Nasce i Custodi del Lambrusco, una nuova associazione che si impegna a riscrivere la percezione comune di questo vino spesso sottovalutato. Ventisei produttori – tra piccole e grandi realtà – uniti dalla volontà di difendere, valorizzare e (ri)posizionare il Lambrusco nel panorama dei grandi vini. Al di là delle visioni istituzionali esistenti, questi viticoltori hanno scelto di unirsi per raccontare il Lambrusco in modo inclusivo, senza divisioni territoriali.
ESALTARE IL VALORE DEL LAMBRUSCO
Accomunati dalla qualità come filo conduttore, i Custodi puntano raccontare uno dei vini più rappresentativi dell’Emilia-Romagna con un linguaggio contemporaneo, diretto e sensibile alle novità. Dalla vigna alla bottiglia, ogni scelta sarà dettata dal principio chiave di esaltare il carattere autentico del Lambrusco, elevandone la qualità e rendendone unica ogni espressione.
«Non si tratta solo di tutela, ma di affermazione. Il Lambrusco è storia, cultura e identità di un territorio, e merita di essere riconosciuto come tale – dichiara Fabio Altariva, Presidente dei Custodi del Lambrusco –. I Custodi del Lambrusco nascono con una missione chiara: riscrivere il futuro di questo vino. Vogliamo esaltarne il valore autentico, senza compromessi, e restituirgli il ruolo che merita tra i grandi vini. Il Lambrusco non è un’identità territoriale che vogliamo proteggere e raccontare, per chi c’era prima di noi e per chi verrà dopo». https://lambrusco.net/
UN’ASSOCIAZIONE COL CUORE FRA MODENA E REGGIO EMILIA
Modena e Reggio Emilia, culle storiche del Lambrusco, sono oggi il cuore pulsante di questa svolta storica. Qui sono le sedi delle cantine dei produttori che, con passione e dedizione, aderiscono a questo nuovo progetto comune. Con uno sguardo rivolto dritto al futuro, i Custodi del Lambrusco sono pronti a scrivere un nuovo capitolo nella storia di questo vino. Perché il lambrusco merita di essere finalmente celebrato, rispettato e soprattutto custodito.
Le ventisei Aziende Agricole Vitivinicole Associate svolgono l’intero ciclo produttivo del vino. Come previsto dal loro statuto seguono dalla coltivazione delle uve fino all’imbottigliamento e alla commercializzazione del prodotto finale.
ELENCO SOCI CUSTODI DEL LAMBRUSCO
Azienda Agricola Manicardi Ca’ De’ Medici Azienda Agricola Messori Azienda Agricola San Paolo Cantina Della Volta Azienda Agricola Pezzuoli Cantina Divinja Cantina Ventiventi Fattoria Moretto Cantina Vezzelli Francesco Cantina Zucchi Cavaliera Cleto Chiarli Tenute Agricole Garuti Vini La Battagliola La Piana Winery Le Casette Lini 910 Marchesi Di Ravarino Opera02 Podere Il Saliceto Rinaldini Az. Agr. Moro Terraquilia Venturini Baldini Villa Di Corlo Zanasi Societa’ Agricola
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Fascetta di Stato sui vini Emilia Igt. Il Lambrusco ora e piu sicuro
A partire dal 1° agosto 2025, tutte le bottiglie di vini Emilia Igt saranno dotate di una nuova fascetta di Stato anticontraffazione. Un’innovazione che punta a rafforzare la trasparenza e la sicurezza per i consumatori. L’iniziativa, promossa dal Consorzio Tutela Vini Emilia, prevede l’applicazione di un contrassegno speciale, realizzato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, che garantirà l’autenticità e la tracciabilità dei prodotti vinicoli del territorio emiliano. Sebbene l’uso della fascetta sia obbligatorio per i vini Docg, per le categorie Doc e Igt rimane facoltativo.
Primo ad introdurla sui vini a Indicazione geografica è stato il Consorzio del Sannio, in Campania, per espressa volontà del presidente Libero Rillo. Una vera e propria conquista, osteggiata da organismi come Federdoc. Evidente, tuttavia, la disparità tra i numeri dell’Igt campana e di una corazzata come l’Emilia Igt, che col solo Lambrusco arriverà a “fascettare” ben 120 milioni di bottiglie. Più in generale, la zona di produzione comprende il territorio di numerosi comuni nelle province di Ferrara, Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e parte della provincia di Bologna.https://www.ipzs.it/ext/index.html
La fascetta, stampata su carta filigranata, integra sofisticati elementi di sicurezza come microtesti, numerazioni progressive e codici di controllo, rendendo ogni bottiglia unica e facilmente identificabile. Questo sistema consentirà di verificare la corrispondenza tra le quantità di vino prodotte e imbottigliate, grazie all’attività di controllo svolta dagli organismi certificatori che monitoreranno la corretta applicazione del contrassegno su ogni singola bottiglia. L’introduzione di questa misura rappresenta un passo significativo nella lotta alla contraffazione. E un ulteriore livello di garanzia per chi sceglie i vini Emilia Igt, tra cui il notissimo Lambrusco.
Un elemento innovativo della nuova fascetta è la presenza di un QR code, attraverso il quale i consumatori potranno accedere al “Passaporto Digitale” del vino. Scansionando il codice con uno smartphone, sarà possibile ottenere informazioni dettagliate sul prodotto, come il codice seriale e di controllo del sigillo, l’anno di produzione, il lotto e la certificazione. Inoltre, la sezione digitale fornirà dati sul produttore, sul Consorzio di tutela e sull’organismo certificatore, arricchendo l’esperienza di acquisto con suggerimenti su abbinamenti gastronomici e ricette in grado di esaltare le caratteristiche dei vini Emilia Igt.
IL CONSORZIO EMILIA IGT: «FASCETTA DI STATO? UN PASSO AVANTI»
Davide Frascari, Presidente del Consorzio Tutela Vini Emilia, ha espresso grande soddisfazione per l’introduzione della fascetta di Stato, sottolineando come questa scelta rappresenti un ulteriore passo avanti nell’impegno per la qualità e la tutela dei consumatori. Frascari ha evidenziato che la possibilità per i consumatori di accedere a tutte le informazioni essenziali sul vino attraverso il QR code non solo rafforza la fiducia nei confronti dei prodotti emiliani, ma valorizza anche il territorio e le sue eccellenze. L’obiettivo è quello di garantire una tracciabilità completa del prodotto, offrendo a chi acquista una panoramica dettagliata sulla qualità e la storia della bottiglia scelta.https://agricoltura.regione.emilia-romagna.it/dop-igp/vini-docg-doc-igt-emilia-romagna/elenco-vini-doc-docg-igt/emilia
Anche Francesco Soro, amministratore delegato dell’Istituto Poligrafico e Zecca di Stato, ha espresso orgoglio per l’accordo siglato con il Consorzio, sottolineando il ruolo fondamentale della Zecca e del Poligrafico nella lotta alla contraffazione e nella tutela delle eccellenze italiane del settore agroalimentare. Soro ha posto l’accento sulle tecnologie avanzate impiegate per la realizzazione dei contrassegni, in grado di garantire standard elevati di sicurezza e autenticità per i vini Igt.
VALORITALIA E MASAF, FRONTE COMUNE PER LA FASCETTA SUI VINI EMILIA IGT
Francesco Liantonio, presidente di Valoritalia, ha commentato positivamente la scelta del Consorzio, definendola un segnale di grande rilevanza, soprattutto considerando i volumi significativi prodotti sotto l’Igt Emilia. Liantonio ha evidenziato come l’adozione della fascetta, seppur facoltativa, conferisca un valore aggiunto ai prodotti, rafforzando la loro credibilità sul mercato. Sulla stessa linea si è espresso l’onorevole Marco Cerreto della Commissione Agricoltura, che ha sottolineato l’importanza della sinergia nel sistema Italia per innovare e, al contempo, preservare le specificità del territorio.
Cerreto ha lodato la scelta del Consorzio di aderire volontariamente a un sistema di tracciabilità così rigoroso, interpretandola come una dimostrazione concreta di trasparenza e tutela dei consumatori. Oreste Gerini, direttore generale degli uffici territoriali e dei Laboratori Masaf, ha ribadito come «ogni sistema che garantisca un controllo rigoroso sulla qualità delle produzioni sia un fattore determinante per orientare le scelte dei consumatori. La decisione di adottare la fascetta di Stato per l’Igt Emilia, con tutte le garanzie offerte dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e dai controlli dell’Icqrf, rappresenta quindi un passo significativo verso una maggiore sicurezza e tracciabilità dei vini emiliani».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Lambrusco aggiornati i disciplinari. Sottozona Monte Barello per il Grasparossa tutte le novita
Il 2024 si chiude con rilevanti novità per il mondo del Lambrusco. I disciplinari aggiornati delle Doc del celebre vino emiliano sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale, entrando ufficialmente in vigore. Le aziende associate al Consorzio e interessate dalle modifiche si trovano nelle province di Modena e Reggio Emilia, dove quasi 10 mila ettari sono dedicati alla coltivazione del Lambrusco. Ogni anno vengono prodotte circa 40 milioni di bottiglie di Lambrusco Doc e oltre 100 milioni di bottiglie di Emilia Igt Lambrusco, destinate per il 60% all’export.
MONTE BARELLO, NUOVA SOTTOZONA DEL LAMBRUSCO GRASPAROSSA
Tra le principali novità spicca l’introduzione della sottozona Monte Barello all’interno della denominazione Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Doc. Dedicata alla produzione di vini frizzanti, questa sottozona comprende un areale prevalentemente collinare che circonda il borgo di Castelvetro (Modena). Per i vini prodotti in questa zona sono previsti requisiti rigorosi: una resa per ettaro ridotta, la raccolta manuale delle uve e l’uso esclusivo del Lambrusco Grasparossa in purezza. Un passo che punta a esaltare la qualità distintiva della nuova sottozona.
LAMBRUSCO DI SORBARA BIANCO: DEBUTTA LO SPUMANTE
Un’altra novità significativa riguarda il Lambrusco di Sorbara Doc, che potrà ora essere proposto anche in versione bianca spumante. Questo aggiornamento rappresenta il culmine di un percorso intrapreso dai produttori, che da anni sperimentavano con successo questa tipologia. Le risposte positive da parte di consumatori e addetti ai lavori hanno spinto il Consorzio a formalizzare questa innovazione.
NOVITÀ ANCHE PER IL REGGIANO DOC: ECCO LA TIPOLOGIA FOGARINA
Il disciplinare del Reggiano DOC si arricchisce di una nuova tipologia: la “Fogarina”, che punta a mettere in risalto una varietà autoctona, rappresentativa del territorio. Inoltre, è stata aggiunta l’unità geografica “Gualtieri”, contribuendo a una maggiore specificità e riconoscibilità dei vini prodotti in questa area.
LAMBRUSCO, COSA CAMBIA PER ETICHETTATURA E CONFEZIONAMENTO
Un ulteriore aggiornamento riguarda tutte le Doc del Lambrusco, con revisioni nelle sezioni dedicate a etichettatura e confezionamento. L’obiettivo, spiega il Consorzio, è quello di armonizzare i disciplinari e introdurre modifiche sui formati delle bottiglie e sulle tipologie di chiusure ammesse.
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Contrassegno di Stato vini Igp vince Libero Rillo. Adesso tocca al Lambrusco emilia igt
Libero Rillo ha vinto la battaglia sul contrassegno di Stato sui vini Igp. La nuova fascetta con QRCode, progettata dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, ha esordito in Italia in questi giorni, con un primo lotto di 4 milioni di pezzi destinati proprio al Benevento o Beneventano Igp: l’indicazione geografica protetta tutelata erga omnes dal Consorzio Tutela Vini del Sannio, di cui Libero Rillo è presidente. Dal prossimo anno, secondo indiscrezioni di winemag, il contrassegno sarà applicato anche al Lambrusco Igt, con un potenziale di circa 120 milioni di bottiglie, pensando solo all’Emilia Igt Lambrusco.
DAI DISSIDI CON FEDERDOC AL NUOVO QRCODE PER I VINI IGP
Ma se la Zecca dello Stato parla di «una consegna a suo modo storica per il mondo del vino italiano, visto che fino ad oggi le fascette di Stato erano riservate alle Docg e alle Doc», il produttore campano, titolare della cantina Fontanavecchia a Torrecuso (Benevento), tende a buttare acqua sul fuoco. «Non mi sento un pioniere», dichiara in esclusiva a winemag.it. La storia, però, parla chiaro. Le tappe che portano allo storico provvedimento hanno visto Libero Rillo vacillare più volte, senza tuttavia mai abbandonare il campo di quella che, forse, è divenuta col tempo anche una battaglia personale.
Dopo alcuni dissidi locali con i sindacati di categoria, tra gli attacchi più duri c’è quello subito da Federdoc (di cui lo stesso Rillo è consigliere) nel febbraio del 2023. La Confederazione nazionale Consorzi volontari Tutela Denominazioni vini italiani, presieduta da Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, si era opposta all’avvio sperimentale del progetto sul Benevento Igp. Chiedendone la sospensiva. E destando qualche malumore addirittura a Roma, presso il Ministero, reo di non aver consultato Federdoc e di aver avallato la richiesta del Sannio «senza un decreto attuativo».
FASCETTA VINI IGP, LIBERO RILLO: «NON MI SENTO UN PIONIERE»
«Lo dicevo da anni – commenta oggi il numero uno del Consorzio Vini del Sannio – il contrassegno è un sistema di tracciabilità, punto. Significa che, ovunque lo mettiamo, garantisce il consumatore. Perché chiude il cerchio. Se invece lo vogliamo fare diventare uno strumento di comunicazione, sostenendo che apporlo ai vini Igp possa togliere importanza ai vini Doc e Docg, inventandoci un sacco di cose, è ovvio che non andremo mai avanti in modo serio. Tra l’altro, va ricordato che in Italia ci sono ancora diverse Doc ancora senza contrassegno. Mi meraviglio di chi demonizza provvedimenti come questo».
«Secondo noi – continua Libero Rillo – c’è bisogno di garantire il consumatore finale ed è questa la mia priorità, anche e soprattutto in qualità di produttore di vino. Per questo motivo non mi sento un pioniere: faccio le cose perché ci credo, non per incensarmi. Il Benevento o Beneventano Igp sarà il primo vino a fregiarsi del nuovo contrassegno di Stato con QRCode e altri Consorzi del vino italiano faranno seguito il prossimo anno. Sono doppiamente soddisfatto, perché le polemiche e la sospensiva cautelativa decisa lo scorso anno da parte del Sannio hanno portato a un sigillo semplificato. È stata addirittura tolta dalla fascetta la scritta “Igt/Igp” e si è optato per un QRCode al posto del ricorso all’app Trust Your Wine®».
GLI SVILUPPI DELLA DOC CAMPANIA
Con una semplice scannerizzazione, grazie all’immancabile (e sempre più insostituibile) smartphone, il consumatore potrà accedere al “passaporto digitale” del vino, «ottenendo informazioni utili, ben oltre la sola tracciabilità del prodotto». Intanto, Libero Rillo è già in campo per un’altra battaglia che darà filo da torcere: l’istituzione della Doc Campania, di cui si discute da tempo negli ambienti del vino e, di conseguenza, anche in ambito politico, nella giunta regionale guidata da Vincenzo De Luca.
«Noi non siamo il Veneto – commenta sempre a winemag.it – siamo una regione di nicchia, che produce circa un milione di ettolitri di vino all’anno. Dopo l’istituzione del comitato promotore della Doc Campania, presieduto dal presidente della cooperativa La Guardinense, Domizio Pigna, stiamo procedendo a piccoli passi, in maniera lenta ma con speranza. La denominazione di origine controllata Campania potrebbe essere uno strumento comune per la promozione del vino campano che ora manca e che potrebbe dare ulteriore slancio all’attività dei Consorzi e dei produttori di cinque province».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
vini italiani piu esportati estate 2024 il caso Russia e Giappone
Quali sono i vini italiani più esportati dell’estate 2024 nei vari Paesi del mondo? A rispondere è l’Osservatorio Edoardo Freddi International, la prima azienda italiana di export management del settore vino, con un fatturato 2023 che ha superato gli 86 milioni di euro (+6% rispetto al 2022) e 35 milioni di bottiglie commercializzate soprattutto in Stati Uniti, Germania, Uk, Danimarca, Singapore, Belgio, Svezia, Polonia e Cina.
EDOARDO FREDDI: I VINI BIANCHI PIÙ ESPORTATI DELL’ESTATE 2024
Prosecco (Veneto)
Principale mercato: Uk Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Prosecco in generale è stata del +48% crescita media a volume del Prosecco in generale è stata del +35,6%
Asti Spumante (Piemonte)
Principale mercato: Russia Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore dei vini astigiani in generale è stata del +41,2% crescita media a volume dei vini astigiani in generale è stata del +29%
Trebbiano (Abruzzo)
Principale mercato: Germania Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Trebbiano in generale è stata del +15% crescita media a volume del Trebbiano in generale è stata del +7,5%
Pinot Bianco (Trentino Alto Adige)
Principale mercato: Usa Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Pinot Bianco in generale è stata del +13% crescita media a volume del Pinot Bianco in generale è stata del +6%
Metodo Classico (Nord Italia)
Principale mercato: Svizzera Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Metodo classico in generale è stata del +8% crescita media a volume del Metodo classico in generale è stata del +3,5%
Vermentino (Sardegna)
Principale mercato: Usa e Germania Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Vermentino in generale è stata del +8% crescita media a volume del Vermentino in generale è stata del +4,2%
Timorasso (Piemonte)
Principale mercato: Usa, Canada e Uk Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Timorasso in generale è stata del +7% crescita media a volume del Timorasso in generale è stata del +3%
EDOARDO FREDDI: I VINI ROSSI ITALIANI PIÙ ESPORTATI
Lambrusco – metodo ancestrale (Emilia Romagna)
Principale mercato: Svezia Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Lambrusco in generale è stata del +6% crescita media a volume del Lambrusco in generale è stata del +3,7%
VINO ITALIANO ALL’ESTERO: PAROLA AI DISTRIBUTORI
Edoardo Freddi International ha poi intervistato i suoi distributori stranieri per capire quali siano i vini italiani più apprezzati all’estero quest’estate. Tra i più richiesti svetta il Prosecco che conferma tutti i trend del 2024 essendo anche il vino italiano più esportato in assoluto con il 44% di preferenze. Lo Chardonnay viene quindi scalzato dal primo posto ottenuto l’anno scorso, ma resta saldo in seconda posizione (40%). Terzo nella graduatoria dei vini italiani più richiesti all’estero troviamo il Pinot Grigio che si conferma in classifica nel 2024 e raccoglie un buonissimo 30% di preferenze.
La posizione appena sotto al podio nel 2024 la occupa il Lugana che si conferma nell’elite dei vini italiani più apprezzati all’estero (22%). Il vino rosso emiliano è un altro dei preferiti fuori dalla penisola grazie al suo gusto fresco e fruttato: il Lambrusco ottiene così un buon quinto posto nel 2024 con il 16% delle preferenze. Nella seconda metà della classifica troviamo, in ordine: Trento Doc (15%), Montepulciano (14%), Aglianico (11%), Vermentino (9%) e il Chianti Classico (7%).
