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Mediobanca: Riunite & Civ, Caviro e Antinori confermano leadership del fatturato

Il fatturato pre-consuntivo del 2019 conferma i tre maggiori player italiani: Gruppo Cantine Riunite & Civ a 630 milioni (+2,9% sul 2018) – al cui interno Giv fattura 406 milioni (+4,7%) – seguito da Caviro a 329 milioni (-0,4%) e Palazzo Antinori a 246 milioni (+5,3%).

Lo evidenzia l’Area Studi Mediobanca, nell’ambito dell’Indagine annuale sul settore vinicolo nazionale e internazionale. Lo studio riguarda le 215 principali società di capitali italiane con fatturato 2018 superiore ai 20 milioni di euro e ricavi aggregati pari a 9,1 miliardi di euro, oltre a 14 imprese internazionali quotate con fatturato superiore a 150 milioni di euro che hanno segnato ricavi aggregati pari a 5,7 miliardi di euro.

Seguono il terzetto del podio Casa Vinicola Botter a 217 milioni (+10,9%), Fratelli Martini a 210 milioni (-2%), Casa Vinicola Zonin a 205 milioni (+1,4%), Enoitalia a 199 milioni (+9,7%), Cavit a 191 milioni (+0,5%), Santa Margherita a 189 milioni (+6,8%) e, in decima posizione, Mezzacorona a 187 milioni (-0,8%).

Casa Vinicola Botter è campione di export nel 2019 con il 93,7% del fatturato, seguita da Farnese al 92,0%, Ruffino al 91,4%, F.lli Martini con l’86,1%, Mondodelvino con l’83,3% e La Marca all’82,8%.

Con riferimento alle sole esportazioni, il 60% delle imprese si aspetta per il 2020 una flessione delle vendite e, all’interno di queste, il 37,5% prevede che la flessione sarà superiore al 10%. Un quadro peggiore a quello del 2009, quando il 60,6% delle imprese vinicole subì un calo di vendite con una flessione del fatturato del 3,7% e con cadute oltre il 10% che riguardarono il 24,2% delle imprese.

Il 53,4% delle cooperative, maggiormente legate al mass market e alla distribuzione attraverso la Gdo rispetto all’Horeca, ha formulato per il 2020 previsioni meno pessimistiche sul fatturato di quelle delle S.p.A. e s.r.l., il 68% delle quali si aspetta un calo nell’anno in corso (la quota di cooperative che attende cali di vendite oltre il 10% si ferma al 26,7% contro il 50% delle altre).

Anche la distinzione per tipologia di prodotto porta ad aspettative differenziate. In questo caso sono i produttori di vini spumanti a esprimere attese meno negative rispetto a quelli di vini non spumanti. Tra i primi, il 55,5% prevede perdite di fatturato con una contrazione dell’export del 41,2%; quota che sale oltre il 65%, sia per perdite di fatturato che export, per i secondi.

Su queste stime incide la maggiore stagionalità dei vini spumanti le cui vendite crescono in misura significativa soprattutto in corrispondenza delle festività di fine anno, periodo entro il quale si auspica il pieno superamento della crisi sanitaria.

In generale, se si assume che le esportazioni italiane di vino si ridurranno in linea con la caduta del commercio mondiale ipotizzata dalla WTO, si stima una contrazione dell’export per i maggiori produttori italiani nel 2020 compresa tra € 0,7 e € 1,4 miliardi.

Quanto al mercato domestico, considerato che circa il 65% delle vendite nazionali è veicolato da canali diversi dalla Gdo, si stima fino alla metà di maggio una perdita di oltre € 0,5 miliardi. Ipotizzando per i mesi a seguire una riapertura dei canali extra-Gdo a ritmi inferiori del 30% rispetto ai livelli dell’anno precedente, si registrerebbe un’ulteriore contrazione del fatturato pari a €0,5 miliardi.

Una fotografia che porta a stimare nel 2020 una contrazione complessiva del fatturato per circa €2miliardi, frutto di minori vendite nazionali e estere, con una riduzione stimabile del settore tra il 20% e il 25% rispetto al 2019.

CRESCITA MODESTA

I dati preconsuntivi relativi al 2019 indicano che i maggiori produttori italiani hanno chiuso lo scorso anno con una crescita del fatturato dell’1,1%, un risultato modesto se confrontato con il quadriennio precedente (2014-2018) in cui le vendite sono cresciute a ritmi compresi tra il 6,7% del 2018 e il 4,7% del 2015.

