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Ieri le Abissine Molisana, domani il vino Passerina? L’incubo del politically correct

Si è spento nel giro di pochi giorni l’allarme “politically correct” che ha visto protagonista la Passerina. Dopo le Abissine del pastificio La Molisana, l’incubo del “politicamente corretto” ha rischiato di riversarsi sul noto vitigno italiano, diffuso nelle Marche e in Abruzzo ma anche nel Lazio, in provincia di Frosinone, e in Umbria.

Quella che doveva essere solo una boutade si è però trasformata in una mezza polemica social, ambientata nel centro Italia. Tutto per via del video mandato in onda da Striscia la Notizia l’1 gennaio 2021, in cui la giornalista televisiva Veronica Gentili (La7 – Rete 4) si finge «indignata» per il «nome allusivo del vitigno».

Io sono davvero sconcertata all’idea che nel Terzo Millennio ci siano ancora delle persone che facciano dei riferimenti sessuali, piuttosto volgari è inutile dirlo, per vendere delle bottiglie di vino. Mi sento veramente mortificata. Le persone che mercificano il corpo della donna dovrebbero riflettere».

L’inviato del noto programma Mediaset si presenta come “Funzionario della Regione Marche, settore Pari opportunità” in due attività commerciali di Urbino e mostra le immagini dell’irritata giornalista, scelta non a caso per i suoi studi di recitazione.

La reazione dello chef Tiziano Rossetti dell’Osteria L’Angolo Divino è stizzita: «Se le donne si sentono offese perché un vitigno storico, dei tempi dei Romani, si chiama così… Queste due bottiglie che mi sono rimaste le tolgo dal menu, le porto a casa e da domani non ci sarà più questo vino qui, perché si chiama Passerina!».

Sembra invece scioccato Valentino Gostoli di Raffaello Degusteria, che finisce addirittura per scusarsi con la Gentili: «Io non voglio mercificare nulla, sono pienamente d’accordo con voi che ci sia questa allusione. Siamo consapevoli di questa cosa del doppio nome, noi non sapevamo che si potesse incorrere in queste cose. Capiamo che può essere fortemente discriminatoria e quindi chiediamo scusa».

Scuse che, tuttavia, non sembrano «sentite», tanto da costringere il finto ispettore di Striscia la Notizia a «procedere con il verbale», poco prima di rivelare la propria vera identità.

Uno sketch (eccolo, a questo link) finito con un «brindisi alla Passerina», leggiadro e assieme amaro. Un po’ come il politically correct: l’apostrofo sbiadito tra la libertà e il fanatismo interessato.

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