L’XPORT DEL VINO ITALIANO NEL 2024: I CASI RUSSIA E GIAPPONE
«Nell’estate in corso – commenta Freddi – nonostante i problemi legati alle guerre e ai cambiamenti climatici, stiamo assistendo ad una crescita che varia dal +8% al +27% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (giugno e luglio 2023 vs giugno e luglio 2024)». Dopo un 2023 da dimenticare (calo in valore del 7,3% e del 4,4% nei volumi dell’export dei vini italiani nei cinque principali paesi importatori, ossia Usa, Germania, Regno Unito, Canada e Giappone secondo l’Uiv), l’export di vini bianchi e dei vini rossi è ripartito nel primo quadrimestre del 2024 con alcuni numeri positivi e ha totalizzato, secondo i dati certificati dall’Istat, il +5,8% nei volumi e +7% nei valori (oltre 2,5 miliardi di euro). Ma la luce in fondo al tunnel è ancora lontana.
L’exploit dei primi mesi, soprattutto di gennaio e febbraio, è dovuto quasi interamente alle richieste provenienti dalla Russia. Dal prossimo maggio saranno introdotte le nuove accise sugli alcolici e quindi i distributori russi hanno preferito anticipare i futuri aumenti di costi facendo una scorta di vini, in primis quelli italiani. Più o meno lo stesso ragionamento si può fare per il Giappone, l’altro grande acquirente dei vini italiani in questo inizio di 2024. Infatti anche qui una legge, in questo caso si tratta di una riforma dell’autotrasporto merci che imporrà un abbassamento della durata massima delle ore di lavoro di camionisti e corrieri, ha convinto i giapponesi ad importare molto più vino.
Tuttavia qualche spiraglio si è iniziato a vedere, in parte per i vini rossi per i quali il 2023 era stato veramente un ‘annus horribilis’, ma soprattutto per i bianchi e in particolare per le bollicine che nei primi tre mesi del 2024 hanno fatto registrare un +7,3% in volume (Uiv). Secondo l’ultimo report Mediobanca ci si aspetta un aumento del 6,8% nel 2024 rispetto al 2023 nell’export di questa tipologia di vini.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Prosecco Doc e Docg e Chianti Classico profondo rosso in Gdo volano spumanti generici e Igt 1
Lieve miglioramento delle vendite di vino nella Grande distribuzione italiana nei mesi estivi che portano il cumulato dei primi nove mesi di quest’anno, con un tendenziale in volume a -3,4% (nel semestre la perdita era del -3,9%) per un controvalore, sospinto dal caro prezzi, di 2,1 miliardi di euro che lascia la variazione a +3,4%. I vini fermi, rileva l’Osservatorio Uiv-ISMEA su base Ismea-Nielsen-IQ, segnano un -3,9% nei volumi (+2,6% i valori) mentre risale la tipologia spumanti, a +0,6% nelle quantità e a +6,2% nei valori (a 455 milioni di euro). Secondo l’analisi dell’Osservatorio permane un atteggiamento prudente dei consumatori tra gli scaffali, che privilegiano i prodotti in promozione (da anni valutati con cadenza bisettimanale da Vinialsuper, nella rubrica ad hoc sui volantini Gdo) o alcune tipologie più convenienti a scapito di altre.
È il caso degli spumanti low cost (“Metodo italiano/Charmat non Prosecco”, con 25 milioni di litri acquistate), che hanno ormai superato nelle vendite in volume anche il Prosecco Doc (24,8 milioni, comunque in risalita) e che si stanno sempre più affermando non più solo nei discount ma anche nei canali Iper e Super. Denominazioni importanti come il Chianti Classico (volumi a -13,2%) e il Prosecco Docg (-14,5%) cedono quote a Indicazioni geografiche (vini Igt) o vini comuni che propongono prezzi più accessibili.
I LISTINI GDO RIMANGONO ALTI
Prosecco Doc e Docg e Chianti Classico profondo rosso in Gdo volano spumanti generici e Igt 2
Prosecco Doc e Docg e Chianti Classico profondo rosso in Gdo volano spumanti generici e Igt 3
Nel complesso, i listini rimangono alti (+7% sul pari periodo 2022). Non è un caso se, in generale, si assiste a una maggior tenuta delle vendite laddove i costi sono più limitati. Per esempio, osserva l’analisi Uiv-Ismea, l’unico formato a crescere tra gli scaffali è quello di plastica e bag in box che in media presentano un prezzo di 1,8 euro/litro per i vini a denominazione come per quelli comuni. Tra le tipologie, in quantità fanno leggermente meglio della media (-3,9%) i vini bianchi (-3%), i rosati (-3,6%) mentre ancora in difficoltà risultano i rossi (-4,8%). Gli spumanti virano in positivo (+0,6%) ma la crescita riguarda, oltre all’Asti (+4,5%), solo i già citati “Metodo italiano/Charmat non Prosecco”, senza i quali anche il comparto bollicine pagherebbe un -3,6% nei volumi.
Nel segmento delle Indicazioni geografiche, ancora segni meno per le principali tipologie. Tra i primi 10, solo il Vermentino di Sardegna, il Puglia Igp e il Cannonau in dinamica positiva (+4%, +2% e +3% rispettivamente in volume). Chianti in regressione (-4.4%), mentre migliora leggermente la situazione del Montepulciano d’Abruzzo, che da -14% di marzo è arrivato a -9% a giugno per risalire a -6.6% di settembre. In forte discesa il Nero d’Avola siciliano, a -12%, così come la pattuglia dei Salento Igt (-9%), il Lambrusco emiliano (-11%), la Bonarda dell’Oltrepò pavese (-15%) e il Verdicchio dei Castelli di Jesi (-18,9%). Tra i veneti, Valpolicella a -2% e Bardolino a -3.4%. Il Soave continua a essere positivo, chiudendo il conto dei nove mesi a +5%.
EXPORT VINO ITALIANO: FORTE (SOLO) LA DOMANDA DI SFUSO
Tra i canali, il gap nei discount risulta oltre la media specie per il segmento Dop e Igp (-6,8%), segno che le tensioni sul carrello della spesa sono maggiormente percepite dai consumatori. «A un mercato interno debole e ai costi produttiviancora alti – sottolinea l’Osservatorio Uiv-Ismea – non fanno da contraltare le esportazioni. l dato Istat di oggi sui primi 7 mesi dell’anno evidenzia infatti una contrazione tendenziale sia nei volumi (-1,5%) che nei valori (-1,2%, a 4,45 miliardi di euro)».
Un peggioramento anche rispetto all’export del semestre – che segnava rispettivamente -1,4% e -0,4% – per effetto, spiegano sempre Uiv e Ismea, «delle difficoltà nell’extra-Ue (volumi a -8,5%) non del tutto controbilanciato dalla domanda comunitaria (+5,4%)». Tra i prodotti, è forte la domanda di vino sfuso (+13,1%) mentre sono in contrazione sia gli spumanti (-3,2%) che i vini imbottigliati (-4,9%), dove pesano le forti difficoltà dei rossi (-10%).
Vini al supermercato è la rubrica dedicata al vino in vendita nelle maggiori insegne di supermercati presenti in Italia. Nella Gdo viene venduta la maggior percentuale di vino italiano. Qui potrai trovare recensioni, punteggi e opinioni sui migliori vini in vendita nella Grande distribuzione organizzata, valutati con cognizione di causa, spirito critico costruttivo e l’indipendenza editoriale che ci caratterizza. Inoltre, una rubrica sempre aggiornata sui migliori vini in promozione presenti sui volantini delle offerte delle maggiori insegne di supermercati italiani. Vini al Supermercato è la guida autorevole ai vini in vendita in Gdo, con una pubblicazione annuale delle migliori etichette degustate alla cieca dalla nostra redazione. Seguici anche su Facebook ed Instagram. Sostieni la nostra testata giornalistica indipendente con una donazione a questo link.
Chianti Lambrusco e Montepulciano d Abruzzo vino italiano in crisi mercati target Gdo
Bilancio 2022 negativo per il vino italiano nel circuito retail e Grande distribuzione di Usa, UK e Germania, che da soli valgono circa il 50% delle esportazioni italiane. Nell’ultimo anno si registrano forti erosioni dei volumi venduti negli Stati Uniti d’America per Chianti (-9%), Lambrusco (-13%), Montepulciano d’Abruzzo (-12%) e Rossi piemontesi (escluso Barolo, -10%). Prosegue in scia positiva la corsa del Prosecco, a +4% (+41% sul 2019). Sul versante “vini rossi” cresce del 5% il Brunello di Montalcino.
In Germania situazione complicata per il Primitivo (-8%) e contrazioni volumiche in doppia cifra per Pinot Grigio e Nero d’Avola, oltre a Lambrusco e Prosecco (-14,5%) anche nella sua versione frizzante (-26%). Prosecco giù anche nella storica piazza britannica (-15%), sempre più concentrata su produzioni locali (in particolare sul Metodo classico, gli English Sparkling, oggetto del recente approfondimento di winemag.it con la visita in Inghilterra di 12 cantine). In Uk calano anche gran parte dei vini fermi (-10%), con l’eccezione dei Rosati, che aumentano le vendite del 40%.
GDO E RETAIL, CALI PER IL VINO ITALIANO IN USA, UK E GERMANIA
Nei tre top buyer, sempre secondo i dati elaborati dall’Osservatorio del Vino UIV-Vinitaly su base Nielsen-IQ, lo scorso anno sono stati venduti 4,9 milioni di ettolitri di vino, equivalenti a un calo del 9% rispetto al 2021, per valori in riduzione del 5%, a 4,7 miliardi di euro. Rispetto alle vendite del 2021, manca all’appello l’equivalente di 63 milioni di bottiglie e un controvalore di 253 milioni di euro.
Fra i tre mercati, le performance generali peggiori si registrano in UK (-11% volume e -8% valore), mentre gli Usa smorzano a -2% l’erosione in valore (2,1 miliardi di euro), limitando il minus a volume a -5%. La Germania affianca al -7% valoriale una perdita del 10% volume (1,7 milioni di ettolitri).
Eppure, secondo l’Osservatorio, «il bicchiere è mezzo pieno, se si considera che alla dinamica discendente sul canale della grande distribuzione corrisponde la riapertura del fuori casa, con un mercato della ristorazione dato in crescita consistente». In sintesi, «un ritorno alle normalità del pre-Covid, crisi economica permettendo». In tutti e tre i mercati, per diverse denominazioni si riscontra infatti un ritorno più o meno “soft” ai livelli del 2019, con il Prosecco che gioca una partita a parte, con incrementi in doppia cifra sul periodo.
FRESCOBALDI (UIV): «RITORNO A LIVELLI PRE-COVID SE TIENE IL “FUORI CASA”»
«Queste contrazioni – evidenzia il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi – ci riportano ai numeri pre-Covid del comparto retail. In un certo senso stiamo tornando a una condizione di normalità, a patto che la domanda del “fuori casa”, ovvero di ristoranti e locali, regga di fronte a una congiuntura difficile».
«Ciò che non è normale – continua Frescobaldi – è invece il surplus di costi, a partire da energia e materie prime secche, che il settore sta scontando e che pesa ancora di più in un contesto di riduzione della domanda in un canale importante come quello della grande distribuzione. Quest’anno sarà fondamentale riuscire a non deprimere l’offerta sul fronte del valore e aprire alle piazze emergenti contando sull’appoggio delle istituzioni, oltre a presidiare i mercati di sbocco».
LITRI (mln)
Spumanti
22’ vs ‘21
Vini fermi
22’ vs ‘21
Totale litri (mln)
22’ vs ‘21
2021
2022
Var. %
2021
2022
Var. %
2021
2022
Var. %
Usa
49,1
48,8
-1%
106,5
98,5
-7%
155,6
147,3
-5%
UK
83,6
73,0
-13%
109,6
99,0
-10%
193,1
172,0
-11%
Germania
14,4
12,3
-15%
169,2
153,5
-9%
183,5
165,8
-10%
Totale
147,0
134,1
-9%
385,3
351,0
-9%
532,3
485,1
-9%
Elaborazioni Osservatorio Uiv-Vinitaly su base Nielsen – Vendite Gdo e retail 2022 vs 2021
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Cinquanta euro ben spesi per un lambrusco anastasi paltrinieri
Cinquanta euro per un Lambrusco possono sembrare un prezzo “fuori mercato”. Non se quel Lambrusco è Anàstasi di Barbara e Alberto Paltrinieri. Una cuvèe di Sorbara in purezza rifermentato in bottiglia, ottenuta dall’assemblaggio di una base del 2017 che ha sostato 2 anni in un tonneau e una base de Leclisse 2019. Ma non è la particolare tecnica di vinificazione a giustificare il prezzo.
Anàstasi è stato prodotto in 758 bottiglie numerate, il cui ricavato sarà interamente devoluto a Fondazione Banco Alimentare Onlus. «Anàstasi spiega la cantina di Sorbara – significa “Resurrezione e rinascita”. Proprio questa “rinascita” è il nostro augurio per tutti». Un concetto che la famiglia di produttori sintetizza ancora meglio, con una frase divenuta lo slogan di Anàstasi: «Le gambe sotto una tavola e il cuore in una bottiglia».
LA STORIA DI ANÀSTASI
«Quando qualcuno ti invita a “mettere le gambe sotto una tavola”, dalle nostre parti – spiegano Barbara e Alberto Paltrinieri – ti sta invitando a pranzo in quel modo forse un po’ brusco ma decisamente amichevole che gli emiliani hanno nel Dna».
Anastasi è il nostro desiderio di “dare indietro”: restituire una parte di ciò che ci è stato dato, di tutto il bene che, in questi anni, abbiamo ricevuto. Nasce in un momento di crisi generale, la pandemia di marzo 2020. Uno di quei momenti in cui è tanto forte la tentazione di disperarsi e lamentarsi. Tanto forte da meritare un gesto deciso nel respingerla»
È su geniale intuizione dell’enologo Attilio Pagli che i Paltrinieri danno vita ad Anàstasi. Sorbara rifermentato in bottiglia, tiratura limitata, 758 «pezzi unici di un vino unico nel suo genere». Una cuvée formata al 50% da vino della vendemmia 2017 affinato due anni in tonneau, e al 50% dal un nettare della vendemmia 2019 (lo stesso de Leclisse).
CON LE «GAMBE SOTTO UNA TAVOLA»
«Da subito – spiegano Barbara e Alberto Paltrinieri – questo progetto ha contagiato anche i nostri collaboratori, fornitori e clienti. Una storia che inizia proprio con un pranzo, un invito accettato, una tavola condivisa con alcuni soci Conad e una bottiglia di Anastasi da bere insieme. A questo si aggiunge la decisione di Marta, figlia di nostri amici, che vuole contribuire regalandoci tutti i suoi risparmi dicendoci: “Si riceve di più a dare”».
A tavola, infatti, l’idea di donare il ricavato al Banco Alimentare convince tutti. «In un primo momento – spiegano Barbara e Alberto Paltrinieri – siamo rimasti sorpresi ed emozionati: “Io voglio 100 bottiglie”, “Anche io ne compro 50”. Per un attimo siamo rimasti bocca aperta, poi onestamente ci siamo commossi. È un gesto bellissimo, forse non per caso avvenuto proprio con le gambe sotto la tavola di un pranzo emiliano».
«I soci bolognesi – concludono i Paltrinieri – hanno deciso di trasformare Anàstasi nel miglior regalo possibile per i loro amici e clienti. Ma soprattutto per noi e per il Banco Alimentare. Una storia che va raccontata, forse perché è una storia di tavola e di vino, di Emilia e di cose belle che succedono e che ti scaldano il cuore». Una storia a cui tutti possono partecipare, acquistando Anàstasi per sostenere il Banco Alimentare.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Lambrusco produttori beffati dalle polizze assicurative contro gelate e brina 1
Una doccia fredda, anzi gelata, dopo le gelate notturne delle scorse ore. È quanto starebbero subendo i produttori del Consorzio di Tutela del Lambrusco, a fronte di «polizze assicurative strutturate in maniera tale per cui anche i produttori di uve che hanno effettuato la copertura assicurativa contro gelo e brina hanno in ogni caso una franchigia del 30% che l’assicurazione non risarcisce».
Parole del presidente Claudio Biondi, che aggiunge: «Il massimale indennizzabile è pari al 50% del valore assicurato». Il Consorzio si attiverà dunque con la Regione Emilia Romagna e con le autorità preposte, «per valutare come richiedere misure di sostegno adeguate».
D’altro canto, come riferisce l’ente, «molte compagnie assicurative non hanno neanche assunto il rischio della copertura gelo-brina». «La copertura diventa attiva solo dopo 12 giorni dalla sottoscrizione della polizza stessa – evidenzia ancora Biondi – e i tempi dilatati certamente non aiutano. Per questo anche i viticultori che si erano attivati a suo tempo per effettuare la copertura non hanno poi avuto la disponibilità immediata di alcune compagnie assicurative».
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I danni delle recenti gelate, secondo le stime del Consorzio, «potrebbero arrivare sino all’80% della produzione». I dati ufficiali potranno tuttavia arrivare solo all’inizio della prossima settimana.
«Le alte temperature di fine marzo – commenta Claudio Biondi – hanno favorito il germogliamento e il risveglio della vite. Nelle scorse notti però le piante sono state sottoposte a un terribile shock termico, con effetti allarmanti sulle produzioni.
L’ente di tutela è già al lavoro per raccogliere i riscontri dai produttori, sia nelle aziende di Modena che di Reggio Emilia. Per ora risulta che le zone più colpite sono quelle del Grasparossa, con le varietà più precoci. Tuttavia anche i soci delle altre aree produttive «potrebbero essere in grande difficoltà».
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Il Lambrusco Reggiano Doc Concerto Medici Ermete diventa biologico alfiere generazione 2031 alessandro medici
Il vino simbolo di Medici Ermete, il Lambrusco Reggiano Doc Concerto, diventa biologico e alfiere di “Generazione 2031“, manifesto dell’impegno della casa vinicola di Reggio Emilia a livello ambientale, etico-sociale ed economico.
Ad annunciare le novità è il brand ambassador Alessandro Medici: «La certificazione biologica della vendemmia 2020 di Concerto arriva dopo tre anni di conversione di tutte le nostre tenute dall’agricoltura sostenibile all’agricoltura biologica certificata».
Produrre attraverso un’agricoltura biologica significa coltivare le uve senza l’utilizzo di prodotti di sintesi chimica come diserbanti, concimi, insetticidi, pesticidi, nonché senza l’impiego di Ogm, comunque mai utilizzati. La nostra è una scelta prima di tutto di ordine etico, volta al rispetto del territorio e alla salvaguardia e al sostegno della biodiversità».