Il rallentamento del 2019 è attribuibile alla dinamica negativa del mercato interno (-2,1%) in controtendenza rispetto all’export, che ha segnato una crescita del 4,4% rispetto al 2018 anche se lontano dalle crescite oltre il 7% del triennio 2015- 2017.

Il fatturato di S.p.A. e s.r.l. cresce del 3,2% (+5,1% all’estero), mentre le cooperative segnano un decremento sul 2018 (-1,9%) per la contrazione del mercato domestico (-4,4%,) parzialmente compensata dall’espansione di quello estero (+1,8%).

Anche gli spumanti hanno rallentato nel 2019 (-0,2%), mentre i vini non spumanti sono cresciuti dell’1,5%; per entrambi i comparti, importante è stato il contributo dell’export (+3,2% per gli spumanti, +4,6% per gli altri), a fronte di vendite domestiche in regresso (-2,4% per i primi, -1,9% per i secondi).

Gli investimenti materiali nel 2019 registrano un decremento del 15,9% sul 2018, dopo quattro anni di forte crescita. La riduzione più importante è quella degli spumanti (-23,9%) seguiti da S.p.A. e s.r.l. (-16,7%). Tiene l’occupazione, in aumento del 2,6% sul 2018.

L’indice di borsa delle società vinicole Da gennaio 2001 al 3 aprile 2020 l’indice di Borsa mondiale del settore vinicolo, in versione total return (comprensivo dei dividendi distribuiti), è cresciuto del 222,5%, al di sopra delle Borse mondiali (+129%).

La capitalizzazione complessiva delle 52 società che compongono l’indice è migliorata dell’8% tra marzo e dicembre 2019, per poi subire una brusca perdita del 30% nel 1° trimestre 2020 a seguito del Covid-19 scendendo, a fine marzo 2020, a 35,8 miliardi di euro (rispetto ai 47,4 miliardi del marzo 2019), bruciando in tre mesi quasi l’intera crescita dell’ultimo quinquennio.

Tra le maggiori solo il 30% delle imprese fa il bilancio di sostenibilità, il 25% non ne parla Su un totale di 39 imprese con fatturato superiore a 60 milioni (5,2 miliardi di fatturato aggregato), 7 imprese (1,6 miliardi di fatturato, il 31% del totale) redigono un documento di sostenibilità, in 6 casi si tratta del Bilancio di Sostenibilità e in un caso della sola Dichiarazione Ambientale.

In tema di certificazioni di sostenibilità, 5 società hanno aderito al progetto ministeriale V.I.V.A., una società ha conseguito la certificazione Equalitas. Altre 20 imprese (2,3 miliardi, 44% del totale) riportano sui propri siti internet alcune informazioni in materia di sostenibilità.

Si tratta principalmente degli aspetti ambientali e delle certificazioni di qualità, nella metà dei casi in sezioni dedicate. Le restanti 12 società (1,3 miliardi, 25% del totale), di cui il 60% circa sono familiari, non fanno alcun riferimento alla sostenibilità nei propri siti.

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Alla cantina La Marca il più grande impianto europeo di azoto per il Prosecco


È stato realizzato a Oderzo, in provincia di Treviso, l’impianto per la produzione di azoto più grande d’Europa presente in un’azienda vitivinicola. Si tratta di La Marca Vini e Spumanti, che può così ottimizzare la produzione del suo Prosecco Doc e del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg.

Una realtà che riunisce 9 cantine cooperative trevigiane, per un totale di 4500 viticoltori e 13 mila ettari coltivati. Air Liquide Italia ha siglato con La Marca un contratto a lungo termine e realizzato il sito di fornitura.

L’impianto consente di triplicare la quantità di azoto destinata alla cantina, per un volume pari a 600 metri cubi di all’ora. Sarà utilizzato per applicazioni di inertizzazione, un processo utile a evitare il contatto del vino con l’ossigeno presente nell’aria, al fine di preservarne le qualità originali ed evitare ossidazioni.

Evidenti benefici anche per la popolazione locale e per l’ambiente. La produzione di azoto, direttamente sul posto, consentirà infatti l’eliminazione di circa 100 camion che precedentemente trasportavano il gas su strada.

Air Liquide è orgogliosa di far parte di questo progetto – commenta Francesco Agostino, Direttore generale di Air Liquide Italia – e di collaborare con un leader del settore vinicolo come La Marca. Questo accordo a lungo termine e gli investimenti nel Veneto dimostrano ulteriormente la forte posizione di Air Liquide nel mercato Food & Beverage e il suo impegno nel fornire ai clienti soluzioni sostenibili e di alta qualità per soddisfare le loro crescenti esigenze”.

