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Oltrepò, Torrevilla alza la cresta: Pinot Nero “Genisia” a confronto coi grandi del mondo

TORRAZZA COSTE – Si può uscire da un confronto come pugili suonati. Ma aver vinto lo stesso. Il Pinot Nero Riserva 2016 Noir 110 La Genisia” di Torrevilla esce con le ossa rotte dal ring su cui ha deciso di salire con i pari varietà e pari annata provenienti da Nuova Zelanda, Borgogna e Alto Adige.

Ma la notizia della “Pinot Nero Challenge“, andata in scena ieri a Torrazza Coste (PV), sta fuori dal calice. Ed è la decisione stessa della cooperativa di confrontarsi col mondo, a casa propria, a pochi mesi dall’avvio di un progetto di valorizzazione dei migliori appezzamenti di Pinot Nero dei soci.

Venticinque quelli che hanno scelto di seguire la strada indicata dal presidente di Torrevilla, Massimo Barbieri, dal direttore Gabriele Picchi e dal professor Leonardo Valenti, consulente della cantina per la parte agronomica ed enologica. Tutto tranne che superbia, dunque.

Anzi, un grande atto di coraggio, che ha spinto la dirigenza a chiamare a Torrazza Coste la stampa di settore, per giudicare – rigorosamente alla cieca – 6 campioni di Pinot Noir. Nessuna indicazione prima di scoprire le bottiglie. Se non che, tra quei 6 calici, poteva celarsi almeno un’etichetta di Torrevilla.

Il Pinot Noir Riserva 110 La Genisia di Torrevilla è il numero quattro: costa 10 euro più Iva. All’uno il Pinot Noir di Greywacke (Marlborough, Nuova Zelanda, 15-18 euro). Al due il Santenay Charmes Aoc del Domaine Roger Belland (Borgogna, Francia, 25-30 euro).

Al numero tre il Blauburgunder Pinot Nero di Falkenstein (Alto Adige, 15 euro). Chiudono la batteria, dopo il campione oltrepadano, il Bourgogne Hautes-Côtes de Nuits “Les Dames Huguettes” e il Chambolle Musigny “Le Village” di Domaine Bertagna, Borgogna (rispettivamente in vendita a circa 25 e 50 euro, sempre Iva esclusa).

WineMag.it individua il campione oltrepadano alla cieca e giudica il numero 6 quale migliore della batteria. La verità è che nessuno dei campioni spicca sull’altro in maniera davvero marcata. Ma paiono comunque più centrati, rispettosi del varietale del Pinot Nero e soprattutto equilibrati del Noir pavese.

Dell’etichetta di Torrevilla non convincono la pulizia del frutto e la mancanza di una complessiva armonia. All’analisi olfattiva, l’oltrepadano è il più rustico. Una vena “selvatica” sotterra le pur presenti note di frutta (un po’ troppo) matura: frutto di bosco, mora, amarena.

La corrispondenza gusto olfattiva sottolinea tale disarmonia. Il tannino, sabbioso, non aiuta. La percezione glicerica, data dall’alcol, non rimedia del tutto all’amarezza finale. Elemento non di secondo piano è il colore: il Pinot Nero dell’Oltrepò pavese è il più carico di tutta la batteria.

“Abbiamo voluto coinvolgere la stampa di settore in questo particolare tasting che mette a nudo la situazione attuale di Torrevilla rispetto al Pinot Nero vinificato in rosso – commenta il presidente Massimo Barbieri – pur sapendo di non essere assolutamente ‘arrivati’, bensì nel mezzo del cammino“.

“Si tratta di un percorso rischioso per la nostra azienda – continua il numero uno di Torrevilla – dal momento che la scelta della cantina è quella di continuare a retribuire come un tempo le uve dei 25 soci interessati dal progetto qualità, pur avendo ridotto drasticamente le rese”.

Come riferisce lo stesso Barbieri, i prezzi si aggirano attorno agli 85 euro al quintale. Circa 25 euro in più della media, utili a equiparare le uve da Pinot Nero vinificato in rosso, destinate alla Riserva “101 La Genisia”, a quelle – solitamente più pagate – utili al Metodo classico Docg, vinificate in bianco.

“Cifre che incrementeremo se il Pinot Nero dell’Oltrepò pavese vinificato in rosso sarà meglio posizionato sul mercato e riconosciuto dai consumatori”, sottolinea il direttore di Torrevilla, Gabriele Picchi. “Nella mia testa ho in mente un modello – continua – che è il Pinot Nero 2015 ‘Bertone’ di Conte Vistarino“.

“Un vino che ha tutto – conclude Picchi – per la cui produzione è necessaria un’esperienza che, al momento, Torrevilla non è ancora in grado di esprimere, dalla vigna alla cantina. Le potenzialità di crescita sono molte e crediamo sia giusto procedere a piccoli passi, nel segno della responsabilità verso i nostri soci”.

È un dato di fatto, tuttavia, che la cooperativa oltrepadana abbia messo il piede sull’acceleratore dell’Horeca. All’interno del progetto qualità è stata inserita la figura di Alessandro Ferringo, cui spetta il compito di assottigliare il gap con la Gdo.