La volontà della certificazione biologica è la ciliegina sulla torta del percorso di sostenibilità della campagna “Generazione 2031”. «Un vero e proprio impegno – spiega Alessandro Medici – che intendiamo assumere per i prossimi dieci anni verso la riduzione e l’annullamento dell’impronta carbonica e verso il sostegno della biodiversità attraverso la viticoltura biologica».
Il contesto di “Generazione 2031” è quello dell’economia circolare, grazie al riutilizzo di scarti di produzione, come ad esempio le vinacce, reintegrabili nella filiera produttiva. Ma non solo, perché se è a suonare è un solo strumento non si tratta di un vero “Concerto”.
«Il passaggio successivo – anticipa il rappresentante della quinta generazione della cantina reggiana – prevede la possibilità di coinvolgere e sensibilizzare i collaboratori, i fornitori, i clienti: in una parola, tutti i “portatori di interessi” che ruotano attorno all’azienda, affinché possano abbracciare anche loro la scommessa sottoscritta dalla Medici Ermete per un futuro più sostenibile».
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Ricette anti Virus Bevitori Champagne si convertano a Lambrusco e Raboso 1
EDITORIALE – Qualcuno lo definisce “filosofo”. Qualcun altro un esperto di vino, di cucina, d’arte. Di tutto, un po’. Eppure, quando s’addentra nei temi enologici, Camillo Langone incarna il più delle volte l’essenza e l’emblema di chi la spara grossa non per convinzione, ma per il puro gusto di vedere l’effetto che fa e sentirsi vivo. Presente.
L’ultima sparata – lui la chiama “Preghiera” – è su Il Foglio di ieri, 19 novembre 2020. Il critico se la prende con i “bevitori di Champagne“, sostenendo che debbano convertirsi al Lambrusco o al Raboso frizzante: “Si assomigliano tutti. Sono saccenti e classisti, senza sapere altro che i nomi di qualche marca famosa e senza avere classe”.
“Sono più spocchiosi di un liberal americano – continua – sono convinti di essere superiori ai bevitori di Franciacorta, che a loro volta sono convinti di essere superiori ai bevitori di Prosecco, persone di gusti semplici che almeno non si sentono superiori a nessuno”.
I bevitori di Champagne non sono spumeggianti, sono gonfi. Le loro bottiglie non mettono allegria ma falsa eccitazione. Le loro etichette non annunciano Dioniso ma Invidia. I loro bicchieri non sanno di frutti o di fiori bensì di lieviti, ossia di funghi, e i funghi vivono di morte”.
“I bevitori di Champagne – scrive ancora Langone – sono tanti,sono troppi, per il vigneto italiano sono peggio delle tignolette e continuano a proliferare nonostante il virus. Su internet, ecco la notizia, anche nel 2020 nella ricerca per denominazione al primo posto c’è Champagne”.
Sul finale, l’apoteosi: “Si ravvedano i bevitori di Champagne, si pentano della loro vuota superbia, dissolvano la loro boria passando al Lambrusco (o al Raboso frizzante)“. Ministro dell’economia vitivinicola, subito.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Lambrusco Emilia Igt Secco Terra Calda Ca De Medici e1603534687454
(5 / 5) Il Lambrusco Emilia Igt Secco “Terra Calda” di Ca’ De’ Medici è solo una delle tante etichette prodotte dalla cantina di Cadé, specialista in Lambrusco dal 1911. Si tratta di una delle etichette che si sono aggiudicate i “5 cestelli della spesa”, in occasione della degustazione alla cieca di 74 vini della medesima tipologia.
LA DEGUSTAZIONE
Color rubino carico. Naso intenso, frutto ben espresso, fiore di viola. Bel vino anche al palato, questo Terra Calda di Ca’ De’ Medici, con parte tannica integrata, che controbilancia il frutto.
Chiude leggermente amaricante, pulito, su un tocco di rabarbaro. Ottimo a tutto pasto, questo Lambrusco dà il meglio di sé in accompagnamento a salumi e piatti a base di carne.
Prezzo: 6,30 euro Acquistabile presso: Iper, La grande i
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Lambrusco al supermercato migliori e peggiori la degustazione 8 1
A caccia del miglior Lambrusco al supermercato? La redazione di Vinialsuper ha acquistato e degustato “alla cieca”, ovvero senza conoscere il nome dei vini per giudicarli in totale autonomia, più del 95% delle etichette presenti nella grande distribuzioneorganizzata in Italia (ben 74), stabilendo quali siano migliori e peggiori.
Ecco i vini premiati con 5, 4.5 e 4 cestelli della spesa, nella speciale scala di valutazione di Vinialsupermercato.it:
Lambrusco Emilia Igt Secco “Terra Calda”, Ca’ De Medici (5 / 5) Color rubino carico. Naso intenso, frutto ben espresso, fiore di viola. Bel vino al palato, con parte tannica integrata, che controbilancia il frutto. Chiude leggermente amaricante, pulito, su una nota leggera di rabarbaro. Prezzo: 6,30 euro da Iper, La grande i
Lambrusco Emilia Igt Secco “Lirico Rio” – Fondazione Luciano Pavarotti, Cantina Sociale di San Martino in Rio (5 / 5) Rosso rubino. Naso ampio, sorprendentemente complesso, ben oltre il frutto. Note di caramellina mou. Al palato un frutto pieno, maturo, molto preciso. Buona la persistenza, sul frutto. Chiude asciutto. Un vino super gastronomico. Prezzo: 7,50 euro da Iper, La grande i
Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Doc Dolce “Forte Nero”, Medici Ermete e Figli (5 / 5) Rosso rubino intenso. Bel naso, fiori di viola, fragola. Corrispondente al palato. La parte zuccherina risulta molto ben dosata, per nulla stucchevole, tanto da esaltare alla perfezione il frutto. Prezzo: 2,99 euro da Tigros
Lambrusco Emilia Igt Secco “Marcello”, Ariola Vigne e Vino (4,5 / 5) Bel color rubino carico, mediamente trasparente. Naso pregevole, su fragola, ciliegia, lampone, violetta. Al palato una perfetta corrispondenza col naso. Chiusura asciutta ma piena, sul frutto. Prezzo: 7,56 euro da Tigros
Lambrusco Emilia Igt Secco “Il Parmigiano”, Ariola Vigne e Vino (4,5 / 5) Rubino carico, luminoso. Naso e sorso leggermente più asciutto della media, per un vino che pare austero solo di primo acchito. Vinoso, concentrato. Decisamente elegante. Prezzo: 3,69 euro da U2 – Unes
Lambrusco Mantovano Doc Secco “Pjafoc”, Cantine Virgili Luigi (4,5 / 5) Rosso rubino. Naso intrigante, cola, frutto rosso maturo. Note che si ritrovano in un palato piacevole e “frizzante”, giocato sul frutto: vino beverino, con un tocco di spezie calde e dolci. Prezzo: 6,5 euro da Iper, La grande i
Lambrusco Emilia Igt Secco “Otello Etichetta Nera”, Cantine Ceci (4,5 / 5) Rosso rubino. Bel naso, preciso, su frutti più rossi che neri. Ricordi di gelso. Ingresso di bocca sul frutto, che lascia poi spazio a un centro bocca agile, snello, prima del ritorno della frutta (ciliegia, lampone). Prezzo: 7,90 euro da Iper, La grande i
Lambrusco Emilia Igt Secco “Otello”, Cantine Ceci (4,5 / 5) Rosso rubino carico. Frutto più intenso rispetto al precedente “Otello etichetta nera”. Mela rossa, carica di succo. Interessante nota di cola. Chiude ampio, sul frutto. Prezzo: 6,49 euro da Iper, La grande i
Lambrusco Reggiano Doc Dolce, Medici Ermete e Figli (4,5 / 5) Rubino, spuma generosa. Bel naso, ampio. Ottima corrispondenza naso-palato, coerente dall’ingresso alla chiusura. Vino molto equilibrato ed elegante. Pregevole la chiusura: fruttata, morbida, pulita. Concreta. Prezzo: 5,05 euro da Il Gigante
Lambrusco Mantovano Doc Secco “Mantua”, Cantine Lebovitz (4 / 5) Rubino carico. Profilo vinoso che si accosta alla spina dorsale del frutto. Al palato, in particolare, si comporta come un vero e proprio vino rosso, al di là della “bollicina”. Curioso, vero, da provare soprattutto per l’ottimo rapporto qualità-costo. Prezzo: 1,99 euro da Iper, La grande i
Lambrusco Emilia Igt Secco Metodo Ancestrale “Senzatempo”, Cantine Riunite (4 / 5)
Rosso rubino carico. Intenso al naso, tutto frutto. Al palato riecco il frutto pieno, maturo, ma non sgarbato. Chiude asciutto. Vino di buona precisione, nel complesso. Prezzo: 4,99 euro da Bennet
Lambrusco Scuro Emilia Igt Secco “Fiero Nero”, Cavicchioli (4 / 5)
Bel rosso rubino carico. Naso garbato, sulla ciliegia e sul fiore di viola. Bell’equilibrio al palato, ottima corrispondenza. Chiude asciutto, nonostante il frutto pieno. Interessante dal punto di vista gastronomico. Prezzo: 4,99 euro da Iper, La grande i
Lambrusco Modena Doc Abboccato Bio Cavicchioli (4 / 5)
Rubino luminoso. Bella ciliegia al naso, che si ritrova anche al palato. Vino giocato sull’equilibrio, in punta di piedi ma concreto. Prezzo: 4,28 euro da Esselunga
Lambrusco Emilia Igt Secco “Giuseppe Verdi Luxury Edition”, Cantine Ceci (4 / 5) Rosso rubino un poco più scarico rispetto al Giuseppe Verdi (descrizione che segue, ndr). Meno intensità al naso, meno espressività del frutto. Tanto fiore e ribes, più che fragola. In bocca piuttosto verticale, salino. Il frutto non manca. Vino di equilibrio e di buona eleganza. Prezzo: 6,18 euro da Tigros
Lambrusco Emilia Igt Secco “Giuseppe Verdi”, Cantine Ceci (4 / 5) Rosso rubino. Bel naso, preciso, piuttosto intenso su fragola e ciliegia. Vino leggero, molto beverino, ben fatto. Più che sufficiente la persistenza. Prezzo: 5,98 euro da Bennet
Lambrusco Modena Doc Semisecco “Casalguerro” – Fiorfiore Coop, Cleto Chiarli (4 / 5) Rosso rubino carico. Bel naso, ampio e intenso: fragola, tocco floreale. Buona corrispondenza al palato, con un tocco di tannino che ben accompagna la beva, sul frutto maturo. Prezzo: 5,5 euro da Coop
Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Doc Abboccato “Il Baluardo”, Chiarli (4 / 5) Colore carico, viola impenetrabile. Naso ampio. Fiori, frutto piuttosto preciso (ciliegia), risvolto vinoso apprezzabile. Corrispondente in bocca. Vino equilibrato. Prezzo: 2,99 euro da Bennet
Lambrusco Reggiano Doc Dolce “Forte Nero”, Medici Ermete e Figli (4 / 5) Color rubino, bella spuma. Bel naso, molta corrispondenza. Entra morbido e dosato; chiude su nota astringente, che chiama il sorso successivo, per pulizia. Prezzo: 2,99 euro da Tigros
Lambrusco Reggiano Doc Secco 2018 “Assolo Reggiano”, Medici Ermete e Figli (4 / 5) Colore carico. Bel naso: frutto, viola, rosa. Un’inattesa salinità al palato, gioca bene sul frutto e regala equilibrio alla beva, piena. Un vino decisamente gastronomico. Prezzo: 5,90 euro da Iper, La grande i
I MIGLIORI LAMBRUSCO AL SUPERMERCATO
Settantaquattro i vini valutati in un panel che ha visto protagoniste tutte le tipologie: Lambrusco secco, abboccato, dolce, semidolce e amabile. Dai risultati emerge quanto Medici Ermete e Figli, cantina di Gaida di Reggio Emilia, sia di gran lunga la miglior realtà produttrice presente nel segmento Gdo. Quattro i vini premiati tra i migliori Lambrusco al supermercato: un 5 cestelli, un 4.5 cestelli e due 4 cestelli.
Quattro vini premiati anche per Cantine Ceci, realtà di Torrile, in provincia di Parma. Le due coppie di “Otello” e “Giuseppe Verdi”, del resto, sono etichette iconiche per la tipologia, capaci di aggiudicarsi rispettivamente 4.5 e 4 cestelli.
Conferme anche dalla parmense Ariola Vigne e Vini e le modenesi Cavicchioli e Chiarli, con due vini premiati a testa. “Marcello” e “Il Parmigiano” brillano con 4.5 cestelli della spesa, che si aggiungono al palmares della cantina di Calicella Langhirano (PR). L’azienda di San Prospero piazza invece due ottimi “4 cestelli” (“Fiero Nero” e Bio), così come Chiarli con la private label Fiorfiore Coop e “Il Baluardo”.
In grande spolvero risultano Ca’ de’ Medici di Cadé (RE) e la Cantina sociale di San Martino in Rio (RE), con un vino da 5 cestelli della spesa a testa: si tratta di “Terra Calda” e di “Lirico”, Lambrusco dedicato a Pavarotti.
Un vino a testa, in questa speciale classifica dei migliori Lambrusco al supermercato, per Cantine Lebovitz, Cantine Riunite, Cantine Virgili Luigi. Tutte capaci di conquistare un “4 cestelli”.
IL LABRUSCO AL SUPERMERCATO, IN CIFRE
Interessanti, oltre ai risultati della degustazione alla cieca, i dati che emergono dagli scaffali dei supermercati. Il prezzo medio dei Lambrusco acquistati da Vinialsuper si assesta su 3,84 euro a bottiglia.
Tra le 74 etichette, quella più costosa ha un prezzo di 7,90 euro (“Otello” di Ceci); la più economica si porta a casa con appena 1,59 euro da Lidl (valutazione di appena 2 cestelli della spesa su 5).
Più in generale, la Denominazione appare tutto sommato in buona salute in Gdo, aggiudicandosi una media di 3 cestelli della spesa nella speciale scala di valutazione della redazione di Vinialsuper.
Il 54% delle etichette guadagna almeno 3.5 cestelli, che contraddistingue vini organoletticamente rispettosi della Denominazione, della tipicità delle uve e del prezzo finale, rapportato alla qualità del calice.
Una sufficienza conquistata anche grazie alle versioni non secche e al prezzo risicato di molte bottiglie, con lo “zucchero” capace di mascherare qualche magagna di troppo, presente nelle tipologie secche più economiche.
Fotografando dall’alto la Denominazione, si apprende che il 32% del Lambrusco presente nella grande distribuzione italiana è a indicazione geografica tipica, in particolare Emilia Igt.
A seguire il Grasparossa di Castelvetro Doc, col 19%. Molto ravvicinate le produzioni riservate ai supermercati di Modena Doc, Sorbara Doc e Reggiano Doc, rispettivamente con 15%, 14% e 12%.
Chiudono la classifica della rappresentatività il Mantovano Doc (5%) e il Salamino di Santa Croce (3%). Il 62% del Lambrusco presente al supermercato è secco. In etichetta prevale poi l’indicazione “Amabile”, col 22% dei campioni, seguita da “Abboccato” (8%), “Dolce” (5%) e “Semisecco” (3%).
Più in generale, i dati forniti da Valoritalia riguardanti l’anno 2019 stabiliscono in 1.265.407,46 ettolitri la produzione di Lambrusco Doc e Igt, per un totale di 168.720.995 bottiglie da 0,75 centilitri, di cui 42.132.370 Doc.
La crescita delle Denominazioni del Lambrusco è significativa, rispetto al 2018: +16,3%. Numeri e proiezioni che, come riferisce WineMag.it, sono già sul tavolo del nuovo Consorzio unico, chiamato a giocare la partita di uno dei vini più amati dagli italiani e nel mondo.
I MIGLIORI LAMBRUSCO AL SUPERMERCATO: LA DEGUSTAZIONE*
ETICHETTA
CANTINA
CESTELLI
€
Marchesa Vincenza Stanga
C.V.C.
0.5
1,69
Lambrusco Emilia Igt Secco
Cavicchioli
1
2,99
Lambrusco di Sorbara Doc Secco
Righi
1
4,99
La Villa Nobile
Vec Srl
1.5
1,79
Villa Bonaga
Imb. I.W.C
2
1,59
Lambrusco Salamino di Santa Croce Secco
Vec Srl
2
1,69
Italia Lambrusco dell’Emilia Igt Amabile Modavin
Modavin
2
3,59
Terra Grande
Imb. MO/4226 Provinco
2.5
1,69
Lambrusco Mantovano Doc Secco
Modavin
2.5
1,69
Le Vie dell’Uva
Chiarli
2.5
3,1
100% Righi
Righi
2.5
3,5
Italia Lambrusco dell’Emilia Igt Secco Modavin
Modavin
2.5
3,59
Prestigio
Chiarli
2.5
3,59
Corterosa Lambrusco Modena Doc
Corterosa
2.5
4,59
Bio
Chiarli – Fondo Belvedere
2.5
4,99
Terra Grande
Imb. MO/4226 Provinco
3
1,69
Marchesa Vincenza Stanga
C.V.C.
3
1,69
Villa Bonaga
Imb. I.W.C
3
1,79
Villa Bonaga
Imb. I.W.C
3
1,79
Ducati Emiliani
Cantine Riunite
3
1,9
Trattoria Italiana
La Colombara Spa
3
1,99
Prestigio
Chiarli
3
2,49
Grasparossa di Castelvetro Doc Abboccato
Vec Srl
3
2,79
Ducati Emiliani
Cantine Riunite
3
2,95
Ducati Emiliani
Cantine Riunite
3
2,98
Lambrusco Emilia Igt Amabile
Cavicchioli
3
2,99
Lambrusco di Modena Doc Semisecco
Civ
3
3,95
Tre Medaglie
Cavicchioli
3
3,99
Tre Medaglie
Cavicchioli
3
3,99
L’Enologo
Civ
3
3,99
L’Olma
Cantine Riunite
3
4,89
Notturno
Righi
3
5,04
“intenso e fruttato” in etichetta
Chiarli
3
5,49
Campo Maio
Az. Ag. Castelvetro
3
5,9
Lambrusco Salamino di Santa Croce
Vec Srl
3.5
1,69
La Colombara
La Colombara Spa
3.5
2,34
Forte Nero
Medici Ermete e Figli
3.5
2,99
Forte Nero
Medici Ermete e Figli
3.5
2,99
Emilia Igt Secco
Cantine Riunite
3.5
2,99
Emilia Igt Amabile
Cantine Riunite
3.5
2,99
Rossoscuro
CCR Soc. Coop Agr.