Air Liquide propone infatti alle aziende del settore “Aligal”, una gamma completa di gas puri e miscele di gas che preservano il colore naturale e il sapore di cibi e bevande freschi, inibendo al contempo il deterioramento dovuto a ossidazione, batteri e muffe. Una linea conforme alla norme ISO 9001: 2015 (trasporto, stoccaggio e consegna) e Haccp, per la sicurezza igienica degli alimenti.

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Lo spumante italiano in continua crescita

MILANO – Nel 2018 tutti e cinque i primi player del segmento spumante hanno aumentato il loro fatturato. Guardando la classifica vediamo che la leadership della piemontese Fratelli Martini, presieduta da Gianni Martini e che opera nel mercato con i marchi Canti e Sant’Orsola, quest’anno esce ulteriormente rafforzata  registrando un fatturato di 220 milioni di euro ed allungando il divario dal secondo player portando a 80 milioni il distacco dal secondo specialista delle bollicine italiane ovvero la veneta La Marca, che comunque ha ottenuto un risultato di spicco con una crescita negli ultimi due anni del 40%. Il tutto è avvenuto all’insegna del Prosecco, prodotto di riferimento per entrambe le società che ne rappresentano rispettivamente il secondo (Fratelli Martini) e il primo (La Marca) imbottigliatore della denominazione di origine controllata per numero di bottiglie, considerando sia il proprio marchio sia il private label che è particolarmente elevato per La Marca.

Posizioni altrettanto forti, in materia di Prosecco, sono quelle di cui dispongono Villa Sandi, quinto in classifica e con una quota significativa di referenze nell’ambito del Superiore di Conegliano e Valdobbiadene docg, e Contri, che dalla quinta posizione dello scorso anno si è portato al quarto posto superando proprio l’azienda di Giancarlo Moretti Polegato. L’unica eccezione alla dittatura del metodo italiano (Martinotti o Charmat) nella parte alta della classifica è quella del gruppo Lunelli, che si conferma al terzo posto con 101 milioni di cui ben 72 sono stati realizzati con il metodo classico Trentodoc di Cantine Ferrari.

Dopo un anno vissuto in trincea, tra crisi internazionali e carenza di prodotto (post vendemmia 2017), i big del settore vinicolo nel 2018 sono riusciti a portare a casa un risultato positivo. In un anno complicato come quello appena concluso, tra le tensioni internazionali e le conseguenze della tragica vendemmia ‘17 (quella della gelata di aprile), per i big del vino italiano è andata meglio del previsto. A testimoniarlo sono i dati di preconsuntivo raccolti in anteprima da Pambianco Strategie di Impresa, dai quali si evidenzia una tenuta complessiva della fascia alta, dove spiccano i due leader Antinori e Frescobaldi che mettono a segno consistenti incrementi di fatturato e mostrano una marcia più spedita dei gruppi di fascia accessibile, avvantaggiati dalla domanda internazionale di bollicine made in Italy.

Nella fascia alta, il differenziale dipende dai risultati di Antinori, primo con 213 milioni (+5%), e di Frescobaldi, secondo con 119 milioni (+13%). Tra gli inseguitori, è stato soprattutto un anno dedicato ai cambiamenti interni e con andamenti per lo più in linea con l’esercizio precedente. Anche nell’ambito commerciale la corsa è leggermente rallentata, con un +5% nel 2018 contro il +6% dell’esercizio precedente, ma i valori in questo caso sono diversi: la top ten delle società cosiddette commerciali vale complessivamente 2,35 miliardi di euro e la più piccola di queste realtà fattura ben 150 milioni.

Osservando la top ten della fascia commerciale, appare evidente che tutti i gruppi sono in crescita, con la sola eccezione di Iwb che comunque conferma i valori del 2017. Tra i risultati più significativi compaiono quelli di Botter, che guadagna 15 milioni di euro, e di Enoitalia, che sale di 13 milioni, principalmente grazie al contributo del Regno Unito dove l’azienda veneta controlla una quota del 20% del vino venduto on trade e in buona parte si tratta di Prosecco.

Oggi la quota di produzione legata alla spumantistica per Enoitalia è pari al 40% e proprio per gestire il business dello spumante è stato realizzato il nuovo stabilimento di Montebello Vicentino. Da evidenziare, infine, il risultato di Gruppo Santa Margherita, che non può essere considerato una vera propria realtà commerciale poiché al suo interno convivono una parte ampia di prodotti accessibili (dal Pinot grigio al Prosecco), grazie ai quali la società del gruppo Marzotto ha conquistato i suoi mercati di riferimento a cominciare dagli Stati Uniti, e una altrettanto importante di fascia alta e fortemente remunerativa. Il 2018 si è chiuso con un balzo di oltre il 5% a 177,5 milioni di euro.

