alta Langa 2023 alla Reggia di Venaria


La Prima dell’Alta Langa 2023 si terrà il prossimo lunedì 8 maggio all’interno della settecentesca Galleria Grande della Reggia di Venaria, dalle 9.30 alle 18.30.
La grande degustazione dei vini  spumanti Alta Langa attualmente presenti sul mercato è organizzata dal Consorzio Alta Langa ed è riservata a un pubblico di operatori professionali: buyer, enotecari, ristoratori, sommelier professionisti, distributori, barman e giornalisti. Nei prossimi giorni si apriranno le iscrizioni sul sito ufficiale del Consorzio.

La Prima dell’Alta Langa 2023 sarà la quinta edizione della manifestazione. Le prime due edizioni si sono svolte al Castello di Grinzane, nella primavera del 2018 e in quella del 2019. Nell’autunno 2019 è stata realizzata un’edizione a Milano, a Palazzo Serbelloni, mentre nel giugno scorso una torinese, all’interno del Museo privato di Italdesign.

CRESCE IL NUMERO DI SPUMANTI ALLA PRIMA DELL’ALTA LANGA

«Anno dopo anno, edizione dopo edizione – commenta la presidente Mariacristina Castelletta – l’evento del Consorzio Alta Langa cresce e si arricchisce, così come la nostra compagine. Se nella prima edizione del 2018 i produttori presenti alla manifestazione erano 18, con circa 40 etichette in degustazione, l’anno scorso a Torino eravamo in 46 con 115 diversi vini».

«La Prima dell’Alta Langa – aggiunge Castelletta – si conferma l’occasione per poter assaggiare un’amplissima selezione di “Alte Bollicine Piemontesi”, incontrare i produttori ed entrare pienamente a contatto con lo spirito di una denominazione in netto sviluppo, in Italia e non solo».

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Montalbera: Vincenzo Serbello nominato nuovo Direttore Commerciale Italia

CASTAGNOLE MONFERRATO – Montalbera, storica azienda vitivinicola situata tra Monferrato e Langhe, da sempre di proprietà della Famiglia Morando e guidata oggi da Franco Morando ha un nuovo Direttore Commerciale Italia, Vincenzo Serbello.

Quest’ultimo dopo una lunga esperienza nel settore Ho.re.ca Italia,  ha ricoperto negli ultimi dieci anni ruoli manageriali per alcune delle più prestigiose aziende vitivinicole italiane tra cui Contratto, Fontanafredda, Mionetto e Barone Ricasoli.

“Con l’inserimento di un manager di alto profilo ed una migliore organizzazione” ha dichiarato Franco Morando “possiamo affrontare con maggiore incisività le nuove sfide in un mondo profondamente cambiato. Abbiamo tutti gli strumenti adeguati per farlo e lo faremo”.

L’AZIENDA MONTALBERA
Nata all’inizio del ventesimo secolo, l’azienda vinicola Montalbera si trova in un territorio compreso tra i sette comuni del Monferrato astigiano con al centro Castagnole Monferrato.

Di proprietà della famiglia Morando da sei generazioni, si pone di diritto tra le grandi realtà vinicole del Piemonte con il più grande numero di ettari accorpati in un unico appezzamento. Due le proprietà:  160 ettari a Castagnole Monferrato, in un territorio dichiarato da Unesco Patrimonio dell’Umanità e 15 ettari a Castiglione Tinella in Langa.

Dal 2003 si dedica alla valorizzazione del vitigno autoctono Ruchè, principale interprete, propria icona e uno dei motori di crescita sul mercato nazionale e internazionale. Tra i principali vini prodotti dall’azienda il Ruchè di Castagnole Monferrato Docg Laccento, il vino Barbera d’Asti Superiore Docg Nuda e il Grignolino d’Asti DOC Lanfora.

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Approfondimenti

Mezzo milione di bottiglie per il Moscato di Canelli

All’inizio erano appena 95 mila bottiglie, nel 2017 sono state oltre 410 mila: una crescita costante che in pochi anni anni segna un incremento del 90%.

Piccoli numeri ma un grande appeal per il Canelli, la giovane sottozona del Moscato d’Asti Docg che può essere prodotta nelle vigne più vocate di 23 comuni tra il Sud Astigiano e la Langa, in Piemonte.

“Cinque anni di crescita continua e di conferme – dice Gianmario Cerutti, presidente dell’Associazione Produttori Moscato Canelli – Ormai è un obiettivo quasi certo arrivare alle 500 mila bottiglie nel 2018 e anzi andare oltre per puntare al milione di bottiglie in pochi anni”.

“È importante sottolineare che le aziende che fanno Canelli sono sempre più convinte e scelgono questa sottozona perché scommettono su un vero progetto per il futuro. Nei prossimi mesi sarà fondamentale pensare a una strategia di promozione e di rafforzamento della denominazione”, conclude Cerutti.