3.5
2,99
Mantovano
Borgo Imperiale
3.5
2,99
Le Vie dell’Uva
Chiarli
3.5
3,1
100% Righi
Righi
3.5
3,5
Gala
Chiarli
3.5
3,59
Gran Gala
Chiarli
3.5
3,79
(scritta diagonale)
Cavicchioli
3.5
3,9
(scritta diagonale)
Cavicchioli
3.5
3,9
L’Enologo
Civ
3.5
3,99
Grandi Vigne Valle Scura
Alfredo Bertolani
3.5
4,5
Le Vie dell’Uva Bio (“novità in cantina”)
Chiarli
3.5
4,9
Vecchia Modena
Chiarli
3.5
4,98
Vecchia Modena
Chiarli
3.5
4,99
Grandi Vigne Valle Scura
Alfredo Bertolani
3.5
4,99
Reggiano Secco
Medici Ermete e Figli
3.5
5,08
Mantua
Cantine Lebovitz
4
1,99
Il Baluardo
Chiarli
4
2,99
Forte Nero
Medici Ermete e Figli
4
2,99
Bio
Cavicchioli
4
4,28
Senzatempo Metodo Ancestrale
Cantine Riunite
4
4,99
Fiero Nero Lambrusco Scuro
Cavicchioli
4
4,99
Casalguerro – Fiorfiore Coop
Cleto Chiarli
4
5,5
Assolo Reggiano
Medici Ermete e Figli
4
5,9
Giuseppe Verdi
Ceci
4
5,98
Giuseppe Verdi Luxury Edition
Ceci
4
6,18
Il Parmigiano
Ariola Vigne e Vino
4
3,69
Reggiano Dolce
Medici Ermete e Figli
4.5
5,05
Otello
Ceci
4.5
6,49
Pjafoc
Cantine Virgili Luigi
4.5
6,5
Marcello
Ariola Vigne e Vino
4.5
7,56
Otello Etichetta Nera
Ceci
4.5
7,9
Forte Nero
Medici Ermete e Figli
5
2,99
Terra Calda
Ca’ De Medici
5
6,3
Lirico Rio – Fondazione Luciano Pavarotti
Cantina Sociale di San Martino in Rio
5
7,5
*Degustazione a cura della redazione di Vinialsuper.it: Davide Bortone, Viviana Borriello, Giacomo Merlotti
Lambrusco al supermercato migliori e peggiori la degustazione 3
Lambrusco al supermercato migliori e peggiori la degustazione 5
Lambrusco al supermercato migliori e peggiori la degustazione 2
Lambrusco al supermercato migliori e peggiori la degustazione 1
Lambrusco al supermercato migliori e peggiori la degustazione 4
Lambrusco al supermercato migliori e peggiori la degustazione 8 1
Lambrusco al supermercato migliori e peggiori grafico denominazioni
Lambrusco al supermercato migliori e peggiori tipologia
migliori lambrusco al supermercato cestelli assegnati da vinialsuper
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Il Pignoletto diventerà, a disciplinare approvato, l’unica tipologia della Doc Emilia Romagna, grazie alla condivisioni di obiettivi tra il Consorzio Pignoletto Emilia-Romagna, Regione Emilia-Romagna e Ministero delle Politiche Agricole.
Un progetto che sancirà la tutela europea di quella che è la seconda denominazione enologica più importante della Regione dopo il Lambrusco e che, con 14 milioni di bottiglie, rappresenta un’importantissima fonte di reddito per i viticoltori del territorio.
Con il voto assembleare si definisce un percorso intrapreso da tempo con gli Enti preposti, che legittima e riconosce il vino che unisce l’Emilia alla Romagna, mantenendo inalterato il territorio, come oggi, a tutela dei suoi produttori. Il Pignoletto rappresenta il vino che negli ultimi anni ha registrato i trend più importanti di crescita a livello nazionale e che al momento, nonostante la pandemia, ha fatto registrare una crescita del 10% nelle vendite in Gdo nel primo semestre” sottolinea Carlo Piccinini, Presidente del Consorzio Pignoletto Emilia-Romagna.
Dal 2021, quindi, il nome “Pignoletto” si affiancherà, in modo esclusivo, al riferimento geografico dell’Emilia-Romagna. Una protezione comunitaria legata al territorio regionale che consentirà a questo vino di avere un riconoscimento ancora più importante sia a livello nazionale che internazionale.
Con questa proposta, all’apice della piramide qualitativa troveremo la Docg Colli Bolognesi Pignoletto, una denominazione che include un territorio collinare molto ristretto posto a sud di Bologna, mentre la Doc Pignoletto diventerà Doc Emilia-Romagna e sarà riservata esclusivamente alla tipologia Pignoletto
Il territorio di produzione ed imbottigliamento, che si estende da Modena a Forlì, rimarrà lo stesso, ma in questo modo sarà possibile comunicare meglio la differenza dei territori tra Docg e Doc mantenendo ed evidenziando le caratteristiche di ciascuna realtà, in modo da valorizzare i pregi dell’una e dell’altra.
“Siamo contenti che la sinergia tra il Consorzio Pignoletto Emilia-Romagna ed il Consorzio Vini Colli Bolognesi abbia portato il Pignoletto ad essere la seconda denominazione dell’Emilia-Romagna – aggiunge Ivan Bortot, Vicepresidente del Consorzio – Dobbiamo ora continuare a lavorare perché a tutti i viticoltori sia riconosciuta la redditività del lavoro che svolgono, dando la stessa dignità a produttori di collina e di pianura”.
“Il Pignoletto merita questo riconoscimento, il nome della regione a lui dedicato – conclude Marco Nannetti, Vicepresidente del Consorzio – È un’operazione che guarda al futuro, che riconosce alla Docg l’eccellenza produttiva e alla Doc Emilia-Romagna il compito di aprire nuovi mercati”.
Dopo il voto assembleare di ieri inizierà l’iter stabilito dalla normativa. L’auspicio è di veder pubblicata la nuova denominazione e di poterla etichettare dalla prossima campagna vendemmiale.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Lambrusco revolution verso Consorzio Unico tra Modena e Reggio Emilia
Sarà l’estate della Lambrusco Revolution. Giovedì 25 giugno i Consigli di Amministrazione del Consorzio Tutela del Lambrusco di Modena, del Consorzio per la Tutela e la Promozione dei Vini Dop Reggiano e Colli di Scandiano e Canossa e del Consorzio di Tutela Vini del Reno Doc , hanno espresso, all’unanimità, parere favorevole alla fusione per incorporazione, a partire dal prossimo anno, per far sì che nasca un unico grande soggetto consortile: il Consorzio Tutela Lambrusco.
Il prossimo passo è atteso a settembre, quando è stata fissata l’assemblea plenaria di tutti i soci a dover sancire la definitiva incorporazione nell’unico Consorzio di Tutela del Lambrusco Doc.
Intanto è stata segnata la prima decisiva tappa verso il lungo percorso che porterà alla nascita di un unico grande Consorzio, tra Modena e Reggio Emilia, in grado di rappresentare e valorizzare le tante denominazioni di origine di uno dei più popolari e famosi vini italiani nel mondo: il Lambrusco, per l’appunto.
“Il Lambrusco è indubbiamente, nei numeri, uno dei vini immagine dell’Italia. È un grande universo rappresentato da differenti vitigni, territori e colori. Questa diversità, che ci contraddistingue e rappresenta, dobbiamo trasformarla anche in una grande ricchezza per tutti i produttori che contribuiscono a renderla viva ogni giorno” commenta Giacomo Savorini, direttore dei Consorzi che oggi tutelano il vino lambrusco.
“Penso che questo primo passo verso un unico soggetto consortile a tutela del Lambrusco a Denominazione di Origine Controllata – prosegue Savorini – ci consenta di poter raggiungere, finalmente, l’obiettivo di poterci rivolgere, agli occhi del consumatore finale, in modo coeso e uniforme, valorizzando ancora meglio le singole ricchezze delle diverse denominazioni”.
Il prossimo passaggio vedrà i singoli produttori dei Consorzi riunirsi in altrettante Assemblee al fine di esprimere il loro parere. “Non si tratta di un’operazione che intende perseguire un risparmio di costi – sottolinea Claudio Biondi, presidente del Consorzio di Tutela del Lambrusco di Modena – La fusione per incorporazione avviene tra soggetti che già da alcuni anni hanno messo a fattor comune, condividendoli, tutti i rispetti servizi amministrativi, tecnici e direzionali. Ora si tratta, invece, di fare un ulteriore passo in avanti, per condividere altri fattori, a partire dalle strategie di comunicazione ed a progetti di promozione internazionale”.
“Vogliamo andare oltre i singoli campanilismi territoriali che hanno segnato la storia del passato – aggiunge Davide Frascari, presidente del Consorzio per la Tutela dei Vini Doc Reggiano e Colli di Scandiano e di Canossa – Ora devono essere messi da parte per lasciar spazio ed un’unione di intenti che consentirà a tutte le denominazioni del Lambrusco trarne grande beneficio”.
Il futuro nuovo Consorzio Tutela Lambrusco rappresenterà circa 1,3 milioni di quintali d’uva, per la stragrande maggioranza di Lambrusco, anche se includerà altri vitigni. Se da una parte rimarrà l’assoluta indipendenza decisionale delle singole denominazioni rappresentate dal nuovo Consorzio, dall’altro ci sarà una stretta collaborazione con il Consorzio Tutela Emilia, associazione interprofessionale che tutela e valorizza l’Igp Emilia o dell’Emilia.
“I tanti territori del lambrusco e i vari anelli che compongono questa articolata filiera riusciranno attraverso questo nuovo Consorzio a condividere molte attività promozionali che ci consentiranno di valorizzare le nostre denominazioni sia in Italia che nel mondo. È un’operazione che guarda al futuro, a quando parleremo tutti l’unica lingua del Lambrusco” conclude Ivan Bortot, Presidente del Consorzio di Tutela Vini del Reno Doc.
Tutti i consociati, ora, hanno due mesi di tempo per interrogare i relativi consorzi in merito alla fusione per incorporazione e a settembre saranno convocati all’interno di un’assemblea plenaria sovrana che dovrà definitivamente votare l’intera operazione.
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Dazi Usa sul vino italiano solo 12 mila osservazioni al Dipartimento. Lappello Uiv
Confermati i timori dell’Italia. Il vino è stato incluso nella lista definitiva dei prodotti oggetto dei nuovi dazi del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Interessati i 2/3 del valore dell’export agroalimentare che si estende tra l’altro vino, olio e pasta Made in Italy oltre ad alcuni tipi di biscotti e caffe esportati negli Stati Uniti per un valore complessivo di circa 3 miliardi di euro.
Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare l’avvenuta ufficializzazione sul sito del Dipartimento del Commercio statunitense (USTR) dell’inizio il 26 giugno della procedura pubblica di consultazione per la revisione delle tariffe da applicare e della lista di prodotti europei colpiti da dazi addizionali a seguito della disputa sugli aiuti al settoreaereonautico.
Nell’ambito del sostegno Ue ad Airbus gli Usa sono stati autorizzati ad applicare sanzioni all’Unione Europea per un limite massimo di 7,5 miliardi di dollari dal Wto, che dovrebbe però a breve esprimersi sulla disputa parallela per i finanziamenti Usa a Boeing la quale darebbe a Bruxelles margini per proporre contromisure.
“Occorre impiegare tutte le energie diplomatiche per superare inutili conflitti che rischiano di compromettere la ripresa dell’economia mondiale duramente colpita dall’emergenza coronavirus” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolinerare l’importanza della difesa di un settore strategico per l’Ue che sta pagando un conto elevatissimo per dispute commerciali che nulla hanno a che vedere con il comparto agricolo.
Con la nuova consultazione gli Usa minacciano di aumentare i dazi fino al 100% in valore e di estenderli a prodotti simbolo del Made in Italy, dopo l’entrata in vigore il 18 ottobre 2019 delle tariffe aggiuntive del 25% che hanno colpito per un valore di mezzo miliardo di euro specialità italiane come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Asiago, Fontina, Provolone ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi agrumi, succhi e liquori come amari e limoncello.
L’export del Made in Italy agroalimentare in Usa nel 2019 è risultato pari a 4,7 miliardi ma con un aumento del 10% nel primo quadrimestre del 2020 nonostante l’emergenza coronavirus. Il vino con un valore delle esportazioni di oltre 1,5 miliardi di euro, è il prodotto agroalimentare italiano più venduto negli States mentre le esportazioni di olio di oliva sono state pari a 420 milioni ma a rischio è anche la pasta con 349 milioni di valore delle esportazioni. Un settore fino ad ora in crescita nel 2020 nonostante l’emergenza coronavirus con un aumento del 10,3% nel primo quadrimestre dell’anno.
Gli Stati Uniti sono il principale consumatore mondiale di vino e l’Italia è il loro primo fornitore con gli americani che apprezzano tra l’altro il Prosecco, il Pinot grigio, il Lambrusco e il Chianti che a differenza dei vini francesi erano scampati alla prima black list scattata ad ottobre 2019. Se entrassero in vigore dazi del 100% ad valorem sul vino italiano una bottiglia di prosecco venduta in media oggi al dettaglio in Usa a 10 dollari ne verrebbe a costare 15, con una rilevante perdita di competitività rispetto alle produzioni non colpite.
Allo stesso modo si era salvato anche l’olio di oliva Made in Italy anche perché la proposta dei dazi aveva sollevato le critiche della North American Olive Oil Association (NAOOA) che aveva avviato l’iniziativa “Non tassate la nostra salute”. Ora però Trump in piena campagna elettorale sembra ignorare le sollecitazioni dall’interno e dall’esterno degli Usa mettendo a rischio il principale mercato di sbocco dei prodotti agroalimentari Made in Italy fuori dai confini comunitari e sul terzo a livello generale dopo Germania e Francia.
“L’Unione Europea – ha aggiunto Prandini – ha appoggiato gli Stati Uniti per le sanzioni alla Russia che come ritorsione ha posto l’embargo totale su molti prodotti agroalimentari, come i formaggi, che è costato al Made in Italy 1,2 miliardi in quasi sei anni ed è ora paradossale che l’Italia si ritrovi nel mirino proprio dello storico alleato, con pesanti ipoteche sul nostro export negli Usa”.
“Al danno peraltro si aggiunge la beffa poiché il nostro Paese – ha concluso il presidente – si ritrova ad essere punito dai dazi Usa nonostante la disputa tra Boeing e Airbus, causa scatenante della guerra commerciale, sia essenzialmente un progetto francotedesco al quale si sono aggiunti Spagna ed Gran Bretagna”.
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Tragedia a Massenzatico operaio muore schiacciato in una cisterna di Lambrusco sandro santini
MASSENZATICO – Tragedia giovedì sera alla Cantina sociale di Massenzatico, in provincia di Reggio Emilia. Un operaio di 52 anni, Sandro Santini, è morto schiacciato in una cisterna utilizzata per la fermentazione del vino Lambrusco.
Erano le 19 nello stabilimento produttivo di via Beethoven, 109/a. Inutili i tentativi di soccorso da parte dei medici del 118, giunti sul posto assieme ai vigili del fuoco. Per l’uomo non c’è stato nulla da fare. Lascia la moglie e tre figli.
Sul luogo dell’accaduto anche le forze dell’ordine, che hanno aperto le indagini per appurare la dinamica e le responsabilità dell’incidente sul lavoro. Secondo le prime ricostruzioni, la cisterna era vuota al momento della caduta del 52enne.
La Cantina Sociale del “Centro” di Massenzatico è una Società Cooperativa costituita nel 1938 da trentadue produttori. Aderisce all’Unione Cooperative e può contare oggi su 180 viticoltori associati.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
MODENA – È stato nominato Giacomo Savorini alla guida del Consorzio di Tutela del Lambrusco di Modena. Bolognese, 41 anni, laureato in Scienze e Tecnologie Agrarie e Forestali, dal 2008 Savorini è direttore del Consorzio Vini Colli Bolognesi, dal 2013 è inoltre alla guida del Consorzio Pignoletto Emilia Romagna.
Dal 1° gennaio 2020, ha aggiunto alla sua agenda questo ulteriore incarico. Savorini succede a Ermi Bagni, che dopo 12 lunghi anni andrà in pensione pur rimanendo comunque attivo all’interno del Consorzio in qualità di consulente.
“Oltre a garantire continuità con il buon lavoro che è stato fatto in questi anni da Ermi Bagni, che colgo l’occasione per ringraziare nuovamente – spiega Savorini – ci sono nuovi e importanti obiettivi da perseguire. In primo luogo, occorre aggiungere alla notorietà acquisita da questo vino, una redditività soddisfacente per i produttori.”
“Ciò si raggiunge con l’individuazione di un target di consumatori che possano apprezzare il lavoro fatto negli ultimi anni sul Lambrusco. In altri termini – prosegue il nuovo direttore – puntiamo a costruire una vera e propria ‘piramide qualitativa‘, che possa superare il concetto di Lambrusco come prodotto di massa, per arrivare a valorizzarlo come eccellenza della terra emiliana.”
“I presupposti – prosegue in neo direttore – non mancano: a livello di vini rossi frizzanti non abbiamo pressoché competitor, a livello di spumanti abbiamo già dimostrato di poter competere con le bollicine di maggiore qualità. È ovvio che, all’interno di questo progetto, il Lambrusco deve sì riuscire a trascinare la fiducia dei consumatori, ma a mantenere al contempo la propria riconoscibilità”.
“Inoltre – prosegue Savorini raccontando altri obiettivi prefissati – dobbiamo riuscire a valorizzare le piccole produzioni, che oggi stanno soffrendo nel mercato globale, e a consolidare il rapporto tra grandi gruppi e piccoli produttori, facendo in modo che lavorino il più possibile in sinergia. Ritengo del resto che l’Emilia debba essere unita quando si presenta sui mercati internazionali. E parlando di Emilia mi riferisco anche al Pignoletto, il vino bianco frizzante più diffuso nella nostra regione. Una sinergia con il Lambrusco, credo possa essere vincente a livello mondiale.”
Affrontando poi il tema della commercializzazione, Savorini sottolinea: “Occorre quanto mai insistere su quei mercati in grado di premiare la qualità del nostro prodotto. In tal senso, Stati Uniti, Giappone ed Europa sono i nostri punti di riferimento.”
Ultimo ma non meno importante, il neo direttore pensa anche al problema frodi: “Il Lambrusco, essendo uno dei vini più diffusi al mondo, paga lo scotto di essere tra i prodotti più imitati. Sarebbe importante riuscire a far sì che lo stesso Stato italiano possa difenderlo a livello internazionale. Noi, senz’altro, faremo la nostra parte”.
Ermi Bagni intanto, alla direzione del Consorzio dal 2008 fino al 31 dicembre 2019, traccia un breve bilancio dei suoi mandati: “Dodici anni fa arrivai in un momento di profondo rinnovamento per tutto il comparto, a cominciare dai produttori vinicoli, che hanno messo a dimora vigneti dopo avere selezionato nuovi cloni. A ciò si sono aggiunte innovazioni importanti in campo tecnologico e di risorse umane”.
“A livello di Consorzio – spiega Bagni – abbiamo senz’altro incrementato l’attività di informazione e promozione specialmente all’estero, prendendo anche parte ad alcune delle fiere più importanti del settore, come il ProWein di Düsseldorf, a cui partecipiamo con continuità da una decina d’anni, contribuendo in tal modo a far conoscere il nostro vino non solo al consumatore tedesco, ma ad un pubblico sempre più internazionale.