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La Terra Trema, i calici no: i migliori vini degustati al Leoncavallo

Trovarsi alla Terra Trema ogni anno è come passare una serata con gli amici lontani, con cui ti ritrovi raramente. Legno. Luci soffuse. Musica in sottofondo. Un buon bicchiere di vino. E chiacchiere. Tante chiacchiere. In particolar modo se, per te, è il sesto anno consecutivo. Ma siamo alla 12° edizione. La numero 10 al Leoncavallo di Milano. E si vede. Finalmente il bicchiere non è quello classico, da degustazione della festa del paese. E’ un calice!

Gli amici sono quelli di sempre, ma ogni anno conosci qualcuno di nuovo. Perché la manifestazione conta ben 90 produttori, in media, all’anno. Tutti Vignaioli, contadini, amanti della terra. Del suo profumo e del suo calore. Lo trasmettono. Anche solo da come ti parlano. Tutto attorno, un ambiente che li mette a loro agio. Come in campagna. Nulla di sfarzoso.

Niente distoglie il visitatore da quei faretti. Puntati solo su di loro. I protagonisti. Al fianco dei loro vini. Bisogna solo avvicinarsi e parlare. Non aspettano altro che raccontarti la loro passione. La loro fatica.

LA DEGUSTAZIONE
L’inizio è quello di sempre, con i vignaioli che poi si incontrano anche in cantina, durante l’anno. Si parte col Pecorino dell’Azienda Agricola Fiorano di Cossignano (AP), il Donna Orgilla 2015. Giallo paglierino con riflessi verdognoli, naso floreale ed erbaceo, caldo figlio di un’annata tosta. In bocca sapido e molto minerale. E’ capitato negli anni di degustare magnum con qualche anno sulle spalle. E questa vigna riesce col tempo a sfoderare evoluzioni Riesliniane.

Da lasciare a bocca aperta. Peccato che Paolo, co-titolare dell’azienda, non ne abbia portate in degustazione. Altro Pecorino di casa è il Giulia Ermina, con fermentazione in tonneaux francese e maturazione “sur lies” per 12 mesi, più 8 di affinamento in bottiglia. Una piccola chicca, per chi ama il sentore terziario appena percettibile del legno, sempre ben bilanciato da una buona acidità. Vero e proprio contraltare della freschezza di Donna Orgilla.

Nuova tappa ma ancora Pecorino. Stavolta Il Fiobbo di Vini Aurora ad Offida (AP). Questo è un gioiellino e basta. Perfetto, intrigante, complesso nei sentori gusto-olfattivi ma allo stesso tempo beverino. Anche qui riflessi verdognoli tipici del vitigno. Naso di mela verde, agrumi, fieno ed erbe aromatiche. Finale rinfrescante.

Facciamo un passo più a nord, sempre Marche. Stavolta quella del Verdicchio. Corrado Dottori di Cupramontana (AN). Azienda La Distesa, è in ritardo. Il banchetto è ancora vuoto. E allora ne approfittiamo per assaggiare i Verdicchio di La Marca di San Michele, che porta il Capovolto 2015 e il PassoLento 2014, in magnum. Capovolto 2015 è quello che non ti aspetti. Annata calda, siccitosa. Ma la vendemmia è stata anticipata di più di un mese, con inizio a fine agosto. E qui si trova la chiave di tutto. Qui non c’è macerazione e non c’è passaggio in legno.

Solo acciaio. E 8 mesi sulle fecce nobili. E’ un vino che esprime il varietale del Verdicchio. Da bere a secchi in estate. PassoLento 2014 è invece il fratello maggiore… inizia la fermentazione in acciaio poi passa  in botti di rovere da 10 hl dove finisce la fermentazione e matura per 9 mesi sulle fecce fini. Poi attende altri 9 mesi in bottiglia. E’ molto più complesso e strutturato con un corpo caldo nonostante l’annata fresca, di 13% vol. Un vino che ancora deve evolvere.