Ad oggi il rapporto tra i mercati della cantina si assesta sul 70-30%, in favore della Grande distribuzione organizzata. Ruolo centrale quello della Riserva “101 La Genisia”, passata dalle 2.500 bottiglie della vendemmia 2016 (in degustazione alla “Pinot Nero Challenge”) e le 30 mila della vendemmia 2019, tuttora in affinamento in legno.

Torrevilla continua al contempo a investire nella Gdo, tentando di migliorare il posizionamento grazie all’introduzione di una nuova referenza. Si tratta del Pinot Nero dell’Oltrepò pavese Dop 2018 “Turché”, reperibile nei supermercati Gulliver.

Un “Noir” – questo sì – davvero centrato, in vendita a 6,90 euro. Il passaggio in legno di una parte della massa lo rende gastronomico e adatto alle necessità dei consumatori in cerca di etichette dall’ottimo rapporto qualità prezzo, al supermercato.

Prosegue a ritmo serrato anche la riqualificazione della cantina di Codevilla, di proprietà di Torrevilla. “Entro fine novembre – precisa Barbieri – inizieranno i lavori per la realizzazione dell’area di stoccaggio del Metodo classico: 600 metri quadrati da coibentare e isolare, dopo l’abbattimento delle attuali vasche di cemento”.

Seguirà l’ampliamento della bottega e la realizzazione di una spettacolare sala di degustazione, al piano superiore della cantina. Fiore all’occhiello sarà l’ampia terrazza. Un investimento da oltre un milione di euro, in parte finanziato dal Programma di Sviluppo Rurale (Psr).

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Torrevilla: nuova cantina per il Pinot Nero Metodo classico. Si chiamerà La Genisia

CODEVILLA – Una nuova cantina per puntare tutto sul Metodo classico da uve Pinot Nero, vera eccellenza dell’Oltrepò pavese. E’ il progetto della cooperativa Torrevilla di Torrazza Coste (PV). La cantina si chiamerà La Genisia, nome che oggi indica la linea top di gamma della cantina oltrepadana.

Un investimento da oltre un milione di euro, in parte finanziato dal Programma di Sviluppo Rurale (Psr), il circuito di sostegno all’agricoltura dell’Unione europea, attraverso Regione Lombardia.

La cantina non sarà realizzata ex novo. Per volere del presidente della cooperativa, Massimo Barbieri, sarà infatti ristrutturata l’imponente struttura in cemento della cantina di Codevilla, già di proprietà di Torrevilla.

L’adiacente Torre Vinaria potrà così diventare un importante polo di attrazione enoturistica, assieme alla nuova sala di degustazione pensata per winelovers e professionisti del settore. La spettacolare volta in mattoncini della cantina Codevilla sarà recuperata. E valorizzata, nella parte sottostante, da 500 metri quadrati dedicati esclusivamente al Metodo classico dell’Oltrepò pavese.

“Sino ad ora – spiega Massimo Barbieri (nella foto sotto, a sinistra) – la produzione di spumanti Metodo classico di Torrevilla è rimasta relegata alla linea top di gamma La Genisia. Con questo progetto vogliamo scommettere sull’eccellenza dell’Oltrepò pavese, puntando sul Pinot Nero che in questa zona si esprime in maniera unica”.

“L’idea di Torrevilla – aggiunge il direttore Gabriele Picchi – è quello di alzare il livello attraverso una linea di etichette che rappresenti il territorio e il terroir, sullo stile delle cooperative dell’Alto Adige. Senza però dimenticare il resto della produzione, su cui continueremo a credere e a garantire elevati standard qualitativi”.

IL PROGETTO DI ZONAZIONE

La nuova cantina La Genisia sarà il fiore all’occhiello del progetto di zonazione dei vigneti di Torrevilla. Uno studio che ha visto coinvolto il prof. Leonardo Valenti (nella foto, a destra), agronomo, enologo e docente dell’Università degli Studi di Milano.

“Siamo partiti dal Pinot Nero – spiega Valenti – per poi allargare la ricerca a tutte le altre varietà presenti nei 600 ettari di vigneto della cooperativa. L’obiettivo era quello di capire le caratteristiche dei singoli appezzamenti a disposizione dei 200 soci di Torrevilla, per individuare quelli più adatti al produrre vini di eccellenza”.

Il risultato è una vera e propria mappa, in cui sono riuniti sotto lo stesso colore i vigneti con le medesime caratteristiche microclimatiche e pedologiche. Il “Programma qualità” affidato da Torrevilla al prof. Valenti sarà anche la base di partenza di un nuovo sistema di remunerazione delle uve conferite alla cooperativa.

“Entro il prossimo mese – annuncia il presidente Barbieri – porteremo in assemblea una revisione dell’attuale sistema di pagamento dei nostri soci, che saranno retribuiti per superficie e non più per quantità di uva conferita”.

“In questo modo – precisa il presidente di Torrevilla – contiamo di poter intervenire in maniera più specifica sulla qualità della produzione, favorendo per esempio i diradamenti, che col sistema attuale risultano piuttosto invisi dai soci”. Tanta carne al fuoco, insomma, al 112° anno dalla fondazione della cooperativa di Torrazza Coste.

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