“Abbiamo – prosegue Bagni – inoltre acquisito una buona visibilità sulla stampa di settore, con diversi servizi dedicati. Per quanto mi riguarda, infine mi reputo soddisfatto per essere riuscito a fare lavorare insieme i produttori di Modena e quelli di Reggio Emilia. Credo infatti sia importante, quando si presenta un vino come il nostro, fornire informazioni corrette sull’intero territorio di produzione, accantonando personalismi e rivalità. Tanto, alla fine, è il cliente a selezionare e a scegliere”.
Ermi Bagni, almeno per tutto il 2020, continuerà a collaborare con il Consorzio in qualità di consulente in particolare con incarichi di vigilanza sul rispetto dei disciplinari. Un lavoro che l’ente modenese svolge attualmente anche per conto di diverse altre realtà, tanto che attualmente è punto di riferimento in tale ambito per altri 27 consorzi, per un totale di oltre settanta denominazioni.
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(3 / 5) Sufficiente ma non sufficientissimo. Parafrasando il tormentone di Shade, è quanto viene da dire davanti a un calice di Lambrusco dell’Emilia Igt “Foiéta”. Bene ma non benissimo, insomma, il rosso dell’Azienda vinicola Caprari, acquisita nel 2006 dalla più nota Ca’ De’ Medici. Una linea “per palati esigenti” che, almeno con questa etichetta, in vendita nei supermercati Iper, la Grande i, non brilla particolarmente.
LA DEGUSTAZIONE “Foiéta”, dal nome della tazza che si usava nelle osterie per bere il Lambrusco, si presenta del tipico colore scuro e impenetrabile. Al naso sentori di frutta matura non proprio precisi, tra il surmaturo e l’acerbo. Al palato, questa percezione si conferma in un sorso asciutto, poco espressivo e di scarsa persistenza.
Un vino semplice, in definitiva, per palati poco esigenti. “Nella tradizione emiliana – riferisce la cantina – è uso versarlo in una scodellina insieme ai cappelletti in brodo”. L’abbinamento? Antipasti a base di salumi, affettati e piatti di carne non troppo elaborati.
Il Lambrusco dell’Emilia Igt Foiéta dell’Azienda agricola Caprari – Ca’ De’ Medici è ottenuto col metodo Charmat lungo, con fermentazione in autoclave alla temperatura controllata di 18 gradi centigradi.
Prezzo: 5,40 euro Acquistabile presso: Iper, La grande i
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La Battagliola alla riscossa Basta col Lambrusco Big Bubble 7
MILANO – Occhio azzurro ghiaccio, sguardo deciso. La cravatta stretta al collo, in tinta col completo blu. Camicia bianca a quadri. Diresti tutto di un Alberto Salvadori così. Tranne che sia venuto a Milano per lanciare granate sul “suo” Lambrusco. O, meglio, su quello degli altri: “E’ ora di finirla col Lambrusco che sa di Big Babol“.
Il patron de La Battagliola non la manda a dire al Pavarotti Milano Restaurant Museum, dove ha riunito la stampa di settore per presentare le etichette della cantina di Piumazzo di Castelfranco Emilia (MO).
Che il cuore di Salvadori batta per il Lambrusco, più che per la nuova frontiera dell’Emilia Romagna enologica, il Pignoletto, è chiaro sin da quando s’alza in piedi, al centro della tavolata. Mani appoggiate alla tovaglia. Come un direttore d’orchestra che vuol sentire la carta dello spartito, sotto alle dita. Prima di dare l’attacco al tenore.
Dovremmo tutti dare un senso di immortalità alla nostra vita. Io e la mia famiglia, per farlo, abbiamo scelto di produrre un Lambrusco che si discostasse dalle mode del Big Babol, del dolciastro e del paludoso, che non corrispondono alla verità dei vitigni. Il nostro Lambrusco vuol essere gastronomico e beverino“.
“Viviamo in un mondo – continua il combattivo Salvadori – in cui questo vino non gode di un’assonanza felice. Lo troviamo in lattina o al supermercato per soli 2 euro, nei bottiglioni da 2 litri. La nostra Denominazione è in confusione, anche perché non ha seguito l’esempio del Prosecco, che può essere solo Doc, o meglio ancora Docg”.
Nella sua battaglia, anzi Battagliola, Alberto Salvadori non è solo. “Noi e una quindicina di aziende intendiamo promuovere nel mondo il ‘Fine Lambrusco‘, esaltandone la qualità e sperando che, nel frattempo, qualcosa cambi all’interno della Denominazione”.
Curioso, ma solo in apparenza, che La Battagliola abbia scelto un enologo toscano per l’elaborazione delle proprie etichette. E’ Emiliano Falsini, uno che coi rossi ci sa fare e lo ha dimostrato in metà Paese. La sfida nuova erano le “bolle”. Ma ci ha messo davvero poco ad adattarsi, addomesticandole a modo suo.
“All’inizio mi sentivo uno stranieroin terra di Lambrusco – commenta l’enologo de La Battagliola – ma ho subito compreso quale fosse l’obiettivo di Alberto Salvadori e della sua famiglia, sposandolo in pieno”.
E’ così che Falsini decide di puntare tutto su una sola varietà: il Grasparossa di Castelvetro. “Un vitigno che ha i suoi pro e i suoi contro – ammette l’enologo – per la sua capacità di essere gastronomico come il Sorbara, ma più difficile da lavorare per via dei tannini, del profilo aromatico e speziato e per la sua tendenza selvatica”.
LA DEGUSTAZIONE
Asperità che Falsini riesce benissimo a gestire, come emerge dall’assaggio dei Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Doc “Dosage 15” (88/100) e “Dosage 30” (86/100). Due diversi residui zuccherini, per incontrare un parterre di pubblico e di abbinamenti a tavola più vasto. Un fil rouge netto quello che lega le due etichette.
Precisione e croccantezza del frutto lanciano la sfida ai tanti (troppi) “Lambrusco marmellata” di cui è pieno il mercato. Il vitigno, inoltre, è al centro del sorso col suo muscolo tipico, ma in cravatta. Elegantito com’è, appunto, da una vena sapida che in chiusura chiama il sorso successivo, assieme alla freschezza. Certo, la differenza si sente.
Più verticale “Dosage 15” di “Dosage 30”, coi suoi richiami gessosi in centro bocca e il suo sipario equilibrato, giocato tra un tannino felpato, ricordi di liquirizia e una speziatura leggera. Mela matura netta per il naso di “Dosage 30”: un vino di elegante semplicità, beverino. Capace comunque di sfoderare un frutto rosso di gran precisione.
Tra gli assaggi a Milano anche il Pignoletto Doc Spumante 2018 “Le Grand Pignol” (86/100) imbottigliato a marzo 2019. Naso di frutta a polpa gialla, tra la pesca e l’esotico, che si solleva da un calice tinto di un giallo paglierino, con riflessi dorati. Belli gli sbuffi minerali, di pietra bagnata, che si fondono alle note di mela Granny Smith. Corrispondente il palato, connotato ancora una volta da una buona eleganza.
Nella gamma de La Battagliola anche un vino rosso fermo. Il Sangiovese di Romagna Doc Superiore “San Giove” (86/100) in degustazione con la vendemmia 2017. Rosso impenetrabile tipico, il colore. Naso con richiami floreali di viola e frutta tendente al sotto spirito, impreziosito da rintocchi di pan pepato e di un cacao appena accennato.
Un naso che anticipa la gran freschezza del palato. Bella vena sapida in centro bocca, prima di ritorni fruttati, di cacao, su sferzate di un tannino ancora in fase di completa integrazione. Un vino gastronomico, che si presta ad abbinamenti importanti. Prezioso a fine pasto, con un pezzo di cioccolato di qualità.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Vini premium italiani in Germania cresce il valore calano i consumi al ristorante 1 1
ROMA – Al ristorante, in Germania, si beve meno vino italiano di fascia alta ma si spende di più rispetto al passato. A dirlo è lo studio “Tendenze e prospettive per i fine wines italiani presso la ristorazione tedesca”, commissionato dall’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi all’Osservatorio Wine Monitor di Nomisma e presentato oggi a Roma nella sede dell’Associazione stampa estera (scaricabile integralmente qui).
Sotto la lente, 200 ristoranti (di cui il 78% di fascia medio-alta) segnalati dalle principali guide di settore e un campione di 1000 consumatori che normalmente bevono vino fuori casa.
Due filoni d’indagine da cui emerge come principale tratto comune una vera e propria ‘svolta campanilista’ verso lo stile alimentare tradizionale tedesco a discapito di quello straniero. Di fronte alla scelta del vino da inserire in carta, infatti, il 34% dei ristoratori sceglie principalmente in base all’origine tedesca e poi alla popolarità del vitigno (33%) e alla notorietà del brand (23%).
Sul versante dei consumatori, l’acquisto dei vini premium al ristorante (prezzo a bottiglia superiore ai 30 € per i bianchi e ai 40€ per i rossi) segue il criterio della tipologia (23%) e quello del territorio di produzione (21%) con in testa, nell’ordine, Germania, Francia e Italia.
Senza alcuna sollecitazione da parte degli intervistatori, i clienti dei ristoranti tedeschi coinvolti dall’indagine sono stati in grado di indicare solo alcune tipologie di vino italiano: Chianti, Lambrusco, Barolo, Primitivo e Montepulciano, a riprova del buon lavoro compiuto dai Consorzi, dai produttori e al netto della notorietà già acquisita da queste denominazioni.
Più in generale, su 2,5 miliardi di euro di vino importato nel 2017 in Germania, terzo mercato più importante dopo Usa e UK, il 36% è made in Italy. Negli ultimi cinque anni, in linea con il trend globale, i vini fermi imbottigliati provenienti dall’Italia sono calati in volume del 10%.
Ma hanno comunque registrato una quasi equivalente crescita in valore (+9,8%), a riprova di un evidente riposizionamento qualitativo in un Paese come la Germania, che dal canto suo sta riscoprendo una predilezione verso i local wine, bianchi in testa.
IL COMMENTO “Nell’ultimo quinquennio – spiega Denis Pantini, responsabile di Nomisma Wine Monitor – si sta assistendo ad un calo dei livelli di consumi (-1,5%) che rischia di diventare strutturale per diverse ragioni. Prima tra tutte, la mancata sostituzione generazionale tra i consumatori stessi”.
“Come per il mercato italiano, la popolazione tedesca che invecchia sta aumentando e, di conseguenza, beve meno, mentre i più giovani prediligono la birra, avvicinandosi al vino in età più matura. A ciò va aggiunta la riscoperta dei vini locali, che sta spingendo il consumatore a guardare sempre meno ai prodotti stranieri”.
“Non a caso, mentre l’import dei vini imbottigliati scende di oltre il 4% a volume, il consumo di vino tedesco tra il 2012 e il 2017 è cresciuto del 3%. Ma c’è poi una terza motivazione legata invece alla percezione del vino tricolore, che evoca tra i consumer essenzialmente un concetto di convivialità, mentre invece non sembra soddisfare a pieno il rapporto qualità-prezzo”, continua Denis Pantini.
“Emerge infatti che per molti degli intervistati i vini made in Italy proposti dalla ristorazione evidenziano prezzi in crescita non giustificata da incrementi qualitativi o legati all’innovazione. Va da sé quindi che il 53% dei ristoratori (63% tra quelli di fascia alta) dichiara di aver aumentato le vendite di vini tedeschi, malgrado gli italiani siano quelli maggiormente diffusi nelle wine list (li ha in carta l’88% degli esercizi intervistati)”.
Secondo l’indagine, sono dunque i teutonici, premium compresi, a primeggiare per il livello qualitativo percepito (35% delle preferenze), seguiti dai francesi (33%) e con distacco dagli italiani (14%). Una valutazione che trova corrispondenza anche nei rispettivi livelli di consumo.
Ma a detta dei ristoratori, la voglia dei clienti di bere sempre meno vini provenienti da altri Paesi, Italia inclusa, dipende principalmente dalla mancata conoscenza: basti pensare che alla domanda rivolta ai consumatori away from home su “quale vino italiano hanno bevuto nell’ultimo anno”, ben 6 su 10 non sono stati in grado di indicare né un brand né una denominazione.
In tal senso, sia per i ristoratori che per i consumatori interpellati, risulta quindi strategica l’organizzazione di eventi e degustazioni, anche se la proposta di inserire in carta brand che non si trovino contestualmente nei supermercati è in cima alle priorità espresse dal 35% dei ristoranti monitorati. Senza però dimenticare che in Germania, oltre l’80% dei vini viene venduto nei canali off-trade, discount in primis.
“Da tempo avvertiamo questo gap e anche un cambio di rotta sul mercato tedesco, ormai in continua evoluzione – dichiara Piero Mastroberardino, presidente dell’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi, che riunisce diciannove tra le più importanti cantine del Belpaese – e l’indagine che abbiamo commissionato a Wine Monitor di Nomisma ci fornisce una conferma inequivocabile sul fatto che occorre lavorare sempre più sulla promozione, con azioni mirate sulla ristorazione, che di fatto rappresenta il principale canale di vendita dei fine wines in Germania.
“Negli ultimi anni – conclude Mastroberardino – abbiamo già organizzato diverse iniziative a Berlino, Amburgo, Colonia e Monaco alla presenza degli stessi produttori, proprio per raccontare in prima persona e far conoscere ulteriormente la tradizione, la cultura e l’altissima qualità del made in Italy enologico che la nostra compagine è in grado di rappresentare al meglio. Ma è evidente che occorre intensificare gli sforzi, perché il consumatore tedesco ha bisogno di conoscere la nostra grande varietà e i diversi territori di appartenenza”.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
MILANO –Conad ha presentato questa mattina allo Spazio Edit di Milano il bilancio preconsuntivo 2018. I numeri dicono bene al Consorzio Nazionale Dettaglianti, che tuttavia non intende investire in una linea di vini “brandizzata”. In un anno difficile per l’economia e per i consumi degli italiani, il giro d’affari della catena si attesta a 13,4 miliardi di euro, con un incremento di 408 milioni rispetto al 2017.
Una crescita del 3% che conferma “la cavalcata inarrestabile iniziata nel 2002”, per dirla con le parole dell’amministratore delegato Francesco Pugliese. Accanto a lui, a snocciolare le cifre di un bilancio pressoché definitivo, il direttore generale di Conad, Francesco Avanzini.
IL DETTAGLIO
Si riduce ulteriormente il gap che separa Conad dal leader di mercato, con la quota salita al 12,9% (12,5% lo scorso anno) e si rafforza la leadership nei supermercati, al 22,4% (21,5% lo scorso anno). In crescita il patrimonio netto, passato dai 2,37 miliardi di euro del 2017 ai 2,53 miliardi di fine 2018.
Elementi che consentono a Conad di affrontare con la necessaria solidità economica il piano di investimenti del triennio 2018-2020, pari a 1,3 miliardi di euro, di cui 530 milioni per il 2019. La strategia prevede il potenziamento della rete di vendita con nuove aperture, acquisizioni e ristrutturazioni, a rendere più efficienti da un punto di vista energetico negozi e magazzini, a ottimizzare la logistica.
Tra le acquisizioni, quella che fa più “rumore” riguarda l’assorbimento di 6 punti vendita a insegna Iper, La grande i, mediante una partnership strategica con l’azienda fondata da Marco Brunelli. I sei ipermercati, di fatto, saranno riallestiti sotto duplice insegna Iper e Conad.
Nel mirino, in particolare, c’è la crescita e il consolidamento del mercato nel Nord Italia. Conad di fatto è leader di mercato in Abruzzo, Calabria, Lazio, Molise, Sardegna e Umbria. Occupa la seconda posizione in Campania, Emilia-Romagna, Sicilia e la terza nelle Marche, Toscana e Valle d’Aosta.
“I risultati sono superiori alle attese – sottolinea l’ad Francesco Pugliese – soprattutto alla luce dell’andamento dei consumi, che registrano un preoccupante calo con il conseguente timore di una battuta d’arresto congiunturale. Cresciamo facendo investimenti destinati allo sviluppo e tutelando il poter d’acquisto degli italiani. Facciamo soprattutto impresa, creando nuova imprenditorialità e nuovi posti di lavoro”.
“LA MARCA COME LEVA, MA NON DEL VINO” Molto rilevanti i numeri riferiti alla “marca”. Conad ci crede al punto di preferire quest’ultima alla leva promozionale. E i numeri danno ragione al Consorzio.
“Abbiamo investito molto sulla marca del distributore, portandola al 30%, e sui format distributivi necessari per soddisfare la richiesta di qualità e di convenienza che viene dai clienti”, sottolinea il direttore generale di Conad Francesco Avanzini.
La marca Conad cresce molto più del mercato. Anzi: traina il trend delle private, a livello nazionale. I risultati economici raggiunti nel 2018 sono condizionati in maniera determinante dalla marca. Al punto di valere più del 50% della crescita di tutta la marca commerciale in Italia, sempre più il punto di riferimento per un numero crescente di clienti.
Merito anche di politiche di comunicazione e fidelizzazione legate al claim “Bassi&Fissi“: 500 prodotti di 90 categorie di consumo a prezzi ribassati del 30%, che hanno generato un risparmio annuo medio per famiglia quantificabile in 1.645 euro.
La quota nel Largo Consumo Confezionato sale al 29,7% – contro il 20,2% del valore medio nei supermercati (Fonte: IRI) – e il fatturato supera i 3,5 miliardi di euro (300 milioni in più rispetto allo scorso anno), con una crescita a valore pari al 7%.
Le offerte promozionali sono calate nel corso dell’anno, anche se hanno mantenuto un’efficacia sensibilmente più alta rispetto ai competitor. Se ne sono avvantaggiati i clienti Conad che hanno risparmiato nel 2018 oltre 717 milioni di euro nel solo Largo Consumo Confezionato (fonte: IRI), a cui si aggiunge la convenienza dei distributori, delle parafarmacie e dell’ottico per ulteriori 40 milioni di euro.
All’appello, tra le maggiori category, sembra mancare soltanto il vino. Conad conferma infatti di non voler percorrere la strada intrapresa da Coop (linea vini Fior Fiore) e Iper, la grande i (linea “Grandi Vigne”, tra l’altro nell’occhio del ciclone per via della pesante riorganizzazione interna in corso in Finiper).
“A livello di marca – spiega il direttore Conad Francesco Avanzini – siamo già intervenuti nel settore, che per la sua identità seguiamo e seguiremo con la dovuta attenzione. Siamo sempre andati alla ricerca di rapporti con il mondo della produzione diretta e sviluppato etichette proprietarie, pur senza una politica di brand”.