Lasciamo le Marche e andiamo in Sicilia, regione rappresentata a La Terra Trema da ben 15 produttori. Nino Barraco e Marilena Barbera fanno da capofila. Barraco schiera una batteria di 10 e forse più vini in degustazione. Uno più buono dell’altro. Merita una nota particolare il rosso Milocca 2006 da vendemmia tardiva di Nero D’Avola. Una perla. Affinato in castagno da 205 litri per 24 mesi. C’e tutto: pepe, cacao, ciliegie, anice stellato. In bocca dolce e sapido, suadente. Tra i bianchi, non si può scegliere. Ognuno ha le proprie peculiarità. Il Catarratto, lo Zibibbo in secco, il Grillo. Sono tutti deliziosi. Acidità e sapidità la fanno da padrona, ma non coprono mai i varietali. Qui Nino Barraco ha trovato la giusta alchimia.

Da Marilena Barbera è facile perdere la testa. Per lei, per il suo amore per il proprio lavoro, per la sua terra. E per i suoi vini. Inzolia 2015 è quasi salmastro. E per Marilena questa è la chiave. Ammette infatti che il sale stimola le papille gustative e le rende più recettive ai sentori. Rendendo la beva molto più interessante e appagante. Ma da Marilena Barbera, quest’anno, c’è una sorpresa: l’Arèmi, blend con una piccola percentuale di Zibibbo. Vino imbottigliato quella stessa mattina, come racconta entusiasta la vignaiola, proprio per portarne un campione alla fiera. Niente vendita. Ma è facile immaginare che chiunque l’abbia assaggiato si sia appuntato il numero della cantina. Per ordinarne un bancale. Un vino che non puoi non amare: fresco, sapido, con quella nota aromatica dello Zibibbo di Menfi, nel sud più profondo.

Lasciamo Marilena Barbera ma rimaniamo in Sicilia. Per una scoperta. 2012 Etna Rosso – Eno-trio, Nerello Mascalese in purezza da vigne a piede franco in contrada Calderara. Versante nord-ovest dell’Etna. E’ amore a prima olfazione.

Età media delle piante: 80-90 anni. Rese da 600g/1kg per pianta. Siamo al top. Affinamento in tonneaux e barrique di secondo, terzo passaggio per 12-18 mesi, più altri 6 in bottiglia. Boom. Naso commovente, con frutto dolcissimo e speziato, ciliegia, china, noce moscata, carbone, fumo e questa dolcezza intossicante che fa pensare alle pesche mature.

Notevole, veramente notevole. Bocca (per fortuna) idem: il tannino morbido accarezza il palato, poi è dolce, setoso e lungo. Poi un Traminer Aromatico, da vigne a 1000m d’altezza sull’Etna. Anche qui siamo su rese bassissime, ma con densità di impianto leggermente superiore al Nerello. Vino elegante, aromatico, delicato. Con note floreali, fruttate e con sentori di spezie. Altra bel prodotto.

Risalendo lo stivale cadiamo nella tentazione di qualche bella bollicina. Di Lambrusco, però. Il vino giusto, per spezzare e preparare il palato ai rossi corposi. Denny Bini è un personaggio da amare. Un Emiliano Doc, di Reggio. La Rosa dei Venti lo puoi bere anche a colazione. Lambrusco varietà Grasparossa, rosato rifermentato in bottiglia. Macerazione di 2 ore senza controllo. Secco, leggermente amaro, con un accenno di tannino. Bellissimo. Ponente 270 Lambrusco dell’Emilia, “come lo si fa a Reggio”, ci racconta. Cinque giorni di macerazione, mischiando tutte le varietà di Lambrusco: Lambrusco Grasparossa, Malbo Gentile, Lambrusco Salamino, Lambrusco di Sorbara. Pieno, ma morbido. Libeccio 225, il suo Lambrusco, il Grasparossa. Qui siamo a 10 giorni di macerazione , il colore lo rivela. Rifermentato in bottiglia. Bel corpo e una bevibilità che non ti stanca mai. Un po’ come La Terra Trema. Imperdibile, l’anno prima. Come l’anno dopo.

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Un prosecco da guinness: è record a Brooklyn

Sabato scorso il Prosecco, vino dei record commerciali, ha ottenuto un nuovo primato, il Poppin Prosecco & Breaking Records entrando così nel Guinness World Record per il maggior numero di bottiglie stappate in sequenza. Ben 291 le bottiglie stappate senza soluzione di continuità davanti ai membri della giuria. Il “super pop”, si è svolto al Pig Beach di Brooklyn davanti ad un pubblico di 350 persone . Superato il record precedente conseguito a Londra lo scorso anno con 285 bottiglie di Champagne. A fornire le bottiglie quattro aziende associate al Consorzio Prosecco Doc: Astoria, La Marca, Mionetto, e Zonin. Quando si dice un prosecco tira l’altro…anche se il record di apertura con sciabolatura conquistato recentemente a Santo Stefano Belbo è più pittoresco.
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