Nel 2018, il Moscato Canelli conferma tra gli 80 e i 100 ettari di superficie vitata. La scarsità produttiva del 2017 è la causa di un lieve calo di ettari rivendicati. Sono stati prodotti 5-6000 ettolitri: quindi più di mezzo milione di bottiglie potenziali sulla carta.

E si continua a investire e credere: “La crescita degli ultimi anni è dovuta alla rivendicazione del Canelli di nuove e importanti aziende: oggi siamo 17, ma entro la fine dell’anno supereremo le venti” annuncia Cerutti.

Così nel 2016, sono entrate alcune aziende di Castiglione Tinella, Cà d Gal (recentemente degustata da Vini al Supermercato) di Santo Stefano Belbo e Mario Torelli di Bubbio; nel 2017, Scagliola Giacomo di Canelli e Il Falchetto di Santo Stefano Belbo; nel 2018 Forteto della Luja e ora altre tre aziende hanno chiesto di aderire all’associazione.

Sale così il numero di aziende che producono il Moscato Canelli nella zona ad alta vocazione per la coltivazione dell’uva moscato bianco e “core zone” Unesco tutelata come Patrimonio dell’Umanità.

Dalle colline del Moscato e dalle “cattedrali sotterranee” di Canelli, le maestose cantine storiche che corrono per chilometri sotto Canelli, dove da secoli si affina lo spumante, è partita la candidatura del patrimonio vitivinicolo all’Unesco dei paesaggi vitivinicoli di Monferrato e Langhe. Il riconoscimento è arrivato a giugno 2014.

Il Moscato d’Asti Canelli è una denominazione giovane, il primo anno di produzione è la vendemmia 2011, ma i dati dell’export dicono che il 50% viene già consumata sui mercati esteri.

Le uve vengono spesso coltivate in vigneti “surì”, quell’eccellenza piemontese di filari eroici di alta collina ben esposti al sole ma con pendenze tali che richiedono lavorazioni quasi esclusivamente manuali.

LA NOTTE “DOLCE”: IL CANELLI E I COLORI DEL VINO
Sempre a proposito di Canelli, torna sabato 7 luglio la lunga notte “dolce”: è la quinta edizione de Il Canelli e i colori del vino, la manifestazione ideata e organizzata dall’Associazione Produttori Moscato Canelli in collaborazione con l’Enoteca Regionale di Canelli e dell’Astesana, il Comune e la Pro loco Antico Borgo Villanuova.

Ristorante stellato ospite del 2018: I Caffi di Acqui Terme. Ristoranti di Canelli: San Marco (stellato), Enoteca di Canelli Casa Crippa, Civico 15 e Osteria della Sternia.

La serata prevede un percorso enogastronomico a “stazioni” lungo la Sternia, il cuore antico della città. È uno straordinario belvedere panoramico. Si consigliano scarpe comode. Si comincia alle 19.

Undici le tappe: in ciascuna si degusta un vino abbinato a un piatto tipico, sempre consigliato e proposto il Canelli. A chi prenota sul sito moscatocanelli.it entro il 4 luglio in regalo una degustazione e il braccialetto personalizzato dell’evento.

PRIMA TAPPA. Cortile dell’Enoteca Regionale di Canelli, via G.B. Giuliani: si acquista il bicchiere con tasca e si cambiano le “sternie” ovvero le uniche monete valide per poter fare acquisti durante la serata.

Ogni sternia vale un euro. Aperitivo con bollicine Metodo classico dei produttori del Canelli. Stuzzichino di farinata con l’Associazione Borgo San Michele Belmonte.

SECONDA TAPPA. Osteria della Sternia: azienda Scagliola Giacomo. Insalatina di gallina cotta nel Moscato Canelli.

TERZA TAPPA. Civico 15: aziende Tenuta Il Falchetto e Forteto della Luja. Crespella di farro con ricotta, gorgonzola, miele e Moscato Canelli.

QUARTA TAPPA. Giardino panoramico: aziende Beppe Bocchino e Anna Ghione. Carpionata monferrina del ristorante stellato San Marco di Canelli.

QUINTA TAPPA. Cortile “del fort”: aziende Merlino e Villa Giada. Prosciutto crudo di Cuneo dop e salumi del territorio.

SESTA TAPPA. Chiesetta San Giuseppe: aziende Paolo Avezza e L’Armangia. Robiola al bacio del Laboratorio agricolo La Robba Dussa.

SETTIMA TAPPA. Balcone panoramico: aziende Cascina Cerutti e Coppo. Acciughe gourmet da Nord a Sud del ristorante Enoteca di Canelli – Casa Crippa.

OTTAVA TAPPA. Cortile Villa del Borgo: aziende Ca’ de Lion Ghione dal 1871 e Cascina Barisel. Battuta di Fassona piemontese con nocciole Dop Piemonte.

NONA TAPPA. Cortile panoramico: vini dei produttori del Canelli. Ravioli al plin burro e salvia del ristorante stellato I Caffi di Acqui Terme.