“Secondo le nostre ricerche – precisa l’ad Francesco Pugliese – l’incidenza del brand dell’insegna sarebbe inferiore a quella brand della singola cantina. Nel vino, l’endorsement della catena è ancora troppo debole. Anche per questo, a parte rare eccezioni come il Lambrusco, non apponiamo il nostro marchio sulle bottiglie, pur potendo contare su una rete di aziende vitivinicole che producono per noi le maggiori Denominazioni, circa 80 su base vitigno”.
Clamorosi, in questo senso, i numeri del Prosecco prodotto per Conad dalla Marca Trevigiana. Sono 275 mila le bottiglie vendute annualmente. “Di quella stessa etichetta – evidenzia Pugliese – Coop Swiss acquista attraverso di noi 350 mila bottiglie. Ciò significa che la Marca Trevigiana produce oltre 600 mila bottiglie attraverso Conad”.
CONAD IN ITALIA I punti di vendita sono 3.225, settantasei in più rispetto a quelli del 2017: 26 Conad Ipermercato, 229 Conad Superstore, 1.096 Conad, 972 Conad City, 465 Margherita Conad, 20 Sapori&Dintorni, 240 discount a insegna Todis e 177 tra altre insegne, cash&carry e tradizionali.
I 394 milioni di euro di investimenti dell’anno in corso sono stati finalizzati per il 74% a nuove aperture e per il restante a ristrutturazioni. La produttività al metro quadrato è cresciuta a 6.510 euro dai 6.140 dello scorso anno, superiore ai 5.620 euro della media di mercato, con una superficie media di 648 mq (Fonte: GNLC, I semestre 2018).
Altri concept di vendita rendono disponibili servizi in linea con le nuove esigenze di consumo degli italiani, sempre più orientati al risparmio e ai tagli. Ai 39 distributori di carburanti Conad hanno fatto rifornimento 15,5 milioni di automobilisti.
Un valore di 430 milioni di euro, con una convenienza di 25 milioni di euro pari in media a 8,5 centesimi al litro rispetto alle medie mensili dei prezzi pubblicati dal ministero dello Sviluppo. Sonop 155 gli addetti occupati negli impianti.
Le 135 parafarmacie Conad registrano un fatturato di 82 milioni di euro: 5,7 milioni di clienti, grazie agli sconti sempre attivi dal 15 al 40%, hanno risparmiato 13 milioni di euro sull’acquisto di prodotti per la salute e il benessere della famiglia e degli animali da compagnia. Nelle parafarmacie sono occupati 420 farmacisti iscritti all’Albo.
Nei 15 concept Ottico Conad in attività lavorano 50 ottici specializzati. Il fatturato ha superato i 7 milioni di euro e 200 mila clienti hanno usufruito di sconti dal 20 al 50%, con un risparmio annuale di 2 milioni di euro.
A questi servizi si aggiungono i 26 PetStore Conad che non solo offrono un ampio assortimento di prodotti a prezzi convenienti – il fatturato è stato di 15 milioni di euro con oltre 7 mila prodotti in assortimento –, ma si fanno anche promotori di raccolte di alimenti per cani e gatti in difficoltà che nel 2018 hanno raggiunto le 25 tonnellate di cibo donate a canili e gattili per un valore di 125 mila euro.
Puglia Igt 2014 Mille Vigne di Michele Biancardi e1515353085389
Francesco Avanzini direttore generale Conad scaled
Letrari 1
Cantina Valpantena celebra i 60 anni con Brolo dei Giusti 1
Castel del Monte Doc 2014 Parco Marano di Giancarlo Ceci
Professione Eno Artigiano Stefano Milanesi e il suo Oltrepò pavese 3 1
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Igt del vino italiano che confusione sarà perché ti bevi amo 1024x570
Si scrive “Indicazione geografica tipica“, si legge “fate un po’ quello che ve pare”. A tuffarsi nel mondo delle “Igt” del vino italiano (oggi “Igp”) si scoprono più cose che sfogliando Men’s Health.
Quello che potrebbe essere lo scrigno delle “tipicità” enologiche regionali, sembra in realtà il quadro di tanti improvvisati Miró.
Non si spiega altrimenti la presenza di vitigni come il Refosco dal Peduncolo Rosso, allevato in Friuli (dove è pure “Doc”), in un paio di Igt del Centro e Sud Italia, tra cui quella della Valle d’Itria, in Puglia.
Per non parlare della Glera, divenuta ormai il vitigno non autoctono più coltivato in Sicilia, soprattutto nella zona di Palermo, dove è stata introdotta in Igt nel 2009. Che dire, poi, del Primitivo? Un altro vitigno che i comuni mortali accosterebbero alla Puglia.
E invece è presente in alcune Igt del centro Italia (in Basilicata, per esempio), così come il Nebbiolo e la Freisa. Per non allontanarsi idealmente dal Piemonte, ecco la Barbera: in Igt in Campania, Puglia e Calabria.
Non manca neppure il Lambrusco. Scordatevi l’Emilia e la Romagna, pensando che la coltivazione di questa varietà a bacca rossa è ammessa in regioni come la Puglia, nelle Igt Daunia e (ancora lei) Valle D’Itria. Per regolamento del Mipaaf, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
Che dire del Teroldego in Toscana? L’ammissione alla coltivazione l’ha voluta tanti anni fa un dirigente originario del Trentino, appassionato di quest’uva. E lo ritroviamo, infatti, anche nella Igt Costa Toscana, di recentissima costituzione.
PAESE CHE VAI… Stranezze, stravaganze, o colpi di genio che voler si dica, che non possono trovare una reale giustificazione nella tradizione ampelografica di alcuni areali.
Diciamoci, allora, che le Igt – fin troppo spesso – rischiano di sembrare riuscitissime trovate commerciali.
Tutto tranne che strumenti utili a veicolare la tipicità (e la varietà) del Made in Italy nel mondo, al di là del “lavoro” delle Denominazioni d’origine.
Un campo, quello delle Indicazioni geografiche del vino, che deve aver impegnato tante capocce. Lo si capisce dal numero. Sono ben 181, da Nord a Sud Italia. Veri e propri agglomerati di regolamentazioni e burocrazia, utili più ad occupare cassetti che a favorire la promozione “global” delle eccellenze “local” (ci si accontenterebbe anche del “national”).
Per citarne alcune delle più curiose, in ordine alfabetico: Igt Alto Livenza, Igt Benaco Bresciano, Igt Bettona, Igt Catalanesca del Monte Somma, Igt Colline del Genovesato, Igt del Vastese o Historium, Igt Epomeo.
E andiamo avanti: Igt Fontanarossa di Cerda, Igt Marmilla, Igt Pareolla, Igt Planargia, Igt Quistello, Igt Rotae, Igt Terre del Valeja, Igt Tharros, Igt Valdamato. L’elenco è lunghissimo. Cui prodest?
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Fabbrico (RE) – “La ricerca e l’innovazione non si possono fermare, perché rappresentano la chiave fondamentale per dare risposte alla sostenibilità, tema caro all’intero comparto vitivinicolo, intesa nella sua ampia accezione, economica, sociale e ambientale. In questa direzione il tema dei vigneti resistenti che stiamo affrontando oggi e il progetto portato avanti dall’Emilia Romagna rappresentano un’importante iniziativa per il futuro in termini economici e di sviluppo. La nuova PAC post 2020 sarà la giusta occasione per adeguare la normativa europea e favorire il trasferimento dell’innovazione dai centri di ricerca alle imprese, asset competitivo di primaria importanza per le nuove sfide del mercato”.
Con queste parole Paolo Castelletti, Segretario Generale di Unione Italiana Vini, ha espresso la posizione di UIV al convegno “Lambrusco: progetto ed esperienze per un vigneto sostenibile”, evento centrale, organizzato da “Il Corriere Vinicolo” e moderato dal Direttore Giulio Somma, della prima giornata di Enovitis in campo a Fabbrico (RE).
Focus è stato l’ambizioso progetto pilota “Vitigni resistenti in Emilia Romagna”, finanziato da imprese del settore, tra cui Cantine Riunite-Civ, in collaborazione con la Fondazione E. Mach, Vivai Cooperativi Rauscedo e Winepoint. A presentare i risultati del progetto avviato nel 2016 è stato Giovanni Nigro (Responsabile Filiera Vitivinicola e Olivo-Oleicola Centro Ricerche Produzioni Vegetali Soc. Coop.) che ha fatto il punto sullo stato di avanzamento e annunciato il nuovo sviluppo della ricerca sull’applicazione dei resistenti sui vitigni autoctoni.
“Qualsiasi imprenditore – ha commentato Corrado Casoli, Presidente di Cantine Riunite e Civ – deve porsi la questione dell’evoluzione nel campo della ricerca. La ricerca va fatta, perché essere contrari a priori significa non guardare al futuro. L’attenzione al cambiamento deve spingere a muoversi in una direzione che salvaguardi realmente il territorio e le sue caratteristiche. Per questo sosteniamo con orgoglio questo progetto. Attualmente il Lambrusco è il rosso più bevuto e venduto nel mondo, con 160 milioni di bottiglie prodotte. Per mantenere e accrescere il primato dobbiamo guardare al consumatore che è sempre più attento alla sostenibilità, non solo ambientale, ma anche economica e umana”.
Ad approfondire le nuove frontiere della ricerca è stato Marco Stefanini (Unità di Genetica e Miglioramento Genetico della vite – Fondazione Edmund Mach), che ha spiegato le tecniche utilizzate per rendere i vigneti resistenti, partendo da quelle tradizionali, come l’incrocio tra varietà diverse, fino alla cisgenesi e il genoma editing, che accorcia i tempi della sperimentazione e permette di ottenere vitigni resistenti, mantenendo inalterato il patrimonio genetico della pianta.
Le prospettive aperte sono state contestualizzate all’interno dell’impalcatura normativa di carattere nazionale e comunitaria, che potrebbe subire interessanti cambiamenti con la prossima riforma della Pac, affrontata da Michele Alessi del ministero delle Politiche Agricole.
“Attualmente gli ibridi si possono utilizzare solo per i vini comuni e per quelli a indicazione geografica – ha sottolineato Alessi – Ma nella proposta di revisione della PAC avanzata dalla Commissione Europea c’è un’importante apertura per consentire in futuro la produzione anche dei vini Doc con i vitigni resistenti. Una proposta che dobbiamo analizzare con grande attenzione. Il Ministero si impegnerà a sentire tutte le voci delle imprese, facendosi carico delle loro istanze per capire come il sistema Italia vuole agire”.
Il convegno, che ha registrato il tutto esaurito, è stato al centro di una giornata che ha fatto registrare, oltre 4.500 presenze.
“Anche quest’anno Enovitis in Campo – spiega Luciano Rizzi, Direttore Commerciale Area Agriexpo&Tecnology Veronafiere – si conferma un grande successo. Da cinque anni collaboriamo con UIV in questa manifestazione unica nel suo genere, che sa intercettare i cambiamenti e le nuove esigenze del mercato. Cambiamenti che gli espositori hanno saputo cavalcare, puntando su innovazione e tecnologia”.
E proprio innovazione e tecnologia hanno trovato espressione massima nella premiazione dei vincitori dell’Innovation Challenge “New Technology Enovitis in campo 2018”, che quest’anno è stato assegnato a: Rex 4-120 Gt di Landini, un trattore dalla larghezza ridotta e con caratteristiche tecnologicamente perfezionate per ottimizzare le lavorazioni nel vigneto; Fendt 200 Vfp Vario di Fendt-Agco Italia spa, un trattore di facile conduzione e, in più, grazie alla tecnologia Gps Rtk, la macchina può essere direzionata in automatico tra i filari, applicabile nella viticoltura di precisione; Ibisco di Gowan Italia srl, agrofarmaco per la protezione della vite dall’Oidio.
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SAN PROSPERO – Si sono tenuti lunedì 9 Aprile i funerali di Piergiorgio Cavicchioli. L’imprenditore aveva ereditato l’azienda di famiglia nel 1964 insieme ai fratelli, portandola ad un livello massimo di riconoscibilità nel giro di pochi anni, prima in Italia quindi nei mercati esteri.
“Mio padre ha dedicato tutta la sua vita al lavoro. È stata una persona lungimirante, cordiale, aperta, brillante un po’ come il suo e nostro lambrusco. Ha sempre dato grande valore alla convivialità e al legame con la nostra terra tra i 90 ettari di vigne in territorio di Sorbara e l’area produttiva e di imbottigliamento di San Prospero” ha raccontato il figlio Claudio alla Gazzetta di Modena.
L’imprenditore, morto alla soglia degli 85 anni riposerà nel cimitero di San Prospero, cittadina sede dell’imbottigliamento.
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Vino al supermercato crescono Doc e spumanti. Il bio non e piu una nicchia 3
Lambrusco, Chianti e Montepulciano d’Abruzzo sul podio dei vini più venduti nei supermercati italiani. E’ quanto emerge dalla ricerca elaborata per Vinitaly dall’istituto di ricerca IRI sui consumi di vino nella Grande distribuzione nel 2017.
Gli italiani hanno acquistato 648 milioni di litri nella Grande distribuzione, il canale di vendita principale del vino, per un valore che vede il traguardo dei 2 miliardi di euro (1 miliardo e 849 mila milioni di euro), dati inclusivi dei Discount.
Vini bianchi fermi, vini a denominazione d’origine, vini regionali, spumanti secchi. Questi i vini preferiti nel 2017. I rossi più richiesti provengono da Toscana, Emilia Romagna, Piemonte. I bianchi da Veneto, Trentino, Sicilia.
I NUMERI
Tra i vini i cui acquisti crescono a doppia cifra: Grillo (Sicilia), Primitivo (Puglia), Ortrugo (Emilia Romagna), Ribolla (Friuli Venezia Giulia), Valpolicella Ripasso (Veneto), Cortese (Piemonte), Passerina (Marche), Chianti Classico (Toscana), Cannonau (Sardegna), Pecorino (Abruzzo/Marche), Falanghina (Campania). Mentre i campioni assoluti rimangono Lambrusco, Chianti e Montepulciano d’Abruzzo.
Le bottiglie da 0,75 a denominazione d’origine crescono nel 2017 del 2% rispetto all’anno precedente con 280 milioni di litri venduti. Gli spumanti (e champagne) aumentano del 4,9% con 68 milioni di litri. Da notare anche la performance del rosato frizzante che cresce del 3,9%.
Prosegue il trend negativo dei “bottiglioni” (fino a 2 litri) che perdono un ulteriore 2,5%, mentre i brick registrano una flessione dello 0,6%. In crescita il formato “bag in box”, ancora di nicchia: +5,4%.
In forte crescita le vendite di vino e spumante biologico che superano i 4 milioni di litri venduti, confermando un percorso che ha ancora ampi margini di crescita.
“Se la quantità di vino acquistato nella Grande Distribuzione è stabile da anni – spiega Virgilio Romano, Business Insight Director di IRI, coordinatore della ricerca – i consumatori mostrano di apprezzare le novità, accogliendo favorevolmente le proposte delle cantine”.
“I vini a denominazione d’origine vendono 5,5 milioni di litri in più nel 2017 – continua Romano – così come crescono bollicine e vini bianchi, inoltre aumentano le tipologie regionali che si fanno apprezzare ogni anno per i tassi di crescita. I Vini emergenti si fanno apprezzare per posizionamenti di prezzo non bassi (oltre la metà superiore a 4 euro) e questo è un aspetto positivo perché dimostra la disponibilità del consumatore a premiare novità e valore“.
IL FENOMENO SPUMANTI “Il successo degli Spumanti ha spinto molte cantine a dedicarsi a questo prodotto – conclude Romano – ormai sulla via della destagionalizzazione nella versione Secco. Infine, i prezzi nel 2018 dovranno sostenere una sfida non banale a causa della vendemmia 2017 poco generosa ed al conseguente rialzo atteso”.
“La grande distribuzione organizzata si mantiene un canale di vendita molto importante per il mercato italiano – commenta Giovanni Mantovani, Direttore generale di Veronafiere – capace di far emergere nuovi vini e territori e di assecondare nel tempo la richiesta di prodotti di maggiore qualità anche per il consumo quotidiano”.
“Un’evoluzione che Vinitaly sta seguendo negli anni, diventando il luogo di analisi e confronto tra Gdo e settore enologico e soprattutto proponendo alle cantine espositrici incontri B2B con i buyer delle insegne della distribuzione organizzata. Con l’International Packaging Competition Vinitaly da oltre venti anni promuove la cultura del comunicare con efficacia attraverso l’etichetta e la confezione il valore del prodotto”.
L’appuntamento a Vinitaly è per il 16 aprile, alla tavola rotonda di approfondimento sulle vendite di vino nella Gdo, con focus quest’anno sul mercato del vino italiano nei supermercati Usa. Il 16 e 17 aprile in calendario gli incontri B2B del Gdo Buyers’ Club.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
sgarbi anteprima amarone mi sta sul cazzo bevo lambrusco 1
VERONA – Ride la platea. Ride l’intervistatore. Ridono le autorità, in prima fila. Tutto bene, insomma. Bene. Ma non benissimo. “L’Amarone mi sta sul cazzo. Io bevo Lambrusco” è l’ultima sparata di Vittorio Sgarbi.
Una boutade – in verità poi corretta, anzi argomentata – che fa discutere. Soprattutto perché proferita in occasione della giornata inaugurale di Anteprima Amarone 2014, sabato 3 febbraio al palazzo della Gran Guardia di Verona.
Qualche mugugno in sala, mentre l’istrionico critico proseguiva nel suo intervento attaccando anche gli organizzatori di alcune mostre, a cui è stato invitato come ospite d’onore.
“Io sono poco adatto a questa riunione – ha spiegato Sgarbi – perché sono un sostenitore totale, fanatico, universale, europeista del Lambrusco. A me l’Amarone sta sul cazzo. Io non capisco perché agli eventi sul Lambrusco non mi invitano mai: un vino che sembra la Coca Cola, che spumeggia, un vino inutile”.
L’ELOGIO AL LAMBRUSCO. O QUASI
“Il Lambrusco – ha aggiunto Vittorio Sgarbi – è la variante volgare dell’Amarone. Quando pensate che la bevanda più bevuta al mondo è la spremuta di merda che si chiama ‘Coca Cola’, vuol dire che il mondo è pieno di malati mentali. Non puoi chiedere Coca Cola quando c’è l’Amarone. E non dico Lambrusco…”.
La platea sembra gradire. Sgarbi non nota che, nella sala gremita, qualcuno inizia a storcere il naso. E allora rincara la dose.
“Negli ultimi 10 anni mi chiamano a parlare sempre di ‘arte e vino’. Io farei volentieri a meno, ma è come se il vino avesse necessità di essere riportato nell’ambito suo, trovando una radice artistica che prima nessuno cercava”.
“Il contadino non pensa a questo – ha proseguito il critico – ma qui è stata fatta addirittura una mostra con la mia amica dell’Amarone, la Allegrini, che ha avuto minor successo di quanto si poteva attendere”.
“Dopo i primi giorni c’è stato un calo di visitatori, perché la mostra non si chiamava, com’era giusto, ‘Da Tiziano a Picasso’, ma ‘Arte e vino’. Uno pensava che si facesse l’esposizione di bottiglie, con delle fotografie. Un titolo del cazzo, come fanno spesso i curatori di mostre. Chi va a Vinitaly beve e va via per i cazzi suoi. Se ne sbatte i coglioni di arte e vino. Bisogna mantenere gli ambiti”.
Esatto, gli ambiti. Qualcuno allora spieghi a Sgarbi che i “campi di Amarone” non esistono. Mica è Lambrusco.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Enovitis in campo 2018 tappa in Emilia Romagna Fiera Verona
VERONA –L’appuntamento è per il21 e il 22 giugno 2018 in Emilia Romagna, a Fabbrico (RE) presso la Società Agricola Il Naviglio dei F.lli Fantini. Ma “la grande affluenza ai convegni organizzati a Enovitis in Fiera è espressione di un forte interesse per la prossima edizione in Emilia Romagna di Enovitis in Campo, alla quale si sono già iscritti molti tra i massimi espositori del settore proprio in questi giorni a Verona”.
Con queste parole Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini, commenta il successo di Enovitis in Fiera, progetto nato dalla collaborazione diUnione Italiana Vini con Fieragricola tenutosi durante la 113ª edizione della rassegna internazionale dedicata all’agricoltura a Fiera di Verona, che anticipa la prossima edizione di Enovitis in campo in Emilia Romagna.
“Ciò dimostra molta voglia da parte degli operatori di mettersi alla prova in un vigneto così all’avanguardia come quello emiliano, dove alta specializzazione e tecnologia sono diventati fattori fondamentali che hanno contribuito alla crescita del Lambrusco in tutto il mondo”.
“Siamo quindi molto soddisfatti per la strada intrapresa e che Enovitis in Campo cresca ogni anno di più – conclude Castelletti – attraendo il comparto con una proposta di novità concreta. Sarà un’edizione imperdibile, che già si preannuncia da record”.
I DETTAGLI Nell’area espositiva di Enovitis in Fiera i convegnie gli workshop sulle tematiche più calde del settore vitivinicolo hanno registrato il tutto esaurito.
Oltre 200 presenze per la giornata inaugurale di giovedì 1 febbraio, con grande partecipazione al convegno “I cambiamenti climatici e la difesa del vigneto”, tema di grande attualità, durante il quale è stato affrontato e approfondito per la prima volta questo aspetto fondamentale per il settore.
Plauso anche per “Sostenibilità in cifre. Il progetto SOS.t”, dove è stata presentata la prima certificazione multi-aziendale relativa al progetto di alcune imprese della Maremma (Castello d’Albola, Cantina di Pitigliano, Cantina I Vini di Maremma, Podere San Cristoforo e Tenuta Rocca di Montemassi) che hanno promosso soluzioni atte a migliorare la sostenibilità della filiera vitivinicola.
Ieri, 2 febbraio, è stata invece la volta del seminario “Dal campo al calice di vino: digitale + sostenibilità per lo sviluppo della produzione viticola”, occasione per tracciare una fotografia su quali siano gli strumenti digitali a disposizione del viticoltore per una produzione sostenibile in vigneto.
Il convegno nasce all’interno di Tergeo, progetto promosso da Unione Italiana Vini per la raccolta, la qualificazione e la divulgazione di soluzioni innovative per migliorare la sostenibilità dell’impresa vitivinicola e dell’intera filiera.
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E’ la “fiera” nel cuore di tanti amanti della viticoltura “autentica”, “naturale”. Siamo a Fornovo di Taro, in provincia di Parma, per “Vini di vignaioli – vins des vignerons”. Una rassegna giunta ormai alla sedicesima edizione.
La fiera dei vignaioli artigiani si tiene sempre nello stesso tendone. La differenza è che, negli anni, è sempre più affollato. Di appassionati, sì. Ma anche di produttori. Sempre più “vignaioli” e sempre meno “imprenditori del vino”. Perché a Fornovo, il vino è inteso come risorsa alimentare corroborante e salutare, come è stata riconosciuta nei secoli. E non come bevanda che può essere alterata e corretta correggendo i costituenti.
La giornata di lunedì 6 novembre è uggiosa. Piove, come capita spesso nel periodo di inizio novembre. Il tendone posizionato all’inizio del paese, sulle sponde del Taro, è fatiscente. In alcuni angoli piove dentro. Ma lo spazio, quest’anno, è meglio distribuito e l’organizzazione ha apportato qualche modifica che rende la disposizione dei vignaioli più confortevole per i visitatori: 163 produttori, di cui 9 stranieri. Questi i nostri migliori assaggi. O, meglio, i più interessanti.
Manzoni bianco Fontanasanta 2016. macerazione di 5/7 giorni, poi affinamento in legno di acacia per 12 mesi. Colore giallo paglierino intenso, naso esplosivo di fiori e frutta bianca, con inserti di note tropicali. Al palato rimane concorde: bel glicine e continua frutta a polpa bianca e gialla, un discreto sale e un legno ancora da amalgamare.
Pinot grigio Fuoripista 2016. Macerazione in anfora per 8 mesi, poi un rapido passaggio in vasca solo per la decantazione. Vino dal colore rosa tenue tendente al chiaretto, sorprendentemente limpido e trasparente. Al naso fragoline e spezie in un mix quasi orientale. La bocca è complessa e lunga, fresca e avvolgente. Un leggero tannino accarezza le mucose e chiude il sorso lasciando la bocca immediatamente pulita. Dalla prima annata, la 2014 – tra l’altro non proprio facile, bisogna riconoscerlo – ad oggi, l’evoluzione di Elisabetta Foradori è convincente.
Perciso 2016. Elisabetta, insieme ad altre 10 aziende (Castel Noarna, Cesconi, Dalzocchio, Eugenio Rosi, Maso Furli, Mulino dei lessi, Gino Pedrotti, Poli Francesco, vignaiolo Fanti e Vilar) ha formato un consorzio, “I dolomitici”, con l’intento di valorizzare l’originalità e la diversità dell’agricoltura trentina. Nell’ambito di questo progetto nasce il “Perciso”, vino dedicato a Ciso, contadino locale che ha consegnato nelle mani di questi 11 amici una vigna di Lambrusco a foglia frastagliata a piede franco, i cui 727 ceppi sono stati piantati ad inizio 1900.
Vino ottenuto da lunga macerazione e affinamento per 10 mesi in legno grande. Un vigneto storico, un’uva rara, espressione di quella tipicità trentina che il Consorzio punta a valorizzare. Con successo. Vino dal colore rosso porpora carico , limpido. Naso di frutta rossa di sottobosco, non ha mezze misure e in bocca è dritto, schietto, con una discreta acidità e freschezza e una buona persistenza. Si fa bere facile, non è per niente segnato dal legno. Molto interessante. Considernado gli esemplari in commercio (2500) una vera e propria chicca.
Agr. Radikon , Gorizia (GO), Friuli Venezia Giulia
Ribolla 2010. Sasa Radikon qui non sbaglia mai. La vinificazione dei bianchi di casa Radikon è la stessa per tutte le uve: 4 mesi di macerazione, più 4 anni di affinamento in botte, più 2 anni di bottiglia. L’orange wine per definizione dopo quelli di Josko Gravner. Il colore è un giallo carico, dorato. Profumi di spezie, fiori appassiti, frutti canditi, miele, albicocca matura, rabarbaro e un accenno di zafferano. La compessità olfattiva accontenterebbe di per sè già il più scettico dei degustatori. Ma in bocca si completa. Di sottofondo il retro olfattivo aromatico. E in prima linea un tira e molla tra acidità, freschezza e tannino. Con chiusura sapida e minerale. Una meraviglia. Stop.
Agr. Ausonia , Atri (TE), Abruzzo
Qui ci imbattiamo in una mini verticale di Cerasuolo, annate 2016 , 2015 e 2014. Il Cerasuolo di Simone e Francesca, due giovani mantovani con la passione per l’agricoltura e per il vino, è una storia meravigliosa.
Simone lascia la farmacia e Mantova e insieme alla compagna si trasferisce in Abruzzo, dove dal 2008 inizia l’avventura. Siamo ad Atri, nell’entroterra teramano, a 270 metri sul livello del mare. Dodici ettari piantati a Trebbiano, Montepulciano e Pecorino.
Il Cerasuolo effettua una macerazione velocissima, di poche ore, massimo 10 (la 2014, “annata scarica”, ha fatto una notte intera in macerazione, ci racconta Simone) per poi passare senza bucce per la fermentazione in acciaio, dove completa anche la malolattica.
L’annata che convince di più è la 2015: meglio delle altre esprime le caratteristiche splendide di questo vino. Il colore rosato, quasi lampone (un rosa “Big Babol” ). Naso di piccoli fruttini rossi, lampone appunto, ma anche ribes, fragoline e sfumature di violetta. Bocca sapida, fresca e minerale. Uno di quei vini da scolarsi senza ritegno, in estate, a bordo piscina. O in spiaggia.
Az- Agr. Franco Terpin, San Fiorano al Collio (GO), Friuli Venezia Giulia
Qui, dal buon Franco Terpin, ci accoglie la moglie. Già è di poche parole lui. Lei? Gli fa un baffo. Versa, versa e versa. Ma non fatele troppe domande. Assaggiamo Sauvignon 2011 e Pinot grigio 2012, senza rimanere a bocca aperta come invece ci era capitati a VinNatur per il Sauvignon 2010. Il colpo arriva quando meno te lo aspetti. Mentre stai andando via, un po’ deluso, vedi spuntare una magnum con etichetta tutta nera e orange, con un disegno stile “gta”. Lì si fermano tutti.
Compresi quelli di spalle, pronti ad abbandonavano il banchetto. I malfidenti. Si sente sollevarsi un “Oooh, mmmh, wow”, dai pochi rimasti lì davanti. Il gioco è fatto appena metti il naso nel bicchiere. Parolaccia. Clamoroso. Ci dicono Malvasia, ma da un’attenta ricerca il Bianco Igt delle Venezie “il legal” esce senza specifiche di vitigno. Anzi, una specifica c’è. E’ il bianco fatto da uve “non so”:a base Malvasia, sicuramente. Ma con altri uvaggi che non ci è dato sapere.
Il naso è di quelli ipnotici, magnetici, non riesci a staccarlo dal bicchiere. Uno di quei vini che ti accontenti anche solo di annusare, non importa la bocca, talmente è appagante l’olfazione. Non serve altro. Proviamo a dare qualche descrittore. Non sappiamo nulla della vinificazione, dell’affinamento. Il naso inizia sull’uva sultanina, poi frutta bianca matura, pesca, albicocca secca.
Ma anche miele e note di caramello. In bocca, a dir la verità, ha convito meno tutta la platea, peccato. Bella acidità e mineralità, ma chiude forse troppo corto per l’aspettativa che aveva creato nel pubblico estasiato. E’ giovane e “si farà”. I presupposti ci sono tutti. Comunque il naso più roboante dell’intera giornata.
Agr. Eno-Trio, Randazzo (Ct), Sicilia
Giovane cantina, nata nel 2013. Fino a qualche hanno fa conferiva le uve ad altri produttori. Siamo in contrada Calderara, una delle più vocate del versante nord dell’Etna. Si coltiva Nerello mascalese, Pinot nero, Carricante e Traminer aromatico, Grenache e Minnella nera. Un bel mix. Il Traminer prende vita a 1100 metri sul livello del mare, i rossi più in basso. Le vigne di Nerello sono tutte pre filossera a piede franco, con più di cento anni di vita. Ottima tutta la gamma.
Il Pinot nero 2015, viti di quasi 40 anni, macerazione per 6-8 giorni, dopo la fermentazione e la svinatura passa in acciaio per completare la malolattica. Affina in barrique e tonneau per 16 mesi. Colore porpora con unghia violacea, naso bellissimo di marasca e frutti rossi. In bocca è fresco, non si sente per niente il legno, bella acidità, chiusura morbida, avvolgente. Chi dice che l’Etna è la nostra Borgogna non sbaglia, davanti a vini come questo. Un vino incantevole.
Il botto arriva però col Nerello mascalese 2014, 18 mesi di barrique e tonneau. Rubino fitto, naso commovente, frutto dolce e spezia. Ciliegia matura, prugna, mora, china su tutti, ma anche pepe e balsamico. Sorso appagante, fresco, tannino morbido, levigato, bel corpo sostenuto nel centro bocca e un finale persistente. Grande vino.
Az. Agr Stefano Amerighi, Poggio bello di Farneta – Cortona (AR), Toscana
Stefano Amerighi, l’uomo che ci regala il Syrah più buono dello stivale, non lo scopriamo certo adesso e soprattutto non grazie a chi lo ha premiato quest’anno come “vignaiolo dell’anno”. Amerighi è da tempo una garanzia. Lui e il suo Syrah.
Apice 2013. La selezione è un mostro che potrebbe tenere testa a qualche rodano importante. Complesso, spezia, fumé, frutta, non ti stancheresti mai di berlo. In bocca è talmente equilibrato e armonico che non finisce mai di farti scoprire piccole sfaccettature. Lunghissimo.
Az . Agr. La Stoppa , Rivergaro (PC) , Emilia Romagna
La realtà di Elena Pantaleoni è ormai conosciuta oltre i confini nazionali, specie per gli ottimi vini rossi a base soprattutto Barbera e Bonarda e per il noto Ageno, vino a lunga macerazione da un uvaggio di Trebbiano, Ortrugo e Malvasia di Candia.
Noi però siamo qui per uno dei vini più incredibili della fiera e dello stivale in toto: il Buca delle canne. Il vino prende il nome da una conca, appunto la “buca delle canne”, dove Elena ha piantato Semillon, tanto per intenderci l’uva principe da cui si ricava il Sautern.
Qui, a causa proprio della conformazione geografica e pedoclimatica, in alcuni anni le uve vengono colpite dalla muffa nobile, la Botrytis cinerea. Pigiatura solo degli acini colpiti dalla muffa, con torchio verticale idraulico, 10 mesi di barrique di rovere francese e almeno 2 anni di bottiglia per una produzione annua di soli 500 esemplari in bottiglia da 0,50 litri.
Giallo dorato con riflessi ambrati, il naso è ciclopico così come la bocca, tutta la gamma della frutta passita in una sola olfazione. Fichi secchi, canditi, agrumi, scorza d’arancia e poi zafferano, curcuma, mallo di noce. Esplosivo. In bocca sontuoso, ma di una freschezza imbarazzante, potente e armonico. Uno dei migliori vini dolci prodotti in italia, senza se e senza ma.
Agr. Cinque Campi, Quattro Castella (RE) Emilia Romagna
Questa forse una delle sorprese più belle incontrate. La soffiata arriva girando tra la fiera: “Assaggiate la Spergola, ragazzi!”. Questa cantina del reggiano a conduzione famigliare coltiva autoctoni come il Malbo gentile , la Spergola, il Lambrusco Grasparossa e in più qualche uvaggio internazionale come Sauvignon, Carmenere e Moscato.
Puntiamo alla soffiata e ci viene servito il Particella 128 Pas dose 2016, metodo classico di Spergola 100%, macerazione sulle bucce per 3 giorni, 6 mesi in acciaio e poi presa di spuma con 8 mesi di sosta sui lieviti. Una bolla allegra, spensierata, gradevole al palato. Con una nota fruttata gialla e citrica invitante la beva e un bouquet di fiori di campo ben in evidenza. Bella acidità e bevibilità.
Il secondo convincente assaggio è L’artiglio 2014, Spergola 90% e Moscato 10%. Altro metodo classico non dosato. Qui siamo sui 36 mesi sui lieviti ed è stato sboccato giusto, giusto per la fiera. La piccola percentuale di Moscato ne fa risaltare il naso e in bocca ananas, frutta bianca, pompelmo rosa ed erbe aromatiche. Una bellissima “bolla”. “Cinque campi”, nome da tenere a mente.
Lui lo puntavamo. Trebbiano modenese degustato al ristorante, volevamo vederlo in faccia. Uomo schivo, di poche parole, quasi infastidito al banchetto. Si direbbe un garagista del Lambrusco.
Tarbianein 2016. Trebbiano di Spagna, non ci dice altro sulla vinificazione. Sappaimo solo che sono tutti rifermentati in bottiglia. Il colore è un giallo paglierino torbido, il naso è dolce, richiama quasi lo zucchero filato e il candito da panettone. Poi agrume e fiori. E’ un naso straordinario. In bocca una bollicina morbida, il sorso è corposo e fresco. Bel finale ammandorlato e sapido.
Lambruscaun 2014. Lambrusco Grasparossa, capito bene, 2014. Un Lambrusco. Colore porpora carico, dai sentori di frutta matura, prugna, fragola, in bocca morbido, dal tannino composto e dalla bevibilità infinita. La freschezza e l’acidità sono ottimamente armonizzate dal tannino vellutato. Chiude la bocca lasciandola perfettamente pulita. Un grandissimo Lambrusco.
Agr. Praesidium, Prezza (AQ), Abruzzo
Entroterra abruzzese. Siamo ai piedi della Majella e del Gran Sasso, a 400 metri sul livello del mare. Qui, dopo una veloce macerazione sulle bucce del Montepulciano, nasce lo splendido Cerasuolo d’Abruzzo di Praesidium. Nell’annata in degustazione esce come Rosato Terre Aquilane 2015. Una caramellina, un confetto.
Colore rosato carico, sembra di avere nel bicchiere un rosso a tutti gli effetti. Limpido e trasparente. Il naso è un’esplosione di frutti rossi, fragolina di bosco, lampone, melograno, rosa e note di spezie e minerali. Il sorso è appagante, richiama tutto quello che l’olfazione ti trasmette. Ottima acidità e freschezza. La forte escursione termica della vigna rende questo vino di una acidità ben integrata al fine tannino derivante dal Montepulciano. Da riempirsi la cantina.
Occhipinti Andrea , Gradoli (VT) , Lazio
Siamo sulle sponde del lago di Bolsena, a 450 metri sul livello del mare. Terroir caratterizzato da terreno di lapillo vulcanico.
Alea viva 2015.Da uve Aleatico 100%, vinificato in secco. Una settimana di macerazione sulle bucce e fermentazione in cemento, poi passaggio in acciaio fino all’imbottigliamento. Color porpora, naso di rosa e viola, gelso e ciliegia. Bocca fresca e appagante. Pulito. Vino dell’estate.
Rosso arcaico 2016. Grechetto 50%, Aleatico 50%. Macerazione di un mese sulle bucce, fermentazione in anfore di terracotta, dove il vino poi affina per almeno 6 mesi. Rubino, naso di rabarbaro, albicocca e spezia con finali note di erbe officinali. In bocca morbido e fresco.
Agr Francesco Guccione, San Cipirello (PA), Sicilia
Territorio di Monreale, 500 metri sul livello del mare. Voliamo nella Valle del Belice, in contrada Cerasa a San Cipirello, provincia di Palermo.