DECIMA TAPPA. Cortile della Canonica: risotto al gorgonzola mantecato al Canelli a cura della Pro loco Antico Borgo Villanuova. Vini dei Produttori del Canelli.

UNDICESIMA TAPPA. Piazza San Leonardo: banco di degustazione di Moscato Canelli, passiti, grappe di Moscato e Moscato liquoroso La Canellese. “Tutto Dolce” con i maestri pasticcieri L’Artigiana e Boca.

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Langhe wine tour: visita alle cantine Porro, Sobrero, Sordo, Rivella e Rinaldi

La meta, stavolta, è “La Meta”: ovvero la Langa. Le idee sono chiare. Mix tra produttori emergenti poco noti e top di gamma. Il programma prevede il passaggio attraverso tre comuni della denominazione Barolo: Serralunga per visita all’azienda agricola Guido Porro, Castiglione Falletto alle Aziende agricole Sobrero Francesco e Giovanni Sordo, poi a Barolo per conoscere Giuseppe Rinaldi. E infine puntata a Barbaresco per incontrare Teobaldo Rivella. Questi ultimi due? Monumenti del territorio, memorie storiche della Langa. E vignaioli fino al midollo. Non per niente infatti iscritti al Consorzio ViniVeri.

AZ. AGRICOLA GUIDO PORRO
La giornata inizia presto, si parte da Milano alle 7. La prima visita è fissata per le 9 del mattino. Ad aprire le porte dell’Azienda agricola Guido Porro è il papà Giovanni: batteria di vini al completo sul tavolo, insieme a un bel cestino di grissini. Guido è impegnato a imbottigliare l’annata nuova. Passerà più tardi per un saluto.

Giovanni racconta la storia dell’azienda e dei cru in possesso, tutti sul territorio di Serralunga. Il Gianetto la cui porzione è esposta a est/sud-est, con terreno caratterizzato da argilla e tufo ma con una componente sabbiosa in maggioranza.

Poi c’è il Lazzarito: terreni di sola argilla e tufo dai quali nascono i Baroli aziendali delle vigne Santa Caterina e Lazzairasco. Quest’ultimo è il Barolo premiato della casa. Il Cru Lazzarito è esposto a nord-ovest e prende sole tutto il giorno. Una balconata guarda il paese di Serralunga e la conca del Lazzarito. “Uno spettacolo – evidenzia Giovanni Porro, come se per lui fosse la prima volta – vedi… quel pezzo là dietro alla cascina rossa è il cru Gabutti. Mentre alle spalle del paese, là dietro, scende la Vigna Rionda”. Fantastico. Vedere coi propri occhi quello che avevi sempre e solo letto è emozionante.

LA DEGUSTAZIONE
Dolcetto 2016
, 14%. Splendida beva, molto piacevole. Lontano dai Dolcetti tannici di Dogliani. Qui la frutta fresca rossa la fa da padrona, tannini morbidi e acidità bilanciata. Macerazione, veloci svinature e poco tempo in acciaio. Il vino è pronto in fretta. E’ quello che qui si beve tutti i giorni, a tavola.

Barbera d’Alba vigna Santa Caterina 2016, 15%. Tempi più lunghi di fermentazione e 20/22 giorni di macerazione. La freschezza e l’acidità spiccano, ma la componente fruttata è vasta e il tutto invita al sorso compulsivo. Tutto acciaio, niente legno. Fantastica.

Barbera d’Alba vigna Santa Caterina 2015 è la Barbera Perfetta. Ben bilanciata in tutte le componenti e la freschezza dell’annata le conferisce una miglior succosità e piacevolezza nel sorso. Un po’ piaciona forse. Di certo quella che fa meno fatica a risultare la preferita.

Nebbiolo 2016. 24/25 giorni di macerazione. In cantina si utilizzano vasche di acciaio di stampo più largo che alto. “In modo tale – spiega Giovanni – da avere un cappello più basso e più facile da rompere”. Due rimontaggi al giorno. Le uve arrivano quasi tutte dal Gianetto. Il vino è giovane, molto giovane. Al naso prevale una nota che rimanda a un’erba officinale poco gradevole al naso. In bocca va un po’ meglio, ma è ancora spigoloso e deve armonizzarsi.

Nebbiolo 2015. Decisamente meglio, la nota verde c’è ancora ma l’acidità è splendida e il sorso per niente scontroso. Un vino comunque da aspettare, in cantina. La stessa punta verde la trovo nel Barolo Gianetto 2013 anche se meno marcata. L’affinamento dei Baroli avviene in botti classiche di Rovere di Slavonia da 25 e 30 ettolitri con tempi da disciplinare classico.

Barolo Santa Caterina 2013. Tannino già morbido per essere stato messo in bottiglia da qualche settimana , componente fruttata leggera … un Barolo atipico si direbbe per queste parti. Meglio la 2012 con tannino marcato quanto basta e bel frutto classico con richiamo di viola . questo mi piace. Ne prendo 2 .

Lazzairasco 2013. E’ il Serralunga per antonomasia, quello riconoscibile. Austero, scontroso, tannico e duro ma allo stesso tempo elegante, molto elegante. Il 2012, con un anno in più di bottiglia, mostra già i primi equilibri tra le parti ma ha ancora tanta strada da fare. Sarà premiato anche il 2013? Vedremo.

Capitolo Vigna Rionda. La famiglia Porro, alla morte del cugino Tommaso Canale, divide con Ettore Germano e Giovanni Rosso la porzione del cru in possesso a Canale. La parcella migliore della Vigna Rionda, si dice in Langa. Giovanni Rosso riesce a recuperare la vigna piantata mentre Porro si trova davanti alla dura decisione di dover espiantare tutte le vecchie vigne e reimpiantarne di nuove.

La prima annata di produzione è la 2014, che uscirà solo nel 2018. Poter assaggiare tutti i campioni di botte in verticale (2014, 2015 e 2016) è una vera fortuna. Beh, questi sono vini eccezionali: eleganza pura, tannino suadente, morbido. Che accarezza il palato e lascia una pulizia sopraffina. Emozione pura quando nel fondo del calice della 2015, già vuoto, si sprigiona un sentore di chinotto mai sentito prima.


AZ. AGRICOLA FRANCESCO SOBRERO
L’arrivo all’Azienda agricola Francesco Sobrero avviene attorno alle 10.40. Ad aspettarci Flavio Sobreo, classe 82. Capito bene? 1982. Dopo la scuola enologica di Alba, conduce adesso con le sorelle l’azienda di famiglia. La generazione è di quelle che farà strada in Langa. In quest’ultimo periodo la sferzata di gioventù è ottima e ha idee molto chiare.

Tornare all’origine, alla vinificazione che ha fatto la storia di questi paesi e agli affinamenti in botti grandi. Basta barrique. Come lui anche i nipoti della Palladino (azienda a Serralunga) stanno dando la stessa impronta giovane e fresca all’azienda di famiglia, con grandi risultati (prendere nota: Barolo Serralunga di Palladino, da assaggiare). Flavio è reduce dalla giornata precedente a Milano, per ritirare un premio. Altro che new entry.

Qui i cru aziendali sono Villero, Parussi, Valentino, Piantà, Rocche e Pernanno. C’è grande variabilità. Nessuno vicino all’azienda. Flavio usa l’acciaio solo per Dolcetto e Chardonnay, mentre fa fermentazione e macerazione lunghe in tini da 50 ettolitri a cappello sommerso solo per i grandi Cru di Nebbiolo. Per le Riserve i passaggi sono tino, vasche di cemento vetrificato e, infine, botte grande. Per i 2015 e 2016 le macerazioni sono durate anche 70 giorni.

LA DEGUSTAZIONE
Partiamo col Langhe Bianco, 100% Chardonnay. Le vigne hanno 32 anni e si trovano in paese, sul versante Nord di Castiglione Falletto. Meno sole, quindi più freschezza e acidità. Quello che serve a un bianco. Pressatura diretta, ovvero non si pigia: si mette subito in macchina. Un veloce passaggio in vasca per raffreddare il mosto e separare il sedimento, poi si va in fermentazione.

Il processo alcolico inizia sui 18°, ma Flavio abbassa lentamente la temperatura fino a 10°. Ma non si arresta così la fermentazione? “No – risponde Flavio Sobreo – va solo più lentamente e in questo modo la fermentazione dura anche 2 mesi. La permanenza sulla fecce dipende da come vanno le annate e di batonnage se ne fanno pochi”. Anche la malolattica non viene sempre svolta al 100% . “Sui bianchi – evidenzia Flavio – se deve avvenire, viene come vuole. Sui rossi il discorso è diverso e la mallolattica deve completarsi al 100%”.

Il colore è un giallo paglierino tenue, molto limpido e trasparente. Al naso il vino è fresco, classica frutta polpa bianca fresca, qualche fiore di campo. In bocca sapido e acido ma non tanto persistente. Piacevole, da aperitivo. Passiamo ai rossi. Qui di 2016 non ce ne sono ancora in bottiglia.

Dolcetto 2015. 7/8 giorni di macerazione, poi travasi e in vasca ad affinare. Colore rubino, quasi porpora. Un’esplosione di frutta giovane, fresca, con acidità esaltante ma con un tannino presente sulla mucosa.

Nebbiolo 2015. Venticinque giorni di macerazione sulle bucce, poi un anno in botte grande dai cru Valentino , Piantà e Pernanno. Qui il tocco di Flavio consiste nell’inserire un 10% di Barolo dell’annata declassato. In questo caso si tratta del Barolo 2013 Ciabot Tanasio (assemblaggio anch’esso dei cru Valentino, Piantà e Pernanno). Quindi siamo davanti ad un Nebbiolo con 10% di Barolo.

Naso e bocca da campione. E’ immediato ma ti riempie e non finisce mai. Acidità in ingresso, sentori classici di viola e piccola frutta rossa in centro bocca. E poi il tannino morbido e avvolgente a chiudere, pulire e chiamare il prossimo sorso. Bottiglia centrata, perfetta. Uno di quei Nebbioli di cui vorresti riempirti la cantina.

Barolo Ciabot Tanasio 2012. Valentino, Piantà e Pernanno. Le vigne vengono vinificate separatamente e poi assemblate. Trentacinque giorni di macerazione sulle bucce e poi trenta mesi di legno grande. Il naso è avvolgente: richiami floreali e fruttati freschi in prevalenza, che col tempo divengono quasi marascati. Un Barolo giovane, dai sentori freschi, non certamente evoluti, ma dolci, non pungenti. In bocca altra storia: il tannino scalpita e tiene il palato sul pezzo. Questo è Barolo. L’assemblaggio risulta piacevole e armonico. Il vino prende le caratteristiche singole dei vigneti e le armonizza.


AZ. AGRICOLA GIOVANNI SORDO
Prima di pranzo, tappa obbligata da Giovanni Sordo, sempre a Castiglione Falletto. Altra azienda storica. In uscita quest’anno con ben 8 differenti cru. Tutti singolarmente. Solo qualche settimana fa, nell’enoteca di fiducia, avevamo scorto una bottiglia di Sordo con la menzione Monprivato. Come Monprivato?? Ma non era un monopole di Mascarello? Sì, fino a qualche anno fa. L’Azienda agricola Sordo è proprietaria, all’interno del cru, di una piccola parcella e vendeva le uve a Mascarello. Ma adesso, per qualche motivo, ha deciso di vinificarlo direttamente.

Interessante sapere cosa ne pensano da Mascarello, considerando il prezzo di uscita dell’etichetta di Sordo, nettamente inferiore. Ho avuto la fortuna di assaggiarlo e il vino è strepitoso. Qui a Castiglione Falletto, i Sordo hanno allestito un nuovissimo wine point con sala vendita e sala degustazione, enorme. Vetrate sulle vigne , architettura moderna. Sembra per un attimo di stare in Alto Adige, tanto per capirci.

Ad accoglierci è un commerciale. I cru aziendali in produzione spaziano in tutti i comuni della denominazione: Monprivato, Villero, Parussi, Rocche di Castiglione a Castiglione Falletto; Gabutti a Serralunga; Perno a Monforte; Ravera a Novello; Monvigliero a Verduno.

LA DEGUSTAZIONE
Primo nel calce è il Pelaverga 2015, uva storica di Verduno da cui si vinifica questo meraviglioso vino. Sentori speziati in prevalenza, classici di questo vino, accompagnati da ottima spinta acida e succosità. E’ un vino sincero, distintivo di Verduno. Molto piacevole.

Passiamo poi ai cru, cercando di suddividerli per area: Villero, Monvigliero e Perno. Tutti 2013. Villero il più rotondo e lungo, Perno il più elegante e di corpo, il meno tannico dei tre, poi Monvigliero: ritrovo la spezia di Verduno e la frutta rossa.


AZ. AGRICOLA RIVELLA
Alle 14 siamo a Barbaresco. Il citofono di Teobaldo Rivella è il vero punto d’arrivo della giornata. Persona meravigliosa, semplice, vignaiolo con tante vendemmie sulle spalle (“cinquanta”, ci confida). In cantina, da Teobaldo, lavorano anche la moglie e un’aiutante per la vendemmia. Basta. Due vini: un Dolcetto e un Barbaresco. Tutte le uve sono nel cru Montestefano. Tremila bottiglie di Dolcetto, 8 mila di Barabresco.

La cantina è piccolissima, ci sono tre vasche di acciaio per il Dolcetto e 7 botti grandi per il Barbaresco. Sembra irreale a confronto con quanto visto prima. Allevamento a Guyot classico della Langa, vigne di 54 anni, terreni di argilla e tufo. Niente sabbia a Montestefano. La visita inizia dalla cantina dove vengono stoccate le bottiglie. Il luogo in cui la moglie, con pazienza, le etichetta una ad una. Non ci sono macchine industriali. Che meraviglia.

La sua riserva privata di Barbaresco consta di tutte le annate. Nella piccola saletta degustazione, sediamo uno di fronte all’altro. Novanta minuti di chiacchiere, sul più e sul meno. Della storia dell’azienda, del suo papà, di come non si sia mai certificato biologico perché “non serve”: “Il mio vino è genuino, niente chimica, solo poltiglia bordolese e qualche ramato”. Cura della vigna? “Quel che basta. Meno la tocchi, meglio è”. E poi cantina. Macerazioni di 34 giorni, 10 mesi in botti, poi in bottiglia per affinamento. “E ricorda: non è vino finché non ha fatto la malolattica”.

LA DEGUSTAZIONE
Dolcetto 2015
. Shock! Pochi filari sulla sommità della vigna che Teobaldo produce solo perché piace a lui, altrimenti qui si pianterebbe esclusivamente Nebbiolo. 5/6 giorni di macerazione, poi acciaio. Ci rimane per un anno, prima di passare in bottiglia. Porpora, limpidissimo, naso splendido, carico già di sentori fruttati di sottobosco e di freschezza. Finale di bocca di mandorla di rara finezza e precisione. E’ il top del giorno, senza dubbio.

Barbaresco Montestefano 2012. Altro shock. Il miglior Barbaresco in circolazione. Il colore è carico ma siamo ancora sul rubino, il naso è esplosivo ma in bocca più gentile e composto rispetto alla 2011, provata in altre occasioni. Leggera spezia a chiudere. Tannino deciso ma levigato.

Barbaresco Montestefano 2009. Colore granato classico da Nebbiolo, naso mandorlato che nasconde note fruttate più aspre e decise, domate da una leggera tostatura ancora lontana.


GIUSEPPE RINALDI
Il portone della Cantina di Rinaldi si apre su un altro mondo. Un luogo meraviglioso, un misto tra un museo di attrezzi agricoli grandi e piccoli e una stanza dove si custodiscono mobili di antiquariato. Tutto sembra tranne che una cantina. Ci accoglie Marta, la figlia di Giuseppe Rinaldi. Il “citrico” c’è. Ci scruta come fossi un personaggio tra il losco e il malandrino. “Cosa vuoi?”, chiede. Quasi intimorisce.

Interviene Marta: “Vieni, vieni”. Eccoci nella cantina vera e propria, dove una fila di 10, 15 tini e altrettante botti grandi e medie si fiancheggiano su due lunghi corridoi dalla luce soffusa, tendente al rosso, granato. Sembra di stare in mezzo al vino. Si respira qui, il vino.

Azienda agricola Giuseppe Rinaldi, 6,5 ettari vitati tutti a Barolo nei cru Ravera, Le Coste, Brunate e Cannubi San Lorenzo. Trentotto mila bottiglie circa all’anno. Brunate e Ravera caratterizzati da argilla e tufo e marne bluastre. Cannubi e Le Coste hanno percentuali di sabbia maggiori, che li rendono tratti più acidi ma con meno ricchezza. Ravera è il cru più tardivo, perché è in una posizione più arieggiata. La vinificazione è classica, le uve vengono fatte fermentare e macerare nei tini per 25-30 giorni,  a cappello emerso con due rimontaggi al giorno e follature ancora manuali.

Si vinifica Freisa, Ruché,  Dolcetto, Barbera e Nebbiolo. Il Ruchè e il Dolcetto affinano in acciaio, mentre il resto passa tutto in legno dopo aver fatto la malolattica, tranne il Nebbiolo. Una volta imbottigliati, tutti i vini affinano almeno un anno in cantina. I Nebbioli 3 anni, come vuole il disciplinare.

LA DEGUSTAZIONE
La Freisa 2016, dalla botte, conquista al primo sorso. Il vino perfetto da tutti i giorni, spensierato, tutto freschezza e “succo” di frutta.  Cosi come la Barbera 2016 dove emerge l’acidità classica, accompagnata dal giovane frutto. Passiamo poi alle bottiglie. Marta porta il Nebbiolo 2015, incredibilmente “piacione” e già perfetto. In bottiglia da qualche settimana, sembra affinato da almeno 2 anni.

A seguire Barolo Tre Tine, ovvero Cannubi, San Lorenzo, Ravera e Barolo Brunate. Due Baroli immensi, più piacevole il Brunate. Spicca una tipicità unica, riconoscibile impronta di un vignaiolo d’altri tempi. Sarà per questo che ormai il Barolo di Rinaldi è diventato un prodotto mitologico, che dura un giorno in cantina e che è sempre più difficile reperire se non a prezzi stratosferici.

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La “nuit” del Barolo: nuova annata in passerella, 30 etichette in degustazione

Sabato 27 maggio 2017 la Strada del Barolo celebra al Castello di Roddi la nuova annata del “Re dei Vini”. L’appuntamento di primavera in Langa, “Io, Barolo – la nuit”, è arrivato ormai alla quinta edizione consecutiva. Più di trenta le etichette di Barolo in degustazione.

IL PROGRAMMA
Dalle 18.30 alle 22.00 si terrà la degustazione tematica del Barolo 2013 dei produttori soci della Strada del Barolo, che saranno presenti di persona per presentare i propri vini e raccontare al pubblico le peculiarità della loro produzione.

Ogni partecipante avrà diritto a un calice da portare a casa come ricordo della serata e a un coupon che consentirà di effettuare la visita a una delle cantine presenti all’evento, con uno sconto del 10% sugli eventuali acquisti effettuati.

Parallelamente, in piazza Umberto I, i protagonisti saranno gli altri grandi vini di Langa che, per tutta la serata, verranno serviti in abbinamento a una selezione di prodotti tipici del territorio. Il pubblico potrà acquistare singoli piatti abbinati ai grandi vini, a scelta tra rossi importanti e bianchi freschi. A partire dalle 22.00 prenderà il via l’intrattenimento musicale che proseguirà fino a tarda notte.

WINE TASTING EXPERIENCE
Saranno proposte anche due iniziative collaterali: una Wine Tasting Experience® condotta dal sommelier Sandro Minella, con degustazione di una selezione di vini piemontesi abbinati a prodotti agroalimentari di eccellenza (ore 17.30 in italiano: 30 posti disponibili / ore 20.00 in inglese: 15 posti disponibili) e la prima edizione di “Barolo Orienteering”, in lingua italiana, condotta da Andrea Zarattini di Wine Zone (ore 20.00 / 30 posti disponibili): una degustazione di Barolo che fornirà ai partecipanti le coordinate per riconoscere un territorio in un bicchiere, restando comodamente seduti.

L’evento è organizzato dalla Strada del Barolo e grandi vini di Langa, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, con il patrocinio dell’Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato e grazie alla collaborazione di Comune e Pro Loco di Roddi e Turismo in Langa.

Durante l’intera giornata sarà inoltre possibile visitare la mostra “Tra Vino e Colore”, allestita dal gruppo “Arte a Modo Mio” di Cascina Aquilone ONLUS presso il Castello di Roddi, con il patrocinio di Comune di Roddi, Barolo&Castle Foundation e Strada del Barolo e grandi vini di Langa: un percorso tra vino e colori, un ciclo di opere nate dall’interazione tra le ragazze della Fondazione Cascina Aquilone Onlus di Roddi, coordinate dalla terapista Elena Vecchi. La mostra sarà inaugurata sabato 6 maggio alle 17.00 e resterà aperta tutti i weekend di maggio dalle 14.30 alle 18.30.

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Verticale di Barbaresco Gaja 1995-2012: cronaca di una Langa sconvolta

Non capita spesso di prendere parte a una degustazione verticale di vini del grande produttore piemontese Angelo Gaja. L’occasione l’altra sera, in provincia di Milano, grazie alla delegazione sommelier Fisar di Bareggio. Sul “tavolo”, nettari di tutto rispetto: tutti Barbaresco delle annate 1995, 2000, 2006, 2011 e 2012. Ecco qualche appunto. E qualche considerazione.

Barbaresco Gaja 1995
Di una freschezza e acidità memorabile. Colore granato bellissimo, quasi luminoso. Al naso solo violetta e qualche richiamo di frutta, matura ma non troppo. Non presentava neanche un terziario (a differenza del 2006, già più evoluto in tutto). In bocca giocava tutto sull’acidità in ingresso, con un accenno ancora di tannini. Unica pecca: un po’ corto, sia al naso che in bocca.

Barbaresco Gaja 2000
Il 2000 invece… Di colore perfetto. Naso che spaziava dai sentori floreali a un po’ di frutto. E poi menta, liquirizia. Il migliore della serata.

Barbaresco Gaja 2006
Colore carico. Il più concentrato. Naso tutto humus, fungo, dado. Balsamico. Frutta cotta, prugna secca. In bocca decadente e scomposto. Il peggiore. Annata top in Langa, ma bottiglia sfigata?

Barbaresco Gaja 2011 e 2012
Il 2012 e il 2011, partono bene. Colore un po’ scarico. Ma con bella frutta giovane e, nel complesso, un naso invitante la beva. Peccato durino poco queste emozioni. Dopo mezzora regge solo il 2011, per un’acidità tonica e ben bilanciata. Tannino duro, oggi. Il 2012 già pronto: giusto chiedersi se valga la pena spendere tanto per averlo. Considerazioni collaterali: proprio vero che in Langa non si lavora più come una volta. 1995 e 2000, due Nebbioli veri, rustici, ma con eleganza e complessità. Il 2006 sembra abbia fatto a pugni con una barrique. Annate 2011 e 2012 prodotte – così almeno pare – per essere già bevibili, hic et nunc. Qui e ora. Troppo poco veri però.

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Vini delle Langhe in trasferta in Veneto

Una giornata dedicata alle Langhe nel cuore del Veneto. Domenica 20 novembre 2016 l’Associazione Arte&Vino propone a Villa Quaranta di Pescantina (Verona) l’evento Giganti di Langa. Un lungo banco d’assaggio con circa cinquanta produttori piemontesi di Barolo, Barbaresco, Nebbiolo e Barbera: dalle grandi firme di riferimento ai produttori emergenti del territorio. Ad accompagnare gli assaggi, una selezione di prodotti gastronomici proposti da artigiani locali. La manifestazione sarà aperta dalle 11.30 alle 19.30 con possibilità di assaggi illimitati ai banchetti. Alle ore 12 è previsto il convegno “Vignaioli si nasce o si diventa?”, moderato dal giornalista Paolo Dal Ben sul tema del ricambio generazionale nelle aziende vitivinicole delle Langhe.

Nel pomeriggio sarà possibile partecipare a due degustazioni a tema: il sommelier Roberto Gardini condurrà un percorso tra i grandi Barolo, mentre al critico Pierluigi Gorgoni il compito di portare gli ospiti alla scoperta del Barbaresco. Il programma completo sarà a breve disponibile sul sito http://associazionearte-vino.it/. Prezzo di ingresso € 18. Biglietto ridotto € 15 per i soci Ais, Fisar, Fis e Onav o acquistando in prevendita sul sito http://associazionearte-vino.it/.

Nata nel 2015 nel veneziano l’associazione culturale Arte&Vino si è specializzata nell’organizzazione di eventi in grado di coniugare la divulgazione dell’arte con la passione per il vino. Tra le iniziative recenti si segnala La notte rosa delle bolle, lo scorso 30 giugno a Villa Widmann Rezzonico Foscari a Mira (VE); Bollicine a Palazzo Albergati il 22 maggio a Bologna e La Valpolicella incontra Palazzo Albergati, sempre a Bologna il 6 marzo scorso.

Info in breve | Giganti di Langa
Data: 20 novembre 2016
Orari di apertura: 11,30 – 19,30
Luogo: Villa Quaranta, Via Ospedaletto, 57, 37026 Ospedaletto, Pescantina VR
Ingresso: € 18. Ingresso ridotto per soci Ais e Onav, € 15

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Approfondimenti

Barolo e Barbaresco conquistano Milano. A Claudio Sadler e Vittoria Della Cia i premi Go Wine

Evento record a Milano per l’associazione piemontese Go Wine. Ben 580 persone hanno partecipato ieri pomeriggio all’evento dedicato al Barolo e al Barbaresco, diventato ormai un punto di riferimento fisso a febbraio per il pubblico milanese. Una straordinaria attenzione del popolo meneghino nei confronti dei grandi Nebbioli di Langa, ma anche del Roero. Nel corso dell’evento, Go Wine ha assegnato uno speciale riconoscimento agli Amici dei Grandi Rossi di Langa e Roero. Nella quarta edizione del premio la scelta è stata riservata alla grande ristorazione e alla comunicazione. Il premio alla ristorazione è stato assegnato a Claudio Sadler, figura di assoluto riferimento della ristorazione di Milano (è anche il presidente dell’Associazione Le Soste dal 2012).

Il premio alla comunicazione è strato assegnato alla Rivista La Cucina Italiana, con in sala la direttrice Vittoria Dalla Cia, che ha portato con sé una copia anastatica del primo numero della Rivista uscito il 15 dicembre 1929. Se la direttrice Dalla Cia ha evidenziato “l’attenzione della sua rivista a comunicare con sempre più attenzione il vino e guardare ai tanti curiosi che a questo mondo si affacciano fra gusti e abbinamenti con i piatti”.

Sadler, sullo slancio degli ultimi mesi di Expo ha auspicato “un anno di successi per i grandi Rossi di Langa e Roero, vini che non tradiscono mai il consumatore che hanno nella ricerca costante della qualità uno dei segreti del loro piacere della loro affidabilità”.

Grande soddisfazione per l’associazione Go Wine con un ringraziamento ai molti produttori “per aver condiviso lo spirito della serata e al grande pubblico di Milano che rappresenta uno dei punti di forza dello sviluppo dell’associazione in Italia”.

IL BANCO D’ASSAGGIO

Un evento, quello che interessa i grandi vini Barolo e Barbaresco, che Go Wine propone da oltre 10 anni nel capoluogo lombardo. Milano da sempre è una piazza di riferimento per i grandi rossi di Langa e rappresenta uno delle aree su cui testare il mercato italiano all’inizio del nuovo anno.

Oltre 40 aziende presenti, a rispecchiare il mix che caratterizza l’enologia di Langa e Roero: aziende storiche, vigneron pluripremiati, realtà che si stanno gradualmente consolidando.

E’ stata l’occasione per la prima uscita ufficiale della nuova annata del Barolo 2012, con molte etichette presentate. Stili e interpretazioni si sono confrontate in sala e la degustazione comparata ha nuovamente esaltato una percezione di gioco di squadra in cui alla base vi è la valorizzazione del nebbiolo, con i suoi profumi, la finezza, ma anche forza e struttura.

Molte aziende hanno presentato riserve o annate anteriori. In qualche desk si è potuta addirittura confrontare una mini verticale su un singolo cru. Insomma, una degustazione di grande qualità che ha pienamente confermato le attese.

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