“C” Catarratto 2015. Qualche giorno di macerazione, il giusto, poi solo acciaio. Nel calice è color oro, naso balsamico, di the, agrume. Un richiamo di idrocarburo e tanto iodio. In bocca salinità e freschezza e il retro olfattivo che torna sulla frutta. Grande acidità e spinta. Un prodotto notevole.
“T” Trebbiano 2015. Anche qui qualche giorno di macerazione, poi viene affinato in legno piccolo usato e acciaio. Color oro e un naso che non stanca mai. Camomilla, fiori di campo, fieno, frutta gialla e agrume. Poi ginestra. La bocca è piena, rotonda e morbida . Persistenza infinita. Ricorda tanto, ma proprio tanto, certi trebbiani storici per il nostro paese.
Medico per vocazione e sommelier per passione. Mi sono poi riscoperto medico per passione e sommelier per vocazione. Sostieni il nostro progetto editoriale con una donazione a questo link.
Sufficienza abbondante solo per tre dei 24 vini della linea “Integralmente prodotto” di Eurospin. Questo il responso della degustazione effettuata ieri dalla nostra redazione. In batteria, tutti i vini sponsorizzati per il secondo anno consecutivo dall’ex campione del mondo dei sommelier, Luca Gardini.
Un carrello della spesa pieno di delusioni, anche a fronte di una spesa complessiva di appena 60 euro. Ma allora chi ha bisogno di chi? Gardini di Eurospin? O Eurospin di Gardini? Senza dubbio la seconda delle ipotesi. “Integralmente prodotto” risulta una linea debole alla prova del calice. Il marketing creato ad hoc nei punti vendita e sui social network, attorno alla figura del noto sommelier, solleva (anche se di poco) l’asticella.
A caccia della campionatura necessaria alla degustazione, ci siamo imbattuti peraltro in annate diverse della stessa tipologia di vino. Segno che l’operazione Eurospin-Gardini è utile anche come “svuota magazzino”. Caso esemplare quello del Merlot Doc Friuli Grave “Il Greto” – prodotto dalla Viticoltori Friulani La Delizia Sca di Casarsa – presente a scaffale con diversi cartoni della vendemmia 2013, oltre alla 2014.
La scarsa riconoscibilità della maggior parte dei vitigni inseriti nella linea “Integralmente prodotto”, inoltre, non fa bene al consumatore. Neppure a quello sprovvisto di palato critico: quello a cui immaginiamo si rivolga Eurospin. Il quadro è quello di un pericoloso appiattimento della qualità media espressa sullo scaffale vini dell’insegna.
Eppure non mancano i nomi noti neppure tra i produttori ai quali si è rivolta la catena Gdo per questa sorta di Private label mascherata. Oltre alla già citata “Delizia La Casarsa,” troviamo la cooperativa pugliese Due Palme per Negroamaro e Primitivo, la Cooperativa di Sant’Antioco per il Carignano del Sulcis, Cantina Valpolicella Negrar per il Bardolino e l’onnipresente Cantina di Soave per il Soave. Tutte etichette bocciate.
Escono meglio la siciliana Cantine Settesoli con il Grillo, e la lombarda Cantina di Casteggio (Terre d’Oltrepò), in Oltrepò pavese, con lo spumante Metodo Classico di Pinot Nero Docg. Prodotti che si aggiudicano una stiracchiata sufficienza gusto-olfattiva, visto anche il rapporto qualità prezzo.
Di seguito le nostre note di degustazione dell’intera linea di vini “Integralmente prodotti”, con relativa valutazione in “cestelli della spesa”, anticipate dalla descrizione dell’ufficio marketing-pubblicità di Eurospin.
LA DEGUSTAZIONE
Müller Thurgau Vigneti delle Dolomiti Igt 2016 “Poderi di Enrico II”
Giallo paglierino scarico con riflessi verdognoli. Il green feeling del colore rimane anche al naso, in cui alla frutta bianca si accompagna una nota leggermente muschiata. Bocca agile, dinamica, agrumata non troppo impegnativa, ma neppure troppo complicata.
(2 / 5) Giallo paglierino scarico, riflessi verdolini. Naso di frutta a polpa bianca matura, litchi, ananas, papaya matura. Ingresso morbido, frutto maturo, che vira su sensazioni talco e mentuccia. Corto di persistenza, chiude leggermente amarognolo.
Soave Doc 2016 “La Pieve”
Agrumi e frutta bianca al naso. In fase di assaggio il refrain non cambia, almeno nella parte iniziale e centrale del sorso. Il finale invece è caratterizzato da toni sapidi che donano al sorso una discreta persistenza post assaggio.
(2 / 5) Giallo paglierino scarico, un po’ velato. Naso morbido, pesca gialla matura. Alla corretta temperatura viene fuori il minerale, qualche nota vegetale, un filo leggero di pepe bianco e buccia di pompelmo. Ingesso morbido al palato, sulla frutta a polpa bianca. Svolta prima acido-agrumata, poi sapida. Persistenza tutta sul sale, comunque corta. Un vino duro.
Verduzzo Veneto Igt frizzante 2016 Meolo
Profumi di frutta bianca e una leggera nota che ricorda la salvia. In bocca le sensazioni paiono decisamente più agrumate. A non cambiare invece è la nota piacevolmente balsamica che si avvertiva anche al naso. Molto versatile in fase di abbinamento.
(2,5 / 5) Bianco carta. Pera kaiser al naso, pesca bianca. Corrispondente in bocca. Grande morbidezza al palato, dovuta a un residuo zuccherino piuttosto evidente.
Pinot Grigio Vigneti delle Dolomiti Igt 2016 “Poderi di Enrico II”
Al naso parte delicato con profumi fruttati, in particolare su quelle tonalità che fanno ricordare la frutta a polpa bianca. Il sorso si muove sulle stesse coordinate del naso, aggiungendo tuttavia sensazioni agrumate e lievemente balsamiche.
(3,5 / 5) Colore giallo paglierino. Naso di banana, non molto intenso, in un contorno leggero di talco e mineralità salina. Qualche richiamo ai profumi terrosi del bosco, dopo la pioggia. Morbido in ingresso, al palato. Fresco, poi sapido. Più che sufficiente la persistenza. Una delle etichette che convincono nella linea di vini “Integralmente prodotti” di Eurospin.
Pignoletto Reno Doc Vino frizzante 2016 “Corte del Borgo”
Paglierino con riflessi verdolini. I profumi ricordano i fiori bianchi e gli agrumi. In bocca ritorna l’agrume, asciutto e non troppo aspro, in questa fase alternato a un certo green feeling che non sa di acerbo ma di aromatico.
(1,5 / 5) Paglierino. Naso di mela gialla matura e uva spina. In bocca disarmonico, a dir poco: lotta continua tra la parte morbida, zuccherina, e la parte salata. Squilibrato.
Falanghina del Sannio Dop 2016 La Guardiense
Profumi freschi di grande pulizia. Ci sono gli agrumi, la frutta bianca, oltre a quelle delicate sensazioni balsamiche e quasi mentolate che in bocca donano, specie sul finale del sorso, una bella verve e una rinfrescante bevibilità.
(3 / 5) Giallo paglierino, riflessi dorati. Naso che ha bisogno della corretta temperatura per esprimersi. Agrumi, talco. In bocca la classica tensione acida della Falanghina giovane. Non molto elegante, ma sufficientemente persistente.
Vermentino di Gallura Docg 2016 “Costa Dorada”
Ti porta ai tropici con i profumi fruttati, tanto mango, per poi farti atterrare, questa volta durante l’assaggio, in un clima più mediterraneo. Il sorso rimane centrato sulla sfera fruttata con agrumi dolci e qualche lampo di macchia mediterranea.
(3 / 5) Calice giallo paglierino. Ananas, miele, un minimo di mineralità al naso. Poco intenso, nel complesso, al naso. Bocca corrispondente, con richiami esotici di papaya e ananas e chiusura amarognola tipica. Voto sufficiente ma stiracchiato.
Grillo Terre Siciliane Igt 2016 “Isola del sole”
Colore giallo paglierino. Attacca, al naso, facendo ricordare gli agrumi mescolati con toni lievemente tropicali, mai troppo dolci. La bocca è una fedele trasposizione del naso a base di agrumi e frutta gialla matura. La sapidità qui ha contorni quasi iodati.
(3,5 / 5) Giallo paglierino. Naso giocato tra iodio, macchia mediterranea, agrume maturo (bergamotto), foglia di pomodoro e the nero. Bocca acida, pulita, sapida, corrispondente sugli agrumi. Sufficientemente persistente. Un Il secondo vino della linea “Integralmente prodotto” Eurospin che si discosta dalla media.
Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot nero Docg Spumante Brut “
Il frutto, nota dominante al naso, ricorda in particolar modo il lampone e la mela. La bocca ritorna sulla sensazione di mela, anche se in questa fase le affianca una nota di susina gialla, completata dalle classiche note di lievito. Sottofondo agrumato.
(3 / 5) Giallo paglierino. Perlage mediamente fine, persistente. Al naso crosta di pane caratteristica dei lieviti, agrumi, frutta a polpa bianca (pesca, mela) e uva spina. Una punta di balsamico. Un naso che perde eleganza nella permanenza nel calice. In bocca bollicina un po’ aggressiva in ingresso, ma pronta a distendersi nel sorso. Palato dominato dagli agrumi. Chiude, sempre “duro”, sull’arancia e sul lime. Retrolfattivo sul pompelmo. Un prodotto che non sfodera certo l’eleganza dei Pinot Nero oltrepadani, ma che neppure sfigurerebbe su una tavola poco pretenziosa.
Prosecco Doc Vino frizzante
Il tris di fiori bianchi, frutta a polpa bianca e note di lievito determinano il bouquet di profumi. In bocca le sensazioni aumentano non tanto di numero, quanto in definizione e realismo. Buone doti di beva.
Non valutato: stock assente
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Doc 2016 Ccm Montecarotto
Mela verde e agrumi fanno capolino al naso. In bocca ritorna la parte fruttata con sentori esotici portati in dote da sensazioni dolci-acide di ananas fresco. Finale sapido come vuole il vitigno.
(3,5 / 5) Giallo paglierino, riflessi dorati. Bel naso, caratteristico, minerale, erbaceo. In bocca conferma la mineralità, salina. Chiude fresco, acido, e sapido. Terzo vino convincente della linea “Integralmente prodotto” Eurospin.
Orvieto Doc 2016 “Loggia delle Poste”
Leggera nota floreale di fiori bianchi, seguita da più evidenti note fruttate, soprattutto agrumate. Dopo l’identikit dei profumi, il sorso mette in luce una bocca piuttosto snella e tesa, tutta bergamotto, lime e sale.
(3 / 5) Paglierino. Naso di erba giovane, appena tagliata. Un filo di mineralità leggera. Buccia di pompelmo. Bocca tutta sapida e di limone. Un vino che forse troverà nei prossimi mesi un definitivo equilibrio.
Cerasuolo d’Abruzzo Dop Co.ci Ortona
Colore rosa antico. La rosa, in questo caso il fiore, è la prima sensazione che si avverte al naso, insieme a quella parte fruttata che rimanda al frutto rosso. In bocca proprio la ciliegia fresca diventa protagonista, garantendo freschezza e bevibilità.
Non giudicabile: bottiglia difettata (acido acetico)
Barbera d’Asti Superiore Docg 2015 Cantina Sociale di Castel Boglione
La frutta rossa mescolata a tonalità speziate caratterizza il naso. La bocca riparte dalle sensazioni olfattive, anche se il frutto, acido e succoso, domina la prima parte del sorso, mentre la spezia, cannella e pepe rosa, caratterizza il finale.
(2,5 / 5) Rosso rubino impenetrabile, denso. Naso da sondare con la torcia. Sentori poco fini di frutta rossa, tra cui spicca il ribes. Qualche richiamo animale e di straccio bagnato. Al palato note sapide in disarmonia con il quadro fruttato.
Merlot Friuli Doc “Il Greto” La Delizia di Casarsa
Naso quasi vellutato con frutto scuro e qualche nota balsamica per nulla pungente. In bocca ha una bella trama fruttata, supportata da un corpo mai eccessivo. Nel finale si avverte una piacevole nota amarotica, oltre a un tannino di natura sapida.
– (2,5 / 5) 2014: Rosso rubino poco trasparente. Naso tipico: vegetale, frutto rosso, nota dolce tra la confettura e il miele, disturbata da una percezione di smalto. In bocca corrispondente.
– (3 / 5) 2013: Rosso rubino denso, quasi impenetrabile. Naso di liquirizia, evoluto, erbaceo. Fumè. In bocca manca un po’ di corpo, ma sapidità e frutto sempre presenti. Bottiglia giunta però al culmine della curva evolutiva, senza emozionare.
Chianti Riserva Docg 2014 Loggia delle Poste
Il frutto rosso che mette in evidenza il naso è in prevalenza fresco, anche se non manca qualche tono di confettura di amarena. In bocca è succoso, snello, dotato di una speziatura che ricorda il pepe rosa e il chiodo di garofano. Tannino dolce.
(3 / 5) Rosso rubino impenetrabile. Altro vino dal naso piuttosto debole. Frutto rosso, macchia mediterranea, talco. Al palato appare corrispondente, ma non è un Chianti da ricordare.
Bardolino Doc 2016 Gran Signoria
Intensi profumi di frutti rossi. In bocca è asciutto e molto realistico, specie su quelle sensazioni, avvertibili fino a metà bocca, che ricordano la ciliegia e l’amarena. Finale delicatamente speziato. Grande facilità di abbinamento.
(2 / 5) Entry level a dir poco. Naso e bocca piatti, su tinte di ciliegia e amarena. Persistenza sconosciuta. Vino da tavola senza minime pretese.
Lambrusco Grasparossa Doc Frizzante 2016 Amabile Corte del Borgo
Bello il colore viola che riprende, cromaticamente, alcune tra le sensazioni (viola e mora) che più fanno capolino sia al naso sia in bocca. Se poi all’assaggio ci aggiungi anche la morbidezza un po’ zuccherosa della confettura di ciliegia, ecco che l’identikit di questo vino può dirsi completo.
(1,5 / 5) Rosso impenetrabile. Naso di mela matura, rossa. Bocca corrispondente. Al limite della bevibilità, se trattato alla stregua del vino.
Morellino di Scansano Docg 2016 Poggio d’Elci
Rosso e nero, parlo di frutto, sono i protagonisti del naso. In bocca il vino si manifesta sulle stesse sensazioni, inserendole in un sorso dal corpo medio. La descrizione dell’assaggio non rimane circoscritta al frutto, mettendo in luce una discreta varietà di piante aromatiche. Tannino potente.
(2 / 5) Rosso rubino piuttosto trasparente. Naso di frutta, lampone e rosa. Un poco di mineralità sapida. Frutto che pecca in finezza, tannino non pervenuto. Corto.
Syrah Terre Siciliane 2016 Poderi Ciacaranni
Profuma in prevalenza di frutto scuro anche se non manca, sempre al naso, un delicato sottofondo speziato di chiodo di garofano e pepe nero. In bocca la parte del frutto scuro, un mix tra mora e ciliegia fresca, lascia spazio alle spezie piccanti specie nel finale del sorso.
(3 / 5) Rosso rubino poco trasparente. Frutto rosso e spezie: pepe nero. Bella bocca piena, di nuovo di frutto rosso. Un filo di troppo di residuo zuccherino, che copre e disturba la sapidità, pur non andando a contrastarla.
Carignano del Sulcis 2016 Isolasarda
Profumi di frutti neri accompagnati da note terrose. In bocca entra con note di gelso, rimanendo poi comunque sul frutto scuro grazie a tonalità che ricordano nitidamente la mora. Finale leggeremente vegetale, completato da note di grafite. Tannino salato.
(2 / 5) Rosso rubino impenetrabile. Naso flebile frutta rossa, più balsamico ed erbaceo. In bocca il calore tipico del Carignano è smorzato dall’eccessivo residuo zuccherino.
Chianti Classico 2015 Montostoli
Floreale (viola) e fruttato (melograno e ciliegia) al naso. In bocca la parte fruttata prende il sopravvento, grazie a un frutto rosso fresco, succoso, ma anche leggermente alcolico. Dalla seconda metà dell’assaggio compare una sottile trama balsamica. Tannino acido.
(3 / 5) Rosso rubino impenetrabile. Naso di melograno e ciliegia, una punta spezie (pepe nero). Prima volta che si percepisce il tannino in un vino Eurospin. Da abbinare, facile, alla carne.
Primitivo Salento 2016 Solemoro
Floreale (viola) e fruttato (melograno e ciliegia) al naso. In bocca la parte fruttata prende il sopravvento, grazie a un frutto rosso fresco, succoso, ma anche leggermente alcolico. Dalla seconda metà dell’assaggio compare una sottile trama balsamica. Tannino acido.
(2,5 / 5) Rosso rubino poco trasparente, quasi impenetrabile. Frutta matura, erbe. Un residuo zuccherino che piacerà forse alle donne, ma che in fin dei conti appesantisce la beva. Prodotto da relegare alla categoria dei “piacioni”.
Negroamaro Salento 2016 Solemoro
Olfatto fruttato. Nonostante questo sia il tema principale il naso non manca di complessità, per merito di una bella alternanza di frutta a polpa gialla e bacche fresche. Il sorso si discosta da quest’abbondanza di sensazioni fruttate, grazie anche a note di carruba, frutta secca e spezie scure.
(2,5 / 5) Rosso impenetrabile. Naso di marmellata, prugna, ciliegia, amarena. In bocca il classico “dolcione pugliese”. Ma di quelli di una volta. Perché oggi, in Puglia, si beve di gran lunga meglio. Anche senza spendere tanto di più.
Pignoletto Reno Doc Vino frizzante 2016 Corte del Borgo
Oltrepo Pavese Metodo Classico Pinot nero Docg Spumante Brut
Muller Thurgau Vigneti delle Dolomiti Igt 2016 Poderi di Enrico II
Pinot Grigio Vigneti delle Dolomiti Igt 2016 Poderi di Enrico II
Verduzzo Veneto Igt frizzante 2016 Meolo
Grillo Terre Siciliane Igt 2016 Isola del sole
Falangina del Sannio Dop 2016 La Guardiense
Vermentino di Gallura Docg 2016 Costa Dorada
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Doc 2016 Ccm Montecarotto
Soave Doc 2016 La Pieve
Orvieto Doc 2016 Loggia delle Poste
Cerasuolo dAbruzzo Dop Co.ci Ortona
Syrah Terre Siciliane 2016 Poderi Ciacaranni
Lambrusco Grasparossa Doc Frizzante 2016 Amabile Corte del Borgo
Negroamaro Primitivo Salento 2016 Solemoro
Barbera dAsti Superiore Docg 2015 Cantina Sociale di Castel Boglione
Carignano del Sulcis 2016 Isolasarda
Morellino di Scansano Docg 2016 Poggio dElci
Bardolino Doc 2016 Gran Signoria
Chianti Riserva Docg 2014 Loggia delle Poste
Chianti Classico 2015 Montostoli
Merlot Friuli Doc Il Greto La Delizia di Casarsa 2013 2014